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Terzo week-end di dicembre ed ultimo prima del Natale dell’anno topico della pandemia; nel caso specifico è l’ultimo prima dell’ennesima prigionia imposta da chi, su tutta questa situazione, non ci ha mai capito un tubo fin dall’inizio. Ancora ho nella testa le parole di un mese e mezzo fa: facciamo sacrifici a novembre per passare poi un sereno Natale. Serenissimo direi…dato che è da trascorrere agli arresti domiciliari. Inutile dire che per il fine settimana in questione avevo in programma due giorni in Sicilia: i voli costavano cinque euro a tratta e mi sembrava un’ottima occasione, ma ormai i presidenti di regione si svegliano al mattino a fanno ciò che vogliono, così un’ordinanza dell’ultimo minuto ha imposto un tampone in ingresso (o in alternativa dieci giorni di quarantena) per chiunque avesse messo piede in terra siciliana dal 14 dicembre al 7 gennaio, motivo per cui è saltato nuovamente tutto. Per motivi di lavoro non avevo il tempo di fare il test a Roma poco prima della partenza e non potevo rischiare di essere trovato positivo asintomatico all’aeroporto di Catania per tutte le conseguenze devastanti che ciò avrebbe comportato. Ed è così che, tra novembre e dicembre, ho perso ben tre voli di andata e ritorno per l’isola. Due mi sono stati rimborsati, mentre l’esito economico di quest’ultimo è attualmente in valutazione e dipenderà dal buon cuore della Ryanair, perciò temo che stavolta me lo prenderò in saccoccia. Non mi restava altro che cercare un’alternativa più semplice da organizzare all’ultimo minuto, per cui ho optato per un giro in Umbria dalla mattina alla sera. La scelta è caduta sulla storica cittadina di Todi da setacciare al mattino e sulla vicina Terni per il pomeriggio. Il meteo ha annunciato una discreta giornata, per cui non resta altro da fare che vedere com’è andata…
Sabato mattina: la sveglia suona alle 5:30 e, devo ammetterlo, mi alzo a fatica. Purtroppo tutti questi colpi bassi ricevuti mese dopo mese e sempre al fotofinish possono portare allo sfinimento, ma io non sono uno che la dà vinta ed anche stavolta mi faccio forza, seguo il solito iter e mi preparo all’uscita. La macchina mi porta al parcheggio di sempre ed anche la metro fa il suo dovere. Alla stazione Termini acquisto i biglietti e dieci minuti prima dell’orario prefissato sono dentro al treno in stallo al binario numero uno. C’è un calduccio niente male e mi godo l’ora di viaggio che mi aspetta. Poco prima delle 8:00 scendo a Terni; alla biglietteria dell’autostazione mi sincero che i due bus dei quali necessito siano in servizio e compro i relativi tickets. Adesso non manca davvero più nulla, per cui aspetto le 8:35 e prendo il pullman in direzione di Todi. Trattandosi di una corsa sostitutiva del servizio ferroviario mi aspetto di essere lasciato davanti ad una stazione, ma non è esattamente questo ciò che succede: la fermata di Todi Ponte Rio è su una strada nel bel mezzo del niente. Grazie allo studio fatto poche ore prima a casa non sono sorpreso, ma chiedo comunque conferma all’autista e la ottengo. Sicuramente c’è un modo per arrivare alla destinazione finale con un servizio urbano da qui, ma ho tempo a disposizione e preferisco fare tutto da solo. Imposto il navigatore: mi informa che mancano 2,7 kilometri all’inizio del centro storico; ho un dubbio: di solito tale distanza si percorre in circa trentacinque minuti, ma lui ne segna quarantaquattro. Generalmente significa che ci sono intoppi durante il percorso, ma non capisco quali siano; potrò scoprirlo solo tra un po’. Metto in moto le gambe ed inizio la marcia notando che il cielo è abbastanza coperto e che per il momento non lascia spazio alla luce diretta del sole; durante il percorso trovo la “Chiesa di Santa Maria Assunta” e la metto nel mio album dei ricordi.
Dopo aver oltrepassato un’area prettamente commerciale ho la soluzione alla mia domanda di poco fa: un cartello mi indica l’inizio di una salita con pendenza al 18%; come se non bastasse, quasi subito la strada svanisce in mezzo ad una nebbia spessissima. La vista è spettrale ed il dover essere in balìa degli automobilisti (non c’è neanche un briciolo di marciapiede su ambo i lati della carreggiata) non è proprio il massimo della vita, ma non ho scelta. Arrivo sì fino in cima, ma ho sempre di più la consapevolezza che tutto questo tempo senza poter fare viaggi seri e continuativi mi abbia fatto perdere tutto l’allenamento accumulato in anni di piacevoli fatiche del quale sono sempre andato fiero: tredici mesi fa ero sorridente in cima ad un vulcano in Guatemala a 4.000 metri di altitudine dopo un faticoso trekking, mentre adesso sono all’ingresso di Todi col fiatone sopraggiunto quasi subito. Certe decisioni scellerate hanno portato solo danni e nessun vantaggio, ma questo lo so per certo dal 9 marzo. Non vedo niente oltre qualche metro e la “Porta Perugina” mi appare come se fosse l’ingresso di un altro mondo :
E’ già un miracolo riuscire a vederla perchè, guardando oltre, del borgo non c’è quasi traccia. Mi armo di speranza e procedo: la località si presenta proprio come me l’aspettavo, ovvero con strade strette e la tipica stupenda pavimentazione che caratterizza l’Umbria. L’unico cruccio è che la strada continua a salire in maniera abbastanza ripida senza soluzione di continuità. La Chiesa di Santa Prassede è attualmente vittima di lavori di restauro e la sua facciata è nascosta dalle impalcature. Una deviazione a destra mi porta davanti alla Chiesa della Nunziatina che esternamente è molto anonima. Nel frattempo (e finalmente…) constato che questa zona non è interessata dalla nebbia. La prossima passeggiata mi conduce fino alla bella Piazza del Popolo, cuore pulsante di questo agglomerato urbano. Al centro ci sono alcune decorazioni natalizie, ma è impossibile non far andare l’occhio sulla “Concattedrale della Santissima Annunziata”, punto sul quale si posano i primi raggi della mattinata. Il resto del perimetro della piazza è composto da edifici storici ma ben curati; degni di nota ci sono Il “Palazzo del Popolo” ed il “Palazzo del Capitano” (che ospitano il Municipio ed il Museo Civico) ed il “Palazzo dei Priori”. Una viuzza che parte da qui conduce all’area delle Cisterne Romane, ma purtroppo non sono visitabili causa DPCM (…ma guarda un po’…). La vicinissima Piazza Garibaldi ospita il monumento all’eroe dei due mondi: con tutto il rispetto, sinceramente sembra più un vigile urbano in servizio perchè è completamente accerchiato da macchine parcheggiate. Conclude l’offerta quella che avrebbe dovuto essere una terrazza panoramica ma che al momento affaccia sul nulla più assoluto. Vedere per credere.
Prendo via Giuseppe Mazzini e vedo il palazzo che ospita il “Teatro Comunale”; Segue il “Monumento a Jacopone da Todi” che precede la bella “Chiesa di San Fortunato”: la si raggiunge dopo aver superato una rampa di scale abbastanza scenografica. Per poter scattare una foto decente a questo edificio religioso devo ancora fare i conti con la nebbia: si sta lentamente diradando, però continua a salire a banchi e ad intervalli regolari; da qui in avanti il problema maggiore sarà quello di dover aspettare l’attimo propizio per immortalare ogni singola attrazione che verrà.
Il mio prossimo obiettivo sono i Giardini Oberdan, ovvero un piccolo parchetto dal quale si ha una vista eccellente sia sulla valle sottostante che su una parte dell’abitato di Todi; con le condizioni attuali riesco solo a vedere il secondo dei due panorami, ma serve molta pazienza. Nel tempo di attesa in loco scopro che l’ascensore inclinato che dovrebbe condurre fino al parcheggio di Porta Orvietana è fuori servizio, esattamente come quello di Frosinone di tre settimane fa: tanti piccoli segnali che indicano che questa nazione sta andando a rotoli giorno dopo giorno.
Leggo che, per ovviare all’indisponibilità dell’ascensore, il Comune mette a disposizione una navetta gratuita con partenza ogni quindici minuti, ma preferisco scendere tutto Viale della Vittoria a piedi. Quasi subito vedo il “Monumento ai Caduti del Mare”, poi riesco ad ammirare la bellissima “Chiesa di Santa Maria della Consolazione” ed una parte delle Mura Cittadine presenti su Circonvallazione Orvietana.
Guardo l’orologio e purtroppo mi rendo conto che tutte queste pause per far diradare la nebbia fanno switchare il tempo a mia disposizione da abbondante a risicato; per la prima volta temo davvero di non riuscire a vedere tutto ciò che ho segnato sulla mia mappa. Con passo ancora più svelto del solito ripercorro Viale della Vittoria in senso contrario e raggiungo il “Parco della Rocca”, area verde situata nel punto più alto della città che ospita il “Mastio”, unica parte superstite della roccaforte fatta costruire da Papa Gregorio XI° nel 1373. Mi affaccio anche sul punto panoramico che dovrebbe offrire una visuale superba della Valle del Tevere, ma ciò che ottengo è solo tanta foschia.
Una passeggiata un po’ più lunga del solito mi porta ad affiancare il Teatro Comunale ed a prendere una discesa fino al raggiungimento della “Fonte Cesia” che riesco a fotografare senza problemi; lo sottolineo perchè la piazzetta sulla quale affaccia è solitamente occupata dai tavolini e dagli ombrelloni di un’attività di ristorazione, cosa che adesso non succede perchè il turismo è attualmente morto e sepolto. Poco più avanti prendo a destra Via San Fortunato e vado alla ricerca della “Chiesa di San Filippo e Giacomo”; lo scatto che segue è il meglio che io possa fare lottando contro nebbia e campo di azione insufficiente.
Torno su Via Roma e proseguo il mio giro con la piccola “Chiesa del Sacro Cuore”, poi la strada cambia nome in Via Giacomo Matteotti e termina con Porta Romana. Faccio una corsa a vedere la “Chiesa del Santissimo Crocefisso” e poi torno subito indietro a causa dei minuti contati. Durante il tragitto di ritorno ho comunque il tempo di osservare prima la “Chiesa di San Carlo” e poi l’antica “Fonte Scannabecco” mentre ripenso ai tanti scorci che questo antico borgo mi ha regalato durante le ore di permanenza.
Cammina cammina arrivo alla fermata che funge da capolinea per la tratta E620/ della compagnia Busitalia con una decina di minuti di anticipo rispetto alla partenza schedulata; il bus ancora non c’è, così aspetto. Al suo arrivo noto che l’intero percorso di circa un’ora che mi porterà all’autostazione di Terni lo faremo solo io e l’autista; non avrei mai immaginato di pagare un viaggio privato poco più di cinque euro…ma questo è ciò che provoca il clima di terrore inculcato a forza con martellamenti continui nella testa delle persone. Il percorso si sussegue liscio come l’olio e posso gustarmi lo scorrere della campagna umbra davanti ai miei occhi senza alcun disturbo. Intorno alle 14:00 saluto il conducente e scendo: da adesso avrò tre ore e mezzo esatte per visitare la città di provincia che avrà l’onere di sopportarmi, tempo che ritengo sufficiente ma non eccessivo, per cui mi metto subito in moto senza indugiare; la nota positiva è che qui della nebbia non ce n’è alcuna traccia. Tutti sanno che la più grande attrazione di questa parte d’Italia è rappresentata dalle Cascate delle Marmore, ma oggi non ci andrò per due motivi: il primo è il periodo invernale durante il quale l’acqua viene rilasciata solo due ore al giorno, mentre il secondo è l’organizzazione Covid-19 per la quale sono stati creati dei percorsi specifici per la visita del parco ed a me girano ben bene le scatole se non posso fare il porco comodo mio. Meglio quindi rimandare a data da destinarsi piuttosto che prendermi un’incazzatura degna di nota. Poche centinaia di metri mi separano dalla “Chiesa di Sant’Antonio di Padova” e grazie ad essa do nuovamente il via alla mia reflex.
Passo nella zona di Porta Spoletina e gli dedico il tempo necessario, poi svolto su Via della Bardesca e, senza saperlo, trovo la sede della Ternana Calcio, squadra allenata quest’anno dal grande Cristiano Lucarelli e della quale non voglio dire niente per non rischiare di intaccare in nessun modo il momento che sta attraversando. Arriva poi una mazzata tra capo e colle: la Fontana di Piazza Tacito è oggetto di lavori di restauro e quindi non visibile. Mi dedico alla piccola “Chiesa di San Cristoforo” che è nelle vicinanze, così come l’ex Chiesa di San Tommaso che oggi ospita il Paleolab (o Museo delle Raccolte Paleontologiche dell’Umbria Meridionale) che ovviamente è chiuso causa DPCM. Le strette vie che percorro mi confermano di essere entrato nel centro storico, anche se non lo trovo affascinante come quello di altre realtà viste fino ad ora; la speranza che ho è che si tratti solo di una sensazione iniziale. Raggiungo la “Chiesa di San Lorenzo” e poi cambio direzione puntando Via San Nicandro dove, proprio accanto alla sede del mercato comunale, c’è “l’Ex Chiesa di San Giuseppe”. A pochi metri di distanza vedo la singolare facciata di una casa e mi avvicino per capire di che si tratta; mi basta documentarmi on-line con lo smartphone e scopro che è il ricordo per Claudio Conti, un ragazzo di soli venticinque anni stroncato da un’infezione ospedaliera, a cui da qualche tempo è stata intitolata un’associazione che fa del bene a chi ha più bisogno.
Faccio un salto in Corso Vecchio per dare un’occhiata ad una delle tante vergogne d’Italia, ovvero il Teatro Comunale Giuseppe Verdi. E’ infatti chiuso da oltre dieci anni per problemi legati all’agibilità ed in tutto questo tempo la città di Terni ha potuto contare solo su sale più piccole e decisamente non consone per eventi importanti. In tale lunghissimo periodo non si è trovata una soluzione al problema; pare però che proprio in questi mesi ci sia stata l’assegnazione del recupero del teatro ad una ditta che ha presentato il progetto migliore durante una gara pubblica. Solo il futuro ci dirà quando questo ennesimo scempio avrà fine. Come se non bastasse, la troppa vicinanza dell’edificio ai palazzi di fronte non dà la possibilità di scattare alcuna immagine. Mi consolo con la vicina “Chiesa di San Pietro”. Decido di proseguire il giro osservando prima la bella “Chiesa di San Francesco” e poi la semplice “Porta Sant’Angelo”. Mi rituffo nei vicoli per cercare la “Chiesa di Sant’Alò”, ma sinceramente non mi dice molto.
Arrivo su Piazza della Repubblica, una grande ed importante area pedonale che vede convogliare due storiche arterie cittadine, ovvero Corso Tacito e Corso Vecchio. Qui il padrone incontrastato è il “Palazzo della Biblioteca” usato un tempo come sede del Municipio. L’adiacente Piazza Europa è senza infamia e senza lode, tranne che per una fontana alla quale presto attenzione. E’ il momento di “Palazzo Spada” (attuale sede degli uffici comunali) eretto nel 1555 e che ancora oggi fa la sua figura.
Una rapida deviazione mi conduce nella zona della “Chiesa di San Salvatore”; potrebbe essere tutto semplice? Ovviamente no…perchè è ubicata in una posizione disgraziata e perchè il cancello di ingresso al suo seppur piccolo piazzale è chiuso. La migliore foto che si possa scattare in queste condizioni prevede il taglio di circa metà facciata, ma mi devo accontentare: o questo o niente. Rientro nuovamente nel centro storico ed incontro la “Torre di Barbarasa” prima di ammirare uno dei pezzi migliori di Terni, ovvero la “Cattedrale di Santa Maria Assunta”, talmente grande da non entrare tutta nell’obiettivo della mia macchina fotografica. Il vicino Museo Diocesano è chiuso causa DPCM e la stessa sorte tocca anche al successivo Anfiteatro Fausto, così devo passare oltre.
Vado a vedere la Chiesa di Santa Maria della Visitazione che trovo piacevole, per poi fare un giro nel parco che prende il nome di “La Passeggiata”; si tratta di un giardino pubblico che, tranne la “Chiesa di Santa Maria del Carmine”, una piccolissima fontana-laghetto, un’altra minuscola fontana più classica ed il fatto di essere adiacente all’abside della Cattedrale, non presenta particolarità clamorose. Esco dalla parte di Viale del Cassero e qui posso notare il “Monumento ai Caduti nella Grande Guerra”. Poche decine di metri ancora e, in mezzo ad una rotonda stradale, si staglia “l’Obelisco Lancia di Luce” di Arnaldo Pomodoro; conclude la zona il “Busto per Gaio Cornelio Tacito”.
Mi manca un’ultima area ancora da esplorare e mi metto in moto per farlo; oltrepasso il fiume Nera e raggiungo la “Chiesa di Santa Maria del Carmelo”, un semplice edificio religioso di quartiere. Finalmente, dopo tanto camminare, arrivo nei pressi di uno dei simboli della località che mi ospita che si pregia dell’appellativo di città dell’amore perchè il vescovo e martire cristiano San Valentino da Terni è il patrono degli innamorati; la conosciutissima festività annuale per tutte le coppie cade non a caso nel giorno della sua morte, ovvero il 14 febbraio. Il santuario principale a lui intitolato è la “Basilica di San Valentino” che ho davanti agli occhi in questo preciso momento. Mi prendo pochi secondi per una piccola digressione: la verità è che un tempo credevo tantissimo nei sentimenti ed il mio sogno di ragazzo era quello di trovare una compagna con cui passare il resto della vita; per questo, da ateo convinto quale sono, San Valentino era l’unica entità religiosa alla quale mi attaccavo totalmente. Poi però il tempo è passato inesorabile e di pari passo è aumentata l’esperienza; questi due elementi fusi insieme mi hanno dato una consapevolezza: il genere umano fa schifo. Il 99% delle persone è arrivista, ultra attaccato alle cose materiali (soldi in primis, ma non solo) e pronto a fregare il prossimo alla prima occasione utile. Attenzione però: resta l’1% della popolazione che reputo di sani principi e su sette miliardi di persone non è comunque un numero bassissimo; anche se esiste una flebile speranza, il problema è che trovare una persona che faccia parte di questa minoranza in un mondo monopolizzato da bugiardi patentati è come cercare un ago in un pagliaio. Di contro, viaggiare non mi ha mai deluso (la gente si…e pure a livelli assurdi) e probabilmente è uno dei tanti motivi che mi fanno adorare questa attività. Tornando a bomba sull’argomento principale del post, il sole inizia a tramontare in questa giornata di metà dicembre; sono nel punto più lontano dalla stazione ferroviaria e così inizio il ritorno, ma lo allungo di qualche decina di metri perchè, già che ci sono, passo dalla “Chiesa di San Giovanni Battista” per mettere un’altra X ai punti di interesse segnati sulla mappa; col senno di poi avrei potuto tranquillamente evitare questa tappa.
Quando il buio ha ormai preso il sopravvento mi trovo a passeggiare per la seconda volta in centro; dopodomani tutta Italia sarà zona rossa per due settimane e questa è una delle ultimissime occasioni per fare acquisti natalizi. C’è una marea di gente in giro ed i negozi fanno rispettare rigorosamente il numero massimo di persone presenti al loro interno per non prendere multe salate. Peccato però che fuori da ogni esercizio commerciale si formino code anche lunghissime nelle quali tutti stanno praticamente appiccicati l’uno all’altro. Chi deve controllare ha un minimo di umanità e lascia correre, anche perchè dopo dieci mesi di questa vita la popolazione si è rotta le scatole ai massimi livelli. Ho qualche minuto a disposizione, così entro in un supermercato ed acquisto qualcosa di buono per il viaggio che mi aspetta: un piccolo sfizio me lo sono meritato. In Piazza Dante Alighieri vedo un monumento industriale molto particolare, ovvero la “Pressa da 12.000 tonnellate” (il valore indica la potenza…non il peso) rimasta in funzione per ben cinquantanove anni nelle fabbriche locali prima di essere messa qui in bella mostra. Questo mi dà l’occasione in extremis per ricordare che Terni è anche la città dell’acciaio, non solo degli innamorati.
Alle 17:34 in punto arriva il treno sul quale salgo; il calduccio al suo interno è lo stesso dell’andata e mi metto comodo. Stavolta però non riesco a tenere gli occhi aperti per l’intera tratta: mi si chiudono alla stazione di Narni-Amelia e si riaprono solo a Roma Termini. La metropolitana mi riporta nella mia zona e la macchina fa il resto scortandomi fino al parcheggio sotto casa concludendo così anche l’ultima uscita di questo sciagurato 2020.
Alla fine mi sento di dire che Todi è una cittadina molto piacevole che merita assolutamente una visita; purtroppo l’atmosfera mi è stata in parte rovinata dalla troppa nebbia presente, ma ciò non può e non deve influire nel giudizio finale. Sicuramente altri saranno più fortunati di me. Lo stesso non posso dire di Terni: nonostante sia una località carina dove fare una passeggiata non mi ha dato quell’input positivo che mi aspetto quando visito un posto nuovo. La mia impressione avuta dopo i primi passi nel centro storico è stata confermata alla fine del tour.