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Aggiungere un nuovo nome alla mia lista di località visitate in Austria è senza alcun dubbio motivo di orgoglio; così vicina all’Italia, ma anche tanto difficile da raggiungere almeno da Roma. Ma non è tutto: muoversi tra le varie città non è proprio economicissimo, a meno che non si riescano a trovare i biglietti super-scontati che sono le prede preferite delle mie ricerche. Sicuramente il merito della mia presenza costante in questa nazione nell’ultimo periodo va al crollo delle tariffe aeree che collegano tutta l’Europa con la sua capitale: ho ancora in mente quando volare a Vienna costava un occhio della testa nonostante già imperassero le compagnie low-cost quasi in ogni dove. Oggi anche questo tabù è stato abbattuto, per cui andiamo a vedere cosa ci offre Linz…
Domenica mattina: Mi sveglio alle 5:20 nel letto d’albergo a Ceske Budejovice, in Repubblica Ceca, località che ho esplorato in lungo ed in largo ieri (vedi post dedicato). Il motivo di questa levataccia è presto detto: alle 6:00 partirà il treno che mi porterà senza cambi (incredibile ma vero) nella cittadina austriaca di Linz per la modica cifra di nove euro tondi tondi. Lascio la stanza appena possibile e vado alla stazione ferroviaria che dista circa 400 metri da dove ho dormito. Come sempre arrivo al binario con anticipo, ma noto con sommo piacere che il treno che mi interessa è già lì e soprattutto che le porte sono già aperte; non me lo faccio dire due volte ed entro accomodandomi dove più mi aggrada controllando quella che avrebbe potuto essere la direzione di marcia. Puntuale come un orologio svizzero, il convoglio si mette in moto e partiamo. Un po’ è prestissimo ed un po’ il meteo non promette niente di buono oltre ad una giornata nuvolosa; sono questi gli elementi che quasi mi costringono a recuperare le ore di sonno perdute schiacciando un pisolino con la testa appoggiata al finestrino. Il viaggio passa tranquillo e, nonostante le varie fermate, il vagone in cui mi trovo non si riempie mai eccessivamente. Alle 8:24 scendo alla “Hauptbahnhof” di Linz dove trovo una grande SPAR già aperta al pubblico. L’ora è perfetta per una bella colazione ed è proprio quello che acquisto perchè non so resistere ad una tale provocazione (sempre che l’accoppiata cornetto al cioccolato + Coca Cola Zero gelata a quest’ora si possa definire “colazione”…). Mangio seduto su una sedia per poterlo fare più con calma del solito e ne approfitto per prendere la mappa e studiare gli ultimi dettagli. Finalmente sono pronto, per cui reflex alla mano mi metto in marcia sperando che non piova nel corso delle prossime ore. Prendo “Karntnerstasse” e vado verso destra ed il primo punto di interesse che trovo è la Fontana ubicata di fronte alla Camera del Lavoro, opera che fa da apripista al Volksgarten che dista solo un attraversamento pedonale. La traduzione letterale del nome in tedesco che ho appena scritto è “Giardino del Popolo”; a quest’ora sono quasi solo qui e non posso comprendere totalmente il motivo di tale appellativo, ma col senno di poi succederà e lo racconterò al momento del mio secondo passaggio. Ne approfitto per girarlo centimetro per centimetro, anche se noto fin troppe transenne parcheggiate un po’ ovunque e pronte per essere montate chissà quando e chissà per cosa. L’importante è che siano ancora ferme li e che non rompano i coglioni coprendo ciò che mi interessa. Punto un’altra fontana che prende il nome di “Gioia della Bellezza” (Freude am Schonen in lingua locale) e poi, sulla destra, una stranissima opera composta da tante palle attaccate ed ammucchiate l’una sull’altra (su internet non ce n’è alcuna traccia ed in loco c’è solo il divieto di arrampicarsi) precede l’imponente figura del Musiktheater. E’ poi la volta delle statue che non possono certo mancare in un luogo simile: ne riporto tre, ovvero il “Rube Boy” di Max Stockenhuber ed i monumenti per Franz Stelzhamer (poeta e romanziere) e per il pedagogista Friedrich Ludwig Jahn.
Lascio questo posto solo temporaneamente perchè sarà il punto di partenza verso altre cose da vedere nelle immediate vicinanze, ma prima ho necessità di fare una deviazione verso una zona periferica. Una passeggiata un po’ più lunga del solito mi porta davanti al coloratissimo “Theater Phonix”; segue poi la “Herz Jesu Kirche” che mi fa prendere un colpo: appena ci arrivo vedo lavori in corso ed impalcature su gran parte della struttura e per questo motivo sono costretto a scattare la foto nell’unica area che è esclusa dalla ristrutturazione massiva.
Torno sui miei passi esattamente dalla strada attraverso la quale sono venuto e ripasso dal Volksgarten per prendere Landstrasse, una via importante della città di Linz. In una traversa che costeggia lo Schillerpark osservo l’edificio che ospita la Landesbibliothek; dall’altra parte del parco (caratterizzato da una fontana abbastanza ridicola) trovo il Casinò locale. Grazie a “Burgerstrasse” allungo un pochino per raggiungere la Parrocchia “Linz-Heilige Familie”, ma una volta lì noto che ci sono troppi alberi davanti alla sua facciata e l’immagine che riesco a portare via fa letteralmente schifo. La realtà che i miei occhi vedono è ben altra.
Durante il successivo spostamento mi imbatto nell’Hessenpark e nella sua bella fontana ubicata al centro dello stesso. Da qui è un tiro di schioppo raggiungere la Martin Luther Kirche, davvero degna di nota. Mi riaffaccio ora su Landstrasse, la stessa strada che avevo abbandonato subito dopo il Casinò. Ammiro la “Karmelitenkirche”, mentre non posso fare lo stesso con la vicina “Ursulinenkirche” attualmente coperta anche lei dalle impalcature. Qui potrei continuare con l’esplorazione dell’area, ma opto per un’altra deviazione: adesso mi interessa raggiungere il Duomo di Linz. E’ molto bello, ma enorme; da qualsiasi angolazione io provi a fotografarlo non entra nell’obiettivo della reflex, colpa anche degli alberi del Dompark. Alle mie spalle però c’è un edificio religioso di importanza molto minore, ma che mi piace: sto parlando della “Kirche der Barmherzingen Bruder” . Insieme ad esso vedo anche la scultura per Rudolphus Hittmair, ex vescovo della diocesi locale. La Kapuzinerkirche (che sembra abbastanza abbandonata a se stessa) chiude i punti di interesse in questa zona della città.
Torno nuovamente sui miei passi e, scorgendo la Karmelitenkirche già messa nel libro dei ricordi, cammino fin davanti al “Nordico Stadtmuseum” seguito dalla “Elisabethinen Kirche”, troppo schiacciata agli edifici frontali e quindi difficilissima da immortalare; il palazzo che ospita il Tribunale Distrettuale (Bezirksgericht) mi aspetta alla mia sinistra, mentre alla mia destra la “Landesgalerie” sembra giocare a nascondino con scarso successo provando a chiudersi dietro ad un albero troppo piccolo per la sua mole. La “Altkatholische Kirche”, situata poche vie più avanti, chiude l’area: la verità è che divide la struttura con la locale scuola di musica e questo rende il complesso abbastanza atipico.
Qualche centinaio di metri ed eccomi di nuovo davanti a lui: il Danubio mi aspetta anche qui a Linz per l’ennesimo capitolo della nostra storia; ormai neanche riesco più a contare in quante città mi sono affacciato sulle sue acque e lo trovo uno dei più grandi simboli e/o “trait d’union” d’Europa. Inutile dire che anche qui è di colore marroncino, ligio e fedele al suo solito stile. Il grandissimo “Lentos Kunstmuseum” è quanto di più moderno ci possa essere: un palazzo tutto di vetro scuro. Fa da portiere al Donau Park che segue per un po’ il corso del fiume che gli regala il nome. Qui trovo la “Hochstrahlbrunnen”, la “Bayer-Brunnen” e la sala concerti “Brucknerhaus”. Camminando è possibile ammirare, anche se lì per lì non è facile rendersene conto, il “Forum Metal”, ovvero un’esposizione fatta di dodici sculture in metallo di altrettanti artisti aggiunte tra il 1977 ed il 1998. Io sono abituato a dire e scrivere sempre la verità senza alcuna remora o vergogna, e non mi tiro certo indietro adesso: se non lo avessi saputo grazie allo studio fatto a monte avrei scambiato tutto ciò per pezzi di ferro messi lì a casaccio. Lo so…la mia conoscenza artistica è da buttare al punto che l’opera che pubblico qui di seguito come esempio (“Stromung” dell’artista Erwin Reiter) l’avrei scambiata tranquillamente per una tubatura di sfogo di qualche gas sotterraneo. Almeno la fantasia, per quanto macabra possa essere, non mi manca. Quando metto in archivio un monumento per le vittime delle due guerre mondiali posso cambiare strada.
Mi sposto verso un esempio di riqualificazione industriale sicuramente da seguire, vale a dire la “Tabakfabrik”. Come recita il nome stesso si tratta del complesso di una ex fabbrica di sigarette attiva fino al 2009 che oggi viene usato come museo/spazio espositivo e come sede di aziende creative e che si occupano di digitalizzazione. Ci faccio volentieri un giro completo perchè è la dimostrazione di come una produzione dannosa per la salute umana possa essere interrotta e sostituita da qualcosa di buono.
Mi muovo ora in direzione del centro storico della città che mi ospita ed il primo punto di interesse che trovo è la “Stadtpfarrkirche”, davvero niente male. Nelle vicinanze c’è una cosa più unica che rara che non so come definire: si tratta del Museo Dentale; gli dò un’occhiata da fuori e mi pare semplicemente ridicolo. La Cattedrale di Sant’Ignazio (detta anche “Alter Dom”) è imponente ed antica, ma troppo troppo vicina agli altri edifici di zona, per cui non fotografabile. Faccio il mio ingresso in “Hauptplatz”, la piazza principale di Linz; il colpo d’occhio che offre è più che buono, dato che tutti i palazzi che ne compongono il perimetro sono mantenuti alla perfezione. Mi soffermo in particolare sulla Fontana di Nettuno e sul Vecchio Municipio (Altes Rathaus). Vorrei fare lo stesso anche con la Colonna della Trinità ma non mi è possibile perchè è completamente chiusa dalle impalcature. Prima di cambiare strada noto anche il capolinea del tram speciale che, ad intervalli regolari, porta i turisti alla Basilica sulla Collina Postlingberg; prometto a me stesso che se più tardi avrò tempo proverò ad andarci essendo un obiettivo segnato sulla mia mappa.
Imbocco “Klosterstrasse” per avvicinarmi ad altre cose che spero possano piacermi ed inizio con la “Minoritenkirche”; la “Mozarthaus” segnata su Google Maps e regolarmente presente è, a mio parere, la classica stronzata per turisti e con uno sguardo ho risolto il problema. Da qui posso entrare dopo pochi metri all’interno del cortile della Landhaus che necessita un minuto in più di sosta perchè particolare. La semplice “Planetenbrunnen” completa l’offerta. Esco dalla parte opposta e noto in uno spazio molto ristretto lo storico “Landhausbrucke” (il ponte antico è ancora sotto a quello moderno, reso visibile da mirati lavori di urbanizzazione), la singolare statua per Adalbert Stifter (scrittore e pittore austriaco che sembra stia prendendo il sole sugli scogli) ed un Monumento ai Caduti. Sempre in zona, ma su “Promenade”, provo a fare di tutto per far entrare l’intero Landestheater nell’obiettivo della reflex perchè la sua struttura è molto molto grande.
Sono nella posizione migliore per poter salire fino allo “Schlossmuseum”, uno dei pezzi forti di questa città. Le scale sono abbastanza ripide, ma niente è impossibile. Una volta in cima ho la conferma (come mi aspettavo) che l’immagine migliore di questo edificio la prenderò dal piano strada una volta sceso. Da quassù posso usufruire di una vista panoramica invidiabile sia sul Danubio che sul centro abitato, del monumento in onore all’astronomo Johannes Kepler (nelle nostre scuole lo insegnano come Giovanni Keplero…complimenti alla contadinaggine dei nostri professori che invitano gli alunni a storpiare i nomi delle persone) e della vicina e semplicissima Martinskirche.
Dopo aver mostrato queste ultime foto ci tengo a fare una piccola aggiunta: proprio ieri ho trovato ed ammirato il meraviglioso Castello di Hluboka Nad Vltavou vicino a Ceske Budejovice in Repubblica Ceca (vedi post dedicato); bene…definire oggi il “monoblocco” di Linz come castello mi suona molto difficile, ma così è e bisogna starci. Effettuo la discesa dalla collina e torno a bordo fiume dove mi aspetta l’Atelierhaus Salzamt che porto nel mio album dei ricordi. Attraverso in toto il “Nibelungenbrucke” (l’immagine dello Schlossmuseum di poco fa viene da qui) e neanche faccio in tempo ad arrivare sull’altra sponda che già sono stracolmo di cose da vedere: sulla mia sinistra ho il particolare complesso del Nuovo Municipio (Neues Rathaus) che sembra più un centro residenziale o commerciale, mentre sulla destra ci sono prima il modernissimo “Ars Electronica Center” (centro museale per attività scientifiche) e poi la “Stadtpfarkirche Urfahr St. Josef”. Raggiungo la “Pfarre Christkonig” (detta anche Friedenskirche) che è abbastanza lontana e poi, avendo finito anche da questa parte, inizio a tornare indietro. Appena possibile mi fermo a mangiare in un bel fast food che serve il mio amato menu kebab, così colgo anche l’occasione per riposare le gambe per una ventina di minuti abbondanti.
Quando rientro in “Hauptplatz” guardo l’orologio e capisco che prendere il tram per andare alla Basilica sulla collina Postinglberg sarebbe un mezzo suicidio: con molta probabilità non farei in tempo a tornare per prendere il treno per Vienna che avrò tra un po’, così devo rinunciare anche se mi dispiace enormemente. Ma qui non ho ancora finito, per cui torno a muovere i miei piedi verso una nuova direzione. Raggiungo il “Bauernberg Park” dove trovo l’Aphroditetempel; piccola nota di colore: dietro a questa simpatica struttura ci sono due ragazzi che stanno pomiciando di santa ragione; a parte il “beati loro” che mi pare d’obbligo, sicuramente mi stanno prendendo per un maiale-porco-pervertito-maniaco-depravato-zozzone dato che punto la reflex nella loro direzione non avendo altra scelta. Peccato che di loro, alla fine, non me ne importa un fico secco ed infatti nell’immagine seguente non appaiono neanche un po’. Poi mi dedico, come mio solito, ad un’esplorazione dello stadio locale che può essere dettagliata in maniera proporzionale alla possibilità di entrare al suo interno. Nel caso specifico, l’impianto che si dividono il Linzer ASK (massima divisione) ed il Blau-Weiss Linz (seconda serie), è completamente chiuso, per cui devo accontentarmi di uno sguardo da una “feritoia” e della sola immagine dell’esterno. Chiude la giornata in questa città austriaca la visione della “Pfarre St. Konrad”.
E’ il momento di rientrare alla stazione ferroviaria dalla quale disto oltre due kilometri; anche se procedo con passo lento arrivo a destinazione con una trentina di minuti di anticipo rispetto all’orario prefissato, così ho il tempo di fare un secondo giro al vicino Volksgarten. Come ho scritto all’inizio (rimandando il tutto proprio a questo momento) capisco perchè l’area si chiama “Giardino del Popolo”: a differenza di questa mattina alle 9:00 c’è un sacco di gente che rende l’area vivissima. Ma c’è una cosa sconcertante: il 90% degli ospiti (e non sto scherzando) è composto da extracomunitari. Mi viene da farmi una domanda: ma se questo è il risultato della durissima politica adottata dal governo di destra dell’Austria sul contenimento dell’immiograzione, a cosa servono realmente la politica e le leggi? Per cosa andiamo a votare? Forse per farci prendere ben bene per il culo da chi siede troppo in alto per essere spodestato? A questo punto di prove ne ho avute fin troppe per essere certo che sia tutto assolutamente inutile. E’ pazzesco: sembra di stare in una qualunque piazza italiana, nazione che per anni ha fatto entrare chiunque nei suoi confini e che probabilmente con la caduta del governo di questi ultimi giorni (momento nel quale scrivo questo post) ricomincerà a fare per elemosinare soldi dalla UE come in passato. ATTENZIONE: non sto dicendo che l’accoglienza sia giusta o sbagliata; sto solo facendo un ragionamento sull’utilità di andare a votare se poi comunque non si può cambiare nulla di nulla. Sconcertato giro i tacchi e torno ad aspettare il treno utilizzando i dieci minuti che ancora ho per comprare qualcosa da sgranocchiare alla SPAR. Il convoglio ha addirittura cinque minuti di ritardo (in Austria???) ma mi porta nella capitale in tempo per poter cambiare treno. Stavolta è l’ormai famoso NightJet della OBB sul quale salgo e che ha il compito di riportarmi a casa. Rispetto alla settimana scorsa il viaggio di quattordici ore va molto meglio perchè la famiglia di quattro ucraini che trovai nello scompartimento non c’è più: adesso siamo un gruppetto misto di sconosciuti che si fanno ognuno i cazzi propri, esattamente come piace a me. Al mattino, dopo una nottata senza infamia e senza lode, vedo il cartello “Roma Termini” e scendo puntando dritto verso l’ufficio per una nuova settimana lavorativa.
Conclusione: come recita il titolo di questo post, Linz non è la classica città austriaca che ci si aspetta di vedere. Rispetto ad esempi come Salisburgo, Vienna ed Innsbruck (per fare solo tre esempi tra i più importanti) ci sono cose interessanti, ma sono sia meno vistose che complessivamente più moderne. Questa è la sensazione che ho avuto io a pelle durante la visita e che rivivo esattamente ora che ho finito il resoconto della giornata. Ciò non significa che Linz vada scartata o cancellata da un itinerario in Austria, ma solo che bisogna andarci non aspettandoci cose eclatanti. Un altro tassello all’esplorazione dell’Europa è stato aggiunto e sono orgoglioso di questo.