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Dopo tanto mare e città, è il momento di un po’ di montagna. Per un week-end di fine febbraio ho deciso di far visita alla Val di Scalve, situata in provincia di Bergamo. Più precisamente al paese di Schilpario poichè, poco fuori dal suo perimetro, c’è da visitare la Miniera Gaffione dove per molti anni si è estratto il ferro. La Val di Scalve ha diverse “attrazioni” (anche se questo termine non mi piace perchè sembra di parlare del circo, ogni tanto tocca usarlo…) da vedere oltre alla suddetta miniera, ma le ho dovute rimandare ad altra data a causa di un imprevisto decisamente non voluto.
Arrivo a Milano col solito bus notturno pagato un soldo bucato e mi dirigo all’aeroporto di Linate a ritirare la macchina; anche stavolta mi tocca la mia “adorata” Smart ForFour che accetto volentieri perchè è sempre meglio della classica Smart ForTwo; Diciamo che la distanza da percorrere fino a Schilpario non è moltissima sulla carta, ma essendo la parte finale composta da strade di montagna ed essendo in pieno inverno, sapevo per certo che qualche problema di traffico lo avrei potuto avere. Cosa non molto piacevole quando il “maps” ti dice che il tempo stimato per quel tragitto è di due ore e tra me e la prenotazione della visita alla miniera mancavano 2 ore e 10 minuti quando ho girato la chiave nel quadro per la prima volta. E infatti, come per magia, appena ho cominciato a vedere la prima neve ai bordi della strada è successa una delle cose più noiose che ci possano essere per un guidatore: avere davanti un camion con rimorchio in una strada in discesa con tornanti a gomito ed asfalto più o meno scivoloso. Cosa significa tutto ciò ? Detto in parole poverissime significa proseguire a 10 km orari fino a quando quel bestione con targa polacca non si sarebbe tolto di mezzo (ma più che altro, cosa ci stava a fare li ???); Il tempo passava inesorabile dietro a quel coso e quei preziosi minuti che avevo guadagnato sulle strade maggiori si stavano pian piano esaurendo. Ma poi arriva il miracolo: il bestione polacco se ne va; lui gira a destra ed io a sinistra. Finalmente libero, guardo l’orologio ed il maps contemporaneamente: 12 minuti all’arrivo a Schilpario e 15 minuti all’orario della prenotazione. Calcolando che la Miniera Gaffione andava trovata perchè i navigatori sanno essere delle trappole quando ci si mettono, tutto è un vero disastro. Ma non mi perdo d’animo e premo l’acceleratore. Alla fine trovo il paese, trovo il parcheggio per la miniera e l’ingresso della stessa.
Arrivo lì stremato e, sentendomi colpevole di essere in leggero ritardo, mi scuso con i due responsabili presenti. Intorno a me c’era solo neve; tanta neve; un’infinità di neve da far perdere la vista davanti a tutto quel freddo candore; ma fu lì che è davvero calato il gelo: mi venne riferito che al mio stesso orario (corrispondente all’unica partenza della visita guidata per quella giornata) avrebbero dovuto esserci anche una ventina di amici che avevano trovato un incidente per strada e che portavano come minimo un’ora di ritardo. In un nanosecondo ho ripercorso mentalmente tutta la strada fatta fino lì, la paura di non fare in tempo e perdere la Miniera, l’arrabbiatura col “bestione” polacco ecc…mentre realizzavo che sarei dovuto stare li fermo ed impalato per “almeno” un’ora. I due responsabili, sicuramente impietositi, mi hanno caricato sulla loro auto e mi hanno portato a fare un giro in paese offrendomi anche la colazione. Ho passato così piacevolmente un po’ di quella attesa, ma l’ora prevista si è trasformata in 100 minuti buttati, alla fine dei conti. Quando il gruppo è arrivato ho capito tante cose; erano di quelli che, se hai un viaggio prenotato per le Maldive e li trovi sull’aereo, supplichi la compagnia affinchè con gli stessi bagagli da mare ti imbarchino sul prossimo volo per il nord della Norvegia pur di non trovarteli nel mezzo; ma quello mi era toccato ed ho dovuto fare silenzio e guardare avanti. Per fortuna ero circondato da morbida neve come non sono assolutamente abituato a vedere e questo rendeva le cose un pochino più facili. Finalmente parte la visita guidata: il primo tratto si compie a bordo di un trenino, poi si torna indietro sempre con lo stesso mezzo e si prosegue la seconda parte a piedi.
Il giro è davvero interessante, anche se la miniera è abbastanza scarna. Attenzione: non aspettatevi stallattiti e stallagmiti a volontà; è una miniera, non una grotta. Voglio far notare la gentilezza, la cortesia, l’educazione e soprattutto la voglia che i due responsabili hanno messo in tutto ciò che hanno fatto per gli ospiti; si vedeva che ci tenevano molto a far conoscere “la loro creatura” e che quella miniera era per loro molto più di una “attrazione” da visitare.
Sono stato davvero contento di aver pagato il prezzo del biglietto a cominciare da questo motivo; ho dato il mio contributo affinchè i loro sforzi vengano premiati e spero che questo racconto stimoli la fantasia di chi non conosce nè la miniera nè la Val di Scalve di passarci almeno una giornata perchè merita davvero.
Alla fine del giro, grazie al gruppo dei ritardatari, avevo buttato quasi 2 ore della mia giornata e gli altri punti da vedere che avevo programmato in Val di Scalve sono saltati; infatti avrei dovuto rimettermi in marcia poichè avevo la macchina noleggiata solo per quel giorno e volevo vedere la cittadina di Lovere sul Lago d’Iseo. Così, dopo aver salutato i responsabili della miniera, giocato ancora un po con la neve ed avergli scattato un numero imprecisato di foto, ho ripreso l’auto al parcheggio e sono sceso giù passando stavolta per la “Via Mala”. Ed anche lì ho maledetto la fretta che avevo addosso perchè quel tratto di strada è davvero bellissimo ed andrebbe osservato metro dopo metro invece di spingere sull’acceleratore fino a che i limiti di velocità lo consentono.
Prima di parcheggiare e camminare per Lovere mi fermo a pranzo in un fast food come mio solito; avrei poi fatto di meglio a cena.
Arrivo quindi a Lovere con lo stomaco pieno, condizione ideale per iniziare la visita. Si tratta di un paese davvero molto carino e mantenuto pulito ed in ordine con cura ed attenzione. Ovviamente il principale motivo per cui si viene qui è il Lago d’Iseo: anche se la giornata era di fine febbraio, il tiepido sole rendeva particolare lo specchio d’acqua che avevo davanti. Non facevo altro che seguire con lo sguardo il perimetro del lago stesso per poi ricominciare di nuovo, quasi come si farebbe seguendo una partita di tennis.
Decido quindi di addentrarmi nelle vie interne dove sono concentrati i monumenti maggiori. Il mio itinerario ha toccato i seguenti punti:
- Parrocchiale di Santa Maria in Valvedra
- Chiesa di San Giorgio
- Santuario Suore Carità
- Chiesa di San Martino
- Convento dei Frati Cappuccini
- Accademia Tadini
- Torre degli Alchisi
- Torre Civica
- Torre Mozza
Così ho ritenuto completo il mio giro a Lovere, per cui sono tornato al parcheggio dove avevo lasciato la macchina. Con sorpresa mi accorgo di aver fatto relativamente presto e che avrei fatto in tempo a toccare un’altra tappa prima di dover ripartire per Milano. Programma alla mano decido di andare a Clusone, a pochi km di distanza.
Si tratta di un piccolo ma grazioso paese dove certamente non mancano opere da vedere. E’ stato una sorpresa oltre ogni attesa, come un concentrato di chicche artistiche. Nel dettaglio:
- Piazza dell’orologio, con l’orologio planetario Fanzago
- La “Danza Macabra”
- Basilica di Santa Maria Assunta, davvero impontente!
- Palazzo Communale
- Oratorio dei Disciplini
- Chiesa di Sant’Anna
- Chiesa San Defende
Purtroppo, dato il tempo risicato a mia disposizione, ho dovuto fare le cose un po’ troppo di fretta ma sono stato lo stesso molto bene. Il viaggio di rientro a Milano è stato invece abbastanza lungo, in quanto non avevo calcolato che quel tragitto, di sabato sera poco prima di cena, avrebbe potuto essere abbastanza intasato. Ho comunque fatto in tempo a restituire la vettura senza penali, per cui tutto è bene quel che finisce bene.
Tornerò volentieri in Val di Scalve e ripercorrerò la Via Mala perchè ho lasciato “inosservati” diversi punti panoramici lungo il mio percorso. Ma anche questo, durante un viaggio, fa parte del gioco e va bene così.