Vuoi vedere il video realizzato con le foto più belle di Lisbona ? Clicca Qui !
Come ormai da tradizione consolidata, anche nel 2020 non poteva mancare il viaggio di ferragosto. Esattamente nel momento in cui qualcuno preferisce vivere con lo scafandro addosso, io cerco e trovo soluzioni per continuare a partire nonostante tutto perchè ogni singolo minuto che abbiamo a disposizione è prezioso e non va sprecato per niente al mondo. Certo…andare fuori dai confini comunitari è quasi impossibile causa restrizioni barbare dei governi (soprattutto del nostro), ma mi viene incontro la Ryanair: mi serve su un piatto d’argento la possibilità di stare fuori casa nove giorni a cavallo del periodo più costoso dell’anno pagando le due tratte 56 euro in totale, importo parzialmente coperto da un voucher in mio possesso che ho avuto a causa di altri viaggi cancellati nel periodo del lockdown. La destinazione del mio tour è il Portogallo, per cui l’opportunità è ancora più ghiotta: è infatti uno dei pochissimi paesi in Europa dove fino ad oggi non ho mai messo piede (credo che quelli rimasti si contano sulle dita di una mano, ma questa è solo statistica) ed anche uno di quelli coi voli più costosi in partenza da Roma anche in bassa stagione. Una volta prenotati i biglietti, costruire l’itinerario è stato semplice e divertente. In questo e nei prossimi sette racconti (uno per ogni città toccata) parlerò di ciò che c’è da vedere nelle parti della nazione lusitana dove ho transitato e lo farò come mio solito, ovvero con molti dettagli e tantissime immagini di supporto. Dato che di carne al fuoco ce n’è tantissima…direi che è ora di passare all’azione.
Giovedi 13 agosto: il mio volo per Lisbona è in programma alle 6:30 del mattino e questa non è una cosa buona per il 99,99% delle persone, ma non per me: abitando ad un tiro di schioppo dall’aeroporto di partenza (Roma Ciampino) posso permettermi di dormire beatamente fino all’ultimo momento. L’importante sarà essere alle 5:00 alla stazione Anagnina e, vista l’ora, è un gioco da ragazzi perchè il traffico è inesistente. Credo che salire su un bus alle 5:10 ed aver superato i controlli di sicurezza dello scalo alle 5:35 (dopo essere pure andato al bagno…) non abbia prezzo. Ho così evitato ancora una volta di regalare un minimo di 40 euro ai parcheggi di zona solo per lasciare ferma la macchina durante la mia assenza. Dopo neanche venti minuti di attesa comincia l’imbarco ed il volo è puntualissimo, come anche il sonno che però stavolta inizia dopo il decollo: lasciare il suolo ed iniziare una nuova avventura all’estero nonostante tutto e mentre le spiagge italiane sono prese d’assalto come ogni agosto è un’altra enorme soddisfazione. La tratta dura circa tre ore, ma il fuso orario mi fa atterrare alle 8:20 ora locale, così guadagno sessanta minuti. Avete presente tutte le stupidaggini attive in Italia tipo la misurazione della temperatura anche quando si va al bagno, controlli contro gli appestati, screening selvaggi ecc? Bene, qui non c’è niente di tutto questo ed infatti in pochissimi minuti sono fuori dall’aerostazione come se niente fosse. Noto subito che il clima è perfetto rispetto ai 40 gradi che ho lasciato a casa: c’è il sole, ma fa comunque fresco; è l’ideale per chi deve setacciare otto città in nove giorni senza boccheggiare. Mi dirigo subito verso la metropolitana dove acquisto un biglietto giornaliero per tutti i mezzi pubblici cittadini al costo di € 6,40. Imparo subito che qui i titoli di viaggio vengono registrati su delle cards (il loro nome è Viva Viagem) che costano 50 centesimi, importo da pagare una tantum. La rete sotterranea della capitale portoghese è composta da quattro linee identificate per colore. Dove mi trovo è il capolinea della “rossa” e appena possibile salgo a bordo del primo convoglio in partenza. Ci rimango poco perchè le cose da vedere sono tantissime, perchè ho solo due giorni a disposizione e perchè la prima parte interessante non è distante dall’aeroporto; scendo alla fermata Moscavide e, prendendo la mappa pre-caricata sul mio fedele Google Maps, comincio a muovere i piedi. Il primo impatto non è dei migliori, ma è normale perchè sono in periferia. Infatti la “Chiesa di Moscavide” è senza infamia e senza lode. Qualche minuto dopo arriva una sorpresa: non indicato da nessuna parte trovo il “Tempio della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. Passo ad osservarlo anche se sono incavolato perchè degli alberi piazzati davanti alla facciata mi impediscono una foto diretta, così devo arrangiarmi.
Il prossimo obiettivo è una fontana/scultura molto singolare dell’artista Fabrice Hybert dal titolo “69 Homens de Bessines”: in una vasca d’acqua ci sono umani realizzati in resina ed acciaio inossidabile che dovrebbero spruzzare acqua da tutti i fori possibili del loro corpo; il condizionale è d’obbligo perchè adesso non spruzzano un bel niente. Dal profano passo al sacro con la “Chiesa di Nostra Signora dei Naviganti”.
Per la prima volta mi affaccio sul Tejo, esattamente nel punto in cui c’è il monumentale Ponte Vasco de Gama (lungo oltre dodici kilometri) che quasi si perde all’orizzonte. Dedico il tempo necessario alla “Statua per la Rainha Dona Catarina de Bragança” e poi inizio una piacevole passeggiata lungofiume. La “Torre Vasco de Gama” è oggi un hotel di lusso, per di più iper-blindato perchè ci alloggia la squadra del Paris Saint Germain (c’è il pullman nel parcheggio) impegnato in questi giorni nella final-eight di Champion’s League proprio qui a Lisbona. Neanche a farlo di proposito, poche ore fa questi maledetti ladri hanno rubato la vittoria all’Atalanta (autentica rivelazione del torneo e meritevole di procedere) con un goal al novantesimo minuto trovato chissà come. Cerco di non pensarci, ma è difficile perchè la mia bile ribolle quando ci sono ingiustizie. Ho però modo di deviare la mia attenzione su una cosa che ritengo inutile all’ennesima potenza: sto parlando di una specie di funivia (chiamata Telecabina) che mi sa tanto di assurda trovata turistica.
Più avanti ha inizio una zona molto moderna realizzata per l’expo del 1998 che, se proprio devo fare un paragone forzato, ricorda vagamente quella del Porto Olimpico di Barcellona. Dò uno sguardo al Lago das Tagides (una vasca piena d’acqua con dentro alcune statuette) e poi vado col resto. Il “Pavilhao Atlantico” è un’arena coperta usata per ospitare eventi sportivi, convegni e spettacoli vari; la strana scultura “Homem Sol” non mi dice nulla e devo pure fare i salti mortali per non inquadrare i tanti hotels e ristoranti qui presenti. Non è meno strambo il vicino “Lince Iberico”, anche se questo mi piace di più perchè pieno di colori, proprio come alcune fontane che ornano la strada.
Supero l’edificio che ospita il Casinò cittadino ed ho davanti “l’Oceanario”, ovvero uno dei più conosciuti acquari d’Europa. La struttura è divisa in due blocchi distinti ma collegati internamente tra di loro. La fila per entrare c’è, ma è minore di quella che mi aspettavo. Dò la colpa al Covid-19 che blocca i turisti ed anche al fatto che agli abitanti della penisola iberica non piace molto il mattino. Tale situazione viene confermata a malincuore dal Water Garden, piccola area della quale ho letto cose molto buone e che desidero vedere…ma che mi viene negata causa manutenzione. Le stranezze continuano quando trovo sul mio cammino “A Girafa”, ma ormai ci sono abituato e non ci faccio più caso. Il “Monumento al General Don Josè de San Martin” (complimenti per la targa arrugginita…) e “Gil”( la mascotte di Expo ’98) mi accompagnano fino al “Pavilhao do Conhecimento” che ospita un museo interattivo utile ad avvicinare le persone, ma soprattutto i bambini, al mondo della scienza e della tecnologia.
E’ tutto, per cui sono pronto a cambiare area e vedere altro. Mentre vado alla stazione di Oriente (è uno dei punti nevralgici per i trasporti cittadini poichè comprende ferrovia, metropolitana e stalli per gli autobus) ho l’amaro in bocca: chi mi conosce sa che non vado matto per la modernità, ma la capitale portoghese è anche questo e non potevo tralasciare un intero quartiere comunque importante. Stavolta il tratto sotterraneo è più articolato del precedente perchè comprende anche un cambio di linea che definisco intuitivo, ma allo stesso tempo abbastanza lungo come tempo di percorrenza a piedi tra le due direttrici. Termino la corsa a Cais do Sodre, mia fermata di riferimento perchè è la più vicina alla sistemazione dove dormirò per due notti. Ma non c’è un attimo da perdere, per cui cerco e trovo la palina che indica il tram n. 15E. Premetto che non è uno di quelli con le carrozze di inizio novecento che rendono famosa la città di Lisbona, ma in questo momento mi è utile perchè taglia tutto l’abitato da parte a parte e mi evita così una passeggiata di oltre sei kilometri. Per stavolta va bene così: non perderò nulla perchè lo stesso percorso lo farò a ritroso camminando fermandomi in ogni luogo interessante; questo è solo un modo strategico per risparmiare tempo ed energie. Durante il tragitto noto una caratteristica odiosa: una linea ferroviaria divide il lungofiume con il resto del centro urbano, per cui per passare da una parte all’altra dovrò servirmi quasi sempre di passaggi pedonali sopraelevati e solo una volta di un tunnel. Il capolinea del tram è “Jardim de Algès” ed è lì che scendo. Proseguo per altri 700 metri circa per vedere “l’Acquario Vasco de Gama” che ha una simpatica “Foca di Pietra” ad accogliere i visitatori. Visto questo risalgo sul 15E in direzione opposta per scendere definitivamente alla fermata chiamata Largo da Princesa dove, al centro di una piazza, immortalo la “Fontana da Princesa”.
Prendo una traversa il cui nome è tutto un programma e, dopo aver superato una sopraelevata, arrivo in uno dei punti più famosi della capitale portoghese: la “Torre di Belem” si staglia davanti a me e vederla dal vivo merita molto più che in foto. Alla sua destra ci sono il “Museo del Combattente”, la “Scultura per Joao Jayme de Faria Affonso” ed il bel “Monumento ai Combattenti d’Oltremare”, sempre presidiato da due guardie. Alla sinistra della torre c’è il “Monumento a Gago Coutinho e Sacadura Cabral”.
Il prossimo blocco inizia col “Faro di Belem” (opportunamente transennato affinchè gli esseri umani non possano avvicinarsi troppo) seguito dal “Museo di Arte Popolare”. Meraviglioso è il “Monumento alle Scoperte” che osservo per tutto il tempo necessario. Cerco e trovo la scultura chiamata “Sea Wolf” e poi attraverso la strada utilizzando una nuova sopraelevata.
Tralascio di netto il Museo delle Carrozze ed il Museo dell’Elettricità che non reputo indispensabili e mi dedico alla bella ed imponente “Statua di Afonso de Albuquerque”; subito dietro c’è il Palacio de Belem, sede ufficiale del Presidente del Portogallo, visitabile a fronte del pagamento di un ticket. E’ poi la volta del “Pavillion Princess Maha Chakri” che dà un tocco thailandese che ci sta bene esattamente come il cavolo a merenda. Entro così nella famosa Praça do Imperio in trepida attesa per ciò che mi aspetta, ma devo cambiare atteggiamento quando vedo che la Fonte Monumental de Belem (una fontana che sarebbe da urlo) è chiusa per manutenzione e senza un goccio d’acqua al suo interno. Inserisco il chip con le bestemmie in portoghese nel mio cervello e sono pronto per l’immancabile raffica. Il resto del giardino è ben curato, ma senza l’attrazione principale perde quasi tutto il suo fascino. Alla mia sinistra ho il “Centro Cultural de Belem” che, tra le altre cose, ospita il Museo Coleçao Berardo.
Di fronte al giardino ci sono la “Chiesa di Santa Maria di Belem” ed un complesso molto grande che comprende il Monastero dos Jeronimos, il Museo Nazionale di Archeologia e il Museo della Marina; ognuna di queste attrazioni ha un ingresso a parte. A pochi passi di distanza noto anche il “Planetario Calouste Gulbenkian”.
Da qui inizio a prendere confidenza con qualcosa di tipico non solo a Lisbona, bensì in tutto il Portogallo che verrà: le salite! Fino a questo momento ho sempre camminato in piano, ma la pacchia è finita. Abbandonando il Tejo dirigendosi verso l’interno bisogna necessariamente affrontare degli strappi spesso lunghi, ma soprattutto ripidi: il massimo visto con i miei occhi su un cartello stradale indica una pendenza del 23% , ma non ho la certezza matematica che in certi punti non si vada anche oltre. Passo accanto allo Stadio do Restelo (casa del Belenenses, formazione “minore” e sconosciuta a livello internazionale che però milita stabilmente nella serie maggiore) e raggiungo il “Museo Nazionale di Etnologia”. Mi pregio poi di camminare tra viuzze sicuramente poco battute dal turismo di massa toccando la “Chiesa della Memoria” e la “Fontana do Largo La Paz”.
Largo de Ajuda mi aspetta con tre chicche che non mi lascio sfuggire: mi riferisco alla “Statua di Carlos I°” (fu re del Portogallo), al “Palacio Nacional da Ajuda” ed alla “Torre da Paroquial”. Una discesa mi accompagna prima fino alla “Chiesa di Nostra Signora da Ajuda” e poi nuovamente nella zona del fiume dove vedo nell’ordine la “Fontana da Junqueira”, il palazzo della Cordoaria Nacional e la “Statua della Chitarra na Proa”. Questo è anche il punto dal quale riesco ad osservare meglio il “Ponte del 25 Aprile”, una struttura incredibile lunga 2.277 metri il cui attraversamento è a pedaggio; collega Lisbona con la vicina località di Almada. Ha due piani ben distinti: quello superiore è adibito al passaggio di veicoli mentre quello inferiore è dedicato al trasporto pubblico su rotaia. Vedere queste cose e pensare che da noi i ponti crollano ormai ogni anno mi lascia sempre molto perplesso.
Rientro nelle arterie cittadine e trovo il “Museo de Macau”. Poi finalmente ho l’opportunità di scattare la prima fotografia ad uno dei famosi tram gialli (chiamati “Electricos”) attivi da oltre un secolo ed ancora duri a morire; oltre ad essere utili per cittadini e turisti sono un vero spasso quando sfrecciano rumorosamente in ogni dove. Delle scale abbastanza toste mi conducono alla “Cappella di Santo Amaro”: è degna di nota ma lo spazio a disposizione non mi consente di portare con me un’immagine decente; in realtà è molto più gradevole di ciò che si vede di seguito.
Faccio un salto alla cosiddetta LX Factory: si tratta di un’ex area industriale poi recuperata ed usata oggi per ospitare street art e locali; un giro di cinque minuti mi è più che sufficiente per capire che è meglio cambiare aria. Per carità…è questione di gusti e quindi soggettiva, ma io ne sono rimasto delusissimo. La mia passeggiata prosegue alla scoperta di nuovi luoghi: mi fermo a guardare la “Fontana das Necessidades” ed il “Palacio das Necessidades” prima di andare nella zona del “Museo de Oriente” ospitato da un edificio moderno.
Quando giungo di fronte alla Chiesa di San Francesco da Paola posso solo guardarla perchè è ubicata in una strada troppo stretta che non mi dà la giusta prospettiva. Va decisamente meglio con il “Museo Nazionale di Arte Antica” e con la “Fontana das Janelas Verdes”. La successiva “Cattedrale di San Paolo” si trova ad un piano rialzato rispetto a quello stradale ed il cancello che permette l’accesso alle scale utili per poter salire è chiuso, così mi devo accontentare. La “Chiesa di Santos-o-Velho” ed il “Museo delle Marionette” chiudono l’area.
Procedo cercando l’edificio che ospita il “Museo delle Comunicazioni”, poi entro in Praça Dom Luis I° dove, all’interno dell’omonimo giardino, mi attende la “Statua del Marchese Sà da Bandeira”. Voltando lo sguardo alla mia destra noto che sono tornato alla fermata metro di Cais do Sodre, la stessa dalla quale qualche ora fa ho preso il tram n. 15E. Guardo l’orologio perchè devo fare una considerazione: ho letto da ogni parte che, causa restrizioni per la pandemia, i supermarkets di Lisbona chiudono tutti alle 20:00 e la stessa informazione l’ho avuta anche dai gestori della struttura dove pernotterò. Viene da se che se voglio cenare alla mia maniera devo andare a fare la spesa per le 19:40 al massimo, altrimenti potrò solo optare per qualcosa di diverso. Partendo da questo presupposto mi rimetto in marcia senza obiettivi ben precisi da raggiungere; sono ben conscio di essere vicinissimo alla stanza prenotata, per cui più riuscirò a vedere dei dintorni nel tempo rimanente e meglio sarà. Inizio le danze con la “Statua do Duque da Terceira” e con “l’Orologio di Cais do Sodre”. Appena passo dalla “Strada Rosa” ci sono subito delle personcine a modo che mi offrono della droga, così…tanto per gradire. La storia parla chiaro: fino a pochi anni fa questo punto era forse il più malfamato di tutta la città, centro nevralgico di prostituzione, bordelli e criminalità. E’ stato ripulito, è stata data una passata di rosa shocking ad un tratto di asfalto e le attività illecite sono state trasformate in bar e localini molto particolari. Adesso camminare qui è sicuro, ma evidentemente ciò che è stato fatto non è sufficiente a spazzare via completamente la feccia.
In Rua de Sao Paulo trovo la soluzione al mio problema: la catena chiamata “Minipreço” è (e sarà per tutto il tour) uno dei due posti che mi forniranno il pasto serale oggi e per i giorni a venire. Ma di questo mi occuperò dopo perchè per ora continuo per la mia strada. La “Fontana di San Paolo” e la “Chiesa di San Paolo” allietano questo momento, poi mi dedico ad una nuova chicca: “l’Elevador da Bica”. Proprio perchè la città ha delle pendenze non indifferenti, esistono tre funicolari che prendono il nome di Elevadores e servono per aiutare a spostarsi coloro che non ce la fanno a superare certe salite (penso agli anziani, per esempio), ma anche a coltivare il proliferarsi degli scansafatiche. Come esperienza direi che va fatta almeno una volta e, avendo compreso anche questo mezzo di trasporto nel mio abbonamento giornaliero, salgo a bordo. La tratta dura pochissimo, ma è comunque molto particolare. Immancabile poi la foto a destinazione.
Mi trovo al piano di sopra, ma col tempo risicato a disposizione. Riesco a raggiungere ed ammirare la “Chiesa di Santa Catarina”, la “Chiesa Paroquial das Merces”, il “Museo Geologico del Portogallo” e “l’Assemblea della Repubblica” (ovvero il Parlamento portoghese). Tornando indietro passo anche dalla “Statua di Adamastor” (il tanto decantato Miradouro Santa Catarina non è niente di particolare) e dal “Museo della Farmacia”. Concludo poi scendendo a piedi la stessa strada che ho percorso poco fa con l’Elevador da Bica in senso contrario.
Sono le 19:42 quando faccio il mio ingresso nel supermercato e, essendo la prima volta in questa nazione, ci metto un po’ a scegliere cosa comprare. Morale della favola: quando pago ed esco sono le 20:10 ed il negozio è ancora tranquillamente aperto. Chiedo informazioni e mi viene detto che la chiusura sarà alle 23:00 e che alle 20:00 cessa solo la vendita di alcolici. Vatti a fidare dei siti istituzionali…direi che siamo alle solite e che siamo quotidianamente subissati di bugie da chi invece dovrebbe darci le informazioni corrette. Con la busta in mano vado in stanza dove mi aspetta il self check-in, cosa che adoro alla follia perchè mi permette di prendere possesso della camera prenotata senza dover rispettare fastidiosi orari. Dopo undici ore in giro credo di meritare la cena ed il riposo che mi aspettano.
Venerdi 14 agosto: la sveglia suona abbastanza presto perchè, dopo aver segnato sulla mappa tutte le cose già viste, non posso far altro che constatare che ne mancano altrettante da raggiungere oggi, se non addirittura di più. Ho almeno la consapevolezza di non dovermi far trovare alle 19:40 dentro al market e che, nonostante avrò moltissimo da camminare, ci sarà minor distanza tra i vari punti di interesse rispetto alla scorsa giornata in cui erano sparsi qua e la. Inizio da dove ho lasciato ieri sera partendo da Cais do Sodre e dirigendomi verso est. Prima però do un rapido sguardo alla Scultura chiamata “Ao Leme” dell’artista Francisco dos Santos. Fatto ciò vedo la “Chiesa del Corpo Santo” e poi mi fiondo in Praça do Municipio: al centro c’è il cosiddetto “Pelourinho” (un tipo di opera molto cara ai portoghesi che troverò in ogni località) mentre a fare da perimetro parziale ci sono la “Corte d’Appello”, il “Museo del Denaro” (dentro ad un edificio che sicuramente in passato è stato una chiesa ci sta a pennello…) ed ovviamente la “City Hall”.
Pochi passi ancora ed eccomi nella bella Praça do Comercio, uno dei punti più importanti e conosciuti della città. Il fiume Tejo rappresenta l’unico lato aperto, mentre gli altri tre sono formati da edifici storici, oggi sedi di alcuni ministeri e luoghi vari di cultura. Sull’insieme, già di per se molto bello, spiccano il “Cais das Colunas” (in passato era l’ingresso istituzionale della città e vi transitavano le personalità più illustri), la “Statua Equestre di Dom Josè I°” posta al centro della piazza e “l’Arco della Rua Augusta”, monumentale porta d’accesso all’omonima strada.
Ammetto che è difficile battere quanto appena visto, ma le ore a disposizione sono ancora tante e non dispero. Proseguo con la “Vecchia Chiesa di Nostra Signora della Concezione” e con l’edificio che ospita la “Fondazione Josè Saramago”: ha il mio interesse solo grazie alla sua facciata particolare. In questo contesto una piccola “Fontana composta da Cubi” (tra l’altro neanche funzionante) passerebbe meno che in secondo piano, ma voglio dare anche a lei il suo spazio prima di imboccare la prossima salita.
Ha il via un pokerissimo religioso che inizia con la “Chiesa della Maddalena”, prosegue con la “Chiesa de Santo Antonio de Lisboa”, la bella “Cattedrale”, La “Chiesa di Sao Joao da Praça” e termina con la “Chiesa di San Miguel”. Mi devo informare se collezionando tutti questi santini ho diritto ad un’assoluzione piena dei miei peccati…; a parte gli scherzi, per fortuna il tutto è intervallato da uno dei mitici tram che viaggia come una scheggia.
La verità è che probabilmente i miei pensieri appena descritti sono stati uditi, così per vendetta divina mi ritrovo ad affrontare una scalinata niente male che metterebbe chiunque a dura prova. Quando arrivo in cima scopro anch’io perchè Lisbona è famosa per i panorami che offre: per la prima volta resto a bocca aperta quando mi affaccio dal parapetto del “Miradouro de Santa Luzia”. Vedere per credere:
Questa zona offre ancora di più: infatti posso osservare la “Chiesa di Santa Luzia”, la “Scultura per Julio de Castilho” ospitata da un curatissimo giardino, il “Museo delle Arti Decorative Portoghesi”, il “Monumento per San Vicente” ed il Miradouro di Largo Portas do Sol, molto simile al precedente poichè la distanza tra i due è davvero minima. Qui faccio bene a guardare la “Chiesa de Santo Estevao” perchè poi non sarà più possibile a causa della sua ubicazione.
Nuova discesa, stavolta mirata a raggiungere il famoso “Museo del Fado”. Più avanti, quasi nascosta in un angoletto (e pure difficile da inquadrare nell’obiettivo della reflex) c’è la piccola “Chiesa Ortodossa Russa” seguita dal “Monumento a Dom Manuel I°” e dal “Museo Militar”. Il saliscendi continua senza fine, ma dopo l’ennesimo strappo vengo ripagato da una visione meravigliosa: il “Panteao Nacional” è il premio alla fatica del momento; la sua figura imponente mi lascia senza parole.
La strada asfaltata che seguo passa attraverso una porta prima di raggiungere un’altra attrazione, ovvero la “Chiesa di Sao Vicente de Fora” che fa la sua degna figura. Una discreta passeggiata mi conduce verso un punto di interesse ben più soft: un bel “Dipinto Murale” mi attende e appena lo raggiungo lo depenno dalla mappa (immancabile il furgone bianco parcheggiato che rompe i coglioni…ormai è un must). Dedico il mio tempo ad un nuovo punto panoramico molto bello, conosciuto come “Miradouro da Graça”. L’omonima chiesa non è fotografabile causa posizione disgraziata, ma direi che posso accontentarmi di una bella fontana che orna il giardino qui presente e della superba vista sul “Castello di Lisbona” e sulla città sottostante.
Un’infinita rampa di scale mi fa scendere di non so quanti metri rispetto alla posizione precedente; inizia così una parte tutta nuova da vivere e non me lo lascio dire due volte. Il benvenuto me lo dà la “Chiesa de Nossa Senhora do Socorro” seguita da un dedalo di stradine unicamente pedonali che mi piacciono tantissimo, anche perchè molto colorate. Inaspettata c’è una “Balena di Metallo” che più rugginosa di così non potrebbe essere; se si tratta di una scelta di stile oppure di semplice incuria non mi è dato saperlo. Quando gli spazi tornano ad aprirsi trovo la “Cappella de Nossa Senhora da Saude”.
Mi sento un vero alfiere dell’Italian Style nel mondo quando attraverso la carreggiata (che è pure abbastanza larga) in maniera animalesca; non è certo colpa mia se il semaforo e le strisce apposite sono troppo lontane. Mi trovo in Praça Martim Moniz, conosciuta per le tante fontane che ospita ed anche per essere il capolinea del famoso Tram n. 28, il più turistico di Lisbona. Premetto già che non ci salirò, quindi se qualcuno si aspettava la descrizione del tragitto resterà deluso. In primis preferisco di gran lunga girare a piedi, ed in secondo luogo il tempo sta scorrendo inesorabile e la paura di non riuscire a finire il programma comincia a farsi sentire. Scatto qualche immagine e poi riparto.
Cammino più rapidamente rispetto a prima ed incontro la “Fontana do Intendente” sulla mia strada. Una deviazione studiata ad arte mi porta davanti ad un “Edificio Decorato” che adoro fin da subito; peccato che uno stramaledetto lampione ne rovini parzialmente la visuale. Metto la parola fine anche a questa zona vedendo la “Chiesa de Nossa Senhora dos Anjos” e la “Chiesa da Nossa Senhora do Resgate das Almas e Senhor dos Perdidos”…un nome lunghissimo per qualcosa di carino, ma anche molto molto semplice.
La marcia continua: non volendo (e se lo scrivo è vero che più vero non si può…) mi ritrovo tra le scatole “l’Ambasciata Italiana” e già che sono lì le dedico uno scatto. La stessa cosa succede per il vicino “Palacio da Bemposta”: anche lui è una sorpresa perchè non presente sulla mappa. La “Fontana do Largo do Mastro” invece è attesa proprio nella posizione in cui si trova. Entro ora nel parco chiamato Campo Martires de Patria e cerco di passarlo al setaccio: ecco subito “l’Omaggio a Gomez Suarez de Figueroa”, meglio conosciuto come Inca Garcilaso de la Vega; un “Laghetto Artificiale” molto carino attrae la mia attenzione, esattamente come le galline che zampettano libere e felici in mezzo ai prati. All’estremità opposta dell’area verde noto il “Monumento a Josè Tomas de Souza Martins” ed una bella costruzione che è l’attuale sede della “Nova Medical School”.
Faccio un salto al Jardim do Torel, zona verde che ho letto essere stata riqualificata recentemente. Mi accoglie una bella Fontana, ma il successivo Miradouro non è soddisfacente come altri visti in precedenza. Esco e mi dirigo prima verso l’Elevador do Lavra (il secondo dei tre esistenti) e poi verso la “Chiesa da Pena”. Inverto la marcia e torno all’elevador perchè vorrei fare una foto anche a questo, ma dopo qualche minuto di attesa noto di essere completamente solo e qualcosa mi puzza. La mia intuizione non è sbagliata: scendendo a piedi quella pendenza clamorosa vedo con i miei occhi che il servizio è sospeso per manutenzione. Di fronte a me una ragazza sta tranquillamente salendo a piedi e a primo impatto non sembra neanche soffrire la fatica; beata lei! Punto dritto verso la “Chiesa di San josè” (non si trova sulla strada, bensì in un’area interna alla quale si arriva superando un portone) ed ancora verso il Teatro Politeama, struttura senza infamia e senza lode.
Bello invece è il “Monumento aos Restauradores” ubicato nell’omonima piazza; dietro di esso vedo il “Palacio Foz” e, poco distante, “l’Elevador da Gloria” (il terzo ed ultimo della città). Inizia qui Avenida da Libertade, un’importantissima arteria cittadina molto lunga ben punteggiata da opere d’arte, ma anche da alberi (che generano fin troppa ombra dove non dovrebbero farla…mannaggia a loro) e dei negozi più costosi che esistano. La percorro tutta quanta ed ammiro così il “Monumento agli Eroi della Grande Guerra”. Sembra di essere alla sagra delle statue per quante ce ne sono; di seguito i personaggi che ne hanno vinta una: Simon Bolivar, Oliveira Martins, Alexandre Herculano, Almeida Garrett ed Antonio Feliciano de Castilho. Una deviazione sulla destra mi permette di aggiungere alla già corposa lista anche la “Statua di Camilo Castelo Branco”.
Di nuovo sulla Avenida mi trovo davanti l’imponente “Statua del Marques del Pombal”. Alle sue spalle si apre il Parque Eduardo VII, una grande area verde non calpestabile. Decido di superarlo passando alla sua destra, ma sembrano esserci delle transenne che bloccano il passaggio. Il fatto è che devo proseguire oltre, per cui me ne frego altamente ed appena trovo un pertugio mi infilo lo stesso e passo. La zona sembra essere chiusa per la costruzione (o forse lo smantellamento) di tanti casottini che fungono da bancarelle espositive allestite per particolari occasioni. All’altezza del “Pavilhao Carlos Lopez” mi fermo, lo osservo a dovere e lo fotografo come posso: è troppo grande per entrare tutto nell’obiettivo della reflex. “Raggiungo il Monumento al 25 Aprile” (immortalato poco fa da lontano) ma lo trovo orrendo (senza offesa per ciò che rappresenta) per cui quasi lo snobbo del tutto. Mi metto ad osservare il panorama che si vede dal “Miradouro del Parque” che mi fa capire quanta pendenza ho affrontato quasi senza accorgermene dato che in questa parte di città la salita c’è ma è morbida.
L’adiacente Jardim Amalia Rodrigues si apre con la scultura di Fernando Botero che prende il nome di “Maternidade”; ovviamente la madre è una donna mooolto rotonda, caratteristica delle opere di questo artista. Da una specie di piattaforma rialzata che ospita la statua chiamata “il Segreto” ho una visuale buona di una “Fontana-Laghetto” che voglio portare nel mio album dei ricordi, solo che non ho alcuna intenzione di includere il ristorante ubicato a proprio a due centimetri. Lascio il giardino per arrivare fino alla “Chiesa Sao Sebastiao da Pedreira”. Causa tempo a disposizione devo tornare indietro e non posso proseguire oltre: con grande rammarico non posso vedere nè la Chiesa de Sao Joao de Deus e nè la Fonte Luminosa, ma ovviamente se in futuro userò Lisbona come tappa di un nuovo viaggio in Portogallo ed avrò del tempo libero so già da adesso come lo spenderò. L’occasione è molto probabile perchè con un tour di nove giorni non si vede tutta una nazione, per cui tornerò sicuramente in zona. Viste le esperienze con le fontane tra ieri ed oggi ho comunque il dubbio che avrei potuto trovare la Fonte Luminosa senza un goccio d’acqua, per cui la delusione che provo non è neanche completa.
Camminando riprendo Avenida da Libertade per un tratto, poi svolto a destra fino al “Museo Antonio Medeiros e Almeida” che è parzialmente coperto dagli alberi. Esattamente all’angolo opposto dell’incrocio, del tutto fuori mappa, un plauso va all’insegna che indica la destinazione d’uso dell’edificio qui presente: “Instituto da Vinha e do Vinho”. Lo so che è una cavolata, ma mi fa troppo sorridere. Cerco e trovo la Sinagoga Shaare Tikhva, ma come al solito è dietro ad un portone blindato e quindi non solo inaccessibile, ma anche inespugnabile. Un incrocio sempre stracolmo di macchine mi fa attendere un bel po’ prima di poter scattare l’immagine che voglio della “Chiesa Nossa Senhora da Conceição”, ma alla fine ci riesco. Prima di entrare nel vicino Jardim das Amoreiras, dove scovo la piccola “Cappella de Nossa Senhora de Monserrate”, ecco il “Monumento a Manuel Tito de Morais”.
Vado avanti con la marcia puntando la “Chiesa Santa Isabel” che nell’insieme regala un buon colpo d’occhio. Non sono fortunato poi con la Chiesa di Sao Jorge e col Cimitero Inglese che la circonda perchè l’ingresso del complesso è chiuso. Durante il percorso do uno sguardo alla Casa di Fernando Pessoa e poi dedico tutta la mia attenzione alla “Chiesa do Santo Condestavel” che è davvero molto particolare e meritevole. Sfortunatamente ho il sole nella posizione peggiore possibile, ma stavolta va così.
Anche la “Basilica da Estrela” non è niente male e la osservo a dovere; da qui ho modo di entrare all’interno del Jardim da Estrela dove trovo la “Statua per Joao de Deus”, un “Gazebo” ed un “Laghetto con Scultura al centro”. Esco dal parco usufruendo dal cancello opposto rispetto al precedente ed ho modo di ammirare la “Statua di Pedro Alvares Cabral”.
Una toccata e fuga la riservo anche alla “Casa-Museo Amalia Rodrigues” e ad un Murales del tutto inatteso realizzato su una parete laterale del Centro Culturale di Capo Verde, poi passo all’edificio che ospita il “Museo Nazionale di Storia Naturale e delle Scienze”: è molto grande ed ubicato in una strada che mi consente uno scatto (tra l’altro poco decente) solo facendo una fatica immensa. Il successivo Jardim do Principe Real non mi entusiasma affatto poichè noto solo il “Monumento a França Borges”, poi è tutta normale amministrazione.
Cammino fino al “Convento de Sao Pedro de Alcantara”, ma l’attrazione migliore qui non è questa; infatti mi aspetta il “Miradouro del Jardim de Sao Pedro de Alcantara” che posso definire senza ombra di dubbio come una splendida terrazza affacciata sulla città. L’omonima via mi porta fino a Largo Trinidade Coelho che offre ben tre punti di interesse in pochi metri: la “Chiesa di San Rocco”, la “Statua di Padre Antonio Vieira” e “l’Omaggio per un Venditore di Biglietti della Lotteria”. Più avanti è la volta del “Teatro da Trinidade” finire vittima della mia reflex.
Adesso c’è una scorpacciata di attrazioni da non saltare assolutamente: sto parlando della “Paroquia dos Martires”, della “Statua di Fernando Pessoa”, della “Scultura per Antonio Ribeiro”, della “Chiesa di Loreto”, della “Chiesa de Nossa Senhora da Encarnação” e dal “Monumento per Luis Camoes”. Nel blocco di immagini che stanno per arrivare se ne nota facilmente una realizzata al buio, o meglio di notte; succede perchè ciò che cerco di portare nel mio album dei ricordi è inglobato tra i tavolini di un bar durante il giorno, cosa che rende impossibile qualsiasi tentativo di avere una foto pulita e, soprattutto, metterebbe a forte rischio la mia incolumità personale nel caso in cui un cliente qualsiasi si alterasse perchè inquadrato, anche se involontariamente. Preciso anche che non ho rubato ore preziose al sonno solo per passare di qui, ma che ci capiterò casualmente durante il tragitto che mi porterà tra qualche ora dalla camera alla stazione centrale di Lisbona.
I miei piedi stanno per dare forfait, ma non mi arrendo mai e vado avanti anche stavolta; raggiungo ed osservo la “Statua de Eca de Queiros”, poi una mega-salita mi conduce fino alla “Chiesa das Chagas”. Torno al piano più basso ed il Teatro Municipal Sao Luiz è un edificio senza infamia e senza lode. Davanti al Museo Nazionale di Arte Contemporanea c’è una fila assurda…per fortuna non ho intenzione di entrare altrimenti farei le ore piccole. Il “Teatro Nacional de Sao Carlos” è davvero un bel palazzo; di fronte a se c’è un nuovo ed originale “Omaggio a Fernando Pessoa”.
Il dedalo di strade qui presente mi porta fin davanti alla “Chiesa del Santissimo Sacramento”; una di fronte all’altro ecco la “Fontana do Carmo” ed il Museo Archeologico do Carmo che è troppo coperto dagli alberi per i miei gusti. Alla fine della nuova breve passeggiata scendo una rampa di scale e mi trovo la facciata del palazzo che ospita la “Stazione di Lisbona Rossio”, la più importante della capitale portoghese. Do un’occhiata rapida al “Monumento al Lustrascarpe” e poi mi butto a capofitto nella famosa Praça do Rossio, in questo momento addobbata a dovere per ricordare che qui si sta giocando proprio in questi giorni la fase finale ad otto squadre della Champion’s League 2019-2020, unica formula possibile per permettere alla competizione calcistica di terminare ed avere un vincitore da iscrivere nell’albo d’oro. Ma questo è un di più, mentre parlando delle normali attrazioni che qui campeggiano inizio dal “Teatro Nacional Dona Maria II°”, proseguo con la “Statua-Obelisco di Dom Pedro IV°” e concludo con le due fontane ubicate una a nord ed una a sud della piazza stessa.
Il tempo scorre inesorabile ed è molto tardi; lo si nota benissimo dal fatto che il sole sta calando e le immagini sono meno splendenti delle precedenti. Ormai manca poco, così cerco di fare del mio meglio fino in fondo e stringo i denti. Largo de Sao Domingos fa quasi impressione: in barba a tutte le disposizioni anti-covid attualmente vigenti, questo spazio è completamente pieno di gente; sono tutti extracomunitari che hanno trasformato questo posto nel loro ritrovo. In tali condizioni non posso fare niente, anche perchè alcuni di loro stanno usando un punto di interesse come poggiaschiena. Vedrò lo stesso la “Chiesa de Sao Domingos” ed il “Memoriale per le Vittime del Massacro Giudaico del 1506”, ma lo farò stanotte…proprio come ho spiegato poco fa. La vicina Praça de Figueira ospita invece la “Statua Equestre di Dom Joao I°”. Mi sobbarco un’ultima scalinata abbastanza ripida per arrivare fino alla “Chiesa Parrocchiale di San Cristovao e San Lorenzo” ma quando sono lì noto con amarezza che non ho spazio a sufficienza per una foto di qualità, così la devo tenere come viene. Sembra che per scendere mi servirà altro tempo che in teoria non avrei, ma stavolta il fato mi viene incontro: a pochi passi c’è un ascensore pubblico che porta a qualche metro dall’ultima attrazione che Lisbona mi concede: la “Chiesa di San Nicolau”.
Guardo l’orologio e vedo che sono le 20:30 circa; per concludere in bellezza faccio una passeggiata sulla famosa Rua Augusta che però non mi colpisce perchè la trovo troppo commerciale. Ovviamente il passaggio qui è funzionale al mio scopo che è tornare verso il supermercato Minipreço, fare la spesa per la cena e poi correre in camera. Seguo alla lettera questo programma e a questo punto posso proprio dire di essere in procinto di salutare Lisbona dopo due giorni pienissimi durante i quali non mi sono mai fermato un attimo. Tra me e la nuova destinazione di domani c’è solo una magnifica serata di relax. Attenzione: sicuramente i puristi (o per meglio dire i turisti classici) si staranno chiedendo se ho mancato l’Elevador de Santa Justa per errore; la risposta è no, l’ho mancato di proposito perchè sinceramente di salire sopra ad un ascensore moderno costruito per gli allocchi in un centro storico non mi va.
In conclusione, dopo oltre 7.000 parole spese e tantissime immagini pubblicate devo spiegare il motivo della scelta del titolo del post perchè ammetto io stesso che possa sembrare ambigua: dal punto di vista dei punti di interesse la capitale portoghese è senza dubbio una delle città più ricche e fornite tra quelle visitate fino ad ora, ma la verità è che non mi sono trovato a mio agio con l’atmosfera generale. Non credo sia colpa della pandemia…anzi…questa mi ha aiutato a non trovarmi in mezzo ad orde di barbari provenienti da tutto il mondo nella settimana di ferragosto. Ho paura che io e la nazione lusitana ci prenderemo poco e la cosa non mi rende molto felice dato che dovrò visitare altre sette città in sette giorni residui. Spero davvero che questa mia sensazione sia errata e che sia la stanchezza a parlare, o chissà cos’altro. Comunque sia non posso non consigliare a tutti di visitare Lisbona perchè sarebbe un sacrilegio, quindi invito a prenotare soprattutto ora che i prezzi dei voli stanno ai minimi storici. Domani si cambia e sarà la località di Sintra a dovermi sopportare (vedi post dedicato).
Per finire in bellezza posto alcune immagini di edifici particolari scattate qua e là per le vie cittadine: