Saragozza promossa a pieni voti, Lleida purtroppo no

di admin
Vista di Saragozza dal Puente del Pilar

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Per il terzo week-end di ottobre decido di tornare a rompere un po’ le scatole alla Spagna, nazione dalla quale manco da qualche tempo. Per farlo sfrutto i prezzi da capogiro dei voli da e per Barcellona che circolano in questo periodo, assolutamente irrinunciabili. Peccato che il diavolo continui a fare le pentole ma non i coperchi: proprio quattro giorni prima della mia partenza la magistratura della nazione iberica ha condannato con pene severissime (nove e tredici anni di carcere i casi più eclatanti) coloro che promossero il referendum per l’indipendenza della Catalogna circa due anni fa. Questo ha scatenato nuove proteste da parte degli indipendentisti ed il tema della secessione è tornato ad essere caldo, anzi bollente. Dal momento della sentenza sono iniziate proteste mai interrotte sia pacifiche che violente con arresti, distruzioni e saccheggi vari. Diverse partenze sono state cancellate causa disordini nell’aeroporto di El Prat e proprio per il giorno del mio arrivo è stato indetto uno sciopero generale in tutta la regione. Inutile dire che mia madre ha cominciato a distruggermi il cervello per convincermi a non partire, ma lei è un caso a parte perchè ha paura anche quando vado a San Marino perchè sono…all’estero. E’ chiaro che tengo monitorata la situazione minuto per minuto perchè andarsi a mettere nei casini non piace a nessuno, ma secondo il mio ragionamento questo sciopero mi aiuterà molto: gli spagnoli sono famosi per avere orari tutti loro; la giornata inizia tardi per poi finire a notte inoltrata, per cui di prima mattina giacciono stracotti nei loro letti. Il mio programma prevede di usare Barcellona solo come scalo di arrivo: lascerò la città il mattino successiva alle 7:00, cioè quando tutti saranno belli stanchi a russare sui loro cuscini dopo essersi scatenati ben bene per la grande manifestazione appena conclusa. Avrò fatto correttamente i miei calcoli? Andiamo a scoprirlo…

Venerdi sera: Alle 18:00 abbondanti esco dall’ufficio e vado a mangiare qualcosa al McDonald che si trova ad una sola fermata di metropolitana di distanza; avrò il volo alle 22:05, per cui ho tutto il tempo che mi serve per cenare prima di arrivare a Fiumicino e quindi senza dover spendere una fortuna. Questa volta non mi andava di comprare i soliti panini al market in pausa pranzo da consumare poi durante l’attesa nell’area partenze dell’aeroporto, per cui McMenù large sia. Appena fatto mi dirigo verso il bus e, senza eccessivo traffico, arrivo a destinazione intorno alle 20:15. Eseguo i soliti controlli di sicurezza in pochissimi minuti ed attendo l’imbarco alla porta D10 che, come spesso accade, diventa successivamente D2 generando una corsa di massa dei passeggeri in attesa. All’interno del maggiore scalo romano si legge un cartello che ringrazia coloro che lo hanno votato eleggendolo miglior aeroporto d’Europa per il 2019. Personalmente rabbrividisco davanti a tanta idiozia e lo piazzerei ad occhio e croce dopo quello di Nis: sarà pur piccolo, bruttino e con l’acqua piovana che entra dal tetto, ma almeno lì i voli partono puntuali e non tardano per “sovraffollamento”. Perchè sono così cattivo? Forse perchè anche stavolta entriamo sull’aeromobile puntuali e poi decolliamo quasi quaranta minuti dopo senza un preciso motivo. Poco male perchè tanto dovrò attendere qualche ora all’arrivo prima di iniziare il giro, quindi farlo in Spagna o farlo in Italia cambia poco. Per la prima volta in vita mia mi capita il posto a sedere in seconda fila, cioè quella che ha una parete davanti e dove si possono allungare le gambe. L’esperienza è talmente ottima che crollo in un sonno profondissimo prima del decollo. Mi sveglio quando le ruote toccano terra e, già conscio di dove dovrò andare, non esco dall’area transiti dello scalo di El Prat e cerco la solita postazione con tavolino, sedia e due prese di corrente a disposizione. Una volta lì mi collego alla Wi-fi gratuita, mi tolgo di mezzo qualche dovere e poi passo la notte a giocare al mio solito calcio manageriale; dormire qui non è così semplice perchè tutte le sedute (nessuna esclusa) hanno i braccioli che dividono i posti. Alle 4:30 ripongo tutto e mi metto in moto: toilette, uscita nell’area arrivi e ricerca della metro sono gli steps che compio. Acquisto il biglietto per il centro città al costo di € 4,60 e prendo il secondo treno utile della mattinata seguito da un cambio alla fermata di “Torrassa” col quale giungo a “Arc de Triomf”. Cinquanta metri a piedi mi conducono all’autostazione Nord per le 6:15, in netto anticipo rispetto alla partenza prevista del bus per Saragozza che avverrà alle 7:00. Ne approfitto per studiare un po’ questo ambiente mai visto e, soprattutto, per dare un’occhiata ai tabelloni con l’intento di scoprire nuove destinazioni. Il tempo scorre ed arriva il momento di sedermi sul pullman: ho il posto numero 1, avendo comprato il biglietto on-line settimane prima ed avendolo pagato due spicci bucati. Prima di partire faccio un’opera pia senza che mi venga chiesto niente: scambio il mio sedile con un ragazzo italiano che, pur viaggiando nello stesso mezzo, si trova diviso dalla fidanzata; mi ringraziano increduli di tanta bontà inusuale coi tempi che corrono, ma non è che si sprechino più di tanto. Servono tre ore e quaranta minuti per coprire la tratta e la parte più difficile sarà uscire da Barcellona perchè ci potrebbe essere qualche blocco stradale causato dagli indipendentisti. Ma come avevo calcolato, gli spagnoli a quest’ora dormono della grossa (anche i violenti ed i facinorosi) e quindi vale la regola che la rivoluzione s’ha da fare, ma con calma dopo colazione. Avendo passato la notte in bianco mi pare normale che uso questo spostamento sia per vedere il panorama che offre la penisola iberica e sia per dormire un po ricaricando le energie per la giornata che mi aspetta. Alle 10:45 arriviamo puntuali alla stazione di “Saragozza-Delicias” e, una volta sceso dal bus, mi organizzo per iniziare la visita della località. Sono nel capoluogo della regione dell’Aragona e qui vivono circa un milione di persone, quindi la città non è proprio un buchetto. Avrò solo oggi per esplorarla tutta e temo ci sarà bisogno degli straordinari; ma la cosa più importante è un buon itinerario che spero di aver tracciato al meglio. Punto il primo obiettivo e, neanche trecento metri dopo, vengo fermato da un tizio che mi chiede indicazioni. Di nuovo!!! Possibile che la gente sia tutta tarata? Ovunque vado mi vedono con uno zaino, gli scarponi da camminata ed una reflex in mano e nonostante ciò mi chiedono informazioni; ma non si vede lontano un miglio che non sono del posto? Cerco di far sbollire la bile e mi dedico all’edificio religioso il cui nome, tradotto in italiano, diventa “Santa Madre della Chiesa”.

Santa Madre della Chiesa

Santa Madre della Chiesa

Riprendo la marcia e mi metto alla ricerca del punto migliore per poter vedere e fotografare quello che viene definito “Pabellon Puente”, o ciò che per me è il solito spreco annunciato. Non ne conosco particolarmente bene la storia e spero di non scrivere cavolate; ciò che è alla visione di tutti è che si tratta di un ponte coperto molto particolare costruito appositamente per l’expo del 2008. Il suo scopo era quello di permettere ai visitatori di attraversare il fiume Ebro ed arrivare direttamente all’area espositiva osservando già alcune aree tematiche al suo interno. La verità è che dopo undici anni il ponte è saldamente chiuso al traffico da delle cancellate e, avvicinandosi ad esse, si può toccare con un dito la tristezza che trasmette quello spazio vuoto ed abbandonato a se stesso. Per oltrepassare il corso d’acqua c’è il “Ponte del Terzo Millennio” situato a non più di 200-300 metri di distanza; ci metto un po’ a capire come fare per portare via una sua immagine, ma alla fine ci riesco trovando un passaggio che mi porta con tutte le scarpe ad un centimetro dall’Ebro , che in questo preciso momento dell’anno è abbastanza in secca e permette di camminare su buona parte del suo letto. Qui ho conferma del fatto chela Spagna ha abbondanza di pomodori e che la festa della “Tomatina” (che si svolge ogni anno a Bunol, nella Comunità Valenciana) non rappresenta uno spreco: guardando per terra vedo piante di pomodori che crescono spontaneamente senza che nessuno abbia seminato nulla.

Pabellon Puente

Pabellon Puente

Ponte del Terzo Millennio

Ponte del Terzo Millennio

Pomodori nascono nel letto del fiume Ebro

Pomodori nascono nel letto del fiume Ebro

Residenti del fiume Ebro

Residenti del fiume Ebro

Torno sulla strada e punto verso il “Parque del Agua” che mi delude abbastanza: è un’area di grandi dimensioni che, come dice il nome stesso, ha l’acqua come protagonista; è però un luogo più adatto all’uso quotidiano degli abitanti di Saragozza piuttosto  che scenico per i visitatori. Il massimo delle attrazioni che ha sono giochi per bambini, biciclette e barchette a noleggio, spiagge pluviali con sabbia, campi da gioco per vari sport e gli immancabili punti ristoro. Appena prendo atto di ciò inverto la marcia e me ne vado, ma non prima di aver visto la “Torre del Agua”, ovvero una costruzione moderna che ben si differenzia da quelle storiche già viste in altre nazioni. Da qui è semplicissimo raggiungere il “Palazzo dei Congressi e delle Esposizioni” che ha di fronte la strana scultura “El Alma del Ebro” di Jaume Plensa. Una passeggiata un po’ più lunga, ma neanche poi tanto, mi mostra l’Aquario Fluviale. Con 3.400 metri quadri di esposizione è il più grande d’Europa per questo particolare genere; ospita moltissime specie di creature d’acqua dolce provenienti da tutto il pianeta.

Torre del Agua

Torre del Agua

Palazzo dei Congressi e delle Esposizioni

Palazzo dei Congressi e delle Esposizioni

El Alma del Ebro

El Alma del Ebro

Quella che mi aspetta ora è una buona camminata che uso per osservare un po’ della vita di tutti i giorni nella Saragozza più vera e meno turistica, ma quando giungo nel “Parque de l’Aljaferia” la musica cambia: all’inizio in maniera soft con una originale fontana ed una specie di gazebo con due vasche ai lati, poi in maniera prorompente con la vista del “Castello de l’Aljaferia”, una spettacolare fortificazione costruita nel IX° secolo e che ha visto modifiche alla struttura originale nel corso della storia. Resto fermo ad osservarlo per tutto il tempo che merita, e ne merita…credetemi.

Fontana nel Parque de l'Aljeferia

Fontana nel Parque de l’Aljeferia

Una delle vasche che affiancano il gazebo

Una delle vasche che affiancano il gazebo

Castello de l'Aljaferia

Castello de l’Aljaferia

Magari qualcuno si starà chiedendo il motivo per cui ho appena pubblicato la foto di una vasca e non del gazebo; ebbene si, Saragozza ha una nota molto dolente e qui ne ho avuto il primo assaggio: pare che il Comune se ne stra-freghi dei turisti e che abbia scelto la politica degli alberi piantati ovunque. Il gazebo non è immortalabile come si deve proprio perchè, da qualunque parte io ci provi, c’è sempre un ostacolo naturale che me lo impedisce. Si va da qualche fronda sul davanti fino ad una vera e propria foresta sul retro. E purtroppo ciò accadrà anche nel prossimo futuro per altre attrazioni, ma direi di andare per gradi. Il secondo esempio ce l’ho quasi subito ed è la “Chiesa di Nostra Signora di Portillo”: una fitta coltre di alberi copre quasi l’intera struttura e l’unica immagine che riesco a prendere (comunque terribile a mio avviso) è da lontano e da posizione obliqua. Nella stessa piazza, stavolta libera da impedimenti, c’è anche la “Statua per Augustina de Aragon”, la Giovanna d’Arco spagnola che combattè nella guerra d’indipendenza. Pochi passi ed è la volta di qualcosa che non mi trova d’accordo, ma fa comunque parte della cultura locale e non posso escludere nulla. Il “Memoriale per Nicanor Villalta” (Grande Torero d’Aragona, come recita la targa) mi introduce nell’area dedicata alla “Plaza de Toros”, macabro teatro della Corrida.

Chiesa di Nostra Signora di Portillo

Chiesa di Nostra Signora di Portillo

Statua per Augustina de Aragon

Statua per Augustina de Aragon

Memoriale di Nicador Villalta

Memoriale di Nicador Villalta

Plaza de Toros di Saragozza - panoramica

Plaza de Toros di Saragozza – panoramica

Plaza de Toros di Saragozza - ingresso

Plaza de Toros di Saragozza – ingresso

Proprio qui ci sarebbe anche il bellissimo palazzo che ospita il “Convento Noviciado de Santa Ana” ma l’area è completamente chiusa ed inavvicinabile. Poco dopo, in Plaza Josè Maria Forquè, posso vedere la “Statua Equestre a Josè Rebolledo de Palafox”, generale che combattè nella guerra di indipendenza spagnola. Proseguo il giro ed ecco la sede locale del “Caixa Forum”, un centro culturale gestito da La Caixa (terza banca più importante di Spagna); ce ne sono anche altre sparse nelle maggiori città iberiche. Ha la caratteristica di far entrare gratis i propri clienti e di di far pagare un biglietto a tutti gli altri per poter assistere agli eventi proposti. A me interessa principalmente la stramba forma dell’edificio che ospita il tutto. Torno su Paseo Maria Augustin e lo percorro per un po’ trovando, nell’ordine, il “Museo Pablo Serrano” (altro edificio sui generis), la “Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora del Carmen” (alla sua destra c’è una macchina della polizia con una massa di persone tutte intorno…chissà che sarà successo?) e la storica “Puerta del Carmen”.

Statua Equestre a Josè Rebolledo de Palafox

Statua Equestre a Josè Rebolledo de Palafox

Caixa Forum

Caixa Forum

Museo Pablo Serrano

Museo Pablo Serrano

Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora del Carmen

Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora del Carmen

Puerta del Carmen

Puerta del Carmen

Qui la strada resta la medesima, ma cambia nome diventando Paseo Pamplona; all’intersezione con Plaza Basilio Paraiso ammiro un Centro Espositivo, nonchè Museo di Scienze Naturali, ospitato dall’Antica Facoltà di Medicina  e Scienze dell’Università locale. E’ il momento di imparare da questi geniacci come si ricicla un monumento; premessa: il Reducto del Pilar è un intelligente sistema difensivo ideato e messo in pratica dagli spagnoli durante la Guerra dei due siti a Saragozza; il memoriale ad esso dedicato era ubicato sempre dove sta adesso (nella “Glorieta Sasera”) ma qualche metro più indietro. Qualcuno ha pensato bene di dargli una rinnovata piazzandolo a mollo dentro ad una fontana, ma alla fine sempre quello resta.

Antica Facoltà di Medicina e Scienze

Antica Facoltà di Medicina e Scienze

Fontana con dentro il Memoriale del Reducto del Pilar

Fontana con dentro il Memoriale del Reducto del Pilar

A pochi passi ho la possibilità, per la modica cifra di due euro, di entrare dentro al palazzo di una banca e vedere il “Patio de la Infanta” e non vorrei farmi sfuggire l’occasione. Sono le 14:05 quando mi presento in cassa, cioè un orario normale per qualsiasi museo del mondo, ma mi sono dimenticato di essere in Spagna, nazione con la quale proprio non riesco a connettermi. Tranne casi eccezionali, questi tizi sono abituati a fare una pausa pranzo lunghissima (generalmente dalle 14:00 alle 17:00) per poi tornare a lavorare fino a tarda sera. Io che sono un promotore a 360 gradi del continuato 7:00 – 15:00 senza pausa pranzo, orario che mi darebbe la possibilità di godere la mia vita liberamente dal primo pomeriggio fino all’orario della nanna, non riesco a concepire la follia di questa gente ed è anche il motivo per cui una mia attività qui è totalmente esclusa nei secoli dei secoli (amen). Già sopporto in malo modo l’orario 9:00 – 18:00 con un’ora di pausa pranzo gettata letteralmente al vento…sicuramente morirei se fossi costretto a fare come questi matti da legare! Ma qual’è la morale della favola? E’ che l’accesso è chiuso da cinque minuti e resterà così fino alle 17:00, orario durante il quale sarò in una zona della città completamente diversa, per cui ci devo rinunciare. Riprendo il mio tour con il “Monumento alla Costituzione del 1978” seguito da una fontana. Proseguo fino al “Memoriale per Josè de Yarza Echenique ed altri due funzionari” uccisi durante una sommossa nel 1920; colui che ho nominato è stato un architetto che ha collaborato attivamente per la città di Saragozza.

Monumento alla Costituzione del 1978

Monumento alla Costituzione del 1978

Fontana di Paseo de la Constitucion

Fontana di Paseo de la Constitucion

Memoriale per Josè de Yarza Echenique

Memoriale per Josè de Yarza Echenique

Torno indietro per qualche decina di metri e poi effettuo una deviazione a destra per entrare in Plaza de Aragon dove trovo la “Statua di Juan V de Lanuza”, uno dei personaggi del passato che hanno avuto il titolo di “Justicia”, oggi non più esistente. La jattura degli alberi si ripete qui vicino: vorrei vedere lo storico edificio delle Poste, ma la vegetazione ribelle non me lo consente. Un’altra svolta a destra mi permette di ammirare la bella “Basilica di Santa Engracia” e, nella piazzetta prospiciente, il Monumento all’ex politico locale “Joaquin Costa”. Si sta svolgendo un matrimonio, sicuramente di un militare perchè lo sposo è in uniforme. Mi colpisce una scena: una ragazzina che sicuramente non ha neanche diciotto anni sta aspettando fuori la fine della cerimonia con alcuni amici ed amiche; ha una gonna talmente corta che fatica moltissimo a contenere le sue forme anche se lei sembra sentirsi totalmente a proprio agio. Se l’ho notato io in un attimo figuriamoci chi è in sua compagnia da chissà quanto tempo: uno degli amichetti simula palesemente (e pure goffamente…) di perdere una moneta lì per terra per chinarsi quanto basta a sbirciare le curve della giovane. Non parte il mio applauso solo per rispetto della situazione imbarazzante, ma il genio del male di quel ragazzino lo avrebbe meritato tutto. Raggiungo la vicina Plaza de los Sitios, classica area pedonale con aiuole e vialetti, che ha al suo centro la Fontana-Monumento in Memoria dell’assedio francese di Saragozza. Ad un angolo della piazza stessa posso notare anche il palazzo che ospita il “Museo di Saragozza”.

Statua di Juan V de Lanuza

Statua di Juan V de Lanuza

Basilica di Santa Engracia

Basilica di Santa Engracia

Monumento a Joaquin Costa

Monumento a Joaquin Costa

Fontana-Monumento per l'Assedio francese di Saragozza

Fontana-Monumento per l’Assedio francese di Saragozza

Museo di Saragozza - Ingresso

Museo di Saragozza – Ingresso

Una deviazione mi porta ad osservare la “Chiesa di San Miguel de los Navarros”, poi trovo senza problemi il “Seminario di San Carlo Borromeo” e la “Chiesa di San Carlo”, ma non sono fotografabili con sufficiente qualità perchè ubicati in una strada molto stretta che non concede lo spazio necessario. Il prossimo obiettivo è il “Teatro Principal”, seguito dalla particolare Plaza de Espana; la definisco così perchè la trovo molto diversa dalle versioni più o meno omogenee viste in altre città di questa stessa nazione. Nel caso in questione è molto più moderna; di significativo ha il “Monumento ai Martiri della Religione e della Patria”, poi nient’altro. Resto qui meno del previsto e mi dirigo verso la piccola “Chiesa di San Gil”, poco lontana. Sempre in zona raggiungo il “Museo del Teatro di Caesaraugusta” (da una terrazza si vede praticamente tutto ciò che ospita, ovvero il teatro romano completamente coperto da una tettoia costruita ad arte affinchè gli agenti atmosferici non lo rovinino) e la “Chiesa del Sacro Cuore di Gesù”.  All’interno di Plaza San Pedro Nolasco (qui di fronte) osservo l’omaggio ai Fratelli Argensola, poeti e storici locali.

Teatro Principal

Teatro Principal

Monumento ai Martiri della Religione e della Patria

Monumento ai Martiri della Religione e della Patria

Chiesa di San Gil

Chiesa di San Gil

Teatro di Caesaraugusta

Teatro di Caesaraugusta

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Omaggio ai Fratelli Argensola

Omaggio ai Fratelli Argensola

La scoperta della città prosegue con la “Chiesa di Santa Maria Magdalena”; ha un bel campanile che però non si vede nella foto frontale che scatto dall’unico punto possibile. Si rende necessario infilarmi in un pertugio per prendere un’immagine dedicata. Ciò che era nato per scopi religiosi e che  nel corso dei secoli è stato trasformato in tutt’altro è “l’Antico Convento di San Agustin”, oggi centro storico-culturale. La zona in cui si trova quest’ultimo punto di interesse è quantomeno bizzarra:  bambini estremamente maleducati urlano tra di loro e fanno lo stesso per chiamare le loro madri che stanno dentro casa; scene di vita di bassissima lega che evito volentieri togliendo il disturbo. Mi dirigo verso la “Chiesa di San Nicola di Bari” che osservo con attenzione.

Chiesa di Santa Maria Magdalena - vista frontale

Chiesa di Santa Maria Magdalena – vista frontale

Chiesa di Santa Maria Magdalena - campanile

Chiesa di Santa Maria Magdalena – campanile

Antico Convento di San Agustin

Antico Convento di San Agustin

Chiesa di San Nicola di Bari

Chiesa di San Nicola di Bari

Attraverso l’Ebro servendomi del “Puente del Pilar”, un ponte metallico colorato di bianco e blu formato da due corsie laterali per i veicoli e da una corsia centrale per i pedoni. La mia mini-avventura sull’altra sponda del corso d’acqua che bagna Saragozza non è fortunata: la “Parrocchia Gesù Maestro” si sviluppa all’interno di un muro di cinta e quindi non mi è possibile avvicinarmi, mentre “Casa Solans” (bella villa privata aperta al pubblico) ha la facciata coperta dagli immancabili alberi; mi devo accontentare di portare con me solo un ricordo del corpo centrale e del retro, dove comunque ci sono bei mosaici e piastrelle. Alla fine questa parte mi resta impressa solo per un particolare dipinto murale che trovo per caso e per una vista superba sulla città che ho da metà del Puente del Pilar; vedere per credere.

Puente del Pilar - panoramica

Puente del Pilar – panoramica

Puente del Pilar - ingresso

Puente del Pilar – ingresso

Dipinto Murale

Dipinto Murale

Casa Solans - corpo centrale e retro

Casa Solans – corpo centrale e retro

Vista di Saragozza dal Puente del Pilar

Vista di Saragozza dal Puente del Pilar

Ritorno dalla parte di fiume dalla quale sono venuto e mi appresto a visitare quello che è il cuore del centro storico. Lo faccio cominciando con “l’Arco del Dean” , ovvero un curioso corridoio chiuso fatto costruire per collegare la Casa del Priore con l’edificio religioso adiacente. Di ben altro profilo è la “Cattedrale del Salvatore” che si affaccia su Plaza la Seo; alla sua destra c’è il “Museo Alma Mater” mentre alla sua sinistra c’è il “Museo del Foro di Caesaraugusta”.

Arco del Dean

Arco del Dean

Cattedrale del Salvatore

Cattedrale del Salvatore

Museo Alma Mater

Museo Alma Mater

Museo del Foro di Cesaraugusta

Museo del Foro di Ceasaraugusta

Faccio una rapida deviazione sulla destra per vedere più da vicino il “Puente de Piedra” e, già che ci sono, anche il “Monumento a Manuel Lorenzo Pardo” (ingegnere), poi torno sui miei passi. Una serie di sculture mi attende subito dopo: tra esse, la più importante è quella dedicata a “Francisco de Goya”.  Mi trovo in Plaza Nuestra Senora del Pilar ed ho l’imbarazzo della scelta su cosa vedere; come mio solito non intendo tralasciare nulla, per cui vado con ordine. La Sala da Esposizioni denominata “La Lonja” è seguita dal “Municipio di Saragozza”. L’imponente “Basilica di Nostra Signora del Pilar” è semplicemente stupenda e qui mi rendo conto che è la stessa che ho ammirato poco fa dal Puente del Pilar. Provo a farla entrare tutta nell’obiettivo della reflex ma è dura. Esattamente una settimana fa si è tenuta proprio qui la Festa della Madonna del Pilar: la tradizione vuole che, sin dalle prime luci del mattino del 12 ottobre, persone vestite con abiti tipici e non arrivino e regalino quantità industriali di fiori alla statua della Madonna. Il risultato di ciò che è stato è ancora qui ed è una cosa folle; viene quasi impossibile credere che siano tutti fiori.

Puente de Piedra

Puente de Piedra

Monumento a Manuel Lorenzo Pardo

Monumento a Manuel Lorenzo Pardo

Scultura per Francisco de Goya

Scultura per Francisco de Goya

Altre sculture in Plaza Nuestra Senora del Pilar

Altre sculture in Plaza Nuestra Senora del Pilar

La Lonja

La Lonja

Municipio di Saragozza

Municipio di Saragozza

Basilica di Nostra Signora del Pilar - 1

Basilica di Nostra Signora del Pilar – 1

Basilica di Nostra Signora del Pilar - 2

Basilica di Nostra Signora del Pilar – 2

Altare di fiori per la festa della Madonna del Pilar

Altare di fiori per la festa della Madonna del Pilar

Sulla mia sinistra serve una breve deviazione per poter vedere l’edificio che ospita il “Museo di Goya” e la dirimpettaia “Chiesa dell’Esaltazione della Santa Croce” (fotografabile solo in obliquo a causa del pochissimo spazio disponibile). Tornando nella piazza principale, sempre sul lato sinistro inizia “Calle Alfonso I°”, ovvero una delle strade più importanti della città nella quale passeggerò più tardi. Proseguo dritto fino ad imbattermi nella “Fuente de la Hispanidad” che trovo davvero particolare, anche se completamente all’ombra. Seguono poi, una attaccata all’altra, la “Chiesa di San Juan de los Panetes” ed il “Torreon de la Zuda”, il tutto poco prima di raggiungere il “Puente de Santiago”.

Chiesa dell'Esaltazione della Santa Croce

Chiesa dell’Esaltazione della Santa Croce

Fuente de la Hispanidad

Fuente de la Hispanidad

Chiesa di San Juan de lo Panetes

Chiesa di San Juan de lo Panetes

Torreon de la Zuda

Torreon de la Zuda

Puente de Santiago

Puente de Santiago

Prendo Avenida de Cesar Augusto dove posso vedere prima alcuni resti delle vecchie Mura Romane della città e poi il Monumento a colui che presta il nome a questa via. L’edificio che dovrebbe ospitare il Mercato Centrale è completamente vuoto e palesemente in disuso, infatti mi pare di aver visto  le attività commerciali spostate in una sede forse provvisoria dietro alla Fuente de la Hispanidad. Svolto a sinistra e, in Plaza del Justicia, ammiro sia la “Fuente de la Samaritana” che la bella “Chiesa di Santa Elisabetta di Portogallo”. Più avanti colgo due piccioni con una fava: in una piazza caratterizzata soprattutto da punti di ristoro gremiti in ogni ordine di posto da spagnoli golosi di tapas osservo il palazzo dove sono ubicati il “Museo Pablo Gargallo” e la “Chiesa di San Felipe e Santiago il Minore”; la posizione di quest’ultima (tanto per cambiare…) non consente di prendere un’immagine qualitativamente sufficiente. Chiude la zona la scultura che prendere il nome di “El Pastor de Aguila” piazzata a due centimetri dai tavolini di una tavola calda dove le persone stanno mangiando.

Resti di Mura Romane a Saragozza

Resti di Mura Romane a Saragozza

Stuatua per Cesare Augusto

Stuatua per Cesare Augusto

Fuente de la Samaritana

Fuente de la Samaritana

Chiesa di Santa Elisabetta di Portogallo

Chiesa di Santa Elisabetta di Portogallo

Museo Pablo Gargallo

Museo Pablo Gargallo

Chiesa di San Felipe e Santiago il Minore

Chiesa di San Felipe e Santiago il Minore

El Pastor de Aguila

El Pastor de Aguila

La visita presso la “Chiesa Parrocchiale di San Paolo” potrebbe andare meglio: il complesso è grande e sembra anche molto interessante, ma è totalmente circondato da mura di cinta che lasciano intravedere solo una parte delle strutture contenute all’interno. La successiva “Chiesa di San Tommaso d’Aquino” invece è fin troppo esposta, mentre un pochino più nascosta dalla vegetazione (ma non eccessivamente) è la “Chiesa di San Tommaso di Villanueva”. Il “Museo del Fuoco e dei Pompieri” (alla fine sembra solo una semplice caserma di vigili del fuoco con un ingresso dedicato alla parte espositiva in più) e la “Parrocchia Santiago El Mayor” (si sta celebrando un matrimonio anche qui) chiudono l’offerta del centro storico di Saragozza.

Chiesa di San Tommaso d'Aquino

Chiesa di San Tommaso d’Aquino

Chiesa di San Tommaso di Villanueva

Chiesa di San Tommaso di Villanueva

Museo del Fuoco e dei Pompieri

Museo del Fuoco e dei Pompieri

Parrocchia Santiago El Mayor

Parrocchia Santiago El Mayor

E’ già abbastanza tardi, considerando il fatto che siamo a metà ottobre e che le giornate non sono poi così lunghe come a luglio in quanto ad ore di luce. Mi manca da vedere solo una parte della città ed ho l’alberghetto prenotato per la notte che sta pressando affinchè io vada a prendere le chiavi entro le 22:00. Io so per certo che sarò dentro ben prima di quell’orario, ma decido di allungare di cinque minuti la passeggiata per dirigermi lì e togliere ogni ansia. Riesco a fare tutto con soddisfazione, anche se rabbrividisco quando mi viene comunicato l’orario della colazione: dalle 9:00 alle 11:00. Già…giusto…siamo sempre in Spagna e questi tizi sono fuori di testa come i terrazzi. Io avrò il treno alle 8:00 e la stazione dista trenta minuti a piedi da qui, figuriamoci se potrò aspettare le 9:00 per fare colazione; è così che la receptionist insiste per darmi il cosiddetto “cestino”, cioè qualcosa da mangiare che possa compensare il mancato pasto della giornata a venire. Preso anche il cestino…mi rimetto in moto perchè ora più che mai si sta facendo largo il buio. Con una certa velocità vedo la “Chiesa Parrocchiale del Cuore di Maria” seguita dal “Monumento al Re Ferdinando II°” detto il Cattolico. Faccio poi il mio ingresso nel “Parco Grande Josè Antonio Labordeta”, ovvero una vasta area verde caratterizzata da fontane, una bella scalinata alla cui sommità c’è il “Monumento per Re Alfonso I°” detto Il Battagliero e…da una marea di gente a passeggio.

Chiesa Parrocchiale del Cuore di Maria

Chiesa Parrocchiale del Cuore di Maria

Monumento a Re Ferdinando II° il Cattolico

Monumento a Re Ferdinando II° il Cattolico

Fontana al Parco Grande Antonio Labordeta - 1

Fontana al Parco Grande Antonio Labordeta – 1

Fontana al Parco Grande Antonio Labordeta - 2

Fontana al Parco Grande Antonio Labordeta – 2

Fuente del Neptuno

Fuente del Neptuno

Scalinata al Parco Grande Antonio Labordeta

Scalinata al Parco Grande Antonio Labordeta

Monumento per Re Alfonso I° il battagliero

Monumento per Re Alfonso I° il battagliero

Esco dal parco dalla parte opposta rispetto a quelle attraverso la quale sono entrato e, sugli ultimi quattro punti di interesse rimasti, colleziono ben tre delusioni: la prima riguarda la “Chiesa di San Francesco d’Assisi”: è ubicata all’interno di una normalissima costruzione e non sembra affatto un edificio religioso. La “Chiesa di San Fernando de Torrero” è all’intero di una zona militare, ovviamente recintata ed invalicabile. La Chiesa di Sant’Antonio da Padova ha la giungla dell’Amazzonia davanti che copre tre quarti della facciata, quindi anche qui vado via a mani vuote. Fortunatamente, all’interno dell’omonimo parco, almeno la “Statua-Fontana a Ramon Pignatelli” (ex politico locale) riesco a vederla.

Statua-Fontana per Ramon Pignatelli

Statua-Fontana per Ramon Pignatelli

Anche per Saragozza è tutto; non mi resta altro che entrare in un market visto poco fa per acquistare la spesa per la cena e poi rientrare in stanza a mangiare, riposare e passare il resto del tempo col mio solito calcio manageriale. Alle 21:20 giro la chiave nella serratura della porta e seguo alla lettera il programma appena citato.

Domenica mattina: La sveglia è intorno alle 6:15, in modo tale da poter fare tutto con calma ed uscire per le 6:45 puntando dritto la stazione di Saragozza-Delicias. La mattinata è stranamente temperata, a differenza dell’Italia in cui alla stessa ora di questo stesso periodo fa già un discreto freddo pungente. I circa trenta minuti di passeggiata fatti con estrema calma passano senza patemi ed arrivo a destinazione verso le 7:20. Mi metto nella sala d’attesta perchè nelle ferrovie spagnole si accede al binario solo dopo aver effettuato il controllo del bagaglio al metal detector e solo ad un certo orario; non si può assolutamente sgarrare. Questo modo di fare è uno dei rarissimi casi per cui apprezzo la nazione che mi ospita: così facendo nessuno ti chiederà mai il biglietto quando sei a bordo perchè se non ce l’hai a prescindere non ti puoi neanche avvicinare ai vagoni. Circa quindici minuti prima della partenza ci danno il via e possiamo muoverci, così ho modo di cercare il posto a sedere assegnatomi dal sistema in fase di prenotazione. Il viaggio verso Lleida dura cinquantaquattro minuti durante i quali non posso dormire nonostante la stanchezza accumulata recentemente: mancare la fermata intermedia vorrebbe dire combinare un casino. alle 8:54 scendo alla piccola stazione della località Catalana (poco più di 100.000 abitanti) che nei giorni scorsi è stata anch’essa teatro di scontri tra indipendentisti e forze dell’ordine. Adesso pare che sia tutto a posto da questo punto di vista, ma un’altra cosa mi scassa i coglioni anche stavolta: la pioggia domenicale. Ormai è un classico: quando parto mi becco sempre un buon sabato ed una domenica piovosa; purtroppo Lleida non è un’eccezione. Per ora le gocce sono sopportabili, ma non so se e quando la situazione peggiorerà. Prendo un cavalcavia e mi porto dall’altra parte dei binari perchè la prima attrazione che vorrei vedere sta proprio sul lato opposto rispetto a quello in cui mi trovo. Si tratta della “Llotja”, ovvero il palazzo dei congressi nonchè teatro cittadino; ha una forma particolarissima che va solo vista perchè non si può assolutamente definire.

La Llotja di Lleida

La Llotja di Lleida

Come per magia…inizia a piovere con maggiore insistenza. Sfrutto questo strano edificio per ripararmi perchè ho tempo in abbondanza per visitare questa cittadina e se potessi evitare di indossare il k-way sarebbe per me molto più semplice; però, per non sapere nè leggere nè scrivere, il mini impermeabile allo zaino lo applico subito per non rischiare di trovare documenti, computer ed apparecchi elettronici bagnati e da buttare nel cassonetto. Mentre sono lì vedo passare gruppetti di donne che indossano tutte una strana maglietta e già immagino che, dopo la pioggia, ci sarà anche l’ennesima manifestazione organizzata della domenica che potrebbe rompere i coglioni al mio giro. Cerco di informarmi su internet e vedo che proprio oggi è in programma la marcia contro il tumore al seno, quindi mi preparo al peggio anche se il meteo potrebbe ridimensionare l’avvenimento. Appena le gocce si diradano mi rimetto in cammino con destinazione il “Parc dels Camps Elisis”. Si tratta di un’area verde di medie dimensioni che raggiungo superando un’apposita passerella che sovrasta il Rio Segre, dalla quale ho la migliore vista possibile del “Pont del Princep de Viana”. Dall’assembramento di persone che vedo in lontananza e dal rumore del megafono che sento, probabilmente l’intera manifestazione si svolgerà proprio qui e non sfocerà nel centro urbano; se realmente sarà così il pericolo sarà scampato.

Pont del Princep de Viana

Pont del Princep de Viana

Evitando con cura la massa (poca roba, per la verità) mi metto ad esplorare il parco: il suo massimo lo regala nella parte che confina con Avenida de les Garrigues; qui infatti si sviluppa un vero e proprio giardino con vegetazione curata e giochi d’acqua che, seppur semplici, fanno nell’insieme la loro figura. Un esempio è quello della “Fontana della Sirena”: è veramente piccola  ed in un altro contesto non sarebbe presa in considerazione neanche dai piccioni, ma  qui ha il suo perchè. Più avanti c’è l’oggetto del mistero vero e proprio: il “Palau de Vidre” (palazzo di vetro in italiano) venne costruito nel 1965 ed usato come area fieristica, ma attualmente è fatiscente perchè abbandonato a se stesso da molto tempo. Proprio ora è in corso un bando di gara per raccogliere più idee possibili su come riqualificarlo o, se dovesse essere demolito, su come riutilizzare l’area. Completano l’opera alcune sculture e quello che sembra un chiosco per la musica.

Fontana della Sirena

Fontana della Sirena

Parc dels Camps Elisis - 1

Parc dels Camps Elisis – 1

Parc dels Camps Elisis - 2

Parc dels Camps Elisis – 2

Parc dels Camps Elisis - 3

Parc dels Camps Elisis – 3

Parc dels Camps Elisis - 4

Parc dels Camps Elisis – 4

Parc dels Camps Elisis - 5

Parc dels Camps Elisis – 5

Parc dels Camps Elisis - 6

Parc dels Camps Elisis – 6

Faccio giusto in tempo a finire di visitare questo posto perchè subito dopo torna a piovere pesantemente; anche stavolta l’architettura di Lleida mi salva dal dover indossare il k-way: dall’altro lato della strada vedo un posto dove ripararmi e stare seduto allo stesso tempo. Tra giochi sullo smartphone ed internet arrivo ad un nuovo momento di cielo sereno; ad occhio e croce sono rimasto fermo un’oretta. Senza ombra di dubbio il punto di interesse maggiore di Lleida è l’area che comprende la Cattedrale Antica ed il Castello, entrambi ubicati sulla sommità di una collina nel bel mezzo del centro abitato; da dove mi trovo adesso riesco a fare una discreta panoramica.

Lleida - scorcio

Lleida – scorcio

Supero il Pont Vell e mi trovo di fronte “La Statua di Indibil e Bandoni” piazzata sotto “l’Arco del Ponte” (l’antica via d’accesso alla città); i due personaggi, tramite lotte e negoziati andati a buon fine, riuscirono ad evitare che Lleida fosse rasa al suolo da Romani e Cartaginesi. Oltrepasso l’arco e posso scegliere se proseguire verso destra o verso sinistra; decido per la prima opzione e mi trovo quasi subito in Plaça de Sant Joan. La verità è che mi sento totalmente spiazzato: c’è un mix terribile di modernità e storia senza un senso logico che non mi piace per niente. Vedo una specie di torre della quale on-line non c’è alcuna notizia; appena ci giro intorno sembra essere l’ascensore verso il parcheggio interrato…ma qual’è il senso di aver piazzato qui questa cosa? Una rampa di scale conduce ad un ascensore che porta verso la parte alta della collina che ho descritto da poco, ma la chicca sta per arrivare: una scala mobile tipo centro commerciale svolge la medesima funzione a pochi metri di distanza; è una cosa talmente Brutta da meritare la “B” maiuscola.  Sull’angolo opposto l’unica cosa decente è la “Chiesa di Sant Joan”, ma l’immagine è rovinata alla base dal tendone di un punto di ristoro. Insomma…mi sembra di osservare un’accozzaglia di cose messe a casaccio.

Statua di Indibil e Bandoni

Statua di Indibil e Bandoni

Arco del Ponte

Arco del Ponte

Torre in Plaça de Sant Joan

Torre in Plaça de Sant Joan

La meravigliosa scala mobile in Plaça de Sant Joan

La meravigliosa scala mobile in Plaça de Sant Joan

Chiesa di Sant Joan

Chiesa di Sant Joan

Vado avanti con la visita, anche se resto molto interdetto da ciò che ho appena visto; noto prima un bel palazzo amministrativo cittadino tutto colorato di rosso scuro (la Diputaciò de Lleida) e poi la “Parrocchia Madre di Dio del Carme”: entrambe queste costruzioni affacciano su due lati : su Carrer del Carme e su Rambla de Ferran. Ci provo in tutti i modi a fotografarli, ma nonostante tutto è impossibile; la parte che dà sul centro storico è troppo schiacciata contro le case poste di fronte e non concede spazio utile per il mio obiettivo, mentre la parte che dà sulla rambla è coperta dagli alberi. Una cosa però la noto quasi subito ed è la presenza enorme di negozi etnici, più che altro di prodotti alimentari. Proseguendo con la camminata tutto ciò aumenta ancora in maniera esponenziale e non so darmi una spiegazione. Mi fermo su Plaça de Berenguer IV perchè sono nella traiettoria perfetta per poter immortalare la Stazione di Lleida-Pirineus prima di cambiare strada. Faccio un salto all’Auditorium Enric Granados e poi punto dritto verso la collina.

Stazione di Lleida Pirineus

Stazione di Lleida Pirineus

Auditorium Enric Granados

Auditorium Enric Granados

Già conosco la strada, però mi diverto ad impostare il navigatore per vedere che via mi dice di seguire; come immaginavo mi parla di oltre un kilometro in salita con tempi di percorrenza assurdi. A dire il vero è la stessa cosa che avevo letto on-line in fase di preparazione del viaggio, ma è bastato poco a farmi capire che la mitica scala mobile di Plaça de Sant Joan serve a qualcosa. Mi conduce su Carrer del Canyeret e qui, subito dopo aver visto l’omaggio della città a Marius Torres (poeta catalano), prendo un ascensore piuttosto malandato che finisce il lavoro accompagnandomi quasi fino alla cima; resta giusto da superare a piedi il tratto finale che non è niente di preoccupante. Intanto colgo la palla al balzo per scattare qualche immagine da questa posizione privilegiata.

Omaggio a Marius Torres

Omaggio a Marius Torres

Vista di Lleida dal sito dell'ascensore

Vista di Lleida dal sito dell’ascensore

Vista della Cattedrale Antica dal sito dell'ascensore

Vista della Cattedrale Antica dal sito dell’ascensore

Faccio il mio ingresso nell’area fortificata attraverso una porta aperta tra lastroni di pietra; le indicazioni segnalano i due punti di interesse qui presenti, ovvero la Cattedrale Antica (La Seu Vella) ed il Castell de la Suda. Ovviamente entrambi i luoghi sono soggetti a ticket, però c’è una bella differenza tra loro: la Cattedrale la si può vedere tranquillamente dall’esterno mentre il Castello no. Decido di fare prima il giro a 360 gradi dell’edificio religioso: è enorme e trasuda storia in ogni suo centimetro. Al Castello mi ci avvicino, ma solo per salire su di un bastione dal quale prendo uno scatto della Cattedrale che non potevo lasciare qui. Da non sottovalutare la possibilità di godere di nuove vedute sulla città: da quassù appare più bella di quella che è in realtà.

Ingresso all'area fortificata

Ingresso all’area fortificata

Cattedrale Antica di Lleida - 1

Cattedrale Antica di Lleida – 1

Cattedrale Antica di Lleida - 2

Cattedrale Antica di Lleida – 2

Cattedrale Antica di Lleida - 3

Cattedrale Antica di Lleida – 3

Cattedrale Antica di Lleida - 4

Cattedrale Antica di Lleida – 4

Cattredrale Antica di Lleida - 5

Cattredrale Antica di Lleida – 5

Cattedrale Antica di Lleida - vista dal bastione

Cattedrale Antica di Lleida – vista dal bastione

Vista di Lleida dalla Collina della Cattedrale Antica

Vista di Lleida dalla Collina della Cattedrale Antica

Conclusa questa parte arriva il momento di scendere al piano stradale per continuare il giro verso la parte sinistra dell’Arco del Ponte. Quando ci sono noto che anche qui vale lo stesso discorso fatto prima per la parte opposta del centro storico: in questo caso i palazzi affacciano sia su Carrer Major che su Avinguda de Blondel. Appurato ciò mi dedico immediatamente alla “Paeria”, ovvero il Municipio di Lleida: qui ricevo davvero troppa grazia perchè l’edificio è fotografabile da ambo i lati. Poco dopo merita attenzione la piccola ma graziosa “Chiesa di San Francesco”. Il successivo “Museo d’Arte Jaume Morera” è senza infamia e senza lode, così passo oltre e mi dedico ad osservare “l’Oratorio di Nostra Signora dei Dolori” al quale posso fare solo un click da posizione molto obliqua. Intanto, passo dopo passo, continuo a notare la stranezza di qualche tempo addietro: in giro ci sono quasi solo extracomunitari ed il loro numero aumenta esponenzialmente addentrandomi nelle viuzze del centro storico.

La Paeria - lato centro storico

La Paeria – lato centro storico

La Paeria - lato città moderna

La Paeria – lato città moderna

Chiesa di San Francesco

Chiesa di San Francesco

Oratorio di Nostra Signora dei Dolori

Oratorio di Nostra Signora dei Dolori

Prossimi punti di interesse sono la vecchia (ma interessante) “Chiesa di Sant Llorenç” ed il “Museo di Lleida”. Qui ho la purtroppo la conferma ai miei dubbi: vorrei andare a vedere la “Parrocchia de Sant Martì” ma mi devo fermare perchè la strada che mi indica il navigatore dello smartphone sembra uno dei peggiori sobborghi di Mombasa: africani seduti sui marciapiedi a non fare un tubo, africani che vagano senza mèta, africani che si accorgono della mia presenza e che si mettono a fissare questa “mozzarella che cammina” chiedendosi perchè io sia lì. Bella questa, vero? Loro si chiedono dubbiosi il perchè io sia li…a casa mia. Chi ha letto altri miei racconti sà bene che non mi tiro praticamente mai indietro di fronte a niente, ma stavolta ritengo opportuno non entrare in quella strada. Fate un po’ i vostri calcoli e ditemi se è normale una cosa simile. Mai mi era capitato di vedere in Spagna una tale situazione, ma ormai è chiaro e lampante: Lleida è un grande ghetto per migranti scelto da chissà quale autorità per essere mandato verso la rovina. Già questo posto non mi è piaciuto in partenza, adesso mi è proprio calato sotto la suola delle scarpe, ma sono qui ed ho pagato per esserci, per cui il giro lo voglio portare a termine lo stesso.

Chiesa de Sant Llorenç

Chiesa de Sant Llorenç

Museo di Lleida

Museo di Lleida

Devo anche rinunciare a mangiare ed è un’altra cosa grave: mi andrebbe un kebab, pietanza che spesso uso per il pranzo o per la merenda e che acquisto in ogni località d’Europa senza distinzioni; qui non posso farlo anche se ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. Il fatto è che all’interno non c’è una clientela mista, ma composta solo da extracomunitari; non appena faccio cenno di avvicinarmi per guardare la varietà dei menù esposti mi vengono messi occhi addosso da tutti e la sensazione di essere io l’intruso in Europa torna nuovamente. Preferisco di gran lunga digiunare. Con tutti questi pensieri che balenano nella mente raggiungo la “Cattedrale Nuova” e la vicinissima “Casa dels Gegants”. L’edificio religioso è fotografabile da posizione defilata, mentre alla casa storica devo rinunciare perchè troppo appiccicata ad altre costruzioni. Segue una lunga passeggiata, ma col medesimo risultato: la “Parrocchia di Santa Maria di Gardeny” è coperta da alberi in ogni suo centimetro quadro. Prendo la salita che mi porterà in cima alla collina che ospita il “Castello Templare di Gardeny” che si offre alla mia osservazione; nel corso della strada vedo anche il particolare “Monumento a Gaspar de Portola”, esploratore spagnolo.

Cattedrale Nuova

Cattedrale Nuova

Monumento a Gaspar de Portola

Monumento a Gaspar de Portola

Castello Templare di Gardeny

Castello Templare di Gardeny

Torno al piano strada ed inizio la visita di una nuova zona della città che mi ospita; quasi subito mi imbatto nel “Monumento agli Agricoltori” ubicato nell’omonima piazza. Qui…ci risiamo: imbocco Carrer de la Mariola con l’obiettivo di andare a vedere la “Parrocchia di San Paolo”, ma più cammino e più che mi trovo in un ambiente che definirei ostile. Non voglio passare per razzista perchè non lo sono, adoro viaggiare, sono cittadino del mondo e dò rispetto chi fa lo stesso con me…ma anche stavolta devo girare i tacchi e tornare indietro quando mi trovo all’angolo con Carrer Jupiter perchè non mi sento sicuro con tutta quella strana marmaglia umana. Questa città ha troppe aree che sembrano un far west e la cosa non era prevista. Proseguo il mio giro e mi fermo nella zona dello Stadio: qui gioca la squadra dell’Esportiu Lleida, compagine inserita nella “Segunda Division B” (la terza serie spagnola). A dire il vero il club è stato fondato nel 2011 dopo che lo storico team della città fallì per gravissimi problemi finanziari dopo 24 stagioni in serie B ed anche 2 stagioni nella Liga (stramaledetti soldi…). L’impianto sportivo è ovviamente chiuso in ogni sua entrata, per cui mi limito a visionarlo dall’esterno ed a fotografare lo stemma ufficiale.

Monumento agli Agricoltori

Monumento agli Agricoltori

Lleida Esportiu - stemma ufficiale

Lleida Esportiu – stemma ufficiale

Torno quindi in direzione del centro e precisamente punto Plaça de la Pau Casals: qui trovo una buffa scultura (della quale non c’è traccia nè on-line nè da nessuna parte) e una fontana che purtroppo non è in funzione; di questa le immagini su internet ci sono ed anche spettacolari; peccato. Guardo la mia mappa e decreto la fine della visita ufficiale di Lleida; ho ancora tempo a disposizione ed un’intera parte moderna (quindi senza apparenti punti di interesse) almeno da percorrere. Non me lo faccio dire due volte, anche se in fondo in fondo scovo soltanto la “Parrocchia di Santa Maria Magdalena” come extra bonus.

Buffa scultura in Plaça de la Pau Casals

Buffa scultura in Plaça de la Pau Casals

Fontana in Plaça de la Pau Casals

Fontana in Plaça de la Pau Casals

Parrocchia di Santa Maria Magdalena

Parrocchia di Santa Maria Magdalena

Torno in orario alla fermata di Lleida-Pirineus e, dopo essere andato in bagno, mi reco ai controlli del bagaglio e del biglietto per poter acceder al binario del treno in partenza con destinazione Barcellona Sants. E’ puntuale e raggiungo la caotica stazione della metropoli catalana poco dopo le 20:30. Con in mano il ticket dell’alta velocità mi affaccio alla biglietteria per ritirare ciò che mi spetta di diritto: un biglietto per l’aeroporto completamente gratis. Al binario numero nove aspetto un bel po’ prima che passi il convoglio diretto al Terminal 2 dello scalo di El Prat e, una volta lì, cerco e trovo una sedia che abbia accanto una presa di corrente; accendo il pc portatile e mi metto a giocare al mio calcio manageriale, poi ad una certa ora provo a dormire e ci riesco, anche se con tanta fatica e scomodità da vendere. La sveglia suona alle 4:15 del mattino, in tempo utile per effettuare i controlli di sicurezza e per recarmi all’imbarco del volo verso Roma Fiumicino delle 6:05. Come all’andata mi capita il posto in seconda fila, stavolta al finestrino (2F) ed è pacchia totale: mi appoggio all’aereo ed allungo le gambe per un altro paio d’ore scarse di sonno profondo. Al principale aeroporto romano prendo il consueto bus verso il centro e me ne vado a casa a lavorare: oggi si fa telelavoro.

Conclusioni: il titolo del post è ultra-chiaro, e credo anche ciò che ho scritto nel corso dell’intero racconto. Saragozza è una “signora città” con una storia propria e tante testimonianze tangibili; sono stato davvero felice di averla visitata soprattutto perchè non è la primissima scelta per chi prenota un viaggio in Spagna. Parlando di Lleida cosa potrei aggiungere a ciò che ho già espresso? A pelle non mi è piaciuta, poi la situazione si è aggravata irrimediabilmente. Ho sinceramente l’amaro in bocca perchè la collina della Cattedrale Antica ed altri siti sono degni di nota, ma regalare una città agli extracomunitari in questa spudorata maniera proprio non va bene. Io ci ho messo addirittura una lapide sopra, gli altri sono liberi di valutare con la propria testa.

 

 

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