Cracovia è una delle più importanti città polacche, probabilmente più conosciuta a livello turistico addirittura della capitale Varsavia. Prima d’ora in Polonia non avevo mai messo piede e la curiosità è quindi tanta. Internet poi è una vera e propria fucina di informazioni, foto e brochures su questa destinazione e costruire un rapido programma di visita non è niente di particolarmente difficile. Decido quindi di dedicargli un sabato mattina / domenica sera avendo trovato un volo a bassissimo costo della Ryanair ed un albergo ad un prezzo ridicolo. Questo però è uno dei casi che mi hanno aiutato molto ad affinare le mie ricerche successive: sono un promotore della teoria che l’esperienza si aquisisce viaggio dopo viaggio e che io per primo non sono perfetto; ancora oggi ho tanto da imparare ed il probabile errore è dietro l’angolo se abbasso un po’ la guardia. Con questo ultimo paragrafo ho introdotto la seguente autocritica: il rapporto qualità prezzo della sistemazione trovata non si è rivelato poi dei migliori questa volta. Infatti l’alberghetto è raggiungibile dalla stazione centrale con un autobus poichè a piedi occorrerebbe molto tempo; questo ha causato alcuni “vuoti” che avrei potuto sicuramente evitare scegliendo un alloggio un tantino più centrale. In secondo luogo, la qualità della stanza non era proprio degna neanche della piccola cifra spesa. Ma una nota positiva però c’è: la colazione continentale è stata essenziale ma davvero buona; solo quella valeva quasi il costo del soggiorno. Ma certe cose insegnano, ed oggi uno dei dettagli che curo per primo è proprio la posizione delle strutture ricettive rispetto ai mezzi pubblici principali o alle strade oggetto degli itinerari pianificati. E’ un week-end di metà ottobre quello che mi vede partire da Roma alla volta di Cracovia ed il periodo non poteva essere più azzeccato: ho trovato sole per entrambi i giorni ed una temperatura direi anche molto accettabile, calcolando che di lì a poco sarebbe arrivato il periodo delle prime nevicate. Invece niente di tutto questo, al punto da andare in giro con una giacchetta neanche troppo pesante mentre alcuni giovani polacchi camminavano tranquillamente in pantaloncini corti (beati loro che erano abituati a quelle temperature al punto da tovarle addirittura calde).
L’arrivo in aeroporto è di quelli morbidi, nel senso che è di facile gestione. Appena uscito dall’area del ritiro bagagli (che, come al solito, ho solo attraversato perchè con me ho il solo borsone a spalla) ho cambiato qualche euro in Zloty polacchi. Ovviamente pochissimi perchè anche qui il cambio è da furto. Uscendo trovo ben indicato un percorso a piedi che conduce rapidamente ad un treno diretto in città che all’epoca non arrivava a costare neanche il controvalore di quattro euro: davvero niente di più comodo poichè in pochi minuti, senza taxi, navette o bus sgangherati, si arriva in centro. Cerco di orientarmi nella movimentatissima stazione di Cracovia poichè annesso c’è anche un centro commerciale enorme che scoprirò restare aperto ogni sera fino alle 23:00 : sicuramente una salvezza per la mia cena ed oltre. Trovo finalmente l’uscita a me più congeniale ed aspetto il bus per arrivare alla stanza dopo aver acquistato i titoli di viaggio alle macchinette elettroniche perfettamente funzionanti (non come da noi che, su tre, due sono guaste). Devo dire che i pullman cittadini sono puntualissimi (spaccano davvero il minuto) ed anche abbastanza frequenti, per fortuna. E’ comunque una noia mortale dover aspettare così ogni volta e soprattutto sapere che, se avessi dovuto correre in hotel per qualsiasi urgenza, sarei comunque stato schiavo di quel mezzo di trasporto che non brilla di eccessiva rapidità. Trovo facilmente l’indirizzo ed ottengo la chiave con la solita fortuna di chi si presenta alla reception con 2-3 ore di anticipo rispetto al previsto check-in e viene accontentato pure con un sorriso. Ripongo tutto alla sveltissima perchè ho già perduto troppo tempo prezioso, così mi ributto di nuovo per strada aspettando un secondo bus per tornare da dove ero appena venuto: infatti il collegamento per la mia prima destinazione sarebbe partito proprio da lì (quando ci si mette anche il la poca buona sorte…non ci si può fare molto). Pochi minuti ancora e trovo la pensilina del pullman diretto a Wieliczka, località in cui è ubicata la famosa miniera di sale. Il tragitto non dura molto e, senza indicazione alcuna, riesco a scendere alla fermata più vicina all’ingresso di quel punto di interesse. Corro subito alla biglietteria perchè, in certi paesi, attrazioni di questo genere possono chiudere nel primissimo pomeriggio, soprattutto nei periodi di bassa sagione. Una voltà lì ho scoperto che l’unica visita con guida in italiano c’era già stata quel giorno e che mi sarei dovuto accontentare della lingua inglese. Anche se con enorme disappunto, decido di acquistare il bollino che mi permette di scattare fotografie; questo genere di miniera è per me una novità assoluta e magari avrei potuto pentirmi di aver voluto risparmiare pochi spicci. Mancano ancora almeno 30 minuti alla partenza del percorso, per cui esco dalla sala di accoglienza per andare a fare due passi nel paesino di Wieliczka. Si tratta di un momento totalmente improvvisato e non previsto, un modo per ammazzare il tempo e poco più perchè ciò che ho intorno è carino, ma niente di speciale. Una cosa però inizio a notarla da lì in poi, ed è l’attaccamento che questa zona (ma suppongo l’intera nazione) ha per il defunto Papa Giovanni Paolo II: qui tutto (o quasi) lo ricorda; ci sono statue, una via a lui intitolata ed altro ancora. Questa sarà una costante dell’intera visita a Cracovia e dintorni. Scatto alcune fotografie durante la mia breve passeggiata per aiutarmi a ricordare in futuro anche di questo posto.
Quando giunge il momento di andare all’appuntamento con la miniera di sale mi faccio trovare pronto e mi unisco al gruppo, per fortuna non troppo numeroso. Lì iniziamo a scendere ed il percorso ci porterà ad una profondità massima di 135 metri rispetto al suolo.
C’è da dire che abbiamo a che fare con una vera e propria città sotterranea smisurata e che il percorso dedicato ai visitatori è clamorosamente limitato: infatti l’intera miniera si sviluppa in circa 2.400 camere dislocate lungo 245 km di gallerie disposte su 9 livelli; ai turisti vengono fatte visitare circa 23 camere su 3 livelli per un percorso che non arriva a 3 km, in pratica l’ 1% del totale. Ci sono da fare circa 800 scalini (di cui circa 380 subito all’inizio) e la temperatura è sempre stabile tra i 14 ed i 16 gradi centigradi, quindi occorre vestirsi comodi e con abbigliamento caldo. Dopo i cenni “tecnici” passo alle impressioni che ho avuto: la visita alla miniera di sale di Wieliczka è davvero da non perdere. Si viene letteralmente catapultati in un ambiente che definire particolare è riduttivo; il tutto è sapientemente illuminato, ma niente di trascendentale: il fascino di trovarsi nel sottosuolo resta nonostante alcune comodità di troppo. Camminando tra le pareti “salate” ci si imbatte in statue scolpite nello stesso materiale che qui è il padrone incontrastato: ritraggono personaggi e scenari storici, religiosi ma anche di vita mineraria.
Si attraversano sale bellissime: tra esse ricordo al primo livello la Sala Copernico e la Sala di Janowice. Al secondo livello ci sono in assoluto le zone più fuori dal comune: la Cappella di Santa Croce, ma soprattutto la Cappella della Beata Cunegonda; è situata ad una profondità di 101 metri e misura 74 X 17 metri. Secondo me non si può neanche provare a descrivere una situazione simile perchè mai riusciremmo ad avvicinarci alla magnificenza di ciò che si ha davanti agli occhi. Qui quasi tutto è fatto di sale: il pavimento, i bellissimi lampadari ed una statua di Giovanni Paolo II, l’unica al mondo in questo materiale. Sicuramente questo singolo ambiente merita da solo il tempo speso qui.
Quando giunge il momento di seguire la guida verso il terzo ed ultimo livello abbandonando la sala si è pervasi da un senso di dispiacere perchè niente in quella giornata potrà mai raggiungere tali intense emozioni. Al terzo livello, degna di nota è la Cappella di San Giovanni. Inoltre, perchè incredibilmente c’è dell’altro, durante il percorso si possono ammirare splendidi laghi sotterranei e macchinari usati dai minatori che rendono l’esperienza davvero completa. All’interno delle miniere vengono organizzati concerti che credo abbiano qui sotto un’acustica meravigliosa; peccato non aver potuto assistere. Adesso, dopo aver giustamente tessuto le lodi di questo posto fantastico e fuori dal tempo, è il momento di passare inesorabilmente alle dolenti note: turismo significa anche stupidità ed eccesso. E’ come se ci fosse qualche forza sovrannaturale che obbliga l’uomo a dover bilanciare tutto; se una cosa è “naturalmente fantastica” , ci deve mettere lo zampino per renderla ridicola allo stesso tempo, in modo tale da pareggiare i conti. Sto parlando di bars, ristoranti, negozi di souvenirs, un posto in cui dormire/riposare a 135 metri di profondità praticando il cosiddetto “sonno sano” e (udite udite) un ufficio postale per poter spedire direttamente le cartoline dal sottosuolo. E sicuramente mi dimentico qualcosa; sono passati alcuni anni dalla mia visita e spero che certi pensieri pian piano si autocancellino dalla mia memoria lasciando il posto solo a ricordi realmente degni. Ma qualcosa c’è da aspettarselo già in partenza: tanto per cominciare (e questo è anche un bene) questo punto di interesse è patrimonio UNESCO, per cui visto da tutto il mondo con occhi diversi rispetto a ciò che non merita tale riconoscimento. Il sito internet di riferimento è molto bello, funzionale e soprattutto tradotto in 7 lingue tra cui l’italiano. Tutto fa capire che si tratta quindi di una “macchina da soldi” ben oliata e che, col passare del tempo, aumenterà sempre più la sua funzione commerciale nei confronti di quella storica. Non si può certo nascondere che ci sono tante persone cui piacciono tali “diversivi” , ma resto del parere che una miniera non possa essere trasformata in una galleria per lo shopping perchè perde tutta la sua essenza.
Al termine della visita veniamo accompagnati ad un ascensore (stavolta niente scale) che ci riporta in superficie. Il tempo a mia disposizione in quella giornata non è molto, per cui corro alla fermata ad aspettare il “304” per tornare a Cracovia. Per fortuna passa da lì a cinque minuti ed arrivo al punto di partenza di fronte alla stazione centrale. Da lì, carte alla mano preparate a casa come sempre, inizia il mio primo giro di esplorazione della città. C’è ancora a disposizione qualche ora di luce, una in particolare che, se fossi venuto dopo l’ultima domenica di ottobre, mi sarebbe stata rubata dal cambio tra ora legale ed ora solare. Ma fortunatamente non è così, perciò me la godo il più possibile. Avrei potuto non iniziare il giro dal cuore pulsante di questa città polacca? Impossibile! Sto parlando della Rynek Glowny, cioè la piazza principale. Si tratta di uno spazio enorme, oggi totalmente pedonale, costruito nel 1257. Il colpo d’occhio è davvero impressionante a cominciare dalla Basilica Kosciol Mariacki che, con i suoi 80 metri di altezza, domina l’ambiente che la circonda. E’ semplicemente superba sia esternamente che internamente.
Al centro della piazza troviamo il Sukiennice (ex Palazzo dei Tessuti) adibito al piano terra a mercato coperto nel quale si trovano soprattutto oggetti di artigianato ed al piano superiore con caffetterie ed una esposizione d’arte che, ovviamente per i miei gusti, non ho visto.
Sotto la piazza si trova un interessantissimo museo multimediale che si estende per 3.300 metri quadrati dove si può ammirare la ricostruzione della vita di quel luogo nel passato sia tramite reperti che con strumentazione moderna e futuristica: davvero una bella idea. Sempre nella Rynek Glowny troviamo la piccola Chiesa di San Wojciech e la torre del vecchio municipio: alta circa 70 metri è ancora oggi in piedi (e visitabile) mentre il restante corpo che ne completava l’edificio è andato distrutto.
E’ davvero unico cercare il punto migliore della piazza del mercato dove poter ammirare (e fotografare) tutto ciò che ospita in un unico sguardo e vi invito a farlo. Uscendo dalla piazza principale di Cracovia c’è ancora molto da visitare. Inizio parlando del Kazimierz, il quartiere ebraico. La zona, come anche in altre città, risente molto dell’influenza di coloro che vi hanno abitato. Mi esprimo al passato perchè le deportazioni naziste hanno letteralmente decimato coloro che vivevano in queste poche vie. In un ambiente abbastanza ristretto ci sono diverse sinagoghe: quelle che ricordo di aver visto sono “Remu”, “Poppera”, “Stara”, “Wysoka” ed “Izaaka ma non escludo che ce ne siano altre. Il cimitero è davvero particolare con circa 9.000 tombe sulle quali il muschio ha trovato una casa sicura. Cambiando zona, anche l’antica università merita una visita per poter ammirare il museo del collegio ma, soprattutto, gli interni ed il cortile. Capitolo a parte merita la collina del Wavel; come recita il nome stesso è una parte “rialzata” della città di Cracovia sita a 228 metri sul livello del mare. Dopo la sana camminata che occorre per arrivare in cima, la fatica viene subito ripagata; davanti agli occhi troviamo infatti due gioielli: il Castello Reale e la Cattedrale dei santi Stanislao e Venceslao.
Sono luoghi che hanno fatto la storia di questo posto ed hanno lasciato un segno indelebile nel corso dei secoli. Soprattutto la Cattedrale che veniva utilizzata prima per le cerimonie (incoronazioni e matrimoni per citarne due tra le più importanti), ma anche per i funerali. Infatti le tombe della famiglia reale si trovano proprio qui (insieme a quelle di uomini illustri). Ma c’è dell’altro: è infatti possibile salire sulla torre campanaria dalla quale si ha una visione invidiabile del panorama circostante; da non dimenticare poi che qui si trova la Zygmunt (la più grande campana di tutta la Polonia) che vanta il peso di circa 11 tonnellate. In conclusione non si può dimenticare la Cappella di Sigismondo con la sua particolare cupola dorata. Il castello invece è stato la residenza di sovrani e principi polacchi per secoli. Oggi è possibile visitarlo ed il tour attraversa un buon numero delle circa 70 stanze che lo compongono. La “Sala Senatorska” e la fornitissima armeria sono due parti da non perdere per nessun motivo. Gli antichi arazzi presenti sfoggiano scenari religiosi e di lotta tra animali, il tutto contornato dagli stemmi nobiliari di coloro che ne erano gli abitanti quando tale edificio era un punto cardine della vita di tutti i giorni in città. Infine, prima di perdere volentieri un po’ del mio tempo a passeggiare sulla collina del Wavel ammirando la città ed il fiume Vistola dall’alto, dò spazio anche alla “Caverna del Drago”, percorso sotterraneo di 276 metri di lunghezza accessibile con una visita guidata che, narra la leggenda, fosse la tana di un Drago, ancora oggi simbolo di Cracovia. Infatti è proprio la statua di questo animale immaginario che fa la guardia all’ingresso della caverna stessa.
Scendendo dalla bella Collina del Wavel occorre completare la visita al resto della città. Primo punto che mi torna in mente è il Barbican: ubicato proprio all’inizio della “old town”, si tratta di una vera e propria fortificazione molto suggestiva ed originale facente parte, un tempo, del sistema di barriere difensive di Cracovia. Oggi si trova isolata in mezzo ad un verde giardino ed ha perso la sua funzione iniziale.
Fa comunque la guardia alla Porta Florianska, torre gotica che si apre all’omonima via (per l’appunto “Florianska”) davvero caratteristica quanto amata e frequentata dai cittadini.
Io ci sono stato nel tardo pomeriggio di un sabato e devo ammettere che, a differenza di altre realtà europee, la massa di persone presenti in loco poteva fare davvero concorrenza all’enorme centro commerciale sito nella stazione centrale poco distante. Ma questo per me è ovvio (peccato che non lo sia per tutti) perchè un insipido labirinto multipiano composto da negozi tutti uguali ovunque ci troviamo nel mondo non può scalzare il fascino di un centro storico, soprattutto se tenuto davvero bene come questo. Proseguendo la carrellata di punti di interesse, degno di nota è anche il Teatro Juliusz Slowacki; ovviamente non per andare a vedere uno spettacolo (anche se sicuramente bellissimo…sarebbe tutto in polacco e quindi incomprensibile), ma per ammirarne la bellezza e l’imponenza dell’edificio. Fino al 2008 era l’unico vero teatro della città ed ospitava di tutto, dal drammatico all’opera. Ma proprio in quell’anno è stato inaugurato il nuovo Teatro dell’Opera che venne dedicato a questa arte per via di un’acustica decisamente migliore poichè studiato e costruito appositamente. Per completare la descrizione cito anche luoghi di culto sicuramente importanti e da vedere come la Chiesa di Sant’Anna (meritano molto più gli interni che la facciata), la Chiesa di San Floriano, la Chiesa di San Francesco, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e la Skalka.
Infine, in via Kanonicza n. 21 visse il defunto Papa Giovanni Paolo II; oggi è lì presente un museo a lui dedicato. Come si può capire, le cose da vedere e fare a Cracovia sono davvero tante ed un week-end è speso come meglio non si potrebbe. Per concludere il racconto, alcune note di colore: come già scritto, ho passato la serata del sabato dentro al centro commerciale della stazione dove ho cenato ed ho potuto trascorrere un paio d’ore in tranquillità anzichè rintanarmi nella camera dell’hotel davanti al computer; a quell’ora è una soluzione ponderabile…ma di pomeriggio preferite mille volte il centro. Cambiando totalmente argomento, ogni città / nazione ha i suoi piatti tipici; qui non ho assaggiato i famosi “Pierogi” (sostanzialmente ravioli) ma ho invece mangiato con sommo gusto la Zapiekanka, che in Polonia è l’equivalente di un trancio di margherita per noi italiani in quanto ad uso comune. Si acquista da mini bottegucce che ho trovato nel centro storico, diciamo una sorta di micro fast-food locale. In parole del tutto povere è la metà di una baguette aperta con sopra olio d’oliva o burro (quindi non proprio adatta ad una dieta…) su cui si aggiungono condimenti come pomodori, funghi, prosciutto cotto con sopra del formaggio sciolto dal forno che scalda il tutto a dovere; una bella dose finale di ketchup non può mancare in quello che, leggendo, può sembrare un’accozzaglia di ingredienti a caso. Ma vi assicuro che, mettendola sotto ai denti, non ci si pensa poi molto perchè è davvero buona ed i sensi sono impegnati a gustare. Provare per credere, anche perchè può essere personalizzata secondo la propria volontà e la disponibilità di condimenti. Altra nota di colore tra le cose che mi sono capitate nei due giorni è “l’agguato sul bus”; lo definisco così perchè reputo siano veramente le parole migliori. Sono sul pullman per l’ultimo tragitto dall’albergo alla stazione centrale, quindi sto per andare in direzione dell’aeroporto col mio fedele borsone da 15 kg sulla spalla destra; l’autista guida tranquillo ed alle varie fermate c’è gente che sale e gente che scende come sempre. Ma poco prima della fine del mio tragitto, appena chiuse le porte per l’ennesima volta, un uomo alto 1 metro e 90 centimetri, vestito con un giacchetto di pelle nera e quasi del tutto senza capelli ha urlato qualcosa in polacco (ripeto: letteralmente è stato un urlo in mezzo ai passeggeri, tipo attentatore o qualcosa del genere) e nello stesso tempo ha tirato fuori una macchinetta elettronica: era il controllore… e quello è il metodo che usano in Polonia per verificare che tutti abbiano i titoli di viaggio; una persona completamente in borghese che, solo dopo la chiusura delle porte, rivela la sua identità sbraitando tipo Tarzan. Io avevo tutto in regola e, a parte lo spavento perchè ero l’unico a non aver capito un tubo della situazione, l’ho scampata. Però che cavolo…
Il percorso di rientro verso la stazione di Balice e la passeggiata all’aeroporto sono stati facilissimi come all’andata; davvero niente di più lineare. Stessa cosa il volo di rientro che mi ha riportato a casa. In conclusione posso dire che vorrei un giorno tornare a Cracovia perchè sicuramente ci sono altri luoghi nei dintorni da visitare che, a causa del risicato tempo a mia disposizione, non sono potuti entrare nel mio programma. In secondo luogo perchè, avendo almeno un giorno in più, potrebbe essere la base ferroviaria di partenza verso altre città importanti che non hanno l’aeroporto; ma non ci sono solo rotaie all’orizzonte perchè ho da poco scoperto il “Polski Bus”, una sorta di Megabus polacco che porta ovunque con pochi euro. Per coloro che invece sono interessati alla sola città, ribadisco il consiglio di prenotare un breve viaggio perchè vale davvero i soldi spesi.
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molto interessante