Bolzano, Innsbruck, Lago di Braies e Brunico

di admin

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Offerta Trenitalia in arrivo ed anche stavolta non me la lascio scappare. La tratta è la Roma-Bolzano-Roma con partenza di venerdi sera e rientro di lunedi in primissima mattina. Ho quindi tutto sabato e tutta domenica a disposizione per seguire un itinerario come si deve. Dato che questa parte d’Italia la conosco pochissimo, non ci metto molto a decidere perchè la cosa da fare non è scartare ciò che ho già visto, ma solo scegliere dove andare stavolta e cosa lasciare per il futuro. Bolzano ed il Lago di Braies desidero visitarli da sempre ma non ne ho mai avuto l’occasione; Innsbruck è un elemento che ha una certa importanza nella mia vita e finalmente ho una seconda possibilità, e Brunico è tappa aggiunta (spero felicemente) per il perfetto completamento del giro. La situazione delle coincidenze dei mezzi pubblici mi permette di fare tutto quanto, ed allora perchè non preparare le dovute mappe e partire?

Mi faccio trovare col dovuto anticipo alla stazione Termini per la partenza del treno notturno Roma-Bolzano; per mia fortuna capito in uno di quei vagoni meravigliosi “open space” e non nei vetusti convogli a scompartimenti da sei posti tipici dell’anteguerra. Le poltrone sono comode e gli spazi abbastanza larghi per poter effettuare un’ottima dormita.  Prima passo un po’ di tempo col mio tablet per aggiornarmi sulle ultime notizie e poi…ronf ronf. Alle 8:05 il treno arriva nel capoluogo dell’Alto Adige: la giornata si prospetta soleggiata (d’altra parte è anche l’ 8 di luglio) ed il panorama delle montagne è già spettacolare. Ho la mattinata completa a disposizione perchè verso l’ora di pranzo avrò un Flixbus da prendere per la seconda tappa; non ho tempo da perdere ed inizio il tour. Appena mi trovo sulla rotonda vedo una grande area verde (Parco Stazione) tagliata in due dal Viale della Stazione. Il primo obiettivo si trova proprio li, all’angolo del parco: è la Fontana delle Rane, mestamente chiusa e senza una goccia d’acqua.

Fontana delle Rane

Fontana delle Rane – dettaglio

C’è qualcosa che non mi quadra più avanti e per questo provo a sgranare gli occhi; vorrei sbagliarmi, ma ci metto poco a scoprire che non è così: quasi tutto il parco è trasformato in un hotel a cielo aperto per migranti; ce ne sono a decine. Stento a crederci: non sembra di stare a Bolzano ma in qualche regione del Niger ed è una cosa che ha dell’osceno. Va bene dare una mano alle persone, ma ridurre così le nostre città è uno scempio.  Da qui me ne vado indignato; imbocco Via Garibaldi fino ad arrivare a Piazza Verdi ed osservare il Teatro Comunale che ha davanti una originale fontana.

Teatro Comunale

Fontana di fronte al Teatro Comunale

Subito dopo, oltre ad un muro di cinta, c’è il Parco dei Cappuccini che mi appresto a visitare. Non l’avessi mai fatto: trovo migranti intenti a lavarsi alla fontanella qui presente; io, italiano, devo sentirmi a disagio a passeggiare in un giardino causa la loro presenza. E’ con questo spirito che fotografo la stele dedicata ai Caduti sul Lavoro ed esco prima possibile.

Monumento ai Caduti sul Lavoro

Proseguo seguendo Via Marconi, oltrepassando il Drususbrucke sul torrente Talvera; appena prendo Viale Druso vedo sulla sinistra il complesso dell’EURAC Research, un centro di ricerca applicata privato molto importante, basti pensare che altre sedi si trovano a Roma, Vienna e Bruxelles.

Il Torrente Talvera visto dal Drususbrucke

EURAC Research

Come obiettivo ho quello di svoltare a destra su Corso Italia per rientrare verso il centro vedendo altri punti di interesse e durante il percorso succede una cosa davvero folle: come detto, mi trovo su Viale Druso; ad un certo punto mi fermo perchè vedo una chiesetta semplice semplice che non è segnata sulla mappa. Tra me e me penso che sia strano perchè generalmente metto proprio di tutto per avere una visione più completa possibile del luogo che visito. Mi avvicino e noto che il piccolo edificio religioso si trova due metri dopo un cancello aperto e di fronte ad una guardiola vigilata da una persona in divisa. Preoccupandomi di non disturbare, prendo la reflex e faccio di tutto per non riprendere nient’altro che quella misera costruzione. In quel mentre, poco prima dello scatto, la mia attenzione viene richiamata proprio da colui che si trova lì. “Fermo. Non si possono scattare fotografie qui. E’ zona militare” – mi dice testualmente. Incredulo per ciò che le mie orecchie hanno dovuto sentire, fisso la chiesetta per tre secondi e poi torno sul guardiano e dico lui: “Scusi, si tratta solo di una foto ad un luogo sacro che un turista avrebbe il piacere di scattare. Che c’è di male?”. La risposta è ancora più clamorosa: “Mi dia un po’ di tempo che devo farla autorizzare dal comandante”. Cioè…ragioniamo: io vengo bloccato per un clic a quella cosa solo perchè due metri dentro ad una zona militare con necessità di chiedere un permesso ufficiale mentre il Parco Stazione e il Parco dei Cappuccini sono rispettivamente albergo e bagno a cielo aperto per i migranti senza che nessuno muova in dito?  Direi che si va sempre meglio qui. Ovviamente blocco la sua iniziativa con la massima educazione possibile dicendogli di non scomodare nessuno, ma di certo non mi tengo dentro di me il fatto che sia una cosa totalmente ridicola. Finalmente svolto sulla destra in Corso Italia fino ad arrivare alla Parrocchia Cristo Re situata nell’omonima piazza. La particolarità è che il corpo centrale è staccato dal campanile.

Parrocchia Cristo Re – Corpo Centrale

Parrocchia Cristo Re – Campanile

Poco più avanti, sulla sinistra, c’è la bella Piazza del Tribunale con particolare fontana.

Tribunale di Bolzano e Fontana

Dettaglio della fontana

Proseguo avanti per un bel po’ per svoltare a destra in Corso della Libertà ed arrivare in Piazza della Vittoria, dove trovo il mercato in pieno svolgimento con tante bancarelle presenti. Nella zona verde ci sono alcune strutture, ma niente che abbia a che fare col bellissimo Monumento alla Vittoria, realizzato tutto in marmo per commemorare il successo italiano nella prima guerra mondiale.

Monumento alla Vittoria – panoramica

Monumento alla Vittoria – Dettaglio

Dall’altro lato della strada c’è il verdissimo Parco Petrarca che non mi faccio certo pregare per visitare. Il Torrente Talvera lo taglia in due; sono presenti un piccolissimo laghetto e diversi complessi sportivi. Una cosa mi attira guardandola da qui ed è il favoloso Castel Mareccio. Si trova poco lontano e quindi decido di andarci per curiosare. La struttura è davvero favolosa, ma poi “mi cala” moltissimo quando, avvicinandomi fino al portone di ingresso, scopro che è usato oggi come luogo per ricevimenti, un vero spreco.

Castel Mareccio

Passando dal Parcheggio Mareccio entro in Via della Roggia ed ho modo di ammirare l’imponente Chiesa del Sacro Cuore: è talmente grande e racchiusa da altri edifici che faccio fatica a catturarla completamente nel mio obiettivo.

Chiesa del Sacro Cuore

Arrivo su Via Museo e svolto a destra fino a giungere all’incrocio con Via Cassa di Risparmio: qui ci sono Il Museo Archeologico dell’Alto Adige ed il Museo Civico di Bolzano.

Museo Civico di Bolzano

Museo Archeologico dell’Alto Adige

Svolto a sinistra su Via Cassa di Risparmio (che diventa poi Via Dante) e, cammina cammina, giungo al particolarissimo palazzo del Museion, il museo di arte moderna e contemporanea locale. A pochi passi c’è i Rettorato della Libera Università di Bolzano e,successivamente, anche l’Auditorium.

Museion

Libera Università di Bolzano – Rettorato

Torno su Via Museo, esattamente all’angolo di Via della Roggia, stesso punto dal quale ho effettuato una deviazione non molto tempo prima. Stavolta prendo la direzione opposta e mi imbatto nella vita frenetica del centro cittadino: ci sono bancarelle ovunque anche qui, nonchè una marea di persone intente sia a visitare la città che a fare solo un passeggiata approfittando della bella giornata. Non ci metto molto ad arrivare alla Neptunbrunnen in Piazza Erbe; ci metto quasi di più ad aspettare che si liberi da dei piccoli mostriciattoli che si piazzano lì davanti per poter immortalare il tutto.

Neptunbrunnen

Prossima tappa è Via dei Francescani dove trovo l’omonimo convento. Successivamente breve capatina in Marienplatz dove fotografo un monumento chiaramente deturpato dai writers.

Convento dei Francescani

Monumento deturpato in Marienplatz

Percorro ora via Vintler per poi svoltare a destra su Via dei Bottai. Da qui arrivare al Municipio della città è un gioco da ragazzi perchè ci si viene portati dritti dalla strada. Un sabato estivo, si sà, è un ottimo giorno per un matrimonio e qui a Bolzano ne trovo uno davvero originale: una coppia felice si scambia il fatidico “sì” proprio in Comune e lascia l’edificio non con un macchinone ultimo grido e neanche con un auto d’epoca, ma lo fa usando un furgone verde scuro con agganciato sopra un “Viva gli Sposi” molto artigianale (scritto a mano su di un pezzo di stoffa bianco); il tutto contornato dai soliti barattoli trascinati sul retro. L’arrivederci agli amici/parenti post-cerimonia e la partenza verso il viaggio di nozze sono oggetto di saluto ed applausi da parte tutti i turisti e cittadini incuriositi che non possono fare a meno di fermarsi a guardare, compreso il sottoscritto.

Municipio di Bolzano

L’originale auto nuziale

Questa zona della città è completamente racchiusa da palazzi bellissimi e perfettamente curati; guardarli è un vero spettacolo. Seguono alcuni esempi.

Palazzo Storico – 1

Palazzo Storico – 2

Palazzi Storici – 3

Prendo ora una delle vie più tipiche delle città dell’estremo Nord Italia che qui proprio non poteva mancare: sto parlando di Via Portici. Come dice il nome stesso, è un tratto di strada che ha bellissime aree porticate piene di negozi e bacheche di vetro da ambo i lati. Lascio questa strada solo per un paio di minuti per dirigermi in Piazza del Grano e vedere il Palazzo della Pesa, per poi tornare qui ed arrivare fino alla fine, di nuovo alla Neptunbrunnen.

Casa della Pesa

Svolto ancora su Piazza Erbe, ma stavolta sul lato sinistro fino ad arrivare a Via Johann Wolfgang von Goethe e poi sbucare in Piazza dei Domenicani, proprio davanti all’omonima chiesa.

 

Chiesa dei Domenicani

Proseguo dritto per poche decine di metri e posso vedere e fotografare anche la Chiesa dei Cappuccini.

Chiesa dei Cappuccini

Torno solo di passaggio in Piazza dei Domenicani e lì giro a destra. La camminata mi conduce nel cuore della città, la zona più conosciuta e simbolo della stessa: Piazza Walther. Ho lasciato volutamente per ultimo questo luogo proprio per poter finire in bellezza la visita. Si tratta della piazza famosa per i mercatini di Natale (che ovviamente ora non ci sono perchè siamo ai primi di luglio…); elemento distintivo è il monumento a Walther von der Vogelweide situato proprio al centro della stessa. In lontananza si staglia maestoso il Duomo cittadino, con il tetto coperto da colori sgargianti. Il colpo d’occhio qui supera ogni aspettativa di partenza.

Monumento a Walther von der Vogelweide

Duomo di Bolzano

Duomo di Bolzano – dettaglio del tetto

Colpo d’occhio di Piazza Walther

Ho ancora un po’ di tempo a disposizione (non molto per la verità), così mi dirigo verso Via Laurino dove posso vedere il Palazzo del Consiglio Provinciale di Bolzano e la Fontana, al centro del piazzale, che rappresenta Teodorico il Grande mentre combatte contro il Re Laurino.

Consiglio Provinciale di Bolzano + statua

Già che ci sono, colgo l’occasione per fare un paio di belle foto alla stazione ferroviaria locale. Se le merita tutte.

Stazione di Bolzano – 1

Stazione di Bolzano – 2

E come diceva un noto conduttore televisivo: “Amici, il tempo è scaduto”. Mi metto in cammino per raggiungere la fermata del Flixbus e lo faccio passando di nuovo nel bel mezzo dell’Hotel Migranti. Quando arrivo ho una pessima notizia: circa trenta minuti di ritardo da parte del bus e ciò significa un piccolo taglio alle già risicate ore a disposizione per la prossima tappa. Alla fine il “verdone” arriva e saliamo tutti a bordo. Il tragitto è diretto (non ci sono fermate intermedie) e trascorre benissimo in mezzo a montagne e vallate che definire meravigliose è poco. Passato il Brennero si entra in territorio austriaco e quando si vede Innsbruck dall’alto della strada è già uno spettacolo senza paragoni, figuriamoci che sarà durante la visita. La città più importante del Tirolo mi aspetta ed io sono pronto per “affrontarla”. Unico neo di questa giornata stupenda: il sole pieno di Bolzano non mi segue fino a qui: ci sono troppe nuvole a fare capolino e c’è da temere che la situazione possa capitolare più tardi. La fermata del bus è in uno spiazzo a circa 300 metri dalla stazione; primo obiettivo del pomeriggio è quello di piazzare il borsone nei lockers che fortunatamente trovo quasi subito. Senza quei dieci kg sulle spalle, la visita sarà più agevole. Imbocco Salurner Strasse fino a che arrivo su Eduard-Wallnofer-Platz: vedo subito che è “nuova”, o almeno ristrutturata di recente. Oltre a particolari fontane ospita un monumento alla memoria di tutti i caduti per l’Austria e, a seguire, l’imponente palazzo governativo della regione del Tirolo.

Monumento ai Caduti – fronte

Monumento ai Caduti – retro

Governo Regionale del Tirolo

Ormai fatta la prima deviazione decido di proseguire nella medesima direzione e prendo Wilhelm-Greil-Strasse fino a Bozner Platz dove, complice anche una buona luce, posso ammirare come si deve la Rudolfbrunnen.

Rudolfbrunnen

Arrivo poi all’incrocio con Museumstrasse; si chiama così perchè è presente il palazzo che ospita il Museo Statale Tirolese.

Museo Statale Tirolese- Panoramica

Museo Statale Tirolese – dettaglio

Passando da una stradina che passa in mezzo ad alcuni edifici anonimi sbuco direttamente in Karl-Rahner Platz, proprio dove si trova la bella Jesuitenkirche.

Jesuitenkirche

Sono ora su Universitatstrasse, proprio ad un passo da una delle zone più belle della città e soprattutto più ricche di punti di interesse. Che cosa c’è ad “allietare” la mia vista? I lavoro in corso, è ovvio. E non sono neanche circoscritti ad un metro quadro. Basta guardare che “favola” sia la Hofkirche fotografata in questo modo. Un vero schifo.

Hofkirche coperta dagli scavi

Da ora in poi, in quest’area inizia la mia personale battaglia per escludere transenne, buche, segnaletica momentanea ed altro ancora dall’obiettivo della reflex. Anche se nella foto si vede male, in basso a destra c’è una porta ad arco che potrei oltrepassare, ma decido di andare ancora avanti; lì ci tornerò più tardi. Sulla stessa strada in cui mi trovo ci sono anche il bellissimo palazzo dell’Hofburg (nato come Residenza dei governatori del Tirolo e divenuto poi Residenza estiva dell’imperatore e della sua famiglia, mentre oggi ospita mostre)  ed il Landestheater.

Hofburg di Innsbruck

Landestheater

Passo qualche minuto camminando all’interno dell’Hofgarten: tanto verde, però a parte un Padiglione Musicale ed il Monastero Ewige Anbetung non ha molto altro da offrire. Proseguo quindi la marcia finchè attraverso il fiume Inn, bello carico d’acqua, passando sopra al ponte Innsteg, uno dei tanti della città. Mi fermo ad osservare il corso d’acqua che ha un colore particolare e che, soprattutto, è abbastanza impetuoso. Appena arrivo dall’altra parte trovo due punti interessanti: il primissimo è un edificio gradevole che però ha il difetto di essere una scuola mentre il secondo è la Chiesa di St. Nikolaus.

Il fiume Inn visto dal ponte Innsteg

Scuola St. Nikolaus

Chiesa di St. Nikolaus

Per i Caduti della Seconda Guerra Mondiale – Chiesa di St. Nikolaus

Arrivo a piedi all’edificio storico del Castello di Buchsenhausen, ma sinceramente non mi colpisce più di tanto; mi aspettavo di meglio. Più avanti per questa via ci sarebbe l’Alpenzoo (un giardino zoologico incentrato soprattutto sulle specie animali “di montagna”), ma non sono interessato a questo genere di cose; dopo che si è fatto un safari in Africa (anche se di soli due giorni come il sottoscritto), qualsiasi zoo perde assolutamente di attrattiva. Anzi, vedere quei poveri animali in gabbia mette una tristezza incredibile. Decido quindi di cambiare zona riattraversando il fiume e tornando sulla sponda dalla quale ero venuto. Cerco e trovo l’edificio che ospita il Collegium Canisianum: come si può vedere è ottimamente decorato nella parte alta ed ha un…fantastico furgoncino a noleggio parcheggiato proprio dove non dovrebbe.

Collegium Canisianum

Poco distante, nella via subito dietro, fà la sua figura anche l’Accademia/Scuola Commerciale Federale. Avessimo noi degli edifici scolastici così…

Accademia/Scuola Commerciale Federale

Sono a pochi passi dall’ultimo obiettivo per questa parte periferica di Innsbruck, ma merita tutta la mia attenzione: la Christuskirche è davvero uno spettacolo! Il fatto di non avere troppe costruzioni intorno le permette di dominare interamente la scena.

Christuskirche

Una diceria (e non può essere nulla di più…giusto?) recita che in montagna il meteo può cambiare radicalmente in pochissimi minuti. Sono tutte bazzecole, vero? NO…E’ L’ASSOLUTA VERITA’. Fino a un attimo fa, il sole spaccava i sassi. Ora le “innocue” nuvolette nere che si vedono alle spalle della Chiesa nell’ultima foto pubblicata decidono di giocarmi un bruttissimo tiro, ed è così che inizia a piovere a dirotto. Mi metto il k-way e trovo riparo sotto alla tettoia di una fermata degli autobus. Per fortuna si tratta di un semplice acquazzone che in massimo dieci minuti esaurisce il suo corso e sembra recitare la parola “fine”. Rientro così verso il centro per cambiare totalmente zona: passo per Kaiserjagerstrasse fino a quando incontro la semplice Kapuzinerkirche.

Kapuzinerkirche

Mi viene spontaneo fare un ragionamento: di solito termino prima la periferia e poi passo al centro ed è esattamente ciò che stavo facendo anche oggi; quello scroscio di pioggia però mi fa temere il peggio, per cui decido per stavolta di invertire gli obiettivi. E’ così che arrivo abbastanza velocemente alla porta ad arco accanto alla Hofkirche della quale ho parlato in precedenza, con la differenza che stavolta la attraverso. Mi trovo prima su Burggraben per poi svoltare a destra e prendere la Herzog-Friedrich-Strasse. Questa strada è completamente contornata da palazzi d’epoca (alcuni di loro sinceramente potrebbero essere sistemati un po’ meglio…) e l’atmosfera rispetto al resto della città cambia completamente; c’è anche molta più gente, ma è normale quando si è nel cuore di Innsbruck. Anche la Torre dell’Orologio fa capolino qui.

Palazzi nella Herzog-Friedrich-Strasse – 1

Palazzi nella Herzog-Friedrich-Strasse – 2

Torre dell’Orologio

Negozi di souvenirs e caffetterie completano il panorama, fino a quando arrivo al “capolinea” imbattendomi nella più famosa attrazione della città tirolese: il Tettuccio d’Oro.

Tettuccio d’Oro – Panoramica

Tettuccio d’Oro – Dettaglio

Ma lo spettacolo non finisce qui: percorro Pfargasse e mi trovo nel cuore della Domplatz, dove affaccia il bellissimo Dom St. Jakob

Dom St Jakob

Abbandono questa parte e, quando esco dai vicoli, mi trovo nuovamente il fiume Inn davanti. Mi butto subito sul ponte Innbrucke, dato che devo attraversarlo per arrivare sulla sponda opposta del corso d’acqua; però, già che ci sono, colgo l’occasione per immortalare una singolare scultura.

Scultura

Dettaglio dell’Innbrucke

Una volta di là percorro interamente la Hottinger Gasse (abbastanza in salita, a dirla tutta) fino ad arrivare alla Chiesa Heilige Ingenuin und Albuin; qui sono presenti anche un cimitero ed un monumento ai caduti della prima guerra mondiale.

Heilige Ingenuin und Albuin

Ai caduti della prima guerra mondiale

Più avanti, proseguendo su Schulgasse, mi trovo davanti la Alte Hottiger Pfarrkirche, dopo di che decido di invertire la marcia.

Alte Hottiger Pfarrkirche

Torno nuovamente sulla sponda del fiume Inn e, dopo aver visto anche la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione ed il vicino Monumento dedicato al Genocidio degli Armeni, riattraverso l’Innbrucke e posso così osservare la Chiesa delle Orsoline, prima di proseguire la mia passeggiata verso destra ed avere così davanti la “Universitatskirche am Innrain zun Heiligen Johannes von Nepomuk (un nome facile e breve scelto sicuramente per comodità…).

Chiesa delle Orsoline

Universitatskirche

Quando arrivo in Adolf-Pichler-Platz è presente un monumento dedicato allo scrittore e scienziato austriaco che dà il nome alla piazza stessa.

Monumento ad Adolf Pichler

Adesso è la volta di camminare su Maria-Theresien-Strasse dove c’è la Chiesa dell’Ospedale del Santo Spirito e, più avanti, la Annasaule.

Chiesa dell’Ospedale del Santo Spirito

Annasaule

Ci risiamo: altro mega-scroscio di pioggia che mi costringe a ripararmi davanti ad un portone che ha una tettoia facente proprio al caso mio. Fino a poco fa c’era il sole e nelle foto lo si vedeva bene. Da qualche minuto sono tornati i maledetti nuvoloni e stanno facendo il loro sporco lavoro alla grandissima. Quando le nuvole decidono di concedermi una nuova tregua posso riprendere il percorso: restando sulla stessa strada mi imbatto nel bel palazzo del Tiroler Landtag e subito dopo nella Chiesa di St. Josef. Giungo poi in uno slargo che ospita la porta “Triumphpforte”.

Tiroler Landtag

Chiesa di St. Josef

Triumphpforte

Proprio lì di fronte ho la primissima piazza in cui mi sono fermato all’inizio della visita di Innsbruck; significa che il tour è arrivato quasi al capolinea, ma non ancora dell tutto: poco lontano (in Maximilianstrasse) posso immortalare anche la Herz-Jesu-Kirche.

Herz-Jesu-Kirche

Dato che sono dritto per dritto verso la stazione, mi dirigo lì. Ma non per fermarmi: ci passo soltanto davanti, dato che è di strada per l’ultima zona della città che mi resta da esplorare. Il cielo è quasi nero ed un terzo rovescio d’acqua è più che scontato, però confido in un po’ di buona sorte, soprattutto perchè non voglio lasciare nulla di intentato: sto dentro un ufficio dal lunedi al venerdi a guardar piovere dalla finestra, quindi una volta tanto non fa poi tanto male trovarmici in mezzo. Con questo spirito un po’ folle ed alternativo mi metto in marcia. Neanche a metà strada i nuvoloni mi castigano, stavolta di brutto: scende una quantità d’acqua incredibile e faccio appena in tempo a ripararmi all’interno di un sottopassaggio per evitare di tornare poi sul pullman zuppo come non mai. Nel frattempo il tunnel si anima: io sono stato il precursore, ma altri passanti hanno seguito la mia iniziativa fermandosi li sotto. Camminare adesso sarebbe davvero da suicidio. Alla fine il tempo passa ed io a dispozione non ne ho più moltissimo, così quando le precipitazioni si placano un po’ mi faccio coraggio e mi butto nella mischia mentre ancora sta gocciolando. Prima di tutto passo davanti alla storica fabbrica/museo delle campane “Grassmayr”, poi mi trovo ad ammirare la bella ed imponente Chiesa di St. Laurentius (che ha di fronte un monumento singolare) per poi terminare il mio programma con la Basilika Wilten, davvero degna di nota.

Una delle tantissime campane “Gassmayr”

Chiesa di St. Laurentius

Singolare monumento di fronte alla Chiesa di St. Laurentius

Basilika Wilten

Quando metto la marcia indietro per andare definitivamente alla stazione non ha ancora smesso di piovere. E’ una vera rottura di scatole se penso che a Roma ci sono almeno 35 gradi e c’è un sole che scotta. Però mi adatto e vado avanti. Una volta giunto a destinazione, dopo essermi liberato di qualche Madonna qua e là, noto che al piano inferiore dell’edificio c’è un supermercato aperto e pure ben fornito: ne approfitto per acquistare qualcosa da mangiare e da bere per il viaggio di ritorno a Bolzano. Fatto questo, ritiro il borsone dai lockers e vado verso la fermata; una volta a bordo, il tragitto si svolge completamente al buio (sono le 21:00 circa quando partiamo) e ne approfitto per fare un bel sonnellino, dato che fuori dal finestrino non si vede nulla. Riapro gli occhi quando siamo quasi arrivati e, con mio sommo dispiacere, sta venendo giù pioggia anche qui che è una bellezza. Calcolando che l’appartamentino per stasera, preso su AirBnb, si trova a circa 2 kilometri dal punto in cui sto per scendere…vedo se in tasca mi è rimasta qualche altra Madonna da scagliare e lo faccio senza indugi. Mi fermo al negozio di un bengalese, unico aperto nel capoluogo altoatesino a quest’ora, per comprare da bere per la stanza. Poi faccio tutta una tirata, ma ovviamente il navigatore mi fa sbagliare e mi manda fuori strada. Un po’ col mio senso dell’orientamento ed un po’ chiedendo aiuto tramite whatsapp alla persona che avrei dovuto incontrare sul posto per prendere le chiavi, alla fine arrivo e mi sistemo. Quella che sta per concludersi è stata una bella giornata, ma anche lunga ed uggiosa allo stesso tempo causa meteo. Faccio una partitina al mio gioco del calcio manager sperando in una tregua al mio risveglio.

Domenica mattina: l’ora “x” è fissata molto presto perchè il giro di oggi prevede discreti spostamenti in treno e bus. Non ho intenzione di perdere neanche un minuto di tempo. Dopo il nubifragio della sera precedente sembra esserci un pallido sole, ma sempre e comunque intervallato dalle nuvole. Preparo tutta la mia roba dopo aver svolto le operazioni di rito, esco chiudendo la porta dell’appartamentino a chiave e lasciando le stesse nel punto convenuto con colei che fa le veci della proprietaria. Durante la notte non è che la stazione si sia avvicinata…così mi aspetta una bella camminata che taglia tutto il centro città. Una volta alla biglietteria, l’addetto è in vena di scherzi già così presto ed è una cosa positiva. A parte questo mi dà una dritta colossale: il tragitto Bolzano-Villabassa (prima fermata odierna) costa circa 14 euro sola andata; acquistando la “MobilCard” al prezzo di 15 euro si possono fare viaggi infiniti sui mezzi pubblici di tutto l’Alto Adige nel giorno in cui il biglietto è stato obliterato. Ovviamente gli dò ascolto con entusiasmo ed è una salvata colossale per il mio portafogli perchè altrimenti non mi sarebbero bastati trenta euro per pagare tutte le tratte da percorrere. C’è solo da fare attenzione ad una cosa: la Mobilcard va timbrata ad una apposita macchinetta di colore blu e non alla normale obliteratrice di Trenitalia. E’ vero che entrambe appongono la data e l’ora di inizio validità, ma considerando che da queste parti sono molto rispettosi delle regole, io non mi sbaglierei. Per arrivare a destinazione dovrò prendere due treni: il primo adesso ed il secondo alla piccola stazione di scambio di Fortezza. Il tutto però è di una facilità disarmante: i binari sono pochissimi e non sbaglierebbe neanche il bradipo di “L’era Glaciale”. La tratta poi è favolosa: passa in mezzo alle montagne, costeggia fiumi e laghetti, affianca paesi caratteristici e chi più ne ha più ne metta. Sembra pure che il sole sia benevolo da queste parti (nel capoluogo altoatesino lo era molto di meno alla partenza) e che tutto possa filare liscio come da programma esaudendo le mie speranze. Diciamoci la verità: vedere il Lago di Braies con nuvoloni o addirittura pioggia è molto diverso dal vederlo illuminato dai raggi solari. Finalmente il convoglio si ferma a Villabassa ed io scendo senza farmelo dire due volte. Esco dalla piccolissima stazione e vado in direzione del centro dove è previsto il passaggio di un bus locale che porta direttamente sulle sponde del lago. Saranno si e no 200 metri a piedi e già non sto nella pelle…quando qualcosa me la fa accapponare: vedo in lontananza che c’è una porta gonfiabile che segna un “arrivo” di qualche gara sportiva, vedo transenne e due auto della polizia che monitorano il passaggio, vedo un mare di gente presente composta da genitori e bambini in quantità per me eccessiva per poterli sopportare tutti quanti insieme. Ci vuole poco a capirlo: proprio stamattina e proprio qui, davanti alla “mia” fermata del pullman, è stato organizzato un evento ciclistico per minori. Alla pensilina ci arrivo lo stesso, ma c’è un bel cartello stampato che recita così: in data  9 luglio 2017 questa fermata è soppressa. In sostituzione recarsi nella zona “tal dei tali” (adesso con esattezza non mi ricordo il nome preciso). Panico! le provo davvero tutte, ma senza risultato: inserisco il nome della località indicata sul maps ma non ce n’è traccia; cerco di chiedere ai poliziotti ma mentre mi avvicino passa un gruppo di venti ragazzini in bicicletta che mi costringono a fermarmi, così gli uomini in divisa hanno il tempo di infilarsi dentro ad un bar e sparire dalla circolazione; mi viene in mente che in stazione c’è il centro informazioni turistiche: mi reco lì ma lo trovo chiuso (Viva l’Italia e viva la voglia di lavorare…). Alla fine chiedo ad un passante che mi indica dove andare: seguo il percorso per più di un kilometro e quando arrivo alla nuova pensilina c’è lo stesso cartello della precedente, cioè anche questa per oggi è soppressa. Mi fermo a respirare prima di arrivare a prendere a calci in bocca qualcuno, tanto ormai chi fa de sè non fa per tre, ma per tremila…data l’idiozia generale galoppante che c’è oggi. Cominciano a partire le prima Madonne (le riesco persino a vedere scendere col paracadute) contro gli organizzatori di quella maledetta budinata per ragazzini; poi è il turno del signore che mi ha spedito fin quassù dando per certe le sue indicazioni sbagliando alla grande. A quel punto faccio mente locale e torno indietro andando dalla parte opposta e trovando la fermata attiva. Nel frattempo però quasi un’ora se n’è andata al vento e, guarda caso, le nuvole in cielo sono aumentate a dismisura. Finalmente il bus arriva e salgo a bordo; otto kilometri mi separano dalla destinazione e trascorrono in fretta. Le fermate intermedie sono nei punti più disparati, letteralmente in mezzo al niente…eppure in ognuna di esse sale e scende qualcuno. Sicuramente hanno dei sentieri che li portano a casa o in hotel, altrimenti non si spiega cosa trovino in tali situazioni di apparente isolamento. Il Lago di Braies è il capolinea: quando il pullman si ferma scendiamo tutti quanti. Da qui sono 100-150 metri a piedi e pare che il sole abbia deciso di reggere, quindi “che lo spettacolo abbia inizio”! Già il primo colpo d’occhio non è descrivibile a parole, non è paragonabile in nessun modo e lascia semplicemente a bocca aperta e senza fiato: quello specchio d’acqua limpida, le spiagge che si vedono sulle sue rive, il bosco che dà un tocco del suo verde alla superficie e quelle mastodontiche vette a fare da contorno quasi in ogni direzione sono davvero troppo tutto insieme. Il Lago di Braies lo riassumo così, ma so che la cosa è ancora nettamente insufficiente. Resto minuti interi fermo a fissarlo: si tratta di uno spettacolo della natura e spero che possa venire internato a vita chi, anche solo per scherzo, osasse dire il contrario. Quando mi sblocco da quella catatonia data dalla meraviglia, rimetto in moto le gambe perchè è possibile effettuare tutto il giro del perimetro passando su un sentiero sterrato che si dimostrerà essere un sali-scendi niente male come forza richiesta, anche se fattibile da chiunque. Ma una sola cosa è certa: ne vale assolutamente la pena e non mi pento della scelta fatta. Inutile che stia a descrivere passo per passo ciò che faccio durante il tour. Mi limito solo a postare le immagini più belle che questo paradiso terrestre mi regala.

Il primo impatto dall’ingresso

Lago di Braies – 1

Imbarcazioni sul Lago di Braies

Lago di Braies – 2

Lago di Braies – 3

Lago di Braies – 4

Questa è folle…

L’unico che oggi si è fatto il bagno qui

Lago di Braies – 5

Navigando sul Lago di Braies

Lago di Braies – 6

Cappella “Lago di Braies”

Alla fine del percorso non voglio andare via, così mi siedo su di un masso e mi metto fermo a contemplare ciò che ho davanti. Lo faccio sgranocchiando qualche biscotto che ho nello zainetto…questo è vero…però non perdo la concentrazione sul lago. Il sole che cala per troppo tempo mi dà la forza di alzarmi e di fare marcia indietro, così saluto questo ennesimo sogno che ho realizzato e salgo sul bus in attesa di partire. Quando arrivo a Villabassa guardo subito l’orario del treno per la prossima ed ultima tappa. Vedo che mancano ancora una trentina di minuti, così vado a fare un giretto per il paesino cercando di evitare il più possibile quella stupida manifestazione che tanti problemi mi aveva creato. Alla fine dei giochi, a parte una bella chiesa che ha annesso il cimitero locale, non c’è molto altro da vedere qui. Torno in stazione e salgo sul nuovo convoglio con destinazione Brunico. Il viaggio dura molto poco: neanche mi rendo conto di essere partito che già devo scendere. Mappa alla mano, anche se molto in scioltezza, mi incammino verso il centro storico del piccolo comune che mi ospita; attualmente a pochi kilometri da qui c’è l’Inter in ritiro. Non nascondo che la voglia di fare un salto al campo di allenamento ci sarebbe, ma l’idea dura giusto 3-4 secondi, poi svanisce. Ho un obiettivo extra da trovare: un market aperto oggi che è domenica. Quindi l’inizio del mio giro qui è incentrato sia a trovare punti di interesse da vedere che un benedetto minimarket. Il mio timore viene confermato al 99,99% quando, lungo Via Dante Alighieri, trovo un negozio che fa al caso mio, ma è totalmente sprangato: dentro non c’è nessuno ed è tutto buio, mentre la porta scorrevole di ingresso non funziona. Significa una cosa sola: che mi attacco al tram stavolta. In realtà io non perdo mai completamente la speranza (resta quello 0,01%), però cerco anche di farmene una ragione. In compenso, proprio lì dove mi trovo, c’è un’aiuola spartitraffico a dir poco meravigliosa.

Che meraviglia!

Mi muovo in direzione di Piazza Cappuccini e, quando sono li, trovo diverse attrazioni: in primis la semplicissima Chiesa dei Cappuccini, poi il Monumento agli Alpini che commemora la vittoria di questo battaglione nella Guerra d’Etiopia del 1935-1936. Tale scultura è stata particolarmente presa di mira da attentati da parte di secessionisti che volevano a tutti i costi la riunificazione dell’Alto Adige al Tirolo e quindi all’Austria. Ciò che vediamo oggi è quello che rimane dopo anni di bombe ai danni di questa malcapitata opera. Sempre su questa piazza si trova anche la Chiesa dello Spirito Santo.

Chiesa dei Cappuccini

Monumento agli Alpini

Chiesa dello Spirito Santo

Per far quadrare il cerchio manca solo da menzionare il Museo Civico ed uno dei diversi ponti che, in questa cittadina di circa 16.000 abitanti, attraversano da parte a parte un canale che confluisce poi nel Torrente Aurina.

Vista sul canale

Proseguo la passeggiata sulla via denominata “Bastioni” per un discreto tratto di strada; da ambo i lati ci sono negozi ed attività di ogni tipo, ma niente di particolare dal punto di vista storico/artistico. Diciamo che questa è la parte “mondana” di Brunico. Non aver ancora perso la speranza di trovare un market aperto porta bene perchè il miracolo si avvera: proprio qui ne trovo uno al piano interrato, indicato da un cartello che ne mette in risalto gli orari per me ottimi. Entro, acquisto e finalmente mi disseto. Trovo poco dopo la Piazza del Municipio con il moderno palazzo del primo cittadino a farne da padrone ed una scultura raffigurante il poeta e scrittore Norbert Conrad Kaser. Arrivo poi all’incrocio con Via Riscone e giro a sinistra, in direzione del centro. Qui mi fermo ad ammirare un’altra aiuola degna di nota, però mai come la precedente che era davvero stupenda.

Monumento a Norbert Conrad Kaser

Altra aiuola spettacolare

Entro così nel Parco Tschurtschenthaler e mi trovo di fronte alla bella Chiesa dell Orsoline ed ad una porta (anch’essa denominata “delle Orsoline” e sovrastata da una torre) dalla quale si accede al centro storico di Brunico.

Chiesa delle Orsoline

Porta delle Orsoline

Percorro Via Centrale con la dovuta calma, con lo sguardo impegnato sia a vedere le vetrine di prodotti tipici dei tanti negozi chiusi che all’insù, in direzione degli edifici che qui si affacciano. Arrivo all’altezza di Porta Rienza e decido di uscire giusto il tempo necessario per scattare una foto ricordo.

Porta Rienza – esterno

Porta Rienza – Interno

Rientro su Via Centrale e proseguo la camminata fino ad arrivare ad un punto in cui, svoltando a destra, si intravede una “leggera” salita. Tra poco mi cimenterò anche in quel percorso, ma non subito. Prima giungo alla Colonna Mariana, che ha dietro la bella Residenza Sternbach. Per non lasciare proprio nulla al caso, non posso non notare che tutte le case sono ornate da meravigliosi vasi di fiori colorati.

Colonna Mariana

Più avanti c’è uno dei pezzi forti di Brunico: l’imponente Chiesa di Santa Maria Assunta, davvero particolare sia dentro che fuori. Dietro di essa si apre il cimitero locale al quale si accede tramite una porta che ha nella parte alta la scritta “Resurrecturis”, decisamente originale.

Chiesa di Santa Maria Assunta

Ingresso del Cimitero di Brunico

E’ ora di tornare indietro fino al bivio del quale ho parlato poco fa ed iniziare a salire. Non ho più scelta su come traccheggiare ormai. La passeggiata, seppur un tantino faticosa, è da apprezzare assolutamente. Il primo punto di interesse che trovo, oltre ad avere una bella vista sulla Chiesa di Santa Maria Assunta, è la Rainkirche.

Rainkirche

Altri passi devo muovere per arrivare al fantastico Castello di Brunico, che è sede del Messner Mountain Museum Ripa. Il colpo d’occhio spettacolare e degno di una foto ce l’ho però andando a debita distanza. Nel punto panoramico ci arrivo dopo aver superato un ponte sospeso che passa sopra alla strada statale.

Ponte Sospeso

Castello di Brunico

Ma sicuramente non sono arrivato fin qua solo per scattare una foto. Mi trovo in questa zona perchè sono a pochi passi da un punto di interesse davvero particolare: il Cimitero di Guerra, totalmente immerso in un bosco.

Ingresso del Cimitero di Guerra

Devo dire che la sensazione che si prova stando qui non è facilmente descrivibile. Di cimiteri ne ho visti prima d’ora, ma mai come questo. Tantissime tombe sovrastate da lapidi fatte di solo legno, una accanto all’altra con un preciso ordine rispettato. Un luogo della memoria per le povere vittime della follia umana, ma anche un posto pieno d’atmosfera. Non mi resta altro da fare che postare alcune immagini che sicuramente rendono meglio l’idea di mille parole.

Cimitero di guerra – esempio di lapide

Cimitero di Guerra – 1

Cimitero di Guerra – 2

Credo proprio che per Brunico sia giunto il momento di dire stop, anche con un leggero anticipo rispetto alla tabella di marcia prevista. Tornando indietro prendo una strada diversa rispetto a quella dell’andata ed ho modo di fotografare un dettaglio del bel campanile della Rainkirche.

Dettaglio del campanile della Rainkirche

Pian piano faccio ritorno verso la stazione, ovviamente guardandomi di nuovo intorno prima di salutare questa cittadina definitivamente. Il treno ce l’ho quasi subito (attesa di non più di 15 minuti) ed ovviamente non me lo lascio scappare. E’ però presto per tornare a Bolzano e sinceramente non mi va molto di buttare via del tempo prezioso, così l’unica cosa che mi resta da fare è fermarmi al paesino di Fortezza non prendendo il primo convoglio utile in direzione del capoluogo altoatesino, ma attendendo lì il successivo. Per le poche decine di minuti che ho a disposizione non riuscirei mai a raggiungere il forte che dà il nome a questa località per poi tornare indietro in orario. Per cui me la prendo comoda lì nei dintorni. La cosa che subito risalta è che il paesino è adagiato sul fiume Isarco che scorre con una certa forza, generando anche delle rapide.

L’Isarco a Fortezza

Arrivo in Piazza del Municipio; comincio a credere che questo sia un posto fantasma perchè di domenica 9 luglio alle 18:30 circa sono l’unico essere umano presente. Certo…non è che ci siano molte cose da fare. Infatti proprio dove mi trovo ora c’è una coppia di ragazzi che si sta baciando di santa ragione senza intenzione di smettere a breve. Sono contento per loro, ma per quanto posso vedere senza impicciarmi troppo sono belli grandicelli, per cui magari certe cose da adolescenti potrebbero essere tranquillamente sostituite con cose da adulti, ma questo è soltanto il mio parere spassionato. Cercando di non essere indiscreto riesco a fotografare sia la Chiesa del paese che il Municipio. Questa è sicuramente la piazza principale di Fortezza, forse anche l’unica.

Chiesa di Fortezza

Municipio di Fortezza

Vado ancora oltre e mi affaccio sul punto in cui inizia il “Lago Fortezza”, ovviamente formato da uno slargo dell’Isarco. La visione non è proprio idilliaca perchè sopra ci passa il cavalcavia stradale. E’ un enorme peccato non poter arrivare fino al forte.

Lago Fortezza

Non c’è altro da vedere e decido di tornare con la dovuta calma verso il binario. Durante la breve passeggiata trovo due cose: la prima è una casa che sembra appena uscita da un lavoro di manutenzione; l’hanno colorata di un turchese pazzesco che stona clamorosamente con tutto il resto del circondario. La seconda è un mio barlume di speranza di trovare qualcosa di carino quando leggo “Piazza Guglielmo Marconi” (nome generalmente associato ad aree di una certa importanza), ma quando arrivo lì noto che è solo una strada che si allarga circondata da normalissime abitazioni.

Tutte le case sono sul grigio. Questa decisamente no.

Il treno passa puntuale e mi ritrovo a Bolzano verso le 20:00. Ho il tempo per fare un’ultima passeggiata in centro (ormai le strade le conosco e non rischio di perdermi), per poi finire dentro la botteguccia del solito bengalese per comprare qualcosa da mangiare e da bere per il viaggio verso casa che mi aspetta per l’intera notte. Alle 6:30 del mattino seguente arrivo a Termini, corro a casa a fare una doccia ed a disfare il bagaglio per poi farmi trovare puntuale sulla sedia nell’ufficio dove lavoro per le 9:00 spaccate. Anche stavolta è andata bene 🙂

Conclusioni: in questo tour ho realizzato due sogni: il Lago di Braies e la visita di Innsbruck. Del lago ho già parlato ampiamente durante il racconto e non mi dilungo oltre se non per ribadire che è una meraviglia che non può essere mancata. Innsbruck è una città tipicamente austriaca, che ha nell’austerità la sua caratteristica principale. Di cose belle da vedere ne ha molte e finalmente ho sfatato questo che per me era un tabù per motivi strettamente personali. Per il resto, Brunico è una ridente cittadina di montagna ed ha buone cose da offrire: un pomeriggio abbondante ci si passa volentieri, soprattutto in belle giornate come quella che è capitata a me. Un pochino deluso sono rimasto da Bolzano: per carità…è carina e mi è anche piaciuta, però me la credevo un tantino migliore. Sicuramente l’aspettativa iper-positiva ha giocato a suo sfavore nella mia mente, ma dato che non mi piace scrivere bugie…questo è ciò che penso realmente. Non ho trovato quegli spunti particolari tali da farmene innamorare ed è un vero peccato per chi l’aveva immaginata in un certo modo e si è trovato poi qualcosa di leggermente diverso. Alla fine del discorso resta comunque una città da visitare, ma va fatto senza pensare troppo in grande. Ecco tutto.

 

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