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Cosa c’è di più facile per iniziare questo post se non usare uno dei luoghi comuni turistici per eccellenza? Eccolo: Repubblica Ceca = Praga? “Assolutamente no” è la risposta che mi esce dal cuore in due nano-secondi. Senza ombra di dubbio la capitale è la città maggiormente conosciuta e con incredibili bellezze, ma dire che oltre a lei non c’è altro di meritevole in questa nazione è una bestemmia bella e buona. Per sfatare questo falso mito occorre andare di persona a scoprire cosa offrono le altre località presenti, ma allo stato attuale delle cose è proprio questa l’attività più difficile. L’idea più ovvia sarebbe quella di prendere un volo proprio per Praga e poi, una volta lì, spostarsi ovunque usando i mezzi locali. Ma ciò non è del tutto possibile, almeno per me e per i miei giorni liberi: le partenze dall’Italia sono effettuate sempre in orari poco congeniali: sbarcare in aeroporto alle 11:00 del mattino (se non addirittura più tardi) vorrebbe dire buttare via un’ intera giornata che, nell’ottica di un misero week-end, equivale a perdere il 50% del viaggio. Allora come fare per ovviare a questo problema, nell’attesa che le compagnie aeree muovano i loro cervelloni piazzando tratte più pratiche? Scopriamolo nel corso del racconto di questo viaggio, tanto bello quanto tosto e faticoso stavolta…
Venerdi 18 maggio: alle ore 18:00 esco dall’ufficio con in spalla in borsone preparato la sera prima a casa. Passeggiata seguita da poche fermate di metropolitana ed ecco che mi trovo alla stazione Termini. Guardo sul tabellone ed il mio treno, il Nightjet delle ferrovie austriache (OBB), è pronto per partire dal binario numero quattro. La mia destinazione è la città di Vienna che raggiungerò dopo “sole” quattordici ore di traversata serale e notturna. So bene che sembra un’infinità di tempo, però assicuro che passa senza particolari problemi se ci si sà organizzare. Personalmente accendo il portatile fin dalla partenza e mi metto a giocare al mio solito calcio manageriale. In questo modo mi rilasso e le ore volano via velocissime, quasi senza accorgermene. E’ così che raggiungo l’una di notte ancora sveglio mentre i miei “compagni di scompartimento” ronfano da un pezzo; adesso però è anche il mio turno, per cui spengo tutto, ripongo ed inizio a dormire. Mi ritrovo a scendere dal convoglio alle 8:45 con una puntualità maniacale. Attendo adesso circa novanta minuti alla “Hauptbahnhof” della capitale austriaca dove faccio una lauta colazione; alle 10:30 mi siedo sul treno “Regiojet” che alle 12:30 circa mi porta dritto a destinazione. Quando metto piede alla stazione di Brno ho due obiettivi primari: il primo è cambiare qualche soldo da Euro a Corone Ceche e ci riesco agevolmente (se c’è una cosa che non manca in questa nazione sono gli uffici cambiavalute); il secondo è utilizzare parte delle monete ricevute per piazzare il borsone nei lockers presenti al costo di 80 corone (circa 3 euro) per ventiquattro ore. ATTENZIONE: questo tipo di deposito automatico accetta solo monete da 10 e da 20 corone. Quelle da 50 corone non vengono prese, nè tantomeno quelle più piccole da 1, 2 e 5 corone. Per tale motivo presentatevi nell’apposita sala con i “pezzi” giusti per non dover fare nuovamente avanti ed indietro. Terminata anche questa operazione, mi butto alla scoperta del centro storico con la solita mappa preparata da casa. Qui ci tengo a fare una premessa che ritengo doverosa: per diverse persone questa città non ha un nome del tutto nuovo. Escludendo i veri appassionati di viaggi o di geografia in generale, tutti gli altri conoscono tale località perchè sede di uno stupido, insulso, insignificante ed inutile circuito che fa parte del campionato mondiale di motociclismo, una di quelle discipline in cui per vincere conta il motore per il 99,99% e l’uomo per lo 0,01% e che, nonostante ciò, ancora oggi ci si ostina a definire “sport”. Senza quella striscia d’asfalto contornata da spalti, sicuramente Brno sarebbe un puntino totalmente anonimo in mezzo all’Europa. No comment.
Metto il naso fuori dalla stazione e guardo sopra alla mia testa: il meteo per oggi prevedeva temporali, ma un tiepido sole mi sta scaldando a tal punto da dover arrotolare le maniche del maglioncino di cotone leggero che indosso. Che sia la volta in cui qualcosa va per il verso giusto? Non resta altro che aspettare. Il viale che conduce al centro storico si trova…dall’altro lato della strada (si tratta di una città media, per cui le distanze sono ridotte). Si dovrebbe usare un sottopassaggio condito da diversi negozi, ma c’è chi attraversa i binari del tram in scioltezza per non perdere tempo. Stavolta non ho un piano ben preciso: imbocco “Masarykova” e prendo poi la prima deviazione sulla destra. Il mio giro inizia da qui del tutto casualmente. Il primo punto di interesse che trovo lungo il mio cammino è la Chiesa di St. Josef; discorso un po’ diverso per la successiva Chiesa di St. John: quest’ultima è molto più grande della precedente e si trova in una posizione che la rende difficilissima da fotografare in maniera decente. Ciò che segue è il meglio che si possa fare evitando spigoli, muri ed altri ostacoli intermedi.
Proseguo seguendo la stessa direzione finchè trovo una terza chiesa, in questo caso dedicata all’Assunzione della Vergine Maria. Successivamente si cambia decisamente genere: vedo prima il Monumento dedicato ai tre movimenti di resistenza cecoslovacca (due guerre mondiali + il regime comunista) e poi il bellissimo palazzo che ospita il Mahen Theatre.
Arrivo adesso nella zona posteriore del Teatro Nazionale Janacek, purtroppo completamente off-limits a causa di lavori in corso; l’area è chiusa da una rete metallica e non vi si può accedere. Vedo abbastanza vicina una statua, più precisamente il Monumento dedicato ai Fratelli Mrstik, famosi scrittori locali. Mi incuriosisce e mi rendo conto che sono totalmente in grado di scattare una fotografia pur restando fuori dal perimetro del cantiere. Faccio per avvicinarmi e, puntuale come un orologio svizzero, esce fuori il guardiano da un prefabbricato posto proprio li a lato. Viaggio da tanto tempo ed ormai la solfa la conosco: mi parla nella sua lingua che non capisco, ma sicuramente mi sta chiedendo che cosa voglio fare. Gli indico che farò solo uno scatto e poi me ne andrò, ma lui scuote il capo e si piazza davanti. Ormai la pazienza verso il prossimo in generale è finita da troppo troppo tempo ed il caro signore che, come sogno nel cassetto ha sicuramente quello di prendere un giorno la licenza elementare, un sonoro “vaffanculo” stavolta se lo prende in ben due lingue scandite come meglio non avrei potuto. Certa gente ha veramente rotto le scatole proibendo di fotografare quando palesemente non si fa niente di male. Una cosa è certa: è solo il primo di una lunga serie futura. Adesso basta fare gli educati perchè agendo in questo modo si passa solo da stupidi. Ammetto che la voglia di fargliela pagare aggirando l’ostacolo e fotografando da un’altra zona è tanta, ma alla fine decido di lasciar perdere anche se ci sarei riuscito sicuramente impiegando cinque minuti in più del mio tempo. Che si tenga stretta quella stupida statua perchè al momento ha come sfondo ha un obrobrio di gru, per cui a casa l’avrei quasi sicuramente cestinata. Supero la zona in rifacimento ed eccomi nella parte anteriore del medesimo Teatro: anche qui le reti metalliche rendono la vista poco gradevole. Nella piazza sulla quale si affaccia l’edificio in ristrutturazione riesco a fotografare la statua di Leos Janacek (compositore ceco) e ad osservare due fontane: la prima è di quelle con i getti che fuoriescono dal suolo, mentre la seconda è davvero particolare. L’acqua cade da una barra orizzontale ed assume forme davvero imprevedibili; la più strana che mi ricordo è ” l’ora esatta “. Ebbene si, il liquido viene “modellato” in partenza di modo che, scendendo, formi la scritta 13:27 come se fosse un orologio. Ho realizzato un video di un minuto che lo dimostra, ma è troppo pesante per poterlo pubblicare qui. Attraverso la strada e trovo il Monumento che commemora la liberazione di Brno avvenuta da parte dell’Armata Rossa nell’ormai lontano 26 aprile 1945.
Vedo nelle imminenti vicinanze la maestosa figura della Chiesa di St. Thomas e mi dirigo lì. Lo spettacolo è davvero degno di nota e rimango per un po’ a fissare l’edificio religioso da più angolazioni diverse. Sempre nella medesima area colpisce davvero molto il monumento in onore di Jobst di Moravia: il cavallo ha zampe lunghissime ed è dotato di ottimi “attributi”. Subito dietro si può ammirare il bel Governor’s Palace. Infine, di fronte a tutte queste cose, la singolare Statua della Giustizia.
Ci tengo ora a sottoporre all’attenzione di chi legge…questa prossima fotografia:
Perchè l’ho postata? Dietro ai monumenti si può vedere come, in poco meno di un’ora, il pallido sole che ho descritto all’arrivo a Brno sia stato oscurato da nuvoloni scuri e ultra-carichi di pioggia. La parola d’ordine è “si salvi chi può” perchè le precipitazioni arrivano, ed anche molto marcate. Mi riparo sotto ad un portico ed evito il peggio: poche gocce riescono a colpirmi, ma la verità è che perdo cinquantacinque minuti qui fermo ad attendere che torni il sereno. Finalmente posso mettere di nuovo il naso fuori dalla tettoia e proseguo il giro. La prossima tappa è dedicata alla Chiesa Evangelica di Jan Amos Comenius, detta anche “Red Church”. Dietro ad essa si trova la “Mime Statue” che giudico degna di una foto.
Torno esattamente sui miei passi e supero la Chiesa di St. Thomas per ammirare un nuovo edificio religioso: la Chiesa di San Giacomo Maggiore. Particolare stupendo è l’ossario: si dice che sia il secondo più grande d’Europa dopo quello di Parigi e che oltre 50.000 persone furono sepolte qui. La visita merita davvero il prezzo del biglietto.
E’ ora la volta di entrare in Piazza della Libertà (Namesti Svobody in lingua locale). E’ una tipica piazza della Repubblica Ceca ed ospita due punti di interesse: la Colonna della Peste e l’orologio astronomico (niente a che vedere con quello di Praga) dalla figura molto moderna (diciamocela tutta: sembra un suppostone…) e realizzato in pietra nera; il suo “spettacolo” va in scena tutti i giorni alle 11:00 del mattino.
Terminata la piazza mi ritrovo a percorrere una “vecchia conoscenza”, cioè “Masarykova”, la prima strada che avevo imboccato poco dopo essere uscito dalla stazione centrale. Ma non ci rimango per molto: svolto a sinistra e percorro “Panska” fino ad arrivare alla Chiesa di San Michele; successivamente torno ancora su “Masarykova” ed entro in un vicoletto (sempre a sinistra) dal quale ho una buona vista del Palazzo del Vecchio Municipio cittadino.
A volte mi capita di scrivere che una certa attrazione non è fotografabile decentemente a causa della posizione troppo a ridosso di altri edifici; beh, in questo caso ciò che è davanti al Vecchio Municipio non è “vicino” ad esso, bensì totalmente appiccicato. Pochi passi mi separano da un’altra bella piazza di Brno ed esattamente “Zelny Trh”. Qui ci sono molti punti di interesse di vario genere; sicuramente il più pittoresco è il “Labirinto sotto al mercato ortofrutticolo”. Si tratta di una serie di antiche cantine e di cunicoli raggiungibli percorrendo 212 scalini. La verità è che a me non impressiona molto: ho preferito di gran lunga l’ossario descritto precedentemente. Ma questi sono solo gusti personali ed invito chi legge a fare una visita anche qui. Sulla superficie trovo poi la Parnas Fountain, la Holy Trinity Column ed il Teatro Nazionale “Reduta” con davanti una stranissima statua di Mozart.
Prendendo per Kapucinske Namesti si raggiunge il semplice Monastero dei Cappuccini. Riprendo “Masarykova” da questa altezza e mi imbatto nella Chiesa St. Mary Magdalene.
Cambio zona e mi ritrovo a passare per una salita in cui, ad un certo punto, delle belle scale dividono lo spazio a loro disposizione con una singolare fontana sulla parte destra. Alla fine della passeggiata, nel parco prospicente, si trova un bellissimo obelisco che commemora la fine delle guerre napoleoniche.
Uno dei pezzi forti di Brno si trova poco lontano da qui e non ci penso due volte a raggiungerlo: si tratta della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, enorme e troppo vicina ad altri edifici per poter essere fotografata come vorrei. Faccio quindi del mio meglio, ma fortunatamente avrò modo di cogliere più tardi un’immagine migliore di questa.
Nella stessa zona ci sono anche il Museo Diocesano ed uno strano ma simpatico monumento che non posso non immortalare. Tutto davvero molto bello, ma gli interni della Cattedrale (come anche quelli di altre chiese viste in città fino ad ora) invece mi deludono perchè li ritengo troppo “freddi e spogli”.
Visto che siamo a parlare di cose strane e singolari…questo cosa sarebbe???
L’obiettivo adesso si sposta “in collina”: camminando lungo “Husova” in direzione della Red Church, poco prima del Museo delle Arti Applicate c’è uno dei tanti ingressi che conducono al Park Spilberk che, sulla sommità, ospita l’omonimo castello.
L’area verde che mi appresto ad osservare è davvero grande e si apre a perdita d’occhio; seguo le indicazioni per arrivare in cima e, durante la passeggiata in salita, trovo (nell’ordine) il Monumento dedicato a St. John of Nepomuk, il Memoriale ai “Carbonari” italiani ed infine il Castello…che però non è niente di che. Da quassù però riesco ad ammirare un’immagine della Cattedrale davvero particolare.
Scendo dalla collina dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale sono arrivato. In questo modo potrò uscire in strada in una zona del tutto nuova. Durante la discesa mi imbatto prima nel Monumento a Christiana d’Helvert (fondatore del parco) e poi in quello dedicato a Pavel Krizkovsky (compositore e direttore d’orchestra ceco). Prossimo punto di interesse da vedere, anche se un tantino deludente, la Chiesa Ortodossa Sv. Vaclava.
Un deciso cambio di zona mi conduce da un’altra parte della città di Brno. Il tempo passa inesorabilmente, ma devo dire di essere ad un ottimo punto della visita. Prossimi punti di interesse sono la piccola Chiesa Evangelica “Bethlehem” e l’imponente Basilica dell’Assunzione della Vergine Maria (troppi alberi rompono le scatole qui…)
Ci siamo: posso dare per concluso il giro, tranne che per un paio di cose ancora da vedere che troverò lungo i 2,2 kilometri di passeggiata che inizierò tra poco dalla stazione centrale all’hotel dove dormirò stanotte. Per trovare un buon rapporto qualità/prezzo l’ho preso un tantinello decentrato, ma va bene così. Prima di iniziare la passeggiata verso il riposo, passo a comprare la cena da portare in stanza (chissà se avrei trovato un market aperto in una zona periferica, quindi meglio non rischiare) e vado poi ai lockers a prendere il mio borsone che trovo sano, salvo ed intatto. A pieno carico non perdo comunque la voglia di scoprire: mi imbatto nella Chiesa dell’Immacolata Concezione e la metto nei miei ricordi.
Arrivo alla reception del mini hotel e l’addetto mi sta aspettando. Prendo le chiavi, salgo in camera, lascio la sacca al sicuro e, rendendomi conto che è effettivamente troppo presto per piazzarmi sul letto, decido di richiudere la porta dietro di me ed uscire di nuovo, stavolta per visitare la zona in cui mi trovo. La nuova passeggiata serve a due cose: la prima è trovare una nuova chiesa che si chiama anch’essa “dell’Assunzione della Vergine Maria”; la seconda è un nuovo market (miracolo…) che mi serve perchè in quello precedente mi ero dimenticato di comprare una cosa. Si…è vero che posso rimediare con un secondo acquisto, ma il quartierino in cui si trova l’Hyper-Albert non lo raccomando a nessuno, neanche ad un nemico. Pensate da soli che cosa potrebbe essere se lo descrivo così sapendo cosa ho visto nel mondo. Con la mia solita noncuranza faccio finta di essere un abitante comune e vado per la mia strada salutando per sempre quell’agglomerato urbano appena finita la mia commissione.
Adesso è davvero il momento di appendere le scarpe da trekking al chiodo, così saluto la giornata e rientro in stanza dove ceno, ricarico tutte le batterie usando le mille prese di corrente presenti, faccio una mega-doccia e gioco al mio solito calcio manageriale. Non troppo tardi (verso l’una di notte) crollo in un sonno profondo.
Domenica 20 maggio: la sveglia è alle 5:45 del mattino…non proprio agevole e comoda, ma è così che funziona. Ho il bus per la prossima destinazione alle 7:30, tutte le mie cose da sistemare (me stesso compreso) e i famosi 2,2 kilometri da percorrere a piedi fino alla stazione dei treni (la fermata di mio interesse è poco lontana da lì). Ce la faccio a concludere tutto in tempo da record, lascio la stanza e mi metto in moto. Arrivo con venti minuti di anticipo, come da abitudini consolidate. Il pullman marchiato “Regiojet”parcheggia nell’apposito stallo: bagaglio in stiva, salita a bordo e sistemazione al posto n. 57 come da biglietto in mio possesso. Per i 3,60 euro pagati ho un servizio da favola: poltrone comodissime e mini-schermo personale per poter vedere films (in ceco…), ascoltare musica o giocare a qualche semplice videogame. Caratteristica di questo bus: la ragazza/signora che controlla i biglietti non rimane a terra come accade in Italia, ma sale con i passeggeri e si occupa di preparare bevande calde a chi ne fa richiesta. Poco più di un’ora di tragitto in mezzo al verde della campagna locale mi porta ad Olomouc, la cittadina che visiterò oggi. Si tratta di un centro ancora meno conosciuto di Brno (ovvio…non ci fanno il gran premio di motociclismo…quindi a chi interessa?). Anche in questo caso la stazione dei bus è molto vicina a quella dei treni, per cui tutto molto semplice. Ormai pratico della situazione, cambio qualche soldo in modo tale da avere monete da 10 e 20 corone e deposito il borsone nei lockers (attenzione: qui ce ne sono pochi…quindi bisogna arrivare per tempo) pagando 60 corone per l’intera giornata. Devo calcolare anche che mi trovo qui di primo mattino, per cui va controllata la posizione del sole per non dirigermi in posti in cui la luce potrebbe rovinare la qualità delle foto anzichè esaltarla. E’ così che decido di prendere il vialone che mi porta verso il centro (che per una strana coincidenza si chiama “Masarykova” pure qua…) e decido di rimandare ad un successivo momento i punti di interesse che si trovano più vicini. Dopo una buona passeggiata in cui supero il fiume Morava (durante la quale finalmente incontro colui che dà il nome a chissà quanti viali della Repubblica Ceca, cioè il buon T.G. Masaryk che staziona proprio davanti alla facoltà di pedagogia) mi trovo in Namesti Republiky; qui ci sono la Fontana del Tritone, il Museo di Storia, il Museo dell’Arte, la Chiesa di Nostra Signora della Neve ed un particolare murales davvero carino.
Non posso fare a meno di notare che, da qui in poi, gli edifici presenti sono molto curati; sarebbero da fotografare tutti, cosa ovviamente non possibile. Faccio una deviazione dalla strada principale perchè vedo in lontananza delle belle cupole di colore verde; deduco quindi che ci sia qualcosa di interessante ed infatti è così, ma la delusione è tanta: lo spazio d’azione è tutto occupato da costruzioni o da alberi piazzati qua e là, per cui da vicino la Chiesa di San Michele non è fotografabile. Se lo si facesse…potrebbe sembrare una misera parrocchietta, cosa che invece non è. Di fronte, nella medesima piazza, c’è il monumento dedicato a Sv. Floriana e, poco lontana e sempre compressa tra altri palazzi, c’è la Cappella di Sv. Jana Sarkandera.
Da qui è un gioco da ragazzi arrivare in Horni Namesti, ovvero la piazza principale di Olomouc. Tantissime cose si concentrano in un’ampia area: nell’ordine posso ammirare la Fontana di Cesare, la Fontana di Ercole, la Fontana di Arion, la Holy Trinity Column (enorme…) ed il Palazzo al centro che comprende la Torre dell’orologio, il centro informazioni turistiche, la galleria d’arte Caesar ed anche uffici distrettuali. Discorso a parte va fatto per l’orologio astronomico, caratteristica ormai diffusa in molte città della Repubblica Ceca: alle ore 12:00 di ogni giorno inizia il solito “siparietto” che vede rispondere all’appello tutti i turisti presenti. Purtroppo durante la mia visita, la facciata dell’edificio in cui esso è incastonato è in rifacimento, per cui sono state montate impalcature in modo tale da impattare il meno possibile dando il minimo fastidio. Ma la verità è che tavole di legno e tubi di ferro poco si addicono alla parola “bellezza”.
Mi sposto quindi in un’altra grande area (Dolni Namesti) anch’essa circondata per l’intero perimetro da palazzi curati perfettamente ed abbellita al centro dalla Fontana di Nettuno, dalla Colonna Mariana e dalla Fontana di Jupiter. Sul lato più lontano trovo poi la Chiesa dell’Annunciazione.
Rimetto in moto i piedi e mi dirigo verso “Viale della Libertà” (Tr. Svobody in lingua locale). Lo percorro per un buon tratto, quanto basta per raggiungere e poter vedere da vicino la Theresian Gate e l’imponente Palazzo di Giustizia, più due monumenti minori che non mi lascio sfuggire. Concludo questa zona con la Chiesa Rossa e con la Chiesa Ussita Cecoslovacca.
Poteva mancare la mia pausa ludica anche se il tempo a disposizione è poco? Ovviamente no. Mi trovo a ridosso della zona sportiva e, tra i vari complessi presenti, c’è lo stadio dove gioca la squadra locale, il Sigma Olomouc. Si tratta di una buona compagine del campionato ceco che riesce ad entrare anche nelle coppe europee durante le migliori stagioni. Cerco di aggirare l’impianto sportivo che sembra sigillato, ma ormai l’esperienza mi insegna che quasi sempre c’è almeno un pertugio dal quale poter spiare il terreno di gioco e gli spalti. E’ così anche stavolta e me ne compiaccio, anche se l’immagine non è il top perchè sulla parte sinistra si vede un accenno di transenna che proprio non riesco ad evitare.
Soddisfatto, mi rimetto in marcia per raggiungere un obiettivo non proprio dietro l’angolo. Si tratta della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio che si trova a ridosso della campagna. Quando arrivo è in corso un evento religioso, tipo una “comunione” o una “cresima”. Si nota che si tratta di un luogo di periferia anche dagli abiti degli invitati: belli ma non elegantissimi. Nonostante tutto, il colpo d’occhio è fantastico, anche grazie al bel cielo azzurro che mi accompagna. Tornando poi verso il centro da una strada diversa rispetto a quella dalla quale sono arrivato, colgo un particolare che ricorda anche la vocazione industriale di questa regione.
Supero nuovamente prima lo stadio e poi la Chiesa Ussita; lì svolto a sinistra e dopo poco mi ributto nelle vie del centro storico. Mi mancano ancora dei punti di interesse per terninare l’area e non me li lascio certo sfuggire. E’ così che osservo la Chiesa dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, la Chiesa di San Maurizio e la Fontana di Mercurio.
Conti alla mano…un po’ di ore dal mio arrivo sono passate. Per questo motivo il sole dovrebbe trovarsi in una posizione diversa rispetto a quella del primo mattino. E’ dunque il momento di rientrare verso la stazione passando per i vari punti che ho dovuto saltare causa cattiva illuminazione, con la speranza che ora tutto sia a posto. Scelgo ovviamente una strada diversa dalle precedenti: scendo dalle mura tramite una rampa di scale ed arrivo nel Parco Bezrucovy, il grande polmone verde di Olomouc. E’ un’area polivalente in cui ci si può rilassare al fresco degli alberi, ma anche divertire grazie alla presenza di campi sportivi, di un giardino botanico (a pagamento) ed altro ancora. Interessante sarebbe il Mausoleo dedicato ai soldati Yugoslavi. Il condizionale è dovuto al fatto che le solite “Teste di Writers” hanno vandalizzato questo sito.
Esco dal Parco e passo davanti al famoso Archbishop’s Palace: è bello da vedere, ma enorme e non fotografabile data la posizione particolare. Poche decine di metri e giungo ad un altro pezzo forte di questa cittadina che regala ottime sorprese ad ogni passo: la magnifica Cattedrale di San Venceslao. Qui una spiegazione da parte mia è d’obbligo sul motivo per cui questo punto di interesse sia stato lasciato quasi per ultimo. La verità è che ci sono passato anche in mattinata, ma due cose mi hanno costretto a rimandare la visita: in primis, cosa ormai nota, la luce del sole che mi era totalmente sfavorevole; in secondo luogo si stava per celebrare un matrimonio, per cui una marea di persone stava aspettando nel piazzale facendo conversazione e rovinando un’eventuale istantanea. E’ d’obbligo un paragone, anche se sicuramente poco raffinato: rispetto alla cerimonia vista precedentemente presso la chiesa di perifieria, qui si respira tutt’altra aria. L’eleganza regna sovrana in tutti gli abiti sfoggiati ed è meglio non raccontare cosa gli occhi hanno potuto vedere. Adesso invece la Cattedrale è tutta per me e non me la lascio certo sfuggire.
Lascio a malincuore questo sito, ma la fine del giro mi aspetta. Continuo la mia passeggiata fino ad arrivare alla Chiesa di St. Gorazd. Ovviamente non ha nulla a che vedere con la Cattedrale, ma la sua forma ed i colori scelti (colpiti dalla giusta luce) la rendono lo stesso molto particolare.
L’ultimo sforzo di oggi lo faccio per uscire un pochino dal centro abitato. Svolto per “Sokolovska” e costeggio il corso della Morava fino ad arrivare al Klaster Hradisko, uno spettacolo per gli occhi. Devo attendere qualche minuto prima di scattare la tanto agognata foto perchè, proprio in quel momento, un nuvolone ha deciso di coprire il sole. Ma alla fine la pazienza vince sempre.
Adesso si che è davvero tutto per il mio giro di Olomouc. Ripercorro la stessa strada dalla quale sono arrivato fino al Castello perchè non ci sono alternative. La stazione non è poi lontanissima dal momento in cui rivedo la Chiesa di St. Gorazd. Vado a prendere il borsone dai lockers e raggiungo la fermata del bus “Regiojet” con destinazione Brno. La partenza avviene con puntualità estrema ed il viaggio si svolge nella comodità più totale; davvero niente da eccepire. Qui però rischio io di combinare un casino causa un eccesso di sicurezza ed una mancanza del mio maniacale controllo. Quando sono a Brno mi ritrovo nella stessa autostazione di questa mattina e sono convinto che il Flixbus per Vienna parta proprio da qui. Un campanello di allarme mi dice di fare un check del luogo e dell’orario: quando vedo che devo arrivare all’autostazione “Zvonarka” mi prende un mezzo infarto. Controllo subito sul tablet dove si trova questa destinazione e vedo che devo percorrere poco più di un kilometro con ventitre minuti “disponibili” da ora alla partenza del pullman. Inutile dire che inizio a correre come chi ha un bandito armato di coltello che lo insegue…ed alla fine faccio in tempo; ma stavolta la paura di rimanere lì c’è stata tutta. Il tragitto tra Repubblica Ceca ed Austria passa in mezzo a panorami splendidi che mi godo dalla comoda poltrona sulla quale siedo. L’arrivo alla stazione centrale di Vienna è puntuale nonostante il traffico in entrata nella capitale. Ho il tempo utile per cenare con un menù kebab (mi riempiono di patatine) e per comprare qualcosa da bere per il lungo viaggio che mi attende verso casa sull’ormai “solito” Nightjet della OBB. Altre quattordici ore di traversata (durante le quali ricompongo la mia postazione piazzando il portatile e giocando al mio calcio manageriale fino a notte inoltrata) mi riportano a Roma Termini; da qui, senza passare “dal via” (o meglio…da casa) vado dritto in ufficio e chiudo così questa ennesima bellissima avventura.
La conclusione riprende un po’ l’inizio del post: generalizzare un’intera nazione con la sua capitale è uno degli errori più grandi che si possano fare. Così si perdono tantissime cose meravigliose…ma purtroppo la gente che non è abituata a viaggiare non vuole proprio capire. Brno è una bella cittadina a misura d’uomo il cui centro si gira tranquillamente a piedi ed in giornata; ha molto molto molto di più del circuito per motociclette e su questo non ci piove proprio. Olomouc è, e lo confermo, un vero gioiello sconosciuto ai più. Già l’ho scritto, ma ribadisco volentieri che quasi non esiste passo senza che ci sia qualcosa da vedere. Se si contano le attrazioni che ho ammirato e fotografato in un centro abitato di circa 100.000 abitanti in totale, il rapporto è clamorosamente positivo. Date le moltissime ore di viaggio che ho percorso in così pochi giorni, la fatica è stata abbastanza questa volta, però posso dire senza paura di essere smentito che ne è valsa ampiamente la pena.