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Come già detto nella pagina del “chi sono”, non mi piacciono i luoghi turistici, soprattutto quelli bazzicati dalle masse di italiani. Volendo quindi visitare una parte di Thailandia non per un tour culturale, ma per rilassarmi nel suo splendido mare e svolgere attività ad esso inerenti, per quanto possa essere bella, interessante, fantastica e quant’altro, Phuket è scartata a priori. La ricerca su internet è stata abbastanza lunga e minuziosa: volevo trovare un luogo particolare ma senza troppo casino. Non importava quanto e come avrei dovuto viaggiare per arrivarci: avrebbe dovuto essere più o meno lontana dal “solito giro”. Su diversi siti ho trovato Ko Lanta tra le 10 isole più belle del Sud-Est Asiatico, così mi sono incuriosito. Ho quindi controllato le varie coincidenze per raggiungerla e la scelta è ricaduta su quella destinazione. A dire la verità ero in bilico (50% contro 50% a parità di costi fissi) tra la Thailandia e 3 notti a Bali + 4 notti alle Isole Gili in Indonesia. Un dettaglio si è rivelato fondamentale per la decisione finale: il volo in offertissima per la Thailandia era previsto per metà marzo mentre quello per l’Indonesia sarebbe slittato alla fine di maggio: ero troppo troppo stanco dal lavoro per poter aspettare ulteriori 70 giorni quella volta, per cui Thailandia è stata.
Ma qualcuno (o qualcosa) mi ha voluto far stra-sudare questa vacanza. Non potrò mai dimenticare ciò che è successo il giorno della partenza, atteso per mesi e mesi dopo la prenotazione. Volo previsto da Fiumicino alle 10:20 con compagnia russa Aeroflot; scalo a Mosca e poi atterraggio finale a Bangkok. La prima tratta Roma-Mosca sarebbe stata effettuata da Alitalia per conto di Aeroflot. Arrivo in aeroporto con quasi 3 ore di anticipo rispetto alla partenza, quindi assolutamente in tempo. Appena lasciata la navetta del parcheggio, entro nel terminal e vedo che c’è qualcosa che non va. Una fila interminabile davanti al banco Alitalia ed un vociare degno di un evento eccezionale. Alzo gli occhi verso il tabellone per capire cosa sta succedendo e mi metto le mani nei capelli: quel giorno, dalle 10:00 alle 18:00, è previsto uno sciopero del personale; per soli 20 minuti il mio volo, insieme ad altre centinaia di partenze, è stato cancellato. Non mi era mai successo prima e, dopo una enorme delusione, decido di farmi forza e di mettermi in fila anche io al banco per capire di che morte devo morire. Quel primo volo saltato avrebbe fatto andare tutto il resto delle prenotazioni a monte, coincidenze con vari mezzi di trasporto comprese. Pian piano mi avvicino al desk e vedo sempre più gente che si allontana scuotendo la testa e, ai lati dell’aerostazione, sempre più persone che si buttano per terra a dormire sugli zaini o peggio ancora per terra. Non voglio nasconderlo: inizio a sudare freddo. Non avrei potuto in nessun modo partire nè dopo le 18:00 nè il giorno successivo perchè il mio programma era tutto calcolato per quella unica data. Arrivo al banco, mostro la prenotazione e quasi imploro l’addetta dell’Alitalia di trovare una soluzione che mi consenta di non tornare a casa. Sinceramente non so cosa sia successo, perchè in questi casi, dopo la beffa mi arriva il colpo di grazia; stavolta no: mi viene proposto un cambio di viaggio. Alle 09:50 sarebbe partito un volo Etihad per Abu Dhabi e successivamente una coincidenza per Bangkok che sarebbe atterrata nella capitale thailandese addirittura un’ora prima del mio volo. “Signora, mi chiede pure se questa soluzione va bene ??? La prenoti subito prima che qualcun’altro mi freghi il posto!” dico io. Totalmente incredulo per ciò che sta succedendo e continuando a vedere centinaia di persone sdraiate sul pavimento, prendo atto che il mio nuovo volo sarebbe partito solo 40 minuti più tardi, per cui corro ai controlli di sicurezza e poi al gate. Per coloro che leggono, durante i miei viaggi non ho mai temuto per il peggio come questa volta. Non auguro a nessuno di vivere questa stessa situazione perchè quelle due ore sono state terribili. Figuriamoci per chi, quel giorno o a causa di tanti altri scioperi, ha realmente perso la propria vacanza, magari attesa e sudata come non mai. Sedermi su quell’aereo è stata una liberazione incredibile dopo aver toccato il fondo immaginandomi già a casa quel giorno ed in ufficio la mattina successiva.
Il viaggio fortunatamente scorre via liscio. Arrivo all’aeroporto internazionale di Bangkok in perfetto orario ed ho un’ora di tempo in più rispetto al già largo programma studiato nelle settimane precedenti. Ritiro il bagaglio e mi reco fuori per prendere la navetta che mi avrebbe portato al secondo aeroporto della capitale thailandese, quello dedicato ai voli nazionali e low cost, distante circa un’ora di tragitto. Trovo il bus con facilità e sono uno dei primi ad arrivare, così mi siedo in un posto abbastanza comodo ed aspetto. Lì ritrovo un signore sulla sessantina che avevo conosciuto al gate di Fiumicino. Lui non ha vissuto il mio calvario perchè aveva prenotato direttamente il volo Etihad nel quale mi hanno “imbucato”. Dopo le due parole scambiate in precedenza abbiamo modo di conversare qualche minuto in più prima della partenza del bus; gli chiedo se cambiare i soldi è agevole e dove avrei potuto farlo fuori dall’aeroporto che, si sà, applica tariffe da vero furto. Mi chiede dove sto andando e gli rispondo “Ko Lanta”; lui mi dice che sono anni che si reca sempre nella stessa località dove starà per circa tre mesi e dove pare che “qualcuno/qualcuna lo sto aspettando”. Hai capito questo come si dà da fare…
Nel frattempo il bus parte e mi rimetto a sedere godendomi il panorama di Bangkok visto dll’autostrada trafficatissima. Arrivo all’aeroporto ed attendo il mio volo Air Asia (prima volta con questa importante compagnia low-cost) diretto a Krabi. Ci arrivo verso le 13:30 locali; fa un caldo afoso e pazzesco. Devo compiere però ancora un ultimo step prima di arrivare; infatti sto aspettando un minibus, prenotato grazie all’albergo dove pernotterò per le successive 7 notti, col quale avrei dovuto affrontare un altro paio d’ore di strada utilizzando durante il percorso ben due navi/chiatta per attraversare altrettanti tratti di mare in cui non esiste nè una strada nè un ponte. Ricapitolando:
- Volo Roma-Abu Dhabi
- Volo Abu Dhabi-Bangkok
- Trasferimento ad altro aeroporto di Bangkok
- Volo Bangkok-Krabi
- Minibus per due ore con uso di due navi/chiatta
A questo punto la domanda è: con tutte queste difficoltà per arrivare avrò evitato un po’ di caos e troverò un posto dove rilassarmi con meno persone possibile? La risposa è: Finalmente SI!
Arrivo alla sistemazione prenotata, il Lanta Bee Garden, e prendo possesso della stanza davvero bella e spaziosa. Si trova a 20 metri da un bellissimo punto di mare, con una spiaggia a forma di quarto di luna che sarà lunga non meno di un chilometro. Gente presente: pochissima e tutta in punti ben distanti l’una dall’altra.
E’ il momento di godere di quel paradiso. Non passano neanche 10 minuti dall’ingresso in spiaggia che già sono in acqua: è fantastica, pulita con colore tendente al verde e calda abbastanza da entrare con un tuffo liberatorio. La giornata finisce così perchè sta già calando il sole, ma la serata sta appena iniziando. Esco per esplorare il paesino che sta circa a 2 km dalla stanza. Ci si arriva in 15 minuti a piedi oppure, volendo provare l’ebrezza di un mezzo locale, ci sono decine di moto-taxi che fanno la spola al prezzo di 50 bath a viaggio (circa 1,80 euro a tratta). Prendo uno di questi mezzi fermandolo con il gesto della mano e vengo lasciato al centro, da dove partono 3-4 strade (non di più) in cui ci sono negozi, mercati coperti, ristoranti e locali dove bere qualcosa. I centri massaggi non finiscono più (ce n’è uno ogni 50 metri) ma non ci sono ragazze più o meno vestite che attirano i clienti come in altre zone “più organizzate” di questa nazione. Tutto è molto semplice e “pulito”. Non sono in vena, dopo quel viaggio, di fare acquisti di abiti palesemente taroccati, per cui mi cerco un posticino per mangiare. I prezzi sono ridicoli, proprio come avevo letto. Una cena abbondante di pesce non costa più di 10 euro bevande comprese. Trovo subito ciò che mi accompagnerà per quasi tutte le sere della vacanza: una palla di riso enorme con pollo al suo interno. Sembra piccola perchè viene servita “compressa”, ma una volta aperta con la forchetta non si sa più dove far entrare il riso e la carne nel piatto per quanto ce ne sia; so solo che il sapore è sublime e che costa una cavolata. Altro che i ristoranti thailandesi che si provano in Italia. Qui c’è davvero la vera cucina locale. Dopo, passeggiando, scopro che ci sono anche ristoranti sul mare costruiti e palafitta e decido che li proverò nelle sere a venire. Stanco morto dopo quella dura giornata riprendo il moto-taxi e torno in stanza per una sana dormita. Finalmente la vacanza in Thailandia è iniziata.
Mi sveglio di prima mattina. Nei servizi compresi nel prezzo non ho neanche la colazione, ma poco importa perchè esattamente dall’altro lato della strada rispetto al piccolo resort in cui alloggio c’è un market molto ben organizzato. Ci faccio un po’ di spesa pagando davvero due lire e mi riempio il frigo presente in stanza di cose da mangiare e da bere. Quindi, ricapitolando ancora: colazioni e pranzi “al volo” con prodotti e frutta locale, mentre a cena nessuno potrà mai togliermi uno dei ristoranti del paese poco distante. Accanto al supermarket noto una delle tantissime agenzie che organizzano escursioni per i turisti. La cosa mi incuriosisce e vado a vedere la bacheca per capire che cosa poter fare sull’isola. Vedo subito che il proprietario dell’alberghetto mi ha fatto la cresta sul prezzo del minibus del trasferimento che gli ho fatto prenotare. Poco male, perchè il viaggio di ritorno me lo sarei preso in totale autonomia proprio li, davanti a lui. Vedo che, oltre alla solita “gita turistica” alla famosa Phi Phi Island non c’è poi molto, tranne un’escursione a delle cascate (in seguito spiegherò il resto) ed una giornata di mare alla scoperta delle “4 isole”. Decido di entrare ed inizia la scena comica: il tizio dell’agenzia parla un pessimo inglese, io non sono molto meglio e lascio immaginare che cosa ne è venuto fuori. Alla fine sono uscito con la carta di credito addebitata ed una ricevuta sulla quale c’è specificato solo “pagamento per servizi acquistati”. Spero che abbia capito bene cosa ho cercato di dirgli ed incrocio le dita fino alle due partenze. Ah, dimenticavo: ho già provveduto a comprare anche il servizio transfer in minibus per il ritorno. Quando il gestore della stanza mi chiederà se ne avrò bisogno sarò io a rendergli la cresta: 1-1 e palla al centro. Soddisfatto per le scelte appena fatte, per il frigo pieno e per aver già capito come funzionano le cose da queste parti dopo pochissime ore dal mio arrivo, inizio la mia prima vera giornata di relax al mare, ovviamente dalla spiaggia davanti al piccolo resort in cui alloggio…fino a questo tramonto.
Mi trovo davvero in un paradiso tropicale e di silenzio; nei momenti in cui non prendo il sole e non faccio il bagno mi dedico al mio passatempo preferito: so che è un po’ da “maniaco”…ma mi piace studiare e preparare altri viaggi quando ne sto già vivendo uno. Sicuramente c’è di peggio in giro; almeno non faccio male a nessuno. Arrivo quindi alla sera, doccia ed uscita per la solita scorpacciata di cibo locale. Oggi mi sento più riposato ed in vena di “follie”, per cui visito il mercato coperto alla ricerca di qualche capo di vestiario. Acquisto un bel paio di ciabatte al costo di 7 euro al cambio del momento; sono “griffate” con un marchio famoso e generalmente molto costoso, ma come sempre succede in questi casi…l’occhio lungo fa cattivi scherzi: quel prodotto arriverà solo alla fine della vacanza per poi scollarsi inesorabilmente e finire nel cestino dei rifiuti. Ben mi stà. Non comprerò più nulla da lì in poi.
Al mattino seguente, finiti i pochissimi soldi che ho dovuto cambiare per forza al secondo aeroporto di Bangkok per avere in tasca del contante in valuta locale da usare per qualsiasi urgenza, mi reco a piedi in una banca dell’isola per avere maggiore disponibilità. Inutile dire che il tasso applicato è nettamente migliore del precedente, ma c’era da immaginarselo. Se fosse per me, gli aeroporti avrebbero solo la pista di decollo ed atterraggio: ci sono bar, negozi e tutto ciò che si può desiderare, solo che io non li guardo proprio; faccio finta di essere cieco perchè aspettando solo un po’ di tempo si possono trovare le stesse cose a metà prezzo (a volte anche un terzo, se si sta particolarmente attenti) quando si è “là fuori”, cioè nel mondo reale. Sono pronto per tornare al mare, ma stavolta voglio cambiare. Prendo la borsa con tutto il necessario per la giornata e cammino un po’ lungo la strada principale in direzione contraria a quella del paese. Se si ha pazienza e volontà di muovere i piedi uno davanti all’altro, ci sono accessi un po’ ovunque. Mi trovo in una spiaggia mai vista prima, anche se molto simile alla precedente. L’unica differenza è il colore dell’acqua: qui è più sul blu mentre “da me” dà più sul verde.
E’ comunque un posto meraviglioso per rilassarsi, godere delle proprie meritate ferie e pensare a più non posso. A me aiuta veramente tanto una situazione come questa. Alla sera, stesso programma e stessa scorpacciata di riso al pollo con una mega Coca Cola. Viaggiando se ne vedono tante di stranezze: qui, per esempio, hanno le bottiglie da 125ml, mai viste prima di questo momento. Una volta nel menù di un pub italiano ho visto una caraffa di Coca Cola alla spina (quindi iper sgasata ed immagino dal sapore nauseabondo) al “modico” prezzo di 9 euro tondi tondi. Qui a Ko Lanta il bottiglione da 1,25 litri ghiacciato di frigorifero costa poco più di 1 euro al cambio. A 2 euro non ci si avvicina neanche quando il Bath è forte rispetto alla nostra moneta. Italia vergognati di nuovo, grazie.
Il giorno seguente è quello della prima escursione acquistata all’agenzia: quella delle cascate, ma non solo (e qui mi unisco al discorso iniziato prima). Ho infatti compiuto una cosa della quale mi vergogno ancora oggi, che non rifarò mai più e che non intendo scrivere più di una volta in questo blog: prima di ammirare la destinazione finale è previsto il trekking con gli elefanti. Giuro che l’ho provato perchè non avevo idea che quei poveri animali venissero torturati per abbassarsi a trasportare i turisti; chiedo scusa per la mia ingoranza, ma avendo sempre visto films o documentari di persone che camminano tranquillamente in groppa agli elefanti credevo che fosse una cosa quasi “naturale” e non costretta con la forza ed i pestaggi. Quando ripenso allo sguardo di quel povero elefantino mi si stringe il cuore; quando ho letto la verità era ormai troppo tardi ed ora mi dispiace davvero tanto di aver contribuito a questo schifoso mercato.
Quindi sorvolo questa parte e voglio ricordare solo quando ho comprato dai suoi proprietari/aguzzini della frutta da potergli dare come cibo e non dimenticherò mai il modo furbo col quale, usando ad arte la proboscide, l’elefante mi ha letteralmente fregato rubandomi un frutto dalle mani. Procedo oltre dando un consiglio spassionato a tutti: se mai doveste andare a Ko Lanta e vi dovessero proporre l’escursione alle cascate, per favore rifiutate categoricamente. Si tratta di una fregatura colossale: si arriva con una jeep in un punto prefissato; da lì si comincia una passeggiata nella foresta (unica cosa positiva).
Si arriva così alla prima insignificante tappa: la grotta dei pipistrelli. Si tratta di un buco nella roccia (definirlo grotta è davvero una cosa abominevole) in cui, alzando gli occhi, si vedono dei pipistrelli appollaiati a testa in giù come al loro solito. In altri viaggi ho visto interi alberi stracolmi di pipistrelli, mentre lì ce ne sono forse una decina e non di più; poi il colpo di scena della guida locale: intravede un ragno di discrete dimensioni che vivacchia nella sua tela facendosi totalmente gli affari propri e lo spaccia per una della attrazioni di quella gita; si, proprio come se quel ragno fosse previsto. Ce lo indica, ci fa avvicinare ed invita a scattare foto. Io ovviamente non ne ho fatte per una cosa così stupida aspettando di arrivare alle cascate. Cammina cammina, non si sente rumore di acqua scrosciante da nessuna parte. Strano…ma poi capisco perchè. Ci fermiamo in un punto morto in cui c’è una pozza d’acqua (dico sul serio) e dalla parete abbastanza alta si vedono scendere ben due rigagnoli, uno più fino dell’altro. Credo che sia una pausa prima di riprendere il cammino (e come me anche gli altri membri del gruppo); poi però esce fuori che quelle sono le famose cascate e lì arriva lo scoramento generale, anche perchè avremmo dovuto fare lo stesso tragitto per tornare indietro.
Succede questo ed ovviamente, appena rientrato, vorrei andare a protestare con l’agenzia. Ma non lo faccio subito: penso infatti che due giorni dopo avrei avuto la seconda escursione ed in certi paesi del mondo non si sa mai cosa può succedere. Stringo tutto dentro di me in una palletta ed aspetto il momento giusto. Torno in stanza giusto in tempo per godermi qualche ora di mare prima e la solita serata “ludica” successivamente. Incredibile come una buona vista della spiaggia ed una gradita cena possano far passare tutti i mali.
Il giorno successivo è dedicato al relax totale; stavolta mi rimetto nella spiaggia del piccolo resort che mi ospita, ma in un punto molto distante; come ho già scritto, è molto estesa, per cui camminando fino alla fine cambiano anche colori e prospettive. Le ore però in questo posto scorrono troppo velocemente…
Arriva quindi il giorno dell’uscita di 8 ore in mare: la visita alle famose 4 isole. Porto ancora dentro di me la palletta di nervosismo delle famigerate cascate, ma non è ancora il momento di protestare con nessuno. La barca mi viene a prendere proprio davanti alla stanza e si parte. La prima tappa è Ko Ngai, dove ci fermiamo per fare snorkeling. Si tratta di un tipico tratto di mare thailandese come si vede nelle cartoline: acqua verde smeraldo, pulitissima, con tanti pesci che nuotano e con enormi ed altissime pietre che fuoriescono dall’acqua. Il panorama è sensazionale.
Faccio snorkeling con la mia attrezzatura: i pesci sono tanti, ma i coralli lasciano a desiderare. Dopo aver visto Maldive e Mar Rosso è difficile trovare di meglio se non la barriera australiana che ancora mi manca. Comincio a pensare che stavolta le mie attese saranno soddisfatte e che la terribile uscita precedente non sarà ripetuta. Ripartiamo con la barca ed andiamo verso una chicca: la Emerald Cave. Si tratta di quello che all’apparenza è un tipico scoglio thailandese enorme, ma ha una particolarità. Alla base ha un buco che scopro essere un’entrata; c’è da percorrere 80 metri a nuoto all’interno di questa cavità (che nella parte centrale diventa buia peggio della notte) per poi sbucare in una zona particolare. Tra il terrore generale, mi metto a nuotare e vado, certo del fatto che qui quotidianmente arrivano decine (se non centinaia) di persone come noi e non si hanno notizie di gente morta o risucchiata da quella fessura nella roccia. Arrivo dall’altra parte e trovo davvero qualcosa di unico: quell’enorme scoglio all’interno è completamente cavo. E’ chiuso da ogni lato tranne che da quello della fessura che ho attraversato; trovo davanti una spiaggetta con una piccola foresta tropicale alle sue spalle. Sarebbe una cosa davvero fantastica…se non fosse che mi trovo in mezzo forse ad un centinaio di persone tutte racchiuse in poche decine di metri quadri. Come sempre l’organizzazione turistica che io odio a morte ha trasformato un fenomeno naturale in una pagliacciata. Giuro che per poter fare qualche foto senza inquadrare qualcun’altro che gironzola ho fatto una fatica abominevole; sarebbe stato meglio scalare una vetta da 5.000 metri a piedi e zaino in spalla. Ma queste cose vanno così e non ci si può fare niente. O ci si aggrega…o non si vedono e sinceramente sarebbe stato un vero peccato.
Riattraverso la fessura nel verso opposto e torno alla barca. Quando siamo di nuovo tutti ripartiamo. La terza tappa è quella con una sosta maggiore rispetto alle altre: arriviamo all’isola di Ko Kradan dove ci viene servito sulla spiaggia il pranzo compreso nel prezzo. Come sempre mangio solo un po’ di riso in bianco perchè mia madre mi ha messo in testa sin da piccolo la storia delle 3 ore di digestione necessarie prima di farsi il bagno dopo i pasti che ancora oggi non riesco a togliermi del tutto di dosso, così in queste situazioni mangio poco o nulla e posso fare il bagno sin da subito stando in piena sicurezza e, allo stesso tempo, a posto con la mia coscienza. Quest’isola è particolare per essere thailandese: il mare è celeste chiarissimo e la sabbia è davvero bianca. Sembra di essere alle Maldive o in una spiaggia dei migliori caraibi.
Ovviamente me la godo tutta con bagni a non finire e relax fino alla nuova partenza. La quarta ed ultima tappa dal giro è Ko Chuek dove è prevista una nuova sessione di snorkeling. Qui il mare è il più verde tra quelli che io abbia potuto vedere durante questa vacanza.
I coralli sono sempre abbastanza deludenti ma la quantità di pesci è aumentata a dismisura. Ce ne sono davvero tantissimi, al punto che diversi di loro mi hanno preso per un dolce spuntino dandomi dei baci pieni di dentini appuntiti. Li ringrazio per il pensiero ma continuo la mia attività fino a che quasi non mi vengono a riprendere con la forza 🙂 Da un mare così non sarei davvero voluto uscire per nessuna ragione al mondo. Ultima risalita sulla barca e rientro al resort. Non ancora esausto per la bella giornata appena tracorsa mi faccio un nuovo bagno per poi andare sotto la doccia al calare del sole. Non intendo perdermi neanche un minuto di quel luogo meraviglioso.
Ma stasera, prima di andare a cena prendendo il solito moto-taxi, devo passare all’agenzia dal mio “amico delle cascate”. Mica mi sono dimenticato. Entro e lo trovo lì. Ovviamente mi riconosce anche se ci siamo visti solo un quarto d’ora qualche giorno prima, mentre io sinceramente non riconosco neanche alcuni dei miei parenti se non li vedo da un po’ (nella mia vita ho fatto delle figure indescrivibili stringendo la mano e presentandomi a gente che già conoscevo. Quei momenti a dir poco osceni non si comprano neanche con Mastercard…); cerco di spiegargli, stavolta indicando uno dei volantini che vedo sul suo tavolo, che mi ha rubato i soldi perchè la prima uscita è stata una fregatura bella e buona. Da commerciante navigato come da queste parti ce ne sono tanti mi dice che in questo particolare periodo dell’anno le cascate sono povere d’acqua. Ha giocato sul fatto che siamo nella loro stagione “secca” per girare la frittata a suo favore. Della serie “prova a venire nella stagione umida e vedrai che portata d’acqua che troverai”. La mia impressione è che quei due rigagnoli non si sarebbero potuti gonfiare neanche se si fosse ripetuto lo tsunami di qualche anno prima, ma che cosa altro potevo fare ? Me lo guardo con un’aria che vale da sola più di mille parole ed esco dalla porta. Fermo uno dei moto taxi con una mano mentre nell’altra ho il tablet. Nei 5 minuti scarsi di tragitto da lì fino al centro, per smaltire l’incavolatura “bis” mi metto a giocare a Candy Crush. L’avessi mai fatto! Il guidatore accosta e si ferma ad un lato della strada in cui non c’è assolutamente nulla. In quei secondi cerco di elaborare che cosa voglia da me e che cosa poter fare in caso di avvenuto pericolo, ma resto comunque incredulo perchè la gente del posto è famosa per essere tranquilla e cordiale. Si mette una mano in tasca ed io mi preparo a qualsiasi cosa, ma mi sto sbagliando totalmente: tira fuori il suo cellulare e si mette a “spippolare” Candy Crush anche lui facendomi vedere che ci piace lo stesso gioco accompagnando il tutto con un innocuo sorriso. Me lo guardo due secondi e, sollevato come non mai, gli dò una pacca amichevole sulla spalla; poi, ridendo come due amici di vecchia data, gli faccio vedere che sono almeno cento livelli avanti a lui e che dovrà farne di strada prima di riacchiapparmi. Sono anche queste le stupidaggini che succedono durante una vacanza in un paese lontano dal proprio che difficilmente si dimenticano. Tanto lontani ma così uguali, tanto diversi (colore della pelle, religione, usanze) ma uniti da queste enormi cavolate che, in questo caso, sono i videogiochi. Viaggiare è davvero bello per una marea di cose; a me insegna soprattutto che nel mondo ci sono milioni di persone che, pur nella loro “povertà economica”, sono capaci di lasciarsi andare in profondi sorrisi; a casa mia invece non passa mattina nella quale non mando a quel paese qualcuno perchè maleducatamente spintona nella metropolitana per andare a lavorare. Per tante cose siamo noi le bestie…noi che ci crediamo chissà cosa e che invece abbiamo tanto da imparare.
Non ci credo, ma è arrivato anche l’ultimo giorno in questo paradiso terrestre. All’indomani avrei dovuto uscire con i bagagli per salire sul minibus verso Krabi e poi via verso casa. Decido di passare in completo relax quelle ore e desisto dal prenotare all’ultimo secondo l’escursione a Phi Phi Island: dopo lunghi ragionamenti ha vinto la parte di me che crede si tratti di una nuova trovata per turisti e non di una vera uscita naturalistica come intendo io. Mi butto in spiaggia ed in mare alternando il tutto un’infinità di volte. Penso e ripenso al tempo bellissimo trascorso sull’isola e mi prometto in quel momento di tornare al più presto in Thailandia. Certo, non a Ko Lanta perchè a me i bis non piacciono, ma da un’altra parte sicuramente si. In quel modo arrivo a sera, faccio i soliti giri e saluto cuoco e camerieri del ristorante che mi ha servito ottime cene negli ultimi giorni. Che tristezza dover dire addio questa volta, ma non ho scelta. Il lavoro che mi permette di pagarmi i viaggi mi chiama e la mia collega si sarà sicuramente stufata di controllare i miei doveri durante la mia assenza. Torno al resort ed eccolo lì che mi aspetta: è il proprietario che mi ricorda la mia imminente partenza. Con un sorriso a 48 denti (ne ho messi 16 in più per l’occasione) gli dico che ne sono al corrente; aspetto ancora un po’ in silenzio e finalmente mi chiede se ho bisogno del transfer col minibus, sicuramente per farmi la seconda cresta, ma evidentemente non conosce chi ha davanti. Gli dico (mentendo spudoratamente) che un’agenzia turistica locale mi ha regalato il passaggio in minibus dopo aver acquistato tre escursioni; ovviamente gira le chiappe e se ne va. Missione totalmente compiuta. Chiedo perdono se qualcuno pensa che sia stato meschino, ma francamente mi aspettavo che, vista la facilità con la quale io (che della Thailandia non sapevo nulla prima di metterci piede) ho prenotato il tutto, mi facesse pagare solo il reale valore di ciò che aveva comprato per mio conto. Da uno che si è preso circa 11.000 bath prima di darmi le chiavi della stanza (quindi con la massima sfiducia che avessi i soldi per pagarlo e con una bella coda di paglia che gli arrivava chissà dove) mi aspettavo la richiesta del semplice “rimborso spese” e sinceramente non un sovrapprezzo per aver impiegato ben 2 secondi del suo tempo. Semplicemente non mi piace essere preso in giro e so sempre come pareggiare le cose senza far male a nessuno, ma rendendo pan per focaccia.
Il viaggio di rientro ha seguito l’iter della prenotazione avvenuta mesi prima: minibus da Ko Lanta a Krabi, aereo Air Asia da Krabi a Bangkok (aeroporto nazionale e low cost), bus per l’aeroporto internazionale e voli Aeroflot Bangkok-Mosca e poi Mosca-Roma. Ma anche stavolta c’è qualcosa che ci ha voluto mettere lo stesso lo zampino. Alla partenza del volo Bangkok-Mosca, con l’aereo già pronto per il decollo, un passeggero molto anziano si è sentito male. Per cui siamo dovuti tornare al parcheggio, farlo scendere in ambulanza, recuperare il suo bagaglio e ripetere tutte le operazioni iniziali. Partenza ritardata di 2 ore che mi ha fatto seriamente rischiare di perdere la coincidenza Mosca-Roma. Sull’aereo circolavano le solite voci contrastanti ed incredibili: c’era chi, sicuro e tranquillo, diceva che il volo coincidente ci avrebbe aspettati; chi invece aveva già le mani nei capelli perchè non sapeva come fare se avesse perso quella tratta e così via. Alla fine abbiamo chieste alla hostess e ci ha detto testualmente che, in questiu casi “generalmente” aspettano. Ma signori, cosa significa “generalmente”? Aspettano o no ? Ci serviva solo lei a metterci ulteriore panico. Da parte mia ricordo solo che un addetto dell’aeroporto di Mosca, appena sbarcati ci ha informati che dovevamo correre per non perdere la coincidenza. Avete presente Usain Bolt nei 100 metri piani ? Quella sera ho fatto meglio di lui, solo che non c’era un cronometro a prendere il tempo. Il tutto per poi arrivare al gate e sentirmi dire dallo steward (insieme agli altri sosia di Bolt sudati fradici come me) che ci avrebbero comunque aspettati tutti, come è anche ovvio che sia quando si acquista un volo con una compagnia che comprende il cambio di aeromobile e soprattutto dove il ritardo è dipeso da certe operazioni di sicurezza per la salute di un passeggero. Ma la vacanza non sarebbe stata completa senza quest’ultima chicca, per cui l’ho accettata di buon grado.
Tornato a casa, ancora oggi ho un ricordo indelebile della Thailandia e soprattutto di quell’isola, così sconosciuta a noi italiani quanto bellissima. Ma rimetterò presto piede nel paese del sorriso. E’ una promessa solenne.