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E’ il primo sabato di marzo di questo 2021, anno che fa schifo esattamente come quello che l’ha preceduto; non bastano le restrizioni alla libertà personale ancora vigenti (mancano tre giorni all’anniversario dell’inizio del primo lockdown ed ormai prossimi ad una mutazione genetica epocale che ci farà piantare le radici in terra come gli alberi a causa del brutale immobilismo imposto) perchè a tale fardello si somma il meteo: anche lui vuole fare la sua parte. Proprio per oggi sono previsti rovesci sparsi su tutto il Lazio (io qui devo rimanere…) che mi suggeriscono di non andare troppo lontano da casa, a meno che io non voglia rischiare di tornare all’ovile zuppo come una spugna. Devo quindi trovare un posto interessante non ancora visitato che sia collegato molto frequentemente con la capitale in modo da poter fare marcia indietro senza eccessiva difficoltà in caso di bisogno. La scelta cade su Nettuno e su Anzio, due cittadine praticamente attaccate l’una all’altra che fino ad oggi ho sempre e solo usato durante l’estate per le loro spiagge. La solita documentazione pre-partenza mi fa segnare sulla mappa un bel po’ di punti di interesse (compatibilmente con le dimensioni dei luoghi) e mi fa capire che c’è del materiale utile per trascorrere in loco qualche ora, proprio ciò che fa al caso mio. Non me lo lascio dire due volte, per cui vediamo com’è andata…
Sabato mattina: miracolo! A differenza delle ultime uscite, oggi non mi devo svegliare alle 5:00 o giù di lì. La tipologia della giornata da affrontare mi permette di alzarmi dal letto alle 8:30 riposato come non mai. Mi preparo, salgo in macchina e raggiungo il solito parcheggio presso la stazione Anagnina. Una volta qui vado allo stallo numero quattro dei bus Cotral ed aspetto il torpedone blu delle 09:45 che si presenta puntuale. La stessa tratta che si percorre in circa un’ora con la macchina prende cento minuti tondi tondi con i mezzi pubblici, ma opto comunque per questa scelta per potermi rilassare durante lo spostamento e per evitare qualsiasi tipo di problema connesso alla guida. Durante l’andata ho modo di sentire per filo e per segno la telefonata di una signora che ho davanti: lei ha 78 anni ed è stata tutta la settimana dalla zia Luigina per festeggiare il suo novantesimo compleanno (ci tengo a rimarcare che si tratta di due anziani non conviventi), giorno in cui è stata organizzata una grande festa in cui c’erano proprio tutti: figli, nipoti, parenti vari, amici, passanti e chi più ne ha più ne metta…mentre io (42 anni) non posso fare un viaggio in solitaria perchè il semplice partire mi trasforma in un untore/criminale anche se nella pratica non sfiorerò nessuno. Continuiamo così che andiamo proprio bene. Ma di tempo per metabolizzare e per far sbollire la bile ne ho a bizzeffe. La giornata fuori dal finestrino è un po’ uggiosa, ma tendente al miglioramento. Sono le 11:25 quando scendo al capolinea, ovvero alla fermata che prende il nome di Nettuno Poligono. La vita scorre come sempre tra caffetterie piene e qualcuno in giro, prima che tutta la ciurma si sposti a pranzo: questi lidi sono famosi per la presenza di tanti ristorantini in cui si mangia pesce a buon mercato. Muovo i primi passi in direzione della “Parrocchia di Sant’Anna” e, una volta raggiunta, inverto la marcia.
Punto verso Piazzale Michelangelo dove trovo la “Statua di Maria Fonte della Divina Grazia”: la trovo letteralmente splendente perchè ristrutturata non molto tempo fa. Dal punto in cui scatto la prossima foto (il parapetto di un’ampia terrazza) mi basta voltarmi per avere una bella visione del mare locale: l’arenile è enorme ed ora lo si può ammirare come si deve, dato che in estate è completamente invaso e deturpato dagli ombrelloni e dalle sdraio degli stabilimenti balneari che spuntano come funghi. Se proprio devo dire la verità, i miei gusti marittimi sono abbastanza differenti da ciò che offre Nettuno, però è anche vero che la qualità dell’acqua è accettabile considerando il fatto che dover macinare ogni volta 150 kilometri a tratta (il minimo per avere di meglio) non è sempre possibile. Già che ci sono e che il tempo non stringe scendo le scale e faccio una passeggiata sulla spiaggia.
Riprendo la marcia e mi fermo al prossimo punto di interesse che è il bel “Santuario di Santa Maria Goretti” che merita attenzione. Vorrei dedicarmi anche al Monumento alla Famiglia, ma non posso perchè è ubicato nella zona del Palazzo del Municipio, edificio totalmente oggetto di lavori di ristrutturazione. Pochi metri oltre provo a rifarmi col “Monumento ai Caduti”, ma il fatto che sia piazzato nel bel mezzo di un parcheggio mi dà qualche grattacapo in più; senza contare il condominio alle sue spalle che prende tutta la scena.
Decido di cambiare area per un periodo che reputo breve: svolto a destra su Via Santa Maria e, in uno slargo verso metà percorso, ecco la semplice “Parrocchia del Sacro Cuore”. Poi succede la chicca del giorno: uno dei punti più belli e toccanti di zona è il Cimitero-Memoriale Americano e vorrei tanto visitarlo. Facendo un balzo indietro nel tempo, lo Sbarco di Anzio fu una delle tappe fondamentali della campagna italiana della seconda guerra mondiale ed avvenne ad opera del VI° corpo d’armata statunitense; i caduti americani di questa e di altre operazioni militari compiute sulle nostre coste riposano qui. Raggiungo il grande cancello di ingresso e lo trovo sbarrato; mi avvicino per leggere un foglio A4 che dice testualmente che “per precauzione” nella lotta alla pandemia da Covid-19 e per effetto del DPCM bla bla bla…il sito è chiuso. Beh, che dire in casi come questo? Semplice: tutti coloro che lavorano nei supermercati (sono stati sempre attivi anche durante il lockdown), gli autisti dei mezzi pubblici, i negozianti, io stesso che lavoro in ufficio siamo tutti dei poveri coglioni dato che per noi la precauzione non vale. Beati voi perchè a quanto pare “ce l’avete d’oro” e non di ferro arrugginito come i comuni mortali.
Torno indietro al punto della precedente svolta perchè da lì inizia una parte completamente diversa della cittadina che mi ospita: è presente un vero e proprio borgo medievale molto caratteristico composto da diverse viuzze strette ed un paio di belle piazze. Stavolta non è un’eresia affermare che varcare l’arco di pietra che dà accesso al borgo è un po’ come cambiare epoca, tanto è la differenza con la parte nuova. Cerco di vedere più stradine possibili soffermandomi sui punti più particolari: sto parlando di “Palazzo Pamphilj” in Piazza Marcantonio Colonna, della “Parrocchia dei Santi Battista ed Evangelista” e della “Statua di Paolo Segneri” in Piazza Guglielmo Marconi. In più trovo una bella vista sul “Porticciolo di Nettuno” e, totalmente fuori mappa, una sorgente perenne che prende il nome di “Fontana Vecchia”: per visitarla da vicino occorre chiamare il numero di cellulare del custode fissando data ed ora desiderate. Nel mio caso è troppo tardi anche solo per provare, così cerco di scattare la miglior foto possibile facendo di necessità virtù in tale scomoda situazione.
Eseguo a ritroso il viaggio nel tempo e torno alla realtà contemporanea dove osservo subito la “Fontana del Dio Nettuno”. La mia passeggiata va avanti fino al raggiungimento di “Forte Sangallo”, una costruzione nata con scopi difensivi a partire dal 1501, anno della posa della prima pietra. Oggi è chiuso ai visitatori (lo immaginavo), anche perchè al suo interno ospita il Museo Civico Antiquarium Comunale che, seguendo le regole del DPCM vigente, nel week-end deve rimanere serrato. Il lato che affaccia sulla strada non è niente di interessante; infatti la fortezza raggiunge il massimo splendore se vista dalla spiaggia ed è proprio li che vado. La breve tratta non serve solo a tal fine perchè dalla medesima posizione riesco anche a cogliere una panoramica niente male della cittadina da un’angolazione nettamente diversa rispetto alle precedenti.
Rientro sulla carreggiata asfaltata e mi dedico agli ultimi due punti di interesse prima di cambiare comune: tocca, nell’ordine, alla “Statua di Santa Maria Goretti” ed alla “Chiesa di San Francesco”. Subito dopo faccio un breve giro senza meta cercando di trovare qualche particolare sconosciuto, ma non succede e dopo pochi minuti desisto.
Il percorso che mi separa da Anzio è breve, ma non brevissimo. Potrei essere accompagnato da un’unica bellissima vista del mare per la sua intera lunghezza, ma purtroppo in Italia certi scenari vengono troppo spesso sottratti alla collettività a causa della costruzione di abitazioni private praticamente sulla battigia. Ad un certo punto effettuo una deviazione a sinistra ed inizio una discesa che mi accompagna sulla litoranea. Cerco un punto di interesse ben preciso e quando lo vedo ci resto di sasso: si tratterebbe del “Monumento alla Pace Universale” rappresentato dalla testa di un guerriero con tanto di elmo…ma sono costretto ad usare il condizionale perchè qui c’è solo un tristissimo ammasso di ruggine. Comprendo perfettamente il fatto che il salmastro sia bestiale per questo genere di cose, ma un po’ di attenzione in più gli potrebbe anche essere concessa. Sicuramente questo arnese è anche pericoloso in tali condizioni ed è stranissimo che nessun ragazzetto in cerca di bravate non si sia ancora fatto male.
Mappa alla mano proseguo la mia camminata e punto dritto verso “Villa Adele”, anche se già so che rimarrò deluso: è un bel palazzo che ospita il Museo dello Sbarco di Anzio e la Biblioteca locale, il tutto all’interno di un parco. Anche in questo caso il DPCM miete le sue vittime e mi nega la possibilità di entrare a dare un’occhiata. Dalla parte opposta della carreggiata mi accontento facendo mia l’immagine della “Chiesa delle Maestre Pie Filippini”, una scuola paritaria con annesso edificio religioso semipubblico.
E’ la volta del cuore di Anzio, ovvero Piazza Pia. Al centro dell’area pedonale c’è una bella Fontana, mentre da una parte si affaccia la “Parrocchia dei Santi Pio e Antonino” e dall’altra la “Statua di Papa Innocenzo XII°”. Osservando ciò che ho nelle vicinanze vedo un buon numero di negozi aperti, ma gente in giro ce n’è veramente poca perchè tutti coloro che sono qui adesso sono seduti in uno dei tanti ristoranti, esattamente come nella vicina Nettuno.
Piazza Giuseppe Garibaldi è fin troppo semplice e vuota: non c’è niente degno di nota; dopo averla percorsa tutta trovo il “Monumento ai Caduti delle Due Guerre Mondiali”. Sono nuovamente sul lungomare e mi basta buttare l’occhio alla mia destra per avere la conferma di quanto pensavo: ogni locale della zona è pieno di esseri umani intenti a degustare pesce come se non ci fosse un futuro, al punto da far diventare me il tizio strano che passeggia con la reflex al posto di forchetta e coltello. Non arrivo in cima al molo, ma cambio direzione prima prendendo Via Nazario Sauro. Una piazzetta qui presente ha come protagonista il “Monumento al Pescatore”, mentre lungo Riviera Vittorio Mallozzi posso ammirare il “Monumento ad Angelita di Anzio”: è semplice, ma allo stesso tempo molto bello. Peccato che per fotografarlo devo fare i salti mortali dato che davanti ad esso c’è una macchina parcheggiata da qualcuno che sicuramente si sta strafogando a tavola noncurante del divieto di sosta. Dalla parte opposta c’è un nuovo lungomare e ci sono altri ristoranti, anche se in numero minore rispetto a poco fa; un paio di essi hanno piazzato dei tavolini di plastica da bar sull’arenile, dando così modo agli ospiti di mangiare in modo spartano (ma anche molto originale) tenendo i piedi nella sabbia. Un qualcosa di diverso rispetto alla classica sala interna non guasta di certo. Proprio come un bambino mi viene voglia di fare un nuovo salto sul mare e non me lo faccio dire due volte; colgo l’occasione per rubare un’istantanea che mi piace molto.
Vado avanti col mio tour e mi fermo sulla terrazza che mostra la “Statua di Nerone”, il quinto imperatore romano che nacque ad Anzio nel 37 d.C.; pochi passi più indietro noto “l’Omaggio ai Caduti di Nassiriya” e, già che ci sono, colgo una nuovo scatto marinaro che ritengo valga la pena mostrare.
Scendo delle scale e torno in spiaggia e vi arrivo per un motivo ben preciso: c’è la miglior vista possibile sul “Faro di Anzio” e non intendo perdermela. I puristi adesso penseranno che mi stia dimenticando della meravigliosa Villa Imperiale (qui conosciuta anche come Villa di Nerone), ma non è così; semplicemente non ne parlo perchè (chi mi conosce lo sa) non sono attratto da ciò che devo solo immaginare ed è proprio questo uno dei tanti casi al mondo: ci sono quasi solo i resti dei basamenti perchè la maestosa residenza di un tempo che fu è quasi completamente andata distrutta. Per chi volesse farlo, ci sarebbe la possibilità di visitare l’intero parco archeologico, ma non adesso perchè anch’esso è chiuso causa Covid-19. Guardando questa cosa capisco da chi hanno preso gli italiani moderni e perchè ci sia il vizio di costruire immobili sull’arenile; con degli avi così è difficile aspettarsi miglioramenti.
Do il via all’ultima fase della mia visita, quella che mi porterà pian piano verso la periferia. Sono rimasti due punti di interesse: uno abbastanza lontano e l’altro lontanissimo. Il primo è la bellissima ed imponente “Basilica di Santa Teresa” e l’altro, a kilometri di distanza, è il “Cimitero Monumentale di Guerra Britannico” che, a differenza di quello americano di Nettuno, è aperto e visitabile senza alcun tipo di problema.
Alla fine dei giochi una domanda sorge spontanea e credo sia anche legittima: perchè i caduti inglesi non hanno bisogno di custodi mentre quelli a stelle e strisce si? Ovviamente il mio è solo un dubbio del momento; la cosa non è di importanza vitale e non ho intenzione di perdere tempo prezioso per trovare una risposta. Sono sulla Via Nettunense, a tre minuti esatti di camminata dal bar dove durante l’estate faccio una sosta per la colazione prima di andare in spiaggia. Il prossimo bus della compagnia Cotral passerà tra circa trenta minuti, per cui approfitto di questo tempo libero per fare un passaggio al vicino supermarket (che già conosco) per acquistare qualcosa di sfizioso, dato che non ho pranzato. Il torpedone blu passa puntuale appena finisco di sgranocchiare i miei snacks, così salgo a bordo ed inizio i circa ottanta minuti che mi separano dalla stazione Anagnina, luogo dove si chiude anche questa giornata.
La conclusione è presto detta: non avrei mai pensato che la località che mi accoglie sulle sue spiagge nelle afose giornate estive diventasse meta addirittura ambita per passare qualche ora fuori casa ad inizio marzo nell’era del coronavirus…eppure è proprio questo ciò che è successo. Alla fine il risultato del mio tour si è rivelato positivo perchè, nella loro semplicità, Nettuno ed Anzio mi hanno regalato buoni spunti che probabilmente non avrei mai visto come si deve se la situazione di normalità che tanto bramiamo non si fosse mai interrotta. Per coloro che abitano nel Lazio consiglio di fare un salto da queste parti perchè non si torna a casa delusi. Però fate presto perchè è proprio di poche ore fa (sto scrivendo questo testo di venerdi 12 marzo) la notizia che da lunedi la nostra regione farà un doppio balzo in avanti passando dal colore giallo al colore rosso in una botta sola ed ho motivo di temere che resterà così fino a Pasquetta; se non sbaglio oggi ci sono stati 800 nuovi contagi su una popolazione di 3-4 milioni di abitanti; se questo è un rischio tanto alto da rinchiudere tutti dentro casa un’altra volta fatemi un fischio. La verità è che siamo tutti impotenti e succubi delle decisioni altrui…che vergogna!