Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle di Timisoara? Clicca qui!
Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle di Oradea? Clicca qui!
Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle di Arad? Clicca qui!
Nuova tappa alla scoperta della Romania, nazione che mi sta intrigando sempre di più visita dopo visita. Questa volta tocca all’estremo “ovest” con, nell’ordine, l’esplorazione delle tre città di Oradea, Arad e Timisoara. Prima di partire la curiosità era tantissima soprattutto per l’ultima, la più grande delle tre, quella Timisoara che alla fine del 1989 aveva dato il via a quella che oggi è conosciuta come la Rivoluzione Rumena che ha portato alla caduta del regime dittatoriale di Ceausescu e consorte ridando dignità ad un popolo che ne ha da vendere e dando anche, cosa comunque meno importante rispetto alla precedente, a tutti noi la possibilità di scoprire cosa questa magnifica terra ha da offrire. Avevo 11 anni quando questo importantissimo evento storico è accaduto, ma ancora oggi ricordo il Tg1 condotto da Bruno Vespa che dette la notizia correlata da un video senza precedenti nella storia della televisione, quello del processo sommario con il quale i tiranni furono condannati a morte da un tribunale nominato “ad hoc”. Oggi, grazie a Youtube e ad altre realtà in rete, per coloro che lo volessero sarebbe facile reperire informazioni e filmati originali dell’epoca. Io lo faccio spesso perchè, pur essendo italiano e non rumeno, sono comunque orgoglioso di come quella gente in massa si rese conto di essere più forte di pochi piccoli esseri al vertice. Questa cosa andrebbe ricordata giorno dopo giorno nelle nostre menti ed usata all’occorrenza per impedire abusi di potere da parte di chi crede di poterci comandare a bacchetta decidendo della nostra sorte col sedere sopra ad una comoda sedia pensando e promulgando leggi troppe volte assurde in nome di un termine (“democrazia”) usato sempre più a sproposito.
Questo viaggio è uno di quelli che io definisco “on the run”; in genere si usa il termine “on the road” per difinire un itinerario in un certo territorio compiuto a tappe grazie al noleggio di una macchina. Un “on the run” è invece un viaggio similare ma da me rivisitato, cioè fatto di corsa: in un lasso di tempo molto stretto (in questo caso un week end sabato-domenica-lunedi mattina) si compie un percorso che generalmente richiederebbe più tempo. Tutto è calcolato sul filo di poche decine di minuti di scarto; basta che qualcosa vada storto e l’intero tour rimanente andrà rimodulato in loco con restringimento dei programmi studiati. Purtroppo gli imprevisiti possono sempre capitare (l’eccessivo ritardo aereo è il primo della lista), ma in questo caso fortunatamente ogni cosa è andata al suo posto.
Parto da Roma di venerdi pomeriggio con un intercity con destinazione Milano. Arrivo in stazione poco dopo le 23:00, mangio qualcosa al vicino McDonald e mi dirigo a prendere l’ultima navetta della giornata per Orio al Serio a mezzanotte in punto. Arrivo all’aeroporto bergamasco da dove partirà il mio volo delle 7:15 intorno all’una di notte. Calcolando che alle 5:30 avrei dovuto effettuare il controllo del bagaglio, inizia una lunga permanenza sulle sedie dell’aeroporto stesso; fortunatamente non sono solo perchè l’area arrivi dello scalo è sempre molto frequentata dai viaggiatori che avranno il loro volo nelle prime ore della mattinata seguente. Ho letto di molte lamentele su questo, e cioè che più che un aeroporto sembra di stare in un ostello. A chi dice e scrive certe idiozie dico di evitare di offendere le persone e di sensibilizzare le autorià competenti a rendere Orio al Serio raggiungibile da tutti. Se si piazzano voli alle 6:00 del mattino dobbiamo mettere la gente di ogni parte d’Italia nelle condizioni di essere in loco alle 4:00. Se non lo si fa, queste sono le naturali conseguenze. Gli aeroporti sono luoghi pubblici e devono poter essere usufruiti da chiunque voglia o ne abbia necessità. Non sono solo per la città che li ospita, anche perchè troppo spesso certe tratte a certi prezzi vengono effettuati solo da Orio al Serio e ciò non è corretto. Alla fine, tra qualche sonnellino ed il mio fedele tablet, le ore passano; eseguiti i controlli mi dirigo al gate ed il volo parte puntuale. Come sempre, vista la stanchezza perenne che non smaltirò mai, mi addormento addirittura prima del decollo e mi risveglio solo perchè l’aereo fa uno scossone quando appoggia le ruote per l’atterraggio in terra rumena. Nel frattempo, accanto a me si è svolto il solito “mercato del pesce” messo in atto dalla compagnie low-cost che cercano di vendere di tutto, dal cibo ai profumi, dai gratta e vinci a chissà che cosa passi in quel momento…ma io no mi sono accorto di nulla fortunatamente. La giornata è fantastica: sole e calduccio; per fine settembre in quella parte di mondo va più che bene. Dopo il controllo passaporti mi trovo all’esterno dell’aeroporto. Sapevo sin da casa che il servizio pubblico di bus che collega lo scalo col centro di Timisoara era pessimo e che le corse erano davvero poco frequenti e non in coincidenza con gli arrivi, per cui mi faccio un enorme coraggio e prendo un taxi, cosa che evito sempr come la peste. Non è possibile pagare 9,90 euro un volo di quasi 2 ore e 15 euro un passaggio in auto di neanche 15 minuti. Però, come detto, non ho altra scelta e mi abbasso a tale situazione. Dato che sto pagando il transfer mi faccio portare fino alla destinazione desiderata, cioè il capolinea del minibus che alle 11:30 sarebbe partito per Oradea, prima tappa del mio viaggio. Durante il tragitto noto con malinconia che la città è piena di lavori in corso causa la sua candidatura a capitale europea della cultura di non so bene quale anno. Al mio arrivo, il minibus della compagnia Autogenn è già li. Mancano più di 30 minuti alla partenza e sono il secondo a salire, così mi scelgo un bel posto singolo accanto al finestrino per godermi il panorama che mi avrebbe accompagnato per le 3 ore seguenti fino alla locale stazione dei treni. Il tragitto è davvero molto bello, anche se ammetto di aver chiuso occhio più volte causa sonno arretrato. Passiamo in mezzo a paesi e villaggi che sicuramente non vedrò mai come si deve perchè non abbastanza pieni di attrazioni da meritare una sosta per chi, come me, ha sempre il tempo contato. Verso le 14:30 circa, in perfetto orario, scendo dal minibus e mi trovo in città. Cerco subito l’hotel prenotato situato a metà strada tra dove mi trovo ed il centro storico; vi arrivo con relativa facilità, prendo la stanza, ripongo il bagaglio preparando le poche cose che mi servono per il giro imminente ed esco dopo pochi minuti.
Il centro di Oradea inizia dopo neanche 200 metri dal mio hotel; prima però incontro un centro commerciale multipiano come ne troviamo in moltissime città dell’est Europa con McDonald al piano terra; “la cena è servita su un piatto d’argento” penso tra me e me. In Romania un menù “large” non costa più di 4 euro, per cui la scelta non può che cadere proprio lì. Cambio qualche Euro in Lei subito dopo all’ottimo tasso di 4,45 (il Tassista di Timisoara voleva fregarmi offrendomi di cambiare da lui prima al tasso di 4,00 netti e poi, vedendo che non aveva a che fare con uno stupido, offrendomi il tasso di 4,20. Non ce l’ha fatta, ovviamente). Muovo i primi passi nell’area pedonale e noto purtroppo che una buona parte degli edifici storici è coperta da impalcature per un restyling totale; avendo guardato colutamente “dietro alle impalcature” stesse posso ammettere senza ombra di dubbio che quei lavori sono totalmente necessari; però che peccato non poter ammirare quegli edifici in tutto il loro splendore 🙁 . Fortunatamente non tutti sono messi così e avvicinandomi verso le due piazze che compongono il vero cuore di quel comune (Piata Regele Ferdinand e Piata Unirii) separate dallo scorrere del fiume Crisu Repede noto che gran parte dei lavori sono stati eseguiti ed ultimati a dovere tempo addietro. Dopo aver scattato qualche foto al corso d’acqua dal ponte che lo sovrasta mi dirigo in Piata Unirii e ne rimango esterrefatto: è davvero bella e si estende per una superficie enorme, calcolando che Oradea non è poi una metropoli. Chiese e palazzi la ornano in ogni lato ed è uno spettacolo sia per gli occhi che per la fotocamera; è sabato pomeriggio di fine settembre e, dal palazzo del Municipio, esce una delle tante coppie che avrei visto sposarsi in quel week-end lungo senza soluzione di continuità. Resto a guardare con curiosità ed ammirazione i balli tipici che quelle stesse nozze offrono ai loro invitati. Terminato tutto, mi sposto ancora a piedi verso un’altra zona della città ed attraverso un parco pubblico degno di nota: fontane, piante e fiori fanno da cornice ad un ambiente tranquillo e sereno dove le mamme portano i loro bambini e dove le giovani coppie si siedono sulle panchine messe a disposizione; superato il cancello di uscita trovo di fronte a me una chiesa ortodossa enorme e fantastica che contemplo dall’esterno. Attraverso la strada e mi avvicino per entrare ma…c’è un altro matrimonio e non intendo certo disturbare, così mi soffermo pochi secondi sul portale d’ingresso e me ne vado. La prossima destinazione mi delude molto: si tratta della famosa Fortezza della quale tanto avevo letto su internet. A dire la verità sapevo che era stata ricostruita, ma immaginavo che un simile gioiello potesse essere almeno mantenuto come era originariamente. Invece non è così, o meglio ne è rimasta solo la forma; tutto il resto è stato rifatto ex novo mattone dopo mattone e non sembra neanche un luogo che ha fatto la storia. Oggi viene usato per feste e celebrazioni di paese (infatti ce n’è una in corso proprio durante il mio passaggio e lo noto dalla presenza di stands gastronomici e di giochi gonfiabili per i bimbi). Si può dire tutto, ma non che all’interno di quelle mura si possa respirare ciò che c’è stato per secoli. E’ come se il Colosseo venisse buttato giù di netto e ricostruito: perderebbe non un po’, ma tutto il suo fascino. Tornando indietro mi imbatto nella bellissima Sinagoga di Oradea; si tratta di un edificio davvero particolare e curato, segno della buona presenza ebraica della zona. A quel punto i punti di interesse segnati sulla mappa sono terminati, ma ho ancora del tempo a disposizione prima della cena. Decido quindi, come spessissimo faccio, di inziare a vagare per le streade ed a “perdermi” dove non sono passato durante il giro “ufficiale”. E’ così che noto lo stadio in cui gioca la squadra dell’Oradea che ha una particolarità singolare: una delle sue curve è sorretta da tre piloni di cemento che occupano…la carreggiata della strada. Ebbene si, è proprio così: evidentemente quel genio dell’ingegnere che ha progettato l’impianto non ha calcolato che quella muratura senza appoggi sarebbe potuta venire giù sospinta dal peso della gente; così, per rimediare, hanno costruito tre pilastri che partono dalla strada in cui abitualmente passano macchine e persone; un vero capolavoro 🙂 ; Durante il mio cammino scovo anche altre due chiese di cui una bellissima (ovviamente con matrimonio all’interno). Così facendo, cammina cammina, noto un punto che avevo attraversato nelle prime ore del pomeriggio e mi oriento alla perfezione. Si è fatta sera e, calato il sole, cala anche il fresco. Ma la giornata non è affatto finita: torno in stanza per mettermi addosso qualcosa di più pesante e consono e poi esco di nuovo per rivedere in notturna i luoghi più significativi scattando magari nuove suggestive istantanee. Alla fine del giro sono le 21:30. Tra una visita e l’altra sto passeggiando da oltre 6 ore e giunge il momento della tanto agognata cena che consumo seduto nel fast food e non portandola in stanza; lì, tra un morso e l’altro, rivedo tutte le foto scattate in quella prima giornata. Saluto tutti (si fa per dire dato che non conosco nessuno) e torno in hotel dove usufruisco dell’immancabile wi-fi fino a quando non mi addormento sulla tastiera come al solito, ma non prima di aver sistemato il bagaglio a mano a dovere e messo la sveglia per il giorno dopo.
Arriva in un baleno il momento di alzarmi dal letto matrimoniale della camera; sono le 7:30 del mattino quando mi sistemo, prendo i miei averi ed esco salutando il receptionist di turno. Mi dirigo pian piano in stazione dove alle 8:40 partirà un treno per la seconda destinazione del giro: la città di Arad. La raggiungo dopo circa due ore: ho la conferma che i viaggi in treno sono forse più comodi ma meno attrattivi di quelli in pullman; infatti il tragitto passo sempre per le campagne e per le periferie mentre coni bus si attraversano paesi e villaggi avendo un panorama più ampio da poter osservare. Ma il minibus per Arad aveva orari a me non consoni ed ho così dovuto ovviare per la strada ferrata. Arrivo alle 10:40 ad Arad in una stazione davvero molto carina e curata, sia internamente che esternamente al punto da valere una fotografia. Lì inizia un tour de force abbastanza pesante perchè avrei avuto il treno per la terza località prevista solo dopo 3 ore, cioè alle 13:40. Questa scelta era stata pianificata per due motivi: il primo è che Arad è la città con meno punti di interesse delle tre programmate e quindi quel lasso di tempo ridotto sarebbe dovuto bastare allo scopo; la seconda è che avrei voluto dedicare più ore per visitare Timisoara. Quello che mi era sfuggito in fase di costruzione dell’itinerario è che Arad ha effettivamente meno attrazioni delle altre due città, ma quelle poche cose sono sparse in un raggio abbastanza ampio e la passeggiata tra l’una e l’altra è abbastanza lunga, forse troppo. Me ne accorgo sulla mia pelle (e sui miei piedi, più che altro) quando devo raggiungere il primo “pezzo forte” del comune che mi ospita: ci metto decisamente più del previsto per quel tratto di strada e la mappa mi dice che prima di arrivare all’ultimo in ordine di distanza (per poi dover rifare tutto il tratto all’indietro fino al treno) manca ancora tanto. Ma non importa, ormai sono lì e di certo non mi faccio intimorire da una sana passeggiata; al massimo avrei sudato un po’ per poi farmi una doccia subito dopo l’arrivo a Timisoara. Arad, alla fine, mi ha davvero stupìto: me l’aspettavo più spoglia, mentre invece ha le sue bellezze da ammirare iniziando da ciò che si trova percorrendo il lunghissimo Bulevardul Revolutiei:
- Palazzo Bianco del Municipio
- Palazzo della Cultura (in fase di ristrutturazione)
- Chiesa Rossa in stile neogotico e secessionista
- Chiesa di Sant’Antonio da Padova
- Teatro di Stato
Ma quello che senza dubbio colpisce di più è l’imponente Cattedrale Ortodossa, davvero magnifica, dove ho perduto più tempo del previsto data la sua imponenza. Un altro paio di belle chiese e piazze completano il mosaico che compone la città; mi sono spinto anche verso la Fortezza (Cetatea Aradului in lingua locale) ma ho desistito ad esplorarla per due motivi: l’orario che si stava facendo sempre più stretto avvicinandosi troppo alle 13:40 per spingermi così oltre ed una misteriosa rete metallica che sembrava obbligare le persone ad entrare (a pagamento) nel complesso del Lido Neptun. Magari mi sbaglio ed il Lido è una cosa a parte rispetto alla cittadella che avrebbe potuto essere “free”, ma non l’ho ancora scoperto oggi che sono a casa davanti al computer…per cui credo che resterà un mistero anche poco importante da risolvere. Alla fine arrivo davanti al piazzale della stazione abbastanza stremato alle ore 13:00 in punto; acquisto il biglietto del treno successivo e, visto che mancano ancora 40 minuti netti, decido di non fermarmi. Passando col treno all’arrivo avevo visto non troppo lontani i riflettori dello stadio cittadino, così decido di provare a non perdermi quella “chicca” dirigendomi da quella parte. Guardando sempre l’orologio per non sfidare troppo la sorte, vi arrivo: con enorme delusione scopro che l’impianto sportivo è in completo rifacimento e si vedono solo i famosi riflettori e poche gradinate che non capisco se sono quelle nuove appena costruite o quelle vecchie ancora da buttare giù. Smaltita la delusione faccio il percorso a ritroso ed arrivo dentro al vagone con 7 minuti di anticipo. Bene, qui è necessaria una puntualizzazione doverosa: più volte avevo preso treni in Romania primi di quel momento ed era sempre andato tutto bene. Ammetto che per la maggior parte delle occasioni mi erano capitati viaggi su convogli come i nostri “intercity”, per cui posto prenotato e comforts vari; solo una volta mi era capitato di prendere un “regionale” e, anche se la differenza tra le due classi era palese, si trattava comunque di un mezzo dignitoso. Questa volta no: il treno regionale su cui avrei dovuto trascorrere un’ora di tragitto è in condizioni fatiscenti; sporco dappertutto in maniera praticamente irrimediabile, al punto che non ho mai appoggiato mani e testa sui seggiolini svolgendo un viaggio “in bilico” su un unico punto del mio sedere a fare da fulcro. Ma la “botta” più grossa ce l’ho al momento di scendere: qualcuno ha inavvertitamente lasciato la porta del bagno aperta. Alla vista di quello stanzino mi stava salendo di tutto in gola, anche ciò che non avevo mangiato. Mai avevo vista prima d’ora un servizio igienico ridotto in quello stato. Adesso l’ho scritto e provvedo subito a cancellare quelle immagini dalla mia memoria. Sono sicuro che avrei preferito farmela nei pantaloni prima di mettere piede in quel tugurio. Non ho mai capito cosa fosse successo a quel treno e quale fosse l’eccezione tra questo ultimo viaggio ed il precedente tutto sommato nelle regole della decenza.
Sono le 14:45 quando scendo a Timisoara Nord e, lo ammetto, lo spettacolo non è dei migliori. Anzi, a dire la sacrosanta verità, quello è il rarissimo punto dei miei tanti viaggi in cui non mi sono sentito sicuro al 100% per la mia incolumità. D’altra parte…di questa città aveva “timore” anche l’ex dittatore rumeno che limitiva le sue apparizioni qui e, soprattutto, quando ci andava non lo annunciava mai con troppo preavviso. Dopo questa nota storica torno a me stesso: ci sono una marea di facce losche ferme a bighellonare in stazione che guardano tutti coloro che scendono dal treno. Magari non hanno alcuna intenzione negativa, ma la prima cosa che mi viene da fare è sincerarmi che le cerniere del mio bagaglio a mano siano ben chiuse. La prudenza non è mai troppa in questi casi. Conosco un solo metodo per uscire da una situazione del genere ed è quello dell’ignorare tutto e tutti andando via come se niente fosse. Per fortuna quando viaggio lo faccio sempre in abiti “comodi” e mai troppo appariscenti, per cui posso benissimo sembrare un rumeno che sta tornando a casa col suo borsone. Sfruttando questa cosa esco dall’atrio della biglietteria/sala d’attesa e mi dirigo sulla strada principale. Lì si che trovo decine di altre facce ancora più losche e penso tra me e me che per raggiungere l’albergo, situato proprio in centro, dovrò fare circa 2 km a piedi partendo dalla stazione. Non ho scelta e, proseguendo la tattica di non guardare nessuno, abbandono quel ricettacolo di personcine particolari e mi incammino verso la direzione che mi ricordo sulla mappa. Ovviamente non ho neanche pensato per un nano-secondo di tirare fuori il mio tablet per consultare il navigatore per ovvi motivi di sicurezza, ma fortunatamente sia la mia memoria visiva che il mio senso dell’orientamento funzionano alla perfezione: in meno di 20 minuti mi trovo alla reception proprio dietro alla centralissima e bellissima Piata Victoriei. Prendo possesso della stanza situata al terzo piano, faccio una rapida doccia per rimettermi in sesto e pulirmi a dovere dopo le faticacce di Arad, preparo i miei oggetti personali per la visita ed esco alla scoperta della zona che mi ospita.
Alla fine di Piata Victoriei, che ripeto essere bellissima, piena di gente e di locali dove mangiare e bere qualcosa, si staglia la Cattedrale Ortodossa Metropolitana: perdo almeno dieci minuti ad osservarla da fuori e da ogni angolazione possibile tanto è affascinante; ovviamente vedo uscire dal portale la solita coppia di sposi novelli intenti a farsi le foto con amici e parenti, così decido di entrare per vederne gli interni altrettanto degni di nota. Proprio di fronte a quella meraviglia si trova il monumento dedicato a coloro che hanno perso la vita durante l’ormai famosa Rivoluzione Rumena che ebbe inizio proprio dove sto poggiando i piedi in quel preciso momento. Rivivo per alcuni secondi le immagini della folla in stato di sommossa dove ora ci sono aree verdi curatissime, negozi che vedono uscire dalle loro porte famiglie con buste in mano e bars pieni di gente tranquilla e la sensazione è indescrivibile. Proseguo la mia passeggiata in un parco pubblico situato proprio accanto alla Cattedrale Ortodossa; qui, come in ogni città rumena che si rispetti, oltre all’ordinato spazio verde ci sono fontane e statue di eroi nazionali ed artisti della cultura locale. Mi porto così dalla parte opposta e noto ovunque bellissimi edifici da ogni parte in cui volgo lo sguardo. Camminando arrivo poi nell’ampia Piata Libertatii che offre una grande esposizione di architettura secessionista. Proseguendo la passeggiata arrivo alla meravigliosa Piata Unirii in cui, insieme a storici edifici color pastello posti in ogni lato, trovo le imponenti cattedrali romano-cattolica (con sposi intenti a scattare foto) e serbo-ortodossa una di fronte all’altra. Finisco di ammirare ed immortalare questa fantastica piazza e proseguo fino ad arrivare al Giardino Botanico, un parco pubblico che, come recita il nome stesso, è colmo di bellissime piante e fiori multicolori. Famiglie a non finire passano lì il pomeriggio di questa bella domenica con i figli che corrono e giocano nelle aree verdi calpesatabili. Qui decido di occupare una panchina per riposare piedi e gambe che da due giorni non hanno sosta e, nel frattempo, sfrutto il tempo per ammirare quel bell’angolo di Timisoara. Quando decido di ripartire cambio direttrice e mi dirigo nella zona dei bastioni; lì c’è una fontana moderna che funge da rotatoria per le automobili in transito che vale una foto per quanto è grande; poco più avanti trovo un’altra bella chiesa ed un orologio floreale che segna l’ora esatta assolutamente fatto a regola d’arte; è infatti un piacere ammirarlo. Da notare anche il Castello Huniade. Arrivato a quel punto, come ad Oradea, comincia a scendere la sera ed a calare la temperatura. Decido quindi di andare un po’ in stanza a riposare ed a mettere in ordine le idee prima di uscire di nuovo sia per gli scatti notturni che per la cena. Approfitto di quelle decine di minuti di relax per telefonare a casa e per mettermi abiti più caldi e consoni alla serata. Il giro sta andando alla grande e sono in perfetto orario con la tabella di marcia. Ormai manca poco affinchè tutto sia perfetto. Sistemato tutto, esco nuovamente ma mi accorgo che l’illuminazione dei monumenti a Timisoara lascia un po’ a desiderare, così faccio giusto qualche foto in notturna più significativa e poi ripongo la fotocamera per dedicarmi solo a contemplare ciò che ho intorno a me “tra le tenebre” della serata. Circa alle 22:00 decido di dire basta e mi siedo (indovinate un po’?) al McDonald di Piata Victoriei, proprio dietro al mio albergo. Neanche a farlo di proposito, non appena addento il mio panino sento 4 italiani avvicinarsi e sedersi accanto a me coi loro vassoi appena rimempiti dalle loro ordinazioni; sono studenti in giro per Timisoara in visita alla città e niente di più. Ascolto in silenzio le loro conversazioni dato che ce li ho praticamente dentro le orecchie ma non apro bocca. Non mi va di mettermi a fare conversazione a quell’ora; il mio computer mi aspetta in stanza caldo caldo e pronto a sollazzarmi per il resto della serata. Così, finito il menù, mi alzo e torno in camera, ma non prima di aver fatto una sosta al market aperto 24 ore per prendere un pacchetto di caramelle ad un prezzo ridicolo. Manca solo una mattinata alla fine del mio week-end lungo nell’estremo ovest della Romania e devo vedere ancora la parte di Timisoara meno turistica e più “vera”, quella un po’ più lontana dal centro dove vive la maggior parte della popolazione locale. Mi addormento e cado in un sonno profondo mentre il pc portatile sta ancora macinando dati ormai inutilmente.
Suona la sveglia e mi alzo dal letto come un grillo. Ma chi voglio prendere in giro ? Mi alzo…è vero…ma con la calma di chi ha davanti a se circa 4 ore di tempo libero ed ha da impiegare al massimo un paio d’ore di passeggiata per concludere il programma. Quindi non ho nessuna fretta stranamente; e, altrettanto stranamente, ne approfitto per andare nella sala colazioni dell’hotel per gustare il primo pasto della giornata che le mie solite levatacce mi fanno quasi sempre perdere. Devo dire che ho fatto benissimo a scegliere questa strada perchè la colazione di quel preciso hotel è davvero carina: non c’è il solito buffet in cui chi arriva tardi si attacca al ciuffolo perchè non rimane più niente; sul tavolo c’è un menù e la cameriera mi spiega gentilmente che, tra cose da mangiare e da bere, posso scegliere 5 elementi di quella lista abbastanza fornita. Un’idea meravigliosa secondo me, proprio per garantire a tutti l’equità e per evitare che “Mr. Panzone” di turno si svegli agli 6:30 del mattino solo per spazzolare tutto il bancone. Stavolta, se ci fosse, se lo prenderebbe in saccoccia 🙂 . Scelgo e mangio la mia solita colazione salata come ogni volta in cui mi trovo in Europa dell’est a base di formaggi, uova, bacon e chi più me ha più ne metta; al termine del pasto esco e consegno le chiavi della stanza lasciando il bagaglio a mano in reception. Mi incammino per la parte opposta della città rispetto a quella che ho visitato il giorno prima ed incontro solo una bella chiesa degna di nota che fotografo; per il resto solo tratti di vita vissuta che studio sempre volentieri, ma niente degno di uno scatto.
Arriva l’ora di recuperare il bagaglio dall’hotel e di dirigermi finalmente a prendere il bus pubblico per l’aeroporto. Lì, con una soddisfazione maggiore di colui che vince un milione di euro alle scommesse, tiro fuori il bigliettino da visita del tassista che mi ha portato tre giorni prima dall’aeroporto fino al centro e lo strappo in mille piccoli pezzettini prima di gettarlo nel bidone dei rifiuti più vicino; lo avevo accettato e conservato solo per essere parato in caso di massima evenienza se qualcosa fosse andato storno, ma nella mia situazione attuale acquisto un biglietto da una simpatica vecchietta dell’edicola proprio davanti alla fermata al modico prezzo di 70 centesimi di euro maledicendo quella macchinaccia mangiasoldi a tradimento (ma legalizzata…) che di euro me ne avrebbe chiesti 15 per la stessa tratta. Arrivo allo scalo di Timisora e prendo il volo del ritorno che parte puntuale. Stavolta la destinazione è Bologna; ci arrivo e faccio una bella passeggiata in centro sedendomi in Piazza Grande per far passare il tempo che mi separa dalla partenza dell’autobus diretto a Roma che raggiungo in serata; metropolitana dalla stazione Tiburtina fino al parcheggio della mia auto lasciata lì da venerdi mattina e poi a nanna nel mio letto.
“On the run” terminato alla perfezione e svolto proprio come programmato, città bellissime e migliori di come me le aspettassi, gente amichevole pronta ad aiutare ed a fare un sorriso se interpellata…cosa si può dire di più se non che visiterò la Romania per ogni suo centimetro fino a che non avrò terminato tutta la sua area ? Al momento di scrivere questo racconto ho già altri due voli prenotati, uno il prossimo gennaio e l’altro a febbraio. Farà un freddo cane, ma sono già stato in questa nazione a Febbraio (la primissima volta lì) e sono tornato a casa entusiasta. Arrivederci Romania, tornerò presto a trovarti.
4 Commenti
Per il Tuo modo di viaggiare, ha stupito anche me il fatto che non assaggi nulla di locale, considerato che il cibo (soprattutto quello di strada) è una delle espressioni della cultura di un posto
Effettivamente, è viaggiatore a modo proprio.
Bel racconto.
Ciao Marta e grazie per essere passata di qua.
Come ho risposto al commento precedente…ho gusti abbastanza fissi su cosa mi piace mangiare, anche in Italia. Se c’è una cosa che non voglio rischiare è dover cenare con qualcosa che non mi piace o che non mi soddisfa. Recentemente è successo in Bielorussia e mi sono pentito di aver gettato una cena così. Comunque ci sono posti in cui assaggio volentieri la cucina locale, però quando lo faccio so quasi per certo che quel determinato piatto andrà bene perché mi sono informato a priori. Se ti capiterà di leggere il racconto sulla prima esperienza in Georgia ne sarà un esempio. Diciamo che la cucina rumena (nel caso specifico) non mi ispira più di tanto.
Ma come si fa ad andare al mc Donald a mangiare con tutte le cose buone che ci sono e soprattutto economiche….
Semplicemente perché adoro scoprire sempre cose nuove in tantissimi campi, ma non sul cibo. Ammetto di avere gusti un po’strani parlando di cucina e (sicuramente sbagliando, non lo metto in dubbio) non mi va di rischiare di “toppare” quello che potrebbe essere il mio unico pasto quotidiano scegliendo pietanze che potrebbero non piacermi.
Se hai letto altri racconti avrai visto che mangio spesso la pizza all’estero. Non sarà buona come in Italia (anche se in pratica non è sempre così) ma almeno non rischio di rimanere deluso perché so in partenza a cosa vado incontro. Poi dipende da dove mi trovo, da che tipo di cucina tipica c’è e via dicendo (in Georgia ho provato diversi pistti locali ed erano tutti buonissimi, per esempio).
Diciamo che il cibo (e la sua qualità) non è proprio la vocazione che mi spinge a viaggiare. È più un “dovere fisico” che unisco al relax dello stare seduto dopo ore di camminata. Il mio blog non è certo per chef stellati…ma per persone prettamente pratiche che mettono l’esplorazione in primo piano e tutto il resto a debita distanza.