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Fine novembre: ormai il freddo inizia a farsi sentire anche a Roma. Le previsioni meteo non promettono nulla di buono per i prossimi giorni. Allora…perchè non anticipare il tutto andandomi a cercare un po’ di gelo vero in Olanda per essere preparato a ciò che mi aspetterà a casa? Calcolando che, esattamente un anno fa, mi sorprese una tempesta di neve in Lituania…niente può più spaventarmi da questo punto di vista. Ma c’è un’altra cosa che mi mette in ansia per questa destinazione: cercando informazioni on-line…Rotterdam sta alla storia come il cavolo sta alla merenda; esattamente come Eindhoven, città della stessa nazione che mi ha deluso in maniera folle qualche mese fa e, come si può capire, ancora ne porto i segni. In più, i voli diretti da e per l’Italia costano abbastanza, quindi occorre studiare necessariamente qualcosa per aggirare l’ostacolo; ma è l’ultimo dei miei problemi essendo ormai pratico sull’argomento dell’ottimizzazione degli itinerari. A questo punto direi di chiudere questo “cappello”: è ovvio che se sto scrivendo questo post…a Rotterdam ci sono andato e basta. Per cui iniziamo a vedere come.
Ripeto: le tariffe per Rotterdam non sono low-cost, ma una mano me la dà la compagnia olandese Transavia: la tratta di ritorno, con partenza di domenica alle 17:35, per la data di mio interesse è a buon mercato (non decisamente bassa, ma fattibile). Devo quindi trovare un modo per arrivare spendendo poco e riesco a farlo combinando volo+bus: da Roma Fiumicino parto alle 7:10 con destinazione Bruxelles Zaventem (l’aeroporto principale, non quello di Charleroi per capirci) a poco meno di 10 euro. Dalla capitale belga parte poi un Flixbus diretto a Rotterdam che pago pochi spicci. Ecco quindi che l’intera tratta di andata mi costa poco più di un film al cinema in 3D. Tutto si svolge in maniera estremamente puntuale ed alle 13:40 mi trovo alla stazione centrale della cittadina olandese, pronto per la mia nuova avventura. Capitolo meteo: il giovedi precedente le previsioni per il week-end erano catastrofiche: acquazzoni in entrambi i giorni della mia permanenza. La sera successiva (venerdi) lo stesso sito ha corretto il tiro preventivando “nuvole” con 20% di pioggia per il sabato e “sole/nuvole” con 20% di pioggia per la domenica. Sono quindi abbastanza ottimista…ma passato il confine tra Belgio ed Olanda comincio a vedere pioggia insistente attraverso il vetro del bus. Partono una decina di Madonne così, un po’ a casaccio…che però hanno i loro frutti: quando scendo dal Flixbus non cadono più gocce dal cielo! Ritiro il bagaglio ed imposto il navigatore in direzione dell’hotel: devo camminare circa 1,5 kilometri, distanza ridicola per come sono abituato. Quando arrivo a 500 metri dal punto stabilito, le Madonne si ricordano di me e si vendicano (un classico, perchè “lassù” qualcuno si permette anche di essere “fumino” come se non bastasse tutto il resto che non fa…): inizia a piovere e grandinare insieme (essendo la temperatura intorno agli zero gradi, una parte di pioggia si trasforma in ghiaccio durante la discesa a terra). Scende la quantità d’acqua giusta per farmi bagnare ben bene e per inzuppare anche il tablet che devo tenere in mano per trovare la strada. Alla fine però suono alla porta dell’albergo ed entro. Prendo la stanza, dò un’asciugata alla giacca, preparo tutto ed esco poco dopo, quando fortunatamente il meteo pare essersi di nuovo placato. Sono le 14:15 circa ed il tempo a mia disposizione per esplorare la città in lungo ed in largo è suddiviso nel pomeriggio odierno (col buio in arrivo intorno alle 17:00) e nel mattino+primissimo pomeriggio di domani: non ne ho pochissimo, ma neanche da buttare. Decido di iniziare concentrandomi sulla parte sud e così mi incammino fino a raggiungere la prima delle attrazioni della città: l’Euromast. Si tratta di una torre alta circa 185 metri. E’ il punto panoramico di maggiore altezza dei Paesi Bassi (chiedo venia per il gioco di parole…); sinceramente non mi colpisce più di tanto, ma da questa prima foto capisco che sarà una giornata ricca di soddisfazioni perchè la luce che filtra attraverso le nuvole mi regalerà scorci di rara bellezza.
Proprio accanto alla torre c’è un ponte che permette di arrivare in un luogo che credevo di visitare in due minuti e che invece mi porterà via ben più tempo: si tratta del Het Park, una delle zone verdi della città. Già mettendo il primo piede in quell’area rimango colpito dalla presenza di un laghetto racchiuso da erba che più verde non si potrebbe e da alberi già dedicati all’attività del foliage autunnale. Il connubio dei colori è semplicemente impressionante. Ecco alcune immagini che lo testimoniano:
So di non esagerare quando scrivo di essere paralizzato da tanta bellezza. Ma non è la sola cosa per cui rimango basito: sento dei passi insistenti dietro di me che si avvicinano sempre di più; quando mi volto per capire che succede vedo una ragazza locale che corre indossando pantaloncini e maglietta senza maniche…mentre io ho addosso l’armatura invernale. Spero che la bocca aperta almeno per qualche istante mi sia concessa. Va bene essere abituata…ma come cavolo fai??? Passeggiando trovo anche un bel palazzetto con davanti un giardino molto curato; mi cala un po’ l’entusiasmo quando scopro che si tratta del Heerenhuys, una location per matrimoni e feste in generale. La visita a questo luogo incantato termina con il monumento dedicato al poeta e drammaturgo Hendrik Tollens.
Proseguo la passeggiata verso sinistra, lasciando volutamente la parte storica più conosciuta di Rotterdam (il Delfshaven) al giorno seguente. Durante questo tratto mi colpiscono cinque cose: la prima è una splendida vista su una serie di palazzi che si trovano al di là dell’enorme fiume Nieuwe Maas, parte integrante della città; la seconda è la statua dedicata a Pietro il Grande (regalo della Federazione Russa); la terza è il primo dei numerosi porticcioli dove vengono parcheggiate le tante barche possedute dagli abitanti; la quarta è il Calandmonument e la quinta, fantastica, è il bellissimo ponte Erasmusbrug, il più famoso di Rotterdam, con dietro dei nuvoloni decisamente minacciosi ma anche molto scenici.
Arrivo ai piedi del ponte: salgo le scale e lo attraverso in tutta la sua lunghezza fino all’altro lato. C’è un pro ed un contro in questa mia azione: il pro è che il panorama è decisamente bello; il contro è che in quel preciso punto, senza alcun tipo di protezione, arriva un vento niente male che non esita a farsi sentire con tutto il suo gelo. Primo punto di interesse, proprio davanti a me, è il Teatro Luxor che, come recita il cartello, ha compiuto i suoi primi 100 anni. Poco dopo, proseguendo nella stessa direzione, trovo il “Floating Pavilion”, o per meglio dire il padiglione galleggiante. Si tratta di un centro espositivo composto da tre cupole semi-trasparenti, costruito con tecniche talmente innovative da permettergli di non affondare e di essere spostato ovunque lo si desideri.
Proseguo il mio itinerario alla ricerca di un punto un po’ particolare, forse anche inutile: si tratta del “Lost Luggage Depot”; non è neanche facilissimo da spiegare proprio perchè è più vicino alla stupidaggine che ad altro, però ci provo: è un “monumento” interamente fabbricato in ghisa che rappresenta un deposito di bagagli smarriti. Infatti nella struttura ad otto angoli è facilissimo intravedere oggetti comuni da viaggio. Il motivo per cui circa 65.000 kg di ghisa siano stati usati in questo modo mi è ignoto (temo che, trattandosi di Olanda, durante la riunione comunale che ha accettato il progetto siano girate troppe “canne” in sala…e questi sono i risultati). Durante il tragitto per arrivare qui mi imbatto anche in una delle tantissime statue ubicate in giro per Rotterdam.
Il giro prosegue attraversando uno dei tantissimi ponti e ponticelli qui presenti. Questo in particolare mi porta proprio davanti al Teatro Walhalla…che non è niente di che. Due sono le cose degne di nota in quest’area: il panorama che si vede sugli edifici posti sulla sponda opposta e il riadattamento di casermoni sicuramente nati in passato con scopi “marittimi” (depositi navali, cantieri e similari) in locali di ritrovo in cui tanta gente si dà appuntamento per bere e mangiare qualcosa. Lo stile adottato dai proprietari è davvero molto originale (ad esempio, uno di loro ha tanti piccoli bracieri con dentro legna che arde, usata sia per fare scena che come scaldino dai clienti che preferiscono consumare i loro drinks all’esterno della struttura). Magari se fossi stato in compagnia sarebbe stato carino, una volta tanto, fare una sosta diversa dal solito.
Come si può vedere dalle foto, la luce del sole sta pian piano scemando. Si stanno avvicinando le 17:00 a grandissime falcate e non ci si può fare nulla. Sono comunque deciso a proseguire la scoperta di Rotterdam almeno fino all’ora di cena. Dettaglio da non sottovalutare e che rischio di dimenticare: ogni “tot” di tempo arriva dal cielo una folata di pioggia della durata massima di uno/due minuti, cosa stranissima per noi; il fatto è che fa talmente freddo che ciò che picchia sulla faccia è un mix ben assortito di gocce e grandine e non è proprio il massimo della goduria. Prossimi obiettivi prima di invertire la marcia sono il monumento chiamato “De Roeiers” e la nave “SS Rotterdam”. Il primo è una mezza delusione perchè…quando io leggo monumento sulle guide mi aspetto qualcosa che abbia almeno delle dimensioni adeguate; in questo caso ciò che mi trovo davanti è una statuina con quattro miseri rematori. Dalla foto non si capisce a dovere perchè è presa da vicino, ma garantisco che passando di lì non ci si fa neanche caso. Il secondo è un ex transatlantico e nave da crociera (chiamata a suo tempo “La Grande Dame”) che oggi è ancorata in porto e svolge la funzione di hotel / museo. Purtroppo la grandezza dell’imbarcazione ed una serie di ostacoli posti davanti ad essa non permettono una foto chiara e pulita.
Bene, questa zona giunge al termine ed è il momento di tornare indietro per cambiare area. Non faccio in tempo a tirare fuori il tablet dallo zainetto che arriva giù un’altra folata di pioggia/grandine e, non appena riesco ad indossare il k-way in fretta e furia scopro che la tormenta è già un lontano ricordo. Per una parte di strada devo necessariamente ripercorrere il tratto fatto in precedenza; colgo così l’occasione per immortalare alcuni punti già visti che però, con l’arrivo del buio, cambiano quasi totalmente prospettiva. Il top, per me, è la foto dell’Erasmusbrug illuminato: una delle immagini più belle che io abbia mai scattato.
Il programma prevede ora la ricerca del monumento a Lodewijk Pincoffs (figura di rilievo per la realizzazione di alcuni porti cittadini) e, subito dopo, il ponte metallico “De Hef”. Ormai non mi faccio più fregare dai paroloni altisonanti e trovo dopo poco la statua a grandezza umana che ho come obiettivo (niente di entusiasmante). Il ponte invece è uno spettacolo perchè illuminato in ogni suo centimetro. La terza ed ultima foto di questo mini-blocco la scatto nei pressi di un parchetto pubblico: mi giro e vedo un simpatico “pupazzo” (ovviamente imbrattato a dovere dagli incivili di turno) che rappresenta un giocatore del Feyenoord (la più importante squadra di calcio della città) che pare essere incavolato nero.
Restando col dubbio amletico del perchè quel finto calciatore sia incazzato, proseguo la passeggiata verso quella che è la zona centrale. Da qui in poi userò il mio tempo per “aprirmi la strada” al giro del giorno successivo perchè certe cose non possono essere viste solo di sera. In questo modo colgo due piccioni con una fava: ho belle immagini in notturna ed accorcerò i tempi di domani, conoscendo già la strada da seguire in alcuni casi. Passo nella zona del vecchio porto (Old Harbour) oggi riempito da locali dove cenare e bere qualcosa; fa un bel freddo, ma qualcuno che si ostina a mangiare all’esterno con addosso le copertine fornite dai gestori c’è lo stesso.. Si vede lontano un miglio però che quei grandi uomini stanno letteralmente battendo i denti e sarebbe meglio che la smettessero di fare gli eroi. Qui inizia una delle attrazioni più famose di Rotterdam: le case cubiche. Ebbene si, come recita il nome stesso, si tratta di un complesso di abitazioni che hanno la base normale ed il piano alto a forma…di cubo. Se non le avessi viste con i miei occhi stenterei ancora oggi a crederci, ma esistono davvero. Non ci sono entrato dentro, per cui non so dire se sia scomodo viverci o meno, però sono una realtà. Pubblicherò foto di questi edifici più avanti nel racconto, quando ci ci tornerò di giorno; al buio l’immagine è decisamente peggiore e perde tutto il suo fascino. Attraverso la strada e trovo invece una cosa che di sera è uno spettacolo; se solo penso che in fase di preparazione dell’itinerario avrei voluto saltarlo perchè si tratta di un mercato, avrei fatto sicuramente una cavolata colossale. Sto parlando del Markthal: in effetti è un mercato/centro commerciale coperto, ma è da considerarsi a tutti gli effetti uno dei luoghi di ritrovo della città. Al buio quasi non si vede la struttura esterna e sembra come un enorme buco (o anche un pianeta…)
che spunta dal nulla, completamente dipinto all’interno. Questo straordinario effetto ottico è reso possibile da un’illuminazione realizzata ad arte e da un’enorme vetrata che mostra tutto il formicaio che si vive lì dentro, momento per momento. Ovviamente non posso non fare un giro per i corridoi e resto per un po’ a bocca aperta, soprattutto fissando soffitto e pareti colorate in maniera molto marcata. C’è di tutto: dai banchetti che vendono qualsiasi cosa ai ristoranti; un’idea davvero degna di nota.
Esco dalla struttura e torno al freddo. Mi spingo ancora avanti ma sono le 19:30 ed è ora di cena. Non vedo più nulla di interessante, se non negozi tutti già addobbati a festa per l’arrivo del Natale e poco altro: la zona dello shopping delle festività proprio non mi piace. E’ così che entro in un “kebab” e mangio il solito menù composto anche da patatine e bibita a 6,50 euro (anche nella “carissima” Olanda riesco a non far piangere il portafogli). Quando pago il conto, il gestore decide di provare a prendersi gioco di un povero malcapitato turista…almeno secondo lui. Ma non ha proprio idea di quale belva abbia davanti. Pago con 51,50 euro proprio per aiutarlo con le monete e per avere indietro il resto “pulito” e lui, dopo aver smanacciato un po’ nella cassa, mi dà 40 euro. Me lo guardo con tanta pena e gli dico testualmente “45, grazie” in inglese. Partono automatici mille gesti già brevettati che dovrebbero farmi credere che si è sbagliato, ma a chi vuole darla a bere? Di certo non a me. Credo che su questo pianeta abbia scelto proprio l’elemento peggiore da provare a fregare sui numeri. Adesso lo sa anche lui. Dopo aver acquistato le solite bibite per la serata ad un discount trovato lì vicino torno verso l’hotel. La voglia di uscire a fare due passi anche più tardi c’è (verso le 22:00, per vedere che aria tira…), ma mi sono svegliato alle 4:00 del mattino per prendere il volo ed il sonno ha il sopravvento. Buonanotte a tutti.
La sveglia suona alle 7:30 perchè la colazione in albergo inizia ad essere servita dalle 8:00. Mi affaccio alla finestra che dà sulla strada ed a quest’ora è tutto buio; da noi invece il sole è già alto e tre quarti della popolazione già corre freneticamente. Qui no: il ritmo diverso della luce regola anche le abitudini. Se ci aggiungo anche il fatto che è domenica, è tutto dire. Preparo le mie cose per poter lasciare la stanza e poi scendo a mangiare; mi danno quella che chiamano “colazione continentale” composta da due fettine di arrosto di pollo, due fettine di salame ungherese, due fettine di formaggio (sicuramente locale), un uovo, quattro fette di pane tostato e marmellatine da spalmare. Da bere scelgo il thè aromatizzato al mango: mai bevuto un sapore più buono. Avrei voluto acquistarlo in un market ma poi non ho fatto in tempo (in compenso ho portato via una confezione da 10 waffels). Con la pancia piena effettuo il check-out e lascio il borsone in custodia. Esco intorno alle 8:40 e finalmente il sole si è degnato di fare capolino. Il primo obiettivo dio questa nuova giornata è il quartiere storico di Rotterdam, ovvero il Delfshaven. Si trova a circa 900 metri dall’hotel, per cui ci metto poco ad arrivare. Si dimostra a grandi linee quello che mi aspettavo dopo aver letto recensioni ed altri racconti: a parte un bel mulino, il canale e la Chiesa di Cristo…non c’è molto altro. O meglio, qualcosa c’è: le tipiche case olandesi una accanto all’altra che a me fanno letteralmente impazzire: quei mega-finestroni che mettono a giorno l’intero ambiente ed il modo che hanno gli abitanti di addobbare lo spazio tra i vetri e le tende con oggettini di vario tipo mi fanno venire voglia di comprarmi una casa lì anche solo per poter fare lo stesso…ma temo non accadrà mai in questa vita. Nella prossima…chi può dirlo?
Lascio la zona storica dopo una discreta passeggiata tra le sue vie, ma non prima di aver annotato la vista di due cose strane: una all’interno del quartiere ed una poco fuori:
Il tempo a mia disposizione per completare la visita della città non è molto, per cui oggi uso sia le mie mappe preparate da casa che il navigatore del tablet per ottimizzare le risorse. E’ così che mi dirigo ed arrivo alla “HH Laurentius and Elizabeth Kathedraal” , dopo aver però visto la Merkez Moskee (una Moschea che esternamente sembra più una chiesa cattolica…) ed attraversato prima l’anonima piazza “Heemraadsplein” e poi il semplice parco “Heemraadspark”, senza infamia e senza lode.
La mia passeggiata mi porta adesso in una zona con diversi punti di interesse racchiusi in pochi metri. Il primo ed il secondo sono praticamente uno di fronte all’altro: sto parlando della Paradijskerk (Chiesa Cattolica) e di una statua a grandezza umana di quelle che si trovano in città in ogni dove; che senso abbia questo tizio in particolare non l’ho capito ancora oggi, però se ce l’hanno messo significa che un significato ce l’ha. Sull’altro lato della strada, precisamente in Eendrachtstplein, c’è la buffa statua di Santa Claus dello scultore americano Paul McCarthy. Buffa non solo agli occhi, ma anche per la sua storia. L’albero che ha in mano può sembrare anche “ben altro”: per tale motivo il povero nonnetto porta-regali si è beccato il nomignolo di “the butt plug gnome” ed è stato spostato in varie location nel corso degli anni perchè in nessuna di quelle in cui fu installato sembrava decoroso. Strane storie…ma in Olanda questo ed altro.
Superato questo imbarazzante Babbo Natale arrivo nel quartiere dei musei, dove ovviamente non mi soffermo troppo. Calcolando che il bel palazzo che ospita il Museo “Boijmans Van Beuningen” è contro sole come di più non potrebbe e che quindi la foto non viene una bellezza, e che il Chabot Museum non è niente di particolare, mi rimane da immortalare solo il moderno “Het Niuwe Institut” prima di cambiare aria.
Lì vicino c’è poi da ammirare la bella Arminiuskerk, chiesa protestante. Ora ho punti di interesse sia sul lato destro che su quello sinistro. Andando per logica, togliendomi la parte destra avrei salutato anche tale zona per intero, per cui mi muovo in tale direzione. Trovo qui la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Protestante “Waalse Kerk”.
Viro l’andatura verso la parte opposta e, camminando, trovo di fronte a me uno skate park dove, per ora, un unico bambino sta giocando con la sua tavola con le ruote. Da qui in avanti parte una serie di stranezze a ripetizione. Inizio con la statua di quello che pare un robot dei cartoni animati.; proseguo poi con la “Pauluskerk”: giuro che se non avessi avuto il navigatore non l’avrei mai trovata.
Un nuovo cambio di zona mi aspetta: stavolta mi muovo in direzione del “Maritime Museum”; durante il percorso incontro l’ennesima scultura insolita di questa particolare città: si chiama “Cascade” ed è un mix di fantasia e disperazione; l’opera è alta 8 metri ed è composta da diciotto fusti di petrolio dai quali fuoriesce una sostanza non ben definita che forma figure anche umane in pose terribili. Bella e strana allo stesso tempo. Poi, nello stesso piazzale dove si affaccia il museo, trovo l’opera chiamata “La Città Distrutta”; deve essere davvero importante perchè nello stesso momento siamo in quattro con le reflex lì per fotografarlo. Infine il museo, un palazzone che non sà di molto con una semplice scritta di color arancione che indica di che si tratta. Lì fuori c’è l’ennesimo porticciolo in cui posso ammirare pezzi di storia di questo luogo che mi attira sempre di più.
Percorro adesso la passerella che porta al Water Taxi ma…all’ultimo secondo devio la mia marcia da un’altra parte. Non prendo un taxi normale neanche in caso di morte…figuriamoci se salgo su uno acquatico. Di li a poco mi trovo davanti il Regentessebrug, un altro ponte storico. E’ anche normale che un centro abitato sull’acqua abbia tante di queste attrazioni.
Il mio obiettivo si sposta ora sul tornare nella parte che mi hanno visto di passaggio la sera prima, a sole calato da ore. Prima però di raggiungere quella zona mi imbatto nell’ennesimo monumento insolito: si tratta di un piedistallo con al centro un palo; è usato per impilare uno sopra l’altro una quantità indefinita di giornali, riviste…o non so bene come definirli. Posizionata in questo modo, la carta è lasciata a subire tutte le intemperie del meteo degne di queste latitudini: sole, pioggia, gelo, grandine, neve e chi più ne ha più ne metta stanno pian piano mettendo a dura prova questa “scultura”: sembra tanto fragile, ma non ha alcuna intenzione di mollare.
Torno di nuovo davanti al complesso delle case cubiche: oggi c’è il sole e finalmente posso postare le foto senza perdermi in chiacchiere. Segue poi il Markthal di giorno (confermo che di sera è tutta un’altra cosa): ora si riesce a vedere anche la struttura esterna che sorregge la vetrata.
Adesso è il momento del Tonder Monument (una specie di obelisco) e poi della “Citykerk Het Steiger Sint Dominicus”, talmente “incassata” tra altri edifici che nella foto che segue c’è solo la struttura e non il campanile che è distaccato. Ma poi finalmente, dopo tanto girovagare per la città, giungo ad uno dei pezzi forti: il parco dove si affaccia l’imponente Laurenskerk con, di fronte, il monumento dedicato al personaggio storico locale più famoso nel mondo: Erasmo da Rotterdam.
Lascio questa parte davvero ricca per spostarmi altrove, anche se non molto lontano. A poche centinaia di metri dalla “storia” arriva la modernità senza assolutamente chiedere il permesso (maleducata…proprio come la maggior parte della gente oggi). Il World Trade Center (con grattacielo di vetro annesso) e la statua di Gijsbert Karel Van Hogendorp chiedono attenzione.
Verso nord va avanti il mio giro, ormai quasi esaurito. Ma potrei andarmene senza prima aver visto il bellissimo palazzo del Municipio? Assolutamente no, anzi: una volta lì mi concentro anche sulla statua dedicata a Johan Van Oldenbarnevelt che lo orna. Dall’altro lato della strada, nel bel mezzo della piazza Stadthuisplein, c’è il monumento dedicato ai caduti dal 1940 al 1945. Infine, poco dietro al Municipio si trova la struttura in vetro del Museum Rotterdam.
Mi addentro nelle viuzze nella zona del Municipio e vedo il Palazzo della Polizia: poteva essere normale in una città così? E’ tutto fatto da mattonelle di colore celeste/verde acqua e sembra quasi l’ingresso dei bagni pubblici, senza offesa ovviamente. Non ho fatto foto perchè generalmente rompono le scatole se si viene beccati a scattare immagini ad edifici militari. Io non condivido, ma di “quel mondo” non è certo l’unica cosa che non mi trova d’accordo. Non per niente, quando ho potuto scegliere, ho accuratamente evitato di farne parte optando per l’obiezione di coscienza, cosa della quale dopo più di 20 anni non mi sono ancora pentito e credo non succederà mai. Poco più in là c’è una bizzarra costruzione: si tratta del Nieuwe Delftse Port. Vedere per credere.
Bene, è ora di controllare l’ora e di mettere mano alla mappa per capire che cosa poter fare. Scopro di avere ancora un po’ di tempo e vedo che ci sono un altro paio di punti di interesse siti a circa due kilometri di distanza, così muovo le gambe (che iniziano proprio adesso a farmi un po’ male) e seguo la direzione della Sint Lambertuuskerk e del Giardino Botanico “Arboretum Trompenburg”. Prima di raggiungere l’obiettivo devo assolutamente fare una deviazione di pochi metri per sbirciare in Avenue Concordia: si tratta di una via pazzesca, con case bellissime una dopo l’altra e con un silenzio ed un’atmosfera da aperta campagna; un sogno a cielo aperto. Qui trovo anche una Chiesa Evangelica, ma questo sinceramente è secondario. Ciò che mi stupisce è il contesto perfetto che sembra essere uscito direttamente da un film: beato chi ci abita. Arrivo alla chiesa, ma è ubicata in una posizione indegna per una foto decente; ci provo da tutte le angolazioni, ma quello che segue è il miglior risultato.
L’occhio mi torna sull’orologio, così per capire quanto tempo ho ancora per visitare il Giardino Botanico; non sto nella pelle perchè, con quel sole, sicuramente avrei scattato istantanee meravigliose. Sono le 13:25 e, per puro sfizio, imposto sul navigatore la distanza tra dove mi trovo ora e l’albergo, luogo in cui avrei dovuto ritirare il mio borsone. La bocca mi si spalanca e gli occhi si “pallano” quando leggo che sono a 4,4 kilometri dalla destinazione e che il tempo previsto a piedi è di 55 minuti. Partendo adesso sarei arrivato alle 14:20. Inutile dire che l’ultima attrazione prevista per Rotterdam è meramente saltata. Non mi ero reso conto di essermi allontanato così tanto; credevo davvero di essere a non più di un paio di kilometri dalla stanza. Camminando ne succedono di cose in quel lasso di tempo. Prima di tutto, dopo neanche duecento metri vedo davanti a me diversi poliziotti che presidiano qualcosa: allungo il collo per sfamare la mia solita curiosità degna di una suocera che si rispetti e vedo un piccolo stadio. Faccio mente locale: non può essere quello del Feyenoord perchè è molto più grande di quel cosetto, ma non può essere neanche quello dello Sparta (seconda squadra in ordine di importanza della città) perchè è da tutta un’altra parte. Ma allora chi ci gioca in questo mini impianto? La risposta me la danno i tifosi stessi che incrocio sulla mia strada: si tratta del campo dell’Excelsior, la terza squadra di Rotterdam che si trova nella massima serie da poco tempo; oggi c’è il match niente popo’ di meno che contro il PSV Eindhoven capolista…peccato dover andare via. Sarebbe stata un’occasione d’oro. Ma non è finita qui: ad un certo punto mi trovo di fronte ad uno strano semaforo con le sbarre alzate, ma non c’è nessuna ferrovia e nessun treno in zona. Scatta il rosso e calano le sbarre. Inizia a sollevarsi un pezzo di strada e capisco che si tratta di uno dei tanti ponti mobili della città. Mi aspetto chissà cosa per tanto clamore, ma quando mi accorgo che il traffico di una strada a quattro corsie (due per senso di marcia) è stato bloccato ed intasato a causa di un’unica barchetta che voleva passare, un bel “vaffa” con entrambe le mani parte troppo spontaneo. Sicuramente per gli abitanti è prassi normale e chissà cos’hanno pensato quando mi hanno visto…ma per me è una cosa assurda questa; ci sono delle priorità nella vita e non si alza tutto un ponte per un misero idiota sulla sua barchetta da strapazzo. Sono allibito e credo si sia capito. Durante il percorso mi placo fotografando un bel leone a riposo ed un palazzo moderno. Meglio pensare ad altro.
Alla fine arrivo in Hotel alle 14:15; prendo la mia fedele sacca, ringrazio per l’ottima ospitalità e saluto. Non mi resta altro da fare che recarmi verso la stazione centrale (ultima cosa da me fotografata in questo viaggio) perchè è da li che parte il bus urbano n. 33 che, al costo di 3 euro, porta direttamente davanti alle partenze dell’aeroporto in una ventina di minuti. Una volta dentro lo scalo consumo un rapido pasto (tramezzino e coca cola comprati poco prima di lasciare la città) e poi eseguo i controlli per poi salire sull’aereo della Transavia (mia prima volta con questa compagnia) diretto a Roma Fiumicino. Una volta “a casa”, salire sulla navetta per il parcheggio, recuperare la macchina ed andare verso la mia residenza è un gioco ormai ben conosciuto.
Alla fine di questo ennesimo week-end del 2017 posso dire con totale certezza che la mia paura di trovare qui una “Eindhoven-bis” è stata del tutto cancellata. Rotterdam ha vinto la sfida in maniera netta: è una città senza troppa storia e questo è assodato, ma è stata concepita in maniera comunque piacevole da percorrere a piedi e da ammirare. Il fatto di essere costruita per buona parte sull’acqua certamente aiuta, però anche le zone sulla terraferma non sono da meno. Come si è potuto leggere e vedere dalle mie immagini, è piena di stranezze, di cose e situazioni insolite e fuori da quella che è la normale routine. Ci ho trascorso circa 26 ore (notte compresa) che credo di aver sfruttato al meglio. Non sono riuscito a vedere proprio tutto (manca in effetti qualche punto di interesse periferico) però ho collezionato un’ampissima panoramica di quella che è la seconda città dell’Olanda, nazione che sta nelle prime posizioni della mia personale lista di gradimento. Consiglio davvero a tutti di passare un paio di giorni a Rotterdam. L’importante è saper trovare voli non troppo costosi…impresa non facile.