Ancora una volta mi trovo a scoprire il nord Italia; stavolta l’oggetto del viaggio è fare un giro più completo possibile (sempre nel poco tempo a disposizione) sul bellissimo Lago di Como. I luoghi degni di attenzione sono molti e sicuramente ho dovuto lasciare fuori qualcosa, ma questo significa che prima o poi dovrò tornare a completare l’opera. Per i due giorni a seguire le città che sopporteranno la mia presenza saranno Lecco, Varenna, Bellano, Piona, Dervio, Bellagio e Como.
Il volo fino a Bergamo è stato come sempre tranquillo e puntuale. Senza bagagli in stiva, in pochi minuti sono fuori dall’aeromobile e poi al desk per il noleggio dell’auto. Imposto il navigatore e parto alla volta della prima tappa.
Lecco si rivela una cittadina piacevole per una passeggiata alla scoperta dei suoi tesori. E’ ovvio quindi che per questa prima giornata ho scelto di percorrere l’omonimo ramo del Lago, lasciando al giorno successivo il ramo di Como. Pur avendo uno sviluppo di tutto rispetto nell’immediato entroterra, questo capoluogo di provincia ha senza dubbio il cuore pulsante adagiato sul suo lungolago (piccola nota: mi sono divertito ad osservare i germani bagnarsi proprio sulla riva, totalmente noncuranti del freddo. Beati loro…). Proprio qui, infatti, si affaccia Piazza Mario Cermenati che accoglie Il Palazzo Pretorio ed il Palazzo delle Paure, oltre alla stupenda Basilica di San Nicolò (situata su un piano rialzato) che insieme al campanile alto ben 96 metri (e visibile praticamente da tutta la città) costituisce il più importante luogo di culto cattolico del comune; lo stesso campanile è oggi aperto al pubblico: si può salire fino in cima seguendo il percorso dei 400 scalini presenti, ma la fatica è ripagata da ciò che si ha davanti agli occhi giunti fin lassù.
Proseguendo a piedi si incontra subito l’importante Piazza XX Settembre che, portico dopo portico, raggiunge l’affascinante Torre Civica Viscontea, unica testimonianza di quello che un tempo era l’antico Castello. Di importanza storica anche il Ponte Vecchio (o Ponte Azzone Visconti) e, sedi di importanti musei civici, sono oggi Palazzo Belgioioso e Villa Manzoni, residenza che per oltre un secolo è stata di proprietà della famiglia dell’autore de “I Promessi Sposi”. Ed infine come dimenticarci delle montagne che si specchiano nel lago ? Sono un panorama meraviglioso, soprattutto la più conosciuta: il Resegone. Ancora due passi sul lungolago per godere del sole che ha deciso di farmi la sua piacevole compagnia e poi rientro alla macchina, parcheggiata poco lontano.
Riparto alla volta della seconda tappa: il paese di Varenna. Durante il percorso di circa 20 km si costeggia interamente il lago. Inutile dire che, in prossimità di luoghi in cui è possibile accostare l’auto (perchè “parcheggiare” nel vero senso del termine non è del tutto semplice) mi fermo per scattare foto incredibili, grazie anche ai giochi della luce che si riflette sulla superficie. Arrivo a Varenna e, nonostante avessi letto che il paese è davvero piccolo, noto sin da subito la sua piena vocazione al turismo. Trovo un fantastico parcheggio automatizato poco prima di raggiungere il centro. Ne usufruisco senza pensarci due volte; l’unica alternativa sarebbe stata quella di provare a mettere la macchina nel borsone, e con questo credo di aver detto tutto. Il paese ha il suo fulcro nella Piazza della Chiesa di San Giorgio, risalente al XIV secolo.
Da questo punto partono strette vie e vicoletti che portano sempre al lago; sono tutte stradine meravigliose da percorrere in discesa, mentre la risalita diventa un vero problema per i meno allenati, causa la pendenza non indifferente. Una volta in fondo, il panorama che si apre di fronte agli occhi dei visitatori è di una bellezza indescrivibile. Ho scattato foto a destra ed a manca, ma non è possibile randere neanche un decimo di quello che si vive sul posto.
Rimango un po’ a bocca aperta, poi la richiudo ed anche qui mi godo il sole per un po’. Il tempo sembra passare lentamente, ma quando si sta bene è tutto il contrario: corre come un matto! Quando decido di andarmene mi rendo conto che devo rinunciare ad una visita programmata: prima del calare del sole non ce l’avrei fatta a vedere proprio tutto (accidenti a me ed al mio oziare…); è inverno pieno ed il buio arriva decisamente troppo presto. Con enorme rammarico decido di non andare al vicino Castrllo di Vezio, ma è una delle attrazioni ancora scritte sulla lista dei “must” e io non mi dò mai per vinto finchè non ottengo quello che voglio. Torno al parcheggio, metto in moto e vado verso la terza tappa: Bellano.
Arrivo a destinazione. A differenza delle due precedenti fermate, qui non ho da esplorare un paese, bensì raggiungere un punto di interesse ben preciso: l’orrido. Questo giro non lo avrei perso per niente al mondo, a costo di minacciare il sole di non tramontare, se fosse stato necessario. Scherzi a parte, sono in tempo per visitare questo sito e mi ci fiondo. Pago il biglietto e mi preparo con la macchina fotografica in posizione di tiro. Per definizione, viene chiamato “orrido” il tratto di fiumi o torrenti le cui acque precipitano letteralmente giù per anfratti e grotte formando cascate intense e spettacolari che scavano la roccia. E’ esattamente quello che mi sto apprestando a vedere camminando su splendide passerelle e ponti creati per l’occasione. Già dai primi passi il panorama sotto di me è incredibile; se aggiungo il fatto che i fiumi del nord Italia sono magici perchè hanno un colore che non so neanche descrivere, il gioco è fatto. Perdo letteralmente la testa per quel luogo spettacolare, ma mi affaccio sempre adagio per evitare che mi cadano gli occhiali in acqua: il solo contatto con l’impeto di quelle correnti li avrebbe frantumati in un nanosecondo. Credo di aver scattato una foto al secondo in media (sante siano le fotocamere digitali che permettono migliaia di istantanee che poi possono essere selezionate e “filtrate” con tutta la calma del mondo) e non riesco ad andarmene. Dopo aver percorso l’intero percorso (comunque troppo breve) per due volte in andata ed altrettante al ritorno, mi copro gli occhi come si fa con i cavalli ed esco.
Manca ancora un po’ di tempo al tramonto, così decido di arrivare all’Abbazia Cluniacense di Santa Maria di Piona, ma prima una rapida foto alla chiesa di Bellano che aspetta solo di essere fotografata in quanto si trova esattamente di fronte al parcheggio.
Arrivo all’Abbazia dopo una deviazione dalla strada principale che prima è asfaltata e poi non più. Adagio adagio arrivo al parcheggio ed entro dal cancello principale. Davanti a me si apre un parco verde intenso con erba rasata alla perfezione da far invidia anche agli inglesi. La passeggiata consente altre visuali sul lago che ovviamente non mi perdo. Terminato il giro degli esterni mi dedico all’interno dell’Abbazia stessa, caratterizzato dalla semplicità che tanto piace a me in luoghi come questi. In più, per finire, percorro il perimetro del bellissimo chiostro annesso.
Ma per oggi non è ancora tutto. Fuori si è fatto ormai buio, per cui mi dirigo poco lontano: ho prenotato l’alloggio per la notte in un b&b di Dervio. Preso possesso della stanza decido di uscire a fare due passi anche lì scoprendo un comune carino e tranquillo. Mi spingo fino al lungolago e la sola cosa di cui posso godere è la vista degli altri paesi illuminati. E’ proprio ora di riposare, per cui ritorno sui miei passi, mi fermo a prendere una bella pizza a portar via, calda fumante al punto giusto, e me la mangio in stanza davanti al portatile connesso immancabilmente ad internet fino al momento preciso in cui i miei occhi crollano per la stanchezza e per l’ora tarda.
Il secondo giorno non ha in programma giri clamorosi, per cui mi sveglio con calma. Anche io, lavorando tutta la settimana come un mulo da soma, ho bisogno di un giorno in cui dormire un’oretta in più. I viaggi servono anche a questo perchè, rimanendo a casa, ci sarebbe sempre qualcosa da fare. Faccio colazione, pago il conto pattuito ringraziando il mio “host” per il servizio offerto e per la cordialità dimostrata e mi metto in macchina.
Per la prima tappa si cambia totalmente zona del Lago: stavolta visiterò Bellagio, situato esattamente al centro del bacino. Lascio Dervio e torno in direzione Varenna; da qui mi imbarco col traghetto che in 15 minuti di navigazione e con un prezzo ridicolo per vettura+conducente mi porta direttamente nel comune da visitare. Calcolando che ho tutto il giorno per vedere Bellagio prima e Como successivamente, posso dedicare ad entrambi dovuta calma. Infatti il volo di rientro verso casa da Bergamo sarà in tarda serata.
Finalmente mi trovo nella cittadina che viene definita “la perla del Lago di Como” e non vedo l’ora di girarla tutta, in lungo ed in largo. Già dal parcheggio inizio a comprendere i motivi di tale soprannome: avvicinandomi verso il centro storico noto sempre di più che sto per visitare una vera e propria “bomboniera” tenuta a regola d’arte, abituata a ricevere turisti in grande quantità ma, al tempo stesso, sufficientemente tranquilla. Passeggiare tra vie e vicoli è davvero rilassante; osservare come tutto sia a regola d’arte persino fuori stagione non è una cosa cui sono abituato tutti i giorni; dato che abito 24 su 24 nel caos più totale decido di prendermela comoda sedendomi anche qui a bordo lago ad osservare e pensare.
Evito di partecipare ad una delle mini-crociere che partono dal porto essendo già arrivato con un natante, per cui riprendo con lentezza estrema il mio giro ed arrivo a vedere i seguenti punti di interesse:
- Basilica di San Giacomo edificata nel XII secolo
- Chiesa di San Giovanni Battista, ristrutturata come si presenta oggi nel XVIII secolo
- Giardini di Villa Serbelloni
- Parco di Villa Melzi
Bellagio mi ha incantato, ma devo scappare di nuovo. Manca una sola tappa alla fine del mio giro e voglio godermi appieno anche quella.
Vado in direzione di Como ed arrivo con tranquillità. Ho l’intero pomeriggio da dedicare alla città lariana ed è quello che voglio fare. Parcheggio l’auto all’ottavo livello di un enorme multipiano ed inizio il mio giro in direzione centro. Raggiungo agevolmente la zona pedonale ed inizio una lenta passeggiata. E’ domenica, fa abbastanza caldo per essere im un mese invernale e gli abitanti sono praticamente tutti fuori dalle loro case, riversati nelle loro vie principali. Mi ha impressionato il Duomo, struttura talmente maestosa in confronto al contesto in cui è inserita da non essere entrata tutta nella mia macchina fotografica. Ho dovuto fare più foto dei dettagli per non averne una in cui appare “tagliato”.
A parte questo piccolo particolare, è davvero bello sia esternamente che internamente. Degno di nota anche il vicino Broletto. Altri punti di interesse sono la Basilica di San Fedele e la Basilica di Sant’Abbondio, il Teatro Sociale, Piazza Cavour (cioè il naturale punto di incontro tra il centro storico ed il lungolago) e naturalmente l’attrazione di maggior spicco della zona: lo splendido lago che da questa città prende il nome.
Con una breve passeggiata in direzione sinistra (con la fronte diretta al lago) si arriva al Tempio Voltiano. Dalla parte opposta invece, al costo di € 5,50 andata e ritorno, si può prendere la funicolare Como-Brunate che, oltre ad offrire un panorama mozzafiato della città e del lago, permette di passare un po’ di tempo a Brunate con piacevole e fresca passeggiata per i suoi vicoletti. Infine, c’è da notare che il centro storico di Como è ancora oggi cinto per tre lati dalle mura medievali ancora ben conservate; di particolare interesse la vista delle tre torri esistenti: Porta Torre, Torre San Vitale e Torre di Porta Nuova. A questo punto si è fatta una certa ora e devo tornare al parcheggio. La strada per Bergamo non è lunghissima, ma essendo domenica c’è sempre il rischio di trovare qualche coda. Non sono certo l’unico in giro in questa giornata. In caso di arrivo in eccessivo anticipo, un giro per la città orobica fa sempre piacere da quando l’ho scoperta anni addietro.
Sicuramente quello che ho portato a termine non può essere definito il giro più bello e più completo del Lago di Como, però in un paio di giorni neanche completi credo di aver visto luoghi significativi toccando le tre zone in cui esso viene diviso: ramo di Como, lago centrale e ramo di Lecco. Mi manca sicuramente la parte dell’Alto Lario (Colico, Domaso e Gravedona) che conterò di fare durante una nuova escursione che comprenderà anche una bellissima valle che si raggiunge proseguendo verso Sondrio. Ho provato quest’anno a prenotare per andarci, ma ogni volta che mi avvicinavo alla data fatidica, il mio fedele amico “www.weather.com” mi dava super temporali con 3 fulmini rossi; direi che in quelle condizioni è meglio non andare a fare trekking in montagna, anche se soft. Come già detto all’inizio, non mancherà occasione per completare la visita delle località mancanti. Per ora però posso dire di aver camminato in luoghi davvero fantastici, caratterizzati da una cura maniacale per i dettagli e per la volontà di conservazione del patrimonio esistente. Occorre prendere esempio da questa filosofia (e mi rivolgo al 75% dei comuni italiani che non l’adottano lasciando quasi tutto all’incuria generale), ma questa è una cosa tanto risaputa quanto non seguita. Se ho necessità di rilassarmi e di liberare la mente, sicuramente queste zone saranno le prime che mi verranno in mente, davvero troppo belle per essere anche solo imitate.