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Questo post lo inizio in maniera diretta: quando, cercando in rete qualche nuovo viaggio low-cost da prenotare, mi sono imbattuto nella tratta Vienna-Kharkiv non ci ho visto più. Era talmente inaspettata la destinazione da non farmi pensare ad altro. Gli orari poi erano anche molto comodi e tutto sembrava servito su un piatto d’argento da non poter snobbare. Mai mi sarei sognato di poter atterrare all’aeroporto di Kharkiv; ho sempre pensato che ci sarei dovuto arrivare con un mezzo del trasporto pubblico locale partendo da Kiev…ed invece questa nuova rotta Wizz Air era lì davanti ai miei occhi e pure con un prezzo abbordabile. A me l’onere e l’onore di costruire un itinerario consono col fine di non buttare via tempo prezioso; devo dire che questa volta ci ho messo un po’ più del solito per trovare le giuste coincidenze, ma ci sono riuscito. Per chi volesse sapere come ho fatto basta solo continuare a leggere…
Venerdi sera: Esco dall’ufficio verso le 16:00 e mi metto in marcia per raggiungere la stazione di Roma Termini; ci impiego il solito quarto d’ora, minuto più…minuto meno. In Via Giolitti attendo l’arrivo del Terravision da me prenotato che, senza eccessivi ritardi, mi porta all’aeroporto di Fiumicino. Anche stavolta il controllo di sicurezza scorre via in pochissimi minuti dandomi la possibilità di rilassarmi un pochino passeggiando per lo scalo. Il volo per Vienna della Laudamotion è abbastanza puntuale e mi dà modo (come al solito) di schiacciare un pisolino anche se la sorte (o forse la dannata macchina che assegna posti di questa compagnia low-cost) mi fa capitare al posto “9E”, cioè in mezzo a due sconosciuti. L’arrivo in terra austriaca (mio terzo atterraggio qui in questo mese di giugno) avviene in tempo per poter andare a fare la spesa per la cena alla SPAR dove acquisto sia qualcosa di sano che qualcosa di buono (e quindi decisamente meno sano). A pancia piena si ragiona meglio, per cui mi dirigo all’area dove ci sono sia sedie che prese di corrente. Uno dei pochi posti disponibili è ancora libero e lo faccio mio. Posso così tirare fuori dallo zaino il mini-computer portatile e portare avanti un po’ di doveri in santa pace. La notte passa abbastanza in fretta perchè alle 6:00 è prevista la partenza del volo per l’Ucraina, così alle 4:20 mi avvio verso il tabellone per capire in quale area dovrò recarmi per i nuovi controlli di sicurezza. Succede qualcosa di strano: tutte le partenze del primissimo mattino hanno già l’assegnazione del gate sul tabellone tranne la mia. Incredibilmente c’è il box informazioni già in funzione e vado a chiedere lumi: l’addetto, che non sa una beneamata mazza e lo si intuisce in un attimo, mi dice che probabilmente c’è qualche problema. Ma va??? Dovevo saperlo da te, razza di sapientone? Inutile dire che mi sarei aspettato una risposta più precisa, ma non è così. Dopo un quarto d’ora di ricerca di notizie nel quale mi chiedo ancora oggi per cosa vengono pagati certi esseri totalmente inutili, arriva l’annuncio: ritardo previsto già adesso di due ore e quaranta minuti. Significa che fino alle 8:40 come minimo non se ne parla di decollare. Calcolando che sono a malapena le 5:00 e che ho già passato del tempo nel dolce far niente, un pochino mi prende male. Faccio però di necessità virtù e, a questo punto, spero di superare le tre ore per intascare la compensazione pecuniaria prevista in simili casi. Intanto vado al box informazioni (quello serio…non quello dell’idiota di poco fa) per farmi dare un buono per la colazione che mi spetta per legge, ma anche qui arriva la fregatura: la Wizz Air è convenzionata con un bar che si trova in una certa zona dell’aeroporto mentre io, con la mia carta d’imbarco, ho l’accesso in tutt’altra. A nulla valgono le mie lamentele: è così e basta, quindi niente pasto pagato. Durante l’attesa giungono notizie di tutti i colori: la più sensata (poi confermata) parla di un guasto all’aereo qui parcheggiato con conseguente arrivo di un altro velivolo in sostituzione direttamente dall’Hub di Budapest. L’alternativa sarebbe stata cancellare la partenza, ma dover poi dare 250 euro a passeggero per centinaia di persone più vitto e alloggio fino al prossimo volo per Kharkiv sarebbe costato alla compagnia un occhio della testa. Alla fine il tempo passa e giungiamo a destinazione due ore e quarantacinque minuti dopo l’orario previsto, ma c’è da sottolineare una cosa: in fase di prenotazione le compagnie attuano un furto legalizzato allungando deliberatamente la durata del volo di venti minuti tondi tondi. Ciò significa che se una tratta dura realmente due ore, sull’orario previsto vengono indicate due ore e venti minuti. Ciò serve per poter andare oltre le tre ore previste dalle norme europee per evitare in ogni modo possibile di pagare il risarcimento. Nel mio caso, se fosse stato indicato l’orario corretto di arrivo, avrei messo piede a Kharkiv con tre ore e cinque minuti di ritardo avendo tutte le carte in regola per richiedere l’indennizzo. Qual’è la morale della favola? A causa delle compagnie aeree LADRE ho tre ore in meno per il mio giro in Ucraina, non ho potuto usufruire della colazione pagata e non ho potuto intascare i 250 euro di penale a mio favore. Ma a questi signori dico che possono stare tranquilli: prima o poi ricapiterà un ritardo superiore alle tre ore ed io sarò lì pronto come un falco che punta la preda come già è successo in passato; su questo potete metterci la mano sul fuoco. Supero il controllo passaporti e, seguendo le indicazioni lette a casa, trovo facilmente la fermata del bus che porta in centro. Salgo e pago il biglietto al controllore per un totale di sei Grivne, equivalenti a venti centesimi di euro. Quando arrivo alla fermata metro di “Prospekt Gagarina” è il mio turno di scendere: questo sarà il mio punto di orientamento per l’intera permanenza. Tutto contento decido di cercare subito la stanza, dato che è già fin troppo tardi ed il check-in è già disponibile. Sono fuori UE e qui il roaming ancora esiste con tariffe abbastanza salate; inoltre, per due giorni non mi conviene acquistare una sim locale, per cui dò una seconda opportunità alle mappe off-line opportunamente scaricate in precedenza, ma ci impiego pochissimo per metterci una pietra sopra perchè ho la conferma definitiva che sono pura merda (non hanno quasi nessun punto di interesse memorizzato); sono semplicemente scarne ed incomplete, oltre ad essere graficamente terribili. L’unica cosa che funziona veramente in questi casi è Google Maps, ma serve una connessione. Mi metto a cercare una Wi-Fi in zona e la trovo nello stesso punto in cui un ufficio cambi offre il tasso migliore tra le decine che si trovano in pochi metri quadri. Con mio sommo dispiacere, dopo aver cambiato i soldi noto che non funziona neanche il GPS perchè Maps non mi geolocalizza. Temendo che ci sia qualcosa in atto contro di me per questo fine settimana, ecco che opto per l’ultima soluzione rimasta: imposto l’indirizzo della mia destinazione per vedere dov’è l’alloggio, mi oriento cercando sulla mappa un punto appena visto per capire dove mi trovo e memorizzo la strada da percorrere: si tratta di 1,1 kilometri che posso affrontare senza navigatore. Torno in strada e metto in pratica quanto ho pensato raggiungendo la struttura: si tratta di un ostello, cosa per me inusuale perchè pur dando priorità al budget mantengo sempre certi standard di privacy; generalmente affitta i posti letto a cinque euro l’uno, così ho prenotato tutti e tre i letti di un’unica stanza ottenendo così una grande camera privata con bagno per una spesa di quindici euro. Appena entro noto spazio in abbondanza ed una pulizia impeccabile, per cui capisco di aver fatto bingo. Non ho sicuramente tempo da perdere perchè me ne ha già rubato fin troppo la Wizz Air, per cui chiudo la porta ed inizio il giro. Mi accerto che il GPS sia veramente morto ed è così anche adesso, per cui non mi resta altro da fare che affidarmi alla mappa cartacea; tutti mi dicono che nell’era degli smartphones è una perdita di tempo stampare su carta e mettere i pallini con i numeri compilando una legenda, ma se non l’avessi fatto che fine mi sarebbe capitata? Ringrazio ancora una volta la mia tenacia e la mia testardaggine nel fare sempre e solo come dice la mia testa. Ci metto poco a raggiungere il Monastero della Beata Vergine che finalmente apre le danze.
Mi accorgo che a due passi c’è una Spar abbastanza grande aperta 24 ore che sarà perfetta per la mia cena di stasera. Le carte che ho in mano parlano chiaro: i punti di interesse da vedere sono veramente tanti, per cui necessito di un’organizzazione di un certo tipo per provare a non mancare proprio nulla. Il mio prossimo obiettivo è la “Dormition Cathedral” che immortalo da più angolazioni perchè merita. Imbocco poi “Sobornyi Descent”, ma mi fermo quasi subito perchè alla mia sinistra trovo una bella composizione floreale a forma di pavone. Riprendo il cammino e, dopo il “Kupetsky Bridge” che passa sopra al fiume Lopan, noto il memoriale alla Prima Mayavka avvenuta nel 1895 a Mosca. Con questo nome si indica un pic-nic in un parco o in campagna organizzato nei primi giorni di maggio che, nel corso degli anni a venire, è stata interpretata come un festeggiamento illegale del 1° maggio da parte dei dissidenti. Subito dopo una delle meraviglie di questa città mi si pone davanti: la “Holy Annunciation Cathedral” mostra tutta la sua bellezza.
Torno indietro passando dalla stessa strada perchè, per effettuare quest’ultima deviazione, ho volutamente posticipato alcune cose. Inizio con la statua di Nikolai Tikhonov (statista sovietico russo-ucraino); proseguo col Monumento in onore degli eroi che hanno combattuto per l’indipendenza dell’Ucraina, con una fantastica fontana e con l’omaggio a Gregory Skovoroda, poeta e filosofo locale.
Una breve passeggiata mi porta in “Majdan Konstytutsii” dove si affacciano e si trovano molti punti di interesse che inizio ad elencare: cercando di superare un ingresso che dà su un piazzale con la reflex in mano vengo fermato dalla solita guardia rompicoglioni che, in lingua locale, mi fa notare che posso fare fotografie all’esterno ma non all’interno degli edifici religiosi che sto per vedere. Faccio segno che ho capito e che gli dò la mia parola, così posso proseguire in pace; la “Pokrovsky Cathedral” ed il “Tempio della Madre di Dio Ozeryanskoy” sono li che mi aspettano: singolarmente farebbero già la loro figura, ma insieme rendono il colpo d’occhio super. Prima però, davanti alla Residenza Episcopale, noto una bella scultura in onore al 2000° anniversario del Cristianesimo.
Torno in strada e subito dopo faccio il mio ingresso nella sopracitata piazza, accolto da uno splendido orsacchiotto realizzato con le piante. In quest’area totalmente pedonale posso ammirare il Monumento all’Indipendenza (un classico a certe latitudini), il moderno edificio tutto in vetro che ospita il “Kharkiv Historical Musem”, quattro statue Polovtsiane risalenti al XII° secolo ed il memoriale al Mark-V, un carro armato usato nella prima guerra mondiale. Tutto questo unito ad un bel po’ di gente qui presente che va e che viene dalla vicinissima fermata della metropolitana. La parte “periferica” che si affaccia sulla piazza mi mostra il Monumento ad Ivan Sirko (comandante militare ucraino), il Teatro Accademico delle marionette e la piccola ma significativa scultura del “Violista sul Tetto” che si scorge semplicemente alzando lo sguardo al cielo.
Dopo questa scorpacciata di cose in poche decine di metri è la volta di cambiare zona; prendo “Mechnykova” ed arrivo di fronte al monumento per Ilya Mechnikov (biologo). Molto vicino c’è la Sinagoga locale, che però è abbastanza coperta dagli alberi.
Un altro cambio di zona mi porta in un parchetto pedonale pieno di alberi costruito tra due carreggiate. Ad un’estremità c’è la statua di Alexander Pushkin mentre dall’altra c’è quella di Nikolai Gogol; in mezzo vedo soggetti seduti sulle panchine che non mi danno buone sensazioni ed è questa la ragione per cui passo dal marciapiede e non dall’interno dell’area verde per raggiungere l’Ukrainian Drama Theater che completa l’offerta. Già che ci sono decido di allungare un po’ fino al Planetarium “Yuri Gagarin”.
Una buona passeggiata mi porta alla statua dedicata a Mykhailo Kotsyubinsky (scrittore ucraino) ubicata davanti ad un edificio niente male che sembra essere sede di una banca; peccato per le troppe scritte dei vandali (non dei writers come qualcuno li definisce) che ne rovinano la base. Realizzata in mattoncini rossi, la Diocesi di Kharkiv-Zaporozhye mi piace molto. Giro l’angolo della strada per vedere la struttura che ospita il Pushkin Theater.
Entro ora in “Peremohy Garden Square” e trovo subito lo strano (forse troppo triste…) ingresso per la “Kharkiv Municipal Gallery”. Ma dopo questo scoppia l’apoteosi: la “Khram Svyatykh Zhon-Myronosytsʹ” è semplicemente stupenda; non è da meno la “Mirror Stream Fountain” ubicata a pochi metri dall’edificio religioso. Dall’altro lato della strada posso vedere l’imponente “State Academic Opera and Ballet Theater” che ha altre fontane alla mia sinistra ed una scultura interessante di fronte.
Qui si apre un grandissimo parco che sarebbe ricco di cose da vedere, ma se uso il condizionale significa che qualcosa non va: una serie interminabile di transenne chiude almeno sette decimi dell’area a causa di pesantissimi lavori di restyling, ed ecco che diversi obiettivi segnati sulla mia mappa sono irraggiungibili: l’Osservatorio Astronomico, il Dolphinarium ed il Giardino Botanico me li posso sognare. Mi devo quindi concentrare sul resto e non me lo faccio dire due volte. La prima parte del parco è caratterizzata da diverse aiuole ricchissime di fiori colorati e decorazioni di vario tipo; è davvero un piacere camminare qui. Il Monumento per l’Arcangelo Gabriele è il primo punto di interesse; un salto dall’altro lato della carreggiata mi dà modo di vedere l’omaggio per Aleksey Nikolayevich Beketov (Architetto) e, riattraversata la strada, mi trovo davanti al fantastico monumento in onore di Taras Shevchenko. Più avanti ecco che incontro sulla mia strada una grande palla da calcio di metallo.
Mi trovo all’inizio di “Majdan Svobody” e non posso non notare l’enorme bandiera dell’Ucraina che copre quasi l’intera facciata dell’edificio che ospita l’Amministrazione Regionale di Kharkiv. Da qualche tempo il già forte senso patriottico dei locali è elevato all’ennesima potenza dal conflitto in atto con la Russia (guerra del Donbass) che sta coinvolgendo la parte orientale della nazione (le città di Donetsk e di Lugansk si sono addirittura proclamate repubbliche indipendenti creando un casino non da poco); all’inizio delle ostilità, nel 2014, un focolaio di protesta ci fu pure qui dove mi trovo io, ma fu sedato immediatamente dalle forze governative.
Decido di lasciare a domani tutto ciò che si trova a nord di questo punto e di deviare verso altri obiettivi all’interno di questo settore della città. E’ così che cammino fino alla particolarissima e carinissima “Lovebirds Fountain”. Si trova in una piazza (Majdan Arkhitektoriv) in cui, custodite in teche di vetro, ci sono le miniature dei punti di interesse più belli di Kharkiv. Tra il “Marine Museum” ed il “Fine Arts Museum” trovo il Palazzo della Cultura: proprio qui un bellissimo monumento ai poliziotti caduti (un angelo di bronzo con una spada in mano) e la Cappella dell’Arcangelo Michele completano il quadro insieme ad un padiglione del quale non trovo info utili; sol solo che si trova in posizione opposta rispetto alla cappella.
Guardo l’orologio e vedo che ho ancora tempo, per cui torno su Majdan Svobody con l’obiettivo di vedere tutto ciò che avrò a disposizione lì. I monumenti ad Alexander Lyapunov (matematico e fisico) ed a Bahalii Dmitry Ivanovic (storico) fanno da guardiani al Palazzo dell’Università, davvero enorme ed imponente. Pochi passi ed ho davanti il Derzhprom, un edificio che si può tranquillamente definire storico anche se la sua costruzione è stata ultimata solo nel 1928. E’ stato il più grande grattacielo dell’URSS ed il secondo d’Europa, per poi essere superato nel corso dei decenni da altre strutture. Si può tranquillamente definire un simbolo di Kharkiv, anche se al momento della mia visita è sotto ristrutturazione; cerco di fotografarlo nella maniera migliore possibile, ma il risultato non è dei migliori. Chiudo la zona con la statua in onore di Vasyl Nazarovych Karazin. Prendo ora “klochkivskyj Descent” dove noto subito il Memoriale per gli studenti caduti nella seconda guerra mondiale.
Passeggio per un bel po’, per il primo tratto sfruttando una piacevole discesa…anche se so benissimo che dopo potrei dover affrontare la risalita. Supero il “Novoivaniskyi Bridge” e poi mi dirigo sulla destra esplorando un pezzo di periferia in questa direzione. Il risultato è altalenante: la “Hram Ivana Bohoslova” è sotto l’effetto di una ristrutturazione (quindi niente “clic”), mentre riesco a raggiungere e fotografare il “Kazan Temple”. Torno indietro lungo la stessa strada appena percorsa ma faccio una deviazione per ammirare la “St. Panteleimon Church”.
Ho ancora forza nelle gambe che, mista ad un po’ di tempo residuo, mi fanno avere la malsana idea di tornare a Majdan Svobody e prendere un’altra direzione, ma prometto a me stesso che sarà l’ultima per stasera. Imbocco “Nauky Ave” e, nell’ordine, vedo il Monumento ai fondatori di Kharkiv con tanto di bandiera ucraina in mano al personaggio a cavallo, una splendida opera d’arte realizzata con le piante che rappresenta una mano che sorregge un alberello con due dita, un bell’edificio che oggi ospita un Tribunale Locale, il Tempio dell’Icona di Dio che ha nelle immediate vicinanze un monumento ai caduti ed il Monumento allo Studente Programmatore ubicato di fronte all’Università Nazionale della Radioelettronica.
Per stasera è tutto, per cui inverto la marcia. Durante il tragitto (che non è brevissimo) incontro una fantastica Lada di chissà quale epoca, un’altra meravigliosa opera d’arte realizzata con le piante, un cortile ornato con un tetto di ombrelli colorati e poi la chicca finale: mi trovo a passare per Majdan Konstytutsii quando inizia a piovere: ebbene si, quattro-cinque minuti di autentici goccioloni iniziano a cadermi sulla testa. Non ho tempo di coprirmi con i vari k-way a mia disposizione perchè devo pensare a dove ripararmi. Quando finalmente finisce la rottura di scatole mi sento battere su una spalla; mi giro e vedo uno spilungone senza capelli che mi indica un punto in cielo col dito e mi grida “Raduga…Raduga!!!” come farebbe un bambino di sei anni quando è stupìto. Guardo da quella parte e vedo l’arcobaleno, così capisco che quella parola significa proprio questo. Per non essere scortese gli ripeto “Raduga” sorridendo mentre annuisco con la testa, poi passo alla foto di rito. Comunque è davvero incredibile: i matti li becco tutti io, ovunque mi trovo nel mondo.
Mi fiondo alla Spar vista poco dopo il mio arrivo a Kharkiv ma ho una brutta sorpresa: non c’è quasi niente che mi aggrada, tranne qualcosa che acquisto. Mi tocca andare anche al McDonald che sta sempre nelle vicinanze dove compro un menù col “wrap”; ovviamente la commessa non parla inglese ed è una vera vergogna perchè è molto giovane. Per servirmi deve chiamare una collega più anziana che un po’ se la cava. La cosa che mi fa incazzare è che la ragazzina si stizzisce pure; invece di prendersela con se stessa per la sua ignoranza cronica ce l’ha con un povero visitatore che ha fame e che viene nel suo paese a portare i soldi che guadagna. Sai che ti dico ragazzina dei miei stivali? Ma vaffanculo!!! Alla fine mi rendo conto che, sommando le due buste, ho preso troppe cose; ormai va così e sarà contento il mio stomaco che tengo da mesi a dieta ferrea. Vado in stanza dove mi faccio una doccia, ceno e poi mi butto sul mio solito calcio manageriale, ma non prima di aver fatto una spunta delle cose che ho visto oggi e di ciò che mi manca ancora da scoprire in città: come immaginavo, ci sarà da camminare tantissimo per vedere molto di meno ma è normalissimo dopo una giornata così piena.
Domenica mattina: mi sveglio comodo verso le 8:30 per essere di nuovo fuori alle 9:00 o giù di lì. Eseguo il check-out e, con la mia mappa cartacea (dato che il GPS non vuole saperne di funzionare neanche oggi) e forte dell’esperienza di ieri, cammino per un bel po’ fin dopo Majdan Svobody. Ho letto che nel cortile del Centro Commerciale “Platinum Plaza” ci siano diverse sculture e sono curioso di vederle; entro ed effettivamente sono lì, ma sono molto molto vicine ai tavolini di un bar dove tante persone stanno facendo colazione. Alla fine, pensandoci bene, non è niente di particolarmente importante, per cui lascio perdere e torno su strada. Prendo “Yaroslava Mudrogo” e, seguendo la direttrice, trovo nell’ordine le statue in metallo di due dei personaggi del romanzo satirico “Le Dodici Sedie”, il Museo dell’Olocausto e, nei pressi della fermata della metro “Pushkinska, il monumento a Yaroslaw Mudrii, gran principe di Kiev detto “il saggio”.
Torno su “Sumska” e continuo a passeggiare verso destra fino al raggiungimento, dall’altro lato della carreggiata, di un edificio amministrativo carinissimo tutto colorato di celeste che non posso non provare a portare nel libro dei ricordi. Proseguendo direi di lasciar perdere il Museo delle culture sessuali del mondo perchè on-line, in fase di preparazione del viaggio, ho visto immagini abbastanza oscene. Un po’ di tempo lo spendo volutamente girando il più possibile il Gorky Park, un’area verde molto molto estesa che è soprattutto colma di giochi per bambini, ma non solo.
Naturalmente più il tempo passa e più che il parco si riempie di gente: i culi di piombo sono in azione anche qui. Riprendo il mio cammino per altri kilometri nella medesima direzione; durante il percorso mi imbatto nel candido “Monumento al Ciclista” che non è dedicato a nessun personaggio sportivo in particolare. Finalmente raggiungo il “Forest Park”, ovvero il punto più esterno della città che ho segnato sulla mia mappa: qui trovo il Complesso Memoriale della Gloria, un grande omaggio ai soldati che morirono per la liberazione di Kharkiv. Resto anche qui il tempo necessario perchè i punti di interesse sono diversi e tutti assolutamente degni di nota. Dopo un ingresso aperto tra due enormi lastroni di pietra scolpiti con motivi militari arrivo al punto clou, quello in cui c’è una statua enorme che ha davanti a se la fiamma perpetua; per capire le dimensioni di questo bestione basta rapportarlo con la bambina sulla bicicletta che casualmente è entrata nella mia foto. Sulla mia sinistra osservo altre scene di guerra scolpite ed infine quella che sembra una cappella.
Chi mi conosce sa che adoro il modo con il quale vengono ricordate per sempre queste cose nei paesi dell’Europa dell’est, per cui mi è difficilissimo fare marcia indietro e tornare in strada per continuare il giro, ma purtroppo devo farlo. Un’altra passeggiata lunghissima mi porta fino alla lontanissima “2000th Christmas Anniversary Cathedral” che sinceramente avrei potuto fotografare molto molto meglio. Proseguo oltre ed arrivo di fronte allo splendido “Monumento al Soldato Liberatore”: è gigantesco, anche se la sua figura viene guastata dagli edifici alle sue spalle che non regalano il giusto colpo d’occhio. Prendo “23-ho Serpnya” per poter osservare (sempre a distanza non indifferente) Il Tempio della Sacra Famiglia. Un’altra discreta camminata si conclude con l’ingresso nel “Sarzhin Yar”, un parco molto grande attraversato dal fiume Sarzhynka. Tanto per cambiare, alcuni lavori in corso non permettono di scendere fino alla riva del corso d’acqua per la prima parte del percorso, privilegio che viene poi concesso in seguito. Più mi avvicino alla zona centrale dell’area e più vedo accrescere il numero delle persone presenti: ci sono addirittura personaggi di ogni età in costume pronti a bagnarsi con alcune fonti disponibili. Mi diverto a fare un giro mischiandomi con i locali che ovviamente guardano me e la mia reflex come se fossi un marziano venuto da chissà quale galassia interstellare. Concludo la visita vedendo una stranissima struttura (sembra una tettoia, ma a che pro è stata messa lì?), un orologio floreale (vi assicuro che per poter trovare un momento senza che una madre piazzi lì suo figlio per una foto che più monotona ed uguale a quella di tutti gli altri potrebbe essere ci metto qualche secolo…perchè pare che in questi paesi se a 20 anni non hai figli sei una povera sfigata, anche se secondo me avendoli così presto sei una povera demente cerebralmente limitata che nella vita non ha altro scopo che partorire senza un minimo di ambizione personale), ed una bella chiesa interamente realizzata in legno.
Qui faccio un piccolo ragionamento: vedo decine di persone in pochi minuti che scendono dalle loro auto con delle taniche vuote pronte per essere riempite d’acqua alle fontanelle; uomini e donne senza distinzione alcuna affrontano le scale in salita con pesi non indifferenti su entrambe le braccia una volta finito il lavoro. Non ci sarebbe niente di male se a farlo fossero persone con problemi economici o similari…ma vi assicuro che vedere gente scendere dai SUV apparentemente nuovi di zecca ed andare a prendere l’acqua per non pagare due spicci al supermercato quella in bottiglia è una cosa a dir poco ridicola. Ma ognuno è contento come preferisce, per cui non c’è disprezzo da parte mia, ma solo tanta curiosità di capire il reale motivo che li spinge a tanto. Vado via da qui e, ripassando all’interno del Gorky Park che mi permette di tagliare una bella fetta di strada, percorro di nuovo tutto il centro a piedi rivedendo i luoghi più interessanti poichè il tempo non mi manca. La verità è che la Wizz Air, con quel maledetto ritardo di circa tre ore, me l’ha combinata più grossa di quello che sembrava all’inizio: se avessi avuto quel tempo probabilmente avrei finito tutto ieri sera (anche se mi sarei scapicollato ed ammazzato ben bene di fatica), ma oggi sarei stato libero ed avrei potuto dedicare la giornata ad esplorare un’altra località e sinceramente Poltava sarebbe stata perfetta, anche se sarei dovuto partire da Kharkiv all’alba per raggiungerla. Ma è andata così e non posso farci niente, per cui mi gusto qualche bel bis mentre mi avvicino alla parte della città che ancora mi manca da vedere. Stranamente mi riferisco ad un’area locata abbastanza vicino a dove avevo la stanza, poco oltre la Spar per capirci. Qui si apre un parchetto sulle rive del fiume Lopan che però è transennato causa lavori e quindi non ci posso accedere; per questo motivo devo saltare l’osservazione del Monumento a Sant’Andrea. Mi rifaccio subito con il vicinissimo “Ponte Zakokhanykh”. Raggiungo poco dopo anche il punto migliore per osservare la Moschea locale ma mi rendo conto che purtroppo la sua vicinanza ad altri edifici civili la rende quasi anonima e non degna di una foto.
Vado in cerca degli ultimi due punti di interesse che mi restano da vedere: il primo è il bell’impianto sportivo che prende il nome di “Stadion Metalist”. Ci gioca la squadra locale (il Metalist Kharkiv), ma anche lo Shakhtar Donets, attualmente la più forte realtà calcistica d’Ucraina che non può usufruire del suo campo poichè si trova nella regione in cui si sta combattendo la guerra del Donbass della quale ho parlato prima. Quando me lo trovo davanti agli occhi mi viene una voglia frenetica di entrare all’interno, ma purtroppo non è possibile; le belle immagini viste su internet ed in TV resteranno solo nella mia mente. Lasciando questa zona mi infilo in una zona popolare dove per qualche minuto mi mischio con la vita vera di questa nazione, del tutto diversa da quella dei centri storici o dei luoghi turistici: palazzoni alti con molti appartamenti, gente semplice che passeggia per le strade e bambini che sono felici giocando con un pallone o con una bicicletta come in Italia non si vedono più; i nostri sono tablet-dipendenti e se gli togli la playstation diventano dei potenziali malviventi. La mia visita si chiude vedendo la Chiesa dei Tre Santi, anche lei niente male.
Pian piano torno verso la fermata metro “Prospekt Gagarina” dove tutto è cominciato poco più di ventiquattro ore fa; il mio stomaco mi ricorda che ha fame, che ho saltato la colazione ed il pranzo e che almeno la cena vorrebbe averla. Mi fermo nell’unico posto che sembra essere un fast food e chiedo un kebab; mi viene dato un panino con carne, verdura e salse che ha il sapore giusto ma che ad occhio e croce non ha niente a che vedere con la famosa piadina del medio-oriente. Alla fine l’occhio conta relativamente quando si parla di mangiare, per cui inizio a mordere alla cieca finchè finisco il tutto. Ora una domanda: questo week-end un po’ sfigato poteva finire liscio come l’olio? Ovviamente no: salgo sul filobus che per le solite sei grivne mi condurrà in zona aeroporto e, neanche fa a tempo a partire che si sente un botto provenire dal retro. Tutti si girano preoccupati (me compreso) e vediamo che si è appena staccato uno dei cavi che compongono la linea elettrica bloccando quindi l’intero traffico a tempo indeterminato. Ma com’è possibile proprio ora in tutta la giornata??? Dopo un quarto d’ora di attesa, io ed altri malcapitati decidiamo di tornare sul marciapiede aspettando il pullman che fa lo stesso percorso, ma che impiega più tempo perchè prevede un numero maggiore di fermate. Alla fine la scelta si rivela azzeccata e riesco ad arrivare allo scalo dove mi attende un volo (in ritardo…) diretto in Polonia, per la precisione a Wroclaw. Si perchè il mio week-end lungo in giro per l’Europa non si esaurisce qui, ma continua da tutt’altra parte grazie ad una delle mie mirabolanti costruzioni in termini di coincidenze di mezzi di trasporto. Per chi volesse leggere il seguito di questo viaggio invito ad andare sul post seguente che avrà come protagoniste Liberec e Jablonec, due piccole-medie realtà della Repubblica Ceca.
Conclusione: il titolo di questo post non è sbagliato o messo lì per caso; Kharkiv è realmente una città bellissima ed io ne ero consapevole ben prima di prenotare; sapere di poterci andare è stata una notizia meravigliosa per me, direi una delle più belle del 2019 che, come anno, non è stato poi tanto male dal punto di vista dei viaggi. La vita scorre bene in questo centro urbano che è sì grande, ma allo stesso tempo visitabile tranquillamente a piedi se si ha voglia di camminare. Come ho già fatto notare, la metropolitana c’è ma non ne ho mai avuto bisogno. A parte il mezzo matto dell’arcobaleno, la gente si fa abbastanza gli affari propri e questo è un pregio non da poco. Consiglio a chiunque ci stia facendo un pensierino o a coloro che cercano qualcosa di nuovo di organizzare una capatina a Kharkiv perchè non c’è da pentirsene.