Tre giorni da passare in Sicilia: essendo la mia prima volta sull’isola decido di “esplorare” la zona turisticamente più conosciuta, giusto per prendere confidenza con il territorio che, in futuro, visiterò più volte. Le destinazioni di questo viaggio riguardano la costa nord del trapanese (San Vito lo Capo con la sua affascinante Riserva dello Zingaro) ed un assaggio di Isole Egadi (Favignana); due destinazioni dove il mare sembra sia davvero celeste.
Volo Ryanair con destinazione Palermo con partenza prevista di primo mattino ed arrivo puntuale all’aeroporto Falcone e Borsellino. Capatina fuori dal terminal per il noleggio delle auto e partenza verso la stanza prenotata; si trova a Valderice, comune in provincia di Trapani; è una cittadina graziosa ed a misura d’uomo che si trova in punto secondo me strategico, in mezzo a ciò che desidero vedere. La receptionist dell’albergo è cortese e, come spesso accade, mi dà la chiave della stanza prima dell’orario previsto per il check-in. Sistemo il bagaglio a mano senza quasi disfarlo (ormai è prassi) e parto subito alla volta di San Vito Lo Capo. Ci arrivo dopo diversi chilometri percorsi in un ambiente roccioso ed abbastanza arido. Una volta lì vedo che si tratta di una vera e propria cittadina del turismo e sinceramente me l’aspettavo più autentica. C’è praticamente di tutto: ristoranti uno dopo l’altro, negozi di ogni tipo, bars, tavole calde, alberghi, lidi privati con ombrelloni a non finire di quelli che odio a morte e che rovinano la veridicità di un luogo ecc. Proseguo avanti con la macchina fino a trovare un parcheggio più vicino possibile ad una spiaggia libera: il mare è di tutti e non si dovrebbe pagare per starci; al massimo riesco a tollerare le spiagge libere “attrezzate” dove, se uno lo vuole, vengono affittati lettino ed ombrellone, ma quelle accozzaglie organizzate per spennare la gente proprio no. Per l’ennesima volta scrivo “Italia, vergognati…”; piazzo le mie cose sulla soffice sabbia e mi avvicino al mare: l’acqua è celeste trasparente, proprio come mostrano le foto su internet. Fare il bagno lì è davvero fantastico. Mi dedico alla vita oziosa in quella giornata finchè è alto il sole perchè non ci sono particolari siti di interesse storico da ammirare in questa località; però ammetto che non mi fa proprio schifo passare qualche ora così. Un po’ di relax dopo le fatiche del lavoro non guasta mai e lo accetto di buon grado. Pranzo in spiaggia con prodotti appena sfornati da una tavola calda poco lontana e poi, in serata, torno in camera per sistemarmi. La cena è già stata prenotata con largo anticipo da casa: avevo letto recensioni abbastanza favorevoli per un ristorante/pizzeria di Custonaci, poco lontano da San Vito Lo Capo, per cui mi reco li. Ho mangiato molto molto bene. Se avessi avuto posto nello stomaco (e qualche soldo in più nel portafogli) avrei fatto sicuramente due cene consecutive per la qualità di ciò che è stato servito. Ma direi che un giro completo dall’antipasto al dolce può essere sufficiente. Anche perchè per il dopo è prevista una nuova capatina a San Vito per vederla anche di sera. E’ come me la immagino, nel senso che l’organizzazione non manca; è come se la gente che ho visto poche ore prima in spiaggia si fosse riversata in blocco per le vie del paese: per me decisamente troppo caos. Ci prendo solo un gelato durante la passeggiata e poi faccio marcia indietro verso il letto che mi chiama.
Il mattino del secondo giorno ha la sveglia quasi con il gallo perchè l’obiettivo è prendere il primo aliscafo per Favignana. Ho soltanto qualche ora (fino alla serata e non oltre) per apprezzare l’isola e vorrei non perdere tempo prezioso. Così arrivo con la macchina a Trapani, ma sul lungomare da dove partono le imbarcazioni non esiste un parcheggio. Proseguo fino a trovarne uno abbastanza decentrato e collegato al porto da un servizio di bus. Non ho molte alternative, se non quella di girare come una trottola di primo mattino in una città che non conosco. Così vedo gli orari delle navette lì presenti e decido di lasciare la macchina. Ho però i secondi contati, nel senso che se il bus avesse ritardato anche solo 10 minuti avrei perso la coincidenza per l’isola dovendo aspettare almeno un’ora per la partenza successiva. La fortuna sembra non aiutarmi perchè dell’autista e del suo mezzo non se ne vede neanche l’ombra, fino a quando, con 5 minuti di ritardo, riesco a salire. Vorrei prendere la guida e sfrecciare sul rettilineo che porta alla biglietteria, ma poi mi avrebbero arrestato e non so quanto sarei riuscito a vedere l’isola dalla questura, per cui decido di comprimere la fretta in una palletta e tenermela per me. Alla fine ce la faccio ad acquistare il biglietto ed a salire su quel benedetto aliscafo, ma che fatica! Il viaggio dura davvero poco e da quel tipo di imbarcazione non si riesce a vedere quasi nulla; sbarco a Favignana e, guardandomi intorno più volte per ammirare ciò che il primo impatto ha da offrire, mi organizzo e mi dirigo verso la prima fermata utile dei bus che servono la zona. Il primo obiettivo è senza dubbio il mare per problemi di successivo affollamento : al mattino me lo sarei potuto gustare molto di più che con il caos del primo pomeriggio; avrei poi avuto tempo per un giro in paese prima di tornare sulla terraferma. Prendo il primo bus disponibile e scendo alla fermata più vicina ad una delle spiagge più belle d’Europa: Cala Rossa. Da dove scendo fino a quella meraviglia c’è da camminare un pochino e fa già un caldo pazzesco. Durante il tragitto però ho la possibilità di vedere strane conformazioni rocciose presenti in quella parte di Favignana che si mostra agli occhi con un territorio davvero aspro in ambo i lati della strada. Finalmente ecco Cala Rossa: la vedo dall’alto ed il colore dell’acqua è celeste acceso; è qualcosa di fantastico e la cosa ancora più bella è che ci saranno si e no cinque persone presenti. Obiettivo raggiunto: mi trovo lì praticamente da solo.
Non esiste spiaggia, ma solo roccia. Metto le mie cose in terra ma trovare un posto per potersi sdraiare è un’impresa, ma non importa. In quel preciso luogo non voglio restarci più di un’oretta, così mi tuffo subito subito. E’ una sensazione incredibile nuotare in quel tratto di mare; si vede sempre il fondale per quanto l’acqua è chiara e pulita; non sembra di nuotare, bensì di fluttuare.
Ogni tanto giro la testa verso il mio borsone per vedere se c’è ancora o se qualcuno mi abbia fatto un danno portandomelo via: lui è ancora lì, ma vedo che sta cominciando ad arrivare tanta gente e che l’attuale situazione di pace si trasformerà pian piano in bolgia infernale. Il tempo passa veloce e, goduto il mio bagno in quel paradiso, decido di andarmene prima che sia troppo tardi: non avrei neanche voluto vedere quel posto sotto assedio umano. Meglio dieci minuti di meno che dover scappare avendone un ricordo di livello più basso rispetto alla perfezione. Con calma torno alla fermata del bus e mi faccio portare in giro in cerca di altre spiagge, magari meno impervie di quella appena lasciata. Senza fare la cronaca di ogni bagno che magari non interessa a nessuno, posso dire che Favignana ha davvero molti lidi meravigliosi; come già detto, il celeste domina dappertutto, al punto da sembrare “acceso” con qualche lampadina per quanto è splendente.
Certo, la giornata di sole pieno aiuta molto a godere del panorama e delle sfumature offerte. Addirittura nella stessa zona del porto (a debita distanza) c’è una spiaggia davvero molto bella in cui un sacco di gente sta prendendo il sole e facendo bagni rinfrescanti e dove, a testimonianza della grande frequentazione, si trova un chiosco/bar. Sinceramente anche io ho finito li la mia giornata prima di dedicarmi alla visita del centro del paese: anche se gli autobus sono regolari ed abbastanza puntuali, preferisco essere in zona del porto per non perdere l’aliscafo del ritorno. Lascio quindi il mare ed inizio a camminare nel borgo. Anche qui il motto è “turismo a raffica” anche se tutto pare più autentico di San Vito Lo Capo. E’ un piacere fare due passi ed i bars/ristoranti/negozi non sono così invasivi.
Essendo sabato pomeriggio trovo la piazzetta centrale completamente cola di persone, però sono davvero troppe per essere la normalità. Il motivo c’è: nella piccola e graziosa Chiesa (modesta ma in linea col resto dell’ambiente) è in corso un matrimonio e, si sà, da queste parti un evento del genere viene vissuto molto di più che nel resto d’Italia. Mi fermo anch’io un po’ a guardare da fuori, soprattutto perchè ho profondo rispetto per chi è vestito di tutto punto con quella temperatura e, voltandosi, mi vede in costume e maglietta a maniche corte.
Molto ben tenuti sono anche il Palazzo Florio (il nome deriva dall’imprenditore e dal gruppo che ha gestito la tonnara dell’isola, una delle più grandi del Mediterraneo, per decenni prima di essere ceduta) ed il Municipio.
Due escursioni “decentrate” che per mancanza di tempo utile non ho potuto fare sono quelle in collina per vedere le rovina del Castello di Santa Caterina (lasciato purtroppo in completo stato diabbandono) ed a Villa Margherita per ammirare il prezioso giardino ipogeo.
Cammina cammina…arriva l’ora dell’aliscafo in direzione Trapani; appena salgo li sopra chiudo la mia breve ma intensta esperienza a Favignana. L’isola è un paradiso dal punto di vista del mare e questa giornata mi ha fatto capire che prima o poi dedicherò qui più tempo, magari i primi di giugno o in settembre, momenti in cui la grande calca non sarà presente. Torno al parcheggio con la solita navetta e mi dirigo a Valderice per la meritata doccia; in serata è prevista un’altra cena prenotata in anticipo da casa, ma stavolta non mi ha entusiasmato molto. Trovo il locale molto grande e dispersivo e la qualità del cibo è ampiamente nella norma, senza infamia e senza lode. D’altra parte non può andare sempre a meraviglia. Dopo mangiato vado a prendermi una granita siciliana e poi a nanna.
Il mattino dell’ultimo giorno comincia, tanto per cambiare, in maniera intensa. Ho la prenotazione per la visita in barca alla famosa Riserva dello Zingaro, per cui mi dirigo a San Vito Lo Capo, porto di partenza, e con un po’ di fortuna trovo un parcheggio. Vado al molo dell’imbarco, mostro i biglietti all’addetto e salgo a bordo. Il percorso va da San Vito fino alla Baia di Scopello e ritorno. Durante la permanenza sulla barca si ha modo di vedere e sostare nei pressi di alcune calette fantastiche ed ovviamente faccio il bagno ad ogni pausa. Il colpo d’occhio è meraviglioso, l’acqua del mare ha un colore a metà tra il verde ed il blu, per poi diventare sempre più chiaro avvicinandosi alla riva.
Il ritmo scorre lento e si presta ad essere goduto minuto dopo minuto, fino a quando si arriva ad un luogo fantastico che sembra uscito da una favola marinara: la Baia di Scopello, ultima tappa del giro prima di ripercorrere lo stesso percorso a ritroso. Qui il mare è di colore verde smeraldo; tutto intorno c’è, oltre alla bella spiaggia che offre un constrasto cromatico notevole, una vecchia tonnara oggi in disuso e, in mare, una serie di imponenti faraglioni; a dire la verità non sembra di essere in Italia, ma ci siamo a tutti gli effetti.
Qui faccio il bagno più lungo, nel senso che dalla barca mi devono chiamare per farmi tornare a bordo. La temperatura dell’acqua è perfetta ed il colpo d’occhio che si gusta dal largo non è descrivibile senza rischiare di sminuirlo. Ma, come ogni bella favola, anche stavolta suona la sveglia che riporta inesorabilmente nel mondo reale. Il percorso all’indietro, sinceramente, è un po’ noioso; è un bis senza soste di zone già vissute poco prima, ma non esiste alternativa e va seguito per forza. Sbarco a San Vito Lo Capo e passo le ultime ore di quel pomeriggio su una spiaggia libera un po’ decentrata rispetto a quella del primo giorno che si raggiunge lasciando l’auto ad un parcheggio preposto e continuando poi a piedi o con l’ausilio di un trenino gratuito che fa quattro fermate, dando la possibilità ai “passeggeri” di scegliere tra zone rocciose o zone sabbiose; Sinceramente l’Italia mi ha molto disabituato ad usare la parola “gratis”, visto che paghiamo anche per respirare. Prima di salire ho chiesto conferma della gratuità al conducente almeno due volte, non perchè non avrei voluto dargli pochi euro, ma per evitare di fare figure meschine; forse si sarà anche stranito, ma per me che vivo a Roma non è normale non pagare un servizio. Accetto dsi buon grado e proseguo. Dopo, arrivato il momento di salutare la costa trapanese, non posso fare altro che rimettere “armi e bagagli” a posto e dirigermi verso Palermo dove, fatta benzina e riconsegnata la macchina ai noleggiatori, mi imbarco verso Fiumicino. Anche stavolta l’avventura è volta al termine.
Per i panorami che ho visto e per le emozioni che ho provato, questo week-end lungo è stato davvero fenomenale; soprattutto Favignana, se non si fosse capito, mi ha davvero colpito. Purtroppo la troppa organizzazione turistica rende le cose meno autentiche e quindi il voto complessivo finale viene mitigato da questo importantissimo particolare. Consiglio comunque chiunque voglia godere di luoghi meravigliosi di recarsi nelle zone appena descritte: ne vale veramente la pena.