Da fine novembre ai primi giorni di gennaio, praticamente tutta Europa si tappezza di pittoresche bancarelle per la sacra ricorrenza cristiana del Natale. I “mercatini” sono una tradizione che richiama ogni anno milioni di persone che sfidano il gelo solo per poter camminare ed accalcarsi su delle strade la cui carreggiata è stata fortemente restrinta dalla presenza dei banchetti sapientemente illuminati. Anche a me questa atmosfera simil-caotica piace, ed è molto strano perchè sono uno che darebbe qualsiasi cosa per un angolo di pace e silenzio; però, anche se il 98% di quelle esposizioni mette in mostra sempre la stessa identica roba senza grandi varianti da anni, continuo ad andarci almeno una volta ogni dicembre. C’è qualcosa in quel clima che mi attrae ed è più forte di me. Quando sono lì e vedo le decorazioni, i dolcetti, i vestiti pesanti ed i soliti cappellini con le palle di neve penzolanti non posso dire di andarne entusiasta (perchè raramente compro qualcosa), ma comunque non riesco a non volerci essere. Il mio spirito di viaggiatore mi spinge poi a non andare sempre al mercatino sotto casa o del quartiere più vicino, bensì ad inserire questi temi all’interno di un vero e proprio itinerario, in posti sempre nuovi e diversi. Diciamoci la verità: trovarsi in una bella piazza che chissà quando rivedrò in cui non si possono fare foto ricordo senza beccare un cavo “volante” della corrente che penzola dal banco del Vin Brulèe o una tettoia della bancarella piena di decorazioni che ti rovina la visuale su una palazzo dell’anno 12.000 avanti Cristo non è il massimo della vita…però, come ripeto dall’inizio di questo post, continuo imperterrito ad andarci. Come diceva un famoso spot di un amaro…”non so perchè…”; Destinazioni di questa avventura: Basilea e due significativi luoghi della regione francese dell’Alsazia come Colmar e Strasburgo.
Volo Easyjet puntuale che ha come punto di atterraggio il famoso Euroairport; perchè è particolare? Semplice: uscendo dal terminal e percorrendo un fazzoletto di terra in una direzione anzichè nelle altre, si può scegliere in quale nazione essere tra le tre “disponibili”. E’ infatti ubicato in Svizzera, ma davvero vicino ai punti di confine con Francia e Germania. Atterrare qui dà l’imbarazzo della scelta su dove andare e quali tradizioni seguire volta dopo volta. Io, che come al solito non intendo farmi mancare niente, ho programmato un mix di tutto. Vado quindi a ritirare l’auto e mi metto su strada con la Francia come prima tappa. Arrivo a Colmar e decido di sbrigarmi il più possibile: è il 13 dicembre (Santa Lucia), giorno considerato come il più breve dell’anno, per cui mi sarebbe piaciuto vedere questo luogo sia col sole che con la luce artificiale e devo provarci. Posteggio la macchina in un grande parcheggio già tutto pieno: devo infatti fare tre giri buoni per avere la meglio e trovare un’anima pia che sta andando verso casa. Scendo e percorro i pochi passi che mi separano da quel pomeriggio di festa. Questa graziosa cittadina ogni anno si trasforma letteralmente in una piccola capitale del Natale: i mercatini sono decisamente “abbondanti” e sparsi in diverse zone del centro storico. Appena metto il capo nella prima piazzetta, già con gli arti congelati perchè non posso indossare i guanti se voglio scattare foto, vedo del fumo fuoriuscire da una delle casupole in legno: c’è qualcosa di caldo e non posso non iniziare nel migliore dei modi, cioè sorseggiando del buon Vin Brulèe. Ne bevo poco però (un bicchiere piccolo) perchè dopo avrei dovuto rimettermi al volante e voglio farlo sempre da sobrio alla massima potenza perchè rischiare è sbagliatissimo. Sono solo 5 minuti ristoratori quelli che passo da solo con quella bevanda, ma mi rimettono a nuovo come non mai. Mi giro intorno guardando sia il piano strada che in alto e capisco di essere in mezzo ad una favola: tutte le case sono coloratissime e costruite con architettura “a graticcio” in stile tipicamente alsaziano; bellissimi addobbi si affacciano da ogni finestra/balcone e l’atmosfera che si respira è fuori dal comune.
Decido di passeggiare lungo le belle vie cittadine stando comunque vicino agli stands dei mercatini: prima o poi esporranno qualcosa che mi piace alla follia e che mi indurrà a comprare…mi chiedo. Ma ciò non succederà neanche stavolta; credo sia più facile veder piovere rane al posto delle gocce d’acqua. Proseguo la mia passeggiata scattando foto qua e là in quell’ambiente surreale, palesemente creato ad arte…ma che non mi sembra davvero invasivo.
Torno a dire che quella cittadina sembra nata appositamente per essere vissuta in questo mese ed essere poi riposta sotto naftalina in attesa dell’anno successivo. Ma le mie sono solo burle perchè Colmar è molto viva anche durante i mesi “non natalizi”. Cammina cammina arriva la chicca: il centro storico sembrava non poter essere più caratteristico di come lo stavo già vedendo in quella fredda serata, ma mi sbaglio: c’è anche un piccolo corso d’acqua che lo attraversa con la sua rapida corrente e che può essere anche osservato meglio salendo sui ponticelli costruiti per passare da una sponda all’altra. Se poi ci aggiungiamo che gli addobbi sono sapientemente sistemati anche nella zona del canale creando un colpo d’occhio davvero sublime, si possono fare i complimenti agli addetti della zona.
Ma questo comune alsaziano non è solo stands di vendita e niente di più; è soprattutto una cittadina con una sua storia di secoli e secoli alle spalle, testimoniata ancora oggi da monumenti degni di nota come l’imponente Collegiata di San Martino, la Casa Pfister, la Vecchia Dogana e quell’ormai tanto decantato quartiere con i corsi d’acqua chiamato anche qui (come in altre parti d’Europa succede) “Petite Venise”, ovvero la Piccola Venezia.
Mi rendo conto di aver visto tutto e di aver vissuto l’atmosfera natalizia che cercavo, per cui ripercorro la strada a ritroso e torno al parcheggio. Mi rimetto in marcia ed arrivo a Strasburgo. E’ abbastanza tardi quando trovo un posteggio a pagamento in zona centrale, ma pare non abbastanza per avere la calma sperata. La mia tattica di fare il mio giro quasi a ridosso dell’ora di cena non dà i frutti sperati. Infatti, quando riesco a trovare le vie con i mercatini, mi rendo conto subito che quella sarebbe stata una lunghissima serata: un fiume di persone procede al rallentatore davanti a me, senza alcuna soluzione di continuità. La cosa brutta è che devo unirmi anch’io alla “processione” senza possibilità alternative, perchè quella è la direzione per arrivare nel centro storico che non intendo perdere per niente al mondo. Mi armo di tantissima pazienza, chiudo gli occhi e mi butto nella mischia. Vado talmente piano che riesco ad esaminare ogni singolo banchetto, compresi quelli di indumenti che sopporto a malapena; Mentre sono lì, compresso come una sardina, penso alla differenza tra le due località toccate dal percorso odierno: sono passato in pochi chilometri dalla cittadina del Natale ad una vera e propria città di grandi dimensioni come Strasburgo in cui il clima delle festività si fa sentire, ma non è affatto predominante; spazi molto estesi, centri commerciali un po’ ovunque, monumenti di enorme valore ed importanza ospitano con dovuto rispetto le bancarelle delle feste, ma non ne vengono assolutamente invasi. Alla fine, cammina e spingi, riesco ad arrivare in fondo. Prima tappa è l’imponente e mastodontica Cattedrale di Nostra Signora. Costruita in stile gotico, è alta ben 142 metri e non ne vuole sapere di entrare tutta nell’obiettivo della mia macchinetta fotografica, per cui rinuncio a scattare l’istantanea “completa” e visito l’interno, che non è affatto da meno. Oltre alle opere d’arte e decorazioni presenti in enorme quantità, la Cattedrale di Strasburgo si contraddistingue anche perchè conserva un meraviglioso orologio astronomico che è in grado di riprodurre la precessione degli equinozi e di battere addirittura le 13:00. Volendo si possono anche salire i 300 scalini di una delle torri per godere di una vista mozzafiato della città. Molto soddisfatto, torno all’esterno perchè devo finire il giro del solo centro storico, dato che di più non mi posso proprio permettere in una serata incasinata come questa dove tutto scorre lentamente. Riesco però a vedere bellissimi punti di interesse:
- Chiesa Luterana di Saint Thomas
- Chiesa Protestante
- L’Eglise du Temp Neuf
- Le Palais Rohan
L’ho già scritto e lo ripeto: visitare Strasburgo non può limitarsi solo a questi cinque obiettivi, ma ho ho dovuto farlo perchè la situazione “straordinaria” con la presenza dei mercatini natalizi e di tanta tanta gente non mi ha permesso di effettuare ciò che avrei dovuto. Conscio di questa cosa fin dal momento della prenotazione, non avevo neanche programmato di visitare tutto il dovuto; infatti ci tengo a ribadire che in questo viaggio ho visto i mercatini di natale di Strasburgo, non la città in se stessa che sarà oggetto di visita accurata in un prossimo futuro. Si è fatto davvero tardi per cui decido di andare in albergo per un po’ di meritata quiete e di sano riposo.
Al mattino seguente il programma prevede un percorso in terra elvetica: mi reco a Basilea, stavolta con molto più tempo del giorno precedente, che uso anche per visitare la città. Posteggio la macchina in zona abbastanza centrale ed inizio il giro preparato con attenzione. Riesco quindi ad ammirare come si deve il Rathaus (Municipio edificato in arenaria) che affaccia su Marktplatz, la bella Cattedrale (Munster) costruita nell’ XI secolo anch’essa in arenaria rossa; nata come chiesa cattolica è divenuta poi protestante nel corso del XVI Secolo. Custodisce la tomba di Erasmo da Rotterdam e, per chi lo volesse, c’è la possibilità di salire una delle torri per ammirare dall’alto un panorama davvero interessante.
Da non perdere il meraviglioso Portale di San Gallo. La Cattedrale si affaccia sulla grandissima Munsterplatz, teatro in questo periodo di un importante mercatino e quindi interamente “tappezzata” di bancarelle. Sulla riva opposte del Reno si ha invece l’interessante Theodorskirche. A proposito di fiume Reno, il ponte più famoso della città che lo attraversa è il Mittlerebrucke ed una delle più belle viste del corso d’acqua e della città che lo circonda si può avere dalla terrazza chiamata “Pfalz”, situata sul lungofiume proprio dietro alla Cattedrale.
Per coloro cui piacciono le atmosfere di altri tempi, davvero da non perdere è la zona di St. Albans: è stato restaurato a regola d’arte ed è composto da antichi palazzi che fanno da contraltare al resto della moderna Basilea. L’atmosfera sembra quasi medievale e da notare c’è la presenza anche di mulini e di piccoli canali che scorrono in mezzo al quartiere: per questo motivo (pensa un po’ tu…) la zona viene chiamata “Piccola Venezia” proprio come nella francese Colmar; ebbene si, ormai è chiaro: basta che ci sia qualche piccolo corso d’acqua in mezzo ad edifici per affibbiare incautamente il nome di “piccola Venezia” a qualsiasi luogo del creato. Io sono da sempre un non nazionalista, nel senso che preferisco girare il mondo piuttosto che l’Italia…ma sono anche il primo a dire che certi paragoni lasciano il tempo che trovano. E’ come se io definissi Piccola Amsterdam una parte della Via Salaria a Roma poichè è un tratto storicamente dedito alla presenza di “signorine con pochi vestiti addosso” (ovviamente illegali); credo che se lo sapessero gli olandesi si offenderebbero non poco…per cui ci tengo a dire che di Venezia ce n’è una sola. Proseguendo il giro, dDegne di nota ci sono anche la Porta di Spalentor, unico tratto rimasto dell’antichissima cinta muraria dela città, e la Antoniuskirche, bella chiesa relativamente moderna. Non cito volutamente lo zoo tra le attrazioni da vedere a Basilea perchè sono del parere che gli animali debbano vivere liberi nel loro ambiente naturale e che, se uno desidera vederli, fa un bel viaggio in Kenya o in Tanzania e si prenota un bel safari, così almeno contribuisce ad aprire un po’ anche la propria mente. A differenza di Strasburgo, credo di aver visto molto di Basilea; alla fine dedico poche righe per descrivere il clima che si vive qui: si passa da quartieri storici a zone moderne con molta facilità e tutto è retto da una sorta di solido equilibrio; gli abitanti sono, a piena ragione, fieri di passeggiare nelle vie della loro città dove si riversano in massa sia nelle strade dello shopping (piene di negozi non proprio per tutte le tasche) sia nelle strade della storia. Ancora oggi ho un buon ricordo di Basilea che ho visto sia con la luce del sole che dopo cena con piena soddisfazione. Ma ora è tempo di andare a nanna per il giorno successivo che sta per arrivare.
Suona la sveglia abbastanza presto perchè, dopo aver visto prima un po’ di Francia e poi un po’ di Svizzera, il tris finisce con un po’ di Germania. Ma niente mercatini natalizi qui: ne ho fatto già il pieno nei due giorni precedenti. Ho intenzione di praticare un’attività ludica trovata su internet, per cui parto con la macchina alla volta di Todtnau, piccolo paesino di circa 5.000 anime situato in piena Foresta Nera tedesca. Quello che sembra un puntino insigificante sulla cartina di Google Maps ospita un’attrazione particolare: si tratta di un “alpyne coaster”, o meglio di una specie di “bob” che non scivola sulla neve, ma segue un percorso metallico in discesa e che il guidatore decide se affrontarlo frenando nei punti più adrenalinici oppure se lasciare tutto al fato dimenticandosi dei freni (chiedo perdono per la descrizione; so che fa veramente piangere ma è la migliore che mi è venuta in mente). Mi ero preparato minuziosamente ed avevo letto sul sito ufficiale che, durante l’inverno, l’attrazione è aperta solo il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 17:00 o giù di lì. Sono gasato al massimo perchè a me queste cose piacciono un sacco, arrivo a Todtnau ed ovviamente trovo la struttura poichè non si può non vederla; parcheggio l’auto e corro verso la mèta per restare come un ebete totale quando scopro che è chiusa e che in quella giornata non avrebbe aperto neanche un minuto. Resto un po’ di trmpo a guardare quella cosa a bocca aperta, poi realizzo cosa sta accadendo e, anche se non conosco il tedesco, nella mia mente iniziano a concretizzarsi una serie di offese in lingua teutonica davvero degne. Piccola nota: una volta a casa ho provveduto a scrivere ai “mirabolanti” gestori del sito della struttura che hanno avuto il coraggio di rispondermi che da nessuna parte era indicata l’apertura domenicale durante l’inverno; siccome non sono un coglione ho provveduto a replicare inviando solo il link della pagina, senza aggiungere altro. E siccome il genere umano troppo spesso è una cacca, a quel link ha seguito il silenzio: zero risposte “dall’amico tedesco” a quella mia seconda e-mail. Evidentemente si è accorto di aver fatto una bella cappellata e si è vergognato a chiedere scusa. Troppo difficile ammettere l’errore, vero ?
A quel punto devo decidere come impiegare le ultime ore della giornata prima del volo di rientro. Faccio alcune foto al paesino di Todtnau che, nel suo piccolo, merita due passi di numero.
Poi decido di addentrarmi in salita con la macchina a cercare un po’ di neve fresca, cosa che a casa mia c’è molto di rado; dopo poco che guido arriva il lampo di genio: vedo le indicazioni per una cascata (Wasserfall in lingua locale) e le seguo.
Tra me e me dico “chissà che belle devono essere le cascate con questo freddo”, ma probabilmente la giornata non è delle più fortunate e lo “scherzo” dell’alpyne coaster non è stato sufficiente. Percorro un buon tratto in salita con strade sempre più malandate (ma mai impraticabili, questo lo devo ammettere) quando inizia a scendere qualche fiocco di neve. “Che bello! Proprio quello che cercavo” penso di nuovo, ma mi devo ricredere quando una leggera spruzzatina si trasforma in una vera tormenta.
Nell’arco di 15-20 minuti, il panorama già colorato di bianco ai lati della strada diventa un pezzo unico: la carreggiata non c’è quasi più e si è praticamente fusa con il resto del circondario ed io sono lassù con una matiz o qualcosa del genere senza catene che come tenuta di strada dà del filo da torcere ad un tricilo giocattolo per bambini.
Anche se la situazione può diventare pericolosa, non mi faccio però intimorire e per fortuna la nevicata diminuisce fino a smettere del tutto. Così ne approfitto per scendere dalla macchina e scattare qualche bellissima foto di ciò che in poco tempo mi si è creanto intorno.
Risalgo nell’abitacolo e depenno dalla mia mente le cascate: avrei dovuto salire ancora un po’ e poi affrontare 3 km a piedi (almeno questo indicava l’ultimo cartello che ho letto passando). Con mooooolta calma faccio inversione ad “U” e torno indietro. Posso dire di non aver mai guidato una macchina così lentamente in tutta la mia vita (non sopporto le lumache al volante…) ma in quel caso conta sopravvivere e non finire di sotto con tutta la matiz al seguito. Arrivo all’incrocio con la strada principale e lì, ad un altitudine minore, neve non ce n’è più. Decido che in quel giorno ne ho già passate abbastanza e quindi di rientrare con calma verso l’Euroairport, fermandomi però in tutti i paesini caratteristici lungo il percorso per scattare qualche istantanea di luoghi che probabilmente non rivedrò con facilità. Ovviamente arrivo molto prima a Basilea, per cui decido di non buttare ore preziose facendo un nuovo giro a piedi nella città svizzera che tanto mi era piaciuta il giorno precedente. Alla fine però il tempo passa, per cui solita prassi con pieno all’auto, riconsegna in aeroporto con l’uso del Keybox perchè tutti i banchi delle compagnie di noleggio sono rigorosamente chiuse di domenica pomeriggio (che strano…) e volo verso casa.
Di mercatini di Natale ne ho visti in passato e ne vedrò ancora in futuro; si parla sempre ottimamente di quelli di Vienna o dell’Austria in generale, ma devo dire che quelli visti in Alsazia ed a Basilea non mi hanno deluso affatto per estensione e varietà. Non bisogna mai fermarsi ai luoghi comuni, ma cercare, leggere, conoscere e scovare sempre qualcosa di nuovo. Appuntamento al prossimo Natale 🙂