Rieti: una piacevole giornata nel Centro d’Italia

di admin
Panorama sul Fiume Velino - 1

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Secondo week-end post lockdown: il confine del lager coincide ancora con quello della regione di residenza, proprio come la settimana scorsa. Non potendo superare senza giusta causa tale limite (le guardie carcerarie del 2020 prendono il nome di “multe salatissime” e “denunce penali come se piovesse”) non mi resta altra scelta se non quella di dedicare nuovo tempo prezioso alla scoperta del Lazio. Stavolta l’onere di dovermi sopportare spetta a Rieti, il capoluogo della Sabina dove non ho mai messo piede prima d’ora. In verità ho sempre avuto una discreta curiosità per questa città ma, esattamente come per Viterbo vista la settimana scorsa, è troppo vicina a casa mia per rientrare nel novero delle destinazioni dei miei viaggi sgangherati in giro per l’Europa e per il mondo. Oltre ad essere una località di tutto riguardo, Rieti ha un’altra singolare caratteristica: dal punto di vista storico e letterario è da sempre considerata come il “Centro d’Italia”; il punto simbolico designato è la piccola Piazza San Rufo. E’ però provato che questa sia poco più che una trovata folkloristica perchè studi scientifici hanno dato altri riscontri in merito. Da profano una domanda me la pongo: come si fa a stabilire quale sia il centro esatto di una figura completamente irregolare come l’Italia? Cercando informazioni on-line ho letto che anche illustri studiosi asseriscono che sia impossibile, proprio come faccio io. Altri invece si sbizzarriscono sostenendo che tale punto sia in un luogo del tutto differente oppure addirittura in mezzo al mare. Non sapremo mai chi ha ragione, anche perchè questo dubbio non è e non sarà mai la priorità tra le cose da capire. Per cui cambiamo argomento e vediamo com’è andata…

Sabato mattina: la sveglia suona alle 6:45 in una giornata di fine maggio che appare atipica; il resto del mese è stato a dir poco stupendo dal punto di vista del meteo, mentre da ieri sera sembra essere sceso il gelo. Fortunatamente ho guardato per tempo le previsioni ed esco di casa preparato indossando una maglietta intima a pelle ed una maglia da mezza stagione a maniche lunghe. Il termometro del cruscotto della macchina segna 11 gradi mentre fino a trenta ora fa sudavo da fermo per il caldo. Anche oggi la partenza è da Tiburtina, per cui faccio il solito tragitto composto da auto fino al parcheggio e due metropolitane con cambio a Termini. Una volta in zona mi dirigo subito a vedere se ho ben compreso lo stallo dal quale partirà il bus e trovo il punto in un baleno. Detto ciò faccio due passi per cercare di non annoiarmi ed ho una visione terribile: il piazzale dell’Autostazione Tibus è completamente vuoto; quel luogo che poteva definirsi un formicaio umano a tutte le ore non ha nè una persona e nè un bus al suo interno. Mi assale la tristezza quando penso (e ne sono sempre più convinto) che tutto questo disastro sia stato causato da decisioni prese con troppa superficialità non pensando minimamente alle conseguenze che tali scelte provocheranno nell’immediato futuro a livello economico. Alle 8:25 arriva il Cotral, bello come non lo avevo mai visto: un bestione a due piani nuovo di zecca che fa da contraltare ai mezzi vetusti e fatiscenti ai quali sono abituato da sempre. Lo stupore è però strozzato dalla delusione di dover indossare obbligatoriamente l’inutile “mutanda” su naso e bocca per tutto il viaggio. La tratta dura poco più di un’ora e mezzo, tempo in cui il pullman percorre una parte di campagna laziale a me sconosciuta. L’arrivo è in un settore dedicato che affianca la stazione ferroviaria ed è sempre da qui che ripartirò questo pomeriggio. Alle 10:00 passate la temperatura è ancora troppo fresca per i miei gusti; pure il sole fa i capricci perchè va e viene a suo piacimento. Devo prenderne atto e procedere oltre. Dall’altro lato della carreggiata si apre Piazza Mazzini che mi dà il benvenuto regalandomi la vista del “Monumento ai Caduti”.

Monumento ai Caduti

Monumento ai Caduti

Poco più avanti c’è già uno dei pezzi forti della città, ovvero la “Basilica di Sant’Agostino”: fotografo prima la sola facciata e poi passo ad una visione d’insieme laterale, anche se un paio di alberi impertinenti coprono un po’ troppo la seconda immagine seguente.  Faccio un salto sulla vicinissima Piazza Guglielmo Oberdan che ospita il “Monumento per Marco Terenzio Varrone”, un letterato romano nato a Rieti e vissuto prima di Cristo. Una brevissima passeggiata mi porta ad osservare la “Chiesa di Sant’Antonio Abate” seguita dalla “Porta Conca”, una delle tante vie di accesso al centro storico che è in buona parte circondato da antichissime mura, ancora oggi tanto sceniche quanto imponenti.

Basilica di Sant'Agostino - facciata

Basilica di Sant’Agostino – facciata

Basilica di Sant'Agostino - panoramica

Basilica di Sant’Agostino – panoramica

Monumento per Marco Terenzio Varrone

Monumento per Marco Terenzio Varrone

Chiesa di Sant'Antonio Abate

Chiesa di Sant’Antonio Abate

Porta Conca

Porta Conca

Uno dei tanti scorci delle mura di Rieti

Uno dei tanti scorci delle mura di Rieti

Da qui dò il via all’esplorazione di una parte periferica, come mio solito; è ormai risaputo che preferisco prima togliermi le zone più lontane per poi concentrarmi nel cuore delle località che visito e questo è il momento più adatto per una deviazione. Resto stupito di fronte alla bellissima “Porta d’Arci” che mai mi sarei aspettato così grande e ben conservata. Purtroppo lo spazio a disposizione per poterla portare nel mio album dei ricordi tutta intera non è sufficiente; il punto migliore per lo scatto lo trovo accanto a due nuovi amici a quattro zampe che non disdegno di salutare. Una piccola ed inaspettata area verde lungo la strada prende qualche minuto della mia attenzione: non intendo tralasciare il “Monumento al Generale Alfonso La Marmora” ed una graziosa fontana qui ubicata.

Porta d'Arci

Porta d’Arci

Due amici a quattro zampe mi osservano

Due amici a quattro zampe mi osservano

Monumento al Generale Alfonso la Marmora

Monumento al Generale Alfonso la Marmora

Graziosa Fontana

Graziosa Fontana

Il prossimo obiettivo che ho segnato sulla mappa è la “Chiesa di San Francesco Nuovo” che, come dice il nome stesso, è un edificio religioso moderno. Dove resto un pochino di più è lo “Stadio Centro d’Italia” intitolato a Manlio Scopigno. Questo signore è nel cuore dei reatini poichè, cresciuto in zona sia come persona che come giovane calciatore, è sempre rimasto legatissimo a questa città. E’ stato un buon giocatore (prima che un infortunio, allora non curabile come oggi, gli stroncasse la carriera) ma soprattutto l’allenatore del primo, unico e storico scudetto vinto dal Cagliari nella stagione 1969-1970. L’impianto sportivo non è niente male ed è la casa della squadra di calcio locale. Da appassionato di serie minori ricordo come il Rieti abbia provato per un numero clamoroso di anni il salto dalla serie D alla serie C senza riuscirci; poi, una volta centrata l’impresa, si dimostra non all’altezza di mantenere la categoria. E’ notizia di due giorni fa la retrocessione d’ufficio (causa l’attuale ultimo posto in classifica) che la Federcalcio gli ha regalato dopo aver interrotto tutti i campionati per la follia collettiva del coronavirus. Spero sia vero che la società stia pensando ad un ricorso in tribunale perchè sono del parere che se la stagione non arriva al termine non ci debba essere alcuna retrocessione. Ovviamente lo stadio è chiuso e di entrare a dare un’occhiata non se ne parla nemmeno. Non serve neanche fare il giro dell’intero perimetro per trovare una buona immagine globale e mi devo accontentare di ciò che segue. Una passeggiata ben più lunga delle precedenti mi porta a terminare questa zona osservando prima la “Chiesa di San Giovanni Battista” e poi la “Chiesa di San Giovanni Bosco”.

Stadio Centro d'Italia

Stadio Centro d’Italia

I tifosi del Rieti ricordano Manlio Scopigno

I tifosi del Rieti ricordano Manlio Scopigno

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di San Giovanni Bosco

Chiesa di San Giovanni Bosco

Il rientro nel centro storico avviene nuovamente tramite Porta d’Arci. Non ci vuole molto a capire che ciò che esplorerò da qui in avanti sarà un fitto reticolato composto per la quasi totalità da stradine antiche a senso unico ed aree pedonali. Ciò che mi fa rimanere perplesso in confronto ad altre località storiche è la scarsa cura generale dei palazzi, ed infatti parecchi di loro sono coperti da impalcature poichè chi di dovere si è reso conto che necessitano del dovuto restyling. A mio parere è un vero peccato perchè la situazione attuale non è positiva. Su Via Garibaldi trovo due edifici religiosi uno di fronte all’altro: la “Chiesa di Santa Caterina” fa oggi parte di una scuola paritaria, mentre la facciata della “Chiesa di San Giuseppe” è troppo spesso usata come parcheggio dai soliti guidatori indisciplinati. Un’occhiata fugace la dedico anche alla “Chiesa di San Giovenale” prima di imboccare Via San Francesco (dove ammiro la “Chiesa di Santa Chiara”) fino all’omonima piazza che ospita, manco a dirlo, la “Chiesa di San Francesco”.

Chiesa di Santa Caterina

Chiesa di Santa Caterina

Chiesa di San Giovenale

Chiesa di San Giovenale

Chiesa di Santa Chiara

Chiesa di Santa Chiara

Chiesa di San Francesco

Chiesa di San Francesco

Qui incontro il fiume Velino ed è amore a prima vista: l’acqua è pulita ed ha un colore intenso come piace a me, sicuramente esaltato dal sole che proprio in questo momento ha deciso di ricordarsi che è il 30 maggio e che sarebbe ora che uscisse dal letargo, dato che il maledettissimo inverno è finito da un bel pezzo. Uso una passerella pedonale ed il vicino “Ponte Romano” (sto parlando di quello ricostruito…perchè i pochi resti di quello originale che sono giunti fino a noi sono oggi casa per i volatili locali) per scattare quante più foto possibili ad un panorama degnissimo di nota. Vedere per credere.

La Passerella Moderna

La Passerella Moderna

Panorama sul Fiume Velino - 1

Panorama sul Fiume Velino – 1

Panorama sul Fiume Velino - 2

Panorama sul Fiume Velino – 2

Panorama sul Fiume Velino - 3

Panorama sul Fiume Velino – 3

Panorama sul Fiume Velino - 4

Panorama sul Fiume Velino – 4

Ponte Romano (Nuovo e Antico)

Ponte Romano (Nuovo e Antico)

Ponte Romano Antico - i Resti - 1

Ponte Romano Antico – i Resti – 1

Ponte Romano Antico - i Resti - 2

Ponte Romano Antico – i Resti – 2

Dopo questa scorpacciata di fotografie proseguo il mio giro e lo faccio iniziando dal “Monumento alla Lira”; più avanti, superato un parchetto, ecco la “Chiesa di San Michele Arcangelo” che ha davanti la statua dedicata allo stesso personaggio. Seguono il “Monumento al Bombardamento Aereo del 6 giugno 1944” e la “Statua del Contadino” (di epoca fascista e già oggetto di restauro); chiude la zona la bella “Porta Romana”ubicata in Piazza Repubblica, anch’essa niente male.

Monumento alla Lira - panoramica

Monumento alla Lira – panoramica

Monumento alla Lira - dettaglio

Monumento alla Lira – dettaglio

Chiesa di San Michele Arcangelo

Chiesa di San Michele Arcangelo

Statua di San Michele Arcangelo

Statua di San Michele Arcangelo

Monumento al Bombardamento Aereo del 6 giugno 1944

Monumento al Bombardamento Aereo del 6 giugno 1944

Statua del Contadino

Statua del Contadino

Porta Romana

Porta Romana

Piazza Repubblica - dettaglio

Piazza Repubblica – dettaglio

Torno indietro e supero nuovamente il fiume Velino, quindi altra camminata ed altri punti di interesse: una vicina all’altro trovo la piccola “Chiesa di San Nicola” ed un bel dipinto murale dell’artista Ozmo chiamato “Al Suono delle Trombe” che abbellisce una parte del palazzo del tribunale locale. Stavolta la mappa mi conduce ad osservare la “Chiesa di Santa Lucia”; faccio un passaggio anche alla “Sezione Archeologica del Museo Civico” ubicata nella strada parallela ma ovviamente la trovo chiusa per lo stesso motivo che caratterizza questo insulso periodo.

Chiesa di Santa Lucia

Chiesa di Santa Lucia

Chiesa di San Nicola

Chiesa di San Nicola

Al Suono delle Trombe

Al Suono delle Trombe

Salgo una scalinata e resto non deluso, ma di più…dai “Giardini del Vignola”: se curata sarebbe una piccola nicchia verde dalla quale godere di una splendida vista sui tetti di Rieti, ma oggi la vedo totalmente allo stato brado; addirittura sento i commenti di una coppia di amiche che entrano mentre io scappo via (dopo aver scattato una foto dal belvedere) felici perchè almeno una sistemata gli è stata data dalla loro ultima visita. Non voglio neanche immaginare cosa potesse essere questo spazio messo peggio di così. Sulla destra osservo il “Palazzo Vincentini”, attuale sede della Prefettura. Raggiungo Via Roma dove vedo la “Chiesa di San Pietro Apostolo” e poi mi dirigo lì, in quello che è il Centro d’Italia commemorato perfino su una targa di marmo, ovvero Piazza San Rufo. E’ un’area pedonale di piccole dimensioni che si gira in venti secondi netti; ospita una strana scultura che prende il nome comprensibilissimo di “Umbilicus Italiae” che personalmente trovo insulso e terribile; le transenne con tanto di nastro bianco e rosso che il comune ci ha piazzato intorno non fanno altro che peggiorare le cose; anche se provo ad evitarle in ogni modo, l’immagine che segue esce comunque compromessa. Per fortuna la “Chiesa di San Rufo” migliora l’insieme.

Vista dai Giardini di Vignola

Vista dai Giardini di Vignola

Palazzo Vincentini

Palazzo Vincentini

Chiesa di San Pietro Apostolo

Chiesa di San Pietro Apostolo

Commemorazione del Centro d'Italia

Commemorazione del Centro d’Italia

Umbilicus Italiae

Umbilicus Italiae

Chiesa di San Rufo

Chiesa di San Rufo

Rieccomi su Via Garibaldi, ovvero la strada che ho lasciato ore fa per deviare in Via San Francesco; la mia organizzazione mi ha riportato esattamente nel luogo dal quale posso riprendere il cammino dopo aver visto, nel frattempo, tante altre cose. I primi punti di interesse che mi indica la mappa sono il “Teatro Comunale Flavio Vespasiano” e l’edificio sede della Posta Centrale di Rieti. Entrambi devo fotografarli da posizione molto obliqua perchè la loro mole ed il risicato spazio a disposizione non mi danno altra scelta. Pochi passi ancora e faccio il mio ingresso in Piazza Vittorio Emanuele II°: qui posso ammirare l’edificio che ospita sia il “Palazzo Comunale” che la “Sezione Artistica del Museo Civico”. Subito dopo dedico il tempo necessario alla “Fontana dei Delfini”.

Teatro Comunale Flavio Vespasiano

Teatro Comunale Flavio Vespasiano

Palazzo della Posta Centrale

Palazzo della Posta Centrale

Palazzo Comunale+Sezione Artistica del Museo Civico

Palazzo Comunale+Sezione Artistica del Museo Civico

Fontana dei Delfini

Fontana dei Delfini

Tocca all’area dove la padrona incontrastata è la “Cattedrale di Santa Maria Assunta”; è però troppo grande per poter entrare tutta quanta nell’obiettivo della mia reflex, per cui mi cimento nuovamente in uno dei miei terribili fotomontaggi che però rendono almeno l’idea di ciò che i miei occhi hanno davanti. La “Statua di San Francesco” ed il “Palazzo Papale” completano l’offerta di Piazza Mariano Vittori.

Cattedrale di Santa Maria Assunta - affaccio su Piazza Cesare Battisti

Cattedrale di Santa Maria Assunta – affaccio su Piazza Cesare Battisti

Cattedrale di Santa Maria Assunta - Fotomontaggio di Piazza Mariano Vittori

Cattedrale di Santa Maria Assunta – Fotomontaggio di Piazza Mariano Vittori

Statua di San Francesco

Statua di San Francesco

Palazzo Papale - panoramica

Palazzo Papale – panoramica

Palazzo Papale - interno dell'ingresso

Palazzo Papale – interno dell’ingresso

Proseguo dritto puntando la “Chiesa di Sant’Agnese” ma la trovo coperta dalle impalcature, quindi mi è interdetta. Mi sposto alla “Chiesa di San Domenico” e sono decisamente più fortunato. Esco nuovamente fuori dalle mura del centro storico da Via Cintia e, ad una simpatica rotonda con una minuscola fontana in mezzo, svolto a sinistra facendo ingresso nella zona verde di Piazza Marconi rinominata “I Giardini di Ito” in onore al gemellaggio tra Rieti e la cittadina giapponese di Ito. Qui sono stati piazzati due doni dei nipponici (la “Statua dedicata alla Famiglia” dell’artista Kenji Shigeoka e la “Lanterna Toro”) ed il “Simbolo del Gemellaggio”.

Chiesa di San Domenico

Chiesa di San Domenico

Rotonda con Fontana

Rotonda con Fontana

Statua dedicata alla Famiglia

Statua dedicata alla Famiglia

Simbolo del Gemellaggio Rieti-Ito

Simbolo del Gemellaggio Rieti-Ito

Il prossimo step si sviluppa partendo da Viale Emilio Maraini: una sua traversa mi offre la visuale della “Chiesa Regina Pacis” ed io non rifiuto l’invito. Subito dopo il meteo fa bingo: evidentemente l’alternanza continua tra sole e nuvole è troppo poco, per cui non ci siamo fatti mancare neppure uno scroscio di pioggia; fortunatamente dura solo qualche minuto e riesco a ripararmi sotto ad un albero. Lo so che non si dovrebbe fare, ma se questo passa il convento ho ben poche alternative. E poi…proprio li dove sono io deve cadere il fulmine? Appena possibile mi rimetto in moto e mi fermo ad osservare il “Monumento dedicato ai Caduti del Mare”, seguito dalla “Chiesa Madonna del Cuore”. Quando raggiungo la “Chiesa di Santa Maria Madre della Chiesa” non posso scattare fotografie perchè, nonostante sia in corso il divieto assoluto di assembramenti, nella zona dell’ingresso dell’edificio religioso non ci sono meno di quaranta persone.Temo si tratti di un funerale (funzione da poco autorizzata dopo il lockdown totale che l’ha interdetta per due mesi) e non mi pare rispettoso andare li a fare il turista impiccione mentre qualcuno soffre.

Chiesa Regina Pacis

Chiesa Regina Pacis

Monumento dedicato ai Caduti del Mare

Monumento dedicato ai Caduti del Mare

Chiesa Madonna del Cuore

Chiesa Madonna del Cuore

Ripercorro il viale precedente a ritroso e, alla medesima rotonda con fontana, giro ancora a sinistra. Ormai sono agli sgoccioli e mi rimangono solo da vedere “Porta San Giovanni” (davvero misera…sembra quasi la fessura dei distributori automatici dove si mettono le monete…) e la “Chiesa di San Liberatore”. Prima di dire definitivamente la parola fine scatto un’ultima foto alla cinta muraria che, ripeto, è notevole.

Porta San Giovanni

Porta San Giovanni

Chiesa di San Liberatore

Chiesa di San Liberatore

Ultimo scatto alle Mura di Rieti

Ultimo scatto alle Mura di Rieti

Guardo l’orologio e sono le 15:40. Alle 16:00 avrò il Cotral con destinazione Roma e vorrei non perderlo perchè per il successivo dovrei aspettare un’ulteriore ora senza sapere cosa fare se non vagare senza meta. Sono vicino all’autostazione e non solo arrivo in tempo, ma ho anche modo di acquistare un pacchetto di gelatine Haribo da gustare durante il rientro verso casa. Il pullman è puntuale e, tranne una pausa di una trentina di minuti causa incidente sulla via Salaria che richiede l’intervento dell’elicottero, fila tutto abbastanza liscio. Le due metropolitane e l’ultimo tragitto in auto mi riaccompagnano a casa poco dopo le 19:00.

Conclusioni: Rieti è una città gradevole dove chi non è mai stato può pensare di passare qualche ora proprio come ho fatto io. L’ho già detto e lo ribadisco: se fosse più curata avrebbe sicuramente qualche punto in più e non farebbe storcere il naso. Di cose da offrire ne ha ed in questo post le ho elencate una ad una, ma il mio invito va all’amministrazione comunale reatina: il turismo (pandemia permettendo) è senza alcun dubbio il business cardine del presente e del futuro, quindi non bisogna farsi trovare impreparati. Semmai capiterò nuovamente qui spero di trovare le cose molto migliorate.

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