*** Prosegue dalla Tappa n. 2 ***
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La sveglia suona ad un’orario impensabile della notte polacca: sono le 2:15 ed ho meno di 120 minuti di sonno addosso. Il programma del viaggio prevede il volo per la Norvegia alle 6:00 del mattino e quindi devo fare in modo di stare dentro all’aeroporto di Danzica al massimo per le 4:00 – 4:30. Prendo tutte le mie cose preparate prima di addormentarmi, dò un’ultima occhiata in giro e poi esco chiudendo la porta dell’appartamento che mi ha ospitato, lasciando le chiavi nel punto convenuto col proprietario. Percorro a piedi i circa dieci minuti che mi separano dalla stazione centrale (da qui partirà il bus che, ogni ora, fa la spola dall’autostazione fino allo scalo locale) stando con diecimila occhi aperti perchè non posso conoscere il livello di sicurezza notturna a queste latitudini. Alla fine va tutto bene e mi ritrovo alla fermata insieme ad altra gente; qualcuno è stranuccio…però ci si può convivere qualche minuto. Acquisto il biglietto alla macchinetta automatica per una cifra follemente irrisoria e, quando arriva, salgo sul bus. Il tragitto è abbastanza lungo e pieno zeppo di fermate; sembra incredibile come dalle 3:00 alle 4:00 della notte tra lunedi e martedi ci sia talmente tanta richiesta di trasporto pubblico: praticamente…a metà percorso non ci sono più posti a sedere e diversa gente sta viaggiando in piedi. Arrivo così al moderno aeroporto di Danzica; fa un bel freddo all’interno a causa dell’aria condizionata: si sta decisamente meglio fuori. Quando è il momento supero i controlli, vado al gate, mi imbarco e…dormo come un sasso per cercare di recuperare la stanchezza accumulata. Sto andando verso Stavanger, mia prima volta in Norvegia. Un sogno che si realizza in quella terra tanto a nord; ricordo che da ragazzino (già appassionato di geografia allo stato incurabile) tifai anche per la nazionale di calcio di questo paese che, stranamente, tirò fuori una generazione di campioni che stupì l’Europa ed il mondo. Oggi le cose sono tornate ampiamente nei ranghi ed i “vichinghi” restano sempre e solo bravi a sciare e poco altro. Stavolta ho un colpo di fortuna: non mi sveglio quando l’aereo sta toccando terra, ma qualche minuto prima. Ho il posto al finestrino e quando apro gli occhi vedo il suolo che si avvicina. Ma non è affatto un suolo normale: sono i primi fiordi che io abbia mai visto! Evidentemente l’aeroporto di Stavanger sta molto vicino al mare, altrimenti non ci sarebbe altra spiegazione. E’ ancora primo mattino ed il cielo è color grigio scuro. Temo davvero che le previsioni catastrofiche lette per questi giorni si stiano avverando; il bellissimo sole di Danzica e Gdynia di poche ore prima pare un lontano ricordo. Il velivolo atterra e scendo appena possibile. Non ho bagaglio (tranne quello a mano) e mi trovo direttamente nell’area arrivi. Guardo fuori e vedo il bus che collega questo luogo col centro città, ma per comprare il biglietto devo procurarmi delle “corone”. Cerco un ufficio cambi, anche se sarà sicuramente molto sconveniente, ma non ce n’è traccia. Trovo solo dei bancomat e non ho scelta: il taglio minimo prelevabile è una banconota da 500 ed è qui che dò il via a quella che chiamo “operazione 500 corone”. Di che si tratta? Niente di più semplice: avrei dovuto sopravvivere due giorni e mezzo in Norvegia con quella cifra appena prelevata; non intendo cambiare neanche un centesimo extra. Ci deve rientrare tutto (trasferimenti dagli aeroporti, attrazioni, colazioni, pranzi e cene) tranne le sistemazioni, già pagate da casa al momento della prenotazione con AirBnb. Coi soldi in mano vado dal conducente del pullman: avrei potuto pagare anche con la carta, ma tanto prima o poi avrei dovuto cambiare per le spese quotidiane e non mi pento di ciò che ho fatto. Questa prima tratta costa 130 corone che devo detrarre dal monte spesa (ne rimangono ora solo 370). Il tragitto è effettuato su strade perfette in ogni centimetro ed è quasi surreale; peccato per quei nuvoloni 🙁 . Dopo un quarto d’ora abbondante mi trovo a scendere all’autostazione locale: è martedi 15 agosto 2017 ed il mio ferragosto in Norvegia è appena iniziato. Davanti a me il Byparken, con un laghetto artificiale spettacolare, una mega-fontana al centro e tanti amici affamati che mi vengono incontro. Ma a queste cose penserò dopo: adesso devo cercare l’appartamentino dove dormirò stasera per lasciare il borsone e portare con me solo l’indispensabile per la giornata.
Quadruplo problemino di oggi: la distanza che mi separa dall’autostazione è di “soli” 2,8 km. Perchè “quadruplo”? Perchè dovrò percorrere questa tratta adesso, subito dopo per tornare (dato che il centro è qui), poi stasera per andare a nanna e domattina presto per cambiare città. Totale = 11,2 kilometri a piedi solo per i trasferimenti + la visita di Stavanger; ecco che i miei calcoli sui circa 100 kilometri da camminare in una settimana si fanno molto realistici. Mi armo di navigatore e vado; non posso certo permettermi di allungare sbagliando strada. La passeggiata verso la zona periferica che mi ospita è bellissima, in mezzo al verde. Una delle mie preoccupazioni più grandi per la giornata odierna viene subito sfatata: oggi in Italia è un giorno festivo e, tranne che nei posti di mare, i negozi sono tutti chiusi. Dove avrei acquistato qualcosa da mangiare per la cena in questo caso? Ma stavolta la sorte mi è doppiamente favorevole: a 100 metri dall’appartamento ho un mega-market disponibile e scopro che ferragosto in Norvegia è un giorno lavorativo comune, quindi tale punto vendita resterà aperto fino alle 22:00. Il check-in è F A N T A S T I C O: totalmente autogestito! Ho le istruzioni ricevute via e-mail e, senza dover aspettare i comodi di nessuno, in due minuti sono in stanza. Non so neanche raccontare in che paradiso mi trovo quando apro la porta: la casetta è piccola, ma mi sembra di stare nell’appartamento “modello” che si trova dentro Ikea per far vedere ai clienti come organizzare gli spazi. E’ tutto perfetto, non manca nulla…e soprattutto c’è il balconcino chiuso tutto a vetri tipico delle case nordiche. Devo trovare una soluzione per non andare più via! Ma invece da qui a 24 ore dovrò farlo, purtroppo. Preparo la mia “attrezzatura”, chiudo la porta e ripercorro i 2,8 km che mi dividono dall’autostazione. La visita inizia ovviamente dal primo assaggio avuto appena sceso dal bus: al Byparken. Li qualcuno mi aspetta e mi punta da posizione vantaggiosa…
Il parco, oltre al laghetto, sembra in verità essere più un giardino: ha una buona quantità di verde, un padiglione musicale di forma ottagonale realizzato in pietra e diverse statue/sculture, alcune anche molto particolari.
Qui affaccia anche il retro della Cattedrale di Stavanger (Domkirke), ma purtroppo questa parte di edificio è tutta “fasciata” da impalcature e lavori in corso. Per questo motivo decido di proseguire la passeggiata fino alla prospicente piazza per fotografarla di fronte, anche se è un peccato perchè un’immagine di fianco avrebbe esaltato la struttura. Nella stessa piazza c’è anche la statua dedicata ad Alexander Kielland (scrittore norvegese di romanzi e opere teatrali); nella piazzetta sulla destra ci sono 4-5 banchetti di numero: non gli davo alcuna importanza ed invece scopro che tale minuscola area ha un nome: “Mercato degli Agricoltori”. Quasi sicuramente qui si acquista merce che deriva direttamente dagli orti.
Davanti a me si apre il mare, per la precisione un tratto usato come porto turistico perchè, tra le altre realtà, vedo ancorate enormi navi da crociera. Ma prima, fra me e l’acqua, si frappone la scultura chiamata “Monumento Marittimo”.
A questo punto devo scegliere quale parte esplorare per prima tra quella a destra e quella a sinistra del porto turistico. Opto per svoltare a destra ed inizio una lunga passeggiata: seguirò un percorso che mi porterà a raggiungere l’obiettivo più lontano per poi tornare esattamente qui a ritroso. Inizio però con una sosta quasi subito: davanti a me il Tollboden, nuovo Palazzo della Dogana che andò a sostituire il precedente divenuto troppo piccolo per le sopraggiunte necessità. L’edificio fu pronto nel 1905 (anno che si legge anche sulla facciata facendo attenzione) ed arredato nel successivo 1906.
Eseguo una deviazione a destra e mi sobbarco la salita su di una collina che inizia in maniera morbida per poi aumentare molto la sua pendenza; quando sono in cima mi trovo davanti alla Torre Valberg, antico punto di osservazione di Stavanger costruita tra il 1850 ed il 1853; era la residenza dei guardiani che, da quella posizione nettamente favorevole, avrebbero potuto e dovuto avvertire gli altri in caso di pericolo. Nell’edificio è oggi presente un museo dei guardiani, per chi fosse interessato.
Avanti per la mia strada arrivo adesso all’imponente palazzo che ospita il Museo del Petrolio. Di fronte ha una singolare fontana e, poco più avanti, il Geoparken: la caratteristica di questo “parco giochi” è quella di essere stato costruito con elementi inerenti l’industria petrolifera, proprio per rimanere in tema con il vicino museo. Non c’è che dire perchè per essere particolare…lo è eccome, però a me non piace perchè lo trovo triste e cupo. Più avanti, nascosto all’interno di una traversa sulla destra, scovo la statua dedicata a Cornelius Cruys, eccentrico personaggio di Stavanger che si è persino cambiato nome (quello originale era Niels Olsen) e che come apice della carriera è stato ammiraglio della nuova Marina Russa.
La mia passeggiata prosegue nella medesima direzione seguita fino ad ora, ma di cose degne di nota sinceramente non ne trovo per un po’. Quando arrivo sotto allo Stavanger City Bridge (uno dei tanti ponti “normali” in Norvegia ma enormi se visti da chi non è abituato ad averne così) supero un piccolo parco che ha un laghetto al centro e mi dirigo, totalmente a naso e senza alcuna indicazione, verso una stradina che sembra portare sul retro di case private. Da un momento all’altro mi aspetto che qualcuno mi chieda che cosa ci sto facendo lì, ma non succede. Questa deviazione del tutto fuori luogo rispetto alla mappa disegnata a casa mi porta in un punto panoramico spettacolare: siamo solo io e l’immenso mare che ho davanti, colorato in modo cupo come solo a queste latitudini si può osservare. E’ un momento di relax totale.
Riparto più carico di prima dopo questa nuova esperienza e mi dirigo dritto verso lo Johannesparken, altra area verde che più verde non si può: l’erba qui è talmente “accesa” che pare abbia sempre un faro puntato addosso. Qui trovo un vero capolavoro: la Chiesa St. Johannes Menighet. Lascio parlare le immagini. Io non so cosa dire.
Nello stesso parco poi posso ammirare anche una fontana (attualmente non in funzione) ed una scultura simpatica.
Lascio questa situazione malvolentieri, ma devo farlo; il tempo sta passando tiranno ed in più, il mio terrore che inizi a piovere da un momento all’altro è grande. Durante la strada che porta al prossimo punto di interesse colgo un murales carino e me lo porto via mettendolo nell’album dei ricordi.
Arrivo adesso in un punto della città molto significativo: mi trovo di fronte alla Chiesa di St. Petri Menighet. Imponente, di color rosso cupo con finiture verde chiaro e di forma tipicamente nordica: uno spettacolo per gli occhi.
E’ ora il momento di spostarmi affrontando una salita per osservare la bianca Hetland Kirke; stavolta la foto è più difficile perchè gli alberi che si trovano davanti alla Chiesa fanno anche troppo bene il loro lavoro. Proseguo arrivando davanti alla Metodistkirken. Concludo questa parte di città vedendo la Chiesa del Vangelo e la Moschea Makki Masjid.
Il cuore di Stavanger è un dedalo intricato di vie e viuzze che si incrociano. Sono davvero molto simili l’una con le altre ed il rischio di girare a vuoto perchè “ci sembra che lì non ci siamo mai stati” è molto alto. Si percepisce l’atmosfera degna solo delle città che stanno decisamente bene dal lato economico: qui la fame non sanno neanche che cosa sia, sembra che tutti abbiano un lavoro e, di conseguenza, anche le attività commerciali sono numerose e fanno buoni affari. Anche se, causa costo della vita esageratamente alto, non posso neanche pensare di portare via qualcosa, mi piace guardare gli oggetti in vendita, salvo poi ritrarre indietro il collo al momento di convertire in euro il valore espresso in corone: tutto è un vero salasso. Uno dei simboli di questa nazione sono i Trolls, quei simpatici pupazzi simil-umani costruiti con materiale talmente particolare da permettere loro di invecchiare col passare del tempo, proprio come succede a noi esseri viventi. E funziona davvero, non è uno scherzo. Quando ne vedo uno gigante che aspetta fuori da un negozio tipo “acchiappino non posso non fermarmi ed immortalarlo.
Torno ora al punto in cui ho deciso di esplorare la città dal lato destro del Porto Turistico, proprio come mi ero promesso. Arriva il momento di passare al setaccio la parte sinistra, ma proprio in questo istante inizia a piovere: pare che il meteo stavolta ci abbia preso. Mi metto l’impermeabile sperando di poter proseguire lo stesso il mio tour, così ci provo. Il primo punto di interesse che trovo durante il mio cammino è lo Stavanger Maritime Museum, un edificio semplice con solo una scritta che lo differenzia da tutto il resto. Subito dopo trovo il monumento a Sigval Bergesend D.Y., armatore locale.
Pochi passi più avanti, svoltando a sinistra ed affrontando una salita niente male (soprattutto su una strada liscia come quella che c’è qui unita alle mie scarpe da trekking che col bagnato hanno ben poco a che fare), si entra in “Gamle Stavanger”, ovvero la Old Town. La pioggia sta aumentando di intensità e, nonostante ciò che mi circonda mi stia interessando tantissimo, sono costretto a fare una pausa: camminare lento ed adagio come un centoquattrenne pare non bastare. Però non scelgo un posto a caso per fermarmi; lo faccio dove ricevo e dò calorosa compagnia. Peccato che il mio amico improvvisato parli solo norvegese stretto…
Finalmente le precipitazioni sembrano diminuire la loro intensità, anche se di finire del tutto non ci pensano neanche; da qui in poi sarà un continuo iniziare e smettere quasi ad intervalli regolari per circa un paio d’ore a venire. La parte della città vecchia lascia senza parole: Le vie sono tutte pavimentate con pietre lisce di piccole dimensioni, le case sono tutte bianche e rigorosamente di legno con tetti spioventi di colore rosso. Ogni tanto qualche bandiera norvegese spunta appesa agli edifici: sembra di essere nella città della perfezione, dove nulla di nulla è fuori posto.
Ma le cose belle durano sempre troppo troppo poco, e quindi anche questo pezzo di storia finisce per fare spazio alla modernità che avanza, alle strade asfaltate con tanto di traffico incessante e chi più ne ha più ne metta. Infatti…diciamo che uscire da questo quartiere a trovarsi sulla destra un benzinaio non è che sia proprio il massimo della vita, ma è quello che succede. E’ il momento di rifarsi gli occhi con la prossima attrazione: stavolta tocca alla Bethel Kirke incrociare prima il mio sguardo e poi la mia reflex. E poi pubblico la foto di un altro murales che mi colpisce molto.
Mi muovo ora nella direzione della St. Svithun Church, davvero insolita grazie alla sua forma molto particolare. Purtroppo un muro piazzato proprio davanti alla sua figura non mi permette di scattare un’immagine decente, così mi tocca rinunciare. Basta però poco più che attraversare la strada per trovarsi davanti al Rogaland Theatre, vestito elegantemente di bianco. Subito dietro si trova l’imponente palazzo sede dello Stavanger Museum. Qualche passo in più e si è immersi in tutt’altra atmosfera: quella di un grande cimitero con tutte le tombe scavate nella terra.
Decido ora di cambiare totalmente zona e, con una bella sfacchinata (come se da stamattina non avessi camminato per niente) mi dirigo verso il lago Mosvatnet; un vantaggio ce l’ho, e cioè che mi sto avvicinando all’appartamento dove dormirò stasera. Entro nel Mosvannparken, una grande area verde che segue l’intero perimetro del lago, ed incontro molti abitanti del luogo intenti a fare jogging o anche solo una sana passeggiata in solitaria o in compagnia. Ho due obiettivi: dare uno sguardo al lago (sempre che la vegetazione voglia decidersi a lasciare uno spiraglio utile per dare un po’ più di una semplice sbirciatina tra i rami) e trovare lo Stavanger Art Museum, che ho letto essere di forma davvero strana. Come recita il detto, “chi cerca trova”, finalmente scruto uno spiraglio dal quale si può osservare la superficie dello specchio d’acqua, anche se questo punto è tutt’altro che libero; qualcuno lo ha già occupato ed è pure di aspetto bellicoso con quel collo tutto storto.
Infine, vengo accontentato anche riguardo l’esposizione museale. Effettivamente l’edificio che la ospita è davvero particolare.
Il cielo, anche se per il momento non piove più, non promette nulla di buono. Guardo l’orologio ed è pomeriggio inoltrato, ma non poi così tardi. Calcolando che la distanza dal centro non mi permetterà di vedere la città “di notte”, decido di non gettare via tempo prezioso rientrando prima del previsto in stanza ma di sfruttarlo tutto fino all’ultimo raggio di sole possibile. A circa 3,5 kilometri da dove mi trovo adesso c’è un luogo che mi interessa davvero vedere. Certo, non è proprio dietro l’angolo e servirà almeno un’ora ed un quarto circa solo per le tratte di andata e ritorno, più il tempo che gli avrei dedicato una volta sul posto. Saper pensare è una buona dote, ma in certe occasioni lo è anche saper prendere una decisione su due piedi ed è quello che faccio: mi metto in moto e parto. Molto probabilmente qui non ci sarei più tornato, per cui non voglio lasciare niente di intentato. Dopo circa quaranta minuti arrivo nel sito chiamato “Sverd I Fjell”. Si tratta di una semplice ma bella spiaggetta che affaccia sul Mare del Nord in cui è stato piazzato un monumento commemorativo realizzato dallo scultore norvegese Fritz Roed (la posizione scelta è semplicemente fenomenale). Tre spade alte 10 metri (una di dimensioni maggiori e due più piccole ed uguali fra loro) sono conficcate in verticale nella roccia a pochissima distanza l’una dall’altra. La mitica battaglia di Hafrsfjord dell’anno 872 vide Harald Fairhair avere la meglio su due sfidanti; tale vittoria segnò l’unificazione della Norvegia in un unico reame. La spada più grande ovviamente è quella di Harald. Guardate che meraviglia.
Un luogo veramente mitico ed epico che va osservato in silenzio; io lo faccio sedendomi in prossimità delle spade per alcuni minuti. Siamo in quattro qui: io ed altri tre “amici sconosciuti” usciti poco fa da una macchina. Riesco davvero a respirare l’orgoglio e la fierezza di questa gente spesso tanto chiusa. Che poi tutto sia andato a farsi benedire quando sento i tre compagni d’avventura parlare…napoletano…questo è un altro discorso. Sono sempre più convinto che se un giorno andrò sul pianeta Nettuno ci troverò un italiano a vendere col banchetto! Siamo peggio delle piattole… Chiudo la mia permanenza in questo importante sito immortalando una statua che purtroppo non so cosa esattamente intenda rappresentare.
Nel frattempo ricomincia a piovere: pare che il meteo mi stia dicendo di chiudere qui l’avventura a Stavanger e di tornare nell’appartamento a riposarmi. Ho davanti a me almeno altri 40-45 minuti a piedi e non me lo faccio ripetere due volte. E’ così che, intorno alle 19:30, entro nel supermarket di cui ho parlato all’inizio. Oggi ho speso solo i soldi per il trasferimento dall’aeroporto ed ho un budget di circa 100-120 corone. Riesco a fare un puzzle di acquisti che mi fa rientrare in questa spesa prendendo sia da bere che da mangiare oltre la sufficienza, per cui sono sempre più convinto che, con un po’ di sana attenzione, anche in Norvegia si possa organizzare un viaggio low-cost. Una volta in stanza ho tutta la serata davanti a me che uso sia per riposarmi dalle pochissime ore di sonno della notte precedente che per preparare la mie cose: domani mattina si cambia di nuovo città.
Mercoledi 16 agosto 2017: la sveglia è alle 6:15 del mattino. E’ il massimo consentito per il sonno di oggi. Infatti alle 7:20 in punto avrò il bus che mi porterà dall’autostazione di Stavanger a quella di Bergen. Paradossalmente questa tratta è quella di tutto il viaggio di ferragosto che mi è costata di più: ben 50 euro circa al cambio. Ebbene si: è più costoso questo pullman dei vari aerei che fanno parte di questa settimana. Fino ad oggi ho dato la colpa all’eccessivo costo della vita norvegese, ma durante le prossime ore scoprirò che i motivi sono ben altri. Quando sono pronto effettuo il self check-out rimettendo tutte le cose al loro posto esattamente come le avevo trovate in fase di ingresso. Inizio adesso l’ultima camminata di 2,8 kilometri verso il centro città. Se non sbaglio la temperatura dovrebbe essere intorno ai 12-13 gradi, non di più. Pensando che in Italia fa un caldo pazzesco durante quest’estate torrida e senza piogge, un po’ mi prende male, ma la sensazione passa subito: “il freddo mi conserva meglio”… penso tra me e me. Arrivo a destinazione con i miei soliti 15 minuti di anticipo; il bus è già in parcheggio, per cui mostro fiero il mio biglietto e salgo a prendere il posto prenotato mesi prima, spiaccicato al finestrino per poter godere del panorama che verrà. Il cielo è bello cupo, ma non piove per ora. Calcolando le previsioni meteo che avevo letto, mi sta andando di lusso. Finalmente l’autista mette in moto e si va. Dicevo di aver capito il perchè del prezzo così alto del ticket strada facendo: questo pullman compie un tragitto di oltre 5 ore in mezzo ai fiordi, in un panorama che più bello non si potrebbe e prendendo ben due traghetti. Per ben due volte siamo scesi dal mezzo su gomma e ci siamo accomodati sul ponte di navi attrezzate durante le traversate sul Mare del Nord. Sono passati mesi da allora, ma ripensando a quei momenti mi sta tornando la pelle d’oca. Per un viaggio del genere, sapendolo prima avrei pagato anche 100 euro, e questo lo scrive chi fa del mancato spreco una sua prerogativa di vita. Ciò che si prova compiendo questa tratta è inimmaginabile. Amavo la Norvegia quando ero a casa per ciò che vedevo in foto e che sentivo dire, e adesso che ci sono la adoro. E pensare che ne ho vista sola una misera parte e che le zone forse più pazzesche (oltre il Circolo Polare, per esempio) neanche riesco a sognarle. Di seguito una carrellata di immagini che spero rendano l’idea del lungo ma doveroso discorso che ho appena fatto.
Questi sono solo alcuni particolari colti durante il tragitto, ma tante altre cose non ho potuto fotografare essendo in movimento. Un esempio su tutti sono i ponti di forma impossibile che solo in questa nazione si trovano, e poi molto altro ancora. Purtroppo durante queste ore la pioggia si è fatta sentire ancora a sprazzi irregolari. All’orario stabilito arrivo a Bergen, altro sogno di una vita. Contento come una pasqua, scendo dal mezzo e mi reco all’appuntamento col mio “host” di oggi seguendo il navigatore; ci saremmo visti da qui ad una trentina di minuti nella piazza centrale. Come si è capito, oggi non è aria nè di self check-in nè di appartamento per conto mio: avrò una camera privata in una casa abitata dai proprietari, in tipico stile AirBnb. Porta qualche minuto di ritardo, ma alla fine Francisco arriva: si dimostra simpatico e parla qualche parola di italiano. La cosa fantastica è che la sistemazione è nel cuore di Bergen, a trenta secondi dall’attrazione principale. Parlandoci scopro cose assurde e divertenti: è un rifugiato politico cileno arrivato in Norvegia quasi trent’anni fa ed ora lavora come receptionist in un hotel. A vederlo mi dà l’aria di avere circa cinquant’anni, anche se li porta abbastanza bene; si vanta più volte che sua moglie (convivente) di anni ne ha…24. E pensare che io sono solo…Ottimo, vero? Sarà amore o sarà (oserei dire “come al solito”) mèra convenienza? Io opto per la seconda opzione perchè nel 2017 di casi in cui la vince la prima ne conto nel mondo sulle dita di una mano mutilata; ormai ci ho fatto il callo e non mi deprimo neanche più. Resta il fatto che certa gente fa schifo e, se chi sta leggendo è così, spero si stia vergognando almeno un po’. Fine del discorso. La stanza è piccola davvero ed il bagno è condiviso con loro, ma per una notte lo si può anche fare; dopotutto ho pagato 33 euro in Norvegia, a Bergen, in questa posizione ed il giorno dopo ferragosto. Non so dove avrei potuto trovare di meglio. Francisco vorrebbe parlare, parlare e parlare ancora, ma io ho solo oggi pomeriggio/sera e domani mattina abbondante per visitare la città e ad un certo punto prendo le chiavi, saluto ed esco. Per la serie “le disgrazie non vengono mai sole”, capisco subito che c’è qualcosa in città che non va oggi: ci sono orde (o forse meglio “branchi” o ancora “greggi”…) di studenti vestiti come dei buffoni ambulanti intenti a portare avanti una caccia al tesoro con tanto di canti e grida di incoraggiamento. Li eviterò categoricamente come se fossero la peste in persona; quando percepirò il sentore di averli vicini cambierò strada, a costo di buttarmi in un burrone. Ci vuol poco ad essere idioti, purtroppo. Mi trovo in Torgallmenningen, un nome “facile facile” che indica la piazza principale della città, interamente pedonale. Qui è presente il Centro Commerciale “Galleriet” e, soprattutto, il Monumento ai Marinai: alto 7 metri e composto da dodici statue, è stato realizzato nel 1950 dall’artista Dyre Vaa.
Vado verso un’attrazione molto conosciuta di Bergen che è la “Blue Stone”; se a casa mi chiedevo cosa avesse di particolare questa pietra, ora che la vedo con i miei occhi lo so con certezza: assolutamente niente…per cui procedo e vado avanti. Cosa più particolare si trova proprio lì vicino, all’interno di un’area verde molto curata che funge da spartitraffico tra due carreggiate: si tratta della scultura dell’artista Hans Jacob Meyer, realizzata nel 1958 e chiamata “Il Poeta Bugiardo”. Per quanto ancora oggi non riesco a capire totalmente il nesso tra un uomo nudo (con tanto di “attributi” visibili) sdraiato su un fianco ed il fatto di essere un poeta bugiardo (forse significa che le bugie lo hanno “spogliato” della verità?) trovo che abbia comunque il suo perchè, a differenza del sasso inutile di poco fa. Proseguo andando lungo il viale “Ovre Ole Bulls Plass” ed arrivo ad una inquietante statua dedicata ad Henrik Hibsen (scrittore, poeta, drammaturgo e regista teatrale norvegese). Fossi stato in lui mi sarei rivoltato nella tomba per come gli hanno raffigurato il volto: da spavento!
Dietro di lui si trova il più grande teatro cittadino, il “De Nationale Scene” (è anche uno dei tre teatri nazionali di Norvegia). Su di un lato c’è il monumento a Bjornstjerne Bjornson, collega di Henryk Ibsen. Nel parchetto sito a metà tra le due statue commemorative ce n’è un’altra che mi piace molto: si tratta dell’opera di Gustav Vigeland chiamata “Scultura Madre e Figlio”.
Torno indietro e supero la “Blue Stone” procedendo nel verso opposto. Una bella e grande fontana con il monumento del violinista e compositore norvegese Ole Bull in alto (un po’ nell’ombra a causa degli alberi che coprono la luce) fa la sua parte.
Attraverso la strada ed entro ufficialmente nel Byparken, ebbene si…lo stesso nome di quello visto circa 24 ore prima a Stavanger; la cosa buffa è che ha più o meno la stessa conformazione composta da aree verdi con panchine messe tutte intorno ad un laghetto artificiale con fontanone in mezzo. Da questo punto di vista c’è tanta schematicità e zero originalità. Qui a Bergen il parco si divide in due blocchi: quello in cui sono adesso (molto piccolo) e quello immediatamente dopo un’altro passaggio stradale (molto grande). Nella prima area si trovano i seguenti punti di interesse: Il Padiglione Musicale al centro, la statua commemorativa per Edvard Grieg (senza dubbio il più importante e conosciuto pianista e compositore norvegese) da una parte e, dalla parte opposta, il Palazzo della Galleria d’Arte Permanente sullo sfondo ed il Saeverudmonumentet poco più avanti.
La seconda area può mostrare prima di tutto il laghetto artificiale con la fontana al centro; poi si ha un monumento singolare raffigurante Christian Michelsen (armatore e politico norvegese) posto in cima ad una colonna altissima, e dalla parte opposta un altro monumento ancora più particolare realizzato in acciaio e dedicato ad Olav Kyrre, antico re di Norvegia che pare anche essere il fondatore di Bergen.
Passo adesso ad ammirare ciò che c’è intorno al Byparken ed anche qui le cose da vedere sono belle e numerose: il Municipio (di una semplicità devastante), la Chiesa Pentecostale “Pinsekirken Tabernaklet”, la stazione ferroviaria e la Grieghallen.
E’ il momento di cambiare zona perchè c’è una cosa che voglio fare assolutamente ed è prendere la Floibanen, la funivia che porta sulla sommità del monte Floyen (uno dei sette che circondano Bergen e sicuramente il più battuto grazie a questo rapido collegamento disponibile) a 320 metri sul livello del mare. Da lassù, oltre ad avere una vista spettacolare sulla città e sui fiordi, ci sarebbe la possibilità di prendere uno dei tanti percorsi disponibili per il trekking, ma questo so già che non potrò farlo causa scarso tempo libero. Arrivo alla biglietteria e vedo il prezzo: 45 corone a tratta. Calcolando il mio budget, 90 corone sono troppe; è così che decido di salire con la Floibanen e poi di scendere a piedi tramite la strada asfaltata, cosa assolutamente fattibile in un tempo contenuto e particolare allo stesso momento. C’è fila, ma non eccessiva e per questo riesco ad entrare nella prima cabina in partenza. La cosa strana è che questo “ascensore panoramico” fa anche fermate intermedie che sono usate dai locali per andare alle loro case situate “in altura”. Dopo circa otto minuti sono in cima ed esco all’aria aperta. Pochi passi e mi avvicino al punto panoramico. Che dire? Non lo so…perchè le parole non servono. Unico rimorso: c’è troppo poco sole.
Davanti ad uno spettacolo del genere non si vorrebbe mai andare via, ma purtroppo devo farlo. Dopo un ultimo sguardo a questa meraviglia mi incammino lungo la strada tortuosa che arriverà fino a valle. Qui però faccio un incontro stupendo.
Ebbene si: ci sono ben nove capre come queste. Sono state messe appositamente per mantenere bassa la vegetazione dell’area servendosi delle loro boccucce affamate. Quello che hanno intorno al collo è un GPS che, se dovessero oltrepassare il perimetro di sicurezza, manderebbe un impulso ad un addetto che saprebbe esattamente dove trovare la “capretta smarrita” riportandola dove sarà di nuovo sicura. La cosa fantastica è che questi animali sono docilissimi e si lasciano accarezzare a più non posso, oltre che posare per le foto di tutti i turisti presenti. Anche adesso non vorrei più andare via; sicuramente è più difficile farlo ora che non poco fa; resterei tutto il giorno a coccolare questi bellissimi animali. La via del ritorno in città è davvero semplice da percorrere dato che si passa in mezzo al bosco ed il dislivello è accettabilissimo. Quando torno nei pressi della civiltà trovo subito altri punti di sicuro interesse: un monumento in ricordo del Battaglione di Scansen, un altro laghetto con fontana centrale e la Scuola di Musica “Skansen Bataljon”.
Continuando la discesa verso il centro mi imbatto in quella che è la “Bergen Storica”: un intricatissimo numero di stradine e viuzze strettissime che passano in mezzo alle tipiche case di legno bianco con tetti spioventi. Passeggiare qui è davvero fantastico ed è bello farlo in maniera più lenta possibile, gustando ogni particolare. Qui di seguito si ha una panoramica del centro vecchio di Bergen e la foto di uno dei padroni di casa un po’ sorpreso dalla mia presenza nella sua zona di competenza.
Ho un altro obiettivo da non mancare assolutamente ed è di quelli importanti. Sto parlando dell’antico porto della città di Bergen, il famosissimo Bryggen. Per arrivarci devo necessariamente raggiungere il mare alla Baia di Vagen e vengo subito colpito (in maniera contrastante, ma con l’ago della bilancia che pende dalla parte negativa) dal locale Mercato del Pesce. E’ diviso in due tronconi: il primo all’interno di un edificio ed il secondo sotto alcuni tendoni, allestiti sia con banchetti per la vendita che con tavolini per poter mangiare lì pietanze appena preparate con prodotti ittici locali. Per me qui vale la regola del “guardare ma non toccare”: infatti dal punto di vista puramente visivo non c’è nulla da eccepire; ci sono davvero pesci di ogni genere mostrati in maniera impeccabile. Ma per quanto riguarda i prezzi credo di trovarmi in uno dei posti più cari della Terra, un ladrocinio allo stato puro in cui il cambio sfavorevole dell’euro poco c’entra perchè è tutto gonfiato all’inverosimile. Ho visto con i miei occhi vendere un trancio di baguette con dentro il pesce a 15 euro. Ci potrà essere quello che vuoi, ma mi sto sempre mangiando un panino!!! La cosa folle è la quantità di gente, sia locali che turisti, che si ferma a fare acquisti come se avesse portato a termine il miglior affare del mondo. E quando credevo di aver ormai visto tutto, arriva l’apice dello schifo: in uno dei banchi ci lavorano 3-4 ragazzi italiani che attirano la gente (soprattutto i connazionali felici di sentir parlare la loro lingua) in tutti i modi possibili. Capisco al 101% che sono di fronte ad una vera e propria trappola e lascio perdere. E’ andata bene che non mi abbiano fermato; forse il mio aspetto “poco italiano” (molti me lo fanno notare, fortunatamente) mi ha salvato dal dover interloquire con loro, perchè altrimenti due paroline delle mie gliele avrei dette. Purtroppo quando vedo delle cose vendute con tanto sovrapprezzo come in questo caso mi si appannano gli occhi dallo sdegno e dalla rabbia; il loro pesce se lo possono tenere stretto.
Già che mi trovo qui, prendo la palla al balzo e fotografo il monumento dedicato a Ludvig Holberg (scrittore, filosofo e drammaturgo norvegese) presente all’appello al di là della carreggiata, ed il Museo Anseatico sito poco più lontano.
Tornando alla mia destinazione principale, mi trovo ora ad osservare il Bryggen da una distanza congrua ed ho la fortuna che un bel sole lo illumina direttamente: è bellissimo con tutti i suoi edifici tutti colorati.
Un intero quartiere composto da case edificate totalmente in legno, dal 1360 circa fu sede di uffici e magazzini per gli scambi della Lega Anseatica. Nel 1702 tre quarti delle circa 280 case presenti andarono distrutte a causa di un incendio; le “nuove” furono poi ricostruite fedelmente rispetto a quelle perdute. Il restante quarto degli edifici è ad oggi ancora quello originale. Essendo un normale punto di passaggio della città vi si può accedere liberamente da diversi ingressi e passeggiare lì dentro dà sensazioni particolari, anche se si è sempre in mezzo ad altri turisti intenti a scattare foto. Attualmente nei locali commerciali del Bryggen ci sono negozi, attività turistiche, bar e ristoranti.
Esco dalle vie in legno e torno sulla baia, dove ci sono diversi “caffè” con tavoli all’aperto stracolmi di persone sedute a degustare bevande per lo più calde. Ad un certo punto vedo un capannello di gente da una parte e decido di andare a vedere: ci trovo la mascotte dei campionati mondiali di ciclismo (che si terranno proprio qui tra un mese esatto) intenta a registrare uno spot danzante davanti alle telecamere della tv locale. Non posso non portare con me una foto ricordo.
Ah, dimenticavo di postare una foto che riassumesse a grandissime linee (perchè stare qui sul posto è decisamente un’altra cosa) che meraviglia sia affacciarsi sulla Baia di Vagen.
Già che ci sono, proseguo il completamento di questa parte della città. All’altezza di Dregsallmenningen svolto a destra e trovo prima il Museo del Bryggen e poi la bellissima Mariakirken. In questa zona ci sono anche due monumenti: il primo non mi è ben chiaro, mentre il secondo è dedicato a Sigurd K. Asserson (ex Direttore della Pesca norvegese)
Ritorno sulla strada principale e la mia intenzione di costeggiare la baia in fretta viene bruscamente fermata: di fronte a me un particolare veliero “a riposo”; a vele spiegate sarebbe stato un vero spettacolo.
Stavolta niente si frappone tra me l’ingresso della Fortezza “Bergenhus”. Come dice il nome stesso, è stata una fortificazione costruita a partire dal 1240 (ha poi visto successive modifiche fino a tutta la seconda guerra mondiale) per esigenze militari e di difesa. Nel corso dei secoli della sua storia è stata più volte ampliata, distrutta e ricostruita. Ciò che resta oggi è composto dalla Haakon’s Hall e dalla Torre Rosenkrantz. Un ampio e verde parco completa la situazione; da notare il monumento a Haakon VII, primo Re di Norvegia dopo la separazione dalla Svezia avvenuta nel 1905. Quest’area è oggi usata a scopo museale e per rappresentazioni.
Beh…comincio ad essere un tantino stancuccio per oggi, così…mentre il sole sta per tramontare, decido di recarmi ad un supermarket visto durante il percorso per acquistare la cena. Il budget per tutto (bere e mangiare) è di circa 100 corone; questo perchè ho letto on-line che il bus per l’aeroporto di Bergen (da prendere domani pomeriggio) costa anch’esso intorno alle 100 corone. Spendendo ciò, l’operazione 500 corone sarebbe stata portata a termine alla grandissima. Nonostante il limite impostomi e nonostante i prezzi siano alle stelle, acquisto tutte cose in offerta e riesco a portare via una busta di roba. Torno in appartamento, saluto Francisco e la moglie facendo due chiacchiere di numero e vado in stanza. L’intenzione sarebbe quella di uscire verso le 22:00 per fare un giro serale soprattutto del Bryggen e della Baia di Vagen, ma la realtà delle cose è questa: cena, pigiama, gioco di calcio manageriale e nanna.
Giovedi 17 agosto 2017: mi sveglio verso le 8:00 e preparo le mie cose a dovere. Anche se in teoria non sarei più suo ospite dopo le 10:00, Francisco mi permette di lasciare in camera il borsone e di tenere le chiavi fino alla mia partenza che sarebbe avvenuta intorno alle 14:00. Lo ringrazio in mille lingue per avermi letteralmente “tolto un peso dalle spalle” e ricomincio il mio tour. Di cose ieri ne ho viste tantissime ed oggi è tutto incentrato a pescare tutto ciò che resta e che ho sapientemente segnato sulla mia mappa la sera precedente prima di cadere nel sonno. Mi spingo subito a sinistra della Baia di Vagen e purtroppo scopro la presenza di lavori in corso molto pesanti. Sono dispiaciuto come sempre, ma stavolta un po’ meno: capisco benissimo che certe cose vanno fatte adesso a queste latitudini perchè durante l’inverno sarebbe impossibile causa freddo, neve e ghiaccio incessanti. Incontro nell’ordine la Nykirken e l’Acquario di Bergen. Prima di tornare indietro passo per dei giardini pubblici e poi lungo la strada che costeggia la Baia di Vagen (dove possibile): da entrambi questi punti scatto foto panoramiche a raffica.
Mi trovo ora all’inizio del Byparken e prendo una direzione che ieri ho volutamente ignorato lasciandola ad oggi. Incontro prima la Chiesa di San Paolo, poi l’Università (colgo il particolare della statua in mezzo al piazzale antistante) ed infine, bellissima e pazzesca, la Johanneskirchen che riprendo sia da vicino che dal fondo della scalinata che ha di fronte. Questo ultimo punto di interesse non me lo sono dimenticato il giorno precedente (sarebbe stato impossibile): lo vedo oggi perchè ha un’esposizione alla luce spettacolare di mattina, ma anche perchè era stato scelto come punto di ritrovo da quelle bestie di studenti impazziti per la caccia al tesoro. Adesso ci siamo solo io e la Chiesa e la situazione è impareggiabile.
Arrivo adesso nella zona dell’autostazione e qui prendo una traversa sulla destra per ammirare la St. Jakob Kirke.
La passeggiata non si ferma: oggi sicuramente vedrò meno cose rispetto a ieri, ma solo per il fatto che sono tutte abbastanza lontane tra loro e devo calcolare il tempo per coprire le distanze. Prossima tappa: il Nygardsparken. Come dice il nome stesso si tratta di un’area verde molto ben curata della quale su internet ho letto bellissime info e che non delude affatto le mie aspettative.
Pace dei sensi e pace per gli occhi: questo è ciò che provo uscendo da questo piccolo eden. Peccato che la sensazione duri poco perchè devo essere già pronto a tuffarmi nei nuovi obiettivi. Tocca ora alla “Stadsporten” (la porta della città tradotto alla lettera) ed alla St. Jorgen Kirke.
Arrivato a questo punto, il giro termina qui. Mi piacerebbe molto ammirare e fotografare sia la Domkirke che la Korskirken (due chiese che in teoria si troverebbero in centro) ma al loro posto ci sono due mega-bustoni di simil-plastica che nascondono impalcature ed operai a non finire: i lavori in corso selvaggi di cui parlavo prima non erano circoscritti solo alla zona della Nykirken, purtroppo. Ho ancora un po’ di tempo a mia disposizione, per cui vale la solita regola in cui si verifica un caso come questo: inizio a camminare a casaccio in zone della città sconosciute. Anche stavolta non avrei potuto fare di meglio perchè scopro un lato di Bergen tranquillo e beato: i turisti qui non ci arrivano e ci sono solo i cittadini con le loro case. Macchine che circolano quasi zero e…una pendenza niente male che scendere è bello, ma salire lo è un po’ meno. Qui vige la tranquillità più totale ed infatti vedo bambini per strada senza pericolo e senza nessuno che li controlli, oppure persone che sono sedute sul marciapiede a coccolare i loro gattoni (ovviamente di razza norvegese…ci mancherebbe altro); se fossero stati soli quei mici li avrei avvicinati, ma quando sono in compagnia dei “padroni” è dura: la gelosia è una brutta bestia. Mi sento davvero bene qui e mi scoccia tantissimo dover andare via tra non molto. Mentre gironzolo tra queste vie sconosciute…alla fine sbuco sul mare da una parte che neanche sapevo esistesse e, incredibile ma vero, guardate cosa vado a beccare:
Sorpresa delle sorprese!!! La mitica nave Hurtigruten, meglio conosciuta come “il postale dei fiordi”. E’ di tappa al porto di Bergen e si è fatta fotografare. Si tratta della nave da crociera per eccellenza in Norvegia, per l’appunto quella che fa il giro dei fiordi da sud a nord e viceversa. Un biglietto a bordo di questa cosa costa un occhio della testa ed averla tanata qui per puro caso è una bella soddisfazione. Di seguito posto le ultime immagini di Bergen che il mio giro casuale mi regala.
Bene (o forse male…), il momento di tornare a casa di Francisco arriva. Entro e non c’è nessuno, così prendo il mio borsone, richiudo tutto come si deve e lascio le chiavi nel punto convenuto. C’è adesso una buona notizia: proprio questa mattina ho saputo dal mio “host” che esiste un’alternativa al bus per l’aeroporto, ed è prendere il tram davanti alla stazione ferroviaria. La differenza di prezzo è allucinante: il pullman si prende dalle 80 alle 100 corone mentre il tram se ne prende solo 36 (biglietto di corsa singola urbano). A questo punto ritengo totalmente completata la mia “operazione 500 corone” in questo modo:
- bus Stavanger Aeroporto – Stavanger centro = 130 corone
- Cena a Stavanger = 124 corone
- Biglietto sola andata della Floibanen = 45 corone
- Cena a Bergen = 100 corone
- Bergen Centro – Bergen Aeroporto = 36 corone
Totale speso = 435 corone con un resto di ben 65 corone. Decido quindi di acquistare una coca cola per il viaggio e rimango con 40 corone in tasca che, mentre scrivo, sono ancora dentro casa mia in attesa del prossimo viaggio in questa magnifica nazione. Quindi ho un motivo in più per essere contento di come sta proseguendo questo multi-itinerario.
Mi appresto a lasciare la Norvegia e, come ripeto, per me è stata la prima volta qui. Anche se mancano anora due tappe (Berlino e Zurigo), già so che questi due giorni e mezzo sono i più belli in assoluto. Devo ancora vedere molto qui e voglio farlo presto, ma senza ombra di dubbio questa striscia di terra sul mare è uno dei tre paesi più belli che io abbia mai visitato in Europa. Mi verrebbe da dire che è il più bello in assoluto, però non voglio essere precipitoso e farmi prendere dall’entusiasmo del momento. Sicuramente da qui vengo via malvolentieri al 101%. Ciao Norvegia, ci rivedremo presto…anche se per le mie tasche sei un po’ troppo esosa 🙂
*** Prosegue con la Tappa n. 4 ***