Ancora Romania: Craiova e Drobeta Turnu Severin

di admin

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Ormai se in questo mondo c’è una cosa certa che mi riguarda è che la Romania mi ha letteralmente stregato; ed il bello è che continua a farlo ad ogni viaggio senza soluzione di continuità. Ebbene si…prima del 5 febbraio 2016 non ci avevo mai messo piede e questa è la quarta esperienza in meno di 9 mesi. Se non è amore ci manca poco davvero. Stavolta il mio “on the run” (ormai ho battezzato così i miei week-end toccata e fuga) mi porta nella zona sud-ovest di questa magnifica nazione. Gli spostamenti da fare con i mezzi pubblici sono davvero lunghi ed il tempo a disposizione molto poco. Però avevo studiato bene i punti di interesse da casa e, senza intoppi, ce l’avrei fatta a vedere tutto. Due giorni, due città: nell’ordine sono Craiova e Drobeta Turnu Severin. La prima è abbastanza famosa e conosciuta dai viaggiatori, mentre la seconda pare sia un anonimo puntino sulla carta geografica; l’ho “dovuta scovare” poichè avevo letto che per visitare Craiova sarebbe bastata una giornata scarsa, per cui restava da trovare un luogo abbastanza collegato dove passare la seconda ed ultima parte del soggiorno. Qui internet è stato decisivo: mi ha mostrato delle foto davvero molto belle che mi hanno convinto a fare tappa proprio in questa cittadina che di turismo ne ha ben poco. Magari ne sarei rimasto sorpreso…chissà ?

L’avventura inizia di sabato mattina presto: mi dirigo con la mia auto verso il solito parcheggio con navetta vicino a Fiumicino perchè l’aeroporto di Ciampino (originaria base di partenza) è chiuso per quindici lunghissimi giorni a causa del rifacimento della pista e di qualche altro intervento minore. Ormai il controllo bagagli passa via liscio come l’olio: il mio borsone/bagaglio a mano è sempre uguale e super-collaudato. Al controllo passaporti continuano a guardarmi male, ma c’è ben poco da osservare: quello nella foto sono io 8 anni fa. Il tempo passa per tutti e non posso essere spiccicato a “quello li”. Tra meno di un anno e mezzo dovrò rifarlo (e spendere altri 103 euro, maledetti loro…) così ci metterò una foto aggiornatissima: vorrò proprio vedere se avranno ancora da fissare quando passo davanti al gabbiotto antiproiettile. Nonostante il volo fosse il primo della mattinata con il velivolo già pronto al parcheggio ed il personale ai propri posti, partiamo in ritardo. Già il tempo a disposizione è risicato…ci manca solo la compagnia aerea che fa le bizze per mettermi i bastoni tra le ruote ed il gioco è fatto. Arrivo comunque a Bucharest, aeroporto Henri Coanda che ormai conosco come le mie tasche, per cui recupero qualche minuto correndo come un forsennato fino alla fermata del bus 780 che porta direttamente alla Gara de Nord, la stazione principale della capitale rumena. Una volta lì, faccio il biglietto per Craiova e cambio subito dopo un po’ di soldi; non uso però il solito cambiavalute perchè il tizio ha deciso stavolta di alzare i tassi e fregare un pochino i turisti. Ma io ho l’occhio più lungo di una lince e, durante il tragitto da dentro al pullman avevo visto un’insegna che riportava un cambio davvero vantaggioso, così alzo i tacchi e mi ci dirigo. Tutto va a gonfie vele e torno all’ingresso della stazione con qualche LEI in più in tasca. Arrivato lì mi guardo un po’ intorno: devo sicuramente aver attratto l’interesse di una operatrice economica che mi affianca e mi sussurra qualcosa in rumeno. Dopo due secondi le chiedo per cortesia se può parlarmi in inglese, così mi dice testualmente le seguenti parole: “Do you need a girl for sex?”. Sapete come ci si rimane in una situazione così ? Beh, prima di questo episodio non lo avevo mai immaginato. Il contesto è incredibile: stazione principale di Bucharest, tanta gente che va e tanta gente che viene e proposta di prestazione sessuale effettuata in pieno luogo pubblico. Non è importante se la ragazza fosse bella o brutta; so solo che ho risposto nell’unica maniera più spontanea ed educata che avessi potuto trovare in quel momento imbarazzante: le ho fatto un sorriso più di compassione che altro ed ho detto “No, thank you”. Lei mi guarda male e mi chiede conferma, mi chiede se sono sicuro della mia decisione. La sua faccia lascia intendere chiaramente che mi reputa dell’altra sponda, per cui il gioco diventa pesante e, girandole le spalle, me ne vado verso il binario. Una cosa del genere davvero non mi era mai successa prima; ma poi così, davanti a tutti, con una tranquillità disarmante come se fosse stato normale. Sono io che sono tarato, forse ? Sono io che non mi aspetto certe proposte di business all’ingresso della stazione ? Perchè è questo che mi è stato fatto credere (oltre a qualcos’altro…), cioè che sono io quello sbagliato. Comunque cammino verso il treno che nel frattempo è arrivato ed archivio ciò che è appena successo. Il viaggio per Craiova è effettuato su un trenino a due vagoni soltanto, più la locomotiva. Questo mi fa pensare che la tratta non sia molto richiesta perchè i treni per le altre località presi nei viaggi precedenti erano ben più articolati. Salgo le scalette ed infatti mi accorgo che il mezzo è bello pieno. Inutile domandarsi il perchè di così poco posto messo a disposizione dalla CFR, tanto nessuno mi avrebbe risposto. Mi siedo e passo le tre ore che mi separano dalla destinazione a guardare fuori dal finestrino. Ma il treno non è il bus e purtroppo transita sempre nelle campagne o al massimo nelle periferie, ma mai nel centro delle città. Una cosa però la noto eccome: a differenza delle altre zone della Romania visitate prima d’ora, noto tanti e troppi rifiuti buttati in giro senza che ci sia un centro di raccolta organizzato o qualcosa di simile. Che strano…non riesco a capire quale sia il motivo. L’unico che mi viene in mente è che il turismo qui è meno radicato che, per esempio, in Transilvania o sulla costa del Mar Nero per fare due esempi. Resta il fatto che è un vero peccato vedere che anche qui il paesaggio è deturpato dall’incuria umana. Arrivo a destinazione: la stazione di Craiova è abbastanza piccola ed in pochissimo tempo mi trovo all’esterno. Il panorama che ho davanti agli occhi non è dei migliori in quanto il centro storico dista più di 1 km da dove mi trovo. Accendo il navigatore e vado di filato a prendere possesso dell’appartamento prenotato: come a Bucharest (mia prima esperienza in questa nazione) passerò la notte in un palazzo abitato dai locali in cui una unità abitativa viene messa in affitto per i turisti. Infatti il mio “nido” per le successive ore è situato al sesto piano da raggiungere senza ascensore; poco male per me, tranne un po’ di fiatone…però mi viene da pensare che tale dato non era scritto da nessuna parte quando avevo prenotato. E se avessi avuto 110 anni come avrei fatto a raggiungere il portone ? Lascio perdere questa domanda e disfo il bagaglio tenendo con me solo pochi oggetti personali utili che ripongo nel mio zainetto da viaggio: fotocamera digitale, tablet con le mappe, appunti sulla destinazione e portafogli. Parto quindi all’esplorazione di Craiova, non prima ovviamente di aver sceso i 6 piani saliti neanche 20 minuti prima. L’alloggio dista circa 900 metri dal centro che raggiungo in maniera agevole impiegando pochi minuti; nel frattempo cerco di tenermi in mente la strada percorsa. Infatti avrei dovuto rifarla per tornare e probabilmente sarebbe successo dopo il calare del sole: non ho alcuna intenzione di percorrere quelle strade semi-periferiche di notte totalmente da solo con un tablet da 10 pollici tra le mani illuminato a giorno; la prudenza non è mai troppa.

Inizio con una piccola delusione: questa città è famosa per le “Fontane Danzanti” nelle quali l’acqua e le luci si muovono a ritmo di musica. Avevo letto che tale attrazione è chiusa solo in inverno…ma oggi è il 14 ottobre e nelle vasche non solo mancano gli effetti speciali, ma addirittura tutta l’acqua. Sono totalmentre vuote ed abbandonate a loro stesse anche se l’inverno inizierà tra più di 2 mesi. Bella mossa davvero da parte dell’amminstrazione. Sarà sicuramente un effetto della crisi economica che non risparmia niente e nessuno. Ho tempo quindi di dedicarmi ad altro e dò il via alle danze. Ci vuole poco a capire che la zona da visitare è abbastanza ridotta come dimensione, così cerco di dare attenzione anche ai particolari. L’attrazione maggiore, quella più conosciuta e fotografata, è senza alcun dubbio il bellissimo Palazzo della Prefettura situato in Piata Mihai Viteazul (in loco c’è anche un monumento a lui dedicato), proprio di fronte alla “invisibili” fontane; si tratta di una costruzione veramente particolare e curata ad arte abbellita con i vessilli della Romania e dell’Unione Europea.

Palazzo della Prefettura

Palazzo della Prefettura

 

Monumento a Mihail

Monumento a Mihai Viteazul

La Piazza che lo ospita è ampia ed occupata per metà da un parco pubblico. Su un lato della stessa si trova un grande centro commerciale, mentre nella posizione opposta al Palazzo della prefettura c’è la bella Chiesa “Sfanta Treime” dove, ovviamente, ho trovato un matrimonio in fase di conclusione.

Chiesa "Sfanta Treime"

Chiesa “Sfanta Treime”

Poco più a avanti si trova il Collegio dedicato a “Carol I” che ha di fronte al suo ingresso principale la statua del medesimo personaggio a dare il benvenuto a chi arriva…anche se sembra che sia li a fare solo la guardia 🙂 .

Collegio e Statua di "Carol I"

Collegio e Statua di “Carol I”

Lasciando questa parte e dirigendomi alle spalle del Palazzo della Prefettura trovo il Municipio che, anche se in piccolo e grazie alle bandiere, somiglia molto alla costruzione che avevo visto poco prima.

Municipio

Municipio

Davanti al Municipio, dall’altro lato della strada, trovo la statua di Alexandru Ioan Cuza che dà il via al Parco Inglese, “ristretto” nelle dimensioni ma molto carino.

Statua di Alexandru Ioan Cuza

Statua di Alexandru Ioan Cuza

Proseguendo nella medesima direzione trovo il Teatro Nazionale “Marin Sorescu” e nulla più, per cui decido di tornare sui miei passi fino alla piazza centrale e prendere una nuova arteria. Non sbaglio assolutamente perchè camminando mi trovo i fronte due monumenti religiosi degni di nota: la prima (deviando un pochino verso Strada Lipscani) è la Chiesa “Sfantul Ilie” che si mostrerà successivamente in tutto il suo splendore al calar del sole perchè la troverò illuminata in maniera superba; la seconda, davvero meritevole, è la Chiesa Mantuleasa: un vero gioiello che ho letteralmente sommerso di istantanee.

Chiesa "Sfantul Ilie" in notturna

Chiesa “Sfantul Ilie” in notturna

 

Chiesa Mantuleasa

Chiesa Mantuleasa

Altra deviazione e mi trovo di fronte la Cattedrale Metropolitana “Sfantul Dumitriu”, un altro meraviglioso esempio di stile. Infine mi faccio una bella camminata andata e ritorno fino al Parco “Nicolae Romanescu” che non potevo proprio lasciar perdere; si tratta del vero polmone verde di Craiova ed è davvero molto bello; ha un lago al suo interno sul quale si può navigare con delle barchette prese a noleggio. Ho letto che durante l’inverno il lago si ghiaccia totalmente, ma questo è normale per le basse temperature della zona e probabilmente assume così anche maggior fascino. Appena in tempo per l’arrivo della sera, e quindi del buio, faccio il mio ritorno nel centro storico. Il miracolo le fontane non lo hanno fatto e rimangono totalmente ferme, però trovo il modo di passeggiare nell’aerea pedonale; noto che è abbastanza curata e piena di piccoli locali; peccato che non ci fosse quasi nessuno in giro, neanche in quello che a tutti gli effetti è un sabato sera. Noto un particolare: è stato deciso di “tamponare” due pareti di case non troppo sceniche con dei murales realizzati con le bombolette spray: in questi casi spesso si grida all’orrore, ma devo dire che stavolta l’idea è da apprezzare perchè meglio questo a dei possibili obrobri inguardabili.

Esempio di Murales

Esempio di Murales

Ne approfitto per scattare altre fotografie alle parti più interessanti senza avere “teste di estranei” dentro al mio obiettivo fino a quando, a giro finito, vedo che sono quasi le 21:00. Mi alletta un fast food che vende una Pita greca meravigliosa che si trova proprio davanti ai miei occhi, ma alla fine mi siedo in un ristorante in cui trovo un po’ di meritato calduccio e dove ordino un piatto di bruschette al pomodoro, una pizza margherita ed una birra locale; il tutto mi costa circa 6 euro e direi che ci si può stare. Approfitto del posto comodo per collegarmi alla wi-fi e “spulciare” un po’ le novità che sono arrivate nel mio tablet durante quella giornata di mancata connessione. Poi, un po’ inciucchito dalla birretta che non aveva meno di 10 gradi di alchol, ripongo le mie cose come da programma e torno verso la stanza. Nonostante tutto, i 900 metri circa di distanza li percorro senza problemi, trovando sempre la giusta strada e le giuste deviazioni anche senza navigatore a portata di mano. Effettivamente l’illuminazione pubblica è qualcosa di sempre più raro man mano che mi allontano dal centro e, senza una buona dose di sangue freddo, l’atmosfera si dimostrerebbe perfetta per non stare tranquilli. Arrivo però al portone senza intoppi di nessun tipo e salgo i 6 piani che mi separano dall’appartamento. Poco dopo aver lasciato il ristorante mi ero armato di coca-cola e di uno sfizietto dolce al supermercato del centro commerciale, per cui tra mettere qualcosa tra i denti, collegarmi col computer e rivedere le foto scattate ne ho di cose da fare. Se calcolo che il rientro è avvenuto verso le 22:15 locali e che avrei dovuto anche preparare il bagaglio a mano per la nuova partenza del mattino seguente, capirete che mi sono addormentato tardissimo anche stavolta.

Mi sveglio verso le 8:30, senza fretta. Tutto è pronto dalla sera precedente e devo solo darmi una sistemata prima di uscire in direzione della stazione ferroviaria. Mi incammino percorrendo i 900 metri di distanza potendo vedere altre strade di Craiova non osservate prima, strade in cui si svolge la normale vita di una domenica mattina tra la gente comune. Il meteo non è fantastico: nuvole e qualche goccetta di pioggia fina mi accompagnano fino sotto alla banchina dove attendo il treno per la destinazione successiva, la semi-sconosciuta Drobeta Turnu Severin. Causa coincidenze dei mezzi pubblici che avrei dovuto prendere, il tempo netto che avrei avuto per visitare la nuova cittadina sarebbe stato molto limitato, cioè non superiore alle 3 ore. Ma qualcosa va storto ed il treno delle 9:50 arriva a Craiova alle 10:15. Oltre a questo accumula altro ritardo ed arriva dove previsto alle 13:00 anzichè alle 11:50. Morale della favola: mi sono giocato 70 minuti utili. Purtroppo negli “on the run” queste sono cose che possono succedere e faccio di necessità virtù: mi metto a correre per vedere tutto il possibile. Col navigatore impostato percorro gli 800 metri che mi separano dal centro facendo varie soste durante il percorso, quando cioè trovo punti di interesse degni di uno scatto: ricordo la Chiesa Grecescu e la Chiesa Catolica.

Chiesa Grecescu

Chiesa Grecescu

 

Chiesa Catolica

Chiesa Catolica

Il centro di Drobeta Turnu Severin non è molto grande, ma nel complesso mi aspettavo una cittadina più piccola: invece buttando lo sguardo fuori dalle vie storiche vedo che l’estensione di questo comune è di tutto rispetto. Non ho modo di seguire il programma studiato a casa perchè non lo avrei mai terminato in tempo, così vado “a naso” e trovo diversi punti di interesse. Quattro elementi mi colpiscono maggiormente e sono la Cattedrale Episcopale “Invierea Domnului” (davvero imponente e molto bella), la Sinagoga, il Palazzo Culturale “Theodor Costescu” davvero splendente nel suo totale candore ma, soprattutto, la fontana che vi si trova di fronte. Il suo nome è “Fantana Cinetica” e questo appellativo non è stato dato a caso: si tratta infatti di una grande fontana con acqua limpidissima che ha molti tipi di getti che si alternano secondo un programma ben preciso. E’ una fontana “in movimento”, ma non segue alcuna musica; il mio rammarico più grande è quello di non averla potuta vedere illuminata durante le ore serali.

Catedrala Episcopale

Catedrala Episcopale “Invierea Domnului”

 

Palazzo Culturale "Theodor + Fantana Cinetica

Palazzo Culturale “Theodor Costescu” + Fantana Cinetica

Nonostante non me lo posso permettere, resto diverso tempo ad osservare quello spettacolo e poi mi rimetto in cammino. Vedo un paio di parchi pubblici ed una nuova chiesa che non avevo individuato durante lo studio del percorso a casa. Giunge il momento purtroppo di fare marcia indietro perchè l’orologio corre impietoso; ma ovviamente non lo faccio seguendo il percorso dell’andata bensì uno del tutto nuovo. E’ così che mi imbatto in una zona non molto bella della città, quella che ha inizio con Piata Mirçea e che si estende per altre 4-5 vie in avanti: intorno a me (che ho il borsone/bagaglio a mano sulle spalle e la fotocamera digitale in mano essendo stato colto totalmente di sorpresa) ci sono solo zingari di ogni età che, ovviamente, vedendomi passare così “armato” si voltano a guardarmi, anzi…a fissarmi. Non è un bel momento per la mia sicurezza, ma come faccio sempre in questi casi…non dò importanza a nessuno, non icrocio gli sguardi di quelli che sono in zona e mi faccio i migliori affari miei. Anche stavolta il “piano” funziona e mi rifugio dentro ad un supermercato che trovo sulla  mia strada. Devo acquistare qualcosa per il pranzo da consumare nel prossimo lunghissimo viaggio in treno verso Bucharest. Lo faccio e, uscendo, guardo l’orologio: ho ancora 30 minuti circa e, calcolando che ce ne vogliono quasi 20 per arrivare in stazione, decido di usare gli altri 10 minuti per vedere qualcos’altro rischiandomela fino in fondo. Riesco ad incontrare sulla mia strada la Torre dell’Acqua e poi vedo davanti a me che si apre un percorso solo pedonale che mi sarebbe interessato davvero molto, ma proprio non posso proseguire.

Torre dell'Acqua

Torre dell’Acqua

Di questo ringrazio le ferrovie rumene che, per la prima volta in quattro viaggi, hanno deciso di non venirmi incontro. Oltre a quel punto di interesse ho perduto sicuramente la visita al grande cimitero ortodosso, un’altra chiesa interessante e la vista del Danubio che divide la Romania dalla Serbia con il suo percorso. Non mancherò di rifare ciò che ho appena elencato in futuro perchè, in loco, ho letto che in una cittadina a circa 30 km da Drobeta Turnu Severin ci sono i barcaioli che organizzano 2 ore di navigazione sul Danubio stesso portando i visitatori a vedere punti di interesse particolari da tale prospettiva. Quando mi troverò lì, tornerò a recuperare il tempo perduto stavolta e questa è una promessa che mi sono fatto. La semi-sconosciuta Drobeta si rivela invece un luogo piacevole e da scoprire fino in fondo. Ma ora la missione è quella di arrivare in tempo per la partenza del treno: ho solo 20 minuti e, giusto il tempo di impostare il tablet, inizio una corsa della Madonna che mi fa arrivare al binario con 4 minuti di anticipo rispetto alla partenza, tra l’altro puntualissima, del convoglio. Trovo il mio posto e, col fiatone degno di un maratoneta, trovo pace dopo qualche istante. Mi aspettano 5 ore di treno prima di arrivare nella capitale rumena; dato che è l’ultimo “orario” che dal paese arriva a Bucharest ad un’ora decente (ce ne sarebbe un altro successivo che raggiunge la Gara de Nord alle 23:55 circa con gli altri mezzi fermi causa ora tarda), tutti i vagoni sono pieni. Come da noi c’è chi occupa il posto di qualcun’altro sperando che non arrivi nessuno, ma in quel caso ci sono state le puntuali liti in lingua locale che, nonostante non mi fanno capire un accidente, sono sempre divertenti da vedere; manca solo la vecchia signora che tira fuori l’ombrello da dare in testa al giovinotto di turno ed il gioco sarebbe completo. Il tragitto è lungo, ma tra un sonnellino e l’altro passa abbastanza bene. Arrivo così a destinazione e vado a prendere la metro: sono circa le 20:00 e non mi va di andare subito alla camera prenotata per la notte. Decido così di arrivara a Piata Unirii dove faccio una passeggiata di un’oretta per rinfrescare nella mia mente il ricordo del primissimo viaggio in Romania del febbraio precedente. Alla fine però non ho scelta e devo dare anche questo viaggio come concluso: vado alla fermata del bus 783 che porta in aeroporto e scendo nel comune di Otopeni. Avrei passato la notte lì per poi prendere l’aereo per Fiumicino alle 6:00 del mattino seguente. Sono quasi le 22:00 quando chiudo la camera alle mie spalle e vado in cerca di qualcosa per la cena che trovo poco dopo. Avrei voluto spararmi un kebab ma il negozio che avevo visto aperto passando 10 minuti prima, adesso ha chiuso. Per cui non mi resta altro che prendere una pizza, stavolta però a portare via. In camera sono già dotato di Coca-Cola, per cui restare li e prendere altre bevande sarebbe stato uno spreco. Finita la cena, solita prassi: computer connesso ad internet e sistemazione del borsone/bagaglio a mano. La sveglia suona poi impietosa alle 3:40 perchè alle 4:00 ho la navetta verso l’aeroporto che fortunatamente si trova a 1,5 km da dove ho dormito. Allo scalo succede l’incredibile: imbarco puntualissimo e poi tutti fermi per quasi 40 minuti perchè un addetto al check-in ha sbagliato a compilare un documento, per cui abbiamo dovuto attendere che venisse rifatto da capo. Ma mi domando e dico: come è possibile che a fine 2016 un aereo non possa prendere il decollo se non arriva un cavolo di documento CARTACEO in cabina ? Nell’era della digitalizzazione siamo ancora messi così ? 200 persone che restano bloccate 40 minuti per un pezzo di carta ??? Ancora oggi non me ne capacito; viviamo in un periodo in cui si riattaccano le dita perdute e per far decollare un volo serve uno “straccio” compilato a mano. Ma dove vogliamo andare di questo passo ? La risposta non può essere che una sola: da nessuna parte. A Fiumicino poi altri 10 minuti di attesa sull’aeromobile perchè non arrivano le scale per far scendere i passeggeri, ma questa è normale amministrazione a Roma. Figuriamoci se ne funziona una qualche volta. A questi disservizi cronici del maggiore aeroporto della capitale italiana ormai ci ho fatto il callo e li metto in conto prima di partire. Resta però tutto uno schifo perchè non si fa niente per migliorare la situazione. Ormai la gente è rassegnata e va bene così, ma in realtà non va un tubo bene così.

Parlando dei luoghi visitati, posso dire di essere rimasto un pochino deluso da Craiova perchè me l’aspettavo “più ricca” di punti di interesse di come l’ho trovata. L’atmosfera poi non è stata la stessa delle altre città rumene visitate fino ad oggi, ma non so spiegare perchè. Forse l’aver visto decine di localini carini completamente vuoti di sabato sera non ha aiutato. E’ comunque un posto da vedere assolutamente perchè ciò che ha di bello non si può dimenticare. Drobeta Turnu Severin mi ha lasciato, come già detto, il groppo in gola. Semi-sconosciuta ma da apprezzare e piena di spunti che danno un rapporto qualità/estensione molto positivo. Ma la cosa più bella dei miei viaggi in Romania è che ogni volta mi sento a casa ed uno di loro: sposatandomi con i mezzi pubblici (metro, treno, autobus) entro a contatto diretto con la vita di tutti i giorni e devo dire che non mi dispiace affatto. La verità è che nei prossimi mesi ho altri 2 voli già prenotati verso questa nazione che sto cercando di esplorare centimetro per centimetro; ci riuscirò prima o poi.

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