Ferragosto 2017 – Tappa 5 di 5: Zurigo

di admin

*** Prosegue dalla Tappa n. 4 ***

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Salgo per l’ultima volta su un vagone della metropolitana di Berlino in direzione dell’autostazione. Da lì avrò un bus notturno che mi condurrà all’ultima tappa di questo tour in giro per l’Europa: la città svizzera di Zurigo. Prima di mettermi ad aspettare allo stallo acquisto qualcosa da mangiare e da bere per il lungo viaggio che mi aspetta e lo ripongo nello zainetto, pronto per essere trangugiato di lì a poco. Come è noto, la compagnia Flixbus che mi appresto a prendere è nata in Germania: mentre da noi ci sono i bus verdi che dividono le aree di sosta insieme a quelli di altre aziende, qui vedo 98 Flixbus ogni 100 autobus presenti; quasi un monopolio direi. Gente ce n’è abbastanza e colgo l’occasione per notare un particolare: con me ho un pacchetto di patatine, un paio di lattine di Coca-Cola ed una barretta di cioccolato (d’altra parte sul bus non è che posso mangiare un piatto di pasta o una pizza tonda…ci si deve arrangiare); un tedesco che sta aspettando con me è fedele alle sue tradizioni e non fa una piega: apre la sua borsa, tira fuori una confezione da 3 wurstel e se li pappa così, a crudo. Il detto “gente che vai, usanza che trovi” è sacrosanto. Man mano che passa il tempo si sta radunando il mondo intero. Sembra che tutti debbano prendere il mio stesso pullman. Spero almeno che sia a due piani, così da avere abbastanza posto, ma ovviamente non è così. Belli stipati come sardine e con zero sedili liberi ci apprestiamo a partire in orario. Il viaggio passa tranquillo: inizio col solito tablet collegandomi ad internet, poi televideo e musica fino a quando crollo dal sonno. Fortunatamente colui che si è seduto nel posto accanto al mio scende alla prima fermata e non sarà rimpiazzato, così posso allargarmi un po’. Il dilemma arriva alla dogana tra Germania e Svizzera: un nuovo attentato ha da poco mietuto altre vittime e provocato ingenti danni (al momento non ricordo bene dove) per cui i controlli sono iper-scrupolosi…al punto che ci fanno restare fermi quasi un’ora con tanto di cani fatti salire a bordo per annusarci ovunque. Alla fine però ci lasciano passare ed andiamo a prendere un traghetto che attraversa di netto il Lago di Costanza, dopo un tragitto abbastanza strano a mio parere, fatto senza dubbio per esigenze di servizio. Con un buon ritardo (oltre all’ora passata in dogana) arrivo finalmente a Zurigo. Ho solo oggi da passare qui, dato che alle 22:00 avrò il volo del rientro definitivo a Fiumicino. C’è comunque tutto il tempo per effettuare una visita come si deve della città. Chi ha letto la terza parte di questo viaggio (quella in Norvegia) saprà sicuramente “dell’operazione 500 corone” che ho portato a termine brillantemente: era un modo per aiutarmi a contenere le spese dandomi un budget massimo per la permanenza in quella mazione. Bene, oggi sto per fare lo stesso, solo che il tempo in cui rimarrò qui è minore (circa dodici ore) ed il paese che mi ospita è doverso: quindi il titolo stavolta è “operazione 20 franchi”. Questo è l’importo che prelevo ad un bancomat locale…somma che in Svizzera è davvero risicata calcolando che nei ristoranti un piatto di pasta lo si paga anche 24 franchi…mentre io ci devo far rientrare tutto. Comincio male perchè mettere il borsone nei lockers mi costa 6 franchi ed il biglietto del tram che in serata mi riporterà in aeroporto ne costa 6,80 per un totale di 12,80 franchi già spesi prima di mettere il naso fuori dalla stazione. Ne rimangono solo 7,20 e, come già sapevo, questo posto è carissimo. Follia pura quindi…ma a me basteranno, me lo sento. Domenica 20 agosto 2017: inizio il mio ultimo giro di queste ferie estive trovandomi davanti, appena fuori dalla “Hauptbahnhof”, il monumento dedicato ad Alfred Escher, politico svizzero. Imbocco Bahnhofstrasse e, dopo poco, nel parchetto a lui dedicato vedo la statua eretta in onore di Johann Heinrich Pestalozzi, conosciuto come riformatore del sistema scolastico elvetico e politico.

Alfred Escher

Johann Heinrich Pestalozzi

Dato che ho appena scritto di essere (volutamente) a corto di budget, vengo fermato da due studentesse italiane (la fisionomia del belpaese è inconfondibile e, prima che aprissero bocca, già so per certo che sono originarie delle regioni del sud); loro non si accorgono che sono italiano anch’io (d’altra parte tutti mi dicono che sembro provenire da altri lidi) e mi parlano in inglese; faccio notare loro che abbiamo la stessa madrepatria e ci mettiamo a parlare: chiaramente vogliono soldi (strano, vero? Quale altro motivo per fermarmi?), sotto forma di acquisto di cartoline utili a finanziare i loro studi qui. Spiego chi sono, che cosa faccio, come vivo e quanto ho nel portafogli. Capiscono subito che non c’è trippa per gatti e si dimostrano interessate alla mia vita frenetica, al punto da chiedere il link del blog. Chissà se saranno mai passate di quà? Le congedo e ricomincio il tour. Zurigo è attraversata dal fiume Limmat e bagnata per molta della sua estensione dall’omonimo lago; per questo motivo l’acqua sarà una delle protagoniste di oggi insieme ai ponti. Nel frattempo dedico l’attenzione che merita al principe dei pennuti, sempre elegantissimo.

Il Principe

Dopo una bella mini-passeggiata lungo il corso del fiume, durante la quale passo anche sotto alcuni portici, mi ritrovo su Munsterhof, una piazza oggi completamente pedonale…ma che non è così da molto tempo. Su “Google Maps 3D” c’è una foto risalente al 2014 in cui proprio qui ci sono parcheggi per le auto: incredibile come cambino le cose da un giorno all’altro. In questo luogo si affaccia la chiesa “Fraumunster” ed in più, oltre alle solite caffetterie, una curiosa fontana. Il tutto sovrastato da una struttura messa appositamente per fare ombra durante il periodo estivo.

Fraumunster vista dal Munsterbrucke

Fraumunster vista dal Munsterhof

Fontana

Panoramica di Munsterhof

Ma la verità è che sono qui solo di passaggio: il mio obiettivo è un altro in quanto, per mia abitudine, prediligo vedere sempre prima le zone periferiche e poi concentrarmi sul centro, quando possibile. Proseguo la mia passeggiata e, dopo aver osservato il monumento equestre di Hans Waldmann (ex sindaco di Zurigo e capo militare svizzero), mi trovo sulla sponda del Lago di Zurigo, esattamente dove ci sono gli imbarchi dei traghetti locali.

Hans Waldmann

Sarò anche poco elegante…ma la verità è che devo andare in bagno da un po’ e tutti i WC trovati fino ad ora erano a pagamento; ma la soluzione viene sempre incontro a chi la sà cercare e…pure agli ostinati come me: il casottino della biglietteria delle imbarcazioni ha bagni liberi per tutti, così ne approfitto per eliminare un problema fisiologico a costo zero. Dopo aver sfruttato la situazione, saluto lo specchio d’acqua che ritroverò nelle prossime ore. Passando davanti alla Tonhalle (che francamente non mi “prende”) arrivo fino ad un’altra mezza delusione: il FIFA Museum. Magari dentro sarà pure interessante, anche se ne dubito, ma da fuori è un palazzo come tanti che sembra un hotel o peggio ancora un buon condominio.

Palazzo del FIFA Museum

Ma qualcosa di più bello non tarda ad arrivare: poco più avanti, su di una salita abbastanza tosta, si trova la Kirche Enge, assolutamente da non perdere.

Kirche Enge – fronte

Kirche Enge – retro

Torno al piano strada scendendo la scalinata che si vede nella foto qui sopra e continuo nella stessa direzione su Grutlistrasse, svoltando poi a destra fino ad arrivare alla zona dove si trova il Museo Rieter; non sono ovviamente venuto per il museo, bensì per fare due passi nel Rieterpark, ampia zona verde in cui diverse persone stanno facendo un picn-nic, altre praticano lo yoga e così via. Però oltre a questo, il parco non ha nulla di nulla. Chiudo il capitolo relativo a tale parte della città e torno dritto sul lungolago. Trovo una passerella in mezzo alle barche ancorate che mi porta a pochi metri da un bel getto d’acqua che zampilla sulla superficie del lago stesso; non sarà alto 150 metri come quello di Ginevra, ma è comunque un discreto spettacolo.

Getto d’acqua nel Lago di Zurigo

Arrivo di nuovo nella zona del Terminal dei Traghetti (no…non ho più bisogno del bagno…) e salgo salla Burkliterrasse dove trovo la Statua di Ganimede. Subtio a detra c’è un’apoteosi di principi: adoro questi animali e più sono e meglio è.

Statua di Ganimede

Cigni a perdita d’occhio

L’obiettivo adesso si sposta sull’altra sponda del lago per una passeggiata che si prospetta abbastanza lunga in quanto ci sono diversi punti di interesse da quella parte. Superato il Quaibrucke mi arrivo nella Sechselauternplatz. Qui prendo spunto per una riflessione: è l’ultimo giorno della vacanza ed è anche momento per un po’ di resoconti; il primo lo faccio sul meteo: calcolando che oggi ci sarebbe dovuta essere l’apoteosi dei temporali (tre tuoni rossi su weather.com) e considerando le foto che sto pubblicando, credo che negli otto giorni di vacanza il risultato sia stato di 5-3 a mio favore, cari scienziati da due soldi (chissà quanto vi pagano al mese per sfornare minchiate a più non posso). L’unica acqua che vedo è questa qua dove sguazzano i pargoli in mutande. Sulla stessa piazza, dal lato opposto, affaccia anche il bel Teatro dell’Opera sotto ad un sole caldissimo.

Fontana di Sechselauternplatz

Teatro dell’Opera

Attraverso la strada e mi porto in riva al lago. Da qui inizia un lunghissimo viale che costeggia lo specchio d’acqua, tutto immerso nel verde di aiuole e spazi curatissimi in ogni dettaglio. Siamo in Svizzera, per cui la civiltà è una regola ferrea di vita: non una cartaccia si trova per terra e, se mai ce ne fosse una, sarebbe stata gettata sicuramente da qualche turista scriteriato. Il relax qui è d’obbligo e la fatica provocata dal camminare proprio non si sente; c’è spazio a sufficienza per tutti nonostante sia una domenica di metà agosto. Qui di seguto alcune immagini del Lago di Zurigo che definirei stupende.

Lago di Zurigo – 1

Lago di Zurigo – 2

Lago di Zurigo – 3

In più, dal punto di vista artistico, nello stesso tratto incontro i seguenti monumenti (tra gli altri):

“Sheep Piece” di Henry Moore

Scultura a Widmer e Zwyssig

Accanto ad un parco giochi per bambini completamente recintato si trova il Chinagarten; è un “giardino cinese” ricostruito alla perfezione. L’ingresso è a pagamento ed il prezzo è molto basso. Ma è lungo la via del ritorno verso il centro di Zurigo che si consuma l’impossibile, qualcosa di neanche lontanamente immaginabile che conferma quanto il mondo sia sì enorme, ma anche tanto piccolo (per chi lo avesse letto, qui mi ricollego e pongo fine all’aneddoto che ho iniziato nella tappa numero 4 di questo giro in Europa). Sento una strana musica in lontananza, qualcosa di molto familiare…ma sul momento non so capire di che si tratta; passo dopo passo mi avvicino alla fonte e quando sono in dirittura d’arrivo mi prende un colpo: a suonare è lo stesso artista di strada con lo stesso strano strumento che ho apprezzato esattamente 24 ore prima durante la mia visita alla città tedesca di Potsdam. Matematicamente quante possibilità ci sono che sia lui che io potessimo decidere di andare nelle medesime date e nelle medesime città site a 12 ore di bus l’una dall’altra ed in sue stati diversi? Secondo me una su un miliardo è addirittura poco. E ancora più strano è il fatto che non si tratta, per esempio, di metropoli come Roma e Parigi (lontane ma molto visitate) ma di due città di secondo piano nel panorama europeo come Potsdam e Zurigo. Giuro che resto lì incredulo per dieci minuti buoni perchè questa cosa è follia pura. Alla fine mi allontano e torno agli obiettivi segnati sulla mia mappa, ma lo faccio per un altro po’ con la faccia rivolta verso quella coincidenza clamorosa finchè non scompare dal mio campo visivo; solo allora riesco a staccare lo sguardo e tornare a pensare ad altro. Semplicemente incredibile…; Poco dopo aver superato la fontana con i bambini in mutande dediti a fare la doccia faccio una deviazione sulla destra verso Ramistrasse per fotografare una semplice fontana: da lontano mi era sembrata un pochino meglio.

Fontana in Ramistrasse

Rientro e proseguo lungo Limmatquai, il lungofiume; qui posso vedere tre punti di interesse in uno: sto parlando della Wasserkirche,  la Helmhaus (un’estensione della chiesa usato oggi come museo d’arte contemporanea svizzera) ed il monumento di Ulrich Zwingli, teologo locale.

Helmhaus con dietro la Wasserkirche

Monumento a Ulrich Zwingli

Tappa obbligata adesso è la bellissima ed imponente Grossmunster, una delle chiese più importanti della città. Fantastico il colpo d’occhio fotografandola dall’altro lato del fiume. Più avanti, esattamente all’incrocio col prossimo ponte, c’è il Municipio di Zurigo.

Grossmunster

Municipio

Adesso decido di svoltare a destra e di incunearmi in una delle vie della “città vecchia”. Fare una passeggiata qui è carino, ma niente di eclatante, se devo essere totalmente sincero. Ci sono solo una fontana e la Predigerkirche, che però non è fotografabile perchè si trova in un punto con troppi alberi. Proverò ad osservarla dall’alto della zona dove sto per andare…magari sarò più fortunato. E’ il momento della meritata pausa pranzo: è domenica, come ormai è noto, ed i markets sono tutti chiusi; qui sicuramente non si sgarra: se esistono orari ferrei nel mondo, sono in Svizzera. Trovo allora un chioschetto che vende tabacchi, giornali e bibite e mi compro una bottiglia di Coca-Cola da 1,5 litri per 2,80 franchi. Con ciò che mi rimane in cassa riesco a prendere un buon panino con l’avanzo addirittura di qualche centesimo. Quindi, anche stavolta (se non avrò altre necessità fino a sera), l’operazione 20 franchi si conclude in maniera egregia. Con lo stomaco pieno arrivo su una via rialzata alla quale si accede salendo poche scale da Seilergaben. Qui trovo, sempre semicoperta dalle piante (infatti la qualità della foto ne risente), la Equippers Friedenskirche: da fuori sembra una chiesa normale…senza infamia e senza lode. La differenza è “interna” poichè è utilizzata da un gruppo di religiosi alternativi, che praticano la fede con una loro interpretazione e che, per poter fare questo, si autofinanziano tramite donanzioni. Basta vedere il loro sito (anche in lingua italiana) per poter capire di cosa realmente si tratta.

Equippers Friedenskirche

E’ il momento di salire più su di questo “rialzamento”: altre scale mi aspettano, stavolta pure abbastanza pesanti da percorrere. Quando arrivo in cima sono nella zona dell’Università (conosciuta col nome di Politecnico Federale) considerata quella di maggior prestigio di tutta la Svizzera e probabilmente dell’intera Europa centrale, anche se queste particolari classifiche lasciano sempre il tempo che trovano. Comunque resta il fatto che nel campo scientifico è una vera istituzione. Come succede in ogni parte del mondo, anche qui sono racchiusi molto vicini tra loro diversi edifici che ospitano facoltà, musei, biblioteca e tutto ciò che è connesso all’attività didattica e di ricerca.

Museo di Zoologia nella zona universitaria

Ingresso del Rettorato

Davanti all’ingresso del rettorato c’è una terrazza che regala un’ampissima vista sulla città, una panoramica davvero niente male, rotta in alcune parti dalla presenza delle gru da cantiere edile. Come pensavo, la prima chiesa che si vede davanti è la Predigerkirche, proprio quella che poco prima stava giocando a nascondino fra gli alberi e che “tano” volentieri.

Zurigo dalla terrazza di fronte al Rettorato

Non riesco a stancarmi di questa cartolina, ma poi lo faccio perchè altrimenti finirebbe qui la mia vacanza ed anche questo post, mentre ho ancora molto da vedere. Come si dice sempre, chi sale prima o poi dovrà scendere; ed è proprio quello che tocca a me stavolta: passo per Leonhardstrasse in totale discesa e mi imbatto nella Chiesa Cattolica “LIebfrauen”.

Chiesa Cattolica Liebfrauen

Da qui faccio un’altra camminata fino a raggiungere la Chiesa Ortodossa Russa che si rivela una delusione perchè sembra una normalissima casa. Solo qualche immagine sacra e la cupoletta in alto la diversificano da un’abitazione privata. Poco più avanti trovo la Kirche Oberstrass e, dopo un buon tratto di strada, la Kirche Unterstrass. Queste ultime due sembrano però immerse nella giungla primordiale per quanti alberi hanno intorno; forse qualcuno dovrebbe spiegare a chi di dovere che le cose sono belle quando si riescono a vedere, non quando vanno immaginate. Un buon servizio di potatura alberi ogni tanto andrebbe attivato.

Chiesa Ortodossa Russa

Chiesa Unterstrass

Saluto anche questa zona e scendo (nel vero senso della parola perchè adesso mi trovo molto in alto) in riva al fiume Limmat; trovo una situazione che mi sorprende, ma solamente perchè essendo cresciuto in una località di mare non mi viene automatico immedesimarmi in chi il mare non ce l’ha: sulla riva del corso d’acqua è stata allestita una sorta di spiaggia, anche se senza sabbia. La gente cammina in costume, in pareo o similare sulla strada e va a tuffarsi dove possibile, prende il sole sul prato più vicino e roba simile, con tanto di bar che serve bibite e cose da mangiare. Ripeto: qui è normalità allo stato puro, mentre io ci metto quei cinque secondi ad abituarmi all’idea. E’ particolare fare una passeggiata qui e vedere come i locali passano la domenica in maniera alternativa. Inoltre, per la serie “non si finisce mai di imparare”, scopro che a Zurigo il tuffo dal ponte è sport cittadino. Dal Drahtschmidlisteg diversa gente si butta nel Limmat (il 99% lo fa “a candela” e solo uno su cento tenta il tuffo “di testa”) per poi lasciarsi trascinare dalla corrente fino al punto di risalita. Devo ammettere che sto maledicendo il fatto di non avere costume e telo mare perchè è un’esperienza che avrei provato volentieri. Dalla parte opposta del medesimo posso vedere al Platzspitzbrunner.

Anche gli uomini volano…

Platzspitzbrunnen

Ma le sorprese non finiscono qui: passo per caso dal ponte Kornhausbrucke che è molto ma molto più alto del precedente mostrato in foto; qui ci sono tre ragazzini di non più di 14-15 anni l’uno che sono in piedi oltre il parapetto ed hanno tutta l’intenzione di volersi tuffare in acqua. Decido di osservarli da lontano per vedere che fine faranno. Ci mettono un po’ a decidersi, ma è anche normale: l’altezza fa realmente impressione. Alla fine il primo trova il coraggio di buttarsi e, nel giro di due minuti, lo seguono anche gli altri due. Sicuramente un gesto un po’ da matti, data l’età e le condizioni, però tanto di cappello ai tre amici. Non so se lo avrei fatto…probabilmente no da questo ponte, ma mai dire mai. Mi dirigo adesso in direzione della Johanneskirche e devo dire che trovare un furgoncino rosso parcheggiato proprio lì davanti fa sempre piacere. Dà quel tocco di classe alle foto che altrimenti mancherebbe…dico bene?

Johanneskirche

E’ il turno di un’edificio sinceramente un po’ troppo periferico per il colpo d’occhio che offre: la chiesa di St. Josez è davvero bella e la posizione in cui è stata costruita non le rende merito. Infatti ci sono solo io da queste parti con una macchina fotografica ed è un peccato.

Chiesa di St. Josef

La prossima tappa tocca la zona più moderna della città, talmemente nuova da essere ancora in corso di costruzione con tanto di lavori e ruspe dappertutto. Quello che voglio vedere è la Prime Tower e devo dire che almeno questa pare completata.

Prime Tower

Proseguo il mio tour e trovo, separate solo da un angolo di strada, due chiese diverse ma con una caratteristica simile: entrambe hanno il “corpo centrale” da una parte ed il campanile pochi metri più in là, tra l’altro di forma molto simile. Sto parlando della Roman Catholic Retory St. Felix and Regula e della Chiesa Protestante “Kirche Hard”. Nelle foto che seguono porto in dettaglio proprio gli strani campanili, davvero poco usuali per come siamo abituati a vedere tali strutture.

Roman Catholic Rectory St. Felix and Regula

Chiesa Protestante “Kirche Hard”

Non posso non fare una deviazione a sinistra e raggiungere un punto di interesse puramente sportivo, ma che ha un suo perchè, stavolta non per motivi calcistici (anche se c’è la partita in corso quando arrivo). Lo stadio Letzigrund ospita infatti squadre di medio livello e, a differenza di altre nazioni o città, qui proprio non mi viene neanche l’idea di comprare il biglietto ed entare oppure il rimorso di non averlo fatto. In questo complesso sono stati stabiliti moltissimi primati mondiali di Atletica Leggera: quando avevo più tempo da dedicare a fare zapping vedevo spesso che la pista zurighese ha qualcosa che tende ad aiutare il superamento dei limiti. Dopo aver guardato l’impianto in TV, adesso sono qui fuori.

Veduta dello Stadio Letzigrund

Riprendo la strada in direzione del centro e, dopo una buona camminata, il primo obiettivo che incontro è la Chiesa Cattolica St. Peter und Paul. Poco più avanti c’è invece la Offener St. Jakob, immersa nei lavori in corso ed in quella che sembra la foresta pluviale, per quanti alberi ci sono davanti; sarò anche monotono, ma temo che Zurigo abbia un enorme problema di vegetazione da sistemare. La gente che paga e che viaggia non viene per vedere le piante, bensì i monumenti. Basta guardare la foto che segue per rendersene conto.

Chiesa Cattolica St. Peter und Paul

Offener St. Jakob…o quello che si riesce a vedere

Torno così sul fiume Limmat ed ho modo di fermarmi per ammirare ancora gli scorci che la città più offrire. Sto avviando la fase finale della mia visita, cioè quella che comprende le vie del centro storico situato dalla parte opposta rispetto a ciò che avevo visto in mattinata. Ribadisco l’idea che mi ero fatto in precedenza: niente di realmente eclatante è presente qui. Le uniche cose che proprio non vogliono mancare sono bar e ristoranti. Per fortuna arrivo alla bella Chiesa di San Pietro e poi alla Augustinerkirche, talmente racchiusa da altri edifici che non è possibile scattare una foto dell’intera struttura (che invece meriterebbe), bensì della sola semplice facciata.

Scorcio sul Fiume Limmat in centro

Chiesa di San Pietro

Facciata della Augustinerkirche

Infine, quale migior conclusione di una settimana intera di vacanza in Europa se non affacciandomi dal “balcone” del Lindenhof dal quale si ha una splendida visione della città con prospettiva totalmente opposta rispetto a quella già ammirata dall terrazza del Rettorato qualche ora fa. A dire la verità manca ancora una cosa da vedere: la visita di Zurigo si conclude con ciò che offre l’ingresso opposto della stazione ferroviaria rispetto a quello dal quale sono uscito poco dopo essere arrivato: posso ammirare il bel Palazzo che ospita il Museo Nazionale Svizzero. Ho fatto del mio meglio per scattare una foto decente ma, date le dimensioni dell’edificio, le gru in lontananza ed il traffico…il risultato è così così.

Museo Nazionale Svizzero

A questo punto ci siamo: non mi resta altro da fare che riprendere il borsone dai lockers ed andare alla fermata del tram con direzione aeroporto; problemi non ce ne sono perchè ne passa uno ogni 10-15 minuti. Ho un po’ di difficoltà per obliterare il biglietto perchè si fa ad una macchinetta prima di salire sui mezzi pubblici e non a bordo come siamo abituati noi, ma tutto si risolve in pochi secondi osservando gli altri ed usando la testa. Il tragitto dura una quarantina di minuti circa nei quali passo in luoghi che a piedi non avrei mai raggiunto, anche se grandi cose interessanti non ne vedo. Fortunatamente il volo è puntale e torno a Roma verso le 23:25. Corro a prendere il primo Terravision verso Termini e poi, a quell’ora, bus notturno N1 verso la stazione Anagnina dove ho la macchina già col muso in direzione di casa. Neanche il tempo di fiatare e tra poche ore sarà lunedi 21 agosto…e quindi dritto in ufficio dopo una doccia ed un sonno misero!

In conclusione sono stati 8 giorni bellissimi che ho diviso in cinque nazioni e ben otto città visitate, in media una al giorno. Del meteo ho già parlato e non mi dilungo oltre. E’ la prima volta che organizzo un tour in Europa con queste caratteristiche, soprattutto a tre settimane dalla conclusione di quello in Kirghizistan. Non posso assolutamente nascondere che la stanchezza si fa sentire: tra i due viaggi, venti giorni fuori su un totale di quaranta passati a camminare come un dannato (confermo la stima finale: in questo viaggio ho “passeggiato” per circa 100-110 kilometri in totale), a cambiare città ogni 24-36 ore e mettendo tutta l’attenzione in mio possesso per portare a termine al meglio la mia permanenza cercando di non farmi mancare proprio nulla…credo non sia così semplice. Ma un’altra sfida è vinta e questo inevitabilmente apre la strada a nuovi e sempre più intriganti scenari. D’altra parte, la costruzione di itinerari come questo e come tutti gli altri, dai più semplici a quelli più complessi, ormai mi viene naturale. Non mi stancherò mai di dirlo: per quanto tutti i posti visitati siano stati interessantissimi, niente mi ha colpito di più della Norvegia, neanche la bellissima Berlino è riuscita ad entrarmi nel cuore come ha fatto la nazione dei vichinghi. Non so chi avrà avuto la pazienza di leggere tutti e cinque i posts cho ho scritto perchè parliamo davvero di tanta tanta roba, però tutto ciò resterà almeno nell’album dei miei ricordi e questo basta ed avanza. Alla prossima volta…

*** Fine ***

 

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