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Terza volta in Olanda per questo week-end lungo con partenza di venerdi mattina e rientro di lunedi all’alba. L’idea viene sia dalla voglia di proseguire la scoperta del paese dei tulipani che da un’offerta volo combinata con andata operata dalla Vueling (Roma-Amsterdam) e ritorno operato dalla Ryanair (Eindhoven-Pisa). La dimensione non enorme di questa nazione e gli efficentissimi treni che coprono qualsiasi angoletto immaginabile completano il tutto e danno la possibilità di organizzare un altro ottimo itinerario durante il quale visiterò una grande città (L’Aia), una media (Dordrecht) e realtà più piccole (Leida e Delft). A dire il vero Dordrecht l’avrei dovuta vedere solo nel caso in cui fossi riuscito a terminare in tempo le altre tre destinazioni; la mappa l’ho comunque preparata e la porto con me, poi studierò come si metteranno le cose. Una delle incognite dell’organizzazione è il meteo: esattamente una settimana prima c’è stata una tempesta pazzesca che ha provocato anche alcuni morti in Nord Europa e, soprattutto in Olanda, gravi disagi. L’aeroporto di Amsterdam è stato chiuso per un giorno interno e tutti i voli programmati in quelle 24 ore sono stati cancellati. Per la mia partenza invece è previsto un meteo instabile, ma almeno decente e sopportabile. Ci avranno preso? Vediamo com’è andata…
Inizio con una precisazione doverosa: questo post ho rischiato di non poterlo scrivere: la mia stanchezza cronica che, causa problemi, non sono riuscito a recuperare durante le festività natalizie come avevo in mente di fare, mi “costringe” a spegnere la sveglia impostata alle 5:50 del mattino senza però alzarmi dal letto. Sobbalzerò fuori dalle coperte in fretta e furia alle 6:35 (per purissimo caso), cioè 45 minuti dopo l’ora prevista. Peccato non ci fosse la RAI a riprendermi perchè sono stato protagonista di una corsa folle prima verso la stazione metro Anagnina e poi a Termini. La mia fortuna è che sono organizzatissimo ed avevo preparato tutto quanto prima di andare a nanna la sera prima. Comunque il Terravision prenotato lo perdo per cinque minuti. Ciò che mi salva è la presenza di altre due compagnie che effettuano la stessa tratta verso l’aeroporto di Fiumicino ad intervalli regolari garantendo una partenza ogni 10-15 minuti. Il servizio “Leonardo Express” non lo avrei mai preso ed avrei preferito perdere il viaggio. Quattordici euro per una tratta che (se prenotata per tempo) ne costa cinque scarsi mi rifiuto di pagarli a prescindere. Non uso mai un servizio che vorrei fosse abolito, neanche nei casi più disperati. Alla fine arrivo in tempo al maggiore scalo romano e prendo quel benedetto aereo con destinazione Amsterdam. Un paio d’ore di sano sonno non me le toglie nessuno aprendo gli occhi solo quando le ruote del velivolo toccano il territorio olandese. Una cosa mi dà un fastidio totale ogni volta che atterro in questa città e sono i gruppi di ragazzetti romani che si organizzano e ci vanno solo per farsi le canne in piena libertà, fregandosene totalmente del fine turistico. Anche stavolta, immancabili, partono i cori che inneggiano al fumo alternativo. Per me che non ho mai messo una sigaretta in bocca è uno spettacolo di pessimo gusto, ma si ripete sempre ed immancabilmente. Guardo fuori dal finestrino ed il cielo è coperto, ma non piove. Per terra non c’è neanche un filo di neve e se penso a cosa è accaduto solo sette giorni fa…la cosa è pazzesca. Scendo dall’aereo ed attraverso tutto l’infinito aeroporto di Schipol fino all’area arrivi. Il treno qui si prende senza uscire dall’aerostazione: basta seguire le chiarissime indicazioni e ci si arriva in un minuto. Nella zona della discesa ai binari ci sono le macchinette per acquistare i biglietti ed io imposto la prima destinazione: la cittadina di Leida (o meglio Leiden in olandese). Il tragitto dura circa venti minuti, così non faccio neanche in tempo ad accomodarmi che già arriva la fermata finale. Mi armo della mappa preparata da casa ed inizio il giro prendendo “Stationsweg”, la prima via che trovo dopo l’uscita dalla stazione. Alla mia sinistra vedo subito un mega-market e già so che mi servirà poco prima di lasciare questa cittadina. Neanche tre minuti di cammino e già mi imbatto nel primo canale con acqua marrone scura (un classico da queste parti); voltandomi a sinistra vedo questo spettacolo:
Si tratta del Molen de Valk; è talmente bello e sorprendente trovarselo davanti come primissima attrazione che non posso non prendere il tablet, fotografarlo anche con quello strumento e mandare l’immagine ai miei contatti whatsapp con questa didascalia: “Non si vede che sono arrivato in Olanda 🙂 ?”. Decido di approfondire l’argomento per non perdere l’emozione del momento e mi avvicino al mulino scattando nuove foto da più vicino. Trovo anche un monumento che, sulla base, riporta la scritta “1940 – 1945”, quindi sicuramente dedicato agli eventi terribili della seconda guerra mondiale: la caratteristica che mi colpisce di più è la semplicità adottata dallo scultore, elemento che la rende stupenda in relazione al tema toccato.
Le foto appena pubblicate testimoniano un vero evento: è appena uscito il sole e la giornata si prospetta buona nelle prossime ore. Per essere fine gennaio non fa neanche eccessivamente freddo, anche se detto da uno che ha addosso maglia termica a pelle (20% lana), maglione di pile bruttissimo da presentare in pubblico ma bello caldo e giacca antivento con grado di calore 5 su 5…forse è poco attendibile. Però oggi, a differenza della settimana precedente in Germania, non ho bisogno di scaldacollo e guanti per proteggere le parti scoperte; qualcosa vorrà pur dire. Torno indietro fino al punto in cui ho scattato la prima foto e da lì proseguo lungo il medesimo canale. Ma la passeggiata si interrompe quasi subito perchè mi trovo nella zona del famoso Museo Nazionale di Etnologia.
Dalla parte opposta del corso d’acqua c’è un siparietto meraviglioso che non mi voglio perdere per nulla al mondo, così provo ad allungare il passo per arrivare prima che finisca. Credo che le immagini parlino da sole:
In pieno centro e senza alcun tipo di recinto o barriera tra la strada dove passano macchine e biciclette ed il canale, questi animali si fanno la beata vita loro; osservarli qualche minuto è un vero piacere. Devo andare avanti perchè il tempo è tiranno, purtroppo. Saluto la pennuta compagnia e riparto, anche se mi dispiace. Sempre in questa zona ho modo di osservare uno strano monumento del quale non si trova traccia nè on-line nè altrove ed alcune delle tante case galleggianti che vedrò durante il tour.
Di lì a poco arrivo alla bella “Morspoort”, una delle porte di ingresso verso il centro città. L’immagine che segue è ripresa da posizione obliqua anzichè dritta (come avrei voluto…) perchè alcuni muratori hanno deciso di parcheggiare il loro stramaledetto furgoncino proprio li davanti, in sosta selvaggia con la scusa dello svolgimento di alcuni lavori. Così facendo riesco ad evitare di includere quella vergogna nella foto.
Non è ancora il momento di andare oltre quella soglia, bensì di proseguire in direzione destra. Supero un ponte e, arrivato all’altra estremità, riesco a fare mia la migliore immagine possibile del Molen de Put, anche se non è il top a causa di ostacoli che si frappongono tra me ed il mulino.
Mi basta voltarmi per trovarmi di fronte il monumento eretto in onore di Rembrandt Van Rijn, il famosissimo pittore olandese nato proprio qui a Leida. Mi dirigo verso una zona periferica, data la mia attitudine a visitare prima le zone più esterne per poi concentrarmi sul cuore delle città, quando possibile. Scopro così che l’artista non è solo ricordato con orgoglio, ma addirittura osannato. Dico questo perchè non tardano ad arrivare una seconda ed una terza statua a lui dedicate.
Ancora avanti termino questa zona dopo aver ammirato lungo la mia strada la piccola Leonarduskerk, la Moschea di Leida ed il Molen d’Heesterboom, già il terzo per oggi.
Faccio marcia indietro su Haagweg e rientro verso il centro. Devo solo decidere quale traversa a destra prendere e scelgo “Oude Varkenmarkt”, una via abbastanza stretta con un canale altrettanto piccolo. Lo faccio perchè mi permette di vedere ed attraversare la Doelenpoort.
Obiettivamente su questa stradina ci resto ben poco perchè non c’è altro da vedere. E’ così che svolto a sinistra e mi dirigo sulla ben più grande ed importante “Rapenburg”. Appena ci arrivo trovo subito la Sieboldhuis, una casa museo che ospita all’interno mostre che riguardano il Giappone. Dalla parte opposta del corso d’acqua che taglia in due la via c’è invece il Rijksmuseum van Oudheden. E’ risaputo che Leida sia una città particolarmente attiva dal lato culturale perchè, nonostante le non enormi dimensioni, ha all’interno del suo perimetro ben tredici importanti esposizioni.
Dove mi trovo adesso ho modo di notare meglio qualcosa che avevo già visto durante l’ora precedente e, dato che ho iniziato a parlare di numeri, colgo l’occasione per dare qualche altra info interessante sulla città. Un progetto avviato nel 1992 prende il nome di “Poesie sui Muri”: per abbellire e rendere uniche le facciate di alcuni selezionati edifici si è scelto di usarle come se fossero enormi fogli di carta trascrivendoci dei testi. L’effetto è davvero particolare ed esiste un vero e proprio tour studiato ad arte che permette di vedere tutte quante queste originali opere in un preciso ordine, unendo ovviamente anche la visita ai punti di maggior interesse di Leida. Eccone alcuni esempi:
Sono ben 35 le lingue usate nei vari testi sparsi per tutto il centro. In più, per concludere la panoramica, la cittadina che mi ospita si adagia su circa 28 kilometri di canali che sono attraversati da ben 88 ponti. Numeri da non credere, almeno dal mio punto di vista.
Dopo questa carrellata di informazioni proseguo la mia passeggiata; lungo la stessa strada, un unico ingresso conduce sia all’Università locale che al Giardino Botanico che però non intendo visitare perchè il 26 di gennaio la natura non è proprio rigogliosa come a maggio/giugno…per fare un esempio pratico. Sarebbe solo uno spreco di tempo e di soldi. Supero quindi il ponte più vicino e prendo a sinistra “Kloksteeg” perchè sulla mia mappa vedo segnati almeno tre punti di interesse da questa parte. Infatti posso ammirare l’imponenza della Pieterskerk, il controverso Gravensteen (complesso storico nato come prigione per poi divenire biblioteca ed oggi edificio universitario) ed il “Jan Persijnshof” (altro complesso di palazzi esistente da secoli e dichiarato monumento nazionale).
Torno adesso sul “Rapenburg” e continuo a seguire la direzione precedente alla deviazione. Arrivo nel Parco “Van der Werf” dove, oltre a panchine ed aree verdi, c’è la statua di Pieter Adriaansz Van der Werf, conosciuto per essere stato sindaco di Leida durante lo storico assedio. Dall’altra parte del canale si erge la Chiesa Cattolica “Heilige Lodewijkkerk”.
Poche decine di metri ed inizia il vero centro storico di Leida: imbocco “Nieuwe Rijn” e vado verso sinistra. L’immancabile canale in questo caso è di dimensioni maggiori rispetto a tutti quelli visti fino ad ora. Il tutto ha inizio con lo storico ponte “Koornbrug”, parzialmente coperto; sulla sua sinistra si apre la Piazza del Municipio (Stadhuisplein) che ospita l’enorme palazzo del primo cittadino.
A destra del ponte invece si apre di tutto e di più. Prendo “Burgsteeg” e dopo pochi passi mi trovo davanti all’ingresso del Burcht, detto anche “Castello di Leida”. Superata la Burg Poort si percorre un breve vialetto e ci si trova di fronte a delle brevi ma ripide scale che portano fino alla sommità di una collinetta dove, per l’appunto, è ubicata la fortificazione. Oltre a poter camminare liberamente all’interno del suo perimetro è possibile anche salire una ulteriore scala metallica e camminare al piano superiore dal quale si ha una vista a 360 gradi della città attraverso le feritoie.
Tutto sommato bastano 10-15 minuti per godere di ciò che offre questa zona, per cui scendo giù appena possibile e prendo “Niuwstraat” che ha inizio subito dopo la Burg Poort. Neanche un minuto a piedi e posso ammirare la “Hooglandse of Sint Pancraskerk”…mastodontica! Sempre qui, però in “Beschuisteeg”, un occhio ben attento può individuare l’edificio e l’ingresso dell’American Pilgrim Museum.
Beh…direi che in pochi metri quadri ce ne sono abbastanza di cose da vedere. Cambio area camminando per qualche minuto fino ad arrivare ad “Haarlemmerstraat” e poter così ammirare la Chiesa Cattolica “Hartebrugkerk”.
Proseguo seguendo “Lange Mare” per poter vedere un ennesimo esempio di chiesa gigantessca, stavolta però non costruita isolata da altri edifici, bensì in mezzo alle case. Sto parlando della Marekerk.
Avanti per pochi metri: incontro l’ennesimo canale ed attraverso il primo ponte disponibile portandomi su “Oude Singel”. Da qui sono alla distanza corretta per poter immortalare la facciata del Leidse Schouwburg, usato da sempre come teatro; ma non uno qualsiasi: il più antico teatro d’Olanda ancora oggi attivo. Più in là, dal mio lato del corso d’acqua, una poco piacevole sorpresa: il Museo Lakenhal è oggetto di una massiccia ristrutturazione ed è pieno zeppo di impalcature che ne coprono il 100% della superficie.
Riattraverso il ponte in direzione contraria e mi trovo a camminare in mezzo a strette stradine residenziali. In certi tratti la pavimentazione lascia a desiderare a causa di lavori in corso, ma anche con un po’ di difficoltà riesco a passare ed a raggiungere il Rijksmuseum Boerhaave.
Nel frattempo sta calando inesorabile la sera; purtroppo questo è un punto a sfavore per chi viaggia in inverno. Fosse stata estate piena avrei avuto almeno altre quattro ore di luce, ma non è così e posso solo prenderne atto. Guardo la mappa e vedo che manca solo una zona di Leida che merita attenzione ed è raggiungibile con una buona camminata. Ritorno su “Nieuwe Rijn” e percorro questa via dalla parte opposta rispetto a quella già seguita precedentemente. Svolto a sinistra proseguendo su “Herengracht”, strada anch’essa tagliata a metà da un altro bel canale. Manca ancora un po’ al mio primo obiettivo, per cui mi perdo in cerca di particolari degni di nota e direi che l’immagine che segue merita pienamente di essere condivisa:
Arrivo all’indirizzo che sto cercando quando ormai è buio pesto. Provo ad avvicinarmi per fare una foto più nitida possibile della “Sint Josephkerk”, ma viene davvero male. L’edificio religioso ha la sua bella stazza e l’unico modo per poter avere un’immagine almeno decente è scattare da lontano, anche se davanti ci sono alcune case galleggianti a fare azione di disturbo.
Concludo di fatto il mio giro raggiungendo l’ultimo punto della giornata che è la Zijlpoort. Per dire proprio tutta la verità, su “Herengracht” ci sarebbe la Herengrachtkerk, ma è talmente fusa tra le altre costruzioni “civili” da sembrare una di loro e non una chiesa. Quando me ne accorgo, in piena fase di rientro, è troppo tardi perchè l’illuminazione artificiale presente a quest’ora rovina ogni mio tentativo di portare con me un’istantanea almeno di sufficiente qualità.
Per tornare in stazione devo passare immancabilmente per il centro e sono quasi costretto a fermarmi qualche altro minuto perchè qui la luce serale regala un effetto davvero fantastico. Vedere per credere.
Non mi pare di avere più nulla da vedere qui a Leida, per cui continuo ad andare spedito verso il treno. Prima però faccio una sosta al market che avevo visto proprio all’arrivo in questa cittadina: è doverosa una mini scorta del mio dolce locale preferito (i waffles); condisco il tutto con un paio di lattine di Coca-Cola fresca. Adesso si che sono pronto per il programmato spostamento. Acquisto il biglietto e mi fiondo verso il binario indicato perchè il primo convoglio di colore giallo-blu partirà di li a pochissimi minuti. Sono diretto a L’Aia (Den Haag in olandese), terza città per dimensioni dei Paesi Bassi. Li avrò la prima sistemazione di questo week-end lungo, presa tramite AirBnb causa i costi eccessivi degli alberghi. Nei pochissimi minuti di percorrenza mi metto d’accordo col mio host tramite whatsapp: stasera lavora in un locale della piazza centrale e dobbiamo darci appuntamento per la sola consegna delle chiavi perchè passerà la serata con amici ecolleghi. Esco dal modernissimo palazzo di vetro che ospita “Den Haag Centraal” e mi trovo davanti una città vera e propria, con cemento e modernità dappertutto. Il primo impatto non è ottimale, soprattutto venendo da un gioellino delle favole come Leida. Ma adesso contano solo due cose: andare dove concordato e prendere il dovuto + cercare un market per comprare la cena da consumare in stanza al calduccio e passare una serata tranquilla; la soluzione trovata per la notte dista circa 2,5 kilometri dal centro e francamente non mi va di fare avanti e indietro per pochi minuti di centro storico. Accade proprio tutto in questo preciso ordine e quando entro nella casa sono circa le 21:00. Prendo temporaneamente possesso dello spazio a me riservato, sistemo tutto ciò che ho portato nella maniera più funzionale possibile e poi passo la serata mangiando e rilassandomi al mio gioco del calcio manageriale seguito da una profonda nanna.
Sabato mattina: la sveglia suona almeno quattro volte tra le 8:00 e le 8:30, ma prima delle 9:00 non riesco ad aprire gli occhi. Purtroppo è un periodo un po’ così e solo un pesante riposo potrà aiutarmi. Ma anche con un po’ di ritardo iniziale riesco sempre a mettermi in piedi ed a realizzare i programmi. E’ così che per le 9:30 circa sono fuori dall’appartamento dal quale esco lasciando le chiavi all’interno come concordato con il proprietario, ovviamente dopo aver controllato cento volte di non averci lasciato niente di mio. Come detto, mi trovo a 2,5 kilometri dal centro della città ed a circa 3,6 kilometri dalla stazione centrale, mio primo obiettivo di oggi: è proprio lì che troverò i lockers per poter lasciare il mio borsone in custodia per le prossime ore. Il cielo è abbastanza cupo, ma fortunatamente nè piove nè fa freddo; ribadisco tra me e me che per essere fine gennaio in Olanda si sta stranamente bene. Durante il tragitto mi fermo a fotografare solo una piccola Moschea perchè, con molta probabiltà, da queste parti non ci sarei più capitato.
Arrivo a destinazione e trovo agevolmente l’area dedicata al deposito bagagli, situata proprio accanto ai bagni pubblici (quale posto migliore?)…per cui devo superare una fila non indifferente di persone facendo capire in qualche modo che non sono un maleducato che cerca di superarli. Su internet avevo letto che il costo per una giornata di “noleggio” della mini-cassaforte si aggira intorno ai 4,50 euro, ma quando pago me ne vengono chiesti 6 di euro. Le Madonne ed i “mortacci” se ne vanno che è una bellezza, ma non ho altra scelta: ieri a Leida ho tenuto il borsone con me tutto il pomeriggio e mi sono quasi spezzato le spalle. La scia delle Madonne non vuole saperne di placarsi e mi segue fino al primo punto di interesse. Ma la situazione non cambia…anzi…peggiora. Ho davanti la Chiesa “Deutsche Evangelische Gemeinde im Haag”; sarebbe anche bella, se non fosse che un edificio alto almeno cinquanta metri è stato costruito su una via larga al massimo dieci metri, con palazzi dirimpettai praticamente in faccia ed impossibilità a scattare uno foto minimamente decente. Questo che segue è il risultato di cotanto ingegno; sembra una chiesa-sogliola ed è già un miracolo averla messa nell’obiettivo della reflex. Complimenti vivissimi ai progettisti cervelloni:
Prendo “Korte Poten” ed arrivo in una piazza chiamata semplicemente “Plein”, dove trovo al centro la statua dedicata a Guglielmo I d’Orange, personaggio importantissimo della Guerra degli Ottant’anni tra spagnoli ed olandesi (lui era il comandante di questi ultimi) che terminò con l’indipendenza dei Paesi Bassi.
Pochi passi e, sulla sinistra, posso ammirare la bella Maurithuis, importante museo di Den Haag. Nello stesso spiazzo c’è anche una delle porte di accesso al Binnenhof. Si tratta di una serie di palazzi antichi di secoli usati come centro del potere olandese. Spiego: se Amsterdam è la capitale a tutti gli effetti di questa nazione, Den Haag ospita qui in questo complesso la sede del Governo e del Parlamento. In più, ovviamente in altre aree della città, ci sono tutte le ambasciate straniere d’Olanda ed altre organizzazioni internazionali di primaria importanza.
Passeggiando qui, la sensazione di austerità è talmente presente che quasi la si taglia a fette. Tutto è perfettamente curato ed al porprio posto. Unico neo: la fontana in onore di Guglielmo II° è completamente coperta da un telo bianco, quindi nascosta. Ho però modo di vedere gli edifici che ospitano la Erste Kammer (paragonabile al nostro Senato) e la Tweede Kammer (paragonabile alla nostra Camera dei Deputati) e l’imponente Ridderzaal, di cui una torre (detta Torre Piccola) ospita l’ufficio del primo ministro.
Esco dal complesso dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale sono entrato e mi servo della Stadhouderspoort. Appena fuori ho davanti a me la statua deidicata a Re Guglielmo II°.
Appena dietro si apre l’Hofvijver, un laghetto artificiale di buone dimensioni che si sposa davvero molto bene con ciò che lo circonda. Mi viene da sorridere perchè la foto satellitare vista su Google Maps lo mostra con una fontana interna in piena azione e con l’isoletta tutta verde e carina. Oggi, a fine gennaio, la fontana è totalmente spenta almeno fino a primavera e l’isoletta ha la vegetazione completamente secca. Potere delle stagioni. Comunque il colpo d’occhio che si ha sull’esterno del Binnenhof è fenomenale.
In mezzo a tante bandiere rosa che ricordano una sottospecie di festival della danza trovo una colonna commemorativa per il venticinquesimo anniversardio del Regno della Regina Wilhelmina (almeno questo ho capito io traducendo la scritta riportata sulla colonna stessa) caduto nel 1923.
Dall’altro lato della carreggiata ho modo di vedere la “Galerij Prins Wilhelm V” e la statua dedicata a a Johan de Witt, politico olandese.
Faccio ora una passeggiata sul lato lungo dell’Hofvijer e trovo la statua in onore di Johan van Oldenbarnevelt (politico locale durante la fase di indipendenza dalla Spagna) ed una particolare scultura di un ragazzino che punta il dito verso l’ufficio del primo ministro con incisa una nota filastrocca olandese.
Nella medesima zona ci sono anche due tra i più importanti musei di Den Haag: Il Bredius Museum ed il Museo di Storia.
Da qui è un attimo arrivare su “Lange Voorhout” un ampio vialone stracolmo di alberi, davvero strano in mezzo alla cementatissima Den Haag. Ad accogliermi ci sono i monumenti dedicati a due personaggi storici: il primo è un’opera davvero originale per Johan Rudolph Thorbecke (primo ministro della repubblica olandese per tre volte…mmm…mi ricorda per questo un losco figuro italiano…); il secondo è invece una colonna commemorativa per il Duca Karel Bernhard van Saxen Weimar, generale tedesco ma di servzio in Olanda.
Alla fine del medesimo viale mi imbatto nella Chiesa Protestante “Kloosterkerk” e, di fronte, nell’edificio che ospita il Teatro “Diligentia”.
Il giro prosegue svoltando a destra su “Parkstraat” e dopo poche decine di metri mi trovo davanti ad un capolavoro: la Parochie Maria Stelle der Zee. Avere la bocca aperta per lo stupore è il minimo. Peccato che le foto non possano dare le stesse sensazioni: per provarle, bisogna solo esserci.
Svolto poi a destra su una strada che si chiama prima “Mauritskade” e che poi prende il nome di “Doctor Kuyperstraat” dove, ancora sulla destra, posso vedere l’edificio che ospita il Museo Meermanno.
Da qui imbocco la via “Zuid Hollandlaan” e la percorro per per un po. Vedo un enorme palazzo non previsto e decido di fotografarlo, così attraverso la carreggiata quando i semafori si decidono a darmi il verde. Scatto l’istantanea, ma lì per lì non capisco di cosa si tratti. Provo a chiedere ad un passante ma scappa via…che strani ‘sti olandesi!
Riattraverso lo stradone e svolto su “Jozef Israelslaan” fino a quando raggiungo un bel parco verde che ospita il monumento dedicato alla Regina Emma. Sulla sua destra, non lontana dall’area verde, c’è la Paschaliskerk che purtroppo è contro sole e l’immagine scattata non è di ottima qualità.
Riferendomi a questa direzione, sono nel punto più lontano di Den Haag che visiterò. Per questo motivo torno indietro percorrendo per un discreto tratto prima “Wassenaarseweg” e poi “Javastraat”. All’altezza di “Nassauplein” trovo un particolare monumento che pare dedicato ai caduti.
Svolto a sinistra su “Nassaulaan” e posso così ossevare il bellissimo edificio che ospita una scuola internazionale per la governance locale. Come si può vedere, il timbro dei lavori in corso è immancabile. Subito dopo aver passeggiato su Sophialaan ho di fronte il Monumento per l’Indipendenza locato in Plein 1813.
Continuo a spuntare punti di interesse visti sulla mia mappa; i prossimi saranno due praticamente nello stesso luogo. Prima di arrivarci però…una cosa inquietante. Prima vedete la foto:
Un cartello indica di rallentare perchè ci potrebbero essere bambini e/o animali che stanno giocando. Dov’è la follia? Beh…è che i binari del tram sono posizionati allo stesso identico piano del marciapiede largo poco più di un metro, in un punto senza alcuna protezione: zero di zero. Immediatamente dopo quel misero marciapiede ci sono i portoni di alcune case. Della serie: “se tuo figlio esce di corsa per farti uno scherzo, dopo poco più di cento centimetri potrebbe trovarsi sotto al treno”. Visto questo, si passa ad altro. Il primo stop lo faccio di fronte al Monumento che commemora la resistenza e la liberazione, ma la cosa magnifica sta proprio a pochi metri da esso: l’incredibile Palazzo della Pace mi aspetta oltre la sua cancellata protettiva. Che dire? Si tratta di uno spettacolo in piena regola, soprattutto adesso che il sole gli dedica un po’ della sua attenzione. Sulla piazzetta antistante, sempre in tema “pace”, si trovano anche la panchina e la fiamma perpetua dedicati a questa (purtroppo) sana utopia.
Da dove mi trovo adesso, prendere prima “Scheveningenweg” e poi “Ary van der Spuyweg” è questione di un minuto. E’ qui che trovo la Chiesa Anglicana di St. John e St. Phillip.
Torno un pochino indietro ed imbocco “Jacob Catslaan” che percorro stavolta per un buon tratto di circa 1,5 kilometri. Quando arrivo alla fine ho da vedere gli edifici che ospitano il Museon, il Gemeentemuseum e la Martelaren van Gorcumkerk posta sull’altro lato della strada. In precedenza, una statua di Nelson Mandela ha colto la mia attenzione.
Anche da questa parte metto la parola fine. Di cose ne ho trovate da stamattina e su questo non ci piove. Ma non posso ancora definire concluso il mio tour della città di Den Haag. Per arrivare al prossimo punto di interesse devo camminare ancora per un bel po’, ma quando sono lì…lo spettacolo ripaga tutta la mia fatica: la Chiesa Cattolica “Onze Lieve Vrouwe Onbevlekt Ontvangen” si mostra davvero in tutta la sua bellezza.
Nella foto si vede una particolare scultura della quale so poco o niente, però la ripropongo in primo piano per chi volesse osservarla meglio. Inoltre, poco più avanti, trovo ad un semaforo un’altra simpatica creazione.
Dietro all’enorme palazzo delle Scuderie Reali si trova il “Paleistuin”, o più semplicemente il giardino di proprietà dell’edificio stesso. Oggi adibito a parco pubblico, a parte un laghetto artificiale, panchine ed area giochi per bambini non offre molto di più. Da qui però posso arrivare facilmente alla strada che prende il nome di “Noordeinde” dove, cammina cammina, raggiungo l’omonimo Palazzo. E’ davvero molto bello se lo si ammira con gli occhi, ma ben diverso è il discorso se affrontato con una macchina fotografica. La fitta ed altissima cancellata è un primo ostacolo, mentre il secondo è dato dalla statua equestre dedicata a Guglielmo I° posizionata proprio male. Dietro, un po’ in disparte, c’è anche il terribile monumento alla Regina Wilhelmina: fossi stato in lei mi sarei rivoltato nella tomba. Faccio del mio meglio per portare con me più ricordi possibile…
L’avvicinamento al centro dalla periferia, pratica tipica delle mie “esplorazioni”, è quasi concluso anche oggi. Mi trovo adesso a camminare quasi senza mèta in mezzo a vie strapiene di negozi da ambo i lati e di gente in ogni millimetro quadro. Prossimo obiettivo: la Grote Kerk. E’ talmente mastodontica (e ben indicata) che la trovo in pochi minuti.
Vicinissimo si trova l’edificio adibito un tempo a Municipio di Den Haag, oggi sostituito da altra costruzione ben più moderna. Qui a frenare una bella foto sono i lavori in corso che non permettono di “scattare” da una posizione favorevole.
Quello che dovrebbe essere il pezzo forte della città, cioè il “Grote Mark”…la piazza centrale… si rivela invece un mezzo bidone: una piazzetta normalissima su cui affacciano un sacco di locali dove mangiare e bere e negozi a non finire. Il mio “host” di AirBnb lavora in uno di questi locali e mi ha confidato che sono tutti dello stesso proprietario, così lui fa la spola tra uno e l’altro a seconda delle necessità del momento. Capito come si fanno i soldi? Non si apre UN locale; si aprono TUTTI i locali di una certa zona, così se a Tizio ed a Caio non piacciano i primi due bar che trovano andranno nel terzo e non cambierà nulla perchè il guadagno andrà sempre in tasca alla stessa persona. Comunque, tolto questo particolare, il Grote Markt di Den Haag non merita neanche una singola foto. Scatto che invece faccio al “famoso” Haagse Harry, personaggio dei fumetti olandesi abitante qui in città e parlante il dialetto tipico locale. Per chi non lo conoscesse…eccolo a voi in tutto il suo splendore, soprattutto “l’amichetto marrone” che ha sulla sinistra.
Da Grote Marktstraat ci vuole davvero poco per entrare in quella che è la Chinatown di Den Haag, quartiere immenso che ha al suo interno un numero folle di locali per mangiare di qualsiasi etnia possibile. C’è da perdersi solo per scegliere. L’ingresso e l’uscita dallo stesso quartiere sono segnate da vere e proprie porte. Addirittura i cartelli che indicano i nomi delle vie sono differenti da quelli del resto del comune. Dal mio punto di vista…sarà anche caratteristico, ma così è davvero troppo.
Prossima cosa da vedere: la Moschea Mescidi-Aksa, come sempre seminascosta ed in un luogo che mi permette un click che reputo appena sufficiente come qualità.
Mi dirigo verso l’ultimo punto di interesse segnato sulla mia mappa. La passeggiata è abbastanza lunga ma semplice perchè, a differenza di tutti gli altri, lo vedo da ogni angolazione possibile: si tratta della Den Haag Tower che si trova nella zona della stazione dei treni chiamata “Den Haag HS”.
Come si può vedere della foto, il sole che mi ha accompagnato al Palazzo della Pace se n’è andato da un pezzo; un po’ perchè sono le 17:00 passate di una giornata di fine gennaio ed un po’ perchè brutti nuvoloni stanno pian piano arrivando al rapporto. A tour finito decido di gironzolare per la città in attesa del calare della sera: vorrei davvero scattare qualche click con le luci artificiali. Trovo una panchina che volge verso un laghetto con cigni e papere, per cui mi siedo lì osservando questi simpatici animaletti che si rincorrono in attesa che passi circa una trentina di minuti. L’avessi mai fatto: dopo sessanta secondi netti cade la prima goccia, poi un’altra, un’altra ancora e così via. Madonne a go-go si liberano nell’aire come se non ci fosse un domani, ma ci devo stare. Alla fine il tempo lo aspetto lo stesso, ma dopo due istantanee noto che è il caso di andare verso la stazione centrale e verso l’albergo di stasera.
Recupero il borsone dai lockers e poi corro in biglietteria; arrivato a questo punto e con il meteo che si è messo così…sogno solo una calda stanza dove riposarmi. Non so perchè, ma prima di mettermi in fila in biglietteria mi viene d’istinto prendere il tablet per controllare gli orari. In Olanda i treni passano puntuali e con una frequenza incredibile…per cui non mi dovrei preoccupare di niente . Eppure, sembrerà strano, ma qualcosa succede: sul sito delle ferrovie locali vedo diversi punti esclamativi rossi. A memoria questo non indica mai qualcosa di positivo, così indago meglio e scopro che sulla tratta che sto per prendere sono in corso dei lavori di manutenzione programmata. Il normale convoglio su rotaia è così sostituito da bus. Quando è il mio turno acquisto il ticket e chiedo spiegazioni. Mi viene detto ciò che già so, con in più la direzione dove andare per prendere il pullman. Alla fine questo extra non è molto difficile e ci riesco agevolmente. Dopo qualche fermata intermedia (le stesse del treno) mi trovo alla stazione di Delft, piccola località residenziale e turistica della regione del Zuid-Holland. Pioviggina anche qui, ed in più sono carico come un facchino. Le due cose insieme non sono sufficienti a mutare la mia intenzione di partenza. Facendo due calcoli, qui a quest’ora non avrei trovato negozi aperti, così acquisto qualche bibita per la serata direttamente all’ “Albert Hejn To Go” e poi vado in centro (pochi passi di distanza da dove mi trovo) in cerca di un buon kebab che trovo in cinque secondi. Entro e ceno col mio solito menù, tutto molto buono. Ringrazio, saluto e riparto verso il mio hotel che dista circa 2,5 kilometri di cammino. Neanche a metà percorso la pioggia da poca diventa media (che meraviglia) e dalla mia boccuccia di rosa iniziano ad uscire figure in trasparenza con aureola incorporata. Alla fine arrivo e la receptionist è impegnata a servire la cena (albergo/ristorante…); finalmente si accorge di me ed il gioco è fatto. La camera è davvero buona, così mi gusto in pace le ore che mi separano dal sonno sperando che domani questa fastidiosa pioggia sia solo un ricordo.
Domenica mattina: la sveglia tuona abbastanza presto ed il motivo è semplice. Ho il dubbio che il blocco dei treni possa protrarsi per tutta la giornata di oggi, per me davvero particolare perchè prevede l’arrivo in aeroporto in tempo per non perdere il volo di rientro. Il tablet è impietoso e mi conferma i miei timori. Due secondi per pensare e non posso fare altro che adattare i miei programmi alla nuova necessità. Quindi mi sbrigo a preparare tutto ed uscire perchè saranno delle ore frenetiche quelle che stanno per arrivare in quanto l’obiettivo principale sarà visitare Delft e scappare via prima possibile alla volta della destinazione “facoltativa” di Dordrecht, da fare solo se avessi avuto risorse utili. Mi dò un tempo limite: alle 11:00 (al massimo) dovrò stare seduto sul bus sostitutivo. Fare più tardi significherebbe buttare via tutto. Ripercorro in senso inverso i 2,5 kilometri già fatti la sera prima ed inizio il giro, mappa alla mano. Tuttavia parto con un fuori programma, anzi ben due: il primo è un piccolo monumento dedicato alla Regina Wilhelmina; sulla colonna c’è scolpito il suo “mezzobusto” mentre subito sotto c’è la scritta “Je Maintiendrai” (motto della casa Oranje-Nassau). Il secondo è la Water Tower, classica da queste parti.
Prendo ora “Noordeinde”, strada tagliata a metà da uno di tanti canali che cullano Delft, e vedo subito la Lutherske Kerk, oltre ad un piacevole scorcio che mi colpisce molto.
Sulla mia destra si affaccia l’antica Bagijnhofpoortje; superata quella mi trovo sul Bagijnhof dove vedo la piccola Chiesa Cattolica “Schuilkerk” che ha di fronte la stuatua dedicata a Stalpart Van der Wiele, presbitero e poeta olandese che si stabilì poprio qui a Delft per dare una mano alla comunità locale. Più avanti arrivo su Phoenixstraat dove posso ammirare il bel Molen de Roos.
Dopo la breve parentesi rientro su “Noordeinde” e riprendo da dove ho lasciato poco prima. Il prossimo punto di interesse dovrebbe essere uno di quelli che fanno restare senza fiato: della “Oude Kerk” avevo visto immagini on-line veramente belle. Ma quando uso il condizionale c’è sempre qualcosa che va di traverso e sono i miei “amati” lavori in corso: impalcature fino alla sommità bloccano tutta la visuale. Non finirò mai di ringraziare le amministrazioni che all’unisono hanno deciso che tutto il mondo sta crollando. Poco più avanti mi devo consolare osservando la Gemeenlandshuis (edificio storico): bella, ma sicuramente non all’altezza.
Dopo questa foto (e dopo altre in precenza ed ancora in arrivo) mi viene da pormi una domanda: molti punti di interesse li trovo dietro ad alberi spogli perchè è fine gennaio. Ma se fossi venuto qui da maggio in poi, in primavera inoltrata/estate…che cosa avrei immortalato? La riposta è semplice: una marea di fronde verdi e nulla più. Ringrazio una volta di più la mia voglia di viaggiare col freddo; mia madre mi chiede sempre come faccio a sopportare temperature a volte molto basse, ma credo proprio che non ci sia alternativa per certe visite; pagare per vedere gli alberi mi sà si una cosa poco sana. E’ ora la volta della St. Hyppolitus Chapel, semplice ma carina allo stesso tempo.
Proseguendo in questa direzione non c’è altro, così decido di attraversare un stretta stradina e di portarmi su un canale parallelo avvicinandomi sempre di più al piccolo centro cittadino. Durante la passeggiata lungo “Koormarkt” ho modo di vedere la Sinagoga Riformata ed il Museo “Paul Tetar Van Elven”. Intanto gli scorci fiabeschi non mancano mai…
E’ svoltando prima a destra su “Oude Langendijk” e poco dopo sulla sinistra che la bocca si spalanca: entro nel Markt (la piazza principale) che è incredibilmente vasta. Per la maggior parte della sua superficie è vuota, ma lascia davvero impressionati. A parte negozi e localini per mangiare che ne compongono il perimetro, ci sono “solo” due edifici al suo interno, ma valgono davvero tatissimo: sto parlando del Municipio e della favolosa “Nieuwe Kerk”: un applauso in silenzio è d’obbligo. Davanti ad essa si erge (molto più in piccolo) il monumento ad Hugo Grotius, un tuttologo della sua epoca.
Da questo fantastico colpo d’occhio è difficile staccarsi ed infatti resto lì a contemplare finchè posso. Ma il tempo tiranno mi porta via. Piccola deviazione sulla sinistra per vedere il “Vermeer Centrum Delft” (per me poco interessante) e poi riprendo “Oude Langedijk”; qui vedo un oggetto assai caro alla comunità locale: un cuore blu realizzato in plexiglass dell ‘artista Marcel Smink che ricorda il colore delle ceramiche artigianali tipiche della zona e che (peccato non poterlo vedere) pare acquisti maggiore fascino durante le ore di buio nelle quali viene illuminato.
Arrivo dopo pochissimo su Burgwal ed anche qui mi tocca alzare gli occhi all’insù per cercare di capire quanto possa essere alta la Maria Van Jesse Kerk. Qui si ripete il solito problema di molti borghi storici: edifici imponenti vengono costruiti in luoghi “striminziti”. Fare una foto all’intera struttura risulta complicato.
Il vicinissimo “Beesternmarkt” è un’ampia piazza quasi completamente tappezzata dai tavolini (ora vuoti) della moltitudine di locali per mangiare e bere che qui si affacciano; ce ne sono davvero tanti e porbabilmente la sera ci dev’essere una piccola bolgia. Particolare è la statua posta al centro che rappresenta una mucca coloratissima su di un piedistallo a pezze bianche e nere. Forse l’autore prima di realizzarla ha fumato qualcosa “all’olandese”.
Proseguo la mia passeggiata verso l’esterno costeggiando l’ennesimo canale fin quando raggiungo la “Oostpoort”. La vedo dall’interno e mi fa sperare tantissimo per la parte principale (quella esterna) ma, una volta arrivato in un punto dalla quale la posso vedere ed osservare in tutta la sua espressione, ecco che il “genio” umano (o disumano in questo caso) ci mette del suo: un ponte metallico di colore bianco candido è stato piazzato proprio davanti alla porta. Non esiste angolazione alcuna dalla quale si possa scattare una foto senza quell’obrorio a rovinare il panorama. E’ un cazzotto in un occhio; qui, dove il corso d’acqua si allarga, si presentano le prime case galleggianti.
Riprendo la passeggiata dirigendomi in periferia. Un paio di deviazioni mi portano nella zona in cui si trovano il Giardino Botanico, il Centro Scientifico TUI e la Sakramentskerk. Un buon tratto di strada poi mi rinconduce nella zona centrale dove, accanto ad un modernissimo cinema, vedo e fotografo il “Teather de Veste”.
A questo punto direi che il giro per Delft può dirsi terminato. Guardo l’orologio e sono le 10:34, quindi perfettamente in linea con il mio programma di riserva. Vado in stazione a passo svelto, acquisto il ticket alle macchinette automatiche e vado alla fermata del bus, la stessa dove sono sceso ieri sera. La vedo già colma di gente, per cui sono sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta; certe situazioni potenzialmente dannose vanno sempre sviate prima possibile. Riesco comunque ad infilarmi in uno degli ultimi posti liberi del primo pullman che porta alla stazione di Schiedam, da dove il regolare servizio su rotaia finalmente riprende. Dalla comodità del bus mi sorge un pensiero e di seguito una domanda che la fretta precedente non mi ha dato modo di sviscerare ben bene. Ma chi esce da questa porta (foto che segue)…dove cavolo va???
Scendo dal mezzo e mi viene l’istinto di fare una corsa verso i binari, anche stavolta scattato “a naso” e senza motivo; dalle ultime scale vedo pian piano materializzarsi il cartello che indica la destinazione Dordrecht (la mia) con partenza di lì a 40 secondi. Scatto finale degno di un centometrista in dirittura d’arrivo e riesco ad infilarmi nel vagone appena in tempo. Il fiatone si spreca, lo ammetto…però anche questa è fatta con zero tempi morti.
Arrivo a Dordrecht, quarta ed ultima tappa del mio nuovo tour olandese, in perfetto orario sulla tabella di marcia. Noto che la stazione è in rifacimento già prima che il treno si fermi. Dopo la corsa di questa mattina DEVO ASSOLUTAMENTE TROVARE I LOCKERS per togliermi il borsone dalle spalle. Mi viene in mente l’esperienza in Slovenia (a Celje) in cui i lavori in corso chiusero l’area dedicata al deposito bagagli e mi toccò scarrozzarmi il tutto per l’intera visita (Maledetti!). Entro nella sala d’aspetto e vedo calcinacci da diverse parti, fin quando mi volto verso la biglietteria e trovo ciò di cui ho bisogno. Qui noto una ingiusta differenza: a Den Haag il prezzo per 24 ore era 6 euro mentre qui è di soli 3,80 euro. Vale a dire che i cittadini di Den Haag evidentemente “ce l’hanno d’oro, il pendente”. Liberatomi dal peso, esco all’esterno e, mappa alla mano, inzio il nuovo tour avendo a disposizione circa quattro ore che ritengo sufficienti per qualcosa di esaustivo. Non posso che cominciare dalla vicinissima Chiesa Cattolica “Antoniuskerk”, proprio sulla destra dall’altro lato della carreggiata.
Proseguo nella stessa direzione e poi, alla rotonda, giro a sinistra su “Dubbedamseweg Noord”. Qui trovo un esercito di altri edifici religiosi, uno dopo l’altro a brevissima distanza: si inizia con la Chiesa Riformata di Dordrecht Centro per proseguire con la Chiesa Riformata “Wilhelminakerk” e finire con la Chiesa Cristiana “Remonstrantse Kerk”.
Torno indietro per imboccare “Toulonselaan” che percorro interamente. Alla fine arrivo ad un grande incrocio cittadino e, alla mia destra, trovo e fotografo un semplice memoriale di guerra che recita la scritta “Voor Hen Die Viele”; tradotto letteralmente diventa “per coloro che sono caduti”.
Entro adesso all’interno del Parco Merwestein, uno dei polmoni verdi di Dordrecht che si rivelerà ricco di sorprese. A parte la vegetazione e gli ormai classici canali che apprezzo molto, trovo anche il Monumento chiamato “L’albero della Vita” costruito in calcare bianco; simpatici volatili e dei cerbiatti assolutamente inaspettati completano il bel contesto.
Ad un certo punto mi devo coprire gli occhi, peggio della visiera che si mette ai cavalli; quando mi trovo in mezzo a queste situazioni ci vorrebbero le cannonate per portarmi via, ma purtroppo basta lo scorrere impietoso delle lancette di un orologio. Esco dalla parte opposta rispetto a quella da dove sono entrato e mi dirigo ad ammirare il bel Molen Kyck Over Den Dyck.
Proseguo prima su “Noordendijk” e poi a destra su “Torenstraat”: alla mia destra il canale assume dimensioni enormi da qui in avanti (infatti più in là ci sarà il Terminal Traghetti locale) mentre alla mia sinistra posso ammirare la Nieuwekerk.
Passo poi davanti alle imbarcazioni che fanno la spola tra una sponda e l’altra della città, proprio come se fossero dei semplici autobus. Ma la visione maggiore della confluenza dei tre fiumi che Dordrecht ospita (l’Oude Maas, il Merwede ed il Nord) si ha dalla terrazza panoramica che si trova dopo aver oltrepassato la “Groothoofsdpoort”, una bella e antica porta.
Devo essere sincero sincero sincero? La vista da qui non mi fa impazzire. Sarò anche strano…ma è la verità. Torno sulla strada e mi dirigo lungo “Voorstraat” dove trovo, dietro ad un cancello chiuso, la piccola Parrocchia di Santa Maria Maior. Non posso avvicinarmi molto e devo fotografare mettendo la reflex tra le sbarre.
Attraverso il vicino ponte “Nieuwbrug” e cambio zona della città. Poco distante da me ho la Bonifatiuskerk, talmente schiacciata dagli edifici posti dall’altro lato della strettissima strada su cui affaccia (un senso unico…) da permettere solo una foto-sogliola.
Tagliando la zona in verticale dove possibile arrivo in “Kuipershaven”, lungo viale che percorro fino ad attraversare il canale usufruendo di un ponte di quelli che si sollevano all’occorrenza, il Damiatebrug. Da qui seguo per “Wolwevershaven” nella direzione opposta godendo un po’ del panorama, non essendoci qui alcun punto di interesse particolare.
E’ quando arrivo su “Nieuwe Haven” che si torna a ragionare ed a trovare qualcosa di serio. Qui, uno accanto all’altro, ci sono il “Museum 1940-1945″ (si intuisce a cosa sia dedicato) e la Huis Van Gijn” che racchiude un ampio numero di oggetti acquistati dal proprietario di casa, il Banchiere/Collezionsta Simon Van Gijn.
Da qui supero il ponte “Engelenburgerbrug” e mi trovo davanti…una giraffa. Subito dopo però lo spettacolo migliora decisamente perchè ammiro l’imponente Chiesa Protestante “Grote Kerk”, talmente grande da entrare a fatica nell’obiettivo della reflex.
Passando lungo “Pottenkade” inizio il mio rientro verso il centro città perchè ci sono da raggiungere altre importanti cose. E’ particolare vedere il colpo d’occhio delle case affacciate direttamente sul canale. Una breve passeggiata mi fa raggiungere prima il palazzo del Municipio di Dordrecht e poi il monumento dedicato ai Fratelli De Witt, due politici olandesi che vennero trucidati dalla folla in una maniera ignobile, al punto da essere oggetto di cannibalismo da parte dei pazzi che compirono quegli atroci gesti. Nell’angolo della stessa piazza, la “in de Waalse Kerk” completa il panorama.
Proseguo il mio giro fin quando arrivo su di una piazza (Scheffersplein) che ha al centro la statua dedicata al pittore Ary Scheffer, nativo di Dordrecht ma poi naturalizzato francese.
Riprendo “Voorstraat” dal lato opposto rispetto a quello che avevo imboccato tempo fa e raggiungo la strana Chiesa Riformata Augustijnenkerk; sinceramente non mi dice niente dal punto di vista architettonico; non sembra neanche attinente alla religione. Da qui mi dirigo verso lo storico “Het Hof van Nederland”(si trova proprio li dietro), luogo in cui sono state gettate le basi per la nascita dei Paesi Bassi così come li conosciamo oggi tramite la Prima Assemblea degli Stati Liberi del 1572 nella Statenzaal. Oggi ovviamente c’è un museo che ricorda e rivive tutto questo.
Attraversando il piccolo parco “Kloostertuin” arrivo a quella che è la penultima tappa del mio tour: il Dordrechts Museum. Ho ancora del tempo a mia disposizione e lo dedico sia a cercare l’ultimo punto di interesse rimasto sulla mia lista che a fare acquisti prima di tornare a casa. Mi infilo così dentro al primo “Albert Hejn” che trovo dove compro una confezione da 10 waffles originali allo zucchero e due confezioni di Thè al Mango, infuso dal sapore sublime che assaggiai a colazione durante la visita di Rotterdam lo scorso novembre. Passo poi in mezzo alla gente del posto guardando vetrine in cerca di qualcosa di originale e soprattutto di piccolo (non ho ulteriore posto nel bagaglio a mano) ma non trovo nulla che mi interessa. Alla fine mi imbatto nella piccola Trinitatiskapelle (anch’essa in versione obliqua a causa della troppa vicinanza con gli edifici immediatamente di fronte) che, di fatto, mi permette di salutare Dordrecht.
Mi dirigo verso la stazione, stanco ma soddisfatto. Una volta lì acquisto il ticket verso Eindhoven (città dalla quale prenderò il volo per l’Italia) e scopro che posso fare direttamente lì il biglietto combinato treno+bus per l’aeroporto. Non ci penso due volte perchè vosì evito la doppia fila risparmiando pure qualche centesimo, cosa che non fa mai male. Prendo il borsone dai lockers e salgo sul convoglio delle 15:58 con arrivo alle 17:13. Un rapidissimo giro nella città che già visitai lo scorso aprile e poi salgo sul pullman n. 401 arrivando alle 18:00 all’interno dello scalo con aereo previsto per le 20:00. Una precisione tanto maniacale quanto mostruosa 🙂 . Il viaggio verso Pisa scorre tranquillissimo: posto al finestrino e solita mega-maxi-super dormita dal decollo all’atterraggio compresi. In Toscana poi segue la camminata verso la stazione, cenetta locale, giro a piedi in una serata di gennaio che sembra quasi di maggio dal punto di vista delle temperature e treno notturno verso Roma delle 01:48 con arrivo dentro alla porta di casa alle 6:35, pronto per un’altra intensa giornata lavorativa a partire dalle 9:00 dopo una sana doccia bollente.
Anche questa avventura arriva cos’ al termine. E’ stata ricca di spostamenti, come mio solito. Viaggiare con me non permette di annoiarsi e forse è il motivo principale per cui non lo fa nessuno. Il fatto della manutenzione dei treni sulla linea di mio interesse “Dan Haag-Schiedam” magari poteva non esserci, però quando ci si trovano davanti queste cose ci si può solo rimboccare le maniche e rimediare al meglio. Riguardo al giro fatto, paradossalmente la località che mi è piaciuta di meno è stata proprio Den Haag, la città più grande. Sicuramente sarà per il troppo cemento e per le dimensioni decisamente estese. Leida e Delft sono invece due bomboniere adagiate su un incredibile reticolato di canali sovrastati da ponticelli stupendi. Dordrecht è una città di medie dimensioni che si estende ben oltre ciò che ho visitato, ma che vede il centro storico dove ho pianificato i miei spostamenti, mentre il resto è prettamente area moderna e residenziale. Da parte mia non posso fare altro che consigliare a chi legge di effettuare lo stesso itinerario o qualcosa di simile perchè in tre giorni circa (i miei sono stati un po’ di meno, per la verità) è una cosa abbastanza fattibile. Non andandoci (o peggio ancora restando convinti del fatto che l’Olanda è solo Amsterdam, come troppi fanno) si perdono tante bellissime cose. Viva l’Olanda vera, cioè quello che la capitale non è.