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Seconda parte dell’ultimo week-end di novembre dell’anno topico della pandemia. Nel racconto precedente ho descritto cosa c’è di interessante nelle due località molisane di Isernia e Venafro visitate ieri (vedi post dedicato) con tanto di levataccia alle 4:30 del mattino per poter rispettare tutte le varie coincidenze studiate. Oggi invece la giornata è ben diversa: di stare in casa non se ne parla, ma me la prendo molto più con calma. Prima di tutto raggiungerò una sola città invece di due, e poi avrò orari ben più leggeri. La protagonista è Frosinone, uno dei capoluoghi di provincia della mia regione di residenza ed allo stesso tempo il punto di riferimento più conosciuto della Ciociaria. Con tutta la sincerità che mi caratterizza non l’ho mai pensata come meta turistica, però la possibilità di fare errori esiste e nessuno ne è esente, per cui prendo positivamente questo tempo a disposizione ed organizzo l’uscita. Vediamo com’è andata…
Domenica mattina: la sveglia è alle 8:30; per molti è comunque presto in un giorno festivo (quasi un’eresia…), ma rispetto a ciò che ho fatto ieri è facile come bere un bicchiere d’acqua. Dopo aver preparato l’essenziale esco di casa e parcheggio la macchina al solito posto vicino alla stazione Anagnina. Lì, allo stallo numero dieci, salgo sul bus della Compagnia Cotral delle 9:30 che ha Sora come destinazione finale. Dal finestrino posso notare che le previsioni meteo hanno toppato abbastanza: al posto del tanto decantato sole c’è un cielo cupo completamente coperto di nuvole e non sono da escludere precipitazioni. Gran parte del percorso si svolge lungo l’Autostrada A1, per cui lo conosco a menadito. Verso la fine poi ci avventuriamo per alcuni paesi fino a quando suono il campanello della fermata nel momento in cui il pullman si trova lungo Via Tiburtina a Frosinone. Avendo compilato la mappa so con certezza che i punti di interesse si trovano sparsi un po’ ovunque, ma soprattutto che quella in cui sono adesso è la parte moderna, mentre il centro storico sta in cima ad un colle. Decido di iniziare dalla zona periferica più vicina, così torno un po’ indietro e vado all’incrocio con Via per Fiuggi; qui, oltre al traffico bestiale senza soluzione di continuità, posso osservare la “Fontana Livio de Carolis” ed il “Santuario Madonna della Neve”. Una passeggiata abbastanza lunga mi porta fino alla “Parrocchia di San Paolo Apostolo” che ha una forma stranissima: sembra qualsiasi cosa tranne che un edificio religioso.
Una discreta distanza percorsa su vie che non hanno nulla da raccontare mi separa dai prossimi due obiettivi: il primo è il “Monumento a Salvo d’Acquisto” e direi di soffermarmi ad esaminarlo: salta subito all’occhio che non è niente di particolare, ma questo è un giudizio soggettivo e quindi ognuno può dire la propria in assoluta libertà; il resto però non è opinabile perchè si trova ai margini del parcheggio di un supermercato ed ha alle spalle le gabbie tipiche dei campetti sportivi che ne rovinano ogni tentativo di fotografia. Quindi il ricordo per il personaggio c’è, ma non viene trattato come si meriterebbe. Il secondo obiettivo è la “Chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù”.
Entro nella vicina “villa Comunale”, uno spazio verde di medie dimensioni che lascia l’amaro in bocca perchè a parte un edificio e due sculture non ha altro; ci sarebbe una fontana ma non è funzionante. Una volta fuori da qui mi affaccio su Piazzale de Matthaeis e sulla parte più commerciale di via Aldo Moro: sono presenti tante persone che, con ripetuto movimento avanti e indietro, sfruttano l’apertura dei negozi per fare un po’ di shopping. Non posso non notare il “Grattacielo Edera”, un palazzo alto circa novanta metri costruito alla fine degli anni sessanta; allora era una sorta di simbolo dello sviluppo della città mentre oggi più di qualcuno lo definisce come l’emblema della decadenza della qualità della vita locale. L’unica verità conclamata è che dalla mia attuale posizione non riesco ad apprezzarlo come si deve, ma già so che tra un po’ mi rifarò alla grande.
Una strada in discesa mi guida fin sulle sponde del Fiume Cosa che appare come poco più di un rigagnolo d’acqua; da alcune letture fatte vengo a sapere che in passato ebbe una portata ben diversa e che fu addirittura protagonista di vari allagamenti. Qui trovo la storica “Fontana Bussi” conservata in uno stato poco decoroso. So che a poche centinaia di metri il rio fa un piccolo salto che è stato battezzato come Cascata dello Schioppo. Già che ci sono provo ad andare nella sua direzione, ma devo desistere quasi subito perchè l’accesso è interdetto da una recinzione e, soprattutto, la via che avrei dovuto percorrere è fangosa all’inverosimile e stracolma di foglie secche; anche senza lo sbarramento non avrei mai potuto raggiungere il punto di interesse.
E’ il momento di spostarmi verso la parte alta, così metto in moto le gambe ed affronto la salita che, seppur fattibilissima, non è niente male. Durante il percorso trovo un fuori mappa: si tratta di una scultura che sembra essere stata regalata alla città da una banca locale, ma non riesco a trovare informazioni maggiori on-line. All’incrocio di ben quattro vie ecco la piccola “Chiesa di Santa Elisabetta” della quale risalta la facciata realizzata in cortina. In genere quando si parla di un varco d’accesso al centro storico si pensa a qualche opera architettonica particolare, ma non è questo il caso: “Porta Romana” è un semplice arco aperto alla base di un palazzo.
Raggiungere Piazzale Vittorio Veneto è questione di pochissimo tempo; tale parte di Frosinone è famosa per essere una vera e propria terrazza sulla città bassa che si presenta come in posa per le foto di rito. Qui colgo l’occasione, come già scritto in precedenza, di immortalare il Grattacielo Edera da posizione privilegiata e finalmente capisco l’impatto che tale edificio ha sul resto dell’abitato. Un sorriso me lo strappa l’ascensore inclinato che sarebbe utile a chi non è motorizzato per salire o scendere tra le due zone: un cartello del Comune recita che tale marchingegno è chiuso per lavori di manutenzione programmati e che riaprirà dopo ferragosto. Calcolando che oggi è il 29 novembre ed è tutto ancora fermo comprendo pienamente il motivo della domanda scritta a penna da un cittadino curioso di sapere dalle autorità competenti a quale anno faccia riferimento quel “dopo ferragosto”…; la verità è che siamo in Italia e non c’è nulla di nuovo rispetto alla triste normalità.
Un piano sotto di me c’è il Parco delle Colline, altra famosa area verde che si estende per circa un ettaro ma che non visito poichè in fase di studio dell’itinerario non ho trovato spunti particolarmente degni di nota. Vado invece verso la “Chiesa di Santa Lucia” e faccio bene perchè è davvero molto carina. Salgo una scalinata e mi ritrovo in Piazza della Libertà: al centro c’è il “Monumento agli Eroi del Risorgimento Italiano”, il cui perimetro è tristemente usato come area di parcheggio da qualche vandalo di turno; ciò rende difficile ciò che sarebbe estremamente facile, ovvero fotografare l’opera. Completano l’offerta l’imponente “Palazzo della Prefettura” da una parte e la “Chiesa di San Benedetto” dall’altra.
Una stradina stretta mi conduce davanti alla bella “Cattedrale di Santa Maria Assunta” che osservo per il tempo necessario; il panorama è parzialmente rovinato perchè la piazza su cui affaccia non è altro che un grande parcheggio colmo in ogni suo centimetro. Passo davanti al Museo Archeologico Comunale che è chiuso causa DPCM anti Covid-19 e noto che è ubicato in una posizione decisamente disgraziata: è troppo nascosto e lo può trovare quasi solo chi ci va di proposito. E poi la volta della “Parrocchia della Santissima Annunziata”, così porto anche lei nel mio album dei ricordi.
Il tempo passa e mi rendo conto di essere entrato da poco nella fase in cui tutti vanno a casa a mangiare ed a riposarsi nel primissimo pomeriggio della domenica; ciò è accompagnato dalla serrata di ogni tipo di attività commerciale e questo fa di me quasi l’unico essere umano in giro; la cosa non mi dispiace affatto. Una nuova passeggiata mi permette di vedere l’edificio che ospita “l’Accademia di Belle Arti”, seguito dall’originale “Chiesa di Sant’Antonio da Padova” e dal “Palazzo della Provincia”.
Sono costretto a tornare indietro ripercorrendo un tratto della strada che mi ha portato fin qui; una deviazione ad hoc mi fa trovare prima il “Monumento a Norberto Turriziani” e poi la “Fontana di Corso della Repubblica”. Una serie di scalinate mi agevola la discesa atta a raggiungere il tratto di Viale Giuseppe Mazzini che fiancheggia il “Monumento ai Caduti di Tutte le Guerre” ed il “Monumento ai Tre Martiri Toscani” (quest’ultimo dà il nome allo spiazzo sito proprio accanto alla carreggiata).
Tutto questo scendere significa una cosa sola: il centro storico è già finito. Mi resta quindi la seconda ed ultima parte della zona moderna e non me lo faccio certo ripetere due volte. La prossima cosa che vedo è una stranezza positiva: l’area del vecchio Stadio Matusa, oggi sostituito da un nuovo impianto molto più moderno, è adibita a parco pubblico; l’originalità sta nel fatto che quasi tutto è rimasto come prima: ci sono le medesime recinzioni e soprattutto è stata risparmiata dalla demolizione la vecchia tribuna centrale in ricordo delle tante battaglie sportive combattute dalla squadra locale nel corso dei decenni. Adesso affronto due buone passeggiate che mi sono utili per osservare la “Parrocchia Santa Maria Goretti” ed infine lo “Stadio Benito Stirpe”, un vero gioiello per una città come Frosinone. Durante il percorso riesco a fermarmi in un buon punto per immortalare la città alta in quella che mi piace definire come una specie di cartolina.
Dato che mi trovo in questa posizione e dato che, essendo domenica, i bus della compagnia Cotral passano solo ogni due ore mi conviene tornare a Roma in treno, anche se questo significa finire la corsa alla stazione Termini e non ad Anagnina. Ci metto circa venti minuti buoni, ma arrivo in tempo per acquistare il biglietto ed un meritato pacchetto di caramelle gommose al bar-tabacchi di zona. Il convoglio è abbastanza puntuale, ma effettua tutte le fermate previste lungo il percorso e ciò mi fa scendere a destinazione alle 17:20. Segue la solita Metro A e poi la macchina fino a casa.
In conclusione…col senno di poi posso dire di non essermi sbagliato quando valutavo Frosinone come non turistica; ha i suoi punti di interesse e non ho mancato di elencarli nel corso del racconto, però ai miei occhi era e resterà una città residenziale e non da visitare ad ogni costo. Purtroppo il centro storico è molto piccolo e si gira in brevissimo tempo. Se non fosse per le distanze da percorrere tra le varie attrazioni servirebbe davvero un soffio per vedere tutto. Ho comunque passato delle ore piacevoli e rilassanti alla scoperta di una nuova località, anche se il meteo non è stato troppo clemente (poteva però andare peggio e questo non lo nego). Se vi trovate da queste parti ed avete del tempo libero, una passeggiata vale comunque la pena…ma credo non sia il caso di organizzare qualcosa di proposito.