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Seconda tappa del mio tour di ferragosto 2020 in Portogallo; oggi non mi allontano troppo dalla capitale Lisbona poichè Sintra è una località delle immediate vicinanze raggiungibile in treno in maniera facilissima. Viene descritta dai più come sosta imperdibile per chi si trova da queste parti e la curiosità di visitarla è tanta. La prima caratteristica che salta all’occhio a coloro che vedono la mappa del luogo è che la zona in cui ci si reca è una grande area verde dove la natura si è presa i suoi spazi mentre l’uomo, una volta tanto, si è trattenuto dalla voglia di rovinare tutto. Ho letto cose egregie, ma anche che per un giro completo sarebbero necessari due giorni pieni. Io ne ho a disposizione solo uno, per cui in fase di organizzazione mi dedico alla scelta delle attività a mio parere più meritevoli. Cercando di studiare cosa fare si nota pure un altro dettaglio, stavolta meno buono: le parole Sintra e turismo sono sinonimi perfetti: qui si paga per tutto ciò che si decide di fare e niente è escluso perchè si cerca di lucrare il più possibile da una realtà ormai conosciuta e consolidata. Questa cosa, ormai lo si sa, mi lascia sempre molto perplesso. Vediamo com’è andata…
Sabato 15 agosto: mi trovo a Lisbona ed il giorno festivo inizia per me molto presto perchè, per poter incastrare le solite duemila cose, decido di prendere uno dei primissimi treni disponibili in direzione di Sintra. In aggiunta va calcolato che devo acquistare i biglietti autonomamente alle macchinette automatiche (le casse con operatore apriranno più tardi), cosa mai fatta prima d’ora in Portogallo. Sicuramente sarà una cavolata, ma non mi va di rischiare. Mi sveglio all’orario consono per farmi trovare all’interno della stazione Rossio alle 6:30 in punto calcolando che la stanza dove ho pernottato dista circa un kilometro. Riesco nel mio intento ed addirittura ho il tempo di fermarmi durante il tragitto per scattare tre foto che il giorno prima ho dovuto tralasciare per validi motivi. Il ticket è virtuale e si carica su una card locale chiamata Viva Viagem da me acquistata due giorni fa; con una spesa di € 2,25 a tratta risolvo il problema dei trasporti per la mia giornata. Consiglio spassionato: per coloro che odiano i mezzi pubblici e che sono fissati con le macchine a noleggio dico di non scegliere questa soluzione per andare a Sintra; in pieno periodo di pandemia (e quindi con molti meno turisti del solito) il parcheggio è un’utopia e la possibilità che si formino lunghe code per strada è alta, figuriamoci cosa succede in tempi normali. In poche decine di minuti giungo a destinazione; non sono ancora le 8:00 del mattino e, nonostante sia piena estate, la temperatura è decisamente bassa. La solita maglietta a maniche corte non è sufficiente; devo ovviare indossando una maglia di cotone che uso generalmente per la mezza stagione. Siamo solo in tre al momento: io ed una coppia che sta cercando di orientarsi in qualche modo. Il mio programma è abbastanza semplice: prima vedrò le attrazioni nei dintorni e poi dedicherò l’ultima parte della permanenza alla cittadina. Detta così sembra facile, ma quelli che io definisco “i dintorni” sono punti dislocati qua e la in mezzo al bosco a distanze di kilometri da dove mi trovo. Esistono due modi per raggiungerli: il primo è tramite una serie di bus turistici che viaggiano ad orari fissi e che hanno un rapporto qualità/prezzo terribile; l’altro è quello che usavano gli antichi, cioè a piedi. Ovviamente opto per la seconda opzione, anche perchè permette di tagliare molta strada usufruendo di un sentiero marcato attraverso la boscaglia che è stato definito come cautamente impegnativo; diciamo che chi non ha un minimo allenamento fa fatica. Non ho tempo da perdere e mi metto in marcia: anche se ci passo solo di sfuggita non posso non notare che diverse vie di Sintra sono dilaniate causa lavori in corso, ma ormai a questi disagi ci ho fatto l’abbonamento a vita e non ci resto neanche più deluso. Alle 8:15 entro nel cancello sulla sinistra che dà l’accesso al sentiero di mio interesse, ma solo dopo aver dato un’occhiata al vicino “Parque das Merendas”, un’area attrezzata per permettere ai visitatori di mangiare (come si deduce facilmente dal nome stesso) e passare del tempo in completo relax.
La primissima parte del tragitto è fin troppo battuta e tenuta con cura, ma c’è un motivo: è la via che porta a Vila Sassetti, una costruzione carina ma non eccelsa; tra l’altro lo spazio a disposizione consente di scattare una sola foto decente dell’edificio e mi devo accontentare.
Superato questo punto le cose cambiano: il percorso non è mai totalmente accidentato, ma neanche resta liscio come l’olio come nelle immagini appena mostrate. Ci sono dei tratti abbastanza brevi in cui la salita è più dura, ma alla fine dei giochi non c’è niente di insormontabile. La cosa che mi lascia di stucco è che on-line avevo letto racconti di chi ha visitato questo posto prima di me e si parlava di fontane, giochi d’acqua meravigliosi e chissà quali bellezze. Personalmente non ho visto niente di tutto ciò, ma solo una stradina in mezzo ad un bosco.
Quando raggiungo la via asfaltata sono a pochi metri dal primo obiettivo prefissato: il cancello di accesso al Parque Nacional da Pena. E’ ancora presto e mancano una ventina di minuti prima che vengano aperti i battenti anche se gli addetti sono già in posizione; ne approfitto per riposarmi e per sistemarmi un po’: nonostante il fresco ho subito gli effetti della salita e sono sudato, per cui ci do giù di salviettine umidificate e profumate dove serve. Acquisto il biglietto completo che comprende sia il parco che la visita interna alla maggiore attrazione di Sintra (il Palacio Nacional da Pena) per la cifra di 14 euro pagabili esclusivamente con bancomat o carta di credito. Alzo gli occhi al cielo e noto che c’è un grande problema: l’edificio di mio interesse è quasi completamente avvolto da una coltre di nebbia incredibile e se ne vede un misero spicchio. Posso solo sperare che col passare del tempo migliori la situazione perchè altrimenti dovrò andare via all’orario prefissato con un pugno di mosche in mano. Per raggiungere il palazzo c’è solo da affrontare una nuova salita, tanto ormai…una più o una meno non fa differenza. Più mi avvicino e più i miei occhi riescono a distinguere le particolarità del palazzo: la storia racconta che è stato costruito nel diciannovesimo secolo dove prima sorgeva un convento del quattrocento. E’ un mix pazzesco di colori e stili: per quanto riguarda il primo aspetto dominano il giallo ed il rosso (più una parte più piccola grigia con ornamenti azzurri), mentre per il secondo aspetto si può tranquillamente fare un elenco infinito poichè si parla di barocco, manuelino, arabo, gotico, rinascimentale e chi più ne ha più ne metta. La prima impressione è di essere capitato nel castello di una favola di quelle non convenzionali, ma la realtà è che è tutto vero. Attraverso due porte arabeggianti ed inizio ad osservare l’edificio centimetro per centimetro.
La passeggiata tutta intorno al perimetro del Palacio permette anche una discreta vista sul vicino “Castelo dos Mouros”, altra attrazione visitabile a fronte di un ulteriore ticket. Dalla posizione in cui mi trovo è particolare e non posso negarlo, ma resta pur sempre un edificio semi-distrutto e mi sembra il caso di non approfondire oltre.
Meraviglia delle meraviglie: inizia pure a piovigginare; ebbene si…la ciliegina sulla torta non poteva mancare. Poco male perchè l’esterno l’ho completato, quindi sfrutto la possibilità di visitare l’interno e quindi di ripararmi, oltre che imparare qualcosa di nuovo. Col senno di poi il Palacio me lo aspettavo più ampio ed un tantino migliore; da fuori sembra tanto grande ma, una volta dentro, mi lascia un pizzico di amaro in bocca. Sicuramente influisce il fatto che di residenze del genere ne ho già viste molte fino ad ora; magari per coloro che sono alla prima esperienza la sensazione è diversa. Ecco alcuni scatti:
A questo punto posso dire di aver concluso qui e di poter passare al resto; esco dall’edificio e dedico la mia attenzione al parco che lo circonda. Sono due le zone su cui focalizzo la mia attenzione: la “Vale do Lagos” e la Cruz Alta. Vado per ordine ed inizio dal primo. Alla Vale do Lagos si arriva percorrendo una discesa; la cosa non è del tutto buona perchè dopo dovrò necessariamente risalire per andare via. Durante il cammino mi soffermo ad osservare una “Serra”, una coloratissima “Panchina in Pietra” e la “Fonte degli Uccellini” (fonte dos passarinhos in lingua locale). Giunto a destinazione devo dire che lo spettacolo è buono: in mezzo al verde di tantissimi alberi ci sono un paio di laghetti di piccole dimensioni ed uno po’ più esteso, ma sempre contenuto. Oltre a ciò vedo anche il “Monumento a Dom Fernando II°”. Noto con piacere che la perturbazione sembra allontanarsi, per cui qualche raggio di sole che si insinua tra la vegetazione abbellisce questo luogo. La presenza di cigni ed oche è il toccasana di un po’ tutte le zone come questa.
Saluto anche qui e mi metto in moto per la prossima destinazione; il nome stesso non lascia scampo: la “Cruz Alta” va raggiunta salendo, non ci sono alternative. La strada fortunatamente è ottima. Ma cos’ha di tanto particolare una semplice croce tra le rocce da valere tempo ed energie? Beh…da lassù si ha la miglior visione panoramica possibile del Palacio Nacional da Pena e quindi diventa una fermata immancabile. Una cosa va precisata: per poter godere della vista è necessario arrampicarsi fino alla base della croce stessa. A me va di lusso perchè mi trovo in loco da solo, ma immagino che nello stesso periodo di tempi normali sarebbe stato un casino assoluto. Tanto per non farmi mancare proprio nulla, voltandomi a sinistra il blu dell’Oceano Atlantico mi riempie gli occhi.
Punto dritto verso l’uscita ed ho giusto il tempo per raggiungere il “Templo das Colunas” prima di dire addio a questo posto e ripercorrere esattamente la stessa strada dell’andata, quella in mezzo al bosco.
Quando arrivo a destinazione mi dirigo verso il secondo pezzo forte di Sintra. Inutile dire che le aspettative sono tante e che non vedo l’ora di entrare. Acquisto il ticket del valore di 10 euro e vado. La Quinta de Regaleira è una tenuta di quattro ettari di superficie edificata tra il 1904 ed il 1910. Il megalomane che la acquistò (tale Antonio Augusto Carvalho Monteiro) cercò di abbellirla il più possibile e, dato che oggi la sua ex proprietà (attualmente in mano alla locale amministrazione comunale) è inserita nella lista dei patrimoni UNESCO…pare che ce l’abbia fatta. Insieme al biglietto viene regalata una mappa per orientarsi meglio tra le varie attrazioni, cosa che io non seguo proprio alla lettera e spiegherò il perchè passo dopo passo. Anche se si trova vicino all’uscita decido di cominciare dal Palazzo (merita davvero) perchè in cielo c’è ancora un ottimo sole che lo illumina e non vorrei perdere questa ghiotta opportunità solo per meri motivi di senso di marcia.
Raggiungo il Terrazzo dei Mondi Celesti, che ha come punto di interesse la “Torre do Zigurate”; subito dietro ecco il “Portal do Guardiaes” e fin qui tutto ok.
Mi sposto verso quello che è sicuramente considerato come il punto di interesse più famoso dell’intera tenuta, ovvero il “Poço Iniciatico”. E’ evidente che questa cosa non la so solo io, ed infatti trovo una fila clamorosa di persone in attesa di vederlo, nonostante (non m i stancherò mai di ripeterlo) il numero di turisti presenti sia notevolmente inferiore alla media causa pandemia. Mi unisco alla combriccola ed aspetto il mio turno che arriverà dopo trenta-quaranta minuti abbondanti. La discesa nel pozzo (unica via praticabile per evitare il proliferare dei contagi) è carina, ma non eccelsa. In tutto sono nove piani per circa trenta metri di profondità. Tutto quel tempo passato in coda per cinque minuti quasi non vale la pena, ma bisogna pur lasciare il posto agli altri. Torno all’aria aperta attraverso la Gruta do Oriente che per motivi di sicurezza consente solo questo senso di marcia.
Piccola nota: esiste anche un altro pozzo incompiuto che prende il nome di Poço Imperfeito, ma non è visitabile e si può tranquillamente evitare. Ci sarebbe l’Acquario in zona, ma è in uno stato di degrado che è meglio non approfondire, per cui passo oltre. Una fenditura tra le rocce permette di vedere quella che viene chiamata Cascata, ma che in realtà è composta da un rigagnolo insignificante d’acqua. Sempre causa pandemia è vietata la circolazione nell’area del Laghetto qui presente. Raggiungo così la “Fonte da Abundancia” e la osservo a dovere.
Passo davanti alla “Gruta de Leda” ed alla “Torre de Regaleira” per poi dirigermi verso la “Capela da Santissima Trinidade”. E’ la volta della Casa do Ibis con relativa ed omonima fontana. Nel medesimo punto ci sono il lago e la “Gruta del Labirinto”: particolare il colpo d’occhio, ma anche ciò potrebbe essere tenuto meglio rispetto a come lo vedo. Chiudono il cerchio alcune sculture.
Esco dalla Quinta de Regaleira con tanta tanta delusione; ci tengo a precisare che ciò che ho appena visto non si trova tutti i giorni nel parchetto vicino casa e su questo non ci piove…però la verità è che le roboanti letture sull’argomento mi avevano fatto immaginare chissà cosa. Personalmente mi è piaciuto di più il Parque da Pena, ma parliamo sempre di pareri soggettivi. E’ il momento di visitare la cittadina di Sintra, esattamente come da programma studiato. Già dopo pochi passi trovo la Cascata dos Pisoes, ma anche questa è misera come la precedente; in più quattro indiani con tanto di turbante colorato in testa si sono piazzati qui e non ne vogliono sapere di andarsene, per cui dò un’occhiata e vado via. Va meglio con la “Fonte dos Pisoes” che non mi faccio sfuggire. In mezzo alla vegetazione ecco il “Busto di Carlos França”.
Faccio un salto in periferia prima di buttarmi nel piccolo centro ed ho un colpo di fortuna ed uno di sfortuna: riesco a portare via una foto della “Fonte da Sabuga” grazie alla mia prontezza di riflessi poichè davanti ad essa parcheggiano stabilmente taxi e motorini; attendendo con pazienza, la visuale si libera per un totale di trenta secondi tra la partenza dell’ultima macchina in sosta e l’arrivo di una nuova. La piccola “Chiesa di Santa Maria” invece ha un mega-albero quasi appiccicato alla facciata; provo a mettermi in pose plastiche ma il suo ricordo dovrò portarlo solo nella mia memoria. Tornando indietro allungo il collo verso destra e mi compare la visuale perfetta del “Palacio Nacional de Sintra”. Vedere per credere.
Dalle poche vie che mi aspettano scappo quasi subito: sono un concentrato abominevole di ristorantini, negozi di souvenirs e nient’altro. Come scrivevo nella premessa, questo è il turismo di massa, quello classico e senza senso ed io non voglio farne parte. Faccio giusto in tempo a dare un’occhiata all’edificio che ospita il “Centro Interattivo dei Miti e delle Leggende di Sintra” perchè la vicina Chiesa di San Martino è posizionata in maniera disgraziata e perciò non fotografabile. Altro scatto al Palacio Nacional de Sintra (stavolta dal piazzale antistante) e poi dedico il tempo rimasto camminando verso la zona della piccola località che mi ospita dove abita la gente comune nella speranza di trovare magari qualcosa di meno eclatante, ma allo stesso tempo più autentico.
Percorro Volta du Duche e faccio una deviazione per vedere il “NewsMuseum”, un’esposizione dedicata al giornalismo ed ai media in generale che in tale contesto ci sta bene come il cavolo a merenda; arrivo davanti alla “Fonte Mourisca” proprio quando una macchina sta lasciando il parcheggio che altrimenti l’avrebbe coperta senza possibilità di vederla. Subito dopo il “Busto di Gregorio Rafael da Silva d’Almeida” c’è la discesa verso il MAT (Museo Anjos Teixeira) ma non ci vado proseguendo la marcia verso il “Municipio” che merita davvero la sosta. Anche se si fa fatica a vederlo, davanti ad esso c’è il Pelourinho, creazione artistica presente in ogni città lusitana. Nell’ultima foto di questo blocco è quel cosetto alla sinistra del segnale di divieto d’accesso, per capirci.
Avanti senza sosta, anche perchè la giornata odierna sta per finire dal punto di vista delle visite; tra non molto sarà la volta del primo vero trasferimento del mio tour del Portogallo. Dopo aver salutato il “Busto al General Mario Firmino Miguel” attraverso un mini-mercato di cianfrusaglie inutili e raggiungo il “Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale”. Tocca anche al “Busto per Joaquim Simplicio dos Santos” allietare la mia passeggiata prima di incontrare il “MU.SA” (Museo des Artes) ed una fontana che funge da rotonda stradale. Il “Busto di Francisco de Sà Carneiro” e la “Chiesa di Sao Miguel” mettono la parola fine al mio giro.
Guardo l’orologio ed ho la conferma che devo fare marcia indietro perchè il treno per Lisbona a me più congeniale partirà di li a poco. Arrivo in tempo e salgo a bordo del convoglio già in attesa. Scendo alla fermata di Sete Rios perchè è da qui che partirà la prossima avventura.
La conclusione stavolta è meno scontata rispetto ad altri casi: non so perchè, ma sono sempre contro corrente…dato che tutto questo splendore non l’ho trovato a Sintra. Per carità, il Palacio Nacional de Pena è esternamente stupendo, ma poi? Che altro c’è? La Quinta de Regaleira mi ha deluso e la cittadina è piccola e prettamente votata al turismo classico. Come ho già detto, avendo un giorno in più forse avrei trovato qualche altra chicca, ma tanto si paga qualsiasi cosa, per cui credo di aver già avuto un’infarinatura più che sufficiente. In buona sostanza non mi pento affatto della scelta fatta. E’ decisamente meglio dedicare il poco tempo a mia disposizione per altri lidi. Mio Consiglio: se si è a Lisbona ed avete tempo a disposizione è d’obbligo passare a Sintra almeno una giornata, ma se avete varie possibilità tra le quali scegliere non preferitela ad altro.