Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle di Rijeka? Clicca qui!
Il titolo del post parla chiaro: a Rijeka, città croata non lontana dai confini italiani, c’ero già stato. E’ una delle primissime località straniere da me toccate, se non vado errato nell’estate del 2002. Allora ero totalmente ignaro di cosa significasse viaggiare, tanto è vero che non scattai nessuna foto, non partii con nessuna mappa con i punti di interesse e vagai totalmente a caso con risultati più che discutibili: in parole povere…un’idiota. La verità è che fu una toccata e fuga per spezzare la monotonia di una settimana al mare e niente di più. Oggi la cosa è totalmente diversa: ho da tempo trovato una mia personale formula che mi permette non solo di visitare, ma anche di vivere i luoghi in cui vado. E allora mi sono detto: “dato che ne ho l’occasione (tratta Flixbus scontata) perchè non tornare proprio a Rijeka per completare l’opera e tuffarmi anche un po’ nei ricordi?”. E’ così che nasce questa giornata di fine inverno; ho avuto a disposizione poco più di una manciata di ore, ma sono state sufficienti per vedere tantissime cose. Adesso però è ora di andare…
Venerdi sera: La macchina mi porta al parcheggio di sempre (ormai credo di aver creato un solco tutto mio lì a forza di vai e vieni…) e la metropolitana (con cambio a Termini) finisce il lavoro arrivando alla stazione Tiburtina. Con il dovuto anticipo salgo sul bus verde che da Roma mi avrebbe portato a Trieste e scelgo il posto a me più congeniale. Fa abbastanza freddo in questo inverno più che atipico, ma sono coperto al punto giusto. Sul mezzo di trasporto si sta una meraviglia grazie all’aria calda che esce da tutte le bocchette presenti. La tratta scorre senza problemi tra un sonno ed un altro. L’arrivo nel capoluogo friulano è in orario; il meteo è così così, ma fortunatamente non piove. Ho tempo prima del prossimo pullman, così esco e mi chiudo dentro ad un bar (quello di zona che mi ispira di più) per consumare una lauta colazione con cappuccino bollente e cornetto debordante crema. Due passi per la città ed arriva il momento di tornare all’autostazione. Il bus della Autotrans è pronto, ma qui ho una sorpresa poco gradita: il ticket non prevede alcun bagaglio da stiva; solo quello a mano è “free”; per ogni collo in più vanno pagati due euro. Dormirò in una stanza a destinazione ed il borsone mi serve, per cui non ho scelta diversa dal tirare fuori i soldi e pagare: è la primissima volta che mi capita una cosa del genere. Servono circa due ore, con un paio di fermate intermedie, per arrivare a Rijeka. Sfortuna vuole che, appena varcato il cartello che segna l’inizio della città, inizino le precipitazioni. L’occasione è delle migliori per sparare una vagonata di madonne, così tanto per gradire, e non me la lascio certo sfuggire. La fermata è decisamente centrale e non molto lontana (circa 600-700 metri) dalla soluzione prenotata per la serata. Decido quindi di liberarmi del peso in eccesso andando a prendere le chiavi. Contento perchè la camera è pressochè nuova e ben pulita, tengo con me solo ciò che mi servirà per la giornata e parto in esplorazione. Il primo obiettivo lo trovo quasi subito, lungo la strada che percorro per tornare in centro; si tratta della Sinagoga locale, edificio molto semplice e senza fronzoli.
Rieccomi nuovamente davanti all’autostazione, ormai punto nevralgico di questa giornata. Mi trovo qui perchè posso ammirare in tutta la sua imponenza la Chiesa Cattolica “Nostra Signora di Lourdes”; peccato solo che il clima cupo non renda al meglio l’immagine.
Proseguo raggiungendo “jadranski Trg”, una piazza in cui ci sono due fontane. L’intero perimetro è circondato da bei palazzi, uno sede di una famosa azienda locale di traghetti, un altro sede di una banca e l’ultimo, il più strano di tutti è il Rijecki Neboder, o meglio il grattacielo di Rijeka; fu costruito negli anni quaranta ed allora, con i suoi dodici piani, era considerato un edificio di tutto rispetto. Oggi è ancora lì, ricordo di un passato che probabilmente sarà destinato a scomparire.
Ma tale piazza è importante anche perchè è qui che nasce la via pedonale della città che prende il nome di “Korzo”; qui si trovano i negozi, i centri commerciali multipiano (tanto fumo e niente arrosto, credetemi), la sede della radio locale (accidenti che bel palazzo…), caffetterie e chi più ne ha più ne metta. E’ il cuore pulsante della città e su questo non c’è dubbio. Ciò che maggiormente è degno di nota sono il Municipio e la Torre Civica. Intanto la pioggia non vuole saperne di smettere e le foto che scatto devono tenere conto anche di questo dannoso ostacolo.
Qui decido di fare una deviazione che mi porta ad osservare prima la Chiesa di St. Nicholas, poi un edificio storico (Palazzo “Modello”) ed infine il Kazalisni Park, fondamentalmente una piazza ornata da aiuole che ospita il Monumento ad Ivan Zajc (compositore e direttore d’orchestra croato) ed il Teatro Nazionale che da lui prende il nome, purtroppo con qualche lavoro in corso di troppo sulla facciata.
Tornando verso il “Korzo” dò uno sguardo al mare: questa è zona portuale e, per gli amanti delle spiagge incontaminate come lo sono io, non è decisamente il top come panorama. Passo sotto alla Torre Civica e mi trovo in “Trg Ivana Koblera”, piazza che ospita una particolare fontana composta da due grandi ruote di pietra. Sembra quasi un frantoio…
Imboccando “Ulica Stara Vrata” arrivo di fronte ad un antico arco romano definito oggi “old gate”. Che dire? Di sicuro in tutti i miei viaggi ho visto molto ma molto di meglio, però come non dare il giusto peso ad una costruzione eretta chissà quanti anni fa ed ancora in piedi? Ciò che si vede in basso a destra (e che ovviamente rovina la foto) non è altro che materiale per i lavori che sono in atto in questa zona. E’ proprio vero che trovare un singolo posto nel mondo senza qualcosa di fuori luogo è un vero miracolo…però, guarda caso, sul sito del turismo della città c’è una foto perfetta di tale arco, senza materiali da costruzione a rompere i “cog….i”. Complimenti…
Fortunatamente raggiungere un punto di interesse completo, degno e senza impalcature non è difficile: la Cattedrale di San Vito si erge davanti ai miei occhi in tutta la sua imponenza. Resto doverosamente fermo per tutto il tempo necessario.
Proprio qui, un tantino nascosta, c’è la porta di ingresso del Tunelri: si tratta di un tunnel sotterraneo che attraversa una parte della città. E’ stato usato durante la seconda guerra mondiale come rifugio. L’ingresso è gratuito e si percorre tutto in pochi minuti. Devo dire che si tratta di un’esperienza da provare, davvero particolare. Quando ci metto piede sono totalmente solo: gli unici rumori che sento sono quelli provocati dalle mie scarpe a contatto con la sconnessa pavimentazione. Gocce insistenti cadono dal soffitto: non ho idea se sia sempre così o se sia l’acqua piovana odierna che si infiltra nel terreno finendo poi qua sotto. Ripeto: è una cosa davvero suggestiva.
Esco dallo stesso punto in cui sono entrato; scelgo questo proprio per proseguire il giro da lì senza tagliare nulla. Arrivo sulla vicina “Ulica Zrtava Fasizma” e svolto a sinistra: dopo aver superato il Palazzo di Giustizia (sulla mia sinistra) arrivo ad ammirare il Museo Marittimo e di Storia della Costa Croata. Nel parco-giardino del medesimo edificio si trovano un gruppo di particolari teste di pietra fatte realizzare dal mercante del diciottesimo secolo Simon Adamic per rendere ridicoli i quattordici cittadini locali che sostenevano ingiustamente che lui si fosse impadronito, rubandolo, di una parte del tesoro recentemente scoperto. La corte di Habsburg decise per la sua innocenza. Tornando verso il lungomare mi imbatto nella piccola Kapela sv. Fabijana i Sebastijana.
Mi trovo dietro al Teatro Nazionale, dove un tratto di mare si insinua nella città fungendo da parcheggio per piccole barche; qui trovo il Ponte dedicato ai difensori croati della guerra civile (decisamente moderno) ed il Monumento alla Liberazione. Proprio qui accanto c’è il modesto corso d’acqua chiamato Eneo che finisce la sua corsa nel Mediterraneo, non prima di essersi fatto notare con brevi “rapide”.
Arrivo a vedere la Chiesa dell’Assunzione per poi iniziare un percorso niente male in salita (e che salita…) verso la località Trsat. Ci si arriva con oltre cinquecento scalini che hanno inizio da un portico molto carino; visto ciò che aspetta a chi si avventura qui, secondo me le immagini scolpite della Madonna e di Gesù Bambino servono per chiedere già da adesso il miracolo di arrivare fino alla fine…
Una volta in cima, le cose da scoprire non mancano. Personalmente inizio con la Chiesa sv. Juraj Martire, piccola ma molto molto graziosa. A seguire visito l’area in cui si trovano la Chiesa Cattolica “Nostra Signora di Trsat” (con particolare statua dedicata a Papa Giovanni Paolo II) ed il Monastero Francescano di Trsat. Degna di nota anche la statua dedicata a San Francesco che si trova di fronte alla Sala “Giovanni Paolo II”.
Giunge ora il momento di quello che dovrebbe essere il top, il pezzo forte che da solo vale l’intera salita: il Castello di Trsat. Per carità, si vede lontano un miglio che è antichissimo e tutto il resto, però entrare in quest’area fortificata e trovarci un lounge bar con tutta l’attrezzatura audio (e non solo) montata di sana pianta per accogliere uno o più eventi…un po’ delude. Nonostante tutto cerco di cogliere l’essenza del luogo in cui mi trovo e provo a scattare immagini che non riprendano l’obrobrio di cui ho appena parlato. Almeno una cosa si salva totalmente ed è la vista che si ha da quassù sulla città e sul suo mare.
E’ ora di ripercorrere le scale nel senso opposto e quindi di scendere verso il centro. Ovviamente ci metto meno tempo e meno fatica rispetto all’andata, ma la passeggiata non è proprio breve. E’ quando arrivo a destinazione che mi prenderei a cazzotti in testa: mi accorgo di aver totalmente saltato la Chiesa “St. Romual and all Saints Parish” che si trova ben più alta del livello del mare. Ciò significa dover ripercorrere salite e scale già bazzicate poche ore prima, ma non ho scelta e vado. Sfortuna vuole che quando sono davanti a ciò che mi interessa ci sia un cielo talmente scuro da non dare alla foto che scatto la qualità desiderata; il fatto che di fronte alla Chiesa abbiano piantato alberi che ne coprono il 75% della facciata è cosa ormai ben nota, dato che la gente quando fa le cose pensa al superenalotto invece che a lavorare come si deve. Morale della favola: più che una chiesa sembra quasi l’effetto che fa il Castello di Dracula.
Visto questo, posso mettere la parola fine al mio giro: si è fatta una certa ora e devo pensare a trovare qualcosa da mangiare. Sinceramente non mi va di sbattermi dentro a qualche fast food o pizzeria, per cui cerco e trovo un bel market iper-fornito dove acquistare qualcosa da preparare in stanza. Subito dopo decido di fare un’ulteriore passeggiata serale e di vedere la città di Rijeka illuminata in maniera artificiale. Questo che segue è il piacevole risultato.
Adesso è davvero tutto e rientro alla base dove passo il tempo giocando col mio calcio manageriale sul portatile. Non ci rimango poi moltissimo perchè domani mattina avrò il bus alle 6:00 in punto dall’autostazione di Rijeka, quindi dovrò svegliarmi alle 5:00 o giù di lì. Questa giornata in terra croata mi è piaciuta molto, però tra poche ore inizierà la visita di Trieste (vedi post dedicato) e devo essere in forze per affrontarla al meglio.
Alla fine dei giochi arrivano sempre le conclusioni: questa città è a mio parere da inserire in un eventuale tour in Croazia o, se si è in zona, potrebbe essere bello organizzarci anche solo un sabato o una domenica. Di cose da offrire ne ha, se si fa il paragone con le dimensioni del centro abitato. Non c’è da aspettarsi una metropoli, questo è certo, perchè in realtà non lo è. Sarebbe un peccato passare senza proprio fermarsi. Personalmente, dopo sedici anni dalla “prima volta” non l’ho trovata poi così cambiata da allora e se ci sono tornato significa che, anche se offuscato, ne ho avuto un piacevole ricordo che oggi è stato più che confermato.