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Inizio questo post dicendo che l’Olanda mi affascina da sempre. I famosi “Paesi Bassi”, la terra strappata al mare, la nazione dei mulini, dei tulipani, dei canali che in certe zone sono usati al posto delle strade perchè…le strade proprio non ci sono ecc ecc; tanti elementi mi mettono una curiosità inaudita. Aggiungo poi il fatto che una mia parente acquisita è olandese ed il gioco è fatto. Purtroppo però questa nazione è sempre stata servita con voli che non si possono definire del tutto economici. Solo ultimamente “Santa Ryanair” sta piazzando tariffe da capogiro ed è normale che scatta la prenotazione immediata. A dire il vero, questo volo non l’ho pagato proprio pochissimo per i miei standard: 62 euro andata e ritorno sono già un prezzo medio/alto, abituato come sono a non spendere praticamente mai più di 40 euro. Ciò significa che la volontà di scoprire supera anche certi paletti, qualche volta. A dirla priorio tutta in Olanda c’ero già stato durante un capodanno ad Amsterdam: sono tornato totalmente deluso, come difficilmente succede dopo un viaggio. Ma lì fu tutto sbagliato: il periodo pessimo che colorava la città solo di grigio e le strade strapiene di gente sono solo due degli elementi che contribuirono al mio giudizio così pesante. Fu però la volta nella quale mi decisi a non partire mai più durante le festività di qualsiasi genere. E questa regola vale ancora oggi. Certe settimane so già che le passerò a casa a sistemare i miei appunti ed a cercare nuove soluzioni per il futuro. Ma ora basta con le chiacchiere: è ora di partire!
Per organizzare al meglio questo giro mi prendo un giorno di preziosissime ferie poichè la partenza del volo da Roma Ciampino è di venerdi mattina molto presto con destinazione Eindhoven. Non lascio quindi nulla al caso. Il decollo è puntuale ed arrivo in terra olandese verso le 9:30, minuto più…minuto meno; l’aeroporto è piccolo, moderno e molto funzionale. In pochi minuti mi trovo già al desk della compagnia di bus “Air Express” per acquistare il trasferimento verso la prima città da visitare: Utrecht. Qui, sin da subito, comincio a prendere confidenza con un particolare che mi salasserà durante l’intero soggiorno: il costo esagerato dei trasporti. Per un’ora scarsa di pullman mi rubano 17 euro. Prendo quel biglietto e lo stringo come se fosse benedetto per quanto è costato, quasi più della tratta aerea di andata. Faccio un giro nei dintorni perchè l’orario parla chiaro ed il prossimo convoglio ci sarà solo alle 10:30. Ma dopo poco mi accorgo che si tratta della classica zona aeroportuale nella quale non c’è un tubo da vedere, così mi piazzo alla fermata e mi studio un po’ le carte che ho con me per organizzare meglio il tour. Finalmente arriva l’autobus, salgo, prendo un bel posto doppio e parto. Durante il tragitto mi guardo intorno, come sempre. Vedo le fantastiche autostrade che hanno da queste parti, i campi perfettamente coltivati, animali al pascolo e, ogni tanto, le fantascientifiche pale eoliche che rendono “marziano” il tratto in cui si trovano. Lo stop ad Utrecht è previsto in un parcheggio di scambio, non proprio il massimo della comodità per me. Ma questo passa il convento e quando l’autista si ferma e grida il nome della località con una pronuncia tale da farla sembrare una vomitata, scendo, ritiro il bagaglio ed imposto il navigatore. Ho appuntamento verso mezzogiorno con la famiglia che mi cederà una stanza di casa loro prenotata tramite Airbnb. Mi fanno la cortesia di accogliermi un po’ prima salvando le mie povere spalle dal borsone che, col suo peso, preme secondo dopo secondo. Percorro 2,5 km a piedi passando per la maggior parte del tempo lungo un canale: l’atmosfera olandese entra già in circolo. Però non posso non notare una particolarità: mi trovo in Nord Europa…eppure il 100% delle persone che incontro per strada in quel tratto (in auto, in bicicletta o a piedi) è musulmano; non vedo una donna passare senza il velo; neanche una, lo giuro. Ci tengo a precisare, prima che le cose vengano travisate, che non è affatto un problema. Concedetemi di scrivere che è almeno un tantino strana come situazione: uno si aspetta di incrociare “stangoni e stangone” biondissimi, libertini e tutto il resto mentre si trova per una ventina di minuti buoni a vedere solo persone con la pelle scura e donne coperte. Arrivo all’indirizzo indicato e scopro che quello che pensavo fosse il numero civico del palazzo è invece il numero dell’appartamento; per questo, pur trovandomi praticamente davanti al portone di ingresso, ci metto qualche minuto a capire credendo che il GPS mi avesse portato fuori strada. Alla fine suono, salgo, conosco i miei “hosts” per quella notte e poi mi fiondo nella stanza per prepararmi ed uscire di corsa in direzione del centro. Resto dentro neanche una decina di minuti; dopo poco mi trovo all’interno della zona commerciale situata proprio qui di fronte per acquistare al volo il pranzo. Finalmente esco e non ho più obblighi: sono libero di scoprire Utrecht. Mi aspetta una bella passeggiata: da lì sono circa 3 km da percorrere. L’host mi aveva consigliato di prendere un autobus, ma io voglio vivere tutta la città e lo posso fare solo camminando. Inizio ad innamorarmi e non posso farci niente; di cosa? Delle case olandesi. Non so neanche come fare a descriverle perchè sicuramente darei un’idea distorta della situazione. Sono delle vere bomboniere. Quasi nessuna è alta più di due livelli (piano terra + primo piano). I portoni sono uno più bello dell’altro e tutte hanno immancabilmente un loro giardinetto privato che viene curato in maniera maniacale. Sono tutte caratterizzate da un finestrone che viene coperto con tende di ogni tipo per mantenere la privacy; lo spazio presente tra la tenda e la finestra è usato come “vetrina” della famiglia. Ci mettono di tutto: dai soprammobili ai puffi di gomma, da gattini di peluche ad anfore; ogni nucleo familiare abbellisce quel piccolo spazio come può e come più gli piace. Sono estasiato da tanta bellezza ed organizzazione. Per non contare il fatto che, a qualsiasi ora del giorno, si sentono cinguettare gli uccellini. Lo trovo un mondo a parte che non ha molto a vedere col nostro. Proseguendo l’avvicinamento al centro città incontro i primi canali che hanno parcheggiate delle navi simil-veliero che sembrano essere li solo per esposizione, un modernissimo palazzo a vetri che scopro essere la sede di una importante banca locale e…gli immancabili lavori in corso che è proprio il caso di affermare che ammiro perchè oramai ed ovunque vado, sono più frequenti dei monumenti. Dovrei specializzarmi in “turismo da ristrutturazione”…avrei sicuramente tanto di quel materiale da non sapere più come trovare il tempo. Ovviamente il sarcasmo abbonda: la verità è che odio qualsiasi tipo di lavoro in corso sia pubblico che privato a causa di tutto il casino che viene generato per mesi/anni a venire. Finalmente arrivo nella zona più interessante di Utrecht ed inizio la visita vera e propria. Incontro subito la Sint Gertudiskerk prima ed il palazzo del Conservatorium dopo.
Da qui inizio a vedere nelle vicinanze la figura dell’altissimo Domtoren e capisco di essere praticamente nel cuore pulsante di questa località.
Mi fiondo subito nell’ufficio del turismo per prendere una mappa gratuita con segnati i punti di interesse da visitare. La ragazza, molto gentile, prova ovviamente a vendermi un biglietto per la visita guidata della torre appena lì fuori al “modico” prezzo di 9 euro. Calcolando che a Francoforte il il ticket è costato 3 euro per la stessa cosa, prendo atto del furto bello e buono e soprassiedo. Esco di nuovo all’esterno e mi dedico a due elementi: il primo è la vista (con foto) del primo vero canale che incontro. Purtroppo è una delle due cose che non amo in assoluto dell’Olanda (l’altra è il libero uso delle droghe leggere). Saranno anche caratteristici, daranno un colpo d’occhio “meraviglioso” quando tagliano letteralmente in due la città, ma la verità è che l’acqua che contengono è marrone, lurida, sudicia e putrida. Personalmente adoro l’acqua trasparentissima dei laghi formati da afflussi sorgivi…figuriamoci come posso apprezzare quel color “cacchina” dappertutto. Ripeto: nell’ambiente in cui si trovano possono anche sembrare positivi, ma non sono certo il top, questo è poco ma sicuro. Eppure gli olandesi li adorano al punto da cenare o sedersi a bere qualcosa al pari livello. Contenti loro…
Ognuno ha i suoi gusti e non sono nessuno per giudicarli, ma preciso che mi fa schifo anche scendere a bordo Tevere in estate…dove è letteralmente stracolmo di tavolini e baracchine ambulanti che si piazzano li e vendono cibo. Il secondo elemento è decisamente migliore: il Domplein, cioè la piazza principale. Qui, oltre ad affacciarsi l’ormai famoso Domtoren, trovo anche la bella ed imponente Domkerk, la statua di Graaf Jan Van Nassau e l’Academiegebouw (costruito nel 1892 rappresenta ancora oggi la parte rappresentativa e cerimoniale della rinomata università locale).
A questo punto ho diverse direzioni dove poter andare; guardando la mappa decido di effettuare un determinato percorso, così il primo punto di interesse che incontro è lo Stadhuis o, in parole poverissime, il Municipio.
Parlando di mezzi di trasporto più usati, la bicicletta la fa da padone, ma su questo non avevo dubbi: essere bambini, adolescenti, adulti ed anziani non fa alcuna differenza. La cosa pazzesca è che si vedono passare pedalando uomini vestiti di tutto punto in giacca e cravatta diretti sul posto di lavoro; da noi questi tipi hanno l’autista o, al massimo, neanche si sognano di uscire senza la propria auto. Ovviamente le biciclette sono parcheggiate dappertutto, al punto da tappezzare ogni centimetro quadro potenzialmente libero. Per poter far circolare tutti questi ciclisti che sfrecciano a velocità incredibili senza curarsi di chi potrebbe passare sulla loro strada, ci sono kilometri e kilometri di corsie a loro dedicate. Durante il mio tour ho rischiato di farne cadere a decine perchè il solo pensare che dopo aver attraversato la strada ce ne sia un’altra per le sole biciclette, proprio non mi vuole entrare in testa; superata la strada con le macchine, per me sono al sicuro e passo senza guardare. Fortunatamente qui hanno i riflessi pronti, altrimenti chissà quanti capitomboli avrei causato loro. Allungo un occhio verso il canale “sotto” di me perchè sono sul punto di partenze delle mini-crociere che fanno il giro della città lungo i corsi d’acqua. L’ingresso costa 12 euro a testa circa, ma memore della delusione del medesimo tour fatto anni prima ad Amsterdam, rinuncio.
Di fronte a me, sull’altra sponda, si trova il Castello Cittadino “Oudaen”, un edificio storico datato addirittura 1276.
Andando avanti senza sosta trovo la Sint Augustinuskerk. Davanti è piena zeppa di alberi, per cui devo trovare il luogo più congeniale per un’immagine nitida. Poco dopo ho davanti anche la Westerkerk e, cammina cammina, raggiungo anche la Jakobkerk.
Mi riaffaccio in centro dove incotro la Buurkerk, struttura decisamente troppo alta per poter scattare una foto decente poichè costruita “incollata” ad altri edifici. Il risultato non può essere migliore di questo:
Supero la stradina situata qui di fronte ed incontro la storica “House Zoudenbalch”, palazzo risalente al 1467 che, durante lo scorrere dei secoli, ha avuto varie funzioni anche contrastanti come ad esempio orfanotrofio e scuola tecnica. Nel 1903 un incendio di vaste proporzioni lo ha distrutto, ma durante la fase di ricostruzione si è stati attentissimi a riportarlo alla luce esattamente come prima.
E’ ora il momento di fotografare la Chiesa Evengelica Luterana e poi la bella Sint Catharinakerk che custodisce il Museo Catharijnenconvent.
Poco lontano, passeggiando nella stessa via, ho un incontro ravvicinato con due padroni di casa particolari: uno si sveglia irritato dal mio incedere mentre l’altro se ne frega alla grandissia e continua a “ronfare”…
Questa città sembra abbastanza piccola ma non finisce di stupire. Successivamente trovo la Sinagoga (l’immagine purtroppo è molto scura), la Geertekerk e la Nikolaikerk.
Proseguo la passeggiata fino a raggiungere la Sint-Martinuskerk che ha di fronte la statua di Sint Marteen.
Su internet, tra le cose da vedere ad Utrecht, c’è anche Bartholomeus Gasthuis. E’ considerato come uno dei più antichi palazzi della città e soprattutto fu il primo ospedale di tutta l’Olanda.
Di strada verso la nuova destinazione posso ammirare anche la Janskerk.
Arrivo dove inizia il quartiere universitario e fotografo una scultura davvero singolare. Eccola:
Cambio nuovamente zona di Utrecht. Prima di tutto osservo un’opera che non è descritta quasi da nessuna parte: la vecchia Torre dell’acqua (Lauwerhof); non lontano trovo uno dei simboli dell’Olanda: il mulino. Al numero 30 di Adelarstraat ce n’è uno che aspetta solo di essere ammirato e fotografato e prende il nome di Molen Rijn en Zon.
Ormai sono vicino alla fine, dato che ho visto quasi ogni millimetro di questa città, ma c’è ancora dell’altro. E’ così che raggiungo la Station Maliebaan (una vecchia stazione della Dutch Iron Railway Company) dove oggi si trova il museo olandese della ferrovia (Spoorwegmuseum) e poco dopo il museo-osservatorio “Sonneborgh”.
Inizia qui il mio ritorno verso la stanza, ma ovviamente non si tratta di una passeggiata a caso; è tutto studiato per poter osservare gli ultimi punti di interesse. Prima però mi fermo volutamente a sedere nella Domplein, porpio di fronte alla Domtoren. Mentre sono lì noto un signore vestito con una tuta di colore verde scuro che gioca da solo con un pallone da calcio e riesce a mettere insieme palleggi e numeri di alta scuola. Il bello arriva quando cerca di coinvolgere i passanti. Non lo fa chiedendo gentilmente se fosse possibile fare “due scambi”, ma passa la palla in direzione del diretto interessato chiedendo poi che gli venga restituita. Il passaggio indietro scatta automatico per cortesia, ma se tu la palla la tiri di nuovo diventa una sfida. E’ così che ragazzi, uomini ma anche ragazze e signore diventano i compagni di gioco di questo mezzo matto. E’ logico che qualcuno stia li 20 secondi perchè magari ha da fare o semplicemente non gli va, ma altri fanno delle vere e proprie gare di dribbling e palleggi con lui. In un momento di stanca incrocia i miei occhi anche se mi trovo seduto. E’ questione di un attimo: se avessi mostrato anche solo un minimo di interesse, la palla sarebbe inevitabilmente arrivata anche a me. Ma la mia tattica del “non dare importanza a niente che mi circonda” funziona anche questa volta e la palla non arriva. Ad un certo punto, vedendo che nessuno se lo fila più, carica il pallone sulla bicicletta (ovviamente…) e lascia la piazza. Mi alzo anche io e riprendo il giro. Arrivo nel quartiere di Lombok e noto la presenza d molti musulmani, delle loro botteghe tipiche ed anche della moderna Moschea.
Poco più avanti gli fa da contraltare la Chiesa di Sant’Antonio da Padova.
Ultima attrazione della giornata è il piccolo Molenpark. E’ carino, ma niente di che. L’unica cosa che lo differenzia da un parco normalissimo è la presenza del Mulino De Ster. Riesco a cogliere anche diverse belle immagini dei canali.
Torno in stanza dopo aver camminato dai 15 ai 20 kilometri quest’oggi. Ma prima passo dal supermercato lì in zona per acquistare la cena. In casa fortunatamente non c’è nessuno ed ho accesso super-libero. Vado in bagno e poi mi piazzo in camera dalla quale non uscirò più fino alla mattina seguente. La volontà malsana di andare a vedere Utrecht di notte mi è venuta e non lo nego, ma l’idea di dovere fare 3 km in andata + 3 km al ritorno mi frena. Mi aspettano altre due giornate olandesi (una piena ed una a metà) e decido di riposarmi. Ci tengo a precisare che ho provato a visitare anche la “Papal House” ed la Pieterskerk, ma senza succeso; la prima è completamente invasa dalle impalcature e la seconda è invece non fotografabile causa la posizione in cui è stata costruita. Prima di andare a nanna però pubblico con piacere alcune immagini: la prima riguarda una via “strana” che si trova nel quartiere dei musei; vedere per credere.
Infine, una delle cose più belle che l’Olanda mostra ed esporta in quantità industriali: i fiori.
Sabato mattina: la sveglia suona alle 7:10 e scatto al primo colpo. Succede solo quando sono in viaggio; a casa occorrono dalle 3 alle 4 suonerie prima che mi venga la voglia di alzarmi e prepararmi. Faccio pianissimo perchè la famiglia che mi ospita sta riposando, metto insieme le mie cose ed esco lasciando la chiave nel punto concordato. Inizia una giornata abbastanza pesante perchè avrei avuto sempre sulle spalle il mitico borsone stracarico di vestiti, computer ed oggetti vari utili durante i miei week-ends. Arrivo a piedi alla stazione centrale che già ho percorso due kilometri. Prima volta che prendo un treno in questa nazione, per cui mi devo orientare. Tra tante macchinette automatiche trovo la biglietteria con gli addetti in carne ed ossa e mi dirigo lì. Spiego il percorso che intendo fare e chiedo quale sia il biglietto più economico che faccia al caso mio. Arriva l’ennesima sparata: 21,90 euro. Così di mattinata è come un pugno in mezzo allo stomaco, ma non ho scelta e pago. Per quella “modica” cifra acquisto le tratte Utrecht-Tilburg e Tilburg-Eindhoven. La mia prima destinazione è però Hertogenbosch, così cerco di capire quale sia il binario giusto. Cerco un orario delle partenze completo, ma non mi sembra di vederlo e non voglio perdere tempo prezioso. Così prendo il mio fedele tablet e vado sul sito delle ferrovie olandesi. Inserisco l’itinerario ed in un secondo netto vengo informato sia sull’orario che sul binario, così mi reco al n. 18. Il convoglio è puntualissimo, ma su questo non ne avevo alcun dubbio. Salgo ed il posto c’è per tutti: essendoci un treno ogni 15-20 minuti al massimo non si crea certo la calca che c’è da noi in Italia. Il tragitto dell’intercity dura una trentina di minuti scarsi e mi porta nella località dal nome impronunciabile per molti. Scendo le scale mobili e mi rendo conto di essere in un’altra realtà rispetto ad Utrecht. Le dimensioni qui sono più ridotte e la ferrovia passa quasi in centro. Solo pochi passi mi separano del vero cuore cittadino. Quindi non si bada ad altro ed il giro inizia da subito con la bella Drakenfontein al centro di una rotatoria.
Supero un bel ponte monumentale su un canale (ovviamente con acqua marrone…) e faccio per chiedere informazioni a due turisti, ma non mi si filano per niente. Sarà un problema di lingua?
Vabbè…faccio da solo. Resto di sasso quando arrivo nei pressi della piazza principale che, anche qui e come in molte realtà del centro/nord Europa, prende il nome di Markt. Arrivo e trovo decine di banchetti per il solito maledetto mercato che vende solo roba da mangiare e cianfrusaglie, ma soprattutto che spesso e volentieri non permette di vedere nè fotografare lo spazio che occupa. Tocca sorbirselo anche qui. Provo a non pensarci, ma ovunque mi giro vedo solo tende bianche con tonnellate di roba in vendita e non è facile sopportare. Sarebbe tanto bello studiare degli spazi appositi a km e km di distanza dal centro per queste cose…ma pare che invece tra lavori in corso e robetta da due soldi l’intenzione sia proprio quella di deturpare intere città. Mi concentro sui monumenti e fotografo subito il Municipio, anche se per poterlo riprendere bene devo esibirmi in una posa plastica dietro ad un banchetto della frutta.
E’ “fantastica” la segnaletica locale: in mille modi e direzioni è indicato l’ufficio del turismo che mi servirebbe per prendere la solita mappa gratuita, ma non lo vedo da nessuna parte. E’ il primo caso in assoluto per me, ma va bene; non ho tempo da perdere e cerco comunque di orientarmi senza aiuti. Poco dopo la piazza, in una delle traverse che da qui partono, svolto a sinistra e passo sotto ad una costruzione; qui trovo un punto carino del canale con delle statue; il tutto crea un colpo d’occhio piacevole.
Il prossimo edificio che incontro è, per me, il più bello della città. Si tratta dell’imponente Sint-Janskathedraal che riporto di seguito da ambo le visuali.
Lascio questo capolavoro e mi dirigo verso altri punti di interesse. Nel frattempo, lungo i canali, mi si propongono davanti stravaganti forme d’arte…o forse in quell’acqua dal colore indefinibile si possono trovare davvero questi cosi ? Nessuno me lo dirà mai…
Sul mio cammino trovo la Sint-Jakobskerk e la St. Antoniuskapel. Mi dispiace per loro, ma dopo aver ammirato la meraviglia precedente…queste passono inevitabilmente in secondo piano.
Cambio zona delle città e mi dirigo verso la Chiesa Protestante prima e verso il Noordbrabants Museum successivamente. Incontro anche la piccola Waalse Kerk.
Cammino ancora senza sosta ed arrivo alla bella Sinti-Katharinakerk, per poi uscire dal centro storico e percorrere il perimetro di un canale che termina con un parchetto ospitante dei cannoni.
Durante la mia marcia di riavvicinamento verso il centro trovo queata singolare opera a forma di gufo
Ci sono quasi alla fine del giro per Hertogenbosh; manca solo una zona, quella alla sinistra della stazione centrale ponendo le spalle ad essa. Vado verso quella direzione finchè trovo la Cittadella; si tratta di una costruzione fortificata e circondata da un fossato (con acqua ovviamente marrone, inutile anche ricordarlo). L’interno del perimetro è però piccolissimo ed abbastanza scarno con pochi edifici, anche se davvero ben tenuti.
Esco e mi dirigo sparato verso l’ultimo punto di interesse rimasto: la moschea.
Chiudo qui la mia esperienza nella cittadina olandese con due ultimi punti: il primo, come per Utrecht, riguarda le case che anche qui sono letteralmente fantastiche. Sono sempre più innamorato degli appartamenti al piano terra di questa nazione. Solo vivendoli (e non fotografandoli) si può capire. Il secondo è un’opera che mostra come si può trasformare un edificio da normale a stravagante. La cosa più significativa resta però la scritta “Niente dei e niente padroni”. Approvo in pieno: se solo usassimo un po’ più del nostro cervello non avremmo bisogno di nessuna di queste due figure.
Torno alla stazione e, usando il solito sistema del sito delle ferrovie olandesi, scopro che il primo treno per Tilburg partirà di lì a 10 minuti dal binario 7. Non c’è che dire: è un servizio pazzesco. Mi viene in mente un’altra nostra creatura (Trenitalia…) che non solo non comunica on-line i binari di partenza dei treni, ma si permette anche certe volte di avvisare con un messaggio vocale che il convoglio atteso al binario 3 arriverà invece al binario 12; tutto questo 3 minuti prima al massimo, così chi viaggia con 3-4 bagagli al seguito dovrà ammazzarsi per non perdere il biglietto pagato. Solo noi possiamo fare queste meraviglie. Salgo sul vagone e mi siedo anche stavolta senza camminare neanche 5 metri. Alla fine questo servizio costa abbastanza, ma vale ogni centesimo speso. Anche stavolta il tragitto dura circa una trentina di minuti e scendo a destinazione giusto per l’ora di pranzo. E’ doveroso dire che questa fermata l’ho aggiunta solo ieri sera, quando l’aver terminato Utrecht in poche ore mi ha fatto rendere conto che tutto il giorno ad Hertogebosch sarebbe stato un suicidio. Vedo in stazione un negozio che vende panini e vado a scegliere quello che mi ispira di più. Alla fine esco con un bello sfilatino che contiene pomodoro, uovo, bacon ed insalata. Mi siedo su una panchina sotto ad un bellissimo sole e dò il primo morso: il sapore è a metà tra un materasso usato ed un pneumatico da neve. Uno spettacolo di schifo totale! Ma, per la solita regola che il cibo non lo sprecherò mai, pian piano lo finisco bevendoci insieme almeno due lattine di Coca Cola per aiutare lo stomaco a disfare quell’obrobrio più rapidamente. Con questa soddisfazione culinaria nello stomaco mi incammino verso il centro città. Essendo una mèta aggiunta, non ho nulla di preparato e mi affido alla mia voglia di passeggiare ed alla segnaletica turistica che qui funziona a dovere. E’ così che giungo subito ai pezzi forti: la bellissima St. Jozef Kerk e la statua di Guglielmo II (Willem II). Peccato per il terribile furgoncino in sosta proprio dietro alla statua, ma la gente è talmente maleducata che parcheggerebbe anche tra le chiappe del primo passante che incontra senza alcun ritegno.
La mia passeggiata prosegue poi in lungo ed in largo alla ricerca di bei punti da ammirare e fotografare. Nell’ordine incontro:
- la Broekhovense Kerk
- la Sakramentskerk
- Il Municipio (Raadhuis)
- Kloosterkapel
- La Heikese Kerk
- Kapel Clarissenklooster
Beh…senza avere un itinerario pronto per questa cittadina mi ritengo pienamente soddisfatto del risultato. Torno così in zona stazione, ma decido di non prendere il primo treno per Eindhoven. Aspetto lì una quarantina di minuti sfruttando una posizione secondo me strategica: panchina sotto ad un caldissimo sole e davanti ad una fontana che zampilla acqua ad intestità variabile dal terreno. Niente di più semplice e bello per riposare le gambe e rilassarmi dopo la lunga passeggiata. Sono le 16:00 e sto camminando quasi senza sosta dalle 7:40 del mattino. Sto così bene che quasi mi addormento e non lo voglio fare. Arriva il momento di salire al binario 1 (ed il tablet mi aiuta ancora) e di prendere per la prima volta in Olanda lo “Sprinter”: a differenza dell’intercity, questo effettua fermate anche nelle stazioni minori. Altri 40 minuti circa di tragitto e scendo alla grande stazione centrale della cittadina dalla quale il mattino precedente tutto era cominiciato. Sono le 17:10 ed ho appuntamento con la proprietaria dell’appartamento prenotato su Airbnb alle 19:30. Sono stanco e non lo nego, ma ho tempo e forze per fare un primissimo giro ed avvantaggiarmi per il mattino successivo. Tappa iniziale, e non poteva essere altrimenti, è il Philips Stadion, casa del mitico PSV. Solo 800 metri mi distanziano e ci arrivo in un baleno.
Con dispiacere lascio questo tempio per dirigermi altrove. Li vicino ammiro la Steentjeskerk prima e la bella Moschea Fatih subito dopo.
Dopo poco inizio però ad avere la conferma che questa città non ha molto da offrire. E’ decisamente moderna rispetto a ciò che ho visto fino ad ora e temo che il giro completo mi porterà via meno tempo di quanto avevo preventivato. Così decido di tornare nell’area pedonale poco lontano dalla stazione centrale: lì avevo visto delle panchine particolari dove batteva un sole pazzesco per essere in Olanda. Avrei atteso li le 18:45 per poi mettermi in cammino lentamente e percorrere il kilometro e mezzo che mi separa dalla camera. Avvicinandomi vedo e fotografo alcune strutture commerciali ed informative dalle forme che definirle stravanganti è poco.
Finalmente raggiungo la tanto agognata panchina e scopro una fantastica verità: la parte in cui ci si siede è di pietra come da ogni parte del mondo, ma il poggiaschiena è fatto da una rete elastica. E’ comodissima! Sarà quindi un gioco da ragazzi aspettare qui il tempo che resta. Intorno a me c’è un viavai di gente incredibile, ma la cosa non dura per molto. Ad un certo punto la marmaglia umana si dirada e non poco. Non resta quasi più nessuno, ma non capisco perchè; in cielo c’è ancora un sole pazzesco e questi invece di goderselo vanno via? Poi però realizzo ed è un duro colpo: guardo l’orologio e vedo che sono le 18:15. E’ sabato pomeriggio e mi trovo in Europa del Nord, in una nazione che ha dei diritti ben precisi dei lavoratori e non nel terzo mondo italiano. Alle 18:00 tutti i negozi chiudono i battenti per dare modo ai commessi di stare con le proprie famiglie invece che essere costretti a turni massacranti (week-end compresi) per una miseria di stipendio. Questo è l’ennesimo esempio che stare aperti 24 ore non fa vendere di più. L’importante è educare la clientela. Se i consumatori sanno che alle 18:01 del sabato trovano tutto chiuso si sbrigano matematicamente a fare le loro spese entro quell’ora. Nessuno non riesce a comprare in tempo e nessuno resta senza niente per la cena. Nessuno…tranne me, ovviamente; perchè abituato al “souk-Italia” non ho pensato alla chiusa generale. Calcolando che in Olanda i ristoranti costano un occhio della testa, credo di non avere alternative al McDonald, ma questa è una cosa che vedrò dopo. All’ora indicata mi metto in marcia; un po’ mi dispiace abbandonare quella panchina, ma il mio è un arrivederci al giorno dopo ed assolutamente non un addio. Taglio una buona fetta di centro e capisco sempre di più che avrò difficoltà ad occupare il tempo al mattino seguente causa la scarsità di interessi storici. Lungo la strada incontro e fotografo la Heilig Hartkerk.
Durante la passeggiata vedo anche un Kebab assolutamente non lontano dal posto dove dormirò. Potrebbe essere davvero la scelta giusta ed economica per la cena. Arrivo all’appuntamento con una decina di minuti di anticipo e lo faccio con la bocca letteralmente spalancata per l’incredulità. Le case anche qui sono fantastiche, come le ho sempre sognate. Sono a due passi dal centro di una città e non passa una macchina, si sentono i cinguettii degli uccellini e nessun altro rumore. I giardini davanti ad ogni abitazione sono curatissimi ed è tutto perfetto. Durante il cammino mi sono soffermato davanti ad una agenzia immobiliare e ci sono rimasto di sasso: 74 metri quadri a 99.000 euro. Sinceramente, se non ci fosse il lavoro di mezzo, la voglia di vendere tutto e comprare li una casa-bomboniera sarebbe tantissima. La proprietaria dell’appartemento arriva dopo due minuti, ci presentiamo e mi accompagna di sopra. Sono in una di quelle case dei miei sogni e, a differenza della sera prima, questa “accomodation” è a mio uso esclusivo. Sono felicissimo della scelta fatta e ringrazio la signora 1000 volte per avermela affittata ad un prezzo ridicolo per gli standard olandesi. Mi rilasso godendomi il panorama che la luce delle sera mi permette ancora di vedere; accendo il portatile e poi alle 21:00 circa vado a cena al kebab.Il gestore è un nordafricano che fa di tutto, pizza e pasta comprese. Prendo una margherita, una porzione di patatine ed una Coca Cola. Con 9 euro me la cavo anche qui e vado via soddisfatto ed a pancia piena. Rientro in stanza e vado avanti col mio campionato per poi addormentarmi poco dopo. Anche oggi ho camminato almeno per una quindicina di kilometri.
Mi sveglio alle 8:30. Stamattina nessuna levataccia. Però preparo comunque tutto in fretta, chiudo la porta alle mie spalle ed esco. Che peccato lasciare quel gioiellino di casa…ma non ho scelta. Inizio la mia passeggiata per Eindhoven e vedo i seguenti punti di interesse:
- Sint Petruskerk (il sole immediatamente dietro fa purtroppo la sua parte rendendo la foto scura)
- Il Van Abbe Museum
- Sint-Catharinakerk
- Augustijnenkerk
- De Kapel
- DAF Museum
Durante il giro trovo anche una chiesetta di periferia che mi lascia interdetto: è completamente invasa da donne “di colore” con in testa e sulle spalle fino al mezzo busto un velo bianco di trina. L’immagine è incredibile e la voglia di fare una foto è tanta, ma so giò che se solo ci provassi…probabilmente non ne uscirei vivo. In lontananza vedo arrivare decine di altre donne vestite nello stesso modo, alcune accompagnate dal marito/compagno; un vero fiume umano che non sarebbe entrato li dentro neanche se compresso. La situazione è imbarazzante perchè sono l’unico “bianco” in quei centro metri interamente dominati da queste persone che non so neanche a quale culto religioso appartengano. Incredibile ciò che si scopre viaggiando. Rientro in centro e da ogni parte vedo bars e caffetterie con i tavolini fuori e la cosa peggiore è che sono pure pieni. C’è questo gusto malsano di piazzare le chiappe su una sedia per ore senza fare nulla. Personalmente trovo che sia una enorme perdita di tempo, però “tutti i gusti sono gusti…come disse quello mentre ciucciava un calzino…”; in mezzo a tutto ciò arriva la statua dedicata a Frits Philips che credo sia considerato come un padre per questa città.
La visita si conclude con la Stadhuis (il municipio) e con una scultura immortalata a forza perchè non c’è rimasto proprio altro (e ancora oggi devo capire che cosa cavolo sia…)
Tralasciando volutamente il Philips Museum, ho un appuntamento con una cosa cui avevo dato solo l’arrivederci la sera prima. Sono le 11:30 e non ho più nulla da vedere, per cui mi siedo sulla comodissima panchina in zona stazione. Purtroppo c’è meno sole perchè se lo si prende di sera non lo si può avere di mattina, però va bene lo stesso. Sto lì un’oretta a godermi il riposo ed il posto; alle 12:30 vado a prendere l’autobus n. 400 che in una ventina di minuti mi porta all’aeroporto. Tutto perfetto, pranzo fatto con un tramezzino, controlli di sicurezza superati agevolmente e salita sull’aeromobile in tempo per la partenza puntuale. C’è un però: arriva la voce del comandante che informa tutti noi del fatto che c’è un problema tecnico all’aereo; si tratta di una cosa stupida, ma che per burocrazia necessita dell’intervento di un tecnico apposito che avrebbe dovuto eseguire un test e firmare una liberatoria; a suo dire, 15-20 minuti e tutto sarebbe stato risolto. Vi dico solo che mi sono addormentato a causa del tanto tempo che stava passando senza fare nulla, con accanto a me una coppia di olandesi sulla cinquantina che stava usufruendo della situazione per baciarsi e toccarsi come farebbero due diciottenni. Lascio lo spettacolo di davvero poco gusto alle spalle e, alla fine dei giochi, il volo decolla con due ore di ritardo. Alla faccia dei 15-20 minuti al massimo! Il motivo? Semplice: il tecnico non era in aeroporto (chissà dove cappero stava questo maledetto) e ci ha messo tutto quel tempo solo per arrivare; una volta in cabina ha impiegato davvero 10 minuti e poi se n’è andato via. Inutile dire che gli ho augurato che gli potesse scoppiare una gomma alla prima curva tornando a casa, da parte mia e degli altri 200 passeggeri di questo aereo. Io che già pregustavo per una volta il rientro alle 17:30 dentro casa per potermi mettere in pari con tante cose ho il pomeriggio rovinato dall’ennesimo idiota di turno. Alla fine, a casa ci arrivo dopo le 19:00 con una “leggera” arrabbiatura ancora da smaltire, ma tanto cosa ci si guadagna a fare così? La risposta è niente. Per cui sarebbe meglio andare avanti, ma ancora non ci riesco; la rassegnazione che almeno qualcosa possa funzionare ancora non ha vinto.
In conclusione ho una cosa da scrivere subito: L’Olanda non è Amsterdam ed Amsterdam non è l’Olanda…neanche un po’. E’ vero che, come detto in principio, ho un pessimo ricordo della capitale causa tanti fattori sbagliati e che mi sono promesso di tornarci quanto prima in altro periodo e con altro spirito, però le città minori sono senza dubbio un’altra cosa. Sono un mix di storia e tranquillità, cosa che Amsterdam non è. Chi visita solo quella città non ha neanche la minima idea di cosa possano regalare le altre realtà. In mente ho l’intenzione di vedere molte altre città da qui in avanti, sempre che la Ryanair mi regali di nuovo tariffe da capogiro. Promuovo a pieni voti Utrecht, dò un 7 pieno a Hertogenbosh ed alla rivelazione Tilburg che non era nel programma ma che si è saputa far valere nel suo piccolo, e boccio clamorosamente Eindhoven. Sapevo che era più moderna e scarna di storia, ma non così tanto. Una città così conosciuta e viva non può essere nata solo intorno ad una fabbrica. Eppure è così. Sperando di tornare presto nella terra dei tulipani, mi resta l’amaro in bocca per aver lasciato lì le case più belle viste fino ad ora nei miei viaggi. Prima o poi…chissà.