Kiev e Lviv per la primissima volta in Ucraina

di admin

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Questo viaggio rappresenta l’ennesima promessa fatta a me stesso (stavolta pure ai colleghi) da realizzare nel corso del 2018. In Ucraina non c’ero mai stato e Kiev l’ho sempre sognata o vista su internet. Quando mi metto in testa una cosa la porto fino in fondo 99 volte su 100 e questa ne è una nuova conferma. Per poter studiare un programma esauriente e per potergli dedicare il giusto tempo sfrutto il week-end lungo del 29 giugno che a Roma significa festività che stavolta cade di venerdi. Inoltre, a meno di colpi di scena (o di sfortuna…) dovrebbe essere anche un periodo abbastanza positivo dal punto di vista del meteo, anche se trattando questo argomento il condizionale resta d’obbligo. Prima d’ora mi aveva bloccato il solito problema: collegamento aereo troppo costoso. Ma mi ero stancato di aspettare, così ho realizzato un piano “b” faticoso e difficile da portare a termine che però mi ha permesso di risparmiare qualche bel soldo e, perchè no, di unire alla visita della capitale anche quella ad un’altra importante realtà locale: Lviv. Vediamo come è andata…

Giovedi pomeriggio: esco dall’ufficio alle 13:00 prendendo mezza giornata di permesso; mi dirigo alla Stazione Termini dove mi aspetta un treno che mi porterà a Napoli Centrale. Da qui navetta “Alibus” per l’aeroporto di Capodichino, scalo per me più congeniale per raggiungere la città polacca di Danzica. Il volo passa tranquillo col solito sonno profondo di sempre. A destinazione dovrò passare la notte in bianco e decido di farlo sulle morbide sedie dell’unico bar che resta aperto ad oltranza; consumo mezzo litro di birra alla spina chiara ed aspetto il prossimo aereo che partirà alle 7:00 in punto. Il tempo scorre abbastanza veloce e mi ritrovo ad effettuare i nuovi controlli di sicurezza prima di quanto potessi immaginare. E’ la prima volta che prendo un aereo Wizz Air dopo il recentissimo cambio di policy sui bagagli (grande idiozia proprio come Ryanair) e temo che il mio borsone a tracolla possa essere imbarcato, ma non è così ed anche stavolta sale con me a bordo. Ho un discreto sonno che la nuova tratta non mi toglie di certo: solo un’ora serve per andare da Danzica a Lviv e quando scendo dall’aeromobile ho gli occhi gonfi come se mi avessero appena preso a pugni in faccia. Il controllo passaporti fila via liscio, proprio come l’orologio che avanza di un’ora in avanti senza neanche dirmelo: sono le 9:00 in punto adesso ed ho un’intera giornata da passare in città. Effettuo un primo cambio valuta nell’area arrivi (ho provato ad utilizzare un bancomat ma ha installato solo l’alfabeto cirillico) ed esco in strada. Alzo gli occhi al cielo e vedo solo colori scuri; non è possibile che il 29 giugno sia così…eppure non sto dormendo e questo non è un incubo. Maledico un po’ di santi qua e là (tanto ormai…) e poi cerco la fermata del bus diretto verso il centro città che si trova proprio di fronte all’uscita. Quando arriva mi rendo conto che le persone in attesa sono un numero sconsiderato; alla fine ci entriamo tutti ma stiamo pigiati come le sardine. Il biglietto si paga sia per il passeggero che per ogni bagaglio ed in entrambi i casi costa 5 Hrivne; significa che io pago 10 Hrivne, cioè l’equivalente di poco meno di 30 centesimi di euro per due titoli di viaggio (in Italia, quando va bene, pago 1,50 euro a corsa…cioè cinque volte tanto). La cosa bellissima è la macchinetta obliteratrice: non è elettronica ed ultramoderna, bensì meccanica. Vale a dire che c’è una specie di schiaccianoci dove si mette il biglietto e si preme fino a che non si è rovinato a sufficienza da far capire che non è più adoperabile su altre corse. La cosa che più mi colpisce è l’onestà della gente: con un sistema simile e senza nessuno che controlli, un biglietto si potrebbe usare centinaia di volte. Nel caso in cui salisse il controllore si potrebbe dire tranquillamente che il pezzo di carta che si ha in mano è stato appena timbrato ed il gioco sarebbe fatto. Invece no: nonostante il bus sia pieno come un uovo, chi è lontano dalla macchinetta fa il passamano fino a far arrivare i tickets alla persona più vicina che si impegna a timbrare per tutti. Inutile e superfluo aggiungere che sono senza parole, ma mi ha abituato a pensare sempre male un certo paese che inizia con la lettera “I”. Servono circa 20-25 minuti per raggiungere la fermata più vicina al centro e, durante il percorso, inizia addirittura a piovere: neanche sono arrivato che già hanno aperto il regalo di benvenuto! Scendo di corsa e mi vado a riparare sotto ad un porticato dove trovo diverse altre persone col mio stesso problema. Aspetto lì finchè non smette ed intanto cerco di studiare la mappa. Ebbene si, mi trovo nella città dai tre nomi: Lviv per gli ucraini, Lvov per i russi e Leopoli per gli italiani. Il mio primo obiettivo di oggi è raggiungere la zona della piazza principale dove c’è un deposito che custodisce i bagagli per pochi spicci. Però, già che ci sono, durante il percorso mi fermo a fotografare ciò che trovo per risparmiare del tempo prezioso. Inizio subito perchè mi accorgo che il tetto che mi sta coprendo dalla pioggia è in realtà la sede dell’Università locale. Di fronte ad esso c’è il monumento dedicato ad Ivan Franko, un tuttologo ucraino che può annoverare i ruoli di scrittore, economista ed attivista politico tra i tanti a lui assegnati.

L'Università di Lviv

L’Università di Lviv

In onore di Ivan Franko

In onore di Ivan Franko

Passo davanti alla Casa della Scienza e proseguo dritto. In piazza “Henerala Hryhorenka” trovo una statua dedicata a coloro che hanno combattuto per l’Ucraina. Come inizio non è male.

Monumento ai Combattenti per l'Ucraina

Monumento ai Combattenti per l’Ucraina

Finalmente raggiungo il deposito bagagli; salgo le scale (rigorosamente di legno e rumorose in una maniera incredibile) ed arrivo al secondo piano. Apro la porta e c’è una scena tristissima: un poveretto mi guarda da dietro ad una staffa di legno che funge da bancone; dietro di lui decine di borse e trolley. Tanto vale piazzarci pure il mio. Il prezzo è allucinante in senso positivo: 35 Hrivne, equivalente di 1 euro e pochi centesimi per tenere li le mie cose fino alle 22:00. Quando torno al piano terra mi trovo nella piazza centrale della città e di fronte a me c’è il bellissimo Teatro dell’Opera, vero e proprio vanto degli abitanti locali. In una via subito a destra trovo anche il defilatissimo Teatro “Mariya Zankovetska”.

Teatro dell'Opera

Teatro dell’Opera

Teatro "Mariya Zankovetska"

Teatro “Mariya Zankovetska”

Decido di seguire una certa direzione tra quelle segnate sulla mia personale mappa: le cose da vedere sono tante e la giornata a disposizione è una sola, quindi senza un minimo di organizzazione si rischia un flop totale. Una statua molto carina attira la mia attenzione anche se non si tratta di un’opera artistica pazzesca: la trovo lungo la strada che mi porta alla romantica fontana di “Romualdo e Pelagheia”.

Scultura che apprezzo, ma non ce n'è traccia on-line

Scultura che apprezzo, ma non ce n’è traccia on-line

Fontana di "Romuald e Pelagheia"

Fontana di “Romuald e Pelagheia”

Cambio direzione e, dopo una buona passeggiata, arrivo in una zona che ha due edifici religiosi molto vicini tra loro: il primo è la Chiesa di San Giovanni Battista ed il secondo è la Chiesa Ortodossa di St. Nicholas…con la facciata in parte interdetta dagli alberi.

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa Ortodossa di St. Nicholas

Chiesa Ortodossa di St. Nicholas

Proseguendo sulla stessa via mi trovo a dover salire delle scale; il portone è aperto e mi rendo conto di essere all’interno di un complesso monastico. Leggo dei manifesti di festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario che cade proprio quest’anno, coincidenza non semplice da azzeccare. Il meglio lo dà senza dubbio la Chiesa di St. Onophrius.

Chiesa di St. Onophrius

Chiesa di St. Onophrius

Ancora avanti, superato un sottopassaggio pedonale, mi imbatto nell’ultimo obiettivo di questa zona che è la Chiesa di St. Paraskeva. Anche in questo caso ci sono dei problemi di proporzioni: l’edificio è altissimo e lo spazio a disposizione prima di raggiungere degli ostacoli è limitato. Il risultato fa un po’ schifo, ma meglio di niente…

Chiesa di St. Paraskeva

Chiesa di St. Paraskeva

E’ il momento di fare marcia indietro e tornare in direzione del centro. Dovrò orientarmi nelle tante strade e stradine che compongono Lviv e non sarà proprio un gioco da ragazzi. Arrivo così davanti alla Chiesa della Trasfigfurazione, anch’essa bella ed imponente. Poco lontana c’è anche la famosa Chiesa Armena che, devo ammettere, apprezzo molto di più internamente per gli affreschi e l’atmosfera. Proseguo nella stessa direzione ad arrivo in Rynok Square: qui trovo il palazzo che ospita il Municipio di Lviv e quattro fontane (una ad ogni angolo) dedicate ad Amphitrite, Nettuno, Adonis e Diana. E’ anche il punto cittadino di maggior passaggio.

Chiesa della Trasfigurazione

Chiesa della Trasfigurazione

Municipio di Lviv

Municipio di Lviv

Fontana di Amphitrite

Fontana di Amphitrite

Fontana di Nettuno

Fontana di Nettuno

“Stavropihiiska Street” mi conduce dritto alla bellissima Cattedrale Domenicana: fuori è davvero particolare mentre l’interno non mi lascia niente da ricordare.

Cattedrale Domenicana

Cattedrale Domenicana

Nel piccolo parchetto adiacente vedo il monumento dedicato a Nikifor Krynicki (pittore polacco); poco più avanti c’è qualcosa di singolare: la statua in ricordo di Ivan Fedorov, padre della stampa in Russia ed Ucraina, è circondata da un piccolo mercato di…libri usati; quando si dice il caso…

Dedicato a Nikifor Krynicki

Dedicato a Nikifor Krynicki

Monumento a Ivan Fedorov

Monumento a Ivan Fedorov

Attraverso la strada e salgo su una collinetta dalla quale posso osservare la Chiesa di San Michele Arcangelo; guardarla è una cosa, fotografarla ben altra perchè ha una miriade di alberi a pochissima distanza, così mi tocca procedere in direzione obliqua. Torno giù e stavolta posso osservare la Torre delle Polveri: è famosa sia per il suo “lato B” (quello circolare) che per il suo “lato A” (l’ingresso) dove ci sono le statue di due stupendi leoni dormienti a farle da guardia.

Torre delle Polveri

Torre delle Polveri

Uno dei leoni dormienti di guardia alla Torre delle Polveri

Uno dei leoni dormienti di guardia alla Torre delle Polveri

Passo davanti al Museo Archeologico ed a qualcosa che ha una schifosissima bandiera degli Stati Uniti fuori dalla porta per trovarmi di fronte alla Chiesa Greco Cattolica Ucraina.

Chiesa Greco Cattolica Ucraina

Chiesa Greco Cattolica Ucraina

Anche per quest’area dico stop e decido di tornare indietro fino ad arrivare ad osservare prima la Chiesa dell’Assunzione (foto scattata cercando di “tagliare” i lavori in corso sulla destra) e poi l’ingresso del Museo “Arsenal” dove sono esposte armi ed affini provenienti da circa una trentina di paesi.

Chiesa dell'Assunzione

Chiesa dell’Assunzione

Ingresso del Museo Arsenal

Ingresso del Museo Arsenal

Proseguo oltre fino ad imbattermi in un bell’orologio floreale (prima che si liberasse dai turisti di passaggio sono passati tempi immemori…) posto davanti ad una cinta muraria con ingresso poco più avanti. Ma prima di varcarne la soglia mi dirigo sull’altro lato della strada usando un sottopassaggio; qui trovo quella che mi sembra una chiesa ed invece è il Museo delle Sculture “Johann Georg Pinsel”. Nella medesima piazza c’è una di quelle fontane che zampillano acqua dal pavimento e che sono sistematicamente stracolme di bambini fradici ed urlanti che corrono al loro interno; ovviamente non mi interessa lo spettacolo pietoso, bensì una statua che trovo interessante.

Orologio floreale

Orologio floreale

Museo delle Sculture "Johann Georg Pinsel"

Museo delle Sculture “Johann Georg Pinsel”

Scultura di fronte alla fontana a zampillo

Scultura di fronte alla fontana a zampillo

Porta della cinta muraria che sto per attraversare

Porta della cinta muraria che sto per attraversare

Seguo la strada interna alla cinta muraria ed arrivo fino al piazzale dove si trova il “Bernardine Church and Monastery”; nella medesima piazza c’è anche una colonna sacra.

Bernardine Church and Monastery

Bernardine Church and Monastery

Colonna sacra di fronte al Bernardine Church and Monastery

Colonna sacra di fronte al Bernardine Church and Monastery

Vado avanti e dopo un breve tratto di strada mi trovo ad osservare il monumento equestre al Re Danylo Halytskyi, il personaggio che dà il nome all’aeroporto locale. Successivamente un’altra scultura prende la mia attenzione: stavolta è dedicata ad Adam Mickiewicz (poeta e scrittore polacco).

Monumento a Re dAnylo Halytskyi

Monumento a Re dAnylo Halytskyi

Monumento ad Adam Mickiewicz

Monumento ad Adam Mickiewicz

Inizia da qui l’area pedonale che mi riporterà tra breve di fronte al Teatro dell’Opera, quindi ho concluso felicemente la prima parte del Tour di Lviv. Durante questa passeggiata mi godo la Statua della Vergine Maria e soprattutto il particolare monumento dedicato a Taras Shevchenko, scrittore e pittore ucraino.

Statua della Vergine Maria

Statua della Vergine Maria

Monumento a Taras Shevchenko

Monumento a Taras Shevchenko

Da qui torno di nuovo in centro prendendo la prima strada utile; nell’arco di poche decine di metri trovo diversi punti di interesse: la Chiesa Gesuita (altro “miracolo” da fotografare data la posizione assolutamente non favorevole), la strana statua in onore di Ivan Pidkova, la Cattedrale Latina e la Cappella della famiglia Boim, ultimata nel 1616 dei membri della famiglia stessa.

Chiesa Gesuita

Chiesa Gesuita

Statua dedicata a Ivan Pidkova

Statua dedicata a Ivan Pidkova

Cattedrale Latina

Cattedrale Latina

Cappella della Famiglia Boim

Cappella della Famiglia Boim

E’ il momento di cambiare totalmente zona e di spostarmi un bel po’. Inizio la passeggiata che ha come obiettivo principale la Cattedrale di San Giorgio.  Prima però, lungo il percorso, mi imbatto nel monaco birraio…

Il Monaco Birraio

Il Monaco Birraio

L’ingresso al complesso della Cattedrale è ubicato su una grande piazza pedonale in cui il monumento ad Andrey Sheptytsky (arcivescovo cattolico ucraino) la fa da padrone. Anche in questo caso (come per la Cattedrale Domenicana) entro all’interno dell’edificio religioso ma mi colpisce più esternamente.

Dedicato ad Andrey Sheptytsky

Dedicato ad Andrey Sheptytsky

Il complesso della Cattedrale di St. George

Il complesso della Cattedrale di St. George

Ci sono diversi punti di interesse in ogni direzione partendo da dove mi trovo, per cui ne scelgo una e la seguo. Mi trovo prima davanti alla Chiesa di St. Mary Magdalene e poi al Monumento per le Vittime dei crimini del comunismo. Più avanti la Chiesa di St. Lazarus è purtroppo interdetta; proseguo quindi vedendo la statua dedicata a Markiyan Shashkevych (scrittore ucraino) posta accanto alla piccola Cappella dello Spirito Santo, tutta colorata di celeste e con maledetti alberi di fronte alla facciata.

Chiesa di St. Mary Magdalene

Chiesa di St. Mary Magdalene

Monumento per le vittime dei crimini del comunismo

Monumento per le vittime dei crimini del comunismo

Dedicato a Markiyan Shashkevych

Dedicato a Markiyan Shashkevych

Cappella dell Spirito Santo - vista laterale

Cappella dell Spirito Santo – vista laterale

La Chiesa-Convento di St. Ahnezhky mi aspetta dall’altro lato della strada; i sapientoni del comune di Lviv ci hanno piazzato davanti quattro bei bidoni per la raccolta differenziata che sono un cazzotto in un occhio, così per scattare una foto decente (anche se un tantino storta) ed evitarli devo fare i salti mortali.

Chiesa-Convento di St. Ahnezhky

Chiesa-Convento di St. Ahnezhky

Proseguendo nella stessa strada, una “copertura” fatta di ombrelli mi accoglie e mi introduce nel parco dello splendido Potocky Palace, oggi aperto al pubblico.

Tetto di ombrelli davanti al Palazzo Potocki

Tetto di ombrelli davanti al Palazzo Potocki

Il Palazzo Potocki

Il Palazzo Potocki

Torno indietro percorrendo la stessa strada fatta fino alla Chiesa di St Mary Magdalene e da lì proseguo verso un’altra direzione. Mi imbatto prima nel monumento dedicato a Mykhailo Verbitsky (compositore locale) e poi nell’enorme palazzo che ospita il Politecnico di Lviv, il cui parco è usato un po’ da tutti per trovare un po’ di relax e fresco in quelle che dovrebbero essere calde giornate estive. Passo di fronte al “Cat Cafè” dalla cui vetrina vedo tre micioni pelosissimi che vorrei accarezzare per ore ed ore, ma non posso farlo e devo resistere. Giungo così su Kropyvnyts’koho Square dove c’è il bel monumento dedicato a Stepan Bandera (politico nazionalista ucraino).

Dedicato a Mykhailo Verbitsky

Dedicato a Mykhailo Verbitsky

Ingresso del Politecnico di Lviv

Ingresso del Politecnico di Lviv

Monumento a Stepan Bandera

Monumento a Stepan Bandera

Poco dopo la Chiesa Cattolica “Olha and Elizabeth” non può non prendere la mia totale attenzione: un vero capolavoro.

Chiesa Cattolica "Olha and Elizabeth"

Chiesa Cattolica “Olha and Elizabeth”

Le ore sono trascorse molto veloci ed ormai sono agli sgoccioli della mia visita a Lviv. La passeggiata mi porta fin davanti alla Chiesa di St. Anne, anche lei degna di nota e titolata ad entrare a far parte del mio libro dei ricordi.

Chiesa di St. Anne

Chiesa di St. Anne

Mi ritrovo nuovamente davanti al Teatro dell’Opera; guardo l’orologio ed ho ancora una quarantina di minuti prima di dover andare a riprendere il borsone, così mi dirigo verso il Monumento dedicato a  Mykhailo Hrushevskyy (politico rivoluzionario ucraino) ed alla Chiesa dell’Intercessione della Vergine che, purtroppo, trovo un po’ coperta dalla vegetazione…tanto per cambiare.

Dedicato a Mykhailo Hrushevskyy

Dedicato a Mykhailo Hrushevskyy

Chiesa dell'intercessione della vergine

Chiesa dell’intercessione della vergine

Adesso è davvero tutto; inverto la marcia e risalgo le scale in legno che svolgono perfettamente anche la funzione nascosta di antifurto: chiunque ci mette un piede genera un casino bestiale. Prendo ciò che è mio, saluto ed imposto il navigatore con destinazione “Stazione Centrale”. Sono poco più di tre kilometri, ma lo sapevo già in partenza, per cui parto senza lamentarmi. Quello che non sapevo è che, dopo neanche dieci minuti, iniziasse a piovere abbastanza forte. Non ho altra scelta che fermarmi e ripararmi sotto ad un balcone di un appartamento. La precipitazione dura un quarto d’ora che non vuole passare mai, ma alla fine si placa. Arrivo dove convenuto ed inizio a guardarmi intorno: devo trovare il punto di partenza del bus notturno prenotato che mi porterà a Kiev.

Stazione Centrale di Lviv

Stazione Centrale di Lviv

L’autostazione è proprio qui e vado a chiedere info alla biglietteria. Mi dicono che devo uscire perchè alcune linee di pullman (tra cui la mia) partono dal parcheggio per le auto posto a poche decine di metri. Mi reco li ed ho una fortuna pazzesca: il mezzo è già in sosta con oltre quaranta minuti di anticipo. Dopo una notte in aeroporto ed una giornata intera di cammino non desidero altro che sedermi e riposarmi un po’. Mi permettono di entrare (non come in Italia che se non mancano 5 minuti non si può salire) e mi accomodo nel posto migliore che potessi desiderare, quello con più spazio per le gambe. Sto in grazia di Dio quando, a pochi minuti dalla partenza, salgono due amici; ovviamente è tardi e non ci sono più due posti vicini da poter prendere…così uno dei due pensa bene di chiedere a me (che sono solo) se mi posso spostare. “Certo…io arrivo quaranta minuti prima per scegliere dove sedermi e poi voi, all’ultimo minuto, vi volete accomodare al posto mio? Mi dispiace, ma oggi non c’è trippa per gatti”. Questo è il senso di ciò che avrei voluto dir loro, ma alla fine mi esce solo un “no, sorry” e me ne resto dove sono. Non è cattiveria, ma devo assolutamente dormire e necessito di un posto al finestrino per potermi appoggiare a dovere. Il pullman parte puntuale ed iniziano le otto ore circa di traversata per mezza Ucraina in direzione della capitale.

Sabato mattina: alle 6:35 il bus fa il suo ingresso all’autostazione di Kiev, quella vicina alla stazione centrale dei treni. E’ prestissimo ed il cielo è cupo anche qui; in terra è tutto bagnato, per cui è smesso di piovere da non molto. Io ho praticamente solo vestiti estivi ed a maniche corte, ma la temperatura presente è veramente bassa e tutti i locali sono coperti con i giubbotti. Ma si può sapere com’è possibile che il 30 giugno è così, maledetta sfortuna? Imposto il navigatore verso l’hotel (2,5 kilometri di distanza) e vado. La stessa cosa che ho fatto a Lviv vale anche qui: avrò un giorno in più per la visita, ma qualsiasi cosa incontrerò per strada dovrò immortalarla subito. E così che incontro dopo poco un pezzo pregiato della città: la Cattedrale di San Vladimir; poi c’è spazio anche per il Monumento a Mykhailo Hrushevskyy. Se questo è l’inizio direi che mi aspettano grandissime cose.

Cattedrale di San Vladimir

Cattedrale di San Vladimir

Monumento a Mykhailo Hrushevskyy

Monumento a Mykhailo Hrushevskyy

Arrivo all’indirizzo che sto cercando e mi rendo conto di una particolarità: tutti i portoni dei condomini sono chiusi da una serratura speciale che si aziona automaticamente solo se si è in possesso di una specie di “badge”; nel caso in cui fossimo ospiti e non proprietari si può citofonare solo conoscendo il codice dell’appartamento desiderato. Inutile dire che io tale codice non lo conosco perchè nessuno me lo ha comunicato prima. Mi trovo fuori UE, per cui ancora esiste il roaming e telefonare mi spennerebbe il credito. Provo a cercare una wi-fi e ce ne sono a bizzeffe, ma tutte chiuse da password. Addirittura ce n’è una che come nome di rete ha “No free wi-fi for you!” che mi conferma come la gente sia bastarda dentro. Mi sposto un po’ fino a quando capto una rete gratuita; in questo modo posso usare whatsapp e mandare un messaggio alla struttura per informarli del fatto che io ci sono…ma che non so come entrare. Finalmente riesco nel mio obiettivo e le cose che cerco sono principalmente due: un bagno per darmi una rinfrescata ed un posto dove potermi cambiare i vestiti. La proprietaria si dimostra inflessibile: mi permette di entrare in stanza per cambiarmi, ma non di usare il bagno perchè non è ancora il momento per il check-in. Se volessi farlo dovrei pagare il 50% del costo di una giornata ed avrei le chiavi. Un gesto dell’ombrello virtuale vola da me verso di lei mentre le dico che la ringrazio, ma che tornerò alle 13:00 senza problemi. Uscendo incontro un ragazzo locale, anche lui ospite della stessa struttura; capisce che sono straniero, si presenta e mi spiega che lui è un insegnante di inglese e che l’azienda per cui lavora lo manda sempre in giro per il mondo. E’ stato anche in Italia due volte (Sicilia e Venezia) e vorrebbe passare un po’ di tempo con me per mostrarmi la città e per esercitarsi parlando. Gli spiego che il mio inglese è di “serie C”, praticamente vinto coi punti dei biscotti…ma se va bene a lui, perchè no? Alla fine andiamo: il tempo lo spendo volentieri perchè non ho eccessiva fretta (ricordo che ho due giorni da passare qui e non uno solo come a Lviv) e perchè magari in questo modo avrei potuto vedere qualcosa di particolare. Succede proprio questo perchè tutto il periodo lo passiamo visitando i luoghi dove si consumò la rivoluzione ucraina del 2014. Mi dice che lui era li, che ha visto cosa è successo, ciò che hanno fatto la polizia e l’esercito ed ha anche visto morire degli amici per colpa di tutto ciò. Ne parla con difficoltà, ma lo fa volentieri perchè è sicuro che i media mondiali non abbiano dato il giusto risalto alla cosa e che abbiano raccontato anche parecchie bugie. Per le strade di Kiev ci sono ancora oggi moltissimi segni che ricordano quel periodo, ma a me rimane impresso questo che segue:

Senza parole

Senza parole

Si tratta di metallo perforato dai proiettili di allora, ovviamente tagliato ad arte per rendere l’idea che ci furono tantissimi spari sulle persone senza che ne avessero alcuna colpa. Dopo tutto ciò che ci fanno studiare a scuola sulle violenze passate, l’olocausto, le dittature ecc ecc, ancora oggi non manchiamo mai occasione di far vincere la lurida bramosia di potere con ogni mezzo. Il potere andrebbe tolto a 1000 politici per nazione e dato davvero alla gente comune. Ci sentiamo tanto liberi perchè crediamo di poter fare quello che vogliamo, ma è solo una stupida illusione, dato che non possiamo fare un bel niente. Il giro si chiude con un pranzo in un self-service tipicamente ucraino, un posto nel quale da solo non sarei mai potuto andare perchè non conosco i piatti ed il personale non parla inglese. Mangio cose buonissime come ad esempio il Borsch seguito da una cotoletta di pollo avvolta nella pastella di un sapore unico (scoprirò solo dopo che è unta e bisunta di burro…) ed altro ancora; il tutto per poco meno di cinque euro in centro città. Alla fine vedo che sono le 12:45. Non voglio, bensì esigo, andare in hotel a prendere la stanza alle 13:00 spaccate per chiudere il conto aperto con la proprietaria; fortunatamente lui deve effettuare il check-out perchè di lì a poco partirà per quasi un mese di vacanza in cui toccherà varie parti della Grecia, così andiamo e ci salutiamo. Ovviamente lo ringrazio per l’aiuto e le preziose nozioni che mi ha dato invitandolo a Roma quando vorrà e potrà. Con le chiavi in mano mi dedico al bagno, cosa che non vedo “in forma privata” da esattamente 48 ore. Poi chiudo tutto e stavolta il giro di Kiev inizia davvero alla mia maniera. Mi trovo abbastanza vicino a Khreschatyk Street, una delle arterie più importanti della città, per cui non ci metto molto a raggiungere Maidan Nezaleznosti, la piazza centrale tagliata in due dalla strada appena nominata. Qui ci sono una serie impressionante di punti di interesse: da una parte osservo il Monumento dell’Indipendenza, il Monumento ai Fondatori di Kiev, il logo in 3D “I Love Kyiv”, la statua dedicata al “Cosacco Mamay” (un eroe folcroristico locale), un bellissimo orologio floreale con davanti lapidi per ricordare ciò che sappiamo e, per finire, particolari fontane.

Monumento dell'Indipendenza

Monumento dell’Indipendenza

Monumento ai Fondatori di Kiev

Monumento ai Fondatori di Kiev

I Love Kyiv

I Love Kyiv

Il Cosacco Mamay

Il Cosacco Mamay

Orologio floreale e...lapidi commemorative

Orologio floreale e…lapidi commemorative

Una delle fontane presenti

Una delle fontane presenti

Una serie di cartelloni posti tutti intorno al Monumento dell’Indipendenza ricordano “quei giorni” del 2014. Dal lato opposto della strada l’intera attenzione è catturata da una serie di fontane che, nelle ore serali, si colorano di luci e danzano al ritmo di musica; sarà una delle cose che vorrò sicuramente vedere. In più noto il Globus Monument e la Porta “Lyadsky”.

Porta Lyadsky

Porta Lyadsky

Decido di cambiare zona e di proiettarmi da tutt’altra parte. E’ così che raggiungo il Mariinsky Park, un’area verde che ha al suo interno il Monumento a Nikolaj Federovic Valutin (Generale dell’Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale), un altro monumento di cui non ho notizie certe ed una bella fontana.

Monumento al Generale Valutin

Monumento al Generale Valutin

Monumento nel Mariinsky Park

Monumento nel Mariinsky Park

Fontana del Mariinsky Park

Fontana del Mariinsky Park

Sempre nella stessa area posso ammirare la Residenza di Polyakov e due edifici governativi: la Verkhovna Rada ed il blindatissimo Palazzo del Governo. Il Mariinsky Palace poi si mostra ai miei occhi in tutta la sua bellezza.

Residenza Polyakov

Residenza Polyakov

Verkhovna Rada

Verkhovna Rada

Mariinsky Palace

Mariinsky Palace

La passeggiata prosegue fin quando vedo lo stadio della Dynamo Kiev, la squadra più famosa della città che ha avuto un importante ruolo anche in ambito sovietico e nelle competizioni europee. Qui posso solo osservarlo in mezzo ad una marea di alberi, ma mi riprometto che riuscirò ad entrarci prima della partenza di domani sera. Segue una specie di ponte degli innamorati dove si dice che ancora oggi i locali si giurino amore eterno (o meglio…finchè non finiscono i soldi…) ed una dolce statua dedicata alla storia d’amore tra Luigi Pedutto e Mokryna Yurzuk: lui italiano prigioniero di guerra e lei condannata ai lavori forzati, si sono conosciuti ed innamorati in un campo di concentramento in Austria nel 1943. La fine delle ostilità però riportò Mokryna nella sua terra dalla quale, causa le severe leggi di allora, non potè uscire neanche con gli sforzi fatti da Luigi. Rassegnati all’idea di essersi perduti, entrambi ebbero una nuova relazione nei rispettivi paesi. Poi un programma televisivo ucraino che aiuta i prigioneri di guerra a riabbracciare il passato al quale ha scritto Luigi li ha fatti incontrare dopo 60 anni nel 2004. A loro dedico questa foto:

A Luigi e Mokryna

A Luigi e Mokryna

Poi, tanto passare dalle stelle alle stalle, arriva il Monumento alla Rana: pare che buttare una moneta nella sua bocca porti fortuna. Personalmente non ho provato. Pochi passi ed ho davanti il Museo dell’Acqua.

Monumento alla Rana

Monumento alla Rana

Museo dell'Acqua

Museo dell’Acqua

Scendo una scalinata e mi trovo nella zona dell’Arco dell’Amicizia fra le Nazioni; in questo stesso punto si ha anche una buona vista della fetta di città che costeggia il fiume Dnipro. Scendendo altre scale torno al piano strada dopo aver osservato anche il Palazzo della Filarmonica.

Panoramica dell'Arco dell'Amicizia tra le Nazioni

Panoramica dell’Arco dell’Amicizia tra le Nazioni

Dettaglio di ciò che c'è sotto l'Arco dell'Amicizia tra le Nazioni

Dettaglio di ciò che c’è sotto l’Arco dell’Amicizia tra le Nazioni

Adesso di gradini ne scendo davvero tanti, ma mi consolo vedendo gente che li risale: va decisamente meglio a me; mi prometto che per tornare sù troverò una via alternativa perchè così è troppo. Alla fine della discesa mi imbatto nel Monumento al Diritto di Magdeburgo.

Monumento al Diritto di Magdeburgo

Monumento al Diritto di Magdeburgo

Seguo il corso del fiume (ovviamente in direzione centro) ed arrivo ad osservare la Chiesa Ortodossa della Natività di Cristo. Prendo poi “Petra Sagaidachnogo Street” e la seguo fino alla fine.

Chiesa Ortodossa della Natività di Cristo

Chiesa Ortodossa della Natività di Cristo

“Kontraktova Square” mi accoglie con un parco che ospita il Monumento dedicato proprio a colui che ha prestato il suo nome alla strada che mi ha condotto qui. Ci sono tante cose da vedere lungo il perimetro di questa piazza, ma una (la più stupida) mi colpisce in modo particolare: è un bar con la forma di un autobus a due piani ed infatti si chiama “Coffee Bus”. Non gli scatto foto perchè vedo le persone affacciate agli pseudo-finestrini che mi guardano in cagnesco…meglio evitare polemiche con gli umani. Imbocco “Prokovska Street” perchè vedo stagliarsi la figura della “Podolsky Church of the Intercession”.

Monumento a Petra Sagaidachnogo

Monumento a Petra Sagaidachnogo

Podolsky Church of the Intercession

Podolsky Church of the Intercession

Dettaglio - 1

Dettaglio – 1

Dettaglio - 2

Dettaglio – 2

Inverto la marcia e mi dirigo verso la parte opposta della piazza rispetto a quella in cui mi trovo. Ad attendermi che la Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria da un lato della strada e la Fontana di Sansone dall’altro lato.

Chiesa dell'Assunzione della Vergine Maria

Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria

Fontana di Sansone

Fontana di Sansone

Pochissima distanza mi separa dai due prossimi obiettivi segnati sulla  mappa: la St. Nichola’s Prytyska Church (decisamente bella) e la Chiesa Ortodossa Ucraina (delusione).

St. Nichola's Prytyska Church

St. Nichola’s Prytyska Church

Chiesa Ortodossa Ucraina

Chiesa Ortodossa Ucraina

Chiudo qui il giro in questa direzione e torno esattamente in Kontraktova Square per completare il suo perimetro setacciando la parte mancante. Posso osservare nell’ordine la Contract House, il Monumento a Grygorij Savyc Skovoroda (poeta e filosofo ucraino), l’Università Nazionale di Kyiv Mohyla e la Chiesa di Santa Caterina.

Contract House

Contract House

Monumento a Grygorij Savyc Skovoroda

Monumento a Grygorij Savyc Skovoroda

Università Nazionale di Kyiv Mohyla

Università Nazionale di Kyiv Mohyla

Chiesa di Santa Caterina

Chiesa di Santa Caterina

Mi sposto lungo le sponde dell’enorme fiume Dnipro e lo faccio per un motivo ben preciso: ammirare nel vero senso della parola la “St. Nicholas Wondermaker on the water Church”. Anche se la giornata è così così, questo edificio religioso è davvero spettacolare.

St. Nicholas Wondermaker on the water Church

St. Nicholas Wondermaker on the water Church

Purtroppo la successiva St. Elijah’s Church è completamente ricoperta da alberi per tutta la sua superficie, quindi niente di fatto; ma la stessa sorte non tocca ad un’altra singolarissima Chiesa: è una sola ma è composta da due “corpi” uniti dalla forma e dai colori differenti. Si tratta della Chiesa di Mykola Naberezhno.

Chiesa Mykola Nabererzhno - fronte

Chiesa Mykola Nabererzhno – fronte

Chiesa Mykola Naberezhno - retro

Chiesa Mykola Naberezhno – retro

Mi pare proprio di aver visto tutto quanto in questa zona, per cui mi appresto a rientrare verso la piazza centrale affrontando una salita davvero niente male, ma sempre meglio della scalinata che mi ero prefissato di non usare quando ero in fase di discesa. Le ore stanno passando e la poca luce presente sta iniziando a calare; il meteo sta pure peggiorando: sono vestito da stamattina con una camicia a maniche corte ma soffia da sempre un vento gelido da paura. Voglio fare un ultimo sforzo prima di rientrare in hotel e prepararmi per la tanto sognata serata, così mi dirigo all’ingresso dello Stadio della Dynamo Kiev per provare a mantenere ciò che mi ero detto nel primissimo pomeriggio. Arrivo e trovo questo:

Ingresso della Stadio della Dynamo Kiev

Ingresso della Stadio della Dynamo Kiev

“E’ aperto! Si può entrare…” – penso tra me e me; a passo lento procedo nella giusta direzione. Mi guardo intorno aspettandomi che qualcuno mi fermi, ma non succede. Ad un certo punto vedo uno sbarramento e capisco che probabilmente mi dovrò fermare a 100 metri dall’obiettivo. In quel momento esce una guardia e mi chiede qualcosa in lingua locale. Gli parlo in inglese sperando che capisca, ma la vedo dura; gli dico che vorrei solo vedere lo stadio dall’interno e gli mostro la reflex. Quello che sembrava un tontolone tira fuori l’astuzia della faina e mi dice che posso entrare se pago il biglietto. Io so bene che non esiste alcun ticket e si tratta di un’estorsione vera e propria, però sto al gioco e domando quanto devo pagare. “50 Hrivne” – risponde lui. Con un rapido calcolo capisco che sto sotto ai due euro. Gli dico che l’affare è fatto e gli do i soldi aspettando “un pezzo di carta” in cambio. Dopo due secondi di silenzio gli chiedo dov’è il ticket, già conoscendo l’eventuale risposta che non arriva. La scena finisce con una gran risata da ambo le parti che conferma il fatto che va bene così: tutti e due ci abbiamo guadagnato qualcosa. Supero lo sbarramento e mi avvio, supero il tunnel e capisco di essere solo in quel rettangolo che un po’ di storia sportiva l’ha fatta.

Stadion Dynamo - 1

Stadion Dynamo – 1

Stadion Dynamo - 2

Stadion Dynamo – 2

Stadion Dynamo - 3

Stadion Dynamo – 3

Stadion Dynamo - 4

Stadion Dynamo – 4

Stemma della Dynamo Kiev

Stemma della Dynamo Kiev

Esco con un po’ di malinconia: mancava solo di veder spuntare fuori dagli spogliatoi il grande Valerij Lobanovskyj…ma se n’è andato nel 2002 ed è quindi impossibile. Il suo monumento è però nel piazzale di fronte all’ingresso del complesso sportivo, per cui lo ricordo almeno così.

Valerij Lobanovskyj

Valerij Lobanovskyj

Bene, adesso punto dritto verso la stanza dove mi riposo (e mi riscaldo) qualche decina di minuti. Subito dopo…con la mia camicina a mezze maniche affronto il tempo da lupi che si ostina a non andare via. Questa cacchio di serata in cui avrei voluto passeggiare tra le vie del centro di Kiev ad oltranza è ufficialmente rovinata: sulla strada principale non c’è praticamente nessuno; i pochi presenti hanno il giubbotto e stanno tutti andando a cena da qualche parte per stare al coperto. Arrivo davanti al classico cartello luminoso delle farmacie e, quando tocca alla temperatura, leggo 15 gradi centigradi il 30 di giugno. Non piango perchè non lo faccio mai, ma se fossi stato un po’ meno “pratico” credo che stavolta sarebbe successo. L’ultima speranza sono le fontane musicali, ma anche qui resto delusissimo: trenta persone al massimo in tutta la piazza e tutte imbacuccate con ciò che hanno di più caldo. Lo spettacolo non è neanche degno; realizzo un video con la reflex ma non vale neanche un decimo di ciò che ho visto a Batumi in Georgia e neanche un centesimo di quello visto a Dubai. Decido che ne ho abbastanza, per cui vado a prendere un kebab per cena più le solite bibite per l’albergo e mi metto a giocare al mio calcio manageriale.

Domenica mattina: se ieri era il 30 giugno…è addirittura il 1° luglio quando mi affaccio alla finestra e vedo che alle 8:00 del mattino sta piovendo a dirotto. Ormai la nomina dei santi è finita e mi servirebbe un nuovo calendario, ma non ce l’ho e mi devo attaccare al tram. Alle 9:00 però almeno la pioggia smette di cadere, lasciando però attivo un vento più tagliente di quello di ieri. Non ho comunque tempo da perdere, per cui raduno le mie cose e faccio il check-out. Il primo obiettivo di oggi è andare alla stazione centrale sia per depositare il borsone che per capire da dove si prende la marshrutka per l’aeroporto che dovrò raggiungere in serata per il viaggio di ritorno. Percorro i 2,5 kilometri fermandomi a tutti i punti di interesse che trovo durante il percorso. E’ così’ che vedo l’imponente monumento dedicato a Taras Shevchenko ubicato nel parco che porta lo stesso nome. Ciò è seguito del rossissimo palazzo che ospita la Facoltà di Legge dell’Università di Kiev.

Dedicato a Taras Shevchenko

Dedicato a Taras Shevchenko

Facoltà di Legge dell'Università di Kiev

Facoltà di Legge dell’Università di Kiev

Una volta in stazione, in mezzo a una marea di gente che vaga in ogni direzione possibile, trovo subito ciò che mi interessa: il deposito bagagli è al piano interrato. La cassa è da una parte del corridoio ed il magazzino dall’altra. Vale la regola del “prima dare soldi e poi vedere cammello”, così mi munisco di scontrino (anche qui 35 Hrivne come a Lviv per l’intera giornata) e poi consegno ciò che devo. Situazione più complessa per l’altra mia ricerca: un mezzo pubblico che costa due spicci c’è, però parte ad intervalli assolutamente irregolari (o, per meglio dire, quando gli pare) e questa è una cosa negativa per chi ha orari ferrei come i miei. C’è poco da fare: occorre arrivare per tempo ed incrociare le dita. A questo punto non ho altro da portare a termine qui e lascio la stazione per tornare in centro continuando a battere i denti dal freddo. Il Monumento dedicato a Mykhailo Dragomanov (tuttologo locale) mi accoglie nella nuova zona da esplorare.

Dedicato a Mykhailo Dragomanov

Dedicato a Mykhailo Dragomanov

La mia direzione punta dritto verso una piazza-parco che ospita diversi obiettivi salienti della città: Golden Gate Park. Quando ci arrivo mi imbatto nel solito immancabile gruppo di giapponesi intenti a fotografare anche le rare gocce di pioggia che stanno cadendo. Il Monumento a “Yaroslav il Saggio” è la prima cosa che mi capita davanti agli occhi, seguito dalla stessa Golden Gate che si rivela una delusione enorme. Il Monumento del Gatto, per quanto sia una stupidaggine, almeno mi fa un po’ sorridere.

Yaroslav il Saggio

Yaroslav il Saggio

La Golden Gate

La Golden Gate

Il Monumento al Gatto

Il Monumento al Gatto

Ci sarebbe da vedere anche la Fontana Theremin, ma è stata magicamente inglobata da un bar ed al momento è pure spenta. Volodymyrska Street mi accoglie durante la prossima passeggiata; svolto a sinistra su Reitarska Street e mi imbatto in due punti presenti sulla mia mappa: il Monumento dedicato a tutte le Guardie di Frontiera e la rappresentazione della strana creatura protagonista del cartone animato russo dal titolo “Hedgehog in the fog”, ovvero “Riccio nella nebbia”.

Dedicato a tutte le Guardie di Frontiera

Dedicato a tutte le Guardie di Frontiera

Hedgehog in the Fog

Hedgehog in the Fog

Torno sulla strada principale e noto con mio immenso piacere che da qui si inizia a fare sul serio: il complesso della Cattedrale di Santa Sofia è proprio davanti a me. Allo stesso modo lo è anche la biglietteria che prevedere varie opzioni di ingresso. Io opto per la salita sulla Torre Campanaria e per la visita del Parco; musei ed affini non mi interessano. Inizio a salire le scale della torre dalla quale ho una vista pazzesca della Cattedrale stessa, nonchè di una fetta di Kiev.

Torre Campanaria

Torre Campanaria

Cattedrale di Santa Sofia vista dal primo piano della torre campanaria

Cattedrale di Santa Sofia vista dal primo piano della torre campanaria

Una volta sceso a terra inizio la passeggiata nell’area circondata dalle mura di recinzione e posso vedere anche un’edificio monastico qui presente. Un’altra foto dal piano strada alla Cattedrale (che è un vero gioiello) mi pare d’obbligo.

Monastero nel complesso di Santa Sofia.

Monastero nel complesso di Santa Sofia.

Cattedrale di Santa Sofia vista dal "piano terra".

Cattedrale di Santa Sofia vista dal “piano terra”.

Mi viene da pensare che una cosa come questa dia difficilmente battibile, ma Kiev è una città ricchissima di sorprese e colpi di scena. Esco fuori dalla porta principale e mi trovo davanti il Monumento Equestre a Bogdan Khmelnytsky (militare ucraino).

Monumento Equestre a Bogdan Khmelnytsky

Monumento Equestre a Bogdan Khmelnytsky

Proseguo la passeggiata fino ad arrivare a Mykhailivska Square: qui posso osservare il candido Monumento alla Principessa Olga, il Monumento alle vittime della carestia del 1933 e soprattutto l’ingresso gratuito al complesso del Monastero di San Michele.

Monumento alla Principessa Olga

Monumento alla Principessa Olga

Monastero di San Michele - Torre Campanaria e ingresso

Monastero di San Michele – Torre Campanaria e ingresso

Monastero di San Michele - Panoramica

Monastero di San Michele – Panoramica

Nel Complesso del Monastero di San Michele - 1

Nel Complesso del Monastero di San Michele – 1

Nel Complesso del Monastero di San Michele - 2

Nel Complesso del Monastero di San Michele – 2

Esco anche da qui e mi dirigo verso un altro capolavoro vero e proprio: non serve molto tempo per raggiungere la Cattedrale di Sant’Andrea, l’edificio religioso che ieri vedevo sporgere dall’alto della collina addirittura dalla zona di Kontraktova Square. Vedere per credere…

Cattedrale di Sant'Andrea

Cattedrale di Sant’Andrea

Esattamente da questo punto ha inzio la “Discesa di Sant’Andrea”; la strada prende questo nome perchè la pendenza che assume è abbastanza consistente. Bancarelle che vendono le solite cianfrusaglie sono piazzate tutte da un solo lato della via, una dopo l’altra. Degni di nota ci sono il Castello di Richard Lionheart ed il Museo-Memoriale in onore di Mikhail Bulgakov (scrittore russo famoso nel mondo).

Castello di Richard Lionheart

Castello di Richard Lionheart

Anche se si chiama “Discesa di Sant’Andrea”…se la si percorre nel senso opposto dovrebbe diventare “Salita di Sant’Andrea”, ma ai fini urbanistici non è così. L’unica verità è che è abbastanza dura da percorrere. Arrivato in cima salgo una breve rampa di scale e mi trovo in un enorme spiazzo verde che mostra i resti (pochissimi…) della Chiesa delle Decime che ormai non esiste più, l’antica Chiesa Ortodossa di San Nicola Myrlicia ed il Museo Nazionale di storia dell’Ucraina.

Chiesa Ortodossa di San Nicola Myrlicia

Chiesa Ortodossa di San Nicola Myrlicia

Museo Nazionale di Storia dell'Ucraina

Museo Nazionale di Storia dell’Ucraina

Chiudo anche questa zona della città scendendo verso la piazza centrale ed incontrando lungo la strada la Chiesa Cattolica “Sant’Alessandro”.

Chiesa Cattolica Sant'Alessandro

Chiesa Cattolica Sant’Alessandro

Mi trovo di nuovo davanti alle Fontane Musicali; qui guardo l’orologio e vedo che ho ancora tanto tempo di fronte a me. Fa ancora freddo causa vento incessante ma sembra che le nuvole abbiano deciso di diradarsi un po’ e di far uscire qualche misero raggio di sole. La decisione è semplice e scontata: ordino alle gambe di mettersi in moto perchè voglio vedere un’altra parte di Kiev che ancora mi manca e che non me la sento assolutamente di perdere. La strada è abbastanza lunga per arrivare fino in fondo e tornare poi alla base, ma come sempre trovo punti di interesse durante il cammino che mi allietano. Il Monumento a Viacheslav Chornovil (politico ucraino anti-sovietico) ed il Museo Nazionale d’Arte Ucraina ne sono due lampanti esempi.

Dedicato a Vlacheslav Chornovil

Dedicato a Vlacheslav Chornovil

Museo Nazionale d'Arte Ucraina

Museo Nazionale d’Arte Ucraina

Passando dal Ponte dei Baci (…) arrivo nel Parco dell’Eterna Gloria, un’area verde dedicata ad eventi storici che hanno riguardato l’Ucraina.  Il Monumento in onore del Milite Ignoto, un altissimo obelisco, prende la scena. Sono costretto a fotografarlo da una posizione defilata perchè in questo momento ce l’ho totalmente contro sole e non ho altra scelta se non voglio che la mia immagine sia composta da qualcosa che somiglia più ad uno stuzzicadenti completamente nero. Una visione frontale sarebbe stata il top con il fuoco perpetuo e tutto il resto, ma non si può avere sempre tutto.

Monumento al Milite Ignoto

Monumento al Milite Ignoto

Li vicino si trova anche il monumento dedicato ad Ivan Kozhedub (aviatore ed ufficiale sovietico durante la seconda guerra mondiale), ma soprattutto coglie la mia attenzione il Museo del Genocidio causato dalla carestia che colpì il territorio tra il 1929 ed il 1933: milioni di morti furono provocati da questa tragedia che, si pensa, possano essere attribuiti all’URSS anche se ciò non è provato. Una toccante statua chiamata “Memoria amara dell’Infanzia” si trova di fronte, non lontana. Ed ancora avanti, due angeli pregano e proteggono le anime dei morti per la carestia.

Museo del Genocidio dovuto alla Carestia

Museo del Genocidio dovuto alla Carestia

Memoria Amara dell'Infanzia

Memoria Amara dell’Infanzia

Uno dei due angeli protettori delle anime delle vittime della carestia

Uno dei due angeli protettori delle anime delle vittime della carestia

Esco dal parco (la Chiesa di San Salvatore in Berestovo è sotto lavori in corso) e proseguo la mia passeggiata finchè trovo un caso singolare: il Complesso del Monastero delle Grotte ha l’ingresso a pagamento; come sempre non voglio entrare nei musei ed affini, per cui stavolta acquisto il biglietto solo per poter girare tra gli edifici presenti pagandolo 30 Hrivne (il solito euro scarso). Arrivo al controllo biglietti con la reflex in mano ed i “simpatici” addetti mi informano che non ho pagato il ticket per poter fotografare. “Che novità è questa?” – chiedo io. Mi dicono di andare a vedere il listino prezzi alla cassa; mi congedo da loro con uno sguardo di pietà che riservo solo ai “casi umani” perchè questa cosa la trovo veramente ridicola: ho fotografato ogni centimetro di Lviv e di Kiev completamente gratis e qui serve un extra? Comunque, confidando che l’aggiunta fosse minima, faccio il bravo e vado a vedere il cartellone. Effettivamente c’è in basso la voce riferita a foto e video, ma quando leggo che costa 200 Hrivne parte un “vaffanculo” vero stavolta. Non è per il prezzo in se stesso (sono 6 euro e mezzo alla fine) ma per il principio: mi fai pagare 1 euro per entrare e 6,50 per scattare foto? Stavolta si attaccano al tram, questo è poco ma sicuro. Ritorno al controllo col biglietto di prima e con la reflex riposta nello zainetto. Ecco…se solo avessi fatto questa mossa prima sarei passato senza problemi, non avrei saputo di questa stupida regola ed avrei fatto gratis tutte le foto di questo mondo, tanto sono sicuro che nessuno avrebbe controllato. Ed infatti è così: dentro ci sono decine di turisti, che SICURAMENTE non hanno pagato un accidente in più e che stanno scattando istantanee a raffica con i loro smartphones. Arrivato a questo punto potrei anche prendere la macchina fotografica e fare il porco comodo mio, ma stavolta non gliela dò vinta: la soddisfazione di beccarmi e costringermi a pagare la differenza dopo avermi fatto fare una figura da cani non gliela regalo; mi potrebbero aver preso di mira e preferisco fare l’onesto fino in fondo. E’ un peccato perchè non porto a casa ricordi “diretti” di questo fantastico luogo. Quando credo di aver visto e ben memorizzato tutto prendo una strada diversa da quella dalla quale sono entrato perchè vedo che la visita prosegue con tanti altri punti di interesse. Siparietto “divertente”: incrocio il monumento di Antonio e Teodosio (due monaci cristiani, uno russo ed uno ucraino) e vorrei fargli una foto; purtroppo i locali, come tutti gli abitanti dell’Est Europa, hanno il culto dei santi, delle icone e similari. Sono felici come delle pasque più quando si fanno immortalare accanto alla statua di un’anima pia che davanti ad una meraviglia della natura. Io non li capisco proprio, però li rispetto…ci mancherebbe altro; ognuno ha i propri usi e costumi. Mi metto seduto perchè sò per esperienza che sarà una cosa lunga: è un via vai incredibile di gente che si piazza davanti alla statua ed aziona i telefonini. Alla fine attendo quattordici minuti per poter vedere il monumento libero.

Antonio e Teodosio...finalmente soli

Antonio e Teodosio…finalmente soli

Proseguo la passeggiata e mi volto casualmente indietro per rendermi conto della distanza percorsa. Quello che vedo mi fa sorridere: una panoramica abbastanza completa del Monastero delle Grotte, proprio quello a pagamento che non ho potuto fotografare, da poter riprendere nella totalità grazie alla distanza e non un singolo pezzo per volta. E qui scatta immancabilmente la reflex…alla faccia di qualcuno (P.S.: ovviamente l’immagine che segue è anche la prescelta come “vetrina” dell’intero post. Quando qualcuno fà lo stronzo rispondo diventando più stronzo di lui).

Monastero delle Grotte

Monastero delle Grotte

Un altro complesso religioso mi attende e si apre con l’accoglienza da parte del Monumento dedicato a Cirillo e Metodio. Subito dopo posso osservare la Chiesa della Natività di Nostra Signora che ha davanti un piccolo cimitero.

Monumento a Cirillo e Metodio

Monumento a Cirillo e Metodio

Chiesa della Natività di Nostra Signora

Chiesa della Natività di Nostra Signora

A questo punto torno indietro ed esco dall’intera area; mi ritrovo su strada e mi stanno aspettando un sacco di cose: escludendo il “Feodosiyivskyy Monastery” al quale stanno facendo un pesante restyling, osservo il Tempio in onore di St. Sergius di Radonezh, la Voskresinska Church ed il Monumento ai soldati in Afghanistan.

Tempio in onore di St. Sergius di Radonezh

Tempio in onore di St. Sergius di Radonezh

Voskresinska Church

Voskresinska Church

Monumento ai Soldati in Afghanistan

Monumento ai Soldati in Afghanistan

Mi trovo al limite del Navodnitsky Park, un’area molto estesa dedicata anch’essa alla storia di Kiev e dell’Ucraina. Ho tempo, per cui muovo i miei passi verso l’interno. Capisco subito che cosa mi aspetta perchè, già prima di entrare, vedo il primo carro armato sventolante bandiera locale in bella mostra.

Carro Armato ucraino

Carro Armato ucraino

Durante la passeggiata vedrò questi ed altri strumenti bellici a non finire; addirittura c’è un museo all’aperto (a pagamento) per chi volesse vederne ancora di più, non ancora sazio della moltitudine di cose presenti gratis; si sà bene che a me la guerra non interessa, per cui osservo ciò che c’è in giro e non entro nel museo neanche se mi pagassero. Raggiungo un punto che mi ricorda moltissimo certi spazi già visti in Bulgaria, con enormi sculture in bronzo rappresentanti scene di guerra e di vita dei tempi che furono. La verità è che queste cose mi piacciono molto e, allo stesso tempo, trovarmici davanti mi dà una certa suggestione.

Sculture in Bronzo - 1

Sculture in Bronzo – 1

Sculture in Bronzo - 2

Sculture in Bronzo – 2

Sculture in Bronzo - 3

Sculture in Bronzo – 3

Il cielo decide di aprirsi proprio in questo momento, quello giusto in cui mi trovo davanti alla stupendo Monumento della Madre Patria: un gigante alto 102 metri in totale di cui 62 occupati dalla sola statua. Un gioiello…non ho altre parole.

Statua della Madre Patria

Statua della Madre Patria

Mi resta l’ultimo punto di interesse da vedere ed è il Monumento dedicato ai Fondatori di Kiev che si trova affacciato sul fiume Dnipro. Ci si arriva andando fino al lato esterno del parco e prendendo un sottopassaggio che porta all’altra sponda della strada a scorrimento veloce qui presente. Sono molto molto lontano dalla stazione di Kiev, a 7,1 kilometri per essere preciso. Il tempo scorre inesorabile e devo calcolare sia il fatto di dover cenare ad un orario per me assurdo che il problema della marshrutka per l’aeroporto: potrei trovarla come non trovarla. Saluto la visita di Kiev a questo punto e faccio marcia indietro, dato che ci metterò un bel po’. Lo stomaco lo riempio con il kebab della sera prima, davvero ottimo. Recupero poi il borsone dal deposito bagagli ed attraverso i binari passando su un corridoio posto sopra di essi stracolmo di gente in ogni centimetro. Arrivo dall’altra parte: la Chiesa di San Giorgio il Vittorioso la vedo e la fotografo, ma della marshrutka non ce n’è neanche l’ombra.

Chiesa di San Giorgio il Vittorioso

Chiesa di San Giorgio il Vittorioso

C’è da dire una cosa: l’aeroporto principale di Kiev è il Boryspil e per questa destinazione ci sono navette a non finire…ma ovviamente non è quello di mio interesse. Ciò che cerco è un passaggio verso lo scalo “Zhulhany”, quello da dove partono i voli low-cost, per capirci. La particolarità è che, mentre il primo si trova a circa 40 kilometri dal centro e quasi necessariamente deve essere raggiunto con un mezzo pubblico, il secondo è interno alla città e prende il nome del quartiere che lo ospita. Per questo motivo molta gente ci va accompagnata da amici e parenti e probabilmente altri servizi sono addirittura superflui perchè non utilizzati. Io però ho tempo, per cui aspetto e spero che succeda qualcosa. Arriva una marshrutka ma sono il primo ed unico passeggero; so per esperienza che questi mezzi di trasporto partono solo quando sono pieni, per cui devo vedere se arriverà qualcun’altro. Non si fa vivo nessuno e, a 100 minuti dalla partenza del volo, posso solo fermare un taxi (Grrr…) e contrattare. Vuole 300 Hrivne (10 euro circa) ma io la spunto con 150 Hrivne alla fine, quindi ci si può stare. volerò con Wizz Air “Ukraine”, una consociata della compagnia ungherese. Ho sempre letto che questa locale è sempre molto più fiscale rispetto all’altra ed infatti, per la primissima volta nella mia vita da quando viaggio, mi rompono le scatole per il borsone e pretendono che lo faccia entrare nell’apposito misuratore. E’ vero che ci metto un po’ di fatica, ma alla fine ci va. Dico testualmente alle signorine rompicoglioni che porto una sacca morbida proprio per questo motivo, dato che è adattabile a qualsiasi situazione ed a qualsiasi pignoleria acuta. Si vede che ci sono rimaste male perchè sognavano di multarmi ben bene, ma si nota anche la mia espressione di goduria tremenda quando le saluto. Come se non bastasasse partiamo pure con un’ora di ritardo…e certe persone si permettono pure di sindacare su un borsone morbido che posso tranquillamente riporre sotto al sedile all’occorrenza. L’arrivo è a Varsavia “Chopin”, aeroporto che ormai conosco molto bene. E l’una di notte quando mi siedo ad un bar aperto come all’andata in quel di Danzica. Qui la birra alla spina costa ancora meno, così ci unisco una fetta di un’ottima torta e passo il tempo col computer fino al volo per Roma Fiumicino del primo mattino. Un bus navetta mi riporta a Termini e, come per magia, mi aspettano in ufficio senza passare da casa 🙁

Anche questa avventura è finita. Si, avventura è proprio la parola corretta: su quattro notti ne ho passate due in aeroporto, una su un bus e solo una in una stanza d’albergo sdraiato su un letto. L’ho deciso io, l’ho voluto fare e per questo non mi sto affatto lamentando. In più ci si è messo il meteo avverso (in un periodo scelto a tavolino in cui proprio non avrebbe dovuto essere così) a complicare la situazione per tre giorni e mezzo su quattro totali. Devo tirare le conclusioni e devo dire che, come luoghi, monumenti e cose da visitare ne ho trovati davvero un’infinità e tutti molto belli (sono convinto che a Kiev ci sia ancora più di qualcosa rimasto da vedere). Dal punto di vista umano e dell’organizzazione non mi sono trovato proprio a mio agio come in altri paesi dell’est Europa. Ho avvertito un clima di leggera ostilità nei confronti di chi viene da fuori e non è una sensazione piacevole. Il ragazzo che ho conosciuto in hotel è stato gentilissimo, ma lui è un’eccezione perchè gira il mondo per lavoro e per passione, ha una diversa mentalità (più simile alla mia) e lo si è visto sin da subito. Il resto della gente guarda in maniera strana e non è il solito modo curioso di quando si ha qualcuno “diverso” davanti; non so spiegarlo bene a parole e forse non è neanche possibile, però è una cosa che non mi aspettavo proprio. Ovviamente l’Ucraina non è solo Lviv e Kiev ed ha tante altre realtà che, prima o poi, vorrò toccare con mano. A quel punto vorrò anche verificare se in questa prima volta sono io che ho avuto un approccio sbagliato o se la situazione è realmente come l’ho appena descritta.

 

 

 

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