Vuoi vedere il video fatto con le foto più belle di Poznan? Clicca qui!
Vuoi vedere il video fatto con le foto più belle di Torun? Clicca qui!
Per questo nuovo fine settimana che saluta novembre ed entra ufficialmente nel mese di dicembre ho prenotato un mini-tour in Polonia, terra che ormai credo di conoscere abbastanza bene anche se manca ancora tanto per poter dire di averla completata. Le località maggiori sono già nella mia lista dei ricordi, per cui occorre trovare qualcosa di nuovo ed originale. E’ così che l’organizzazione capillare degli spostamenti nel breve tempo a mia disposizione mi permette di visitare la città di Poznan e Torun. La prima è conosciuta dagli italiani solo perchè fu il quartier generale della nazionale di calcio durante i campionati europei che si disputarono in Polonia ed Ucraina…altimenti sarebbe un buco nel mondo; la seconda dubito che sia stata quasi mai sentita nominare dalla massa, eppure il centro storico è patrimonio UNESCO. Adesso stop alle presentazioni e via col racconto.
Venerdi 30 novembre: esco dall’ufficio alle 18:15, non prima di essermi cambiato qualche abito; le muove norme previste per i bagagli a mano di Ryanair e Wizz Air non permettono di portare con se troppa roba, per cui occorre partire con qualcosa di già consono. Mentre a Roma è una giornata uggiosa ma ben poco fredda, dove sto andando mi aspettano temperature sotto lo zero; per tale motivo tolgo la maglia di cotone che ho a pelle e la sostituisco con la maglia termica abbastanza pesante adatta per certe latitudini. Arrivo a Ciampino prendendo il bus 520 dell’ATAC che porta fin davanti al terminal pagando ben zero euro per chi è in possesso di un abbonamento ai mezzi pubblici della capitale. Una voltà lì, col solito anticipo, mi siedo ed aspetto le prossime fasi fino al decollo per Berlino Schonefeld. Cosa c’entra la Germania con Poznan? A prima vista niente, ma non è così: il volo diretto per la città polacca esiste, ma costa un occhio della testa e soprattutto per me viene effettuato in giorni ed orari non consoni. Andare stasera nella capitale tedesca mi costa 9,90 euro e non me lo sono certo lasciato sfuggire. Lo scalo berlinese lo conosco come le mie tasche, per cui arrivo dopo un’ora piena di ritardo e mi dirigo prima a comprare qualcosa da mangiare e da bere e poi verso le sedie che sono quasi sempre libere. Devo passare qui esattamente cinque ore, tre delle quali le dedico ad ascoltare due repliche intere de “Lo Zoo di 105” in podcast, programma che mi fa ammazzare dalle risate. Alle 5:20 del mattino mi reco al punto di incontro convenuto con Lukasz, un driver di Blablacar che ogni sabato esegue la tratta Berlino-Poznan. In macchina trovo una certa Joanna che è più di là che di quà dal sonno. Io ho appena passato gran parte della notte in bianco e non sono da meno, perciò dopo una decina di minuti crollo come un sasso. Mi sveglio quando mancano 15 kilometri alla destinazione ed una flebile luce ha già preso il posto del tetro buio di prima. Mi giro per guardare il sedile posteriore della macchina e ci trovo un altro tizio. Com’è possibile che non mi sono accorto della fermata della vettura e della salita di questo qui??? A questa domanda non so dare una risposta nemmeno io, ma la colpa è sempre del sonno. Una cosa però me la ricordo: il conducente è bravo e sicuro di sè…ma forse un po’ troppo perchè correva come un pazzo sfrecciando a 150 kilometri orari sull’autostrada, tanto da trovarmi alla stazione della città polacca addirittura con 35-40 minuti di anticipo rispetto all’orario previsto. Felice per essere giunto intero, ringrazio e saluto la combriccola. Come spesso accade in questa nazione, la stazione ferroviaria locale coincide anche con un maxi centro commerciale; non sono ancora le 8:00 del mattino e fuori fa un freddo cane, per cui decido di fare una passeggiata “interna” mentre aspetto almeno le 8:30. Girando riesco a trovare un ufficio cambi che pratica un ottimo tasso: quello ufficiale è di 4,29 Zloty per un Euro mentre qui ottengo moneta a 4,24 Zloty per un Euro. Cambio una ventina di euro ed impongo a me stesso che dovranno bastare per entrambi i giorni. Finalmente ecco l’orario stabilito per l’inizio della visita e non me lo faccio ripetere due volte; le cose da vedere sono tantissime, così mi copro al meglio (guanti+scaldacollo di pile in aggiunta a quanto già ho addosso) ed esco. Data l’estensione dell’area cittadina ho dovuto dividere il tutto in ben quattro mappe: nord, sud, ovest e centro. Seguendo la mia solita logica inizio prima dalle zone periferiche per poi lasciare il centro per ultimo. E’ così che prendo la mappa del quadrante sud e seguo quella direzione. Il primo punto di interesse che incontro è il “Woodrow Wilson Park”, un’area recintata abbastanza grande che accoglie i visitatori con un monumento abbastanza particolare di colui che presta il nome al parco (è stato il 28° Presidente degli Stati Uniti ed ha ricoperto tale importante carica in un momento storico delicatissimo come la Prima Guerra Mondiale e l’immediato post-conflitto). Subito dietro vedo un mezzo miracolo: il 1° dicembre c’è ancora un laghetto non totalmente ghiacciato e con delle fontanelle funzionanti, evento più unico che raro.
La passeggiata prosegue incontrando un misero corso d’acqua che nasce da una fontana composta da pietre ammassate l’una sull’altra senza un preciso ordine, poi una zona che pare venga utilizzata come teatro all’aperto (temo e spero nelle sole serate estive perchè adesso ci sarebbe da morire assiderati) e l’Andromeda Monument.
Torno sui miei passi ed esco esattamente dall’ingresso dal quale sono entrato poco prima. Una distanza piuttosto breve mi separa dalla Chiesa di Sant’Anna e poi dalla Chiesa di Nostra Signora del Dolore (sita di fronte all’edificio che ospita la Scuola Elementare Cattolica “San Stanislao Kostka”), entrambe davvero degne di nota.
Faccio marcia indietro e cambio quadrante prendendo la mappa dell’ovest. Su “Bukowska” trovo il Monumento a Tadeusz Kosciuszko, importante generale ed ingegnere locale. Passando lungo un lato del perimetro dello zoo cittadino raggiungo poi la Chiesa Cattolica dell’Esaltazione della Santa Croce.
Poco dietro mi imbatto nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e St. Florian e poi nella Nobel Tower: si tratta di un edificio moderno utilizzato per ospitare uffici signorili; a me sinceramente non fa nè caldo nè freddo, per cui lo guardo da lontano ma lo lascio quasi totalmente perdere.
Cambio direzione e seguo “Dabrowskiego” fino a raggiungere il Nuovo Teatro “T. Lomnicki”. Proseguendo dritto arrivo in una zona ricchissima di cose da vedere. Inizio con il Polish Underground Monument che conclude una piccola area verde; Lì vicino, superato un ingresso, ho davanti il Monastero dei Frati Domenicani che mi rimane impresso. Peccato che il poco spazio disponibile non mi consenta di fotografarlo in modo decente.
Il giro è ora intensissimo e prosegue con il monumento dedicato a Stanislaw Mykolajczyk (ex politico polacco). A seguire trovo prima il Gran Teatro “S. Moniuszki” e poi due parchi dirimpettai, uno per ogni lato della via chiamata “Aleja Niepodleglosci”. Il Parco “Ogrod Zamkowy” non è altro che il giardino posto sul retro del Castello Imperiale di Poznan, un’immenso edificio eretto per Guglielmo II°; è pieno di siepi basse e curatissime in ogni dettaglio ed ospita la statua in onore delle vittime dei Massacri di Katyn e della Siberia. Oltre ad esso sono presenti una fontana non attiva ed un’altra singolare scultura composta da cinque uomini senza testa.
L’altro parco prende il nome di “Adam Mickiewicz”, uno dei più importanti poeti e scrittori polacchi; a lui è qui dedicata una statua. Accanto ad essa campeggiano due croci commemorative della protesta del 1956. Dall’altro lato della strada posso osservare l’Università di Poznan; peccato che non uno…ma ben due furgoncini bianchi abbiano deciso di piazzarsi proprio di fronte all’ingresso del palazzo principale.
Prendo “Swiety Marcin” ed immediatamente vedo la sede della Filarmonica “T. Szeligowski”. In rapida successione fotografo la parte anteriore del Castello Imperiale e l’Enigma Monument, un prisma dritto trilaterale con base triangolare equilatera per ricordare i tre Criptoanalisti (Marian Rejewski, Jerzy Rozycki ed Henryk Zygalski) che decifrarono il codice della “Macchina Enigma” usata moltissimo dall’esercito tedesco per comunicare in gran segreto durante il periodo nazista e della seconda guerra mondiale.
Dopo questa autentica scorpacciata mi muovo verso “Fredry”, ma la Chiesa del Santissimo Salvatore è completamente coperta da impalcature; riesco ad osservare solo la Statua del Cristo Re. Prendo poi “27 Grudnia” e, sulla sinistra, trovo il Teatro Polacco di Poznan dove inizio a vedere le prime casupole dei mercatini di Natale.
Il Teatro dell’Ottavo Giorno mi introduce in Plac Wolnosci, nome che tradotto letteralmente significa “Piazza della Libertà”. E’ una delle zone più famose ed importanti della città, ma riesco a godermela poco perchè pare essere il vero fulcro del Natale locale. Qui si che ci sono casette di legno a non finire…che emanano colori e soprattutto sapori a me proibiti, dato che sono a dieta ferrea da una ventina di giorni scarsi. Riesco comunque a non perdermi la “Fontana Wolnosci” (purtroppo non attiva), il Monumento alla dea greca Hygieia, il palazzo che ospita la Biblioteca Raczynskich e quello dove si trova il Museo Nazionale.
Sulla perpendicolare “Aleje Marcinskowskiego” posso aggiungere alla mia personale collezione il Monumento “Golem” e quella a Karol Marcinkowski (famoso medico locale). Ripercorro adesso la medesima strada, ma in senso opposto; raggiungo così la semplice Chiesa di San Martino che affaccia su un terribile parcheggio sterrato. Poco distanti ci sono le statue dedicate rispettivamente ad Hipolit Cegielski (una specie di tuttofare) ed a Stary Marych (un personaggio in bicicletta frutto della fantasia di Juliusz Kubel).
Costeggiando il parco dedicato a Frederic Chopin spero di osservare la Chiesa “Francis Seraficki” in tutto il suo splendore…ma non è proprio così che succede: un folto mercato pieno di bancarelle riempie la piazza che si frappone tra me e l’edificio religioso; mi devo accontentare dell’immagine seguente:
Torno sui miei passi ed è l’ora di mettere piede nel vero centro storico di Poznan. Prima “Wroclawska” e poi “Golebia” mi portano nella zona in cui si trova l’immensa Fara Church: è bellissima, ma talmente schiacciata contro gli edifici immediatamente vicini da non poter essere fotografata meglio di come ho fatto. In uno spiazzo nella medesima zona mi imbatto in una piccola ma significativa scultura: sono due capretti che combattono a cornate l’uno contro l’altro; sembra una cavolata…ma si tratta del simbolo di Poznan scelto in base ad una bizzarra leggenda decisamente troppo lunga per essere riportata.
L’edificio che ospita il Museo Archeologico locale mi apre la strada (finalmente) su Stary Rynek, ovvero la piazza principale della città che mi ospita. E’ molto ampia, proprio come le altre “consorelle” polacche già viste sino ad ora. Altri banchetti di Natale sono qui presenti, anche se fortunatamente non molto invasivi. Una serie di belle casette coloratissime mi porta all’attrazione numero uno, ovvero l’originale Municipio. Il perimetro della piazza è formato da numerosi palazzi storici tutti dipinti con colori rigorosamente differenti in modo da creare un’atmosfera molto piacevole. Quattro statue/fontane si trovano agli angoli dell’area. Per il resto ritengo degni di nota il Palazzo Dzyalinski, il Museo “Henryk Sienkiewicz”, la scultura che prende il nome di “Studzienka Bamberki”, il Museo degli Strumenti Musicali ed il Museo dell’Indipendenza.
“Franciszkanska” mi conduce in pochissimi passi fino alla Chiesa Cattolica Francescana ed al bel Castello Reale. Girato l’angolo c’è anche il monumento al 15° Reggimento di Poznan.
Noto che manca ancora molto prima di dire la parola fine al tour di oggi, per cui non me lo faccio ripetere due volte e vado avanti. I prossimi obiettivi iniziano con l’osservare la statua in onore di Clement Janicki (uno dei maggiori poeti rinascimentali locali) piazzata davanti ad un groviglio di dannate impalcature. Sulla stessa via si trova anche il piccolo Santuario del Santo Sangue di Gesù. L’omonima chiesa è ubicata poco lontano, esattamente su “Szewska” (la via dell’hotel da me prenotato da casa).
Mi muovo poi verso la Chiesa della Beata Vergine Maria Ausiliatrice (senza infamia e senza lode) ed arrivo fino ai miseri resti delle mura cittadine: davvero non è rimasto quasi più nulla tranne un insignificante cumulo di mattoni rossi.
Adesso mi aspetta una passeggiata un po’ più lunga rispetto alle precedenti; la percorro perchè devo arrivare ad un’area che racchiude alcuni punti di interesse nel giro di poche decine di metri. In ordine cronologico incontro la Chiesa di San Wojciech, la Chiesa di San Giuseppe con statua di Rafal Kalinowski (presbitero polacco facente parte dei Carmelitani Scalzi) parcheggiata davanti, l’Army Monument ed il Parco/Cimitero dove sono sepolti coloro che si sono distinti nel corso dei secoli passati.
Guardo l’orologio e sono circa le 14:40. Decido di fare una sosta per andare a pranzo dopo sei ore circa di camminata ininterrotta al freddo ed al gelo (un termometro visto alle 11:35 segnava -3 gradi centigradi, tanto per gradire). Avevo già adocchiato un kebab che mi ispirava e lo raggiungo mettendomi seduto. Di solito non racconto questo tipo di pause perchè sicuramente non interessano a nessuno, ma stavolta succede qualcosa di incredibile. Ho parecchia fame e questo sarà il pasto principale di tutta la giornata (in serata ho in programma al massimo uno o due yogurt per rimanere leggero il più possibile). Decido così di ordinare la porzione “large”…ma non mi aspetto di certo ciò che mi viene consegnato: si tratta di una piadina ripiena di carne che sarà lunga non meno di mezzo metro (lo giuro!). Mi metto al tavolino cercando di passare inosservato ma è praticamente impossibile e noto che mi guardano tutti con gli occhi pallati. Io che punto ad essere sempre invisibile ovunque mi trovo (a casa come in viaggio) non riesco a nascondere l’imbarazzo di questo momento. Mangio finchè posso, ma alla fine un pezzo (gli ultimi 5 centimetri) sono costretto a lasciarlo perchè è davvero troppo. Data la dimensione di questo pasto ci metto un po’ di tempo a finire e quando torno in strada sono circa le 15:30; peccato che a queste latitudini sia già in corso il tramonto e che alle 16:00 circa calino le tenebre. Significa che le ultime cose mancanti dovrò vederle per forza con la luce artificiale. Mi metto in cammino mappa alla mano e raggiungo così la Chiesa del Corpus Christi, il Monumento per le vittime ebree dei lavori forzati e la statua di Cyryl Ratajski (avvocato e politico).
Non mi resta altro da fare che andare a vedere Stary Rynek illuminata artificialmente; quando ci arrivo però mi trovo in mezzo alla bolgia: una specie di rappresentazione natalizia si sta svolgendo e tutta la piazza è bloccata da persone che allungano il collo per vedere meglio. Inutile dire che in questa situazione posso combinare ben poco, così con una fatica immensa mi faccio largo tra la folla e vado a prendere possesso della stanza d’albergo che dista poco più di un centinaio di metri. Decido per ora di riposarmi un pochino (ricordo che ho una notte insonne alle spalle, tranne un paio d’ore in catalessi durante il tragitto in macchina) per poi tornare fuori ad osservare ciò che mi sono prefissato quando ci sarà meno cagnara. La camera, come sempre avviene nell’Europa dell’Est, è meravigliosamente calda…al punto che gli occhi mi si chiudono da soli. Sono le 20:00 circa quando mi sveglio e decido di rispettare il mio programma, anche se l’idea di riabbracciare quel freddo mi spinge a desistere. Alla fine vado, anche perchè devo comprare gli yogurt e da bere per il resto della serata. La mia paura del gelo viene subito sopita: si è alzata un’umidità bestiale che ha come effetto quello di mitigare la temperatura: si sta quasi bene, anche se sembra di camminare respirando aria liquida. Alla fine passeggio per quasi un’ora e mezzo, sia su Stary Rynek che su Plac Wolnosci e l’atmosfera adesso è molto piacevole. Fatti i miei acquisti mirati, torno definitivamente in stanza dove non posso esimermi dal giocare al mio solito calcio manageriale prima di mettermi a nanna: domattina avrò la sveglia molto molto presto.
Domenica 2 dicembre: Il suono più brutto del mondo inizia a disturbare alle 5:15 dopo una dormita di circa quattro ore. Se la sera prima era inevitabile restare sveglio in aeroporto, stavolta me la sono proprio cercata perchè ho voluto proseguire il gioco fino a metà campionato ad ogni costo. Con gli occhi abbastanzi chiusi mi sistemo, prendo le mie cose, lascio la camera e pago alla reception aperta 24 ore. Sono le 5:45 quando esco dall’hotel e la temperatura è ancora mite (rispetto ai canoni polacchi) come poche ore prima. E’ quasi un piacere percorrere i 2,3 kilometri che mi separano dalla stazione ferroviaria. La cosa che mi stupisce è che in giro c’è parecchia gente…ma non sò se dire “già” o “ancora”: il dubbio è tra coloro che si sono alzati presto come me e coloro che invece hanno tirato fino a tardissimo di sabato sera, ma tanto non lo scoprirò mai perchè l’ultima cosa che voglio fare è chiederglielo. Con tutta la calma del mondo arrivo a destinazione alle 6:10 ed il treno è previsto per le 6:45, così mi siedo dove possibile ed attendo prima di andare al binario. L’Intercity che prendo è caldissimo e comodissimo, per cui mi rilasso fino a Bydgoszcz, località dove ho dieci minuti scarsi per effettuare un cambio. In Italia una coincidenza simile non l’avrei mai presa, mentre in Polonia assolutamente si: in questa nazione i treni sono di una puntualità pazzesca ed infatti va tutto liscio. Purtroppo il convoglio successivo è un regionale, per cui la qualità e la temperatura interna calano decisamente. Sono le 9:17 quando scendo alla fermata di “Torun Glowny”: fa abbastanza freddo, ma non come la mattina precedente e la giornata si promette abbastanza soleggiata. Serve una passeggiata di 1,5 kilometri per raggiungere l’inizio del paese e mi metto in marcia. Il primo momento “wow” ce l’ho già quando attraverso il ponte “Jozefa Pilsudskiego” perchè il sole del mattino illumina la città medievale in maniera incantevole e la invoglia a specchiarsi nelle acque della Vistola. Vedere per credere.
Superato il ponte inizia la visita vera e propria: è abbastanza presto ed in giro non c’è nessuno; i “culi di piombo” della domenica sono ancora a dormire e questo mi facilita molto. Il primo punto di interesse che incontro è la Krzywa Wieza; scritto così chissà cosa può sembrare, ed invece significa semplicemente “Torre Pendente” perchè effettivamente lo è (quindi non è la mia foto ad essere storta 🙂 ). Pochi passi ancora e, voltandomi, anche lo stesso ponte mi regala una visione niente male.
Dopo aver fatto due passi seguendo il corso d’acqua ed aver superato un’ancora travestita da opera d’arte è il momento di superare le imponenti mura e di entrare in paese attraverso la Porta Klasztorna. Uno sguardo intorno a me è sufficiente per capire che ciò che sto per esplorare è sì un agglomerato urbano antico, ma mantenuto in perfetto stato. La pavimentazione è completamente acciottolata ed in certi tratti è pure difficile camminare, ma va bene così. Torun è famosa anche per aver dato i natali a Niccolò Copernico, nome che abbiamo ovviamente italianizzato per comodità; infatti è qui presente la sua casa-museo che è la prossima attrazione nella mia lista. Infine, per concludere questo mini-blocco, non ci può essere niente di meglio della Cattedrale: è talmente grande da non entrare tutta quanta nell’immagine che segue. Mi rendo conto io per primo che dal vivo comunque è tutta un’altra cosa.
Già che ci sono, torno verso il fiume per osservare altre cose interessanti: inizio col Teatro Musicale Kujarsko-Pomorski, ma non scatto nessuna fotografia perchè il lato destro di questo edificio è occupato da impalcature; trovo poi la Porta Zeglarska e la stazione per la misurazione del livello del fiume.
Tocca adesso alla centralissima “Rynek Staromiejski”, ovvero la piazza principale della cittadina. Una parte di essa è dedicata al mercatino di Natale, ma me lo aspettavo. Sulla destra mi accoglie quella che appare una simpaticissima riproduzione in bronzo di un asinello…ma non è tutto oro quello che luccica: infatti si tratta in realtà di uno strumento di tortura/punizione usato nel medioevo; sul dorso veniva piazzata un’asta di metallo contundente sulla quale il malcapitato si doveva sedere con dei pesi ai piedi che lo aiutavano a “spingere” meglio e, se aveva fatto qualcosa di molto grave, a ciò venivano aggiunte anche delle frustate. Oggi tutti i bambini che passano lo vogliono cavalcare…ma è solo la beata incoscienza. Sulla sinistra c’è il Monumento a Niccolò Copernico (eh si…sempre ed immancabilmente lui) e, dietro di esso, c’è il Vecchio Municipio che oggi ospita il Museo Regionale. Quello che prende il nome di “Flisak Monument” è in realtà una fontana (purtroppo non attiva) che attualmente è coperta da lucette pronte ad essere accese quando farà buio; il perimetro della fontana stessa è pieno di rane di bronzo che presumibilmente sono la fonte dell’acqua quando il marchingegno è funzionante. Sempre in zona ci sono il bel palazzo in cui si trova L’Artus Court Cultural Center e la Chiesa dello Spirito Santo. Poi un numero neanche troppo elevato di casupole che vendono un po’ di tutto, dai generi alimentari tipici alle solite cianfrusaglie inutili.
Imbocco ora “Panny Marii” perchè il mio obiettivo è quello di scattare una bella istantanea alla Chiesa di Santa Maria, ma è talmente schiacciata contro gli edifici circostanti che mi devo limitare a guardarla. Noto però l’ingresso del Tribunale di Contea che, pur essendo fuori mappa, mi piace. Torno indietro e, nell’unico angolo di Rynek Staromiejski che mi manca da vedere, incontro Filus, il cane del Professor Filutek (sono entrambi protagonisti di un fumetto di Zbigniew Lengren). Di sicuro non può farmi le feste perchè…è di bronzo.
E’ ora la volta di spostarmi su “Podmurna” dove osservo, seduta sulla sua sedia, la rappresentazione di Elzbieta Zawacka; nata a Torun, ha fatto parte in maniera molto importante dell’esercito polacco durante la seconda guerra mondiale (insignita per questo della croce al valore) per poi passare all’attività di docente, sicuramente più tranquilla. Il tour prosegue poi con il piccolo Museo dell’esploratore/giornalista Tony Halik (ringrazio sentitamente gli automobilisti che, pur di trovare un posto, parcheggerebbero anche sopra le loro madri) e con il Planetarium, prima di imbattermi nel bel Teatro “W. Horzycy”.
Una brevissima camminata mi conduce verso il prossimo “lotto” di punti di interesse. Il primo è il moderno Centro d’Arte Contemporanea (sarà utile ciò che vi succede all’interno, ma esternamente è un palazzo come un altro); il monumento a Giovanni Paolo II si trova poco lontano e merita di essere visto. Attraverso la strada e ciò che trovo non funzionante (ma me lo aspettavo) è la Fontana “Cosmopolis” situata poco dopo il memoriale per Stefan Laszewski (avvocato e giudice che si è distinto durante l’indipendenza della sua nazione). Il parco dirimpettaio non ha niente di importante tranne il monumento a Jozef Pilsudski, eroe nazionale e padre della riconquistata indipendenza polacca.
Adesso si cambia zona: ripassando davanti al Centro D’arte Contemporanea prendo “Aleja Solidarnosci”. Qui vedo sulla destra il Museo Etnografico e sulla sinistra il JORDANKI Cultural Center, sede anche della Torun Simphony Orchestra. Poi metto in moto i piedi per una discreta camminata che mi porta fino a “Podgorna” dove, esattamente una davanti all’altra, osservo la Chiesa di Nostra Signora della Vittoria e la piccola Chiesa Ortodossa di San Nicola. L’offerta di questa parte si conclude con la Chiesa Cattolica Romana di Cristo Re.
Un altro lungo spostamento mi conduce verso l’ultima fetta di Torun che ancora mi manca; ho strutturato un vero e proprio giro in modo tale da ricollegarmi col centro storico dopo aver toccato anche l’estrema periferia. Il Monumento al Generale Jozef Haller mi apre la strada verso la bellissima Chiesa di Santa Caterina che osservo da tutte le angolazioni possibili; di fronte ad essa c’è una statua della Madonna col Bambino.
Una sola via mi separa da Rynek Nowomiejski e non mi faccio certo pregare per andarci; una volta lì ho due cose da vedere: la Chiesa della Santissima Trinità al centro della piazza e la Chiesa di San Giacomo che fa angolo fra “Szpitalna” e “Swietego Jakuba”. Successivamente, poco dopo essere uscito dalla piazza, ho davanti il singolare Teatro “Baj Pomorski”.
Da qui in poi l’atmosfera medievale, se non fosse ancora sufficiente, si infiamma del tutto. Si inizia con qualcosa di soft (più che altro un vezzo) composto dalle “Sedie del Comandante” per poi proseguire con le rovine del Castello Teutonico; una parte di esse è visitabile gratuitamente, mentre per entrare a vedere il niente (però’ franato…) bisogna pagare un biglietto.
Un Drago di Ceramica è il mio prossimo punto di sosta: si tratta di un piccolo drago che rievoca l’apparizione di una creatura ben più grande dalle parti di Torun dal 1746; pare ci siano stati addirittura testimoni oculari all’epoca che hanno raccontato la loro versione dei fatti. L’unica verità in questo momento è che questo cosetto non farebbe paura neanche ad un gatto 🙂 . Nella medesima direzione trovo anche il “Museo del Pan di Zenzero” (una specialità locale) e la piccola Cappella Evangelica Asburgica.
Guardo l’orologio ed è finalmente ora di pappa…o meglio…sono le 15:00 passate ed ho finito il percorso diurno solo adesso. Con mia grande sfortuna tutti i kebab che trovo per strada sono piccoli, hanno pochi posti a sedere e sono colmi di gente; ma io sinceramente ho bisogno di tempo e tranquillità per mangiare in pace e riposarmi le gambe senza l’assillo che arrivi qualcuno a reclamare il tavolo. E’ così che finisco nel McDonald che ha il vantaggio di poter ordinare in autonomia col menu digitale. So bene che restando lì un’oretta sarei uscito col buio (memore dell’esperienza di ieri) ma lo faccio di proposito perchè mi manca solo vivere Torun in notturna. Ovviamente non ammorberò nessuno raccontando lo stesso giro per la seconda volta; mi limito solamente a postare una carrellata di fotografie.
Arrivato a questo punto posso dire che è davvero tutto; ho anche apprezzato lo spettacolino che alcune ragazze locali hanno inscenato su un piccolo palcoscenico in Rynek Staromiejski per festeggiare il clima natalizio con balli che più scoordinati non avrebbero potuto essere…per cui cosa voglio di più? Faccio marcia indietro e percorro il kilometro e ottocento metri che da qui mi separano dalla stazione. Devo dire che da quando il sole è calato fa un freddo niente male, ma ormai manca poco alla fine del viaggio e sopporto. L’intercity che mi porterà a Varsavia Centralna è diretto, così ho modo di farmi un paio d’ore abbondanti di sonno. Quando arrivo nella capitale polacca sono le 22:00 circa; devo cercare la stazione “Srodmiescie” che è parzialmente collegata a quella in cui mi trovo tramite un sottopassaggio. Il bello arriva quando esco dal tunnel e devo percorrere gli ultimi metri all’aria aperta: durante la giornata è caduta la pioggia e quindi la pavimentazione si è bagnata; col calare delle temperature verso la nottata, tale acqua si è trasformata in ghiaccio rendendo impossibile camminare senza problemi. Per poter andare avanti senza scivolare e fare rovinose cadute per terra occorre sciare sulle suole, e va fatto pure con molta cautela. Ogni tanto sento un tonfo dietro di me e voltandomi vedo qualcuno faccia a terra. Memore del mio infortunio alla tibia che non è ancora guarito del tutto non posso assolutamente permettermi di fare la stessa fine perchè rischierei di brutto. Pian piano riesco ad entrare nell’atrio della stazione e lì i guai finiscono. Scendo al binario numero 3, acquisto il ticket alle macchinette elettroniche e prendo la linea suburbana “S2” con destinazione Aeroporto Chopin. Mi siedo prima su una delle tante sedie libere della sala partenze per poi, verso mezzanotte, recarmi al “mio” bar di fiducia che mi permette di stare quanto voglio su di un morbido divanetto con tavolino davanti giusto giusto per una persona e presa elettrica a disposizione, ovviamente effettuando una consumazione (per me birra locale alla spina da 0,5 litri ed un pezzo di torta buonissima). E’ così che, davanti al mio calcio manageriale, passo la nottata che mi accompagna al volo delle 6:05 per Roma Fiumicino. Sonno clamoroso durante il volo e, una volta in Italia, Terravision per Termini e metropolitana direzione ufficio senza passare da casa. Per riposarmi come si deve necessito di attendere ancora qualche ora.
Così anche questo viaggio breve giunge al termine. La conclusione: Poznan è decisamente qualcosa di più del quartier generale dell’insulsa nazionale italiana di calcio agli europei. E’ una città vera e propria (la quinta della Polonia) con 567.000 abitanti e soprattutto tante cose da vedere ed apprezzare. Torun sembra piccola, ma in realtà non lo è affatto: ha oltre 200.000 abitanti; basti pensare che tanti capoluoghi di provincia italiani ne hanno molti di meno. Però a me è apparsa come una sorta di gioellino, motivo per cui ho scelto questo aggettivo nel titolo del post. Passeggiare per i suoi vicoli fa tornare indietro nel tempo, anche se ogni luogo è tenuto talmente bene da sembrare nuovo. Questo significa letteralmente valorizzare ciò che si ha, esattamente quello che il 90% d’Italia non fa perdendo una marea di introiti turistici. Durante il mio giro a Torun ho sentito alcune persone parlare italiano, perciò qualcuno che non cerca sempre le solite località esiste e questo mi dà soddisfazione. Consiglio vivamente di organizzare un giro da queste parti perchè sarebbe un peccato perdere tutto questo.