Tolosa e Nantes: due città molto diverse tra loro

di admin

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Per questo week-end lungo (venerdi-domenica) torno in Francia e lo faccio “sfruttando” un’ottima offerta della compagnia aerea Volotea che mi ospita in entrambi i voli di andata e ritorno. Ci tengo a precisare che questo post non è assolutamente sponsorizzato e che riporto realmente il mio punto di vista. Mi pare doveroso almeno ringraziare quando pago 24 euro l’intera tratta. Il velivolo utilizzato è più piccolo di quelli della concorrenza (se non vado errato ho contato un massimo di 25 file) ma sono rimasto stupito da come sono avvenuti gli atterraggi: entrambi sul velluto, come se il carrello fosse stato accompagnato a terra con un guanto. Complimenti ai piloti, dunque! Ma in tutte le cose della vita ci sono rose e fiori: la negatività della Volotea è che non comprende nessuno dei due aeroporti della capitale tra le sue destinazioni, per cui devo necessariamente raggiungere altri scali per la mia nuova avventura in programma da un bel po’ di tempo ma mai potuta costruire come in questo caso specifico. Adesso inutile sprecare altre frasi che girano solo intorno all’argomento da trattare, per cui partiamo…

Il volo di andata del venerdi alle 13:20, orario per me assolutamente inusuale ma senza alternative valide, è il Napoli-Tolosa. Devo quindi arrivare a Capodichino, prima volta assoluta. La mia stanchezza accumulata e cronica mi fa alzare dal letto all’ultimo secondo possibile e così, dopo una corsa sovrumana, salgo sul treno a Roma Tiburtina alla volta del capoluogo campano. Scendo dal convoglio che sono le 9:30 : è ancora presto, così decido di mettere un po’ il naso fuori dalla stazione. Per prima cosa mi fiondo ad una pasticceria nei dintorni e mi mangio due belle frolle super-ripiene: l’ultima volta che ebbi il piacere di gustarle fu dopo la visita alla Reggia di Caserta, anni ed anni fa. Subito dopo prendo atto di dove si trova la fermata del bus che mi porterà verso l’aeroporto e mi dirigo ad un tabaccaio per comprare il relativo biglietto. Dopo inizia l’apoteosi: in neanche trenta minuti vengo letteralmente assediato dalla piaga che colpisce questa zona della città partenopea: i venditori abusivi di qualsiasi cosa. Tre di loro vogliono vendermi dei calzini: 3 paia a 7 euro spacciati per Filo di Scozia di primissima qualità…fino a quando leggo dietro all’etichetta la scritta “Zhang Xhe-Min” o qualcosa di simile che mi conferma che si tratta della stessa merce che i cinesi nei loro negozi vendono si e no a due euro; poi è la volta di uno che dice di essere un ex galeotto che ha bisogno di soldi per vivere; il top del top è la signora che mi strappa un foglietto di carta davanti agli occhi, lo mette in 3 pezzi nella mia mano, mi fa recitare una formula magica (decido di stare al gioco…) e, miracolo dei miracoli, quando riapro il pugno c’è un unico foglio intero e non a brandelli con sù scritti tre numeri da giocare al lotto. A questo punto capisco che per me è veramente troppo e, anche se è presto, corro a prendere l’Alibus. Lì non avrei resistito un minuto di più non essendo abituato a cose di questo genere. Mi viene da sorridere poichè sono sopravvisuto con meno problemi a 10 durissimi giorni in Kyrgyzstan mentre la mia prima volta a Napoli è durata neanche un’ora. Ma la mia non vuole essere affatto una critica; mi rendo conto che si tratta del normale modo di fare da queste parti e, ripeto, sono io a non esserci abituato. Baso tutta la mia esistenza sulla programmazione a tavolino con larghissimo anticipo al punto che questo vivere alla giornata non vuole saperne di entrarmi in circolo.  Il tragitto del pullman non dura molto e prendo così confidenza con lo scalo napoletano. Devo mettermi in fila al check-in perchè un problema tecnico della compagnia non mi ha permesso di ottenere la carta di imbarco on-line. I successivi controlli di sicurezza sono organizzatissimi e scorrono veloci. Del volo perfetto (nel quale dormo abbondantemente) ho già parlato e non mi dilungo oltre. Arrivo a Tolosa e resto basito quando alla fine di un viaggio Italia-Francia (cioè due paesi della UE) tutti i passeggeri devono subire il controllo passaporti: follia allo stato puro. Bisognerebbe dire a chi ha avuto questa idea che le leggi non si fanno a cavolo proprio ma si seguono quelle internazionali e che la sospensione del trattato di Schengen non può essere fatta così alla leggera svegliandosi la mattina. Perso del tempo prezioso, mi dirigo alla ricerca (semplice, per fortuna) prima del Tram n. 2, seguito dalla Metro “B” e poi dalla Metro “A”: con questo tragitto mi ritrovo alla stazione dei treni cittadina con la modica spesa di 1,60 euro. Ci sarebbe stata anche la navetta diretta al costo di 8 euro, ma non mi è mai neanche balenato nel cervello di dare ad un bus locale un terzo del valore dei voli di andata e ritorno dell’intero week-end. L’ultimo kilometro che mi separa dall’albergo prenotato lo percorro a piedi; così facendo passo anche davanti all’autostazione della quale avrei usufruito la sera successiva: ottimo averla già trovata. Il passaggio in reception è breve e conciso: prendo possesso della stanza pre-pagata da casa (la porta non si apre nè con una chiave nè con una tesserina magnetica, bensì con un codice da digitare su un tastierino numerico installato su di essa) e la trovo semplice, spaziosa…ma pulita nè più nè meno degli altri hotels francesi già provati in precedenza. Sistemo le mie cose e quando esco sono già quasi le 17:00 di una giornata di inizio ottobre, non certo di pieno luglio. Ciò significa che la luce del sole sta già iniziando a calare. Calcolando che mi devo orientare, che sono un po’ stanco e che avrei dovuto comprare qualche bibita per il dopo cena in camera, decido di vagare per Tolosa senza una mèta precisa. Sarei rimasto qui anche tutto domani, per cui di tempo per girare, scoprire e fotografare ce ne sarebbe stato a bizzeffe. Buono il kebab col quale ceno spendendo 6 euro bevanda compresa e poi rientro in stanza per riposare un po’ e fare mente locale sul programma del giorno successivo. Peccato che dopo non molto crollo in un sonno profondo.

Il risveglio del sabato è soft: non andare di fretta una volta tanto significa anche godersi dei momenti di relax più unici che rari. Tra una cosa e l’altra esco dalla stanza non prima delle 9:00. Il sole è già alto in un cielo pulito e senza nuvole, ma la temperatura è abbastanza bassa; per me che sono in maniche corte non è proprio il massimo, ma resisto. Metto mano alla mappa realizzata a casa e cerco di decidere da dove mi conviene iniziare: una formula ormai collaudata è quella di vedere prima la periferia per poi tuffarmi a capofitto in centro. E’ così che camminando raggiungo uno slargo su Avenue des Minimes in cui fotografo un Monumento ai caduti proprio li a due passi e la Chiesa Cattolica “Cure des Minimes” sita al di là della carreggiata.

Monumento ai caduti

Chiesa Cattolica “Cure des Minimes”

Torno sui miei passi fino a trovarmi di fronte l’enorme Palazzo del Consiglio Dipartimentale della Haut-Garonne; diciamo che non è proprio un bello spettacolo da immortalare, per cui non scatto alcuna foto. Cammino ancora nella stessa direzione e raggiungo due punti di interesse in uno: il Parc Caffarelli che “contiene” al suo interno il Giardino Giapponese. L’intera area è recintata e viene aperta al pubblico dalle 7:45 del mattino fino alle 19:00. Alla destra dell’ingresso non si può non notare un laghetto con al centro un soffione d’acqua davvero bello. Ho la fortuna sfacciata di trovare un luce particolarissima ed il risultato è quello che potete vedere qui, per me fantastico:

Parc Caffarelli – 1

Passeggiare per il parco non è niente di speciale. Ci sono giochi per bambini, panchine, una buona dose di verde e poco altro. Degne di nota solo un paio di cose: il colpo d’occhio su un piccolo corso d’acqua che costeggia la via pedonale ed una statua raffigurante un’aquila.

Parc Caffarelli – 2

Parc Caffarelli – 3

Entro quindi senza indugio nel “Jardin Japonaise” per vedere se merita davvero come avevo letto nelle recensioni su internet in fase di programmazione. Col senno di poi posso direi che è uno spazio particolare, ma che non mi entusiasma più di tanto.

Giardino Giapponese – 1

Giardino Giapponese – 2

Esco da questa zona e mi ritrovo su Place de l’Europe: un enorme rettangolo cementato senza assolutamente niente (una spianata vera e propria) tutto contornato da moderni palazzi di diversi piani. Il nulla più assoluto, intervallato unicamente da un altro monumento alla memoria posto ad una delle estremità, per di più seminascosto.

Monumento ai caduti in Place de l’Europe

Imbocco così prima Boulevard Lascrosses e poi, dopo aver superato quello che deve essere il quartiere degli immigrati (il rapporto kebab per metro quadro è a livelli storici), Boulevard d’Arcole. Una deviazione sulla destra nel punto giusto di questo vialone mi immette nel cuore storico di Tolosa finchè non arrivo nella zona della bella Basilica di Saint-Sernin, un vero toccasana per gli occhi. Il complesso è di grandi dimensioni ed occupa l’intera piazza omonima. Entro all’interno e non posso fare a meno di notare che, a differenza della chiese italiane, questo edificio di culto è molto “vuoto” di opere d’arte.

Basilica di Saint Sernin – Facciata

Basilica di Saint-Sernin – Lato sinistro

Basilica di Saint-Sernin – Retro

Torno all’esterno e proseguo il mio giro. Subito fuori dalla Basilica si trova il Museo Saint-Raymond e, camminando verso la Garonna, posso ammirare la Chiesa di Saint-Pierre des Chartreux, anche in questo caso sia internamente che esternamente.

Museo Saint-Raymond

Chiesa Saint-Pierre des Chartreux – Ingresso

Chiesa Saint-Pierre des Charteux – “retro”

A pochi passi da me c’è il fiume che taglia Tolosa, per l’appunto la “Garonne”. E’ a dir poco enorme, anche se il colore marrone non la esalta come dovrebbe; il Pont Saint-Pierre che lo attraversa è lunghissimo da percorrere a piedi. All’arrivo sull’altra sponda ho davanti un vero capolavoro: la Cappella Saint-Joseph de la Grave, sita all’interno di un complesso ospedaliero. Nel parco è presente anche una bella statua che non posso non fotografare.

Pont Saint-Pierre

Cappella Saint-Joseph de la Grave

Nel parco del complesso ospedaliero

Arrivo poi nel Giardino “Raymond VI” che percorro per intero fino alla terrazza sul fiume. La vista è davvero degna di nota, ma presa dall’obiettivo di una reflex perde molti punti a favore; per questo motivo non ne pubblicherò alcuna immagine. Proprio lì si trova il complesso museale chiamato “Les Abattoirs” e, ben più lontana, la Paroisse du Sacre Couer; questa bella chiesa si trova all’interno di un complesso recintato da mura ed addirittura totalmente dietro ad un albero. Un posto sicuramente in cui non mancano ombra e fresco in estate…ma anche un cazzotto in un occhio se si prova a scattare un’istantanea: mezzo edificio risulta assolato e l’altro mezzo scurissimo. Un vero peccato.

Les Abattoirs

Torno sui miei passi per vedere cosa offre la città nella direzione opposta, avendo terminato i punti di interesse in quella già percorsa. Arrivo all’imponente Chiesa di Saint-Nicholas, anch’essa compressa tra le case. Riattraverso Pont Saint-Pierre per poter gustare di persona la passeggiata lungofiume fino al bellissimo Pont Neuf, ma prima di arrivarci e superarlo per la foto di rito “pro sole”, ho modo di ammirare sulla sponda opposta il Museo degli strumenti medici degli ospedali di Tolosa. Lì mi prende un pizzico di delusione: la Basilica di Notre Dame de la Daurade è completamente coperta dagli alberi presenti sulla via chiamata “Quai de la Daurade” e devo accontentarmi di una foto scattata in obliquo poichè lo spazio frontale a disposizione non permette altre soluzioni. Questa città ha tante cose belle ma le piace nasconderle bene…non c’è che dire.

Chiesa di Saint-Nicholas

Museo degli strumenti medici degli ospedali di Tolosa

Basilica Notre Dame de la Daurade

Pont Neuf

Dopo averlo immortalato a dovere, attraverso il ponte, anch’esso lunghissimo come il precedente. Alla fine trovo il Museo della storia della Medicina con relativo parco ottimamente curato sulla destra e, sulla parte sinistra, la Torre dell’Acqua.

Parco del Museo della Storia della Medicina

Torre dell’Acqua

Anche questo lato della Garonna è terminato. Dietro-front su Pont-Neuf ed imbocco dell’importantissima arteria “Rue de Metz” dove vedo l’Hotel d’Essezat per poi girare verso destra ed entrare di nuovo tra le viuzze cittadine fino a raggiungere la Chiesa di Notre Dame de la Dalbade. Anche qui devo fare un miracolo o quasi per ottenere uno scatto definibile almeno decente. Nella strada di fronte trovo poi un murales molto carino che ho “portato via con me” come si fa con le migliori opere d’arte.

Chiesa Notre Dame de la Dalbade

Murales originale…

Continuo quindi a tagliare le vie storiche della città fino a quando, dopo aver superato Rue Merlane, arrivo prima a Place Sainte-Scarbes (con fontana), poi raggiungo Palais Niel (molto bello) fino ad arrivare alla zona dei giardini di Tolosa. Ce ne sono 3: la Grand Rond, le Jardin Royal e le Jardin des Plantes.

Fontana di Place Sainte-Scarbes

Palais Niel

La Grand Ronde è così chiamata perchè è una piazza dalla forma rotonda che, oltre ai moltissimi spazi verdi, ha anche una magnifica fontana al centro, un gazebo ed alcune statue a completare l’opera.

La Grand Ronde: Fontana

La Grand Ronde: Gazebo

La Grand Ronde: una delle statue

Attraversando un ponticello tutto fiorito si arriva al Jardin des Plantes, cioè letteralmente un orto botanico. Le varietà di specie presenti sono moltissime, ma le cose davvero belle sono due: la prima è che tutto è sistemato ottimamente, come se si stesse facendo una passeggiata in un vero giardino e non una visita ad una specie di museo in cui vengono catalogate le cose in sequenza; la seconda…è la gratuità della struttura (che non fa mai male). Un corso d’acqua, una cascatella ed anche qui altre statue rendono l’insieme davvero gradevole.

Jardin des Plantes: l’ingresso

Jardin des Plantes: un colpo d’occhio

Jardin des Plantes: la Cascatella

Sorpresa delle sorprese: il Jardin Royal è chiuso per lavori di restauro. Addirittura c’è un cartello con cui l’amministrazione comunale si vanta di aver dato lavoro ad 8 operai per tre mesi. Gesto nobilissimo che fa tutto l’onore del mondo, ma la realtà delle cose è che questo terzo giardino mi è precluso. Riesco solo a fotografare un oggetto strano da un punto della recinzione che ne permette la perfetta visuale. Chissà che sarà stato…

Jardin Royal: che sarebbe questa cosa?

Mi trovo ora sulla Allèe Jules Guesde e, proprio accanto all’ingresso del Jardin des Plantes, ci sono il Teatro Sorano (con una stranissima statua davanti) e la Paroisse Sainte Exupere.

Teatro Sorano

Strana statua davanti al teatro

Paroisse Sainte Exupere

Faccio “due passi” (in realtà sono ben più di due) in direzione del Palais de Justice e, dopo aver osservato e superato l’Eglise du Gesù (che non potrebbe essere più incassata di così in mezzo ad altri edifici) giungo fino al Pont Saint-Michel che permette una notevole vista de l’Ile du Grand Ramier, un’area particolare che si divide in ampi spazi verdi e cementati più o meno in egual misura. Qui si trovano molti impianti sportivi della città nonchè centri espositivi. Al termine dell’esplorazione torno indietro esattamente da dove ero arrivato, supero di nuovo la zona dei giardini e mi imbatto in un mercato delle pulci abbastanza grande che si trova nell’enorme spiazzo situato tra le due carreggiate che formano l’Allèes Forain-François Verdier. Ovviamente non sono interessato a nulla, anche perchè ho con me il solo bagaglio a mano e zero spazio a disposizione, così tiro dritto dando solo un’occhiata velocissima. Arrivo alla fine del mercato stesso e, svoltando a destra, giungo fino a Place Dupuy dove trovo una fontana-obelisco e la Halle Aux-Grains, o meglio la residenza dell’orchestra nazionale “du Capitole” di Tolosa.

Vista della Fontana/Obelisco di Place Dupuy

Dettaglio della Fontana/Obelisco di Place Dupuy

Ritornando verso l’Allèes Forain-François Verdier mi imbatto nel monumento commemorativo ai combattenti della Haut-Garonne. Subito dietro, attraversata Rue Bertrand de l’Isle, c’è uno dei simboli della città: La Cattedrale di Saint-Etienne. E’ talmente imponente che nella sua totalità non entra nell’obiettivo della mia reflex. Faccio comunque del mio meglio per averne un’immagine completa. Visito anche l’interno e resto positivamente impressionato, pur avendo trovato alcune zone in via di restauro.

Monumento ai combattenti della Haute-Garonne

Cattedrale Saint-Etienne

Da qui inizio un giro un tantino tortuoso che mi porta prima davanti alla Fontaine Boulbonne, poi in Place du President Thomas Wilson dove trovo l’omonima fontana ed infine di fronte all’Eglise Saint-Jerome.

Fountaine Balbonne

Fountaine Wilson

Eglise Saint-Jerome

Mi avvicino a grandi passi ad una delle zone più importanti di Tolosa. Un assaggio ce l’ho quando mi trovo nel Parco Charles de Gaulle (qui c’è il Torrione “du Capitole”) e successivamente all’enorme Place du Capitole. Qui una bella foto panoramica ci starebbe davvero bene: si tratta di un luogo davvero elegante e tenuto come le cose sante…un colpo d’occhio stupendo. Ma qualcosa non quadra: proprio oggi (e solo oggi…) è presente una manifestazione solidale di non so che cosa con tanto di banchetti e gazebo montati di sana pianta. Quindi non solo non posso scattare l’istantanea tanto desiderata, ma mi devo limitare a riprendere il bellissimo palazzo del Capitolium da posizione obliqua, proprio per evitare quelle “meringhe bianche” in mezzo alle scatole.

Torrione “du Capitole”

Capitolium

Sicuramente dalla foto non si vede, per cui spiego che quei due “lenzuoli” appesi ai balconi non sono altro che striscioni in cui c’è scritto testualmente “Parigi 2024 – a noi i giochi”; sinceramente sono uno di coloro che sono stati contro le olimpiadi a Roma, in lizza proprio per quell’edizione e poi ritirata per decisione del sindaco. Non so proprio cosa ci possa essere di bello nell’avere la propria città letteralmente invasa da milioni di persone per 15-20 giorni subendo solo disagi di ogni genere, per poi non poter andare neanche a vedere le competizioni perchè i biglietti costano un occhio della testa. “A voi i giochi”…e teneteveli pure! Proseguo la mia passeggiata incrociando prima la Biblioteca Pubblica e poi la Chapelle des Carmelites. Purtroppo quest’ultima si trova all’interno di una cinta muraria e qualsiasi foto io possa fare ha risultati orribili. Ma la cosa davvero bella di questo piccolo edificio non è l’esterno, bensì l’interno completamente affrescato. Vale davvero tantissimo. Sono quasi alla fine del mio giro. Ho volutamente saltato (anche se visto di passaggio) l’Eglise Notre Dame de Taur causa pessima illuminazione del momento e mi ripropongo di tornare dopo, quando sarà calato il sole. E’ adesso il momento per visitare le Convent des Jacobines,  che da solo vale quasi tutta la giornata. Si tratta di un edificio religioso enorme costruito dai domenicani; qui giace il teologo San Tommaso d’Aquino. Tra le cose più particolari c’è senza dubbio il coro poligonale sorretto da una struttura composta da 22 costoni a forma di Palma. Un esempio di architettura elevata alla massima potenza ed una costruzione fuori dal comune se si pensa a quando venne realizzata.  Il chiostro, la Cappella Saint-Antonin, il refettorio e la sala capitolare completano il quadro della situazione. Ripeto: una visita davvero da non mancare. E quasi l’ora di andare a cena, ma prima non mi perdo la “Tour de l’ancien College de Foix” ed il palazzo del Musèe des Augustins che si trova su Rue de Metz.

Tour de l’ancien College de Foix

Musèe des Augustins

Un bel kebab + patatine + bibita non me lo toglie proprio nessuno stavolta. E lo mangio, come la sera prima, seduto al tavolo. La piadina di oggi è decisamente più buona rispetto alla precedente. Quando finisco mi ricordo che devo arrivare all’Eglise Notre Dame de Taur come mi ero riproposto prima di cena e così faccio.

Eglise Notre Dame de Taur

Arriva così l’ora di salutare la città. Tornando sui miei passi raggiungo l’hotel dove ritiro il borsone lasciato lì dal mattino e, dopo poche centinaia di metri, mi trovo all’autostazione per attendere il bus notturno che mi porterà a Nantes. Il viaggio va bene come sempre, a parte due cose: 1) sul bus c’è una “hostess” parecchio attempata che rompe le scatole a tutti cercando di far cambiare i posti a persone già sedute solo perchè vuole dare i sedili più larghi a chi ha una corporatura maggiore ecc ecc (ovviamente nessuno se la fila e tutti restano ai loro seggiolini conquistati con i denti dopo le solite corse animalesche); 2) a Bordeaux sale una ragazzina con le lacrime aglio occhi perchè sta lasciando a terra qualcuno (la famiglia, il fidanzato o chissà chi…) ed ovviamente si piazza nel posto accanto al mio.  Prova a chiedermi una cosa in francese pure singhiozzato ma le dico che non la capisco e mi tolgo da ogni impiccio. Quando arrivo a Nantes, questa tizia non ne vuole sapere di svegliarsi: sta dormendo come un sasso ed io devo uscire; per farlo devo assolutamente superarla…non ho scelta. Ad un certo punto, a forza di scossoni, apre un occhietto ed invece di togliersi di mezzo accosta solo i piedi. Si sarà mica sciupata troppo, poverina? Non ci vedo più dai nervi, così con i miei scarponi da trekking passo alla “‘ndo cojo cojo” e porto con me anche il suo caricabatterie del cellulare che mi tocca pure restituirle. Tolto questo simpatico siparietto, scendo dal bus e mi trovo…nel bel mezzo del niente. Generalmente le fermate del Flixbus sono in luoghi centrali o comunque collegati: beh…sono le 6:00 del mattino di domenica e c’è un buio totale. Mi giro su me stesso e vedo solo insegne di mega centri commerciali in zona, ma nessun campanile, statua o chiesa. Prendo il navigatore per capire dove mi trovo e mi prende un colpo: il centro è a 4,6 kilometri da me ed una leggerissima ed impalpabile pioggerellina sta cadendo sulla mia testa (alla faccia del meteo che dava precipitazioni al 10% scarso e solo nuvole sparse…)! Un po’ incredulo, ordino alle mie gambe di mettersi in moto e di portarmi fino alla stazione centrale. Cominciare la giornata senza aver visto nulla con 4.600 metri nel contakilometri non è male…; arrivo a destinazione alle 6:45 ed il sole dorme ancora. Decido così di sedermi in stazione aspettando almeno le 8:30. Appena arriva la prima luce mi metto in moto: la destinazione è un deposito bagagli dove avrei potuto lasciare il borsone per tutto il giorno con una modica spesa. Ma internet non è sempre aggiornatissimo e, una volta lì, scopro che nelle domeniche non estive questo luogo è chiuso. Calcolando che l’unica alternativa è in stazione al costo di 8 euro per 8 ore, faccio di necessità virtù e mi decido a portare con me il bagaglio a mano. Mi dispiace ma dopo aver pagato 5 euro il volo di ritorno mi pare uno scempio regalarne 8 a chi non deve fare altro che custodirmi uno zaino. Inizio quindi la visita dal “Lieu Unique” che posso definire come un perfetto esempio di riqualificazione urbanistica: si tratta infatti di un centro culturale molto attivo ricavato dai locali dell’ex Biscotteria LU. A dire il vero il colpo d’occhio non è proprio dei migliori; sarà pure un edificio storico riadattato ma a me pare alquanto tetro e squallido.

Torrione de “Le Lieu Unique”

Sicuramente è la giornata cupa ed uggiosa che rende tutto un po’ più brutto di come non sia in realtà. Fatto sta che questo “Lieu Unique” proprio non mi ispira alcuna sensazione positiva. Di cose strane a quest’ora della domenica ne succedono: prima, scendendo le scale di un sottopassaggio becco in pieno un tizio che sta facendo la pipi proprio lì e che appena mi vede, scappa via di corsa; poi nella direzione opposta alla mia passa una donna che si sta lavando i denti mentre cammina con lo spazzolino tradizionale nella mano destra ed una mezza bottiglia d’acqua nella mano sinistra. Meglio forse girare i tacchi e darsela a gambe prima che esca fuori l’uomo-pesce dal fiume? Noooo…meglio proseguire senza paura! Attraverso così un cavalcavia e mi ritrovo nel parco Luisa Mercoeur, luogo che custodisce Le Miroire d’Eau, o per meglio dire una fontana enorme di quelle che zampillano acqua dal pavimento e che, una dopo l’altra, mi mostra tutte le sue “danze”.

Miroir d’Eau – zampilli

Miroir d’Eau – Vaporizzazione

Proprio lì dietro, visibile anche delle immagini appena pubblicate, c’è il bellissimo Castello dei Duchi di Bretagna, davvero singolare trovarlo in mezzo ad un centro abitato e non in spazi ben più aperti come una campagna. L’ingresso è gratuito e si paga solo l’area espositiva, se la si vuole visitare. E’ comunque particolare fare il giro dell’intera struttura e camminare per i torrioni ammirando dall’alto il panorama di una parte della città.

Di fronte all’ingresso del Castello c’è lei…

Area espositiva del Castello

Altra veduta interna del Castello

Ex fossato, oggi casa di alcuni germani…

Terminata la visita a questo punto di interesse mi dirigo verso Rue Henri IV; mi imbatto in una scalinata che vede tre statue sul gradino più alto: una a destra, una al centro e l’ultima a sinistra. Vorrei andare avanti da quella parte, ma non posso farlo perchè una rete metallica me ne impedisce l’accesso. Più furgoni presenti in quest’area mi fanno capire che c’è qualcosa di già previsto per la giornata qui a Nantes e ciò mi preoccupa. Conoscendo la mia attitudine innata ad andare in luoghi in cui ci sono feste, sagre, eventi e premiazioni varie non so proprio cosa aspettarmi stavolta. Intanto sono costretto a cambiare strada, ma è meglio così perchè ne approfitto per vedere la Cappella dell’Immacolata Concezione, posta in una stradina stretta e piena di macchine parcheggiate. Il risultato visivo non è certo il top.

La scalinata chiusa al transito

Cappella dell’Immacolata Concezione

Proseguo la mia passeggiata incontrando prima la Cappella dell’Oratorio e, subito dopo, il Museo delle Belle arti. Andando avanti ci sarebbe da vedere il “Jardin des Plantes” , ma con questo cielo cupo, pieno di nuvole e minaccioso mi sembra uno spreco. Per questo motivo decido di lasciarlo come obiettivo per il pomeriggio e torno sui miei passi. Mi trovo ora su Place Marechal-Foch dove staglia la Colonna di Luigi XVI. Subito dietro si apre una specie di piazza (non molto curata devo dire) in cui non c’è niente di particolare ma che finisce con un monumento ai caduti. Decido un’altra mini-deviazione e mi dirigo in Rue Marechal Joffre ed ammiro la bella Cure Saint Clement. Ma il meteo con me non è affatto clemente perchè proprio ora inizia a piovere.

Al centro c’è la Cappella dell’Oratorio

Colonna Luigi XVI

Cure Saint Clement

L’acqua che scende dal cielo non è di forte intensità, ma è di quella terribile che sembra filtrata per quanto è fina. Esattamente quella che entra senza chiedere il permesso in ogni meandro della reflex. In queste condizioni non posso certo continuare il giro, per cui faccio una corsa degna di un centometrista fino alla Cattedrale Saint-Pierre-et-Paul. Entro dal portone e ne ammiro l’interno, davvero molto bello. Poi esco nella speranza di trovare la situazione meteo migliorata, ma…neanche per sogno. Resto quindi lì all’esterno seduto su una “panchina naturale” offertami dalla Cattedrale stessa per più di un’ora. Tra me e me penso che è meglio sia successo qui che a Tolosa: Nantes ha meno punti da vedere ed una pausa me la posso permettere. Alla fine, partita dopo partita giocata col mio fedele tablet (che, se potesse parlare, sicuramente “mi ci manderebbe per direttissima”) smette di piovere e posso riprendere da dove avevo lasciato. A dire la verita qualche goccia scende ancora, ma è una cosa comunque affrontabile. Arrivo così al Palazzo delle Prefettura.

Cattedrale Saint-Pierre-et-Paul

Palazzo della Prefettura

La passeggiata verso la prossima destinazione mi fa capire la differenza che salta maggiormente all’occhio tra le due città oggetto di questo fine settimana. A Tolosa domina il color mattone nella maggior parte degli edifici presenti, mentre qui a Nantes il bianco e comunque i colori chiari la fanno da padrone. Arrivo di fronte alla bella Eglise Sainte-Croix e mi devo sbrigare a fotografarla perchè proprio in questo istante finisce la Messa in corso e un’orda di fedeli sta per schiacciarmi se non faccio loro spazio.

Eglise Sainte-Croix

Vado avanti e trovo prima la bellissima Basilica di Saint-Nicholas che provo ad immortalare da ogni angolazione possibile per avere dalla mia parte la poca luce presente e, subito dopo, Place Royale con l’omonima fontana.

Basilica Saint-Nicholas

Scorcio di Place Royale

Fontana di Place Royale

Avanti a tutta forza fino a che mi trovo in Place Graslin: qui ci sono l’omonima Fontana ed anche l’omonimo Teatro. In una traversa che raggiungo proprio dietro ad un ristorante lì ubicato raggiungo un’aerea pedonale con al centro la statua dedicata al Generale Pierre Cambronne. Tutto davvero degno di nota.

Fontana e Teatro Graslin

Statua del Generale Pierre Cambronne

Camminando nella stessa direzione, dopo Place Graslin, passo davanti al Museo di Storia Naturale per poi fermarmi a scattare qualche foto al Museo Dobrèe poichè il complesso mostra tutti gli anni che ha, anche se li porta decisamente bene.

Nel complesso del Museo Dobrèe

E’ ora il momento di cambiare totalmente rotta. Dopo tanto salire inizio a scendere fino a raggiungere “Quai del la Fosse”, o meglio il lungofiume…per essere più spicciolo. Qui mi trovo subito di fronte il Memoriale dell’Abolizione della Schiavitù: visto da fuori sembra sia solo un lastrone di pietra che riporta la suddetta scritta, ma avvicinandomi vedo che ci sono delle scale e le percorro fino al piano inferiore. Si tratta sostanzialmente di un lungo corridoio in cui ci sono testimonianze multimediali inerenti la schiavitù ed è interessante fermarsi sia a guardare che a leggere. Ripensare a cosa è successo in passato aiuta sempre a non commettere gli stessi errori di nuovo.

Ingresso del Memoriale per l’abolizione della schiavitù

Interno del Memoriale dell’abolizione della schiavitù

Da qui inizia una lunga passeggiata che mi porterà a vedere diversi punti di interesse locati sulla stessa direttiva. Il primo è il Maillè-Breze, che in soldoni non è altro che una nave-museo visitabile. Mi piace molto la sua figura, anche se ancorata alla riva in cui si trova ha l’effetto di un pugno in faccia. Da qui ho piena visuale della prima delle due Gru di Titano che testimoniano la storia industriale della città di Nantes. In questo caso ho davanti a me quella di colore giallo (Grue Titan Jaune) che era dei cantieri navali Dubigeon. Successivamente mi imbatto anche in quella grigia (Grue Titan Gris) che era del Porto di Nantes Saint-Nazaire. Torna il momento di salire e questa volta sono le scale ad aspettarmi: non sono nè poche nè “leggere”, anzi…sono particolarmente ripide. Ecco perchè alla fine della salita trovo una statua religiosa che mi attende. Sarà stato forse un miracolo essere arrivato fin lassù 🙂 ?

Nave-museo Maillè-Breze

Grue Titan Jaune

Grue Titan Gris

Miracolo! Le scale sono finite…

Subito sulla destra trovo il Museo Jules Verne; poco più avanti (sempre sulla destra) il Planetario e, dritta di fronte a me, la bella Eglise Sainte-Anne. Torno poi sui miei passi e completo questa parte della città con la vista de l’Eglise de Notre-Dame-de-bon-Port.

Museo Jules Verne

Eglise Sainte-Anne

Eglise Notre-Dame-de-bon-Port

Giunge adesso il momento di attraversare il fiume per andare sulla sponda opposta dove mi attende un parco molto particolare. Prima però decido di soffermarmi dieci secondi proprio sul corso d’acqua che attraversa Nantes che è la Loira…non pizza e fichi. Non so come sia in tutto il resto del percorso, ma in questa città è paragonabile ad un enorme acquitrinio. Il colore di base è il marrone della tonalità più brutta che possa esistere e, su ambedue le sponde, si notano sempre cumuli di fango non indifferenti. Per la serie “se cadi li non so come farai a tornare su”…devo dire che non dà proprio un’ottima visuale. Ma ripeto: voglio sperare che sia un particolare periodo o momento in cui è così e che non lo sia sempre. Comunque, tornando al percorso da fare, arrivo fino al parco in cui si trovano “Les Machines de l’ile”.  Non è facile descrivere questo luogo, ma ci provo: qui sono racchiuse tre attrazioni diverse. La prima sulla quale scrivo è “la Galerie des Machines”. Pagando un biglietto di ingresso si entra in un’area dove si trovano le macchine assemblate dalla compagnia teatrale “La Machine”; tutto è molto strano ed insolito, ma magico allo stesso tempo…da far rimanere a bocca aperta grazie anche alla spiegazione delle guide che illustrano ciò che è qui presente. Proseguendo si ha il giro su “Le Grand Elephant”: è una macchina delle dimensioni e dalla forma di un elefante sulla quale le persone possono salire compiendo il percorso tra La Galerie des Machine e le Carrousel des Mondes Marines (terza attrazione). Durante il tragitto si possono vedere gli ingranaggi che muovono l’elefante, che ovviamente (come se già questo non bastasse) emette un suono tipo barrito ed una specie di soffione dalla proboscide che simula la spruzzata d’acqua tipica di questo animale. E’ davvero fantastico osservarlo, anche se è molto lento nei movimenti (oserei dire…macchinoso!). Infine, già detto, Le Carrousel des Mondes Marins: come amano definirlo gli autori del parco a tema, si tratta di un teatro a 360 gradi sul mondo del mare. In 25 metri di altezza e 22 metri di diametro si possono osservare creature ed eventi che hanno proprio la vita in mare come  filo conduttore. Mi rendo conto di aver spiegato il tutto moooolto a grandi linee, però di meglio non so fare ed è per questo che invito chiunque passi da Nantes a non snobbare questa zona.

Le Grand Elephant…a passeggio

Esterno de Le Carrousel des Mondes Marins

Dietro front adesso: torno sulla sponda del fiume dove oggettivante ci sono più cose da vedere. Anzi, a dire il vero cambio totalmente zona della città e, passando prima davanti alla Tour Bretagne (insignificante…) ed al Municipio, mi dirigo verso l’Erdre e verso l’Ile de Versailles dove si trova un giardino giapponese proprio come a Tolosa. Durante la passeggiata trovo anche il monumento dedicato a Charles de Gaulles e quello dedicato ai “50 ostaggi”.

Tour Bretagne

Municipio di Nantes

Monumento a Charles de Gaulle

Monumento ai 50 ostaggi

Sarà anche per il cielo che, nonostante non stia gettando acqua a catinelle, mantiene il solito colore plumbeo che ha scelto di adottare sin da stamattina, ma le Jardin Japonais di Nantes non mi affascina molto. A dire il vero neanche quello di Tolosa visto il giorno prima. Temo che questo genere di cose a me non piacciano proprio ma saprò dirlo con certezza solo dopo che ne avrò visto almeno uno “originale” in Giappone. Fino ad allora resterò nel dubbio. Adesso manca solo ciò che qualche ora prima avevo rimandato, cioè le Jardin des Plantes. Ma ciò che sospettavo vedendo movimenti di furgoncini all’inizio del mio giro si materializza: anche stavolta la mia sfortuna incredibile non mi abbandona e mi fa capitare in questa città proprio nel giorno del suo Santo Patrono. Lo capisco quando, risalendo verso la Cattedrale, vedo un mare di gente che si dirige li per quello che sembra il traguardo di una corsa podistica. Ringrazio non so quale santo in paradiso per aver deciso di iniziare il mio percorso molto presto con le prime luci del giorno. Se avessi ritardato di qualche ora mi sarei dovuto infilare in quella bolgia con risultati sicuramente pessimi. A quella marmaglia umana non interessa la mia prossima destinazione e così, con le gambe a pezzi per la stanchezza dopo due giorni di camminata, faccio il mio ingresso nel giardino botanico che anche in questo caso è gratuito. Di enormi dimensioni e con piante di tutti i tipi possibili ed immaginabili, è un vero piacere camminare lì accanto al corso d’acqua che lo attraversa ed ai laghetti che da esso sono formati. Colgo l’occasione per sedermi su una panchina e riposare un po’, ma solo dopo aver scattato qualche foto tra le più particolari.

Jardin des Plantes – 1

Jardin des Plantes – 2

Jardin des Plantes – 3

Jardin des Plantes – 4

Visto tutto ciò che dovevo sull’app “Televideo” del mio tablet, arriva l’ora di alzarmi dalla panchina per l’ultima sfacchinata della giornata. Altri 2,6 kilometri a piedi per raggiungere la fermata del bus che, con 1,60 euro contro i 9 tondi tondi della navetta, mi avrebbe portato all’aeroporto di Nantes. Ovviamente faccio in tempo e tutto fila liscio. Ci tengo solo a dire che l’aerostazione della città in cui mi trovo lascia un po’ a desiderare ed è organizzata abbastanza male. Spero che sia in fase di riammodernamento perchè non è assolutamente funzionale. Basta dire che la fila per accedere ad un gate blocca il passaggio alle porte successive e così via. Il volo di rientro è buono (magnifica la mia dormita) ed atterro a Pisa. Solita camminata per 1,4 km scarsi in direzione della Stazione e cena al solito “simil Mc Donald” perchè alle 22:40 in questa città di domenica sera te lo puoi scordare di mangiare una pizza: tutto è desolatamente chiuso tranne, per l’appunto, i negozi degli extracomunitari che mi salvano vendendomi da bere e qualcosa che avrei potuto sgranocchiare successivamente durante il viaggio verso Roma da trascorrere sul treno notturno. Tutto fila liscio ed alle 6:45 mi ritrovo dentro casa, pronto per un’altra giornata di lavoro che inizio dopo una doccia, dopo aver sistemato il borsone e dopo aver messo in sicurezza le foto.

Conclusioni: in 48 ore ho visitato due località molto diverse della Francia, una situata a Sud e l’altra a Nord-Ovest. La differenza “di influenze” ricevute nel corso della storia si nota subito (oltre al già citato “colore predominante” degli edifici in generale è importantissimo il fatto che a Tolosa i nomi delle strade e delle piazze siano scritti in due lingue, francese ed occitano) ed è stato proprio questo cambiamento di stile che mi ha fatto amare particolarmente questa uscita. Sia Tolosa che Nantes meritano senza dubbio una visita. Peccato che entrambe, come il 99,99% delle altre realtà transalpine, si prendano solo il turismo di nicchia, quello cioè che si rende conto che la Francia non si può indentificare solo con Parigi, ma che nasconde tantissime bellezze, usi e costumi ben differenti. Io ci sono stato e sono nuovamente andato contro corrente. Fiero di tutto ciò, mi preparo per la prossima avventura fuori dagli schemi perchè il  mondo va visto tutto, se possibile.

 

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