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Dopo la prima positiva esperienza in Slovenia, la seconda puntata non tarda ad arrivare: ora che ho scoperto il Flixbus diretto da Roma a Lubiana, le possibilità in questa zona sono molteplici. Certo…non è che sia una passeggiata di salute fare ore ed ore di pullman a tratta, ma ormai sono abituato e tiro dritto. L’unica accortezza che c’è da fare in questi casi è rivolgersi a tutti i santi ed i diavoli che si conoscono affinchè non capiti nessuno nel sedile di fianco: in questo caso…pacchia e riposo sono garantiti. L’attenzione la rivolgo ad un “must” di questa nazione, ovvero il Lago di Bled che moltissima gente già conosce (infatti lo trovo fin troppo turistico). Come contorno ci metto la visita alle cittadine di Kranj e di Skofja Loka. Il ruolo di ciliegina sulla torta spetta invece alla Grotte di Skocjan (terribilmente conosciute col nome italiano di Grotte di San Canziano). Prima di iniziare il viaggio c’è una cosa che voglio precisare: in questa schifosa primavera 2018 (non fa altro che piovere, piovere e piovere…) nel week-end di aprile che sto per descrivere sono andato a prendermi due meritatissimi e caldi giorni di sole.
Venerdi sera: mi faccio trovare col solito anticipo all’autostazione Tiburtina di Roma, capolinea del Flixbus che mi mi porterà nella capitale slovena. Sono uno dei primissimi a salire, così ho la possibilità di scegliere il posto di mio gradimento. Pian piano gli altri sedili incontrano i rispettivi padroni. Ovviamente non tutti vanno a Lubiana (anzi, a dire il vero solo la sparuta minoranza dei presenti è diretta lì). Il fatto è che questa tratta comprendere anche la fermata di Venezia, per cui fino alla città lagunare è stracolma di gente. L’ultimo pezzo del viaggio è fantastico perchè è riservato ai pochi intimi rimasti. Scendo intorno alle 5:30 del mattino…o forse qualche minuto prima. Il primo obiettivo della giornata è liberarmi del borsone; ormai sono pratico della zona ed in pochi minuti saluto il peso in eccesso chiudendolo nei lockers alla modica cifra di 3 euro per l’intera giornata. Seconda tappa, manco a dirlo, è il mio pasticcere di fiducia per una lauta colazione: è aperto 24 ore su 24 e sforna dolci buonissimi. Prendo il solito, ovvero quello che deborda cioccolato ad ogni morso. Il bus che mi lascerà a Bled partirà alle 7:00…ma adesso sono a malapena le 6:00 del mattino. Decido di fare una passeggiata in direzione del centro, dato che la strada la conosco e che il sole sta iniziando a fare capolino illuminando la giornata. Torno alla stazione alle 6:45 e vedo che il mezzo di trasporto che mi interessa è fermo allo stallo. Un po’ di gente si raduna e sono per la maggior parte stranieri come me: i locali sembrano davvero pochi. Forse è troppo presto per loro e si sposteranno nelle ore successive. Anche adesso la Slovenia non si smentisce: attraversarla sia su strada che su rotaia è già di per se spettacolare: vallate, corsi d’acqua limpidissimi, paesini meravigliosi e tanto tanto verde fanno sperare che il tempo ed i kilometri non passino mai. Mi viene in mente Shakira che, in un noto spot televisivo, vaneggia spudoratamente come solo un ubriaco fradicio potrebbe fare dicendo che “la cosa più bella non è la destinazione, ma come la si raggiunge”; in un caso come il mio potrei anche arrivare a darle MINIMAMENTE ragione, ma assolutamente non per una schifosa crociera: per arrivare a Marsiglia (esempio) ci mette 72.000 ore di nave con intorno solo monotono mare per l’unico gusto di non fare una minchia, vestirsi come una bambola per la serata di gala e sorseggiare coppe di champagne; tutte cose che potrebbe fare comodamente a casa sua senza dover viaggiare.
Dialogo tra amici:
– Mario: “Beh, so che sei andata a Marsiglia, giusto? Non mi dici nulla? Dai su, racconta com’è!
– Shakira: “A dire il vero a Marsiglia ci sono stata solo 4 ore di sfuggita. Però il viaggio di andata e ritorno non puoi capire che bellezza!”
– Mario: “Ah si? Io a Marsiglia ci sono andato con un’ora di volo. Sicuramente sono stato più scomodo di te, ma ho passato quasi 48 ore in città girandomela in lungo ed in largo. Vuoi un consiglio? Fatti curare da uno bravo perchè il tuo medico non è sufficiente…”
Dopo questa piccola divagazione, torno in me. E’ che certe idiozie che ci vogliono propinare con una marea di bugie mi fanno semplicemente incavolare come una biscia lituana. Il tempo passa ed arrivo a Bled, ma non scendo qui. Il bus si vuota, ma io proseguo. Su internet avevo letto della presenza di una cascata da vedere a pochi kilometri dal lago nella zona di Bohinjska Bela. Per tale motivo prolungo la corsa di qualche minuto chiedendo all’autista dove sarebbe meglio scendere. Appena metto i piedi per terra vedo un cartello che indica le “Iglica Falls” sulla sinistra e mi metto in cammino in quella direzione. Pochi minuti mi separano da quella che definisco, senza paura di essere frainteso, una delle peggiori fregature che io abbia mai preso in anni di viaggi: in mezzo ad un’insenatura tra le rocce scendono due rigagnoli d’acqua o poco di più. Niente di spettacolare o scenografico, ma tutto entro i canoni della totale normalità. Una cosa da vedere ci sarebbe: tre ragazzi arrivati poco dopo di me che si stanno preparando per effettuare la scalata della parete qui presente, ma servirebbe una marea di tempo che non ho, per cui me ne vado delusissimo e senza aver scattato neanche una foto. Di questo posto non dimenticherò mai l’ufficio postale: una porticina dentro ad una casetta minuscola con di fronte (neanche a tre metri) una gabbia con pecore belanti per la fame e per il desiderio di uscire da lì: semplicemente stupendo! Il lago di Bled dista circa quattro kilometri; non ho idea di quando passerà il prossimo bus e la giornata è troppo bella per starmene seduto ad una fermata, per cui decido di andare a piedi. Durante il percorso mi imbatto quasi subito nella piccola Chiesa Parrocchiale di Sv. Margaret, sapientemente illuminata dal sole. Dopo di lei c’è solo natura a perdita d’occhio.
Arrivo finalmente nel primo punto in cui il famoso Lago di Bled si presenta ai miei occhi. Oggettivamente è abbastanza piccolo, però allo stesso tempo bellissimo. Il colore dell’acqua appare stupendo, il paesino che si adagia intorno ad una parte del perimetro (quella opposta da dove mi trovo adesso) appare incantevole, il castello controlla tutto dall’altro di uno sperone roccioso e le montagne ancora parzialmente innevate fanno da sfondo perfetto a questo ambiente. Come se ancora non bastasse, il pezzo forte è la presenza di un’isoletta che ospita la Chiesa del Pellegrinaggio dell’Assunzione di Maria. Per arrivare su quel lembo di terra c’è un solo modo: acquistare un passaggio andata e ritorno dai barcaioli locali.
Ovviamente la cosa più importante che si possa fare qui è una passeggiata lungo l’intero perimetro dello specchio d’acqua per poterlo ammirare da ogni angolatura possibile. Dal punto in cui sono ho abbastanza vicina un’attrazione che non mi voglio perdere per nulla al mondo: Mala Osojnica. Si tratta di un punto panoramico situato in posizione sopraelevata rispetto al lago; da lassù è possibile avere una visuale d’insieme impossibile da trovare in nessun’altra situazione. Inutile dire che il problema è arrivarci. Essendo molto più in alto rispetto al piano strada, la salita è abbastanza lunga e, in certi tratti, anche ripida. E’ inizio primavera e trovo alcuni addetti che stanno ancora aprendo il sentiero liberandolo da una quantità infinita di foglie secche. Occorre fare particolare attenzione a dove mettere i piedi per non cadere di sotto, ma niente di transcendentale. L’ultimo tratto, dopo che si è lasciato un polmone per strada, lo si percorre con delle scale ripidissime. Salirle è faticoso ma abbastanza semplice. Il peggio sarà scenderle e lo farò un piede dopo l’altro: il rischio di scivolare è altissimo. Però, una volta in cima, lo spettacolo non ha paragoni.
E’ l’immagine che si vede dappertutto, da internet alle riviste specializzate. Adesso so da dove viene scattata e posso dire di averlo fatto anche io. Mi godo la visuale e poi, sempre adagio, torno giù e riprendo la passeggiata lungolago cogliendo più chicche possibile.
Il paese non offre praticamente nulla di veramente bello e caratteristico. E’ solo Turismo con la “T” maiuscola. Tutto è incentrato sull’attenzione al cliente. Ci sono alberghi, caffè, ristoranti, agenzie per l’organizzazione di escursioni e chi più ne ha più ne metta. Il limite della mia sopportazione qui viene abbondantemente superato e non potrei rimanere in un luogo del genere più di qualche ora. Faccio in tempo a terminare il perimetro vedendo la bella Chiesa Parrocchiale di Sv. Martin
A questo punto non resta altro da fare che salire fino al Castello per vederlo più da vicino, ma purtroppo si nota lontano un miglio la gru con la quale gli operai stanno svolgendo dei lavori abbastanza invasivi. Di certo non mi tiro indietro ed arrivo fino in cima seguendo un percorso fatto di scale, ma una volta lì…la sensazione non è positiva. Bled finisce qui: un bellissimo posto che regala una vista spettacolare, ma poche ore o al massimo una giornata bastano ed avanzano se vi annoiate facilmente come me. Inverto la marcia in direzione dell’autostazione, ma noto che mi conviene appostarmi ad una fermata a metà strada: c’è già gente che aspetta e non mi va di camminare inutilmente. Di lì a poco passa il pullman: salgo e pago il biglietto all’autista dopo avergli detto che la mia destinazione è la cittadina di Kranj. Non serve molto tempo per arrivare perchè in un paese come la Slovenia le distanze sono spesso molto ridotte. Proprio accanto a dove scendo vedo un market aperto e mi fiondo a comprare qualcosa da mangiare e da bere prima di iniziare il giro. Di questa località ho sentito parlare molto bene, per cui le aspettative ci sono. Passeggiare mentre mi rifocillo è una delle mie attività preferite ed in questo momento sta succedendo. Giungo nel primo punto di interesse e liberare le mie mani da ciò che sto trangugiando, per cui mi fermo, finisco e getto i rifiuti dove compete. Davanti a me ho “Slovenski Trg”, conosciuta anche come Piazza della Rivoluzione Nazionale: ad ognuno dei quattro lati del suo perimetro è posta un’opera diversa dell’artista Lojze Dolinar che ricordano le fasi dello sciopero, dell’inizio dell’insurrezione, della battaglia partigiana ed infine proprio della rivoluzione. Eccone un paio di esempi:
Arrivo così in “Maistrov Trg”, cioè dove il centro storico ha inizio e dove sono ospitati i primi “cafè” tipici di questa parte di Europa. Il corso è uno solo e non ci si può sbagliare: basta seguirlo e si troveranno molte cose interessanti. Nella successiva “Glavni Trg” trovo un’antica fontana e l’imponente Chiesa di Sv. Kancijan. Immediatamente a sinistra c’è il Teatro “Preseren” che ha davanti la statua dedicata all’omonimo importantissimo poeta sloveno.
Prima di proseguire oltre, torno qualche passo indietro e prendo “Postna Ulica”; all’inizio del ponte che passa sopra al fiume Kokra scendo per le scale qui presenti ed arrivo fino al livello del corso d’acqua, dove lo spettacolo è assicurato da colori che sembrano dipinti.
Il problema adesso è tornare su…ma se non voglio rimanere qui, prima o poi dovrò pur farlo. La vista sul fiume dall’alto non è assolutamente da meno rispetto alla precedente. Decido adesso di fare una passeggiata oltre al ponte per vedere cosa offre questa parte di Kranj ed il riassunto è tutto nella Chiesa di Sv. Jozef.
Torno quindi dove si tova la Chiesa di Sv. Kancijan e riparto da qui. Arrivo fino alla fine della strada e salgo su una piattaforma panoramica che permette di vedere lo scorrere del fiume proprio qui sotto. Poco prima ho avuto modo di ammirare la Chiesa dei Santi Fabiana, Sebastian e Roka. Un “cafè” e dei giochi per bambini nel verde di un prato completano l’offerta.
Tornando indietro, una piccola scalinata mi permette di scendere ad un piano più basso della cittadina. Incontro subito la Fontana Plecnick (purtroppo l’ombra presente rovina molto la foto) e la Chiesa del Rosario.
Al termine delle via mi trovo esattamente davanti alla “Sava”, il secondo ed ultimo fiume che attraversa Kranj. Supero una “rotonda” ed attraverso il ponte. Sulla mia destra vedo un’isola commerciale…nel vero senso della parola. Intendo dire che poco prima il corso d’acqua si divide in due parti per poi riunirsi in un unico flusso proprio dove mi trovo adesso. All’interno dei due “rami” è presente un’isola dove i locali hanno costruito un grande centro commerciale. Una piacevole passeggiata mi porta fino alla zona residenziale. Qui, come punti di interesse, trovo la Chiesa Parrocchiale di Sv. Martin (che ospita nel suo perimetro anche un interessante Parco della Memoria) e la piccola Cappella di Lourdes Madre di Dio piazzate una a pochissima distanza dall’altra. Successivamente concludo l’area con una chiesetta introvabile su internet. Mistero…
La fase di rientro verso il centro e verso la fermata del bus per il ritorno a Lubiana è fin troppo breve. Soprattutto mi permette di osservare questa località da un’altra fantastica angolazione che la rende quasi fiabesca grazie alle montagne innevate che la proteggono. Vedere per credere.
In lontananza vedo l’autostazione ed un pullman che va verso la mia destinazione è già in moto, ma senza conducente al suo interno. Calcolando che le partenze sono previste ogni ora, se lo avessi perso avrei dovuto attendere un bel po’ senza fare nulla. Inizio a correre e, quando arrivo a pochi metri, mi rendo conto che la donna che sta di fronte a me è l’autista. Sale prima lei e poi io: sono rimasti solo due posti liberi ed uno è il mio! Con un fiatone da maratoneta riesco a sedermi ed a raggiungere l’obiettivo. Quando arrivo nella capitale mi reco subito a prendere il borsone dai lockers e poi vado sparato verso l’hotel che mi ospiterà per la notte. Per spendere poco l’ho preso a oltre tre kilometri da qui, ma va bene lo stesso. Sono le 19:35 quando prendo le chiavi della stanza; calcolando che sono fuori da ieri sera, direi che la stanchezza si fa sentire. In zona non c’è molto per la cena, tranne due market aperti fino alle 21:00 ed è lì che mi fiondo. Acquisto il necessario per un pasto veloce ma gustoso (fette di pane pre-tagliate, affettati, formaggio spalmabile, mega-yougurt e dolcetto) e passo la mia serata tra il meritato riposo ed il mio amato gioco di calcio manageriale.
Domenica mattina: la sveglia suona alle 6:45. Così presto perchè il treno che devo prendere partirà alle 8:15 e devo percorrere gli oltre tre kilometri che mi separano dalla stazione centrale. Preparo tutte le mie cose, lascio la chiave dove convenuto (la reception è chiusa a quest’ora) e mi metto in marcia. Arrivo come sempre in anticipo, mi libero di nuovo del borsone nel solito posto e compro il biglietto per Divaca: è questa la cittadina più vicina alle Grotte di Skocjan, mio primo punto di interesse per la giornata odierna. Prima di raccontare cosa è successo dò qualche info in più per spiegare la situazione: queste grotte sono senza dubbio una delle attrazioni più belle e particolari della Slovenia; tutti conoscono Postumia, ma non c’è solo quello. Le possibilità di visita sono tre:
- “Attraverso il Canyon Sotterraneo” (percorso classico nel sottosuolo).
- “Lungo il Reka verso il Sottosuolo” (percorso per lo più in esterna).
- “Lungo l’itinerario didattico Skocjan” (percorso circolare in esterna).
Io sono interessato alle prime due soluzioni e, causa orari prefissati dalle guide locali (che sono obbligatorie), devo per forza di cose farmi trovare alla biglietteria non più tardi delle 10:50 perchè il primo itinerario in ordine cronologico inizierà alle 11:00 in punto. Per fare questo mi affido a due fattori: in primis alla puntualità delle ferrovie slovene e, in secondo luogo, al mio senso dell’orientamento unito al moto delle mie gambe. Questo perchè raggiungere il punto di incontro dalla stazione di Divaca prevede una camminata di circa 40-50 minuti per la maggior parte in mezzo al bosco. Capite bene che un ritardo del treno, una mia perdita della posizione o eccessiva lentezza avrebbero potuto mandare l’intera giornata a farsi benedire. Il primo ostacolo è superato perchè mi trovo a destinazione alle 9:52, cioè con soli tre minuti in più rispetto all’orario preventivato; da ora in poi tocca solo a me. Fortuna vuole che il tragitto da fare sia presente sul “Google Maps”…anche se ultimamente questo grande strumento mi ha giocato più di uno scherzetto. Decido di fidarmi, ma durante la passeggiata sto attento ad eventuali segnali che trovo facendo un po’ di attenzione. Muovo quindi le mie gambe in maniera spedita e, alla fine, giungo davanti alla cassa (con addetto parlante italiano) alle 10:45: missione compiuta! Acquisto i tickets (24 euro…mortacci loro…) ed aspetto l’arrivo della guida. Quando partiamo noto che non sono molto fortunato: il gruppo presente è composto da tanti pensionati. Per carità, non ho niente in contrario e tutti devono poter godere di un bel viaggio…ma tali situazioni sono spesso sconsigliate a chi non ha un buono/ottimo allenamento. Posso farci ben poco tranne che sperare in bene da ora in avanti. Capisco dopo pochissimo che questo primo itinerario è bello ma non bellissimo. La guida spiega, in un italiano sufficiente, le caratteristiche del luogo. Poi mi accorgo di una particolarità: sul sito delle grotte si dice che questo percorso lo si potrebbe anche fare autonomamente; peccato che il capogruppo apre dei cancelli ogni volta che ne raggiungiamo uno. Come si può accedere da soli se ci sono delle “porte” chiuse a chiave? Questo dubbio mi resterà in eterno. I miei presentimenti si rivelano presto azzeccati: addirittura alla prima rampa di scale in discesa (neanche in salita…) il gruppo si sfalda clamorosamente. Quelli in testa devono attendere coloro che sono in coda e si notano palesi difficoltà di movimento in alcuni dei partecipanti. Per carità, quelli che sembrano gli organizzatori del viaggio in pullman che ha portato decine di persone qui si stanno impegnando tantissimo e stanno facendo salti mortali per aiutare chi non ce la fà…però andava detto prima di intascare i soldi per la gita. Il tutto si svolge in questo stesso modo fino alla fine. Ho la sensazione di rischiare di perdere il prossimo tour che partirà alle 13:00 ed anche la guida mi fa quasi capire che un tale catastrofico evento potrebbe verificarsi. Poi però non va in questo modo ed il sangue ghiacciato che ho nelle vene si scongela. Unica cosa veramente interessante e sbalorditiva riguarda il livello del fiume Reka (calcolando che in sloveno la parola “reka” significa fiume, è come se in italiano chiamassimo un corso d’acqua “fiume fiume”. Questa proprio non la capisco). Scopro che in vari momenti della storia (uno anche abbastanza recente, durante gli anni ’60) le scale sulle quali sto camminando adesso furono travolte dall’acqua in piena ed il tratto fu chiuso per decenni prima che venisse ripristinato con le dovute norme di sicurezza. Adesso invece il fiume è placido e scorre a molti metri sotto di noi. Immaginare cosa possa essere successo è semplicemente impossibile.
Alle 12:40 torno nell’area della biglietteria ed attendo la guida per la nuova partenza. Questa volta il gruppo è molto più variegato del precedente ed anche i più maturi sembrano fisicamente preparati a ciò che ci aspetta. Dopo la passeggiata che ci porta a raggiungere l’entrata dei sotterranei veniamo divisi in due gruppi: gli sloveni e gli stranieri. E’ bellissima la faccia delle guide quando solo tre persone (padre, madre e figlio) restano dalla parte dei locali; tutti gli altri vengono da fuori e necessitano della visita in lingua inglese. Praticamente quei tre fortunelli stanno per farsi un percorso privato avendo pagato un ticket di gruppo: beati loro. Tra le varie info che ci vengono date prima dell’ingresso vero e proprio ce n’è una che proprio non mi va a genio: le foto sono tutte vietate, sia con il flash che senza. E’ ovvia l’intenzione non di rovinare le concrezioni, bensì di vendere le guide cartacee all’uscita, cosa che non acquisterò mai e poi mai; preferisco portare i ricordi con me in casi simili. Durante la visita la nostra guida è pure molto intransigente. Guai a chi si azzarda a “scattare”, anche se ovviamente i soliti guastafeste maleducati ci sono sempre. Con quei maledetti smartphones da miliardi di megapixels (e di euro…) riescono a non farsi beccare, mentre se solo ci provassi io con la mia reflex si sentirebbe il “click” a metri di distanza. Un’altra cosa che poco apprezzo è il discorso che viene fatto praticamente sempre in situazioni simili e che recita più o meno così: “Questa grotta è lunga circa 100 km (esempio…), ma il pubblico può vederne soltanto uno”. Sembra un po’ una presa in giro; fare in modo di allungare la zona praticabile è sempre un problema? O anche qui il commercio vince su tutto? Lasciando perdere le polemiche, inutile dire che questo percorso non ha nulla (ma proprio nulla) a che vedere con quello che ho fatto prima. Queste sono le vere Grotte di Skocjan con scalini da salire e scendere, ponti da attraversare, sale bellissime, stalattiti e stalagmiti a non finire e soprattutto lui, il fiume Reka che scorre impetuoso e che è la “causa” di tutto ciò, costruito dopo chissà quanti anni di duro lavoro. Io sono stato ligio al dovere e non ho purtroppo immagini da mostrare; magari qualcun’altro “birichino” può permettersi di pubblicarle. L’uscita è comune all’itinerario precedente e mi ritrovo nella zona della biglietteria, ma non ho un secondo da perdere: sono le 14:45 ed alle 15:35 avrò il pullman che dovrà riportarmi a Lubiana. E’ vero che adesso conosco la strada, ma è anche vero che passa in mezzo al bosco con saliscendi non da poco e che si parla di kilometri. Mi metto in marcia immediatamente, ma mi devo assolutamente fermare per scattare una foto quando mi trovo davanti ad una voragine enorme dalla quale posso ammirare sia una bellissima immagine del fiume che la Chiesa sv. Kancijan del paese di Skocjan.
Cammina cammina, alle 15:15 mi trovo davanti alla stazione di Divaca. Ho due opzioni che partono più o meno alla stessa ora: un treno intercity che costa almeno 13-14 euro o un bus il cui biglietto si paga più o meno la metà. Ovviamente opto per il pullman in questo caso, ma non vedo la fermata. Chiedo ad un signore che guida una specie di minibus (per cui uno che ritengo “del mestiere”) dove devo andare. Lui mi guarda, mi indica il luogo esatto e mi dice che pullman non ne passano e che c’è solo il treno disponibile. Mi mette un dubbio atroce ed ho meno di quindici minuti per decidere cosa fare tra aspettare e rischiare oppure correre a comprare il biglietto per l’intercity. Stavolta sento puzza di bruciato ed il mio sesto senso mi dice di attendere dove dovrebbe passare il bus. Com’è andata? All’orario indicato si presenta il pullman sul quale salgo e mi metto comodo comodo. Resto sempre più convinto che chi fà da sè fà per dodici…altro che per tre! Rieccomi a Lubiana: il Flixbus per Roma partirà alle 23:25 ed ora sono le 17:00 circa; assolutamente devo avere un’alternativa ed è così. Tra quaranta minuti avrò un treno in direzione di un paesino sconosciuto ai più, del quale ho letto cose positive su internet: sto parlando di Skofja Loka (chi lo conosce alzi la mano…sinceri però…). Avrò a disposizione circa un paio d’ore che reputo sufficienti per fare un giro esauriente. Ma anche chi è esperto sbaglia…ed è questo il mio caso. In fase di programmazione non ho controllato dove si trovasse la stazione rispetto al centro di questa ridente località: quando vedo che si parla di 2,7 kilometri a tratta (cioè circa una trentina di minuti per volta) mi cadono le braccia calcolando che non posso tornare qui all’ultimo secondo, ma con almeno un pizzico di anticipo. Quindi ricapitolando, la situazione è questa: un’ora e cinquanta minuti netti a disposizione dei quali almeno una “di viaggio”; cosa rimane per vedere il borgo? Un cacchio. Già da questo particolare mi rendo conto che sarà una visita mordi e fuggi e che un giorno dovrò tornare con più tempo, considerando che è inizio aprile e pure l’imminente tramonto vuole mettermi in difficoltà. Ma ormai ci sono, per cui muovo le gambe e vado. Quando arrivo noto che il paesaggio è un tantino cupo a causa del sole che già si è adagiato dietro alle montagne, ma comunque particolare. Proprio qui i corsi d’acqua Poljanska Sora e Selska Sora si uniscono formando un unico fiume: il Sora. Per questo motivo, una delle maggiori attrazioni sono i ponti: il più famoso è il Kapucinski Most.
Da qui riesco a vedere il bel Monastero dei Cappuccini che si erge poco lontano. Raggiungo poi “Cankarjev Trg” e posso così ammirare la piccola Chiesa sv. Jakob, la cui bellezza si esalta in questo particolare contesto. Peccato solo per la presenza di un bar dalla parte opposta dell’edificio religioso in cui un cliente non sa farsi i cazzi propri continuando a guardare cosa io stia facendo. Imparare il fatto che la privacy va rispettata e che ci sono anche persone che si vogliono isolare è tanto difficile da capire, vero?
La passeggiata continua nelle vie centrali, dove trovo famiglie che concludono insieme questa piacevole domenica pomeriggio. Mi avvicino all’ingresso della salita verso il Castello, ma ovviamente trovo tutto chiuso e non posso accedere. Non c’è che dire: è proprio un giro disgraziato questo per me, ma me ne assumo tutta la responsabilità per aver dato per scontata la vicinanza della stazione al centro cittadino. Purtroppo il tempo è tiranno ed ora sembra passare ancora più velocemente del solito, come se lo facesse di proposito. Non mi resta altro da fare che notare la Spitalska Cerkev (un tantino malandata…) e poi scattare l’ultima istantanea dei ponti di Skofja Loka prima di far rientro verso la stazione. Ma c’è un colpo di coda: poco fuori dal centro mi si pone davanti l’immagine di parte del borgo sovrastata dal suo Castello.
Giungo a destinazione con qualche minuto di anticipo rispetto al treno che passa pure con cinque minuti di ritardo. La cosa strana è che trovo la biglietteria chiusa. Il dilemma di come comprare il biglietto mi assale. So che in casi come questo lo si può acquistare a bordo senza sovrapprezzo. Vado per cercare il capotreno ma non lo trovo in nessun modo. La distanza fino alla capitale slovena è di soli 20 kilometri e, fermata dopo fermata, cerco di affacciarmi fuori dal vagone per vedere se c’è qualcuno in divisa, ma niente. Alla fine, anche se non vorrei farlo, viaggio gratis stavolta. Arrivo a Lubiana alle 20:45 circa e vado a recuperare per l’ultima volta il borsone dai lockers. Faccio una passeggiata in zona per vedere cosa c’è da mangiare perchè la pizzeria dove andai mesi fa non mi aggrada molto. Alla fine verso le 21:30 opto per un kebab. Ordino, mi siedo e dopo poco inizio a mangiare. Ho intenzione di passare li il tempo fino alle 23:25, magari giocando col tablet, ma alle 22:00 in punto (quando sono ancora a tre quarti della piadina) il fast food inizia le operazioni di chiusura. – “Ma porca miseria…ancora?” – mi domando. Ultimamente scelgo tutti i posti che mi chiudono in faccia e che mi fanno ingoiare gli ultimi bocconi in fretta e furia. La stazione ferroviaria viene serrata alla stessa ora, per cui l’unico posto dove sedersi normalmente e non fare i barboni per terra è l’autostazione; c’è scritto chiaro e tondo che chiude alle 23:00, per cui va bene. Ma qualcosa va storto pure qui: alle 22:30 arriva il custode e butta tutti fuori. Se fossimo stati in Italia avrei fatto un casino immane, ma a casa altrui è meglio non rischiare. E’ così che resto in piedi alla fermata del Flixbus quasi un’ora per poi salire, accomodarmi e farmi un lungo sonno fino a Roma. E menomale…perchè la metropolitana che mi porta direttamente in ufficio senza passare da casa mi sta già aspettando 🙁
La conclusione è scontata: la Slovenia è una nazione piccola, ma che nasconde tesori inestimabili. La si può visitare senza annoiarsi mai. Ed è anche un luogo d’oro per gli amanti del vero relax, non solo per le numerose terme presenti, ma proprio per la natura “slow” che offre. Sul Lago di Bled ho da aggiungere ben poco rispetto a ciò che ho già scritto ed a ciò che si conosce; Kranj si è rivelata una piacevole sorpresa. Per le Grotte di Skocjan sconsiglio l’itinerario n.2 e stra-consiglio il numero 1, mentre per il piccolo borgo di Skofja Loka la visita “come si deve” è solo rimandata a data da destinarsi. Da queste parti tornerò presto, questo è sicuro, perchè durante il giro ho trovato altre info ed altre chicche da vedere che sono già sul mio taccuino.
Arrivederci…