Valladolid e Segovia: due sorprese poco conosciute

di admin

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Parlando della Spagna è innegabile che vengano subito in  mente (nell’ordine) Barcellona, Madrid, Valencia e la regione dell’Andalusia. Poi vuoto totale. E tutto il resto da cosa è composto? Solo da campi coltivati e mucche al pascolo? Personalmente sono sicuro di no, per cui ho intenzione di girare anche le località meno conosciute, ma non per questo meno belle ed affascinanti. L’idea di questo fine settimana mi è venuta grazie ad un’offerta volo della Ryanair che mi ha permesso di comprare un’andata e ritorno da Roma per la capitale spagnola ad un prezzo super vantaggioso, di quelli che nel 90% dei casi non si trovano. Solo che la grande città l’ho già visitata due volte e non ha più segreti…per cui dove posso andare per rendere il viaggio più interessante possibile? Un’occhio alla mappa ed il mio giro è presto deciso: Valladolid e Segovia saranno i due luoghi che avranno l’onere di sopportare la mia presenza stavolta. L’organizzazione per visitare entrambi i posti in soli due giorni neanche pieni non è delle più semplici, ma non è neanche impossibile; in confronto a ciò che ho fatto in altre occasioni direi addirittura che è abbastanza facile. Ma adesso basta con la premessa: meglio concentrarsi su cosa è successo e passare all’azione.

Esco dall’ufficio alle 13:00 del venerdi; il volo ce l’avrò alle 17:25 ma voglio fare le cose con calma. Fa un caldo bestiale del tutto fuori stagione (non sembra affatto metà ottobre, bensì qualcosa come il 75 agosto), ma come dico sempre io…meglio questo del freddo. Poter andare in giro con maglietta e pantaloncini anzichè coperti come l’Omino Michelin non ha prezzo. Ho il tempo di passare da casa e farmi una doccia prima di pranzare velocemente e poi uscire. Per la prima volta voglio provare il nuovo servizio che ATAC (l’azienda romana del trasporto pubblico che andrebbe eliminata ma che continua ad esistere anche se non si sà come) che parte da Piazzale di Cinecittà ed arriva all’aeroporto di Ciampino in circa quindici minuti. Incredibile ma vero: trovo il bus al capolinea, salgo, mi siedo ed arrivo a destinazione come previsto. Niente fiamme che lo avvolgono durante il percorso, niente guasti, niente stranezze! Ma non mi illudo: ci sarà sempre il viaggio di ritorno previsto per domenica che potrà regalarmi sorprese. Una volta all’interno dello scalo sistemo il mio bagaglio come vuole la compagnia aerea per l’ultima volta (dal 1° novembre si cambia di nuovo regolamento) e poi effettuo i controlli di sicurezza. L’imbarco avviene addirittura dirci minuti prima del previsto ed uno si aspetta di partire in orario; assolutamente no perchè la mancanza di alcuni documenti fa comunque tardare il decollo. Ho l’ultima fila lato finestrino (posto 33A) e me la godo dormendo per tutta la tratta. Una volta arrivato a Madrid scopro che si entra direttamente nel terminal tramite l’apposito passaggio e non scendendo le scalette come avviene nella maggior parte dei casi. Ciò significa che usciranno prima coloro che sono in testa e poi, per ultimi, quelli che sono in coda…quindi ci metto un po’ a mettere il naso fuori dal velivolo. Ma non importa perchè ho tanto tempo davanti a me. Vado al nastro a prendere il bagaglio e poi, essendo al Terminal 1, cerco e trovo la navetta gratuita che mi porta al Terminal 4: da qui comincerà la mia vera avventura in terra spagnola. Ho circa cento minuti di attesa prima del prossimo step, così scelgo un posto per la cena dove rimango seduto comodo comodo per tutta l’attesa forzata. A pancia piena mi dirigo verso il piano zero (esattamente all’autostazione) dove alle 23:00 parte puntuale un bus della compagnia Alsa in direzione di Valladolid. La tratta prende circa due ore e quarantacinque minuti; fuori dal finestrino è notte, per cui non c’è niente da vedere. Un’altra dormitina non me la leva nessuno. La prima cosa che mi colpisce nella nuova località è che la fermata per i pullman è…in una normalissima via cittadina. Niente piazzale, niente stalli e niente di niente. Scendo e vedo che sono in orario: è l’una e quarantacinque del mattino. Senza pensarci su due volte mi dirigo verso il posto in cui passerò le prossime due notti: si tratta di una stanza con bagno privato prenotata tramite AirBnb e trovo una simpatica signora che mi ha fatto la grandissima cortesia di aspettarmi sveglia fino a quest’ora. Si sà che gli spagnoli sono un tantino nottambuli, ma magari non fino a questo punto. Devo ammettere di aver provato il panico quando sono arrivato davanti al campanello del condominio: ci saranno stati almeno 30 interni ed io non sapevo con esattezza il cognome della proprietaria. Sul foglio della prenotazione leggo il nome della via, il numero civico e, subito accanto, la scritta “2C”. Dò un’altra occhiata alla pulsantiera e leggo che ogni piano ha tre appartamenti: Derecha (destra), Centro ed Izquierda (Sinistra). Tra me e me interpreto che quel “2C” possa stare per secondo piano-appartamento centrale e, affidandomi anche ad un po’ di buona sorte, mi faccio coraggio e premo il tasto corrispondente. Passano pochi secondi, ma è come se non finissero mai: il dubbio di aver suonato a qualcuno che non c’entrava nulla alle due di notte è forte, ma quando sento il “clack” del portone che si apre capisco che anche stavolta la logica non mi ha tradito. Scambiamo giusto due parole dopo la consegna delle chiavi, bevo un bicchiere d’acqua e poi saluto cortesemente fiondandomi a letto perchè il mattino seguente sarebbe arrivato presto.

Quando mi sveglio (comodissimamente verso le 9:00), mi preparo per uscire e noto che la signora se n’è già andata. Sinceramente sono contento così perchè almeno non perderò chissà quanto tempo in chiacchiere; tanto avevo capito che non parla nient’altro oltre allo spagnolo, lingua della quale conosco pochissime parole. Inutile dire che l’italiano è molto simile: se iniziano ad andare veloci come treni si capisce poco o niente, questa è la verità. Finalmente è ora di cominciare davvero! Valladolid è un centro di circa 300.000 abitanti, ma non li dimostra; a prima vista sembra più un paesone ed invece è abbastanza conosciuto localmente sia dal punto di vista storico (è stata residenza reale e delle corti) che contemporaneo (è sede di una rinomata università).  Inizio percorrendo “Calle de Manteria”, una strada pedonale con negozi da ambo i lati tutti ancora chiusi: da queste parti dire che hanno orari comodi è un eufemismo ed è uno dei motivi principali per cui con la Spagna proprio non “ci prendo”. Sulla sinistra mi imbatto nella semplice Parroquia de San Andres che è senza infamia e senza lode. Più avanti eccomi in Plaza de Espana: dal nome altisonante ci si aspetta chissà cosa ed invece ci trovo solo un piccolo mercato ortofrutticolo sotto a delle tettoie metalliche di color verde (spettacolo non degno di una foto) con al centro una fontana al momento non attiva che prende il nome di “Fuente de la bola del Mundo”. Di fronte c’è l’interessante e singolare Parroquia de Maria Reina de la Paz, nello stesso punto in cui si trovano i locali alcolisti anonimi. Chiude il cerchio il palazzo che ospita il Museo di Scienze Naturali.

Parroquia de San Andres

Parroquia de San Andres

Fuente de la Bola del Mundo

Fuente de la Bola del Mundo

Parroquia de Maria Reina de la Paz

Parroquia de Maria Reina de la Paz

Non posso non notare che il sole è alto in un cielo quasi senza nuvole; per tale motivo c’è una buona luce a quest’ora del mattino per provare a scattare qualche bella foto. Non me lo faccio dire due volte e, prendendo “Calle Lopez Gomez”, raggiungo l’aera della Cattedrale: una volta lì ho la conferma di aver fatto decisamente la scelta giusta.

Cattedrale di Valladolid

Cattedrale di Valladolid

Il centro storico non è enorme e si gira tranquillamente con una sana e rilassante passeggiata. Con della piccole deviazioni partendo dalla zona in cui mi trovo ci metto un attimo a raggiungere il Teatro Calderon, la dirimpettaia Iglesia de la Angustias ed il Monumento al Imaginero, ma la mia attenzione viene rapita dalla particolarissima Iglesia de Santa Maria de la Antigua; vedere per credere.

Iglesia de las Angustias

Iglesia de las Angustias

Monumento al Imaginero

Monumento al Imaginero

Iglesia de Santa Maria de la Antigua - 1

Iglesia de Santa Maria de la Antigua – 1

Iglesia de Santa Maria de la Antigua - 2

Iglesia de Santa Maria de la Antigua – 2

Mi porto adesso in Plaza Universidad dove, come recita il nome stesso, l’attrazione più importante è proprio lo storico palazzo dell’Univerisità. L’ingresso è difeso da una serie di Colonne con dei Leoni sulle sommità. Dalla parte opposta della carreggiata è degna di nota la statua dedicata a Miguel de Cervantes, l’immortale autore dell’opera intitolata “Don Chisciotte della Mancia”.

Palazzo dell'Università

Palazzo dell’Università

Alcune Colonne coi Leoni

Alcune Colonne coi Leoni

Monumento a Miguel de Cervantes

Monumento a Miguel de Cervantes

La mia passeggiata continua adesso in “Calle de Libreria”; dopo qualche decina di metri mi trovo di fronte il Palacio Santa Cruz che è ubicato nell’omonima piazza. Costruito ed inaugurato alla fine del XV° secolo è oggi sede del Rettore e del Museo universitario, nonchè del Museo d’Arte Africana “Arellano Alonso”.

Palacio de Santa Cruz - esterno

Palacio de Santa Cruz – esterno

Palacio de Santa Cruz - cortile interno

Palacio de Santa Cruz – cortile interno

Raggiungo “Calle Colon” e faccio una dovuta precisazione: Cristobal Colon è il nome spagnolo con cui viene chiamato Cristoforo Colombo, quindi la via è dedicata a lui…e non ad una particolare parte del corpo umano, come i più audaci potrebbero immaginare sghignazzando. Proprio qui si trova la Casa-Museo di uno dei più famosi navigatori del mondo. Poco distante osservo la Parroquia de Santa Maria Magdalena e, rientrando verso il centro, posso osservare un edificio che mi piace e che è adibito a scuola religiosa: prende il nome di “Colegio de Ensenanza”.

L'ingresso alla Casa-Museo Colon

L’ingresso alla Casa-Museo Colon

Miniatura della Santa Maria, una delle tre Caravelle

Miniatura della Santa Maria, una delle tre Caravelle

Isabella di Castiglia, colei che avallò il progetto di Colombo

Isabella di Castiglia, colei che avallò il progetto di Colombo

Parroquia de Santa Maria Magdalena

Parroquia de Santa Maria Magdalena

Colegio de Ensenanza

Colegio de Ensenanza

E’ il momento di cambiare zona, così con una breve passeggiata noto prima la Iglesia de San Martin y San Benito el Viejo e poi il Palacio de Pimentel. Subito dopo mi trovo davanti alla bellissima Chiesa di San Paolo e San Gregorio: lo stile della facciata mi piace davvero tanto.

Iglesia de San Martin y San Benito el Viejo

Iglesia de San Martin y San Benito el Viejo

Chiesa di San Paolo e San Gregorio

Chiesa di San Paolo e San Gregorio

Intorno alla Chiesa ci sono altri punti di interesse: il primo, deludentissimo, è il Palacio Real. Con questo nome chissà cosa mi sarei aspettato…ed invece è solo una costruzione normale e niente di più. Seguono poi il Monumento a Felipe II°, il Colegio de San Gregorio (l’ingresso è spettacolare) ed il Palacio del Conde de Gondomar detto anche “Casa del Sol”.

Monumento a Felipe II°

Monumento a Felipe II°

Colegio de San Gregorio

Colegio de San Gregorio

Palacio del Conde de Gondomar - Casa del Sol

Palacio del Conde de Gondomar – Casa del Sol

Gli ultimi due edifici, in aggiunta al Palacio Villena, compongono il Museo Nazionale di Scultura, il più importante di questa categoria dell’intera Spagna. Discorso a parte merita la Casa-Museo dedicata a Jose Zorrilla, il maggiore poeta romantico spagnolo vanto di Valladolid, città dove è nato nel 1817. La visita è gratuita e non è niente di trascendentale.

Casa-Museo di Josè Zorrilla

Casa-Museo di Josè Zorrilla

La direzione che imbocco adesso è quella di “Calle San Ignacio”: qui c’è una particolarità di questa città che prende il nome di Plaza del Viejo Coso; la storia di questo posto è davvero inusuale: di forma ottagonale, fu realizzata come arena per ospitare le corride. Dopo pochi decenni venne abbandonata e riutilizzata come caserma per la Guardia Civil. Oggi, dopo un progetto di recupero e di riabilitazione, è un luogo composto da abitazioni ad uso civile con un verdissimo giardino al centro pieno di alberi.

Plaza del Viejo Coso

Scorcio di Plaza del Viejo Coso

Scorcio di Plaza del Viejo Coso

Pochi passi e sono in Plaza de Fabio Nelli, cioè dove si affaccia il Museo cittadino di Valladolid. L’ingresso è stranamente gratuito (ma forse dovrebbe essere così perchè la cultura non va pagata e siamo noi gli idioti a voler lucrare su ogni cosa. Ah no…è vero…siamo talmente poveri che non ci possiamo permettere di pagare i dipendenti senza l’ausilio dei visitatori…), per cui ho tempo a disposizione e decido di entrare. Alla fine dei giochi la scelta non si rivela azzeccatissima: c’è chi andrebbe matto per le cose che sono contenute qui dentro, ma sicuramente non io. Insieme ai pochi reperti interessanti ci sono una marea di teche contenenti schegge, scheggine, scheggette, e poi pezzi di coccio, monete, vasi incollati in maniera pessima che riportano comunque buchi enormi, quadri e cianfrusaglie del genere. Mi scusino i puristi della storia…ma personalmente vedere sempre le stesse cose mi pare ormai tempo perso. Soprattutto le cose rattoppate non hanno senso: se una cosa è rotta…è rotta e va buttata.

Museo cittadino di Valladolid - cortile interno

Museo cittadino di Valladolid – cortile interno

Museo Cittadino di Valladolid - Pavimento del cortile interno

Museo Cittadino di Valladolid – Pavimento del cortile interno

Quando torno all’aria aperta ho davanti (o per meglio dire di lato) la Iglesia Parroquial de San Miguel y San Julian, talmente schiacciata contro l’edificio che ha immediatamente di fronte da poter essere fotografata solo in obliquo e con pessimi risultati.

Iglesia Parroquial de San Miguel y San Julian

Iglesia Parroquial de San Miguel y San Julian

Proseguendo per la stessa strada arrivo su un piccolo piazzale che accoglie sia la Iglesia de San Benito che il Convento de Carmelitas Descalzos. Di fronte vedo Mercado del Val ed una semplice fontana ubicata in Plaza de la Rinconada, accanto all’ufficio postale di zona.

Iglesia de San Benito

Iglesia de San Benito

Carmelitas Descalzos

Carmelitas Descalzos

Fontana in Plaza de la Rinconada

Fontana in Plaza de la Rinconada

Da qui mi ributto nelle viuzze del centro storico ed incontro per prima la Iglesia de Vera Cruz, purtroppo illuminata dal sole soltanto parzialmente. Anche questa parte di città la posso reputare conclusa ed è così che torno al complesso della Cattedrale che vedo stavolta da un’angolazione diversa.

Iglesia de Vera Cruz

Iglesia de Vera Cruz

Retro del complesso della Cattedrale

Retro del complesso della Cattedrale

Ci metto un attimo a raggiungere Plaza de la Fuente Dorada dove ovviamente ammiro una fontana. Pochi passi ancora su “Calle Ferrari” e metto finalmente il naso in Plaza Mayor dove il colpo d’occhio è davvero bello. L’area pedonale è circondata da edifici storici perfettamente mantenuti; da un lato ci sono gli immancabili e numerosissimi cafè/bar sempre ricolmi di gente ad ogni ora. Non mi stupisco più di tanto per due motivi: il primo è che oggi è sabato ed una tale concentrazione di gente è normale; il secondo riguarda le abitudini degli spagnoli: qui non esiste neanche lontanamente la giornata lavorativa continuativa (o meglio le nostre otto ore filate con un’ora di pausa pranzo). Da queste parti la vita se la prendono davvero comoda: gli orari sono 10-14 e 17-20. Tre ore di pausa pomeridiana e fine del turno alle 8 di sera: per me una follia inimmaginabile. Non riesco a fare un tubo di ciò che vorrei con gli orari italiani, figuriamoci con questi tanto strambi. Preferisco non pensarci e concentrarmi sul resto della piazza che offre il Palazzo del Municipio ed il monumento dedicato al Conde Ansurez, politico e militare spagnolo nonchè primo Signore di Valladolid.

Plaza de la Fuente Dorada

Plaza de la Fuente Dorada

Panoramica di Plaza Mayor

Panoramica di Plaza Mayor

Municipio di Valladolid

Municipio di Valladolid

Monumento al Conde Ansurez

Monumento al Conde Ansurez

A malincuore lascio questo posto, ma il giro deve continuare. Imbocco “Calle de Santiago” e costeggio l’omonima Chiesa. Il semplice (ma strano) edificio che ospita il Teatro Zorrilla mi aspetta in posa per una foto ed io non lo deludo. In zona noto un Carrefour e già so che mi sarà molto utile per acquistare le solite bevande per la serata in stanza. Alla fine di “Calle Heroes de Alcantara” mi trovo esattamente di fronte il Teatro Lope de Vega.

Iglesia de Santiago

Iglesia de Santiago

Teatro Zorrilla

Teatro Zorrilla

Teatro Lope Vega

Teatro Lope Vega

Poco distante mi imbatto in Plaza Santa Ana, piccolo slargo su cui si affaccia il Monasterio de San Joaquin y Santa Ana con annesso museo. Una piccola fontana completa l’offerta. Svoltando a sinistra al primo angolo mi trovo davanti all’Iglesia di San  Lorenzo che pare essere incastonata all’interno di un edificio residenziale: ai piani superiori ci sono appartamenti con tanto di balconi abitati.

Monasterio de San Joaquin y Santa Ana

Monasterio de San Joaquin y Santa Ana

Fontana in Plaza Santa Ana

Fontana in Plaza Santa Ana

Ingresso dell'Iglesia di San Lorenzo

Ingresso dell’Iglesia di San Lorenzo

Prima di procedere oltre faccio un piccolo dietro front in cerca della Fuente Ornamental. Prossima tappa è il Parco “Cuadro de las Moreras” che affaccia direttamente sul fiume Pisuerga, un corso d’acqua dal colore verde/marroncino come proprio non mi piace; per fortuna alcuni pennuti lo animano usandolo come toilette. La verità è che l’ambiente che mi circonda è normalissimo e senza punti salienti, così non ci metto molto a cambiare aria e ad arrivare al Parco “La Rosaleda” che è confinante col precedente. Il nome stesso indica che si tratta di una zona in cui ci sono solo rose ed è proprio così. Temo però che durante l’alta primavera e l’estate il colpo d’occhio sia decisamente migliore. I fiori ci sono, ma tanti di essi versano in condizioni quasi disperate. La foto che pubblico ne ritrae alcuni dei pochi che ancora si salvano.

Pennuti nel fiume Pisuerga

Pennuti nel fiume Pisuerga

Scorcio del Parco "La Rosaleda"

Scorcio del Parco “La Rosaleda”

Decido di attraversare il fiume passando dal Puente del Poniente e di percorrere “Calle del Arzobispo Josè Delicado” fino a raggiungere “Plaza del Milenio”: qui trovo una strana struttura per la quale sono combattuto tra definirla igloo oppure una mezza pallina da golf gigante. Alla fine resta comunque un luogo adibito alla ristorazione e niente più.

"Coso" in Plaza del Milenio

“Coso” in Plaza del Milenio

Continuo a camminare nella medesima direzione fino a quando, dopo un paio di deviazioni, giungo proprio sotto al Puente Colgante (attenzione: c’è la “n” in mezzo…e non va letto come la nota marca di dentifrici…); si tratta di un ponte metallico, famoso per essere il secondo più antico della città; è curioso perchè le auto che lo attraversano non passano su un fondo di asfalto come siamo abituati a vedere, bensì su delle griglie di metallo sapientemente incastrate col resto della struttura. Ovviamente dalla foto seguente non lo si nota, ma io lo attraverso a piedi, per cui la testimonianza è reale.

Puente Colgante

Puente Colgante

Durante il tragitto per arrivare qui mi sono imbattuto in due palazzi governativi: la Cortes de Castilla Y Leon (che immortalo da lontano perchè è enorme) ed il Consejo Economico y Social de Castilla y Leon.

Cortes de Castilla y Leon

Cortes de Castilla y Leon

Consejo Economico y Social de Castilla y Leon

Consejo Economico y Social de Castilla y Leon

Una buona passeggiata mi attende verso la prossima destinazione che è abbastanza ricca di punti di interesse racchiusi in uno spazio ridotto. Poco dopo aver preso “Paseo de Zorrilla” osservo l’Igleasia des Padres Franciscanos che si staglia dall’altro lato della carreggiata.

Iglesia des Padres Franciscanos

Iglesia des Padres Franciscanos

Finalmente raggiungo la destinazione: Plaza Zorrilla. Ci sarebbe una bellissima fontana ad allietare la vista, ma purtroppo la trovo non funzionante. A due passi c’è il monumento dedicato a Jose Zorrilla e, dietro di esso, la stupenda Academia de Caballeria ruba l’intera scena.

Dedicato a Josè Zorrilla

Dedicato a Josè Zorrilla

La spettacolare Academia de Caballeria

La spettacolare Academia de Caballeria

Un’altra area pedonale mi si propone davanti, ma decido di passeggiarci più tardi: adesso voglio accedere all’area del Parque Campo Grande, la zona più verde di Valladolid. All’ingresso noto subito l’Escudo Floral (lo stemma della città realizzato con i fiori); la troppa ombra presente ed il fatto che io sia al piano stradale non mi consentono di portare con me immagini degne. La caratteristica principale di questo comprensorio è la presenza di pavoni che vagano liberi ed indisturbati (gli ospiti umani portano loro rispetto, per fortuna, lasciandoli in pace). Notevoli opere d’arte non ce ne sono, a parte la Fuente de la Fama (ovviamente non attiva) e qualche opera realizzata con fiori e piante.

Uno dei pavoni del Parque Campo Grande

Uno dei pavoni del Parque Campo Grande

La Fuente de la Fama

La Fuente de la Fama

Esco dal perimetro da una parte diversa rispetto a quella dalla quale sono entrato e lo faccio per un motivo: mi trovo esattamente di fronte ad altre cose da vedere: tutte insieme nello stesso palazzo si trovano l’Iglesia de San Juan de Letran, il Museo Oriental e la Parroquia  de San Agustin.

Iglesia de San Juan de Letran

Iglesia de San Juan de Letran

Parroquia de San Agustin

Parroquia de San Agustin

Seguendo Paseo de Filipinos eccomi giungere al bellissimo Monumento a Colon, la cui figura domina l’area in cui si trova. Attraversata la strada noto poi un orologio floreale. Poco più in sù, verso Plaza Zorrilla, trovo anche la Casa del Principe, storico edificio residenziale locale. A seguire, su “Calle Miguel Iscar” è ubicata la Casa-Museo di Cervantes che purtroppo trovo chiusa e mi devo accontentare di portare con me immagini del solo esterno.

Monumento a Colon

Monumento a Colon

Orologio Floreale Valladolid

Orologio Floreale

Casa del Principe

Casa del Principe

Esterno della Casa-Museo di Cervantes

Esterno della Casa-Museo di Cervantes

Rientro nel centro storico da “Calle Maria de Molina” dove incrocio il simpatico Monumento al Guardia Urbano e da qui, dopo un rapido sguardo alla mappa preparata da casa, capisco di avere tempo a disposizione per vagare quasi senza mèta, dato che il mio programma appare pressochè concluso, anche se manca ancora qualcosa.

Monumento al Guardia Urbano

Monumento al Guardia Urbano

Le lancette dell’orologio scorrono e con esse anche il sole decide che comincia ad essere ora di coricarsi pian piano. E’ quasi il tramonto quando metto piede in Plaza del Salvador: qui posso osservare la Iglesia de San Salvador, il Monumento dedicato a San Pedro Regalado (al momento usato come palo sinistro della porta fittizia inventata da due ragazzini che stanno giocando a calcio) e l’Iglesia de las Esclavas del Sagrado Corazon de Jesus (un nome più lungo non vi piaceva, vero?). La vicina Iglesia de San Felipe Neri è talmente schiacciata contro gli edifici che le si trovano davanti al punto da non poter essere fotografata.

Iglesia de San Salvador

Iglesia de San Salvador

Monumento a San Pedro Regalado

Monumento a San Pedro Regalado

Iglesia de las Esclavas del Sagrado Corazon de Jesus

Iglesia de las Esclavas del Sagrado Corazon de Jesus

Verso le 20:30 decido di ripiegare verso la stanza, ma prima ho delle cose da non mancare assolutamente: vado al Carrefour a comprare da bere per la serata come mi ero prefissato qualche ora fa, ho tempo di osservare la “Fuente de la Bola del Mundo” in Plaza de Espana illuminata in notturna e mi siedo in un fast food a gustare un ottimo menù kebab.

Fuente de la Bola del Mundo illuminata

Fuente de la Bola del Mundo illuminata

Quando giro le chiavi nella porta mi aspetto di trovare la proprietaria che gira per casa, ma non è così: non è ancora tornata da stamattina. Praticamente per me è una goduria allo stato puro, per cui mi metto comodo e sbrigo alcuni doveri che mi sono portato da casa e che non ho potuto concludere prima. Questo è il motivo per cui mi trovo tra quattro mura poco dopo le 21:30 mentre in Spagna la gente a quest’ora inizia a riversarsi in massa per strada. Ma poco importa…la troppa folla “no me gusta mucho”. Il mio gioco del calcio manageriale fa il resto dopo aver preparato il borsone di tutto punto: domattina si cambia città!

La sveglia suona alle 6:45, ma mi alzo dieci minuti dopo perchè non devo fare quasi nulla prima di uscire. Alle 7:15 varco la soglia dell’appartamento per l’ultima volta e non posso non notare che fuori è buio pesto, mentre in Italia alla stessa ora c’è già luce piena. Mi dirigo verso la stazione “Campo Grande” che dista circa 900 metri. Una volta lì noto lo strano modo in cui si accede ai treni spagnoli: Circa 15-20 minuti prima viene aperto una specie di banco check-in che permette di raggiungere il binario, ma non prima di aver mostrato il titolo di viaggio e di aver fatto passare tutte le borse in nostro possesso attraverso un metal detector. Finalmente posso proseguire oltre e prendere possesso del posto prenotato; temo che la mia ricerca del finestrino sia stata vana perchè ci sono solo tenebre intorno a me. Sono diretto a Segovia, località delle quale ho sempre sentito parlare molto e che mi incuriosisce. La tratta sul convoglio “Renfe” ad alta velocità dura circa 35 minuti e scendo solo io qui, mentre tutti gli altri passeggeri proseguono verso Madrid. Ha iniziato ad albeggiare da poco quando mi ritrovo sul binario insieme alla capostazione: nessuno ha pensato di attivare i sensori delle porte scorrevoli dopo la nottata e non possiamo entrare in nessun modo. Ci mettiamo a ridere quando lei prende il cellulare e chiama una guardia. Domanda: e se lei non ci fosse stata…quanto tempo sarei rimasto come un beota ad aspettare? Questo è un altro motivo per cui la Spagna non mi va a genio: gli abitanti sono menefreghisti e troppo superficiali proprio come gli italiani mentre preferisco di gran lunga l’ordine e la praticità dei centro-nord europei. Superato l’ostacolo mi trovo di fronte una particolarità che già avevo studiato in fase di preparazione: la stazione locale destinata esclusivamente ai treni di ultima generazione è in mezzo al nulla; la paragonerei a quella chiamata “Reggio Emilia AV” in Italia. Dista sei kilometri dal centro che si raggiunge tramite il bus numero 11 che opera ad orari sapientemente programmati per fare in modo che i passeggeri trovino poi le successive coincidenze. Il biglietto costa generalmente un euro a tratta, ma siccome oggi è domenica si pagano due euro. Che regola di minchia è questa? Circa venti minuti mi permettono di arrivare al capolinea opposto ubicato esattamente davanti ad una delle principali attrazioni di Segovia: l’Acquedotto Romano. Ma adesso non ho tempo per la visita: prima devo raggiungere la stazione degli autobus (650 metri a piedi) perchè è l’unico luogo della città che ha i lockers per riporre il borsone ed evitare di averlo come zavorra. Faccio tutto con facilità: stavolta non bisogna inserire monete come sempre, bensì un “token” (come lo chiamano loro) che si acquista al prezzo di tre euro in uno dei negozi qui presenti. Fatto ciò ripercorro la strada inversa e stavolta è il momento di iniziare a scoprire Segovia. Il primo impatto è superbo, dico sul serio. Il paese è abbarbicato su una collinetta ed ha tutto l’aspetto di un luogo d’altri tempi. Il fatto che non ci sia nessuno in giro tranne me e pochissime altre anime rende le cose molto più affascinanti, ma sono più che sicuro che tale condizione non durerà a lungo. Il primo punto di interesse che mi trovo davanti è la Parroquia de San Millan che riprendo da tutte le angolazioni possibili per quanto mi piace.

Parroquia de San Milian - 1

Parroquia de San Milian – 1

Parroquia de San Milian - 2

Parroquia de San Milian – 2

Questo che sto attraversando adesso è un viale quasi del tutto pedonale in cui ci sono negozi da ambo i lati della strada. Ogni cosa è restaurata mantenendo la conformazione originale degli edifici. Dovrebbe essere un bene…tuttavia si vede palesemente che c’è qualcosa che non va, o almeno che non mi quadra del tutto. Servirà del tempo per averne totale conferma o essere smentito. Nel frattempo, l’Iglesia de San Clemente è pronta a farsi fotografare.

Iglesia de San Clemente

Iglesia de San Clemente

Lo vedo in lontananza e non sto davvero nella pelle: l’Acquedotto di Segovia è a pochi passi da me! Risale ovviamente al periodo romano ed è conservato benissimo, quasi perfettamente. Non ci sono pezzi mancanti nè monconi di nessun tipo e la struttura sembra rimasta intatta. Giuro che trovarsi di fronte a quest’opera monumentale, ovviamente patrimonio UNESCO, fa venire i brividi. La luce fioca del mattino fà il resto. Chiedo scusa se mi soffermo troppo su questo punto ma non credevo ci potesse essere una testimonianza tanto antica quanto perfetta. Vedere per credere, anche se le foto non riescono a rappresentare la reale magnificenza di ciò che ho davanti.

Acquedotto di Segovia - Controsole è fenomenale

Acquedotto di Segovia – Controsole è fenomenale

L'acquedotto di Segovia - 1

L’acquedotto di Segovia – 1

L'acquedotto di Segovia - 2

L’acquedotto di Segovia – 2

L'acquedotto di Segovia - 3

L’acquedotto di Segovia – 3

Dalle ultime due immagini si nota che mi trovo ad un piano più alto rispetto alla strada principale: ho appena percorso una discreta rampa di scale e mi sono portato nella parte alta della città. Il mio attuale obiettivo è raggiungere il secondo punto saliente di Segovia, cioè l’Alcazar che si trova nella parte opposta del perimetro rispetto a dove sono ora e che si ammira da due angolazioni diverse: esternamente dal “mirador” e poi internamente con un percorso apposito. Non mi resta che mettere in moto i piedi ed andare. Durante la passeggiata su stradine strette ed acciottolate trovo l’Iglesia del Seminario Diocesano e non posso fare a meno di portare con me il suo ricordo.

Iglesia del Seminario Diocesano

Iglesia del Seminario Diocesano

Poco dopo mi soffermo ad osservare il monumento dedicato ad Andres Laguna (medico umanista nato proprio qui nel 1499) sito nell’omonima piazzetta. Poi raggiungo il cuore pulsante della cittadina e lì mi fermo il tempo necessario per fare lentamente più giri completi su me stesso. Sono in Plaza Mayor: bellissima e circondata da edifici che sembrano dipinti anzichè costruiti. Un gazebo al centro dell’area, il Teatro “Juan Bravo” con la statua dedicata al poeta e scrittore Antonio Machado, il Palazzo del Municipio e l’Iglesia de San Miguel fanno da apripista al vero capolavoro qui presente: la mastodontica Cattedrale.

Dedicato ad Andres Laguna

Dedicato ad Andres Laguna

Municipio di Segovia

Municipio di Segovia

Monumento ad Antonio Machado

Monumento ad Antonio Machado

Teatro "Juan Bravo"

Teatro “Juan Bravo”

Iglesia de San Miguel

Iglesia de San Miguel

Cattedrale di Segovia - 1

Cattedrale di Segovia – 1

Decido di andare verso il “mirador”, cioè un punto panoramico dal quale è possibile vedere al meglio il palazzo dell’Alcazar. C’è solo una difficoltà: si trova ad un kilometro e mezzo dal punto della mia partenza e per arrivarci devo prima scendere e poi salire delle scale che saranno vecchie di secoli, quindi lo faccio con una cautela maggiore del solito. Non ci metto poco poco, però quando alzo gli occhi al cielo ho lo spettacolo che cercavo.

Alcazar di Segovia - 1

Alcazar di Segovia – 1

Alcazar di Segovia - 2

Alcazar di Segovia – 2

Qui non c’è altro (se così si può dire…), così non mi restano molte scelte se non ripercorrere esattamente la strada appena percorsa. Però non ripeto il tragitto invano perchè ho modo di catturare una foto magnifica della Cattedrale da tutt’altra angolazione.

Cattedrale di Segovia - 2

Cattedrale di Segovia – 2

Quando mi trovo nuovamente in zona centrale supero ed osservo la Puerta de San Andres: spero che nessuno me ne voglia…ma in confronto a ciò che ho appena ammirato pare proprio una ciofeca. Dò un’occhiata anche al monumento in onore di Agapito Marazuela (musicista e folklorista spagnolo), al palazzo che ospita il Museo cittadino ed all’ampia muraglia che sicuramente avrà protetto l’intera zona nei secoli passati. Cammina cammina, eccomi davanti all’ingresso dell’Alcazar.

Puerta de San Andres

Puerta de San Andres

Agapito Marazuela

Agapito Marazuela

Museo di Segovia

Museo di Segovia

Supero il cancello ed entro in un parco che funge da anticamera e che prende il nome di Plaza la Reina Victoria Eugenia. A parte il bel Monumento agli Eroi del 2 Maggio non c’è molto altro se non…l’Alcazar.

Monumento agli Eroi del 2 Maggio

Monumento agli Eroi del 2 Maggio

Alcazar di Segovia - 3

Alcazar di Segovia – 3

La visita può essere sia guidata che libera, con audioguida o senza. Ovviamente ogni opzione in più ha la sua maggiorazione di prezzo. Io scelgo di andare da solo nel palazzo e di evitare la Torre di Juan II. Non lo faccio perchè ci sarebbero sa salire e poi da scendere 152 scalini; non è questo che mi spaventa. Non vado solo perchè immagino che il risultato sia sempre lo stesso rispetto ad altri luoghi simili, cioè arrivare fino in cima, avere una bella vista e poi tornare giù non troppo soddisfatto. Almeno ciò per cui ho pagato vale eccome.

Interno dell'Alcazar di Segovia - 1

Interno dell’Alcazar di Segovia – 1

Interno dell'Alcazar di Segovia - 2

Interno dell’Alcazar di Segovia – 2

Interno dell'Alcazar di Segovia - 3

Interno dell’Alcazar di Segovia – 3

Interno dell'Alcazar di Segovia - 4

Interno dell’Alcazar di Segovia – 4

Interno dell'Alcazar di Segovia - 5

Interno dell’Alcazar di Segovia – 5

Interno dell'Alcazar di Segovia - 6

Interno dell’Alcazar di Segovia – 6

Interno dell'Alcazar di Segovia - 7

Interno dell’Alcazar di Segovia – 7

Interno dell'Alcazar di Segovia - 8

Interno dell’Alcazar di Segovia – 8

Dall’alto di questo bellissimo palazzo ho modo di ammirare altri esempi di edifici religiosi locali; sto parlando dell’Iglesia de San Marcos, del Monastero Padre Carmelitas e dell’Iglesia de la Vera Cruz; il tutto contornato da un paesaggio arido ma incredibile che manda con la mente indietro nel tempo.

Iglesia de la Vera Cruz

Iglesia de la Vera Cruz

Il tour finisce con una noiosa parentesi in un museo classico pieno di teche di vetro che bypasso in un nanosecondo. Esco quindi dal complesso dell’Alcazar e mi ributto tra le via della cittadina. Purtroppo la mia premonizione si avvera; ogni tanto vorrei sbagliarmi ma succede molto di rado: orde di barbari (detti anche gruppi di turisti) iniziano a spuntare da ogni parte senza soluzione di continuità. Anzi, più ci si avvicina alla fascia centrale della giornata e più che ne vengono. Sono felicissimo di aver visto i punti principali prima di un certo orario, cioè quello in cui si svegliano e si muovo i “comodini” , che sono il 90% della popolazione mondiale. Per completare l’opera in questo segmento mi mancherebbe da vedere solo il Monasterio Santa Maria de Parral, ma decido di non andarci e di vederlo da lontano. La colpa non è del kilometro in discesa che mi separa da esso, bensì dal fatto che vedo almeno una gru edile appostata nei paraggi, il che significa lavori in corso; rischierei di rimanere molto molto deluso come troppo spesso accade. Imbocco “Calle Daoiz” ed arrivo fin davanti alla Iglesia de San Andres. Per scattare uno foto semi-decente devo fare lo slalom tra le macchine parcheggiate: questa è una caratteristica negativa del luogo perchè ogni area che ne dà la possibilità viene adibita a parcheggio. Sinceramente, per come la vedo io, ci dovrebbe essere il blocco totale del traffico in un posto simile.

Iglesia de San Andres

Iglesia de San Andres

Attraverso di netto il centro storico sfruttando “Calle Adolfo Sandoval” e mi ritrovo prima davanti alla Puerta de Santiago, poi davanti al Monumento a San Juan de la Cruz ed infine in Plaza San Esteban dove c’è l’omonima chiesa oltre al solito mostruoso parcheggio strapieno.

Dedicato a San Juan de la Cruz

Dedicato a San Juan de la Cruz

Iglesia de San Esteban

Iglesia de San Esteban

Una breve passeggiata mi porta ad osservare la piccola Iglesia de San Nicolas (anch’essa ubicata nella piazza che porta lo stesso nome).  Grazie ad una leggera salita posso tagliare un paio di strade ed avere davanti i dirimpettai Iglesia de la Santisima Trinidad e Monasterio Santo Domingo el Real. Poco lontano, esattamente nel punto di confluenza tra “Calle de San Agustin” e “Calle San Nicolas”, c’è un affascinante ed un po’ macabro monumento dedicato alla “Semana Santa” di Segovia.

Iglesia de San Nicolas

Iglesia de San Nicolas

Iglesia de la Santisima Trinidad

Iglesia de la Santisima Trinidad

Per la "Semana Santa" di Segovia

Per la “Semana Santa” di Segovia

Decido di tornare a dare uno sguardo a Plaza Mayor e mi prende un colpo: un mare di gente la affolla in ogni centimetro ed un gruppo musicale folkloristico sta intonando musica locale da un placoscenico. Il tutto è anche carino, ma decisamente troppo…troppo turistico. Questo posto è una macchina da soldi e adesso si spiega il motivo per cui è tenuto così bene mentre altre realtà vengono lasciate a loro stesse. Dopo aver dato un ultimo sguardo alla Cattedrale prendo “Calle Isabella Catolica” che, dopo poco, confluisce in “Calle Juan Bravo”, la via principale. Inutile dire che devo fare lo slalom tra i presenti per poter passare e la cosa non è affatto positiva. Il mio obiettivo è Plaza Medina del Campo dove posso osservare in sequenza (sempre dopo aver superato i soliti artisti di strada che cantano e ballano mentre marionette umane li guardano, ridono ed applaudono come se fosse la prima volta in vita loro che li vedono) le Carceri Medievali, l’Iglesia de San Martin ed il monumento in onore di Juan Bravo.

L'edificio delle Carceri Medievali

L’edificio delle Carceri Medievali

Iglesia de San Martin

Iglesia de San Martin

Dedicato a Juan Bravo

Dedicato a Juan Bravo

Più avanti vedo il Palacio del Conde Alpuente alla mia destra (bell’edificio, ma sicuramente più interessante all’interno che esternamente…quando visitabile) e la Casa de los Picos, particolare perchè ha la facciata completamente coperta da simil-piramidi messe in orizzontale.

Palacio del Conde Alpuente

Palacio del Conde Alpuente

Casa de los Picos

Casa de los Picos

Esattamente qui ho il piacere di entrare in un Carrefour Express dove posso fare scorta di bevande e snacks per l’imminente viaggio di ritorno senza essere spennato vivo dagli aguzzini per turisti; come sempre la pazienza ed il saper aspettare senza fiondarsi nel primo posto utile danno ottimi frutti. Rieccomi all’acquedotto romano col giro pressochè concluso positivamente. Mi restano solo da vedere le vicine Iglesia de San Sebastian ed Iglesia de los Santos Justos y Pastor. A questo punto l’orologio è inflessibile e mi ricorda che devo tornare alla stazione degli autobus per prendere il mio borsone dai lockers. Fatto ciò salgo sul bus n. 11 che, a differenza di questa mattina, adesso è stracolmo di persone e torno in stazione. Quando apre il simil check-in supero il metal detector e salgo sul treno per Madrid Chamartin. Il mio biglietto vale fino all’aeroporto, per cui cambio convoglio e mi ritrovo al T4. Al piano zero la navetta gratuita che fa la spola tra i vari terminal mi conduce al T1 e, dopo i soliti controlli di sicurezza, l’imbarco ed il decollo avvengono con un leggero ritardo rispetto all’orario preventivato. Il volo scorre via tranquillo anche se stavolta non mi addormento come un sasso per l’intera durata. Ma il bello viene adesso: l’arrivo a Ciampino è alle 23:10 circa. Quando atterriamo ci alziamo tutti in piedi per scendere come avviene sempre, ma ANCHE stavolta c’è qualcosa che non va: neanche un bus è disponibile per venirci a prendere. Alla fine ci fanno restare sull’aeromobile per circa trenta minuti con gente che sta giustamente smadonannando ed iniziando ad alzare la voce pesantemente. Inutile dire che questo ritardo (capita SOLO IN ITALIA uno schifo del genere) mi fa perdere l’ultima corsa della giornata del bus 520 che mi avrebbe dovuto riportare a Piazzale di Cinecittà. Morale della favola: grazie a questo paese di incapaci cronici, stavolta sono fottuto. Finalmente la navetta arriva, anche se ormai è troppo tardi. Ovviamente il bagaglio è già lì che scorre sul nastro trasportatore chissà da quanto tempo quando entro nell’apposita sala. Esco nell’area arrivi e noto che c’è un bel casotto all’interno dello scalo, ma non ne capisco il motivo. Appena metto piede all’esterno vedo che ci sono zone in cui per terra è tutto bianco e resto interdetto. “Sarà mica nevicato?” mi domando. Vengo a sapere che poco prima si è abbattuto sulla capitale un nubifragio con acqua a catinelle, vento fortissimo e tanta tanta grandine, al punto da far cancellare due voli Ryanair diretti a Cagliari ed a Dublino (ora mi spiego il perchè di tanta gente a mezzanotte ancora nella zona aeroportuale). Il primo pensiero che mi viene è di ringraziare il fato per non esserci finito in mezzo durante l’atterraggio perchè sarebbe andata quasi sicuramente male stavolta. Adesso devo trovare un modo per tornare alla macchina e le vie sono due: farmi sei kilometri a piedi a quest’ora oppure prendere eccezionalmente un taxi. Opto per la seconda ipotesi (la strada è poca ed il costo sarà abbastanza basso) e mi metto in fila nell’area apposita. Mi prende un accidente: decine di persone in attesa e zero taxi presenti. Ne arriva uno alla volta, con estrema calma. Capisco che la situazione è veramente complicata e resto lì circa 45 minuti. Nel frattempo vedo scene apocalittiche che i soliti tassisti delinquenti mettono in atto: non prendono a bordo coloro che devono fare tratte brevi perchè per loro poco redditizie, ma prediligono chi deve andare come minimo al centro città. Già mi vedo di lì a poco a litigare con uno dei quei maledetti perchè sicuramente nessuno di loro mi avrebbe caricato per pochi euro. Alla fine arriva un signore con un tesserino al collo: pare sia il responsabile dell’aeroporto di Ciampino. Informa i presenti che a causa del nubifragio ci sono problemi grandissimi in città (ma va??? Non si era proprio notato) e che per l’occasione ha pensato di organizzare un bus gratuito per portare almeno 50 persone alla stazione Termini. Lo prendo da una parte e gli spiego brevemente il mio problema e succede il miracolo: parla con l’autista del bus già parcheggiato allo stallo numero due e gli dice di passare prima da Anagnina per far scendere solo me e poi girare verso Termini. E’ così che a mezzanotte e quaranta parte il pullman che mi dà la possibilità di raggiungere l’auto parcheggiata tre giorni prima.

Eccomi alle solite conclusioni: sapevo che nei dintorni di Madrid ci sono due centri da non perdere e sono Segovia e Toledo; quest’ultima località la visitai anni fa e, adesso che le ho viste tutte e due, posso dire senza ombra di dubbio che Segovia batte Toledo cento a zero. Purtroppo il sindaco lo sà e, come già detto, ha trasformato questo luogo in una macchina da soldi. Ciò diminuisce molto l’emozione che si potrebbe avere arrivandoci e trovando una giusta frequentazione. Alla luce di questo però non posso non dire che il posto è davvero meritevole di una visita. Se potete fatelo durante la settimana perchè sicuramente è più godibile. Se Segovia è il passato, Valladolid è il presente: una città abbastanza grande ma a misura d’uomo, anch’essa con le sue testimonianze storiche anche se meno vistose dell’altra località visitata in questo week-end. Anche se arrivarci è un tantino macchinoso perchè occorre cambiare diversi mezzi di trasporto, consiglio di andare sia a Valladolid che a Segovia  perchè non ve ne pentirete. Infine voglio fare un ringraziamento enorme al responsabile dell’aeroporto di Ciampino che mi ha fatto un favore sul quale non ci avrei scommesso un singolo centesimo; è quella che io chiamo l’eccezione che conferma la regola e francamente, dati i tempi e l’egoismo che dilaga, quel gesto non me lo sarei mai aspettato.

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