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Quinta tappa del mio Tour di ferragosto 2020 in Portogallo: questo pomeriggio e nell’intera giornata di domani ho in programma di visitare la città di Porto, seconda per importanza della nazione lusitana ma…terza per popolazione. I puntini di sospensione solitamente servono per sottolineare un’anomalia: la medaglia d’argento per numero di abitanti ce l’ha Vila Nova de Gaia, località semi-sconosciuta che si trova esattamente di fronte a Porto (al di là del fiume Douro) e che con essa è collegata tramite un ponte. Nulla avrebbe vietato di unire le due realtà in un’unica grande città, ma la politica è una materia indecifrabile quasi come la religione. La mappa mi dice che il tempo da me stanziato sarà sufficiente per vedere tutto quanto, ma stavolta un imprevisto mi porta via un paio d’ore abbondanti che, alla fine dei giochi, non mi permetteranno di recarmi presso i punti di interesse situati sull’Oceano Atlantico. Tutto il resto però l’ho passato al setaccio come mio solito. Premetto che ho grandi aspettative e spesso quando parto gasato vengo via deluso almeno in parte. Per sapere se anche stavolta sarà così non resta altro da fare che leggere com’è andata…
Lunedi 17 agosto: sono le 13:05 quando entro nella stazione urbana di Coimbra, ultima città girata in lungo ed in largo. Ho un nuovo trasferimento e stavolta è un tantino particolare: alle 13:20 avrò un treno di raccordo che mi condurrà in neanche cinque minuti a Coimbra-B, fermata dedicata ai convogli ad alta velocità. Alle 13:33 avrò un Intercity con arrivo a Porto-Campanha (si legge con l’accento sulla “a” finale) previsto per le 14:46 ed infine alle 14:56 avrò un treno locale che mi condurrà a Porto-Sao Bento, in pieno centro. Mi viene in mente lo sfacelo dei trasporti nostrani ed ho molta paura di quei due cambi così ravvicinati (in Italia non acquisto mai coincidenze inferiori a 30 minuti perchè c’è il rischio altissimo di perdere il viaggio a causa dei continui ritardi che si verificano per manifesta incapacità di gestione). Per tale motivo mi era anche balenata l’idea di arrivare a piedi a Coimbra-B eliminando una tratta, ma non l’ho fatto; nessuno mi cancella dalla mente l’incredibile puntualità dimostrata dai portoghesi nei primi quattro giorni di permanenza, per cui decido di dargli fiducia e faccio bene perchè tutto continua ad andare con una precisione maniacale. Ai tre quarti di percorrenza noto che sto per passare dalla località di Espinho e che per la prima volta potrò avvicinarmi molto all’Oceano Atlantico, talmente tanto da poterlo vedere a poche decine di metri; mi preparo per l’avvenimento che dovrebbe succedere subito dopo la prossima galleria. Non so spiegare il motivo, ma appena il treno mette il naso fuori da quel tunnel mi trovo nel bel mezzo di un violento acquazzone. All’ingresso della galleria c’erano semplicemente delle nuvole in cielo, mentre all’uscita c’è un clima novembrino…peccato che sia metà agosto. Altro che visione del mare! Qui rischio di veder andare tutto a rotoli se continuerà così ancora a lungo. Manca ancora un po’ a Porto, quindi spero che i kilometri che mi separano dalla destinazione finale portino risultati migliori, ma non è così. Effettuo l’ultimo cambio ed arrivo alla stazione di Sao Bento alle 15:00 spaccate: fuori continua a piovere incessantemente; in più tira vento e fa pure freddo. Il salone della biglietteria è stracolmo di gente che, come me, è stata presa alla sprovvista. Non mi resta altro da fare che attendere fiducioso che spiova, conscio del fatto che ogni minuto che passa in questo modo mi mancherà per completare la visita. Colgo l’occasione per prendere confidenza con gli “Azulejos” qui presenti che, col senno di poi, troverò spessissimo in giro per la città; è un particolare ornamento composto da piastrelle di ceramica smaltate e dipinte ed è usato tipicamente in alcune regioni della penisola iberica.
Se ne va in fumo un’ora piena, ma alla fine la tempesta si placa: le precipitazioni finiscono, ma resta l’aria piuttosto fresca e pungente. Prendo coraggio e vado nella speranza che non ci sia un bis, altrimenti andrà davvero tutto a farsi benedire. L’inizio è subito col botto grazie alla “Chiesa de Santo António dos Congregados”; La “Statua do Ardina” (venditore di giornali perennemente all’ombra perchè coperto dagli alberi 24 ore su 24) mi apre la porta per Praça da Libertade, un’ampia area urbana che ha importanti palazzi come perimetro; peccato per le troppe impalcature attualmente presenti. Qui vedo il “Monumento Equestre a Pietro IV di Portogallo” e la cosiddetta “Statua O Porto” ubicata sulla sinistra.
Il prossimo blocco pedonale cambia nome e diventa Avenida dos Aliados: ospita due opere di Henrique Moreira, vale a dire la “Fonte da Joventude” e la scultura chiamata “Abundancia”. Segue la Fonte dos Aliados che altro non è che una vasca piena d’acqua senza particolarità. La “Camara Municipal” (il palazzo del Comune) è davvero bello ed ha davanti il “Monumento a Almeida Garrett”.
Subito dietro c’è una piazza più piccola, ma assolutamente degna di nota perchè ha al suo centro la “Fontana do Laranjal” seguita dalla “Chiesa da Santíssima Trindade”. Sono due gioielli uno dietro l’altro e meritano un blocco tutto per loro.
Poche decine di metri e vedo la stazione di Trinidade, snodo importantissimo della metropolitana locale; in pratica tutte le linee che compongono questo tipo di trasporto passano di qui, compresa quella che conduce all’aeroporto e che mi servirà l’ultimo giorno per tornare a casa. Prendere nota è quindi il minimo che posso fare. Una deviazione verso sinistra mi regala la prima salita della giornata: verso la fine del percorso noto la piccola “Capela dos Pestanas” e la osservo. Spunto direttamente su Praça da Republica e, nonostante sia un mezzo pantano a causa della pioggia caduta fino a poco fa, la esploro lo stesso stando attento a non sporcarmi le gambe dei pantaloni. Qui ci sono nell’ordine: il “Monumento al Dio Bacco”, il “Monumento al Padre Americo”, il “Busto per il Generale Antonio Pires Veloso” ed il “Monumento alla Repubblica”.
Faccio il giro del successivo isolato e mi trovo davanti l’imponente “Chiesa da Lapa”, dopo di che inverto la marcia per cambiare zona. Facendo ciò passo davanti ad un Pingo Doce (catena di supermercati locale che già conosco per aver fatto acquisti nei giorni passati) e lo memorizzo poichè non dovrebbe essere troppo lontano dalla camera che ho prenotato per stanotte. Dopo diversi spazi aperti entro per la prima volta in strade ben più strette che presentano allo stesso tempo sia angoletti particolari che dettagli poco curati e lasciati a loro stessi. La “Chiesa Metodista do Mirante” è carinissima ed il fatto che sia posizionata davanti ad una piazza/parcheggio passa in secondo piano.
In Praça de Carlos Alberto c’è prima la “Statua del Generale Humberto Delgado” e poi al centro il “Monumento ai Caduti della Grande Guerra”. Ancora avanti entro in Praça de Gomes Teixeira dove trovo la “Sede del Rettorato dell’Università di Porto”, la “Fontana dei Leoni” e soprattutto la “Chiesa do Carmo” il cui fianco destro è decorato con gli azulejos, particolare che fa restare a bocca aperta.
Guarderei quelle piastrelle per ore, ma non ho tutto questo tempo a disposizione, così sono costretto ad andare oltre. Da qui prendo Rua das Carmelitas quasi per caso e solo perchè passandoci raggiungerò il mio prossimo obiettivo senza fare troppi giri pindarici. Noto una fila kilometrica di persone in attesa e non riesco a capire che cosa ci sia di tanto interessante. Ovviamente la coda mi avrebbe scoraggiato dall’entrare anche se ci fosse stato tutto l’oro del mondo, ma comunque mi fermo e cerco di capire. Quando vedo che tutta quella gente è li addirittura da mezza giornata per una stupido buco di libreria e che per acquistare il fast track ha pagato ben 16,90 euro mi vengono i brividi lungo la schiena. Nella mia mappa di Porto studiata a casa ci sono ben 154 punti di interesse (mica uno solo…), ma neanche mi sono sognato di includere questo; vedendo le foto non posso negare che sia una cosa non usuale, ma non vale nè la cifra richiesta nè l’attesa necessaria per entrare. Me ne vado letteralmente basito e sono sempre più convinto di essere un alieno che si trova sul pianeta Terra per puro caso perchè i gusti della popolazione media non hanno niente a che fare con i miei. Dedico la mia attenzione a qualcosa di decisamente migliore: la “Chiesa dos Clerigos” e la sua “Torre” non si possono mancare. Discorso ben diverso per la “Capela de Nossa Senhora da Silva”: non ci si perde poi molto se la si salta. Mentre lascio questo posto riesco a scattare una foto al volo ad uno dei tram storici della città che mi ospita.
Osservo la “Statua per il Vescovo Antonio Ferreira Gomes” e poi entro nel Jardim da Cordoaria, area verde dove affaccia il retro dell’edificio che ospita la Sede del Rettorato dell’Università di Porto visto poco fa; nel lato B c’è il Museo di Scienza e Storia Naturale. Il giardino è punteggiato di monumenti ed i personaggi importanti ad essere rappresentati sono “Ramalho Ortigao” e “Antonio Nobre”. Ci sono poi altri tre soggetti di tutt’altra natura, ovvero “il Ratto di Ganimede”, “Flora” e “Treze a Rir uns dos Outros”. Quest’ultima opera è composta da una serie di quattro panchine che in totale mostrano tredici figure in posizioni diverse, ma tutte con la risata in volto come caratteristica comune; difficilmente ho visto qualcosa di così brutto. Pare sia stato un regalo…ma se lo avessero fatto a me lo avrei senza dubbio riciclato 🙂
Al di la della carreggiata è la volta di osservare la “Fontana di Porta do Olival” che fa parte di un edificio ben più grande e che non passa certo inosservato: si tratta del “Centro Portoghese di Fotografia”. A pochi passi, chiusa in un angoletto, vedo la scultura che prende il nome di “Amor de Perdiçao” che, in maniera abbastanza originale, rende omaggio all’autore dell’omonimo romanzo Camilo Castelo Branco. Chiudono l’area la “Chiesa de São José das Taipas” e l’imponente “Tribunale di Porto” che metto nel mio album dei ricordi.
Costeggio un lato del Jardim de Cordoaria ed arrivo davanti al “Monumento a Julio Dinis” ubicato nei pressi di un incrocio. Proprio li c’è un palazzo gigantesco…una sorta di casermone, per capirci…del quale, anche facendo del mio meglio, non posso fotografare nient’altro che l’ingresso: si tratta del “Museo del Centro Hospitalar di Porto”. Più avanti ecco il “Monumento a Abel Salazar” posto all’inizio di un nuovo parchetto.
La passeggiata seguente mi permette di vedere il “Busto di Arthur Wellesley” ed il “Museo Nazionale Soares dos Reis” prima di superare un cancello ed entrare nei Giardini del Palazzo di Cristallo. E’ un’area verde abbastanza grande che ha al suo interno diverse fontane, un laghetto e cortili abbastanza curati con piante tagliate ad arte. Noto la presenza di pavoni e galline, oltre che la classica scritta “Porto” a caratteri cubitali (massima gioia di ogni turista) e la “Super Bock Arena – Pavilhao Rosa Mota” (un palazzetto dello sport che prende il nome di una birra locale che sicuramente ha contribuito economicamente alla sua realizzazione). C’è anche un punto panoramico che sarebbe superbo, ma le condizioni meteo di oggi lo rendono tetro e spettrale. Cammina cammina all’interno dei giardini esce fuori anche il “Museo Romantico da Quinta da Macieirinha” che ribattezzo subito Museo Timido perchè si nasconde dietro agli alberi in maniera imbarazzante.
A questo punto il navigatore mi indica una strada lunghissima per raggiungere il prossimo obbiettivo prefissato, ma in linea d’aria si trova molto vicino e sembra sia sufficiente scendere verso il fiume per arrivarci. Non mi dò pace perchè mi pare impossibile che non esista alcun collegamento diretto ed alla fine vinco io: una stradina stretta e dalla parvenza di antico mi incuriosisce; la prendo e dopo una cinquantina di metri mi rendo conto che è la mia salvezza. La seconda notiziona è che è in discesa, perciò la percorro come una scheggia mentre due ragazze che incrocio nel senso opposto hanno un fiatone degno di un maratoneta. Detto fatto, ecco davanti a me la “Chiesa Paroquial de Massarelos”. L’ultimo sforzo per oggi in questa direzione serve per scattare una foto decente del “Ponte de Arrabida”, ma come ho scritto poco fa…purtroppo il gioco non vale la candela perchè sembra più il ponte di Silent Hill.
Per la prima volta sono sulla riva del Douro, corso d’acqua che nasce in Spagna dove è conosciuto come Duero. Rendo omaggio a questo evento camminando lungofiume per un discreto tratto e contemplando la vista che offre nonostante tutto. Ricomincio ad intercettare i punti di interesse segnati sulla mia mappa a partire dal “Palazzo della Alfandega” (della dogana, tradotto in italiano) che è un altro edificio mastodontico che fatico non poco a far entrare nell’obiettivo della reflex. Dall’altro lato della strada c’è il “World of Discoveries”, un museo interattivo e un parco tematico. Restando in tema multimediale, a poche decine di metri ci sarebbe il Look at Porto (un cinema 5D che proietta la storia della città) ma è chiuso. Mi consolo così con la vicina “Chiesa di Sao Pedro de Miragaia”.
Da qui iniziano sia una nuova salita e sia un tratto di città da ammirare tramite gli stretti vicoli dai quali è formata. Guardo ciò che rimane oggi della Muralha Fernandina (mura risalenti al 1300) e poi passo alla “Chiesa di Sao Joao Novo” che per le sue dimensioni fa quasi fatica a trovare spazio in questo vecchio quartiere. Un altro strappo mi accompagna fino alla “Fontana di Rua das Taipas” mentre la successiva “Chiesa de Nossa Senhora da Vitória” la devo immortalare come viene perchè ha la facciata talmente appiccicata agli edifici di fronte che credo non si possa fare di meglio. In loco ci sarebbe anche il Miradouro da Vitoria, ma mi basta avvicinarmi per capire che non è aria (caro meteo…non finirò mai di ringraziarti).
La prossima discesa mi accompagna fino alla bellissima Praça do Infante Henrique; sono pronto ad ammirare e depennare altre cose sulla mia mappa, ma inizia a piovere con una certa intensità fin da subito. Non vedo altri ripari se non la tenda di un negozio e, anche se mi pare brutto coprire la vetrina, non ho scelta e vado lì. Adocchio un punto in cui non disturbo nessuno e faccio una corsa per raggiungerlo; guardo l’orologio e sono le 18:50 mentre spero che questo rovescio sia opera solo di una nuvolata passeggera. Non è così e lo capisco alle 19:20 perchè dopo trenta minuti il cielo non ha alcuna intenzione di pensare ad altro. Riguardo me…beh…sono a più di due kilometri in salita dalla camera prenotata e prima di arrivarci devo anche comprare la cena al supermercato che dista ulteriori 600 metri. Tiro fuori gli impermeabili dallo zaino (uno per me ed uno per lui) e mi metto l’anima in pace: mi serviranno oltre trenta minuti per arrivare al Minipreço ed altri sette-otto minuti per arrivare all’hotel dopo la spesa. E’ inutile dire che sono bagnato fradicio quando varco la soglia del market e lo faccio di corsa, talmente veloce che dimentico di indossare la maledetta mascherina…cosa che mi pare anche normale vista la situazione. La cassiera nota subito questo particolare e mi riprende; non so spiegare cosa mi fa trattenere dal mandarla a quel paese col biglietto di sola andata, ma nonostante il fiatone, la fatica ed il disagio chiedo scusa con la mano (meglio tenere chiusa la bocca perchè potrebbero arrestarmi) e indosso quell’inutile mutanda facciale. Mi interessa solo uscire da qui prima possibile ed andarmi a riposare perchè oggi ne ho già viste fin troppe; di litigare con la gente lobotomizzata dalle stupidaggini dei governi di tutto il mondo se ne parlerà alla prossima occasione. Alla reception dell’albergo mi presento ancora più grondante d’acqua e lì mi scuso davvero a parole perchè sto sporcando tutto il pavimento, anche se provo in ogni modo a non farlo. Prendo le chiavi, pago e salgo al secondo piano. E’ il 17 agosto ma sento parecchio freddo, per cui accendo il condizionatore a 30 gradi (il massimo possibile) posizionando la modalità su calore e dando tutta potenza. Prima di mangiare e rilassarmi cerco di pulire ed asciugare al meglio i miei abiti umidi, per poi tornare a recitare non so quale santo rosario della giornata perchè la wi-fi non funziona. La cosa davvero brutta è che in questo stesso hotel avrò una nuova prenotazione tra due giorni, per cui va di male in peggio poichè già so che il problema della connessione non verrò risolto. Quando mi sento meglio dò occhiate fugaci alla finestra e capisco che pioverà tutta la notte senza sosta. Alla fine dei giochi, tra l’arrivo a Porto e questo fine serata…ecco come ho perso le due ore abbondanti di visita delle quali parlavo nella premessa di questo post. Gioco col mio calcio manageriale fino a quando prendo sonno, al resto penserò domani.
Martedi 18 agosto: la sveglia è impostata per le 7:30; la mia idea è quella di sfruttare al massimo questa giornata per cercare di ovviare agli imprevisti di ieri. La prima cosa che faccio è verificare la situazione meteo: per terra è tutto bagnato, il sole non c’è, ma almeno non sta piovendo. La visione che appare dal vetro della finestra è incredibile per il periodo: sembra di essere in pieno inverno; c’è talmente tanta umidità nell’aria al punto da poterla vedere ad occhio nudo. Ripongo le mie cose ed esco prima possibile perchè l’ottimismo è una caratteristica che un viaggiatore deve sempre avere. Mi dirigo in Praça do Marques de Pombal dove trovo una fontana al centro del giardino, ma l’obiettivo principale qui è senza dubbio la “Chiesa Paroquial de Nossa Senhora da Conceiçao”; con un po’ più di luce e meno nebbia sarebbe stata un vero spettacolo.
Questa che sto setacciando è una parte periferica, per cui i punti di interesse sono pochi e abbastanza distanti tra loro. La passeggiata mi porta prima davanti alla “Capela de Sao Crispim” e poi alla “Chiesa di Santo Antonio das Antas”. I calciofili come me, leggendo l’ultima parola della frase precedente hanno già capito dove mi trovo, ovvero molto vicino allo “Stadio do Dragao” dove gioca le partite casalinghe la squadra più famosa e blasonata della città: il Porto FC. E’ molto presto ed ogni varco è chiuso, ma me lo aspettavo; cerco di guardare all’interno da qualsiasi pertugio possibile e qualcosa riesco a vedere. Giro tutto il perimetro del catino fino al solito “Museo”, ormai un classico per i teams che hanno trofei da mostrare.
Disastro: sto per lasciare l’impianto sportivo quando ricomincia a piovere! Dato che qui ho un riparo eccellente aspetto fiducioso che le precipitazioni smettano, ma non succede subito. Quando si placano un po’ e diventano sopportabili mi rimetto in marcia. Per un po’ di tempo dovrò fermarmi sotto tettucci di fortuna quando l’intensità della pioggia aumenterà, quindi più che una visita di piacere diventa un mezzo calvario. In questo trambusto passo davanti al “Centro de Arte Casa Sao Roque” e lo fotografo. Raggiungo poi la “Capela de Montebelo” e la bellissima “Chiesa Paroquial do Nosso Senhor do Bonfim”, anch’essa rovinata dalle condizioni meteorologiche.
La prossima tappa è l’edificio che ospita il “Museo Militar”; nel parchetto adiacente vedo “l’Omaggio a Virginia Moura”. Prendo Rua do Ferreira Cardoso e trovo il “Busto per Camilo Castelo Branco” e la “Statua di “Alfonso Costa”. Seguono due piccoli spazi verdi: Jardim do Campo 24 do Agosto è caratterizzato dalla presenza di un laghetto con semplici zampilli d’acqua al suo interno mentre Jardim de Moreda si pregia del “Monumento al Viajante Profissional de Vendas”.
Nel frattempo, anche se sembra incredibile, la giornata si sta rimettendo sui giusti binari: non piove più e le nuvole si stanno aprendo lasciando spazio ad un po’ di luce solare. Raggiungo il Jardim Marques de Oliveira: al suo interno ha il busto dedicato a colui che presta il nome a questa area, il “Busto per Antonio Carvalho de Silva-Porto”, una fontana, un “Gazebo di metallo” e la “Fonte de Sao Lazaro”; poco al di fuori noto il palazzo della “Biblioteca Pubblica Municipale” e la “Chiesa de Nossa Senhora da Esperanca”. Qualche decina di metri più avanti ho l’opportunità di osservare la “Chiesa Ortodossa Russa di Porto”.
Una delle caratteristiche più famose di Porto è la presenza di ponti più o meno particolari sul fiume Douro; sono diretto proprio verso il corso d’acqua e avvicinandomi non posso fare a meno che confermare ciò che si dice. Chiedo informazioni ad un passante per capire quale sia il miglior punto di osservazione possibile, ma non mi risponde; è tutto rosso ed immerso nei suoi pensieri. Poco male, farò da solo come al solito.
Dato che non tralascio mai nulla, anche se è fuori mappa osservo “l’Omaggio as Carquejeiras” (ho cercato la traduzione di questo termine on-line ma non ce n’è neanche l’ombra) prima di immortalare il “Ponte Infante D Henriques” che forse è il meno bello tra tutti. Dopo averlo visto decido di camminarci fino a raggiungerne il centro e da li ho una visuale privilegiata sul Ponte Maria Pia da una parte (ma la foto non viene bene perchè soi fonde col Ponte de Sao Joao ubicato subito dietro) e sul ben più famoso “Ponte Dom Luis I°” dall’altra. Già che ci sono butto lo sguardo anche sul “Mosteiro da Serra do Pilar” che si trova sulla riva opposta del fiume, a Vila Nova do Gaia.
Mi rimetto in marcia e, passando per Rua do Sol, ipotizzo da qualche misero particolare che in un appartamento al primo piano del palazzo che costeggio ci abiti un tifoso del Porto FC…tiro giusto ad indovinare:
Alla fine della strada si forma un incrocio con Rua de Sao Luis e la piccola “Capela dos Alfaiates” regala un bel colpo d’occhio. Non l’avevo segnato sulla mappa, ma lo fotografo lo stesso perchè mi piace: sto parlando dell’edificio che ospita “l’Università Lusofona”. Al di la della carreggiata vedo la “Statua di Arnaldo Gama” ed una nuova parte di quelle che furono le “Antiche Mura” della città. La vicina Chiesa di Santa Clara è senza infamia e senza lode.
In Praça da Batalha mi aspettano il “Teatro Nacional Sao Joao” ed il “Monumento a Re Dom Pedro V°”. Poi, almeno a mio parere, c’è una cosa meravigliosa: la “Chiesa di Sant’Ildefonso” mi lascia senza parole. Neanche conto il numero delle foto che scatto perchè voglio essere sicuro al 101% di portare a casa la miglior immagine possibile. Con ancora gli azulejos negli occhi per ciò che ho appena visto mi butto su Rua de Santa Catarina, probabilmente la via più bazzicata di questa località. Sicuro che difficilmente avrei trovato qualcosa di meglio dell’edificio religioso di poco fa, ecco che spunta la “Capela das Almas” che è completamente rivestita dalle ormai famosissime piastrelle smaltate. Dieci e lode davvero.
Il famoso Mercato Bolhao è vittima dei lavori di ristrutturazione, per cui passo e via. Il “Teatro Municipal do Porto-Rivoli” non mi fa nè caldo nè freddo; già che sono in zona colgo l’occasione per osservare due statue equestri che prendono il nome di “Corceis” nate dalla mano dell’artista Joao Fragoso. Il successivo “Teatro Sa Bandeira” mi fa spuntare nuovamente davanti alla stazione di Sao Bento.
Prendo Rua de Mouzinho da Silveira e ci trovo la “Fonte Monumental” che prende il nome della via dov’è ubicata. Poi, cammina cammina, metto il naso in una zona che mi è molto familiare, ovvero Praça do Infante D. Henrique. E’ qui che ieri sera poco prima delle 19:00 ho dovuto interrompere bruscamente il giro beccandomi un acquazzone che non mi dimenticherò facilmente. Ora la situazione è ben diversa, così riprendo da dove avevo lasciato. Il “Palacio da Bolsa” è veramente degno di nota ed al suo fianco la Chiesa Monumentale di Sao Francisco è tanto bella quanto difficile da immortalare a causa della sua posizione. Va meglio con la “Chiesa Paroquial de San Nicolau” e con la “Statua dell’Infante Dom Henrique” che occupa esattamente il centro della piazza.
Faccio una toccata e fuga davanti al Museo del Vino e spunto su una parte del lungofiume molto turistica: ci sono tanti localini stracolmi di turisti ed indigeni intenti a mangiare e bere come se non ci fosse un domani, più alcune barche in partenza per mini-crociere sul Douro. Vedo la piccola “Capela de Nossa Senhora de O” e il Museo Casa do Infante distanziati di pochi metri l’uno dall’altro. Il colpo d’occhio che si ha da qui sul Ponte Dom Luis I° è favoloso.
Ancora qualche passo ed osservo la “Fonte do Cubo” e la “Fonte de Sao Joao”. Faccio una cavolata enorme che pagherò più tardi: calcolo male il percorso ed invece di proseguire nella medesima direzione seguo la strada (o per meglio dire…la stradina in salita) che mi porta alla “Chiesa dos Grilos”.
Mi appresto ad affrontare altre scale, ma quando arrivo in cima trovo ciò che mi ripaga della fatica. La “Fontana do Pelicano” e la “Torre de D. Pedro Pitoes” fanno da apripista per la “Sè do Porto” (la Cattedrale) con annesso “Museo del Tesoro”. Di fronte svetta l’ormai solito “Pelourinho” che ho imparato a conoscere un po’ in tutte le località del Portogallo visitate finora. Completano il cerchio il “Palazzo Episcopale”, la “Statua di Vimara Peres” e la “Fonte do Anjo”. Già che ci sono colgo l’occasione per scattare un’istantanea anche ai tetti della città ben visibili da quassù.
Dopo quella bellissima scorpacciata arriva la fregatura: mi rendo conto dalla mappa che mancano cinque punti in zona: per la “Capela Nossa Senhora das Verdades” non va male perchè è qui vicina, ma gli altri quattro sono tutti sulla sponda del fiume Douro. Organizzando meglio la passeggiata mi sarei risparmiato una discesa e soprattutto una salita in più…mannaggia a me. Comunque sia non mi tiro indietro e riesco a portare via i ricordi “dell’Elevador Lada Ribera”, della “Capela da Lada”, del “Monumento ao Duque da Ribera” e delle “Colonne del Vecchio Ponte Sospeso”. Ci metto anche una terza foto del Ponte Dom Luis I° che non stanca mai, più una serie di edifici qui ubicati che mi piacciono molto.
A questo punto non mi resta altro da fare che guardare l’orologio: come ho immaginato fin dall’arrivo in città ed ancora dopo l’acquazzone della serata di ieri non ho tempo a sufficienza per fare tutto ciò che avrei voluto. Capisco che non potrò andare nella zona dell’Oceano Atlantico che ovviamente setaccerò ad una prossima occasione perchè a Porto tornerò sicuramente per usarla come base per nuovi spostamenti. Ho a disposizione circa tre ore prima del prossimo trasferimento, così decido di andare alla stazione di Sao Bento per acquistare i biglietti necessari. E’ logico pensare che la card chiamata Viva Viagem comprata ed usata a Lisbona non vada bene qui, ed infatti ne ho la conferma. Occorre comprare la card denominata Andante per gli spostamenti urbani e la card denominata Siga per i viaggi extraurbani. Sono costretto a richiederle entrambe: la prima mi serve per prendere la metro e tagliare così un pezzo a piedi abbastanza lungo, cosa che mi fa risparmiare decine di minuti divenuti preziosi come l’oro; la seconda la userò varie volte da adesso alla fine del mio viaggio in Portogallo ed inizierò più tardi quando lascerò Porto per andare a Guimaraes, ma di questo parlerò dopo. Con i tickets in mano mi dirigo verso la stazione di Trinidade che ho già definito nella prima parte di questo racconto come snodo cruciale del trasporto metropolitano. Prendo la linea che ha come capolinea l’aeroporto e scendo dopo tre fermate intermedie, esattamente a “Casa Da Musica”; percorro per un buon tratto Avenida da França per incontrare prima la “Chiesa Nova do Carvalhido” e poi, decisamente più bella nonostante il sole contrario che mi disturba, la “Chiesa Antica do Carvalhido”.
Raggiungo la Casa da Prelada, un edificio carinissimo che oggi è di proprietà della Misericordia locale ed è adibito ad archivio storico, biblioteca e centro per piccoli eventi culturali. Avete presente cosa significa trovarsi nel posto giusto ma al momento sbagliato? Questa è la rappresentazione pratica di tale teoria: faccio in tempo a riempirmi gli occhi di ciò che desidero fortemente fotografare nell’attimo in cui il guardiano esce dal portone che dà l’accesso al parco antistante e chiude a chiave perchè l’orario di visita è appena concluso. Tocco con mano la delusione per la sfortuna di non essere arrivato prima…perchè sarebbero bastati solo cinque miseri minuti per fare ciò che avrei voluto. Non ho altra scelta se non tornare indietro e la passeggiata sarà lunga, così avrò modo di sbollire un po’. Riprendo con i punti di interesse iniziando dalla “Capela da Ramada Alta” e proseguendo con la “Chiesa de Nossa Senhora de Fatima” e con la “Casa-Museo Marta Ortigaio Sampaio”, che altro non è che un palazzo come ce ne sono tanti sul quale hanno appiccicato sulla facciata una gigantografia che spiega cosa c’è dentro.
Praça de Mouzinho de Albuquerque è un giardino circolare nel quale l’attrazione principale è l’imponente “Monumento agli Eroi della Guerra Peninsulare”. Al di la della carreggiata non si può non notare la stranissima figura della “Casa da Musica”. Inverto la marcia e mi dedico a vedere la semplice “Fonte de Rosalia de Castro” e poi il “Monumento al Muratore”. Un ultimo sforzo mi porta davanti alla “Chiesa Paroquial de São Martinho de Cedofeita” (nuova versione) e poi alla “Chiesa de São Martinho de Cedofeita” (versione antica).
Per tornare indietro verso la stazione di Sao Bento non prendo la metro stavolta, ma vado direttamente a piedi. E’ troppo bello il cielo senza nuvole e col sole lassù in alto impegnato a fare il suo dovere. Gli ultimi trenta minuti li passo tranquillo tra Avenida dos Aliados e Praça de Libertade, in pieno centro; quando giunge il momento di lasciare Porto per un nuovo trasferimento non me lo faccio ripetere due volte e, anche se con estremo malincuore, saluto questa città.
In conclusione di questo lungo racconto posso dire che, nonostante il meteo avverso per l’80% del mio soggiorno, reputo Porto una città davvero bella al punto da far innamorare chi la visita. E’ abbastanza grande, ma allo stesso tempo anche a misura d’uomo. Non è troppo caotica (sarà il periodo della pandemia?) ed ha monumenti, chiese, ponti ed opere d’arte meravigliosi. Vado pazzo per gli azulejos disseminati un po’ ovunque, sia in centro che in periferia, ma credo che questo lo si fosse già capito. Mi sento quindi non di consigliare, ma di raccomandare almeno un week-end qui. Ma chi leggerà i successivi tre posts (quelli che concluderanno il mio primo tour del Portogallo) scoprirà che avendo più tempo ed usando Porto come base si possono visitare tantissimi altri posti a breve distanza e spendendo davvero pochi spicci.