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*** P.S.: in questo post non si parlerà nè di Villa d’Este e nè di Villa Adriana. Questi due capolavori hanno un racconto dedicato per ciascuno di loro nel blog ***
Il primo fine settimana di giugno è la mia occasione per poter tornare a viaggiare fuori dalla regione di residenza (il Lazio) e ciò l’ho già portato a termine ieri andando a setacciare Perugia centimetro per centimetro (vedi post dedicato). Non è ancora il momento però di organizzare giri di due giornate con pernottamento perchè i mezzi di trasporto hanno una programmazione molto limitata rispetto a prima del fatidico 9 marzo ed i prezzi non invogliano a pianificare. Oggi è domenica e, come mio solito quando non sono fuori, mi concedo la mia sublime scorpacciata di sushi in formula all-you-can-eat a pranzo. Ma questa pratica, seppur appagante, non porta via più di 60-70 minuti, soprattutto nel caso specifico in cui non c’è quasi intervallo tra le varie portate. Quindi? Possibile che io spenda tutto un giorno festivo solo per questo sfizio? Assolutamente no, per cui cerco il modo di organizzare un’uscita interessante mirata alla scoperta di una località nelle vicinanze della capitale. Nelle ultime settimane già mi sono cimentato in simili situazioni e diventa sempre più difficile trovare posti interessanti. Stavolta l’occhio mi cade su Tivoli, storica cittadina che dista solo una quarantina di minuti di treno da Termini e che costa pochi spicci tra andata e ritorno. Il sito di Trenitalia mi conferma che i collegamenti utili ci sono, per cui non mi resta altro da fare che preparare la mappa a casa e vedere com’è andata…
Domenica, primo pomeriggio: Sono le 13:30 quando esco dal ristorante giapponese e mi sento più pieno del solito nonostante abbia consumato lo stesso menù di sempre; davanti a me ho tempo (anche se non eccessivo) per raggiungere la stazione centrale di Roma perchè alle 14:20 è previsto in partenza il treno da me prenotato che avrà Tivoli come fermata intermedia per poi proseguire la sua corsa fino ad Avezzano. Salgo a bordo e devo indossare nuovamente la fastidiosissima mutanda facciale per l’intero viaggio che fortunatamente è breve e scorre via veloce. L’ultimissimo tratto mi regala anche uno scorcio favoloso di ciò che vedrò nelle prossime ore, per cui non sto più nella pelle dalla voglia di scendere dal vagone. Appena lo faccio ci metto un secondo ad orientarmi perchè la piccola stazione ferroviaria locale sta dalla parte opposta del fiume Aniene (un affluente del Tevere) rispetto al centro. Per andare sull’altra sponda mi servo del Ponte della Pace; mi piacerebbe fotografarlo perchè ha una bella struttura, ma la vegetazione di zona, lasciata incolta un po’ ovunque da chissà quanti anni, non me ne dà alcuna possibilità. Dò il via alle danze esplorando la periferia per poi buttarmi a capofitto in centro, così mi dirigo attraverso una zona senza infamia e senza lode fin davanti alla “Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo”.
Un paio di discrete salite accompagnano la mia passeggiata mentre raggiungo il prossimo punto di interesse che è la “Parrocchia Madonna della Fiducia”. Serve un ulteriore kilometro abbondante per vedere la successiva “Parrocchia di San Bernardino da Siena”, edificio religioso bizzarro perchè ha la facciata gelosamente nascosta un piano sotto a quello stradale mostrando solo un lato secondario agli avventori mordi e fuggi. Durante il tragitto di ritorno ho la consapevolezza di aver visitato fino ad ora la parte moderna, forse fin troppo semplice e con tantissime case una appiccicata all’altra. Sono sicuro che il bello dovrà ancora venire e che è solo una questione di tempo.
Sulla Via Nazionale Tiburtina si affaccia un’area destinata a parco giochi per bambini che ospita anche il “Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale”. La zona verde ubicata immediatamente accanto in direzione centro potrebbe vantare delle fontane che, se fossero funzionanti, renderebbero lo spettacolo sicuramente migliore…ma al momento non è così ed è un vero peccato. Causa coronavirus sono interdette le visite alla bella ed imponente “Rocca Pia”, e con essa anche al vicino “Anfiteatro di Bleso” ; faccio comunque il possibile per trovare una posizione consona dalla quale poter scattare un’istantanea della fortezza e l’esperimento mi pare riuscito. Entro in Piazza Garibaldi, uno dei punti di accesso del borgo; è molto battuto e c’è tanta gente seduta sulle panchine mentre mangia un gelato. Io invece cerco la migliore angolazione possibile per poter inquadrare nell’obiettivo della reflex l’opera chiamata “Arco dei Padri Costituenti” di Arnaldo Pomodoro.
Mi muovo verso Piazza Trento dove non posso fare a meno di notare una fila non indifferente di persone che attendono di entrare a Villa d’Este, una delle maggiori attrazioni di Tivoli che ho già setacciato in una precedente occasione (vedi post dedicato). Come se non bastasse c’è pure una macchina delle forze dell’ordine che si sta accertando che, nei limiti del possibile, tutto proceda regolarmente come da protocollo, ovvero senza assembramenti. Nel frattempo io osservo la bella “Chiesa di Santa Maria Maggiore” ed una sorta di statua-fontana che vorrebbe abbellire l’area ma che probabilmente non riesce nel suo intento.
Pochi passi ancora e finalmente inizia il borgo storico del quale tanto avevo sentito parlare con strade strette/strettissime dalla pavimentazione irregolare sulle quali si affacciano antiche abitazioni che riportano sulle loro facciate i segni tipici degli anni trascorsi, certe volte pure troppo. Metro dopo metro mi sembra di tuffarmi sempre più nel passato, come se fossi un pilota di una sorta di macchina del tempo e continuassi imperterrito ad azionare l’apposita leva senza volermi fermare. Il primo punto di interesse che prende la mia attenzione è la “Chiesa Sconsacrata dell’Annunziata”. Pochi passi ancora ed ecco la “Chiesa di San Pietro alla Carità”.
Continuo a perdermi tra i vicoli ad oltranza dirigendomi verso una zona che racchiude diversi punti di interesse: il primo che incontro è la “Casa Gotica” risalente addirittura al XIII° secolo; faccio del mio meglio inquadrandone il più possibile con la reflex, ma quando nacque questo borgo…nessuno pensò che un giorno ci sarebbero state le fotografie ( 🙂 ), così furono costruiti altri edifici talmente vicini a questo da impedirmi un buon lavoro. Spunto su Via del Colle e mi pregio di osservare la “Chiesa di San Silvestro” che ha una Fontana del XVI° secolo a pochi metri di distanza. Piccola nota di colore: lo scooter che si intravede nell’immagine davanti alla fontana è lo stesso che compare su Google Maps nel medesimo punto (foto datata ottobre 2018); evidentemente chi ci parcheggia crede che quel posto sia suo, quindi gli suggerisco di appenderci un bel cartello di passo carrabile. Devo per forza terminare con la “Chiesa Sconsacrata di San Nicola” perchè il complesso di epoca romana del Santuario di Ercole Vincitore è chiuso per pandemia acuta. La mia tenacia nel voler provare comunque ad arrivare fin li nella speranza di un miracolo viene però ripagata da una bella vista del lontano “Santuario Maria SS. di Quintiliolo”.
Percorrendo Via del Colle al contrario raggiungo un punto che mi regala un colpo d’occhio notevole: la “Cattedrale di San Lorenzo Martire” affaccia sulla piccola Piazza del Duomo, area di dimensioni talmente ridotte rispetto all’imponenza dell’edificio religioso da costringermi ad immortalare il corpo centrale ed il campanile in due scatti separati. Guardo la mappa sul telefono per capire quale direzione dovrò prendere per proseguire il giro, ma la mia sensazione di essere tornato indietro nel tempo ha un’ulteriore conferma: so di trovarmi a pochi kilometri da Roma, ma qui nel bel mezzo del vecchio centro abitato non funziona la connessione. Sono isolato e per un po’ dovrò orientarmi usando solo il mio sesto senso. Avvicinandomi alla “Chiesa Sconsacrata di San Michele Arcangelo” mi riaffaccio alla normalità, il segnale torna ad irrorare il mio smartphone e mi ritrovo di nuovo in mezzo alla gente che va a spasso senza meta, come ogni domenica pomeriggio che si rispetti.
Il tratto che mi separa dal “Ponte Gregoriano” è carinissimo da percorrere guardandomi intorno…peccato solo che sia troppo breve. Sotto al ponte stesso il fiume Aniene genera una serie di cascatelle ed osservarle, ascoltando il fragore dell’acqua, è allo stesso tempo bello e rilassante. Ci metto poco a capire che la migliore visuale d’insieme non ce l’ho dal ponte, bensì dalla parte opposta, ovvero dal balcone (anche se in realtà è un parcheggio…) di Via della Mole. Già che mi trovo qui cerco, trovo ed osservo la “Torre di Guardia”, il piccolo “Ponte di San Martino” e la graziosa “Parrocchia dei Santi Giorgio e Martino”, quest’ultima perfettamente amalgamata tra le civili abitazioni qui presenti.
Torno sui miei passi e supero il Ponte Gregoriano. All’interno della rotonda stradale ubicata poco dopo vedo una “Statua per Papa Gregorio XVI°”, personaggio che ha tutto il mio rispetto anche se non sono religioso; tra poco spiegherò il perchè. A pochi passi ci sarebbe l’ingresso per il Parco di Villa Gregoriana, ma non posso entrare perchè ho letto che per poterlo visitare tutto come si deve servono da un minimo di un’ora e mezzo a tre ore, ed io questo tempo obiettivamente non ce l’ho. Alla fine, pensandoci bene in fase di programmazione dell’itinerario, non è che di questo luogo me ne importi tantissimo e l’unico vero rammarico che ho è la mancata possibilità di ammirare la Cascata Grande dal basso. C’è da dire inoltre che l’intera area, come succede in Italia, è stata lasciata per tantissimi anni in stato di abbandono. Poi lo stato l’ha data in concessione al FAI che ha sicuramente fatto un lavoro egregio permettendo ai visitatori di usufruire della sua bellezza, ma ci ha piazzato un bel ticket di ingresso che si può bypassare solo sottoscrivendo una tessera della durata di un anno. A pensarci bene la tariffa sarebbe anche conveniente, ma ad oggi non posso sapere se nel giro dei prossimi dodici mesi visiterò tanti siti del FAI al punto da ammortizzarne il costo, così per tutti questi motivi passo oltre. Riesco però a trovare un pertugio per rubare uno scatto del “Tempio della Sibilla”. Adesso mi metto in marcia per i prossimi dieci minuti: mi sto recando in un paio di punti che mi regaleranno ognuno una vista notevole. Nel frattempo parliamo un po’ di Gregorio XVI°: lo stimo perchè era un tipo deciso, proprio come piace a me; in passato il fiume Aniene era solito esondare creando moltissimi problemi all’abitato di Tivoli. Proprio come avrei fatto io, ad un certo punto si è rotto i coglioni di questa tiritera e, tramite un bando, assegnò all’ingegner Clemente Folchi il compito di effettuare due trafori sul Monte Catillo in modo tale da deviare il corso d’acqua dove non poteva più nuocere. Così si fa!!! A mali estremi si risponde sempre con estremi rimedi e le mezze misure le lasciamo volentieri ai mezzi uomini. Questa decisione ebbe anche un secondo risvolto positivo forse imprevisto perchè la cascata che si venne a creare ebbe un salto di ben 120 metri e rese Tivoli ancora più apprezzata dai visitatori. Parlando parlando arrivo dove volevo: a distanza di pochi metri l’uno dall’altro ho due panorami niente male: il primo sulla “Cascata Grande” ed il secondo sul borgo. Già che ci sono porto nel mio album dei ricordi anche lo scatto del “Convento di Sant’Antonio”.
Torno totalmente indietro superando nuovamente il Ponte Gregoriano con l’obiettivo di finire il giro visitando l’ultima parte ancora inesplorata. Quando, dopo una discreta camminata, arrivo davanti alla “Fontana di Gemma” noto con piacere che il vandalo di turno la sta spudoratamente usando come parcheggio ed ovviamente non fioccano le multe di nessun tipo (ah già…dimenticavo che quelle si fanno solo a chi viola lo stupido lockdown mentre a tutto il resto ci si passa sopra). La successiva “Parrocchia di San Biagio” affaccia su Piazza del Plebiscito, uno spazio aperto dove c’è un via-vai di gente non indifferente. Tornando tra i vicoli ecco anche la “Parrocchia San Vincenzo in Sant’Andrea” ed infine la piccola “Chiesa di Sant’Antonio Abate” che mette a dura prova la mia abilità di fotografo amatoriale causa mancanza di spazio utile per una corretta inquadratura.
Il tempo passa velocemente ed è quasi ora di lasciare questa località, per cui punto la direzione delle stazione ferroviaria. Mi mancano tre cose da ricordare: la prima è che la fobia per la pandemia mi impedisce di raggiungere la tomba della Vestale Cossinia (si trova all’interno di un parco chiuso con catene e lucchetto che riaprirà quando qualcuno ci farà tornare a vivere come persone e non come topi di fogna che scappano e che si nascondono); la seconda è la Croce di ferro che sta sulla vetta del Monte Catillo (esiste un percorso all’interno della riserva naturale che permette di raggiungerla, ma in fase di preparazione di questa uscita non mi è sembrato tanto interessante da preferirlo a tutto ciò che invece ho fatto); la terza è che durante queste ore ho beccato uno dei famosi 60.000 assistenti civici che il nostro caro stato vuole assumere per controllare che tutti rispettino la distanza sociale, il divieto di assembramenti, di baci e abbracci, il lavaggio delle mani più volte al giorno come ci ha mostrato la D’Urso in tv ecc ecc ecc. Questo tizio che sto per mostrarvi pensava di farla franca nascondendosi dietro ad una finestra, ma io l’ho beccato lo stesso; ed ho pure scoperto che non è un volontario come dovrebbe, ma che lavora in nero in cambio di due porzioni di croccantini al giorno…
Alle 19:50 salgo sul treno con destinazione Roma Tiburtina che raggiungo alle 20:35. La metro B seguita dalla metro A mi riaccompagnano alla macchina e quest’ultima mi dà uno strappo fino a casa decretando la parola fine a questo bel pomeriggio.
Dopo questo racconto la conclusione è scontata: Tivoli è un paesino molto bello dove passare qualche ora alla scoperta delle tante bellezze che custodisce. Il fatto che qui non ho parlato per scelta nè di Villa d’Este e nè di Villa Adriana (alle quali ho dedicato un post per ciascuna) fa capire di quanto ampia sia l’offerta per chi volesse fare un tour davvero completo. Non bisogna dimenticare anche la presenza in zona di sorgenti termali che, per un meritato relax, non fanno mai male. Purtroppo la vicinanza della capitale porta via tanti potenziali turisti, ma anche questo fa parte del gioco. A mio parere consiglio a tutti di passare di qua e di farsi stregare da questa macchina del tempo.