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Torno in Spagna dopo soli quattro mesi e mezzo dall’ultima volta (vedi il post dedicato a Valladolid e Segovia); eppure io e questa nazione non ci “prendiamo” proprio tanto: il merito è del fatto che i suoi abitanti sono troppo simili agli italiani e questo non mi attira. Per il primissimo fine settimana di marzo volo a Valencia dedicandogli quasi due giorni pieni. Il motivo che mi spinge ad optare per questa meta non è l’irrefrenabile voglia di andarci, bensì il fatto che finalmente Ryanair ha deciso di modificare gli operativi in modo tale da permettermi di programmare un volo di venerdi sera dopo l’uscita dall’ufficio ed un volo di domenica sera, entrambi comodi comodi. Quindi fino ad oggi non è stato un problema di tariffe a fermarmi, bensì di tempo a disposizione causa orari assurdi: per Valencia non avrei certamente speso neanche mezza giornata di ferie e su questo non ci piove. Ma, come dico sempre, il diavolo fà le pentole ma non i coperchi: quando ho prenotato non avevo idea che dal 1° al 19 marzo sarebbe stato periodo “festaiolo” ed ho letteralmente sbattuto la faccia contro una ricorrenza locale molto sentita denominata “Las Fallas”. Si è consumata quindi la piccola vendetta nei confronti del mio scetticismo da parte della città che sto per raccontare. Adesso è ora di andare…
Venerdi sera: esco dall’ufficio con tutta la calma del mondo alle 18:45; il volo per la Spagna è previsto per le 21:15. Raggiungo il secondo scalo capitolino tramite la metropolitana ed il solito bus n. 520 che mi porta proprio davanti al terminal a costo zero. I controlli di sicurezza li passo senza problemi e l’imbarco è puntuale; segue una ricchissima dormita in cielo con risveglio solo nel momento in cui il velivolo tocca terra. Sono le 23:15 quando metto piede nell’area arrivi in terra iberica e sta per iniziare una lunghissima nottata: per mille motivi (il possibile cronico ritardo del venerdi sera avrebbe potuto togliermi la possibilità di prendere l’ultima metro verso il centro prevista per mezzanotte, ma anche il 95% di strutture prenotate a causa della festa in corso e la conseguente difficoltà nel trovare un alloggio economico) mi fanno optare per “dormire” in aeroporto. Sono anche senza cena e, mentre in altre località ci sono negozi aperti fino a tardissimo, noto con dispiacere che questa aerostazione è davvero misera e che se ne sbatte altamente le scatole dei passeggeri che atterrano tardi perchè è tutto rigorosamente chiuso. Non mi resta altro da fare che prendere un tramezzino ed una coca-cola ad un distributore automatico pagandoli come se fossero oro. Seguendo le orme di un passeggero sceso prima di me trovo un bar nell’area partenze che ha sia sedie che divanetti; essendo chiuso facciamo un po’ tutti come se fossimo a casa nostra e ci piazziamo sdraiati li: almeno la comodità non manca, ma i posti sono limitatissimi e per accaparrarseli bisogna saperlo e correre. Accanto a me ho anche una presa di corrente: immagino già di passare del tempo giocando al mio fedele calcio manager, ma quando attacco la spina del mini-portatile scopro l’amara verità: l’elettricità non arriva. Finisco di mangiare e poi dormo…ma le disgrazie non vengono mai sole: il bar apre i battenti alle 4:30 in punto e dobbiamo sloggiare tutti quanti dalle nostre morbide postazioni di fortuna; da adesso in poi non resta altro che appoggiare schiena e natiche sulle fredde e dure sedie di metallo qui presenti fino almeno alle 7:30. Inutile dire che le ultime tre ore sono ben peggiori delle prime cinque, ma alla fine passano in un modo o nell’altro. Alle 7:45 vado all’esterno della struttura e mi reco alla fermata dell’autobus. Ci sarebbe anche la comodissima metropolitana, ma il tragitto di venti minuti costa 4,90 euro mentre l’alternativa che scelgo ci impiega quaranta minuti per una spesa di 1,45 euro (circa tre volte di meno). Di tempo ne ho tanto, per cui unisco il risparmio ad un primo sommario giro della località alla luce del sole. Ebbene si, per oggi e domani sono previste in zona meravigliose giornate di primavera anticipata che fanno continuare il mio trend positivo dal punto di vista meteo dell’ultimo mese abbondante. Scendo alla fermata che reputo più vicina al centro ed inizio ad orientarmi quando sono circa le 8:30 del mattino: la mappa che ho in mano è a dir poco stracolma di cose da vedere (circa 90 punti di interesse) e per capire da dove iniziare guardo verso il cielo per evitare tutti quei luoghi e monumenti che potrebbero essere contro sole. Non ci metto molto a capire che l’intera area centrale pare avvolta dall’ombra e me ne accorgo dopo aver visto l’unica cosa in posizione favorevole, cioè il Palazzo che ospita il Municipio. Qui noto anche delle transenne pronte ad essere usate per chiudere le strade, sicuramente per far spazio a qualche stupidaggine che avrà luogo nel pomeriggio…e la cosa mi fa rabbrividire solo a pensarci: chissà che bolgia infernale ci sarà. Le mie preoccupazione si ampliano ancora di più quando noto delle persone dentro ad una grande gabbia: sono intenti a costruire un sofisticato sistema di “petardi” da far esplodere per lo stesso motivo appena descritto.
Anche se avrei voluto restare qui proprio ora che c’è calma totale, purtroppo non posso farlo; decido di andare in zone più periferiche per cercare attrazioni che il sole illumina invece di oscurare. Prima ne approfitto per andare a comprare una decina di sigari da portare ad un collega (in Spagna costano molto meno che da noi) e poi inizio finalmente il giro. Lo faccio osservando la bella Puerta del Mar e, poco dopo, spostandomi verso il futuristico Pont de l’Exposiciò.
Proprio questo ponte mi dà modo di fare una digressione che ritengo doverosa: sotto ad esso non scorre un fiume; una volta c’era, ma oggi non più. Prima di spiegare il motivo di quanto ho appena scritto mi permetto di fare a Valencia i miei totali complimenti per aver realizzato un progetto di riqualificazione urbana incredibile regalando ai propri abitanti qualcosa di davvero fenomenale. Ecco un breve riassunto della vicenda: il 14 ottobre 1957 (giorno conosciuto come “la Gran Riada de Valencia”) il fiume Turia esondò a seguito di piogge torrenziali e continuative; non era la prima volta che succedeva, ma un evento tanto catastrofico con acqua alta fino a cinque metri, morti e devastazioni tali non si erano mai visti. Fu così che venne presa una decisione drastica: deviare il corso del fiume ben fuori città. Restava da utilizzare in qualche modo quello che un tempo era il letto del corso d’acqua. In principio l’ex dittatore Franco fece progettare la realizzazione di tonnellate di asfalto che sarebbero servite ad unire il centro della terza città spagnola con due autostrade, ma le dimostrazioni popolari e la caduta del regime portarono a tutt’altra decisione: l’intera area lunga ben nove kilometri fu bonificata ed adibita a parco pubblico che divenne in un attimo il più grande d’Europa. Nel corso degli anni venne abbellito sempre di più con costruzioni moderne, impianti sportivi, laghetti ed opere d’arte. Al giorno d’oggi, ripeto, è un vero e proprio gioiello sia per chi lo guarda come me e sia per coloro che lo utilizzano quotidianamente. Oltre a ciò, il verde pubblico è curatissimo e tenuto pulito dall’amministrazione comunale e da chi utilizza questi spazi; un vero esempio di civiltà in tutti i sensi. Ci tengo a percorrerlo in larga parte, per cui nel corso della visita lo nominerò più volte. Inizio una passeggiata dalla sponda opposta del Pont de l’Exposiciò ed il primo punto di interesse che trovo è il Palazzo delle Esposizioni. A brevissima distanza c’è un totem per coloro che, come me, amano lo sport: sto parlando dello storico impianto “Mestalla”, casa del principale club calcistico della città (il Valencia Club de Futbol) che nel recente passato ha annoverato fior di campioni e raggiunto importantissimi risultati; proprio quest’anno si festeggia il centenario della società. Non effettuo la visita guidata all’interno che, come ormai è di moda oggi giorno, costa 10,50 euro; non pagherò mai per camminare dentro ad uno stadio vuoto, ma lo farò solo per vedere una partita. Dato che la struttura si trova proprio in mezzo all’omonimo quartiere, non c’è lo spazio necessario per poter fotografare l’intero catino, così devo accontentarmi di alcune immagini parziali.
A malincuore lascio questo posto, ma la scoperta della città deve proseguire; fa caldo…anzi…caldissimo! Sono costretto a togliermi il giaccone ed a tirare in sù le maniche del maglione. Mi dirigo verso il Monumento in onore dello scrittore/regista Blasco Ibanez che trovo senza problemi in mezzo ad un giardino pieno zeppo di alberi con tantissimi agrumi in bella vista; segue poi la Mezquita de Xuquer che fotofrafo cercando di evitare il più possibile i lavori in corso qui presenti.
Cambio zona e, dopo una buona camminata, mi fermo ad ammirare il Monumento dedicato alle vittime delle “Riadas del Turia” che trovo semplice ma appropriato; su “Passeig de l’Albereda” ecco che mi si presenta davanti il Palau de la Musica: bell’edificio, ma è solo un piccolo assaggio di ciò che vedrò tra non molto. Scendo una rampa di scale e, su un tratto dell’ex fiume, trovo una vasca colma d’acqua pulitissima con al centro un gioco di fontane.
Torno al piano stradale bypassando lo spazio per i più piccoli chiamato “Parc Gulliver”; appena mi trovo all’inizio del Pont del Regne vedo che è protetto da quattro guardiani Gargoyle molto minacciosi. Più avanti e dall’altro lato della strada osservo il Santuario di Nostra Signora di Monteolivete del quale apprezzo soprattutto la particolare cupola. Adesso inizia una zona di Valencia tra le più conosciute nel mondo intero e finalmente ci arrivo: sto parlando della Città delle Arti e delle Scienze, ovvero uno spazio avveneristico opera dello scultore locale Santiago Calatrava. Ci sono diversi palazzi magnifici sia esternamente che internamente, quasi tutti legati tra loro da una serie di piscine ornamentali semplicemente favolose, ma direi di andare con ordine.
- Il “Teatro dell’Opera – Palau de les arts Reina Sofia” è usato per ospitare spettacoli musicali e di danza; ha la forma di un enorme pesce.
- L’Hemisferic (palazzo a forma di occhio) ha al suo interno un Cinema 3D dove sono proiettati filmati durante l’intera giornata; indescrivibile è lo schermo concavo che misura ben 900 metri quadri.
- L’Umbracle è un giardino di circa 17.000 metri quadri dove si può fare una passeggiata in mezzo a tante varietà di piante mediterranee.
- Il “Museo delle Scienze Principe Felipe” è esattamente ciò che recita il suo nome: un’esposizione interattiva a tema tecnologico e scientifico.
- L’Oceanografic è semplicemente l’acquario più grande d’Europa; al suo interno ospita una marea di specie (si parla di 45.000 animali)
- L’Agorà è l’edificio più riservato tra tutti i presenti poichè è aperto al pubblico solo in caso di eventi; nel caso in cui non ci sia nulla in programma è semplicemente chiuso.
- Il Pont Assud d’Or svolge egregiamente la sua funzione di collegamento tra le due sponde dell’ex letto del fiume Turia e, in più, offre un colpo d’occhio fantastico.
E adesso dò semplicemente il via alle immagini che lasciano a bocca aperta.
Stavolta più che mai non vorrei andare via…ma mio malgrado devo salutare anche questa zona. Mi incammino verso il prossimo punto di interesse che da qui è più raggiungibile quando, verso le 13:45, noto un piccolo fast food che mi ispira lungo la strada e decido di fermarmi per il pranzo. Ordino il solito menu kebab (la mia dieta sta giungendo al termine, ma è ancora in corso…) e mi siedo a mangiare con la dovuta calma. Alle 14:00 succede un patratac: arriva un messaggio dalla proprietaria dell’appartamento prenotato con Airbnb che mi ospiterà stanotte; l’accordo era che avrei potuto presentarmi all’ora da me preferita previo avvertimento trenta minuti prima tramite whatsapp perchè la signora sarebbe rimasta in casa tutto il giorno. Con quest’informazione ho pianificato il mio tour della città in modo tale da arrivare lì addirittura dopo l’orario di cena, con tutta la tranquillità del mondo. Mi scrive testualmente che deve uscire, che non sa se e quando rientrerà e che sarebbe meglio se mi presentassi alle 15:00 per il check-in. Con la mano libera dalla piadina imposto il navigatore per vedere quanto è lontana questa “benedetta” casa e mi prende un colpo: sono 3,9 kilometri!!! Ho due soluzioni: la prima consiste nel mandarla a cagare per direttissima (sinceramente è quella che preferisco, ma poi dove sarei andato a dormire?) e la seconda è quella di finire il pasto in fretta mettendomi in cammino a passo svelto subito dopo. Arrivo al campanello alle 15:04 discretamente sudato e devo anche sentirmi chiedere che cosa ho che non va. La voglia di sparare un vaffanculo c’è tutta…ma devo trattenermi. Giusto il tempo di prendere le chiavi e farmi spiegare un paio di cose della casa che sono pronto a ripartire. Ovviamente non posso continuare il giro di prima perchè per tornare nel punto esatto dovrei camminare per altri 4 kilometri con perdita di tempo supplementare. E’ così che prendo la mappa e vedo quale sia la prima attrazione in zona. Dopo aver oltrepassato il Monumento in onore di Don Bosco arrivo davanti al Real Monasterio de San Cristobal, la cui facciata è quasi totalmente coperta dagli alberi e la cosa non mi aggrada affatto. Proseguo trovando la Parrocchia del Salvador y Santa Monica, il Monastero Reale della Santissima Trinità (chiuso e quindi non fotografabile) ed ancora l’edificio che ospita il Museo delle Belle Arti. Tutto questo mentre nel vicino alveo dell’ex Fiume Turia continua ad esserci di tutto per sollazzare i suoi abitanti.
Entro nel parco “Jardins del Real” che è sì ampio, ma uno sputo in confronto a quello gigantesco già nominato più volte. Noto la presenza di diverse sculture, di uno stravagante getto d’acqua a forma di pennuto, del Museo di Scienze Naturali, del Roseto con al centro una bella fontana e…di un gatto che si è messo in posa per farsi fotografare in mezzo ad un tripudio di piante sapientemente modellate dalla mano dell’uomo. In più si sta svolgendo proprio ora uno di quegli orrendi mercatini di roba usata dove in quarant’anni di esistenza su questa terra non ho mai e poi mai trovato un solo oggetto che attirasse la mia attenzione, mentre una massa indefinita di persone vi ronza intorno come le mosche sulla c…a. Mah…
Prendo un’uscita laterale, torno in strada e mi trovo dopo poco nella zona del Rettorato dell’Università di Valencia; nella piazza prospiciente vedo la scultura chiamata “Atenea” che riporta la scritta “Patria e Studio” sulla colonna portante. Poco dopo visito i Giardini di Monforte, un’altra zona verde che è ancora più curata delle precedenti: non posso non notare un cartello che la indica come location per matrimoni e questo spiega tante cose.
Alla fine…rieccomi su “Passeig de l’Albereda”, ovvero il vialone dove affaccia il Pont de l’Exposiciò; bene o male, anche se con l’imprevisto del check-in anticipato di almeno sei ore, riprendo da dove avevo lasciato in precedenza. Osservo la Fonte delle 4 Stagioni prima di scattare un paio di foto al Museo Historico Militar. Proseguo poi con un’occhiata su Pont de les Flors (si chiama così perchè stracolmo di fiori) ed attraversando Pont del Mar fino alla sponda opposta dove trovo il Busto dedicato a Simon Bolivar, famoso rivoluzionario venezuelano. Vista la foto seguente decido di ribattezzarlo Simon tra gli agrumi…
Noto che sotto al Pont del Mar si trova un bellissimo laghetto, sempre con acqua cristallina; decido di scendere di nuovo nel letto dell’ex Fiume Turia ed osservarlo da vicino. Il giro prosegue nell’ordine con la visita alla Basilica de San Vicente Ferrer, della Parrocchia de San Valero e con l’arrivo nell’inizio del centro storico di Valencia dove incrocio Plaza de Toros che ha davanti il Monumento a Manolo Montoliu, torero morto nell’arena (e gli sta pure bene a questo assassino…ha fatto la fine che meriterebbero tutti quanti quelli che si dedicano a questo sport idiota).
Purtroppo sono costretto a fare una nuova digressione, stavolta molto meno piacevole e lusinghiera della precedente: come ho detto all’inizio di questo post, dal 1° al 19 marzo si tiene qui a Valencia la festività chiamata “Las Fallas”. La cosa clamorosa è che tale evento è addirittura Patrimonio dell’Umanità: ogni giorno alle 14:00 viene fatto scoppiare un numero impressionante di petardi che creano un rumore a dir poco assordante; pare che migliaia di persone si radunino a Plaza de l’Ajuntamient (proprio intorno a quella gabbia che ho visto in mattinata appena arrivato in città) per ammirare il tutto. Ma ammirare che cosa? Petardi che scoppiano??? Personalmente resto basito. Ed ho risparmiato chi legge fino ad ora evitando di scrivere che camminare per Valencia in queste giornate potrebbe addirittura portare ad incidenti perchè, come se fosse capodanno, le persone girano lanciando botti ovunque come se non ci fosse un domani…roba da avere paura di diventare l’oggetto del divertimento di qualche gruppetto di scriteriati finendo all’ospedale o qualcosa di simile. In più, come se non bastasse, mi trovo ancora in pieno periodo di carnevale e le due cose si accavallano: per questo motivo buona parte delle strade di questa precisa zona sono chiuse da quelle transenne che reputavo “dannose” solo qualche ora fa per permettere a decine di carri allegorici e chissà quante persone mascherate di sfilare a piedi. Mi sento totalmente un pesce fuor d’acqua; se solo avessi saputo di questa situazione giuro che non avrei prenotato, ma ormai sono qui e mi tocca sorbirmela. Fortunatamente, come si è visto, ho organizzato il mio tour in modo tale da essere più lontano possibile dal centro durante le ore di punta della manifestazione. Concludo dicendo che questo è un altro motivo per cui non lego con la Spagna: la gente adora fare caciara e non aspetta altro mentre io non sopporto il casino. Vado avanti e cerco di passare oltre, ma non è facile. Osservo la Chiesa di Sant’Agostino ed arrivo nell’area del Mercato Centrale dove passo a dare un’occhiata alla Fonte dei 4 Continenti. Tocca poi alla Chiesa di San Joan del Mercat e, subito dietro, all’edificio che prende il nome di “Llotia de la Seda” seguito dalla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù.
Mentre il sole inizia inesorabilmente a calare mi rendo conto che i rumori in sottofondo si sono molto affievoliti rispetto a poco fa; credo (e ci prendo) che la budinata dei carri allegorici sia finita e che le strade interessate siano finalmente riaperte al traffico normale. Non perdo tempo e mi reco lì. Riesco a vedere e fotografare il Monumento in onore di Francesc de Vinatea (ex cavaliere del regno di Valencia), la Fuente Luminosa e lo storico Palazzo delle Poste.
Raggiungo il parchetto che prende il nome di “El Parterre” e ci trovo la statua equestre a Re Jaime I° seguita poi da Plaza de la Reina ed immediati dintorni quando oramai è giù buio. Questo luogo va semplicemente esplorato girando su se stessi a 360 gradi: ogni direzione ha qualcosa di particolare da mostrare. Inizio dal basso con la Real Parrocchia de San Martin che purtroppo è posizionata in un punto che rende impossibile una fotografia decente, perciò devo lasciar perdere ed imprimerla solo nella mia mente. Sulla sinistra è il turno della Chiesa di Santa Caterina che mi regala un bellissimo colpo d’occhio del suo campanile visibilissimo nonostante l’oscurità perchè illuminato ad arte. Tocca adesso a Placa Redonda, ovvero una piazza dalla forma circolare completamente racchiusa da palazzi che ha al centro una semplice fontana. La parte opposta di Placa de la Reina ospita la maestosa Cattedrale ed il suo “Micalet” (il campanile); è possibile visitare l’edificio religioso internamente e, anche se leggo che l’ingresso costa otto euro, vedo tutti che entrano e che escono senza pagare un centesimo, per cui lo faccio anch’io. Devo dire che ciò che vedo non ha niente a che fare con la meravigliosa Cattedrale di Siviglia ed il raffronto tra i due luoghi di culto è uno a cento come minimo. Sulla vicinissima “Placa de la Mare de Deu” si affacciano diverse belle cose: la prima è la Fuente del Turia, che la gente non interpreta come una fontana da lasciare in santa pace, bensì come un posto dove appoggiare le chiappe. Ditemi voi se uno che vuole scattare una foto deve per forza sopportare la presenza di facce da culo che guardano pure infastidite come se fossi io il problema e non loro. Più passa il tempo e più che io non reggo più anima viva, questo è poco ma sicuro. Ormai la maleducazione è a livelli stratosferici e la cosa brutta è che non ce ne rendiamo più conto. La “Basilica de la Mare de Deu dels Desemparats” (l’interno è decisamente migliore rispetto alla Cattedrale) chiude il cerchio di ciò che ammiro per oggi in questa zona; sicuramente ci farò un nuovo passaggio domani per osservare il tutto illuminato dal sole.
E’ abbastanza tardi, così mi incammino verso la stanza. Ma prima ho ancora tempo per un paio di punti di interesse durante il percorso: la Torres de Quart e la statua dedicata a Cervantes.
Prima di girare la chiave nella serratura vorrei fermarmi a fare un minimo di spesa per una cena leggera da consumare davanti al mio mini computer; trovo un market a circa 300 metri di distanza dalla destinazione dove acquisto yogurt light e bibite varie. Sono le 21:45 quando mi metto comodo, esattamente 24 ore dopo l’imbarco di ieri; inutile dire che sono abbastanza stanco, così approfitto del tempo a disposizione per ricaricare tutte le batterie…comprese le mie.
Domenica mattina: la sveglia è abbastanza comoda verso le 8:30. Preparo le mie cose, saluto la padrona di casa ed esco con l’obiettivo di terminare il giro della città con ciò che ancora non ho visto ed anche di rivedere alcuni punti salienti dove sono capitato solo di sera. Purtroppo noto fin da subito che anche oggi sono previste sfilate di carri allegorici perchè qualcuno già li trasporta pian piano verso il centro con tanto di gente mascherata al seguito. Ma non volgio farci assolutamente caso, per cui inizio il tour dal luogo più vicino: la Torres de Serrans. Proseguo poi con la Chiesa di San Lorenzo prima di cambiare zona e trovare il Monumento al pittore Josè Ribera e la vicinissima Esglesia i Palau del Temple. Durante questo tragitto mi colpisce il balcone di un appartamento al primo piano di un palazzo; cerco in ogni modo di capire se si tratta di un teatro o qualcosa di artistico perchè è troppo strano, ma non trovo nulla: pare proprio una bizzarra civile abitazione…
Torno indietro e, lungo “Carrer de la Blanqueria”, mi imbatto in quella che sembrerebbe una bella fontana; il problema è che sono le 9:50 del mattino ed in Spagna tutto si mette in moto alle 10:00 in punto. E’ come se prima il mondo non esistesse ed effettivamente di gente in giro a quest’ora ce n’è davvero poca. Decido di aspettare su una panchina la messa in moto del meccanismo e faccio bene. Alla fine il risultato è degno di nota. Davanti alla fontana stessa c’è una scultura dell’artista locale Josè Esteve Edo che prende il nome di “la Nina de las coletas” che contribuisce al particolare colpo d’occhio. La colonna/monumento alla “Virgen del Carmen” è il prossimo punto di interesse segnato sulla mia mappa, al quale fa seguito la piccola “Casa dei Gatti”, costruzione in miniatura che dovrebbe fungere da abitazione per i felini del quartiere. E’ graziosa…ma di gatti non ne vedo neanche uno e, leggendo i commenti di Tripadvisor, non sono il solo. Che sia una bufala? Non so dirlo. L’unica cosa certa in questa giornata è che questa stupida festa mi sta rompendo le scatole fin troppo: davanti al “Centre del Carme” ci trovo parecchie persone, un palcoscenico allestito con una bambina che legge qualcosa al pubblico e soprattutto la televisione con tanto di telecamere professionali. Morale della favola: zero possibilità di vedere il posto come vorrei nè tantomeno di scattare fotografie.
Grazie alla mia passeggiata raggiungo il Pont de les Arts che non mi entusiasma per niente; entro poi nel “Jardi de les Hesperides” ed anche questo, tranne per una strana scultura e qualche piacevole immagine che regala…non ha cose folli al suo interno. Il vicino monumento in onore di San Pedro Pascual e la Chiesa di San Michele e San Sebastiano completano il cerchio.
Adesso devo necessariamente fare una scelta obbligata poichè è ancora troppo presto per andare nel centro storico: se lo facessi mi troverei nel bel mezzo della bolgia più totale. E’ per tale motivo che vado verso il punto che ieri mi è stato interdetto dai messaggi della proprietaria dell’appartamento a proposito del check-in anticipato. La passeggiata che mi attende è lunga, però mi evita sicuramente un sacco di problemi. Sono diretto al Jardi d’Aiora e ci trovo l’ennesima area verde di questa incredibile città: mai prima d’ora avevo visto tanta attenzione alla parte naturale in un centro urbano; mi aspetta il grazioso Palauet d’Aiora che trovo e fotografo. Prima di arrivare lì colgo l’occasione per immortalare una bizzarra opera che si trova all’interno di una rotonda stradale.
Durante la tratta di ritorno mi ricordo di essere lungo Avinguda de Port, cioè la strada del fast food in cui ho pranzato in fretta e furia il giorno precedente. La qualità non era affatto male, per cui mi fermo anche oggi e passo un po’ di tempo facendo qualcosa di buono in tutti i sensi. Quando esco ho lo stomaco finalmente pieno, per cui ricomincio a camminare con maggiore forza. Più mi avvicino al centro e più sento aumentare il rumore dei petardi: ci siamo…sono le 14:00 e la bolgia è iniziata. Giuro che non scherzo quando scrivo che sembra di essere in un’oasi di pace mentre a un paio di kilometri si sta consumando una guerra; non capisco come certe cose possano piacere. Alla fine i tonfi smettono di colpo ed inizia un altro tipo di caos: sia “Las Fallas” che il Carnevale sono terminati e tutta la gente ammassata in Plaza de l’Ajuntamient deve defluire. I pochissimi che vanno in senso contrario (compreso me) devono stare attenti a non finire schiacciati dal fiume umano in transito. Riesco con tanta fatica ad arrivare dove voglio iniziando dall’area della Chiesa e del Museo del Patriarca situati sull’omonima piazza che presenta anche una bella fontana. Praticamente dietro l’angolo ho modo di osservare prima la Chiesa di San Giovanni della Croce e poi il bellissimo Palazzo del Marques de Dos Aguas.
Il passo successivo tocca la Chiesa di Santo Tomas Apostolo y San Felipe Neri, ultima attrazione prima di tuffarmi di nuovo in Placa de la Reina dove mi ritrovo davanti la Cattedrale e, poco dopo, la Fuente del Turia e la Basilica de la Mare de Deu dels Desemparats. Avendo più tempo (e soprattutto più luce) mi imbatto anche nel Palazzo della Generalitat e nel Centro Archeologico dell’Almoina; quest’ultimo è particolare poichè una parte dei reperti che custodisce si trova al piano interrato, visibili dall’esterno (anche se male…) attraverso l’acqua pulita di una vasca; se non lo si sà è difficile farci caso. Complimenti a chi ha avuto questa idea e l’ha messa in pratica.
Non ho più molto tempo da trascorrere qui, ma di contro non mancano neanche tantissimi punti di interesse per definire conclusa la mia avventura. Devo per forza di cose avvicinarmi alla fermata della metropolitana “Xativa” (il servizio pubblico dell’autobus diretto all’aeroporto non funziona di domenica) e così faccio, ma con un percorso tutto mio che prendo molto alla larga: in primis raggiungo il monumento dedicato al sociologo Salvador Giner, che faccio seguire dalla Parrocchia di Nostra Signora del Pilar. Il prossimo obiettivo è la piccola chiesa “Ermita de Santa Lucia”, che si trova nello stesso parco che ospita anche la Biblioteca Pubblica di Valencia. Alla fine torno nella zona di Plaza de Toros dove ho modo di osservare a quest’ora l’Edificio de la Union y el Fenix completamente illuminato dal sole.
Faccio un ultimo giro a 360 gradi su ciò che mi circonda: è il gesto che dà il mio personale addio alla città di Valencia; chi legge i miei racconti sà che per me un bis (cioè tornare in un posto già visto) è un caso più unico che raro. Scendo le scale che mi portano al piano interrato e sono pronto a sborsare i 4,90 euro per il biglietto della metro. Acquistarlo alle macchinette automatiche è un gioco da ragazzi ed in pochi minuti sono in attesa sulla banchina. La frequenza dei treni non è elevata, ma la tratta fino allo scalo aeroportuale durerà solo una ventina di minuti, quindi nessun problema. Ma c’è un episodio del quale voglio parlare: sceso dal vagone, mi dirigo verso l’aerostazione per prendere il volo che mi riporterà a casa. Ad un misero metro dal tornello che sancisce la fine della stazione della metropolitana e l’immediato inizio dello scalo noto un distributore automatico di bibite e snacks vari e vengo colpito dal prezzo qui presente: lattine ad 1 euro, cioccolata idem e così via, quindi ne approfitto per acquistare qualcosa a costi normali. Basta poi superare la barriera divisoria ed ecco spuntare un nuovo distributore: lo guardo e le stesse lattine costano 2,50 euro e gli snack dai 2 ai 3 euro l’uno. Cosa significa questo? Che le attività commerciali negli aeroporti sono tutte ladre autorizzate. Questa situazione che ho appena osservato è veramente il colmo. Pochi metri di distanza bastano per superare il limite tra onestà e ladrocinio. Un applauso sarcastico a tutti coloro che lucrano spudoratamente sulla pelle dei viaggiatori; inutile dire come vi auguro di spendere quei soldi perchè è palese. Detto questo, passo ad un’altra nota dolente: non so se sono stato sfortunato io a scegliere una determinata fila per il controllo di sicurezza, ma un maledetto essere mi fa tornare indietro rifacendo l’intera fila perchè pretende che io tiri fuori dal mio zaino tutto ciò che è elettrico (non solo tablet e computer come è giusto che sia) compresi i cavi elettrici del caricabatterie. Sono passato per decine di aeroporti nel mondo ed una cosa tanto vergognosa non l’avevo mai vista prima. Almeno un punto positivo c’è: l’imbarco del volo di domenica sera avviene addirittura in anticipo e questo è un evento più unico che raro, ma è merito di una compagnia irlandese e non degli spagnoli. Mi apposto al finestrino come sempre e mi butto a capofitto in una meravigliosa dormita mentre le hostess Ryanair si dedicano al consueto mercato ad alta quota. Tutto va liscio come l’olio ed alle 21:30 mi trovo già dentro casa: per una volta anch’io dormirò nel mio lettone non rientrando di lunedi mattina direttamente in ufficio e questo è bene.
Conclusione: inizio col dire che la ricorrenza de “Las Fallas” proprio non ci voleva, ma l’ho beccata e me la sono dovuta sorbire anche se l’ho evitata il più possibile. Valencia è una città particolare che, come da titolo di questo post, unisce storia e modernità in maniera naturale. Nel corso di questo scritto ho già riportato i miei complimenti come anche le mie lamentele, per cui non mi ripeterò sull’argomento. Alla fine resta il fatto che passeggiare per le vie di questa città è estremamente piacevole e ci sono aree (L’ex letto del fiume Turia e la Città delle Arti e delle Scienze su tutte) che lasciano strabiliati. Certamente le due giornate di sole pienissimo che ho trovato hanno aiutato questa valutazione, ma sono convinto che anche trovando un inverno più rigido non avrei cambiato idea. Il mio consiglio è quindi di prenotare un week-end a Valencia perchè, nonostante tutto, ne vale la pena.