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Le offerte volo su Vienna di questa estate mi fanno realizzare itinerari sempre nuovi che, prima d’ora, erano quasi impossibili anche solo da immaginare per un semplice fine settimana. E’ la volta di mettere piede a Ceske Budejovice, capoluogo della Boemia Meridionale. Per i comuni mortali è semplicemente la città in cui ha sede la fabbrica della birra Budweiser esportata un po’ ovunque. Il titolo del post si riferisce proprio a questo: la località che mi ospiterà per una giornata mostra cose ben più interessanti di una produzione industriale che potrebbe tranquillamente trovarsi altrove senza creare chissà quali scompensi (se non quelli economici), ma questo io lo dò per scontato. Peccato che per tanta gente non sia così. Il viaggio, seppur possibile, non è del tutto agevole e soprattutto prevede diversi cambi di mezzi di trasporto, per cui direi che è ora di andare.
Venerdi sera: sono le 16:00 quando esco dall’ufficio prendendo un paio d’ore di permesso dai doveri quotidiani; l’obiettivo è la stazione Termini che raggiungo con la solita passeggiata più la metropolitana in una quindicina di minuti abbondanti; qui mi aspetta il Terravision con direzione Aeroporto di Fiumicino; fortunatamente oggi il traffico della capitale non è congestionatissimo, perciò raggiungo il principale scalo romano con anticipo rispetto al preventivato. Il controllo di sicurezza va via liscio come l’olio e mi trovo nell’area partenze pronto a prendere per la prima volta in vita mia un volo della compagnia “Lauda”. Il regalo di benvenuto è un “fantastico” ritardo di un’ora e cinque minuti che, dopo una breve dormita ad alta quota, mi fa atterrare a Vienna quando il supermercato SPAR dell’aeroporto è giù chiuso. Sono quasi le 23:00 e stavolta non potrò cenare in maniera autonoma come sette giorni fa; l’unica alternativa che ho è ordinare e sedermi al McDonald situato pochi metri sulla sinistra. Spendo più o meno la stessa cifra messa in conto, ma sicuramente mangio in maniera peggiore ed in minore quantità rispetto alla spesa al market. A stomaco pieno prendo la mia roba e mi dirigo di corsa nella zona già collaudata che ha sia sedie che prese di corrente a disposizione, ma anche qui il ritardo mi fa trovare tutti i posti occupati. Per meglio dire, la colpa non è tutta del ritardo ma anche della maleducazione della gente che riesco a sopportare sempre di meno: come si fa a dormire beatamente sdraiati occupando 3 posti e rendendo inutilizzabili ben due prese di corrente ubicate a pochi centimetri dal corpo quando potrebbero servire ad altre persone? Facile: lo si fà quando si è peggio degli animali. Comincio a fare avanti e indietro nella zona tipo un orso allo zoo aspettando che prima o poi qualcuno molli il posto e dopo quasi un’ora succede il miracolo. Finalmente anch’io posso ricaricare il cellulare e collegare il mini-computer alla Wi-fi gratuita portando avanti qualche dovere. Così facendo passano le ore e, alle 5:00 in punto, la SPAR apre i battenti permettendomi almeno di risparmiare qualcosa sulla colazione. Di lì a poco, biglietto alla mano acquistato on-line da casa con un risparmio folle, ho ben tre mezzi pubblici in sequenza (treno sub-urbano, metropolitana e tram) che mi portano in tempo utile alla “Franz-Josefs Bahnhof”, stazione a me sconosciuta dalla quale alle 6:28 in punto parte il convoglio per la Repubblica Ceca. Alle 8:48 scendo nella località di Ceske Velenice ed alle 9:03 sono su un nuovo treno che mi porterà finalmente alla destinazione tanto ambita. Durante questa seconda tratta il controllore ci prova in tutti i modi a trovare un qualsiasi cavillo per multarmi, ma ovviamente non ci riesce. Ha imparato la lezioncina del giorno, e cioè che se acquisto un biglietto a tariffa super-scontata so meglio di lui che ci sono mille restrizioni e le vaglio tutte (ed anche di più) prima di prenotare, proprio perchè conosco certi atteggiamenti. Se avessi acquistato un biglietto extra-lusso si sarebbe foderato gli occhi lasciando passare ogni eventuale mia schifezza. Alle 9:50 esco dalla stazione di Ceske Budejovice: la giornata è così così dal punto di vista del meteo con una temperatura mite, direi buona per esplorare una città in lungo ed in largo. Ottimo il centro commerciale enorme che noto a pochissimi passi e che dovrebbe chiudere alla 22:00: mi sarà utilissimo per la cena. Mappa alla mano ho già un percorso predefinito e decido di seguirlo alla lettera; il primo punto di interesse è la Chiesa del Divino Cuore di Gesù, seguita dalla Chiesa Ussita Cecoslovacca (che stranezza scrivere ancora questa parola dopo decenni che non ha più senso di esistere…) e dalla Chiesa Evangelica locale.
Prosegue quello che per ora sembra un cammino prettamente religioso con la Chiesa di San Venceslao; anche questa è molto particolare, abbastanza simile alla prima foto pubblicata qui sopra e composta da un monoblocco che termina con una specie di protuberanza stondata. Poi ecco due piccole delusioni: la Chiesa di San Giovanni Battista è carina, ma completamente circondata da alberi e col cancello di ingresso all’area recintata chiuso con un lucchetto; ciò impedisce ogni possibilità di fotografarla. Non va affatto meglio con la “Holy Trinity Church” per la quale vale lo stesso discorso degli alberi e che ha in più dimensioni considerevoli che non ne permettono una corretta inquadratura. Questi due punti di interesse dovrò archiviarli sempre e solo nella memoria. L’unico obiettivo che ho proseguendo in questa direzione è la “famosa” fabbrica della birra Budweiser che però non intendo andare a vedere perchè la ritengo non consona ai miei fini. Percorro quindi “Prazska Tr.” per un discreto tratto nella direzione opposta a quella seguita fino ad ora fino a quando incontro la “Galleria Marianska”: è una vecchia caserma ristrutturata che oggi accoglie mostre d’arte temporanee ed un inutile bar, cosa che al giorno d’oggi infilano proprio dappertutto. La candida “Rabenstein Tower” mi dà il benvenuto nel centro storico di Ceske Budejovice.
Arrivo in “Piaristicke Namesti” dove dovrebbero esserci alcuni punti di interesse; provo ad andare con ordine: secondo Google Maps, un antico e pittoresco edificio dovrebbe contenere sia il “Moto Museum” (con all’interno oltre cento esemplari di motociclette) che un ristorante; secondo me le due addività non sono del tutto compatibili ed infatti scopro che il museo è chiuso da tempo e che la ristorazione è entrata successivamente. Mi dispiace fare pubblicità ad un’attività commerciale, ma la foto che sto per pubblicare è carina due volte: perchè mostra l’edificio storico (e questo è scontato), ma anche perchè casualmente ci entra un tenero coniglietto bianco con le estremità nere (tipo gatto siamese per capirci) che è in vendita in un mercatino qui presente. In cuor mio spero che stiano cercando per lui una famiglia alla quale fare compagnia, ma vedendo i loschi individui che ne sono attualmente proprietari ho dei fondatissimi dubbi su questo. Cambiando argomento, purtroppo le sorprese non finiscono mai: come se non bastasse, la Chiesa del Sacrificio della Vergine Maria è in fase di ristrutturazione e si vedono quasi solo le impalcature; lo stesso vale per l’adiacente Monastero Domenicano. Comincia a venirmi il dubbio che questo non sia il periodo adatto per visitare tale località, anche se continuo a sperare che per tutto il resto che ancora manca andrà meglio.
Pochi passi servono per raggiungere un’area che vanta la confluenza di ben tre corsi d’acqua: alla mia sinistra il fiume Malse si tuffa nella Moldava, mentre alla mia destra succede lo stesso con il canale “Mlynska Stoka” (un ramo del fiume Malse che si è staccato da quest’ultimo qualche kilometro più indietro) che unisce il suo percorso sempre con la Moldava. Non posso certo nascondere il colpo d’occhio degno di nota che sto osservando, arricchito da alcuni ponti tutti diversi tra loro (di seguito riporto un paio di esempi). Sta sicuramente succedendo qualcosa perchè vedo un discreto numero di persone che stanno guardando il fiume, così mi affaccio anch’io e noto delle imbarcazioni da canottaggio (non più di tre, per la verità) con ragazzi a bordo che si stanno allenando oppure che sono pronti a sfidarsi. A me non importa un fico secco di tutto ciò, per cui presto la mia attenzione più che altro a quei pochi stoici che stanno facendo il bagno in quella che non sembra acqua nè calda e nè tantomeno pulita. Mi piazzo in una posizione consona che mi permette di osservare la “Iron Maiden Tower”, una torre del XVI° secolo facente parte delle antiche fortificazioni che sopravvive ai giorni nostri.
Decido di spostarmi e di proseguire oltre; basta un attimo però per vedere l’Osservatorio e Planetario, ma non è tutto qui. Una passeggiata un po’ più lunga mi porta proprio davanti alla Torre dell’Acqua che ha dietro di se lo stadio dove gioca il club “SK Dynamo Ceske Budejovice” che proprio una ventina di giorni prima della mia visita ha concluso la sua cavalcata trionfale che gli ha permesso di tornare nella massima serie della Repubblica Ceca. Nel primo settore in cui arrivo sembra non esserci nessun accesso verso l’interno, ma chi è tignoso come me trova quasi sempre una soluzione: passando da un parcheggio riesco a trovare il lato aperto ed a vedere l’impianto dalla tribuna centrale. Appena fatto dirigo i miei passi verso la “Church sv. Jana Nepomuckého” che completa i punti di interesse da questa parte.
Opto per tornare verso il centro passando lungo il corso della Moldava e, senza saperlo, vedo un bel ponte che la attraversa da sponda a sponda; sotto al ponte c’è una bella ragazza che sta facendo il bagno guardata a vista da un tizio che fatico a capire se è il padre, il marito o chissà chi. Insisto a dire che l’acqua ha un colore imbarazzante, ma magari sono io che sono esagerato nel verso sbagliato. E’ anche vero che quando non parto per un week-end fuori posso prendere la macchina ed andare sulle spiagge dell’Argentario o, se mi va male, su quelle di Anzio…mentre questi poveretti (in senso buono) dove se ne vanno a farsi un tuffo se non nei fiumi o in piscina?
Qualche minuto di camminata mi separa del pezzo forte di questa città: mi trovo finalmente in “Namesti Premysl Otakar II”, ovvero la piazza principale. Ad attendermi c’è subito il bellissimo palazzo del Municipio che, per quanto mi piace nel contesto in cui si trova, è oggi una delle poche immagini “elette” che si alternano sul mio desktop ogni ora. Il colpo d’occhio che regala l’intera piazza è degno di nota sia perchè è molto grande per la località che la ospita e sia perchè gli edifici che ne formano il perimetro sono tutti mantenuti a regola d’arte. Esattamente al centro c’è la bella Fontana di Sansone mentre, dirimpettaio al municipio, ammiro lo storico “Palazzo Vcela”. Proprio qui accanto adocchio un cambiavalute che applica un buon tasso e mi fiondo a prendere qualche soldo in corone ceche, cosa che fino ad ora non avevo fatto.
Dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale sono entrato in questa piazza trovo la Cattedrale, il cui campanile (staccato dalla struttura principale) viene chiamato anche “Black Tower”. Davanti ad esso ecco la statua in onore di “Jan Valerian Jirsik”, quarto vescovo di Ceske Budejovice e membro prima del Landtag Ceco e poi del Consiglio Imperiale. Esattamente dietro alla Cattedrale c’è la piccola “Cappella dell’ansia mortale del signore”. Prendendo “U Cerne Veze” arrivo di fronte alla Galleria “Alsova Jihoceska” che fotografo lo stesso anche se è oggetto di alcuni lavori in corso. Più avanti c’è l’anonimo “South Bohemian Theater” che non merita più di un passaggio al volo, mentre raggiungo e fotografo la Fontana nel Parco “Na Sadech” proprio mentre nelle sue immediate vicinanze un gruppo di barboni si stanno azzuffando sicuramente per qualcosa di clamorosamente insignificante, come loro solito.
Proseguo oltre e, sempre nella medesima area verde, noto la statua per “Premysl Otakar II°” (tra i vari titoli ricevuti fu Re di Boemia dal 1235 al 1278) e quella per Adalbert Lanna (importante industriale e costruttore navale natìo proprio di Ceske Budejovice). Mi basta attraversare la carreggiata ed entrare in una strada pedonale per poter guardare l’opera dell’artista locale Michal Trpak chiamata “Humanoids”: queste sculture rappresentano la realtà odierna, cioè persone che camminano col paraocchi per perseguire il proprio obiettivo incuranti di tutto il resto che li circonda. Nelle vicinanze, una semplice fontana è l’oggetto della curiosità e del divertimento di una biondissima bambina (sulla sinistra).
E’ abbondantemente ora di pranzo ed ho una discreta fame che va soddisfatta nel giro di due-tre secondi al massimo; in giro però non ho trovato niente di soddisfacente fino ad ora, per cui sto per buttarmi nel McDonald che si trova su questo stesso corso quando, proprio dall’altro lato della strada, vedo l’insegna “Kebab House” e quindi viro in quella direzione. Entro ed ordino, trovando (come al solito…) l’addetto al banco che ha il fratello/socio che è stato anni ed anni a lavorare in Italia e precisamente a Roma. Tra una chiacchierata e l’altra in attesa della piadina sto per dirgli che è una cosa normale perchè tanto passano tutti dal nostro confine di burro per venire in Europa…però capisco che è meglio trattenermi e lascio perdere. Alla fine il kebab è buono e poco costoso ed è questo ciò che realmente conta. Adesso si torna in pista perchè ho una città da finire di esplorare. Lo faccio iniziando con la Sala Concerti “O. Jeremiase” che sembra un edificio religioso probabilmente riadattato al nuovo uso. Rimango perplesso per quella che viene definita come “Colonna Metereologica” perchè a me sembra solo una semplice scultura con una targa. Nelle vicinanze ci sono la “Church of the Holy Family” ed il grande palazzo che ospita il “Museum of South Bohemia” che è purtroppo coperto dagli alberi per gran parte della sua superficie. Mi spingo fino alla sponda del fiume Malse per immortalare il Monumento in onore di Ema Destinnovà, soprano locale di inizio XX° secolo. Chiudo il giro con la bella Statua Equestre di Jan Zizka, ex generale e leader Ussita.
Per Ceske Budejovice ritengo sia tutto; guardo l’orologio e sono circa le 15:45, per cui prendo la palla al balzo per cercare di raggiungere la chicca della giornata, cosa che però va organizzata al volo. Decido di andare verso la stazione ferroviaria e di passare a prendere possesso della stanza prenotata dove dormirò stanotte perchè è abbastanza vicina (circa 400 metri). Una volta fatto ciò vado all’autostazione situata proprio di fronte alla mia camera e guardo gli orari dei bus per raggiunegere la località di “Hluboka Nad Vltavou”. Una voltà lì capisco che devo aspettare quasi un’ora per la prima partenza e che i tempi di percorrenza non aiutano. Prendo lo smartphone e controllo il sito delle ferrovie ceche: la destinazione è servita ed in un quarto d’ora al massimo ci sarà un treno disponibile. Corro come un razzo verso l’altro edificio e mi fiondo alla biglietteria dove compro il titolo di viaggio per 23 corone (memo di un euro, importo giustificato dalla distanza di non più di nove kilometri tra le due fermate) per poi volare al binario corretto. Pochi minuti servono per arrivare a destinazione, ma da qui è necessaria una passeggiata di 3,6 kilometri per raggiungere il castello del quale ho tanto sentito parlare. Come quasi sempre accade in Repubblica Ceca, le strade che si possono definire “extraurbane” (ma che sono comunque vicinissime ai centri abitati) non dispongono di marciapiede, per cui un buon tratto lo devo affrontare camminando “sul ciglio” sperando che a nessuno venga voglia di investirmi. Quando poi c’è da attraversare una “statale a scorrimento veloce” è davvero il top, ma faccio anche questo. La cosa bella è che per gran parte del percorso costeggio due laghi: prima il “Municky Rybnik” e poi il “Podhradsky Rybnik” allietano la tratta; ricordo soprattutto il secondo perchè è più piccolo e perchè nella sua superficie si specchia una buona parte del paesino che mi ospiterà tra poco. Più mi avvicino e più sento un rumore assordante e, voltandomi verso sinistra quando ho il campo visivo aperto, noto un palcoscenico sul quale si sta esibendo un gruppo metal. Non chiedetemi chi siano perchè non ne ho la più pallida idea. A questo punto manca solo un ultimo strappo in salita e poi sono finalmente lì, dove avrei voluto essere. Il castello di Hluboka Nad Vltavou mi aspetta con tutta la sua bellezza ed imponenza, ospitato in un parco ricco di fiori e punteggiato da qualche scultura. Non poteva mancare la coppia fresca di nozze per il consueto servizio fotografico perchè il colpo d’occhio è semplicemente meraviglioso e ripaga tutta la fatica fatta ed anche quella che dovrò fare per tornare indietro.
Beh…diciamo che trovarmi così relativamente vicino e perdermi questa meraviglia sarebbe stato un vero scempio e credo che ciò sia innegabile. Ma ciò non manca di crearmi qualche problemino: quando decido di invertire la marcia e rifare l’intera tratta a piedi (compresi i pezzi sul ciglio della strada) noto che il primo treno passerà non prima di trenta minuti; mi siedo in sala d’aspetto fin quando leggo una scritta poco edificante sul tabellone elettronico. Dopo essermi informato grazie ad internet capisco che il convoglio che sto aspettando è stato soppresso. Sono le 18:30 passate da poco ed altri treni non ce ne sono poi così tanti da ora in avanti; ne vedo solo uno alle 19:44 ma significherebbe stare qui per altri 75 minuti buoni. Oltre a me ci sono altre tre persone nella stessa situazione, solo che loro parlano ceco e possono interloquire con l’addetta alla biglietteria, mentre io sono l’unico che resta in balia degli eventi. Alla fine loro salgono su un “mezzo treno” composto solo da una locomotiva e da un vagone che, a quanto pare, non dovrebbe neanche essere lì (infatti non esiste in nessun tabellone degli orari, nè cartaceo nè on-line). Non ho altra scelta che seguirli chiedendo al capotreno se va nella direzione di Ceske Budejovice e mi viene detto di si. Mi fanno pagare 30 corone anzichè le normali 23, ma non importa perchè devo assolutamente tornare nella città dove dormirò e, a quest’ora, solo pensare di percorrere altri nove kilometri circa a piedi non mi aggrada. Alla fine riesco ad uscire dalla stazione di mio interesse e ad andare sparato al mega centro commerciale dove acquisto la cena. Il passo successivo è la stanza d’albergo dove consumo ciò che ho comprato mentre gioco al mio classico calcio manageriale. Come si suol dire, tutto è bene ciò che finisce bene.
In conclusione non posso fare altro che stra-confermare che, a mio modesto avviso, la fabbrica della birra Budweiser è la cosa meno importante che c’è a Ceske Budejovice. La città ha i suoi punti di interesse degni di nota, è abbastanza viva e merita sicuramente una visita. Se la si inserisce come tappa in un tour strutturato è forse meglio perchè sobbarcarsi tutti i kilometri dall’Italia solo per questo posto è un tantino riduttivo. Però sono contento senza ombra di dubbio di esserci stato e di aver visto un altro pezzetto di questa bellissima nazione.