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Per questa giornata di inizio primavera, non proprio accompagnata dal sole, bensì da nuvole e piogge sparse, arrivo a Genova di primissimo mattino. Mi dirigo verso l’aeroporto a noleggiare la macchina (stavolta, ahimè, una smart ForTwo) e mi allontano verso l’entroterra perchè il meteo aveva previsto condizioni peggiori sul mare; vado quindi alla scoperta di una buona parte della Provincia di Alessandria. Prima tappa: Novi Ligure.
Quando cercavo informazioni su cosa vedere nella cittadina piemontese mi ha colpito un link trovato sul sito istituzionale dello stesso comune: alla fine di tutte le altre informazioni (albo pretorio, servizi on-line, uffici e servizi) il collegamento con la pagina dedicata si chiama testualmente “Turismo (a Novi c’è…)”; mi ha fatto sorridere perchè, infatti, ammette in maniera scherzosa che Novi Ligure non è contrassegnata con una stella lucente tra le rotte turistiche nazionali, però qualcosa di bello da ammirare ce l’ha. Ed io ero lì per quello.
I Siti interessanti non sono molti. Nel dettaglio:
- Castello
- Parrocchia di San Pietro
- Parrocchia di Sant’Andrea
- Collegiata di Santa Maria Maggiore
- Chiesa di San Nicolò
- Pieve di Santa Maria
Non serve molto tempo per andare da un lato all’altro dell’area pedonale, ma è comunque l’atmosfera piacevole che si vive a farla da padrone. Sentivo che quel breve giro era stato comunque costruttivo. Ripresa la macchina era giunto il momento di andare a Tortona.
Questo comune mi è sembrato più o meno della stessa grandezza del precedente (il numero di abitanti indicato su internet differisce infatti davvero di poche unità). L’ho però trovato forse un tantino più vivo nell’insieme, ma questa è una semplice valutazione soggettiva che può dipendere da tantissimi fattori. Altra passeggiata per il centro storico nel quale ho potuto apprezzare i seguenti aspetti:
- Santuario Madonna della Guardia
- Abbazia Santa Maria
- Oratorio San Rocco
- Chiesa di San Michele
- Chiesa di Santa Maria dei Canali
- Piazza Duomo
- Castello
Quest’ultimo ha una particolarità: non si tratta di un vero e proprio castello, o meglio, lo era; la costruzione è stata distrutta, ricostruita e distrutta di nuovo; oggi rimane solo la torre e tutto intorno c’è una bella oasi verde dove poter fare una bella passeggiata nei pressi delle rovine. Si dice che le sue grotte conducano fino in centro, però pare siano perennemente chiuse. Se fossero visitabili potrebbero attirare una massa considerevole di turisti. Ma in Italia certe cose non accadono tanto facilmente visto che, per poterlo fare, occorrerebbe una adeguata manutenzione, cioè soldi e risorse che continuano a scarseggiare all’infinito. Finita la passeggiata per Tortona, altro giro ed altra corsa: stavolta è Alessandria la destinazione, colei che mi ha stupìto davvero, e la cosa bella è che è stato per puro caso.
Alessandria, a differenza delle due precedenti realtà, è una città a tutti gli effetti. Conta quasi 100.000 abitanti ed è il comune capoluogo dell’omonima provincia. E’ anche il posto che mi ha fatto rifocillare per il pranzo, così da permettermi di affrontare la seconda parte della giornata con lo stomaco pieno e con rinnovate energie, anche se i ritmi da queste parti sono abbastanza “slow”.
Passeggiando per il centro, i maggiori punti di interesse sono:
- Municipio
- Cattedrale
- Chiesa Santa Maria di Castello
La Cattedrale è davvero bella e dà un fantastico colpo d’occhio, incastonata com’è in una altrettanto bella piazza. Ma la parte che più ha meritato la mia attenzione in quelle ore è stata la Cittadella. Si tratta di una delle pochissime fortificazioni permamenti esistenti ed ottimamente conservate. E’ stata costrutita dai Savoia ed è forse l’unica che ancora oggi mantiene la sua conformazione originale.
L’obiettivo che avevo era quello di farci una visita accurata e passarci un po’ di tempo, ma avvicinandomi a quello che sembrava l’ingresso di un museo o di un ufficio ho avuto l’illuminazione. Mi sono messo a leggere i manifesti appesi all’esterno dove si parlava di visite guidate in certi giorni ed orari della settimana; noto con molto piacere che la successiva partenza era prevista entro una ventina di minuti. In quell’attimo un addetto della struttura, che si è accorto della mia presenza e del mio interesse, è uscito dalla porta di ingresso chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa. E’ stato l’attimo che ha dato il via a ciò che sarebbe successo subito dopo; gli ho chiesto delucidazioni sulla visita guidata, sul percorso e sul costo del biglietto. Mi ha risposto in maniera esaustiva dicendo alla fine che non esiste un ticket fisso da acquistare, bensì un’offerta libera a discrezione degli ospiti. Ho accettato tutte le condizioni ed ho atteso la partenza. Incredibile ma vero: ero solo; nessun’altro aveva avuto la mia stessa idea di visitare la Cittadella di Alessandria quel sabato pomeriggio. Per me quella era una cosa entusiasmante già di per se, ma ciò che sarebbe seguito avrebbe avuto davvero molto del mio interesse. La passeggiata ha avuto inizio davanti all’ingresso principale con la spiegazione dela piantina della Cittadella, facendo particolare attenzione ai bastioni che venivano usati sia come strumento di difesa dagli attacchi nemici che di offesa; le feritoie erano infatti usate per sparare colpi di cannone contro gli avversari. Poi, dopo averli esaminati da fuori, sono entrato all’interno dei bastioni stessi ed ho potuto capire che cosa avrebbe potuto significare “vivere” lì dentro quando la cosa si fosse resa necessaria. Uscito da lì, proseguendo lungo le mura perimetrali, ho incrociato altri palazzi usati nei più svariati modi: caserme, camerate, refettori ed anche magazzini per le munizioni. Ad un certo punto mi viene fatto notare che, su uno dei palazzi, la tinta cambia improvvisamente colore; è come se avessero tirato una linea dritta sul muro lasciando al di sotto una parte di colore più chiaro ed al di sopra una parte di colore più scuro. La guida mi ha spiegato che durante l’ultima alluvione, il vicino fiume Tanaro uscì dagli argini ed arrivò a coprire con le sue acque tutto ciò che trovava fino a quella linea. E’ stato spaventoso solo pensare cosa volesse significare quella massa di fango fin lassù, figuriamoci quali sentimenti avrebbe provocato esserci.
Ancora un po di passeggiata all’interno della Cittadella fortificata fino a quando arriva la chicca: mi fanno entrare in uno dei palazzi per vedere il luogo in cui c’erano i forni per la cottura del pane; finito questo mi viene detto che alcune stanze erano state adibite temporaneamente ad una mostra di un artigiano (sig. Claudio) che si dilettava a costruire qualsiasi oggetto avesse a che fare con la telecomunicazione (più che altro nel periodo Galvani-Marconi), partendo quindi proprio dagli albori; se oggi comunichiamo con cellulari d’avanguardia, usiamo internet ogni secondo della nostra vita senza quasi accorgercene e tutto il resto lo dobbiamo anche a questi pionieri che, ai loro tempi, costruirono ciò che l’artigiano ha cercato di ricreare e di far rivivere per lo più utilizzando materiali come in passato e tecniche di costruzione originali dell’epoca. E’ possibile sentire segnali radio captati con strumenti a dir poco impossibili, oppure vedere come funzionava il primo modello di telegrafo senza fili…fino ad arrivare a cose sempre più difficili e complicate. In quelle stanze sembra che tutto sia animato dalla magia, ed invece il funzionamento è reso possibile da questo genio sconosciuto praticamente a tutti che, con le sue mani, senza l’ausilio di circuiti stampati e solo con maniacale precisione è riuscito a costruire nei minimi dettagli. Fiore all’occhiello ed ultima attrazione di questa mini-mostra fantastica, la fedele riproduzione della cabina di comando del Titanic e conseguente rivisitazione delle ultime ore prima, durante e dopo lo scontro fatale con l’iceberg. Un modellino umano (o manichino che dir si voglia) rende il tutto più reale che mai con i suoi movimenti sincronizzati. Pensare che tutto quello spettacolo sia stato realizzato da un fornaio di professione con l’hobby delle telecomunicazioni è davvero straordinario. Alla fine della dimostrazione non riesco a credere che quella persona sia ancora li, senza alcuna gratificazione, onoreficenza o apparizione pubblica in trasmissioni tv o roba simile. Non potrò mai riuscire a spiegare su questo blog cosa ho provato in quei 30 minuti scarsi passati all’interno di quelle stanze. E la cosa ancora più incredibile è che lì dentro c’ero finito per puro e fortuito caso. Se non avessi letto quei manifesti per la visita della Cittadella di Alessandria avrei perso davvero un mondo. Dopo aver strinto la mano almeno 10 volte al sig. Claudio ho lasciato l’edificio ancora incredulo, accompagnato dalla guida. Ci stavamo dirigendo di nuovo verso l’ufficio per poterci salutare e per poter lasciare l’offerta volontaria per la visita guidata. Ho dato ciò che potevo e che, allo stesso tempo, mi sembrava corretto. La guida ha strabuzzato gli occhi: per la prima volta in vita mia mi è stato detto che ero stato “fin troppo generoso” con quanto dato; tutti gli altri pare si limitino a lasciare molto di meno ma io non me la sono davvero sentita. Chi mi conosce non esita un attimo a dire che ho “le braccine corte”, ma la verità è che sono abituato a pagare le cose per il loro valore e mai a scialacquare denaro inutilmente. Esco dalla Cittadella ed anche la visita di Alessandria giunge al termine. Tornato al parcheggio mi rimetto in macchina per l’ultima tappa prima del rientro serale a Genova: Acqui Terme.
Ci arrivo quando è già buio, ma mi dico che forse è meglio così poichè la famosa città termale avrebbe saputo stupirmi lo stesso “con i suoi effetti speciali”. Ho la fortuna di parcheggiare l’auto a pochi passi dall’inizio dell’area pedonale ed inizio la visita. A prima vista la cittadina era bella come me la aspettavo: illuminata ad arte, curatissima, pulitissima e molto tranquilla. Molta gente era ancora in giro nonostante il freddo fosse abbastanza pungente. E dato che la temperatura non mi aiutava, ho deciso di provarci da solo a farlo e di scegliere come prima tappa la “Piazza della Bollente”. Quello spazio viene così chiamato perchè, proprio nel bel mezzo di una piazza di Acqui, sgorga l’acqua termale ad una temperatura molto elevata; la fonte è illuminata ad arte con delle luci colorate che mutano tonalità ad intervalli regolari creando un’atmosfera davvero suggestiva; arrivo finalmente alla famosa fonte che riesco a vedere solo da molto vicino perchè l’alta temperatura dell’acqua mista alla gelida temperatura dell’aria provoca dei nuvoloni spessi di vapore che in certi casi impediscono di vedere cosa ci sia dall’altra parte.
Era un via vai di persone, per lo più di curiosi come me che si avvicinavano per guardare e per testare con le proprie mani se l’acqua fosse davvero bollente come dava a pensare il nome che gli avevano dato; posso garantire che lo era…eccome! Oltre ai curiosi si avvicinavano anche persone che avevano ben altre intenzioni: volevano usare le benefiche proprietà dell’acqua termale per inalare il vapore di cui ho parlato o, cosa poco carina, per usarla quasi per lavarsi la faccia, le braccia ecc ecc. Credo che mantenersi nei limiti della decenza in un luogo pubblico sia sempre gradito; evidentemente c’è qualcuno che non la pensa come me.
Proseguo poi il giro a piedi per la città e vedo i seguenti punti di interesse:
- Cattedrale Santa Maria Assunta
- Chiesa di San Francesco
- Chiesa di Sant’Antonio
- Piazza Duomo
Ad Acqui Terme anche i negozi sono belli da guardare, e lo dice uno che lo shopping lo metterebbe all’ultimo posto della graduatoria delle cose da fare quando si è in giro per il mondo. Tutto è davvero curato e ben mantenuto. Da notare, a parte “la bollente” molte altre belle fontane sparse in città.
Ma il giro non era ancora concluso. Torno alla macchina e, in direzione Genova, mi fermo ad ammirare le rovine romane: un vero spettacolo illuminato a regola d’arte che, se si passa da quelle parti, non si può perdere! Visto anche questo importante sito chiudo lo sportello e mi rimetto in cammino. La strada verso l’hotel di Genova non è lunghissima, ma neanche un tiro di schioppo. Posso però dire che ho passato una bellissima giornata e che i picchi li ho raggiunti nella Cittadella di Alessandria e nella visita serale di Acqui Terme.