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Prima di prenotare questo fine settimana mi sono seduto a pensare: viaggio da una marea di tempo e non ho mai messo piede in Sardegna fino ad ora. Roba da matti…e me lo dico da solo. Il problema è che questa ridente regione italiana ha tanti pregi (mare stupendo, storia, belle città, buon cibo ed altro) ma anche alcuni difetti sui quali mi soffermo un po’ di più. Primo tra tutti è il costo per poterla raggiungere nei giorni di mio interesse: voli a 10 euro a tratta non ne ho mai trovati; si arriva a 20 euro a tratta se ci si va a novembre, quindi “leggermente” fuori stagione e con possibilità limitate di visita. Andando in estate, cioè nel periodo di punta, temo non si riesca ad avvicinarsi al mare per quanta gente ci sia, non calcolando che i prezzi degli aerei decuplicano o forse più. Ho sempre detto che con ciò che si spende per una settimana al mare in Sardegna se ne possono fare benissimo tre in altre destinazioni non italiane. Tutto questo però non cancella lo scempio di aver visto i sobborghi di Manila, le montagne del Kirghizistan ed un posto particolare come l’Iran (tre esempi tra i tanti che potrei fare) senza aver mai visitato questa nostra isola. Così metto insieme una serie di fattori (in primis un buono sconto da 51,20 euro da usare per il volo che sarebbe scaduto a breve) ed alla fine riesco ad organizzare questa mia “prima volta”. La destinazione scelta è Cagliari, città di origine di una collega che, appena ha saputo della prenotazione, si è offerta di darmi consigli molto utili. Ora però è il momento di partire. Non ho intenzione di perdere l’aereo per colpa della chiacchiere…
Sabato 12 maggio: Mi sveglio presto per poter arrivare all’aeroporto di Ciampino verso le 7:00 con la mia solita trafila auto+bus che mi porta al secondo scalo romano pagando la modica cifra di 1,10 euro. Supero i controlli in pochi secondi, tanta è l’esperienza acquisita fino ad oggi. Il volo parte in orario ed arriva ad Elmas dopo circa quaranta minuti nei quali riesco comunque a farmi un pisolino, seppur brevissimo. La traversata la faccio con le dita incrociate: non so davvero più che inventarmi per sperare di trovare bel tempo dopo questi schifosissimi inverno (abbondantemente terminato) e primavera (in corso) durante i quali non ha fatto altro che piovere, piovere ed ancora piovere. Chi legge i miei racconti con regolarità sa che io sopporto tranquillamente gelo, neve, ghiaccio, caldo a 70 gradi…ma sa anche che odio a morte la pioggia e questi ultimi mesi sono stati davvero duri da digerire. Quando faccio capolino fuori dall’area arrivi vedo che c’è il sole e sono felicissimo. Noto con piacere anche l’ottima organizzazione locale che prevede la stazione ferroviaria quasi dentro l’aeroporto: raggiungere il centro di Cagliari costa 1,30 euro. Dovrebbe essere da esempio per tutti gli altri scali che chiedono cifre esorbitanti. Alcuni lavori alla rete provocano dei ritardi nella circolazione dei treni, per cui aspetto circa quaranta minuti buoni prima di salire sul vagone. In sette minuti si è alla stazione centrale, per me posizione strategica per due motivi: il primo è che da qui si raggiunge agevolmente ogni parte della città; il secondo è che ho prenotato la stanza per la notte esattamente dall’altra parte della strada rispetto all’uscita principale. Percorro 30 metri e mi trovo alla reception. Non mi danno le chiavi perchè è troppo presto e sono in corso le pulizie giornaliere, però ottengo di poter lasciare lì il mio borsone dopo aver preso alcune cose utili per le prossime ore. Saluto, esco e mi dirigo alla stazione delle autolinee extraurbane ARST. Alla macchinetta automatica acquisto il biglietto giornaliero (7,40 euro valido per andata e ritorno) con destinazione Chia. Ebbene si, questa giornata me la passo al mare. Servono circa novanta minuti per arrivare alla fermata Chia-Baia, più altri dieci minuti a piedi (durante i quali vedo i primi fenicotteri) per raggiungere la Spiaggia di Monte Cogoni (si chiama davvero così e non va male interpretata 🙂 ). Lo spettacolo è divino: non è il tipico ambiente con acqua bassa e celeste come ci si aspetta dalla Sardegna perchè la tonalità che qui domina è il verde, però la situazione è clamorosamente perfetta. In centinaia di metri di arenile saremo si e no in trenta persone e la Torre di Chia si erge in cima ad una collinetta non troppo lontana creando un panorama molto particolare; mi scelgo un posto in cui ho un raggio di cinquanta metri dalla “forma di vita” a me più vicina. Senza farmelo ripetere due volte piazzo il telo e mi avvicino al mare. Non importa se la temperatura dell’acqua è da freezer: non posso assolutamente tornare a casa senza aver fatto un bagno. Mi faccio coraggio ed arrivo ad immergermi. Resto quasi trenta minuti a mollo, durante i quali non mi abituo perfettamente a quel gelo, però è comunque piacevole. Quando esco mi asciugo al sole, sgranocchio qualcosa e passo il tempo rimanente nell’ozio più totale perchè sto veramente bene.
Le ore passano velocemente ed arriva il momento di tornare alla fermata e di prendere il bus che mi riporta a Cagliari. Stavolta la stanza la trovo disponibile e, dopo una sana doccia, mi cambio per fare il primo giro in città. Quando metto piede fuori dall’hotel sono le 19:00 passate da poco, per cui decido di non iniziare il tour, ma di passare le ore della serata in giro senza una mèta precisa. L’obiettivo per oggi è quello di orientarmi in questo luogo che non conosco per niente, di cenare e di fare una passeggiata per digerire. La bella stagione sta ancora reggendo e ciò porta gli abitanti ad affollarsi in centro, prima per lo shopping e poi per mangiare. Non c’è un tavolo all’aperto che sia libero: tra aperitivi e cene è tutto occupato. Da una parte è una cosa piacevole trovarmi in un ambiente tanto vivo e vissuto, ma dall’altra ho lo stomaco che mi sta letteralmente dichiarando guerra e ciò è male. Alla fine seguo alla lettera i consigli della collega ed opto per un posto molto particolare: MecPuddu. A differenza del mio solito modo di fare, questa volta scrivo il nome dell’esercizio. Non è pubblicità perchè non ho ricevuto un centesimo per questo. Lo nomino solo perchè si tratta di un fast food con piatti tipici sardi e l’idea è meritevole. Senza spendere una cifra folle ingurgito una porzione di anelli di patate, una fresca birra alla spina ed un piattone di “pane frattau”. Per me è una novità assoluta: è fatto con pane carasau usato come base; sopra c’è del sugo di pomodoro, del formaggio pecorino ed un uovo. Davvero molto buono e mi sento di consigliarlo a è in zona in cerca di un’idea per un piatto tipico. Il tempo che segue l’uscita dal locale, come detto, lo passo in giro ad osservare ciò che mi accade intorno: fuori c’è davvero un sacco di gente. Concludo il tutto con una visita precisa e mirata ad un market aperto fino a tarda ora dove compro le solite bibite per la serata. Il rientro in stanza avviene in maniera soft, camminando più lentamente possibile. Una volta lì, mi lascio prendere dal gioco di calcio manager che mi allieta durante ogni uscita prima di crollare nel sonno.
Domenica 13 maggio: La sveglia suona alle 8:00, nè troppo presto nè troppo tardi. Il programma per oggi prevede zero mare e la visita totale della città di Cagliari, della quale ho una mappa dettagliata come sempre. Preparo le mie cose che lascio di nuovo in custodia alla reception e mi metto in moto. Il primo obiettivo che raggiungo è Piazza del Carmine: qui si sta svolgendo un piccolo mercatino come accade in tantissime località italiane. E’ una piazza abbastanza ampia e con molti alberi; al centro si erge la Statua dell’Immacolata Concezione. In una traversa della piazza (Viale Trieste) trovo la Chiesa di Nostra Signora del Carmine.
Arrivo poi in Via Roma (una delle arterie principali) ed ammiro il Palazzo Civico. I troppi alberi nelle vicinanze mi costringono ad una foto presa da posizione angolata.
Sulla sinistra prendo adesso Largo Carlo Felice che, dopo una breve passeggiata, mi conduce davanti al monumento dedicato all’omonimo Re di Sardegna della casata Savoia, intento a guardare verso Piazza Jenne.
Più avanti, proseguendo nella medesima direzione, giro a sinistra su Via Azuni e mi trovo di fronte addirittura a quattro chiese in un raggio di poche decine di metri. Si tratta dell’imponente Chiesa di Sant’Anna, della Chiesa di Santa Restituta (con relativa ed interessante cripta), della Chiesa di Sant’Efisio e, proprio in fondo alla via, della Chiesa di San Michele.
Passando in mezzo a Torre degli Alberti arrivo e percorro Via Sant’Ignazio da Laconi dove, al civico 11, c’è l’ingresso per l’area dedicata all’Orto Botanico cittadino. Non è gratuito (prezzo minimo: 4 euro per l’accesso base) ma vale davvero la pena esplorare i circa 51.000 metri quadri che lo compongono. Per chi lo volesse, in gruppi di almeno dieci persone ed in giorni stabiliti è possibile prenotare delle visite guidate. Seguo poi il percorso della strada fino ad imbattermi nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova sulla sinistra e nell’Anfiteatro Romano sulla destra. Per entrare in quest’ultima attrazione c’è un ticket di 3 euro a persona. Stavolta valuto che il gioco non vale la candela e cerco più che posso di vedere la struttura dall’alto di “straforo”.
Viale del Buon Cammino mi porta fino a Porta Cristina; la supero e vedo la Cittadella dei Musei sulla sinistra (contiene il Museo delle Cere Anatomiche, La Pinacoteca Nazionale, il Museo Archeologico, il Museo d’Arte Siamese “Stefano Caddu” ed anche la Chiesa di Santa Barbara) e la Porta San Pancrazio di fronte. Sulla destra invece si erge la Torre di San Pancrazio.
In Piazza dell’Indipendenza trovo una biforcazione: a destra vedo la Chiesa della Purissima, ma è messa talmente male nel contesto urbano che è impossibile da fotografare; a sinistra c’è la Chiesa di Santa Lucia in Castello (di questa ho una foto nei miei ricordi, ma vale il discorso appena fatto e quindi non la pubblico), seguita poi dal Palazzo Regio, dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Cecilia, dalla Chiesa della Speranza (piccolissima) e da quello che un tempo fu il Palazzo Civico.
Mi trovo nel cuore del Quartiere Castello. Si vede quanto sia antico (anche se ben messo) dai tantissimi vicoli che lo compongono, a volte molto stretti. La caratteristica che mi fa sorridere è che praticamente tutti gli appartamenti presenti hanno abiti stesi sui loro balconi; ciò denota l’impossibilità di poterlo fare in altre aree della casa. Girando per le stradine mi imbatto nella Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, vicinissima alla Torre dell’Elefante; il motivo per cui tale ultima costruzione si chiama in questo modo è spiegato nella terza foto del prossimo blocco.
Prendo ora Via Santa Croce e la percorro per un buon tratto in salita. Una terrazza panoramica permette una vista spettacolare su questo lato della città, soprattutto mostrando la bellezza della Chiesa di Sant’Anna, impossibile da cogliere quando si è al piano strada. Incontro poi la Basilica Magistrale Mauriziana di Santa Croce ed infine la Chiesa di Santa Maria del Monte.
Torno sui miei passi ed arrivo sulla Piazza che si trova in cima al Bastione di Saint Remi: purtroppo diversi lavori in corso rovinano la visuale. Scendo giù dal quartiere Castello e lo faccio passando attraverso la Porta dei Due Leoni. Dopo una brevissima deviazione utile per vedere la semplice Chiesa Madonna della Pietà/Monastero del Santo Sepolcro, arrivo in Piazza Martiri d’Italia dove troneggia il Monumento ai Caduti delle Guerre di Indipendenza. Poco più avanti vorrei ammirare la facciata del Bastione di Saint Remi, ma il cantiere prosegue anche quaggiù senza pietà.
Dal Giardino sotto le Mura riesco a cogliere una bellissima immagine semplicemente muovendo il collo all’insù. Facendo marcia indietro svolto per Via Vincenzo Sulis ed arrivo prestissimo in Piazza San Giacomo, proprio dove affaccia l’omonima chiesa. Più avanti ancora mi imbatto prima nella Chiesa e poi nel Convento di San Domenico con relativo Chiostro; l’ingresso è libero e, durante la mia visita, sono in corso le prove per un coro.
Colgo qui l’occasione, anche se è quasi ora di pranzo, per onorare una promessa fatta alla mia collega: andare a fare colazione al bar dove lavora la sorella. Ho un sentore che non mi venga fatto pagare ciò che sto per consumare, così agisco in maniera astuta: prima bevo il cappuccino e mangio il cornetto, poi saldo il conto e solo dopo mi presento. Capisco l’ospitalità, ma io sono all’antica: non mi pare rispettoso farmi offrire qualcosa da una donna quando la conosco. Andando avanti con la passeggiata arrivo fino al Teatro Lirico di Cagliari, costruzione molto moderna.
Torno indietro perchè da questa parte non c’è più niente da vedere, o almeno così indica la mia mappa. La direzione che seguo è quella di Via Roma e quindi del lungomare. Durante il tragitto non posso mancare la Chiesa di Santa Rosalia, la Chiesa di Santa Eulalia, una gigantesca ancora dedicata alla memoria dei Caduti del Mare ed una Fontana Monumentale.
E’ il momento di cambiare decisamente zona, per cui seguo Viale Bonaria e svolto a sinistra su Viale Cimitero, così chiamato perchè vi si affaccia il Cimitero Monumentale di Bonaria. Primi punti di interesse che incontro da questa parte sono la particolare Basilica di San Saturnino (con davanti due donne intente a sfamare una ventina di gatti: vedere 80 zampette pelose festanti tutte insieme è sempre un bello spettacolo) e la Chiesa di San Lucifero che affaccia sul Parco delle Rimembranze.
Successivamente ecco davanti a me, in Piazza Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il bel palazzo che ospita la Procura della Repubblica. Uno sforzo in più mi permette di ammirare anche la Chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina (veramente particolare) e la Chiesa di Cristo Re.
Un negozio automatico 24 ore è perfettamente piazzato dove serve e pronto per dissetarmi. La verità è che di questi esercizi ce ne sono davvero tanti sparsi per la città e sono una valida alternativa quando i markets sono chiusi (vedi oggi che è domenica). In più devo dire che le bibite messe a disposizione dai distributori sono gelate al punto giusto. Un vero toccasana che mi accompagna per tutta la tratta che mi porta ad uno dei pezzi forti di Cagliari: il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, con relativo Parco dal quale si possono scattare stupende foto panoramiche. Vedere per credere.
Scendo adesso le scale che mi portano ad arrivare alla Marina di Bonaria. Ricordo questo passaggio per tre motivi: il primo è una bella immagine delle barche qui ormeggiate che riesco a prendere; il secondo è la vista di una nave-pizzeria che credo abbia passato tempi veramente migliori; il terzo riguarda un signore, proprietario di una barchetta, che si sta lamentando con l’amico/vicino di parcheggio del fatto che durante la notte i ladri gli abbiano rubato tutto. Lo ripete almeno dieci-quindici volte. Ma dico io: ancora ti fidi della gente in questo paese??? E’ normale che se lasci le tue cose alla mercè del prossimo, prima o poi te le fanno fuori. Per mio personale punto di vista, in Italia non si può stare sicuri neanche con casa vigilata da duecento allarmi, serrature blindate, cani rabbiosi affamati pronti a saltare e lame rotanti che scattano dal soffitto in caso di intrusione. Figuriamoci se si lasciano le cose dove chiunque può arrivare. Per quel povero pensionato mi dispiace davvero, ma è ora che entri anche lui a far parte della realtà delle cose.
Stavolta la camminata che faccio è davvero lunga perchè termina all’inizio del Parco Naturale Molentargius-Saline. Qui è facilissimo vedere molto bene i fenicotteri. Nella stessa zona mi colpisce la piccola Chiesa delle Saline: sarà perchè in questo momento è baciata dal sole, ma è davvero carina.
Guardo l’orologio e scopro di avere ancora tempo in abbondanza. Per questo motivo mi dirigo verso l’area “ludica” della città. Con mia enorme sorpresa vedo che il vecchio Stadio Sant’Elia (ormai dismesso) e la nuova Sardegna Arena si trovano a pochi passi l’uno dall’altra. Fa molta tristezza vedere che lo storico impianto cagliaritano sia stato rimpiazzato da una “cosetta” che di altisonante ha solo il nome. Dall’altro lato della strada noto anche lo Stadio Amsicora.
Decido di avventurarmi anche in questo quartiere per vedere cosa offre, ma sin da subito capisco che si tratta di una zona abbastanza semplice. Riesco a raggiungere il Forte di Sant’Elia, la Chiesa di Sant’Elia ed a fare una capatina su Piazzale Lazzaretto, dal quale scatto una bellissima foto del lungomare che riprende la Torre del Prezzemolo in lontananza.
Lascio anche questa zona per dedicarmi a nuovi kilometri a piedi che mi si prospettano davanti. Non voglio assolutamente andare via senza vedere la famosa spiaggia del Poetto, una lingua di terra che si trova tra il mare da una parte e le Saline dall’altra, fino ad arrivare di fronte a Quartu Sant’Elena. Un via vai di macchine mi dà conferma di ciò che già sapevo: la zona è molto frequentata. Ci metto un po’…ma alla fine arrivo. Il litorale è lunghissimo e già so di non poterlo vedere tutto, anche perchè il viaggio di ritorno verso il centro città e la stazione è dietro l’angolo. La verità? Ci rimango molto molto meno rispetto al tempo preventivato: la delusione è tantissima quando vedo che l’intera passeggiata è punteggiata da stabilimenti balneari (Dio ce ne scampi e liberi prima possibile!) e bar. La spiaggia, che sembra bellissima vista dalla strada, man mano che mi avvicino mi mostra un paio di metri di alghe depositate sulla riva ed il colore dell’acqua è marrone/nero sulla battigia, proprio perchè altre alghe in quantità sono lì presenti. Probabilmente se fossi andato molto più avanti, la situazione sarebbe migliorata mostrando il vero lato di questa zona, ma sinceramente non me la sento di rischiare ed aumentare lo sconforto. La realtà delle cose è che dove ci sono gli stabilimenti balneari…automaticamente non ci devo essere io. E’ una situazione che proprio non sopporto: ogni centimetro di mare del mondo DEVE ESSERE FRUIBILE DA TUTTI SENZA ESBORSO DI DENARO; ma vallo a spiegare ai sapientoni della politica che non ne azzeccano una neanche quando dormono. Durante il percorso verso la città decido di fare una sosta circa a metà strada: un bar un po’ fuori mano (che probabilmente ha sbagliato location) sta facendo offerte da paura: ne approfitto per sedermi e bere dell’ottima birra gelata alla spina, l’unico “formato” di tale prodotto che riesco ad apprezzare (quando bevo una birra in bottiglia faccio automaticamente la faccia disgustata). Arrivo a destinazione e mi rendo conto di non aver ancora finito del tutto il mio giro; è così che mi butto su Via Giuseppe Manno dove incontro la Chiesa di Sant’Antonio Abate in mezzo ad una marea di negozi moderni appartenenti alle solite “catene” in franchising che rendono le strade del mondo tutte più o meno uguali. L’Auditorium Comunale, la Chiesa del Santo Sepolcro e la Chiesa di Sant’Agostino che si affaccia su Via Lodovico Baylle mettono la parola fine ai punti da vedere nel capoluogo sardo.
E’ ora di cena: anche stasera mi attirerebbe il buon MecPuddu, ma purtroppo il mio budget è limitato. Dovendo contenere le spese trovo una pizzeria dei soliti bengalesi che, con cinque euro tondi, mi serve una bollente pizza ai peperoni ed una Coca Cola gelata. Lo stesso market di ieri sera mi vende un paio di bottiglie anche oggi che conservo nello zainetto per la nottata. Sono le 21:00 passate da poco e devo assolutamente andare in hotel a prendere il borsone: l’ultimo treno per l’aeroporto è previsto per le 22:00. Eseguo tutto in orario ed arrivo allo scalo di Elmas intorno alle 22:20 con la massima calma. Ebbene sì…dovrò aspettare qui un bel po’ perchè il volo per Roma è previsto per le 6:45 di domani mattina (cosa non si fa per risparmiare…). L’attesa è abbastanza lunga, ma riesco ad intervallarla grazie al tablet e grazie all’arrivo della squadra del Cagliari dalla vittoriosa trasferta di Firenze che, di fatto, ne ha decratato la permanenza in Serie A anche per la prossima stagione dopo che si era materializzata la paura per una inaspettata quanto clamorosa retrocessione tra i cadetti. C’è parecchia gente a fare festa coi giocatori ed il siparietto è carino, anche se a me sinceramente poco importa. Il resto della nottata lo passo a dormire su una sedia molto ma molto scomoda, fino a quando il controllo di sicurezza e l’imbarco mi danno la sveglia. A Ciampino ritiro il bagaglio dal rullo e corro a prendere il bus per la stazione Anagnina seguito dalla metropolitana e da una nuova lunga giornata in ufficio.
Si conclude così la mia prima volta in terra sarda. Ho organizzato i due giorni in maniera varia: il primo mi ha permesso di ammirare il mare di questa fantastica regione (anche se solo per poche ore e solo in un’unica spiaggia) ed il secondo mi ha dato la possibilità di scoprire la città di Cagliari, rivelatasi una vera sorpresa. Questo racconto ha evidenziato come siano presenti tantissimi punti di interesse e non solo arenile. Nell’attesa di poter riprendere nuovi aerei alla scoperta di altre località e realtà dell’isola, l’impatto è stato sicuramente positivo. Peccato, e lo ripeto, che i costi di arrivo e soggiorno siano troppo spesso esosi e proibitivi se paragonati con quelli di altre soluzioni.