Bruges, Gent dilaniata dai lavori in corso ed un assaggio di Bruxelles

di admin

La sveglia suona alle 6:30 di un sabato mattina di fine gennaio; forse non il momento più appropriato per la prima volta in Belgio essendo inverno pieno, ma allo stesso tempo…perché no? Le previsioni meteo consultate su internet danno solo neve, neve…e ancora neve: chissà che meraviglia per me che non ci sono proprio abituato! Le 36 ore che mi aspettano hanno un triplice scopo: visitare nel poco tempo a disposizione alcuni luoghi di una nazione a me ancora sconosciuta, unire a tutto ciò anche il desiderio di relax del quale ho bisogno e cercare di spendere il meno possibile dove la vita non costa proprio pochissimo. Una cosa è certa: lascio a casa lo stress e finalmente parto.

Il volo di andata previsto per le 8:55 da Roma-Ciampino decolla con soli 10 minuti di ritardo, poi recuperati durante il percorso. Atterro all’aeroporto low-cost di Bruxelles Sud-Charleroi alle ore 10:50. Intorno a me solo ed esclusivamente un colore: il bianco! Tutto è coperto di neve: tetti delle case, campi, alberi…Tranne fortunatamente le strade. Il Belgio è un paese all’avanguardia in tal senso ed ogni notte i mezzi spargi-sale svolgono diligentemente il loro lavoro permettendo a chiunque di spostarsi in piena libertà senza l’uso delle catene. E’ davvero uno spettacolo e non vedo l’ora di uscire dall’aereo per tuffarmi in quel rarissimo panorama. Avendo con me sempre e solo un bagaglio a mano e non dovendo attendere niente proveniente dalla stiva, mi fiondo immediatamente nell’area riservata al noleggio delle auto: con così poco tempo da sfruttare non ho neanche pensato a soluzioni alternative anche se so che qui i treni sono veloci, comodi e puntuali. Ritirate le chiavi della macchina vado al parcheggio e riesco ad intravedere solo la targa segnalata sul portachiavi: l’auto è coperta dalla neve per il 90% della carrozzeria. Prima di partire metto in moto il veicolo per scaldarne il motore e poi, grazie anche all’ausilio di un pezzo di plastica trovato nel cruscotto, “spalo” letteralmente a mani nude tutta la neve ed il ghiaccio che ostruisce la visuale. Dopo pochi istanti già non sento più le dita, ma avrei proseguito per ore, tanta è l’emozione di poter, alla fine di tutto, modellare di nuovo una palla di neve come si deve dopo credo una quindicina d’anni di forzata astinenza. Carico il borsone sul sedile posteriore, imposto il navigatore satellitare, metto in moto e finalmente parto alla volta della prima tappa studiata a tavolino: Bruges. La distanza da percorrere è di circa 140 km. Il cielo è nuvoloso a Charleroi ma poi, mano a mano che lascio la strada alle mie spalle, si fa largo un timido sole che dopo un po’ di tentativi andati a vuoto riesce ad avere la meglio ed a regalarmi una bellissima luce che esalta ancora di più il manto di neve fresca che ricopre entrambi i lati del percorso. Arrivo tra Bruxelles e Gent: qui la neve è quasi completamente sparita. Mi fermo comunque ad un’aera di sevizio per prendermi qualcosa di caldo da bere, per alcuni bisogni fisiologici, ma soprattutto per curiosare. E’ tutto servito col sistema del self-service. C’è solo una persona alla cassa che aspetta i clienti per fare il conto. Decido di prendermi solo un caffè; generalmente evito questa bevanda, ma stavolta faccio un’eccezione e sbaglio in pieno. Sulla macchinetta di fronte a me ci sono due indicazioni in francese: caffè lungo e caffè corto. Opto ovviamente per il caffè corto, piazzo il bicchiere nell’apposito spazio, schiaccio il pulsante giusto e come per magìa esce fuori una bevanda dall’aroma di caffè alta almeno 25 centilitri. Resto a fissare incredulo macchinetta e bicchiere per un bel po’ di secondi senza parlare; per fortuna dietro non ho nessuno in fila. Penso solo qualcosa come “E se avessi preso il caffè lungo…Che cosa sarebbe uscito fuori?”. Beh…Non ho il coraggio di scoprirlo e questa domanda non avrà mai una risposta. Archivio la “simpatica” esperienza/fregatura e riparto alla volta di Bruges..Sono circa le 13:10…L’albergo da me prenotato prevede il check-in dalle 13:00 ; sono in perfetto orario, per cui procedo. Appena il tempo di tirare il freno a mano ed in pochi secondi, dopo un’ora di viaggio sotto un tiepido sole, comincia a scendere una fitta e soffice neve, come per darmi il benvenuto. Anche in quel caso resto fermo sul posto a gustarmi quello spettacolo fatto di fiocchi morbidi che mi cadono in testa, sul viso e sui vestiti…emozionante davvero.

Improvvisa nevicata a Bruges

Improvvisa nevicata a Bruges

Sarebbe durato però solo una decina di minuti per fortuna, altrimenti i piani studiati a tavolino avrebbero subìto delle modifiche per cause di forza maggiore. Scarico il piccolo bagaglio, prendo possesso delle chiavi della camera, lascio tutto all’interno senza ovviamente disfare nulla, mi armo di macchinetta fotografica e di una mappa dettagliata della città che mi ero preparato da casa con l’ausilio di Google Earth e vado a posteggiare l’auto al piano “-2” del centralissimo parcheggio “Zand”. Salgo le scale e mi trovo già immerso in piena atmosfera belga a tutti gli effetti: tipici palazzi, case e costruzioni come si trovano solo in questa zona d’Europa, tutti molto curati e rifiniti. Niente è lasciato al caso…Ogni singolo mattoncino di ogni singolo edificio è allo stesso tempo “antico” ma anche “nuovissimo”. Si vede che questa città è soprattutto un luogo turistico. D’altra parte la dicitura di “Centro medioevale meglio conservato d’Europa” non si assegna solo per caso…Ci deve essere un valido motivo e Bruges ce l’ha. E’ l’ora di pranzo: ci sono moltissimi posticini dove poter mangiare, uno accanto all’altro. Ho fame, ma soprattutto fretta perchè il freddo pungente mi sta entrando dritto nelle ossa. Per questo motivo voglio fare il giro della città nelle ore di luce, cioè entro e non oltre le 18:00. Entro quindi in una catena di fast food che serve baguette, pizza e dolci. E’ un esercizio commerciale che non ho mai visto in Italia e così decido di provare bocciandone altri anche per questo motivo. Prendo il classico menù (buono davvero!) e poi esco alla scoperta del centro storico. Inizio ovviamente dal Markt, la piazza più grande di Bruges. Entrando, il colpo d’occhio è stupendo, indescrivibile: Enormi palazzi artistici, meravigliosi colori, il campanile del Belfort che staglia su tutto…Una sensazione veramente unica.

Belfort di Bruges

Belfort di Bruges

 

Provincial Court nel Grote Markt di Bruges

Provincial Court nel Grote Markt di Bruges

Scattate le foto di rito mi dirigio verso la seconda piazza della città, il Burg: questa è meno appariscente del Markt ma comunque da vedere. Mi sono poi spinto verso la parte sud, avvicinandomi ai famosi canali che delimitano l’intero centro storico. Ho un solo rammarico: a dicembre, gennaio e febbraio i giri in barca sono sospesi per il freddo che c’è da queste parti. Col senno di poi posso dire che è una decisione saggia, anche se non posso negare che una volta lì mi sarebbe piaciuto molto navigare e vedere quel luogo meraviglioso anche da un’altra ottica, sicuramente più particolare delle comuni strade.

Scorcio dei canali di Bruges (1)

Scorcio dei canali di Bruges (1)

 

Scorcio dei canali di Bruges (2)

Scorcio dei canali di Bruges (2)

 

Scorcio dei canali di Bruges (3)

Scorcio dei canali di Bruges (3)

Durante il percorso a piedi mi sono sbizzarrito guardando ogni singola vetrina di ogni singolo negozio tipico e goloso allo stesso tempo: le cioccolaterie. Ad un certo punto ho perso il conto: una accanto all’altra senza soluzione di continuità. Scegliere quale confezione prendere per me e quale regalare agli amici è una delle imprese più difficili che si possano affrontare, ma alla fine ci riesco. Con una bustina piena di cioccolatini in mano arrivo al “Minnewater Park”, il parco del lago dell’amore. Un luogo di pace e silenzio, dove passeggio sui ponti che attraversano i canali, vedendo i prati del parco stesso spruzzati di neve, con le paperelle ed i cigni che ogni tanto si fanno vedere e sentire…Un luogo davvero magico in pieno inverno…quindi figuriamoci in estate, penso fra me e me.

Cigni: ce ne sono davvero tanti nel Minnewater Park

Cigni: ce ne sono davvero tanti nel Minnewater Park

Dopo le consuete foto ricordo passeggio per il Begijnhof, oggi convento di suore (non so dirvi di quale ordine…Pardon!) dove un tempo vivevano donne (le beghine) che avevano fatto il voto di castità ma non di clausura. Un luogo ancora più silenzioso del Minnewater Park, più per motivi di rispetto che  per altre ragioni. Quello che sorprende di questa zona è l’atmosfera che si vive: è davvero un’oasi di tranquillità in mezzo ad una città comunque mai veramente caotica, ma molto votata al turismo e quindi ai rumori, ai bus che fanno il giro del centro, alle carrozze dei cavalli che offrono lo stesso servizio con annessa una puzza particolare ecc. ecc ecc… Tra gli altri luoghi degni di nota visito anche la chiesa del sacro sangue e la chiesa di nostra signora, anch’esse molto belle.

Cosa fare per terminare degnamente il pomeriggio? Cercare una buona sala da tè dove gustare qualcosa di caldo che mi faccia ritornare in mente la sensazione di avere degli arti inferiori e superiori, ormai letteralmente gelati dalla temperatura sotto lo zero. Con la coda dell’occhio noto un negozio che vende i soliti cioccolatini al piano terra ma, a differenza di altre realtà simili, al piano superiore serve qualsiasi tipo di bevanda. Salgo e, tra i 7-8 tavolini disponibili, trovo un posto libero e mi siedo; ordino la cosa più ovvia che mi potesse venire in mente in un luogo come quello: una bella cioccolata calda. E cos’altro sennò? Il cameriere arriva da me dopo pochi minuti con una enorme tazzona da colazione…Ma grande davvero! In più ha con se un vassoio con una tazzina fatta di cioccolato con, al suo interno, dei dadini anch’essi di cioccolato. Con estrema sorpresa noto che all’interno della tazzona c’è solo del latte bollito. Lo guardo per alcuni secondi in silenzio come per dire: “Ma che cosa mi avresti portato???”. Lui capisce al volo che nono sono del posto e con estrema gentilezza mi spiega in un perfetto inglese che i dadini di cioccolato e le tazzine vanno messe nel latte bollito e girate con un apposito cucchiaio fino a quando non si fossero sciolte ed amalgamate del tutto. Alla fine sarebbe uscita la miglior cioccolata calda di tutto il Belgio, o almeno così sostiene il cameriere. Ho provato, ed anche se dentro di me sono sempre più che scettico, alla fine ho dovuto dargli ragione. La cioccolata è davvero squisita in quel modo. Ho ringraziato lo staff della bella scoperta fatta (“non si finisce mai di imparare” ed è questo uno dei motivi per cui adore viaggiare) e torno in strada con qualche grado in più di temperatura all’interno degli abiti.

Alle 18:00 in punto (calato il sole) torno al parcheggio Zand, prendo la macchina e riparto in direzione dell’albergo. Dopo una giornata di freddo intenso mi merito una doccia calda ed un sano riposo ristoratore; il viaggio e le ore di passeggiata senza sosta quasi (se non fosse stato per un misero quarto d’ora dedicato al pranzo) si fanno sentire. Termosifoni della camera piazzati al massimo consentito (credo fossero 28 gradi o roba del genere…quasi da rosolia, per capirci), pigiama dopo la doccia ed un po’ di buona musica mi accompagnano fino alle ore 20:00 circa, quando mi preparo per andare a cena in un ristorantino tipico da me personalmente scelto e prenotato addirittura dall’Italia via e-mail. Torno con la macchina al parcheggio Zand e cammino fino alla destinazione, dove mangio davvero bene spendendo una cifra ridicola se rapportata agli standard di questa nazione. Avevo letto una marea di recensioni su internet, poi puntualmente confermate sul posto, che parlavano del Belgio come un luogo in cui i ristoranti sono molto molto cari. Devo dire che è proprio così…Quindi, lasciando spennare i soliti sprovveduti, ho mangiato in un ambiente molto caratteristico in pieno centro storico, con soli 10 tavoli disponibili (credo che di sabato sera senza prenotazione ci siano ben poche speranze di poter cenare), ma soprattutto posso fare un plauso alla qualità dei piatti. Termino la cena e ripercorro la strada in direzione contraria verso lo Zand e la macchina gustandomi Bruges finemente illuminata, anche se l’unico pensiero in quel momento è un caldo e comodo letto. Essendo il soggiorno di solo una notte ed avendo ancora molte cose da fare nel dì successivo, decido di premere un’ultima volta sull’acceleratore preparando il borsone di tutte le cose che non mi sarebbero servite dopo il risveglio. Poi, cullato dal calduccio creato in stanza, crollo nel sonno.

Arriva così il secondo giorno: mi sveglio alle 9:30 solo per forza di inerzia (fosse stato per me avrei dormito altre ore tranquillamente); termino il bagaglio a mano, saldo il conto dell’hotel e saluto Bruges. Mi metto così in macchina alla volta della seconda tappa prevista: Gent, una città con entrambi i risvolti della medaglia. Da una parte sono rimasto piacevolmente sorpreso dal panorama perchè così bella e particolare non me l’aspettavo proprio; non ha davvero niente da invidiare alla più famosa località da me lasciata poco prima. Questa in cui mi trovo adesso è indubbiamente più città di Bruges, nel senso che è più vissuta dai belgi e meno turistica, però offre degli scorci davvero magnifici. Ho ammirato il Ponte di San Michele e percorso a piedi sia il Graslei che il Korenlei, le due strade che costeggiano il canale principale. L’altro lato della medaglia non dipende certo da Gent…ma da chi la sta amministrando: proprio in questo periodo è in atto la ripavimentazione totale del centro storico: un buon 50% delle attrazioni e dei palazzi da vedere è circondato da gru, da escavatori e da materiali edili. Cercando di fare comunque delle foto, anche con la massima attenzione non si riesce a non incappare in qualche macchinario da lavoro e purtroppo, non essendo questo un luogo dove si capita tutti i giorni, la cosa mi è dispiaciuta molto. Questo è il motivo per il quale di Gent non pubblico alcuna foto. Ma non sono tipo che lascia le cose a metà, per cui avrei sicuramente riorganizzato qualcosa mesi più avanti per poter ammirare questo centro in tutto il suo splendore. Anche qua ho posteggiato l’auto in uno dei soliti parcheggi sotterranei (quello più vicino al centro ovviamente). Ben conscio di quello che ci sarebbe stato da vedere (sapevo, per l’appunto, che Gent avrebbe portato via meno tempo di Bruges…anche se non era previsto di starci così poco…), torno alla macchina un po’ deluso e mi metto in viaggio alla volta di Bruxelles dove sono arrivo in perfetto orario, intorno alle ore 13:00. Trovo un luogo per pranzare velocemente sulla via principale e lo faccio. Subito dopo mi incammino nella direzione opposta e dopo poche centinaia di metri arrivo sulla Grand Place: magnifica…Molto più grandiosa ed imponente del Markt di Bruges, ma d’altra parte questa è la capitale e ci deve essere più di un motivo per questo. Il colpo d’occhio che si ha entrando qui è eccezionale. Scatto altre foto di rito e poi via verso la Cattedrale di San Michele, anch’essa molto bella.

Cattedrale di San Michele a Bruxelles

Cattedrale di San Michele a Bruxelles

Non ho molto tempo a disposizione perché, da programma, alle ore 16:15 al massimo avrei dovuto incamminarmi verso l’aeroporto di Charleroi distante circa 58 km da Bruxelles. Ciò significa che la visita di oggi è dedicata strettamente al centro storico e non ad altri punti di interesse dislocati nelle zone esterne. Ma tanto il problema non si pone: avrei dovuto tornare di nuovo per vedere Gent ed in quell’occasione avrei terminato anche il giro della capitale. Certo di questo al 101% , allungho il passo e riesco lo stesso a farci entrare altri punti di interesse: raggiungo e vedo il Manneken Pis in tutta la sua “imponenza”: si tratta di una statuina di 50 centrimetri che raffigura un putto che fà la pipì…

Manneken Pis

Manneken Pis, simbolo di Bruxelles

Ognuno ha i suoi gusti, meglio dire questo che altro. Dopo aver visto la Grand Place ed aver constatato con rammarico che il palazzo principale che vi si affaccia è talmente grande da non entrare per intero nell’obiettivo della macchina fotografica…trovarmni davanti il “manneken” è davvero riduttivo. Quasi un pugno in un occhio. Mi consolo però con un giro di belle vetrine alla “Galerie de la Reine” ed infine con una sosta per mangiare un dolce tipico belga: il waffle o gaufre, come dir si voglia: un caldo e morbido biscotto ricoperto di tutto ciò che si può chiedere: personalmente l’ho scelto con cioccolato e banana (e lo consiglio a tutti) ma si può fare con panna, con fragole, con marmellata…con qualsiasi cosa. Voto per il waffle: 10 e lode senza alcun dubbio. Torno alla macchina e capisco di avere ancora del tempo a disposizione. Decido così di usarlo recandomi presso altri punti da vedere ed imposto il navigatore verso l’atomium che sta a 5 km di distanza; ma in quella direzione trovo un incidente che blocca totalmente la strada generando un bel traffico. Il tempo scorre inesorabile e si fa davvero troppo tardi: rischio di stare in fila senza riuscire a vedere nient’altro, così mi prendo un bello spavento facendo inversione ad “U” dove assolutamente NON si può fare (stavolta mi è andata bene…) e mi dirigo verso il Palazzo Reale (l’Atomium entra a questo punto doverosamente nel prossimo viaggio in terra belga). Devo dire che ne è valsa la pena. La costruzione immensa già vista altre volte al telegiornale fa ovviamente tutt’altro effetto quando si ha dal vivo ad una distanza di dieci metri scarsi; molto bella e ben curata, ha un’enorme bandiera del Belgio che sventola sulla parte centrale del suo tetto.

Veduta del Palazzo Reale di Bruxelles

Veduta del Palazzo Reale di Bruxelles

E’ la visione di quella bandiera che chiude il mio viaggio di 36 ore alla scoperta di 3 città importanti e suggestive di questa parte d’Europa: sono le 16:15 ed ho giusto il tempo di ripendere l’autostrada e dirigermi verso l’aeroporto di Charleroi. Fatto il pieno alla macchina, la riporto al parcheggio dell’autonoleggio, consegno le chiavi come da prassi, supero i controlli di rito per il bagaglio a mano e mi imbarco sul volo di ritorno previsto per le 18:35. Decolla però con un quarto d’ora di ritardo, recuperato anche questa volta in volo, ed atterro a Ciampino con 5 minuti di anticipo rispetto all’orario previsto.

Che dire se non che tutto è filato nel verso giusto? Oltre a questo aggiungo che mi sono davvero rilassato molto nonostante il freddo e le corse da una parte all’altra. Ma ho da finire di vedere delle cose interessantissime, per cui chiudo dicendo al Belgio che ci rivedremo presto.

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