Iran fai da te: come scoprire un paese meraviglioso

di admin

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle del Tour dell’Iran? Eccolo diviso in tre parti:

Parte 1 di 3

Parte 2 di 3

Parte 3 di 3

 

Dieci anni: tanto è passato da quando ho pensato per la prima volta di andare a visitare l’Iran. Allora però non era possibile farlo; troppo rischioso (forse) e troppo costoso per le mie tasche (sicuramente). Però il tempo passa e le cose cambiano, a volte in meglio. Dal punto di vista della sicurezza, mi sembra ancora ieri il periodo in cui un certo signor Barack Obama si è adoperato per riavvicinare i rapporti non solo degli Stati Uniti…bensì del mondo intero con questa grande repubblica islamica del medio oriente. Tale evento, definito giustamente “storico”, ha avuto un’importanza fondamentale per la “riapertura” dell’Iran ad ogni livello possibile, compreso quello turistico. Calo un velo pietoso su ciò che il successore di Obama stia facendo, mandando letteralmente alla’aria decenni di difficili e tortuose conquiste diplomatiche con una serie di decisioni lampo indegne ed irrispettose, offendendo tutti i giorni i governi delle altre nazioni e via dicendo. Ancora non riesco a capire come la nazione che si definisce la “democrazia perfetta” sia potuta passare in un battito di ciglia da otto anni guidati dal primo presidente di colore della sua storia a questa “cosa strana” che c’è adesso. Mi domando come il resto del mondo non si sia ancora  unito contro di lui; non dichiarandogli guerra perchè sarebbe ampiamente sbagliato, bensì lasciandolo solo insieme a coloro che lo hanno messo alla Casa Bianca. Dal punto di vista economico posso dire con estrema certezza che, rispetto a dieci anni fa, non mi sono potuto permettere questo viaggio perchè sono aumentati i miei introiti (anzi…a dire il vero da allora sono un pochino diminuti 🙁 ) ma perchè i costi dei voli stanno finalmente raggiungendo livelli tali da consentire quasi a tutti di vistare il mondo. Tornando per un attimo alla politica (prometto che da ora in avanti non lo farò più, ma qui è doveroso) organizzare un tour in Iran “fai-da-te” non è come programmare un giro in Svizzera o in Norvegia; tutto questo a causa delle sanzioni internazionali che ancora incombono sul paese che, di fatto, lo rendono molto particolare sotto moltissimi aspetti. Nelle righe che seguiranno intendo fare due cose che ritengo fondamentali:

  • Descrivere nei dettagli e con le info più pratiche possibili ciò che ho fatto per pianificare per filo e per segno il viaggio in questa destinazione ancora troppo poco considerata. Tutto questo per facilitare il compito a chi avesse la stessa idea in futuro.
  • Raccontare, come sempre, la mia avventura dal primo minuto fuori da casa fino al rientro in Italia condendo il tutto con foto e sensazioni vissute.

Direi di non perdere ulteriore tempo prezioso e di iniziare con le cose serie.

 

  1. INFO PRATICHE PER ORGANIZZARE UN VIAGGIO IN IRAN

 

A) VISTO DI INGRESSO ED ASSICURAZIONE SANITARIA

Per un cittadino italiano che vuole entrare nel territorio iraniano, il visto è assolutamente necessario e per poterlo avere è obbligatorio stipulare un’assicurazione sanitaria che copra l’intero periodo di permanenza nel paese. Ci sono tre modi per ottenerlo.

  • Direttamente in aeroporto all’arrivo. Sinceramente, per la mia natura che mi porta sempre a partire premunito di tutto, è un’opzione che mi sento di sconsigliare; la possibilità che vi respingano e vi rimandino indietro c’è ma è davvero remota. Il problema può essere rappresentato dalla coda che si potrebbe generare. Ipotesi: se tutto l’aereo facesse questa scelta…non se ne uscirebbe vivi se non in meno di qualche ora. E’ una casistica che rientra nel novero delle possibilità, per cui io non ho voluto rischiare.
  • Chi abita a Roma, Milano (le due città in cui si trova il consolato iraniano in Italia) o zone immediatamente limitrofe può richiedere il visto direttamente in ambasciata. Io faccio parte di questa categoria di persone ed ho scelto tale via. Prima di tutto occorre compilare accuratamente un form che si trova online (http://e_visa.mfa.ir/en/). ATTENZIONE: vi sarà richiesto di caricare due files con la scansione della prima pagina del passaporto e di una foto tessera con dei requisiti di qualità e di dimensioni ben precise. Tali requisiti vanno seguiti alla lettera, altrimenti l’application respingerà ciò che state caricando. Esempio: se la prima pagina del passaporto deve avere dimensioni in pixels di 800×600 e voi caricate un’immagine di 799×599, questa non sarà accettata. Per cui assicuratevi di fare le cose come si deve. Io ci ho perso un po’ di tempo prima di capire come funziona. Alla fine della compilazione avremo una ricevuta riportante un codice. Tale ricevuta va stampata e messa da parte. Successivamente occorre recarsi di persona al consolato iraniano portando con se la seguente documentazione IN ORIGINALE: Passaporto con validità residua di almeno 6 mesi al momento in cui si lascerà l’Iran e due pagine libere consecutive, biglietti aerei rigorosamente di andata e ritorno, assicurazione sanitaria (la potete stipulare con qualsiasi compagnia on-line e ce ne sono diverse tra le quali scegliere) e la ricevuta stampata dopo la conclusione della registrazione on-line. In ufficio vi verrà consegnato un ulteriore modulo sul quale apporre le impronte digitali. L’impiegato consolare tratterrà l’intera documentazione e richiederà un pagamento di € 50,00 da fare con bancomat o carta di credito (no contanti). Dopo circa tre giorni si tornerà una seconda volta al consolato per ritirare il passaporto completo di visto.
  • Chi non abita nè a Roma nè a Milano e vuole munirsi del visto prima di partire dovrà per forza di cose affidarsi ad un’agenzia che si occupa di tali pratiche pagando, ahimè, le commissioni per il lavoro che altri svolgeranno per vostro conto. Esempio: se una persona di Cagliari volesse avere il visto iraniano prima di prendere l’aereo dall’Italia dovrebbe andare e tornare due volte da Roma, ed ecco che diventa più pratico e conveniente incaricare un’agenzia.

B) PRENOTAZIONE HOTELS

Dato che l’Iran è un paese ancora isolato a causa delle sanzioni interazionali che incombono, prenotare alberghi dove dormire è fattibile ma non semplicissimo. Su siti come booking.com troverete solo pochissime strutture che potrebbero non fare al caso vostro, mentre (esempio) AirBnB addirittura non annovera questa nazione tra quelle consultabili (pensate che io eliminerei gli Stati Uniti invece…). Personalmente mi sono servito di un portale dedicato solo agli hotel iraniani (https://en.snapptrip.com) che vi permette di pre-pagare il costo delle stanze con carta di credito. Mentre l’App per il cellulare ha i testi scritti solo in farsi, il sito ha una versione in inglese e questo ci consente di spaziare come più ci piace. La descrizione degli alberghi non è quella dettagliata e minuziosa alla quale siamo abituati, ma con un po’ di sana immaginazione si riesce a fare un bel lavoro. Consiglio: pochissime strutture hanno la conferma immediata della prenotazione; per la maggior parte del totale occorre effettuare una richiesta (appena eseguita vi verrà rilasciato un codice che va conservato come le cose sante) e poi aspettare che la reception risponda. Per mia esperienza…la risposta non arriverà mai da sola. Passata qualche ora dall’inoltro della vostra domanda vi conviene scrivere nella chat del sito: dall’altra parte dello schermo ci sono persone gentilissime e competenti che, dopo avergli chiesto di controllare per voi a che punto sta la richiesta con il vostro numero di ricevuta, in pochi minuti vi faranno avere il voucher da stampare. Con senno di poi, tutto è andato liscio come l’olio e nessuno degli alberghi prenotati con questo sistema mi ha dato problemi.

C) BUS, TRENI LOCALI E TAXI

Per i bus potete stare tranquilli: a meno che non viaggiate durante il periodo del Noruz (il capodanno persiano che si tiene negli ultimi 10 giorni di marzo) troverete posto per i vostri spostamenti da una città ad un’altra sui numerosissimi pullman che attraversano il paese sia di giorno che di notte a prezzi irrisori e, soprattutto, con una comodità clamorosa…roba che qui in Europa non vediamo neanche dal buco della serratura. Infatti in Iran sono presenti e molto gettonati i VIP BUS: sono autobus che all’interno hanno poltrone estremamente comode, con posto per le gambe enorme e che si reclinano come se fossero dei letti. Sapendo questo, come leggerete più avanti, ho colto l’occasione di vedere più località possibili proprio viaggiando (e dormendo comodamente) di notte. Consiglio: anche se di posti ne troverete sempre, se avete un tour strutturato come il mio, quando arrivate in una località acquistate sempre il prossimo biglietto prima di lasciare l’autostazione. Sempre meglio non rischiare. Infine ci tengo ad informare che su tutti i pullman VIP vi verranno dati degli spuntini che vanno dal “semplice snack” per i viaggi brevi e poco costosi fino ad arrivare alla cena  per i viaggi più lunghi. Le autostazioni delle città dell’Iran sono nuove, comode e funzionali. Nel caso dobbiate attendere una o più ore per un bus, sappiate che non dovrete farlo all’aperto come nella maggior parte delle fermate europee.

P.S.: ovviamente tutti i biglietti che vi rilasceranno saranno scritti in farsi, numeri compresi. Consiglio di far leggere il vostro ticket ad un passante che parla inglese che possa confermarvi che l’addetto all’emissione dei titoli di viaggio abbia digitato bene la vostra prenotazione. Voi non sarete in grado di effettuare alcun controllo e sarebbe una brutta beffa non poter prendere un pullman per un errore altrui.

Discorso un po’ diverso vale per i treni: l’Iran è attraversato da un’ottima rete ferroviaria. E’ doveroso prenotare con un buon anticipo questo tipo di spostamenti e presentarsi in stazione con il titolo di viaggio in mano, almeno per le tratte più lunghe. Per poter acquistare in anticipo il vostro posto potete servirvi di questo ottimo sito: http://www.iranrail.net . Permette di visionare orari, tipi di treni e  costi con estrema facilità. Una volta compilata la richiesta di prenotazione sarete contattati per i dettagli di finalizzazione dell’acquisto.  Consiglio: dati i costi ridicoli invito tutti a comprare biglietti nelle carrozze VIP; vi sarà data la cena durante i viaggi notturni ed ogni tipo di comfort possibile. Provare per credere.

I taxi sono comunissimi in Iran. Chi ha già letto alcuni dei miei racconti sà bene che io odio alla follia questo mezzo di trasporto e che preferisco farmi 5 km a piedi pur di non prendere un’auto gialla. Bene…questo è stato il mio inferno. Gli autisti vi assaliranno in massa dovunque vi vedranno: all’arrivo nelle autostazioni, alle ferrovie, agli aeroporti ed addirittura per strada: se sono fermi vi verranno incontro proponendovi dalla corsa semplice fino al tour da concordare insieme; se invece sono in marcia vi suoneranno fino allo sfinimento per farvi segno di salire. Questa cosa sinceramente mi ha mandato in bestia per tutti gli undici giorni ed è stata la cosa che mi manca di meno. Credo di aver detto migliaia di volte “no grazie” ad un invito su un taxi. La cosa buona è che, se e quando servono, hanno tariffe bassissime tranne all’aeroporto di Tehran. Lì sono dei bei ladri.

D) ABBIGLIAMENTO

L’Iran è una repubblica islamica di nome e di fatto. Ha quindi le proprie leggi dello stato in fatto di abbigliamento e molto spesso è questo il tasto dolente della questione. Troppe volte ho sentito pronunciare frasi del tipo “non ci andrò perchè non mi abbasserò mai ad indossare il velo” oppure “non visiterò mai un paese che obbliga le donne a sottomettersi in questo modo”. Sono ovviamente punti di vista, ma che non mi trovano completamente d’accordo. Il paese è talmente bello e affascinante al punto che perderlo è lo scempio, se si avesse la possibilità di andarci. Io sono contrario all’obbligo del velo perenne, però per 10-15 giorni credo non ci sia proprio nulla di male. Le donne in Iran non mi sono sembrate l’anello debole della catena proprio per niente. Anzi, quando entra una donna in metropolitana e tutti i posti a sedere sono occupati c’è SEMPRE (e ribadisco SEMPRE) qualcuno che si alza e che le lascia il proprio posto; e nel caso in cui la donna fosse accompagnata, ad alzarsi sarebbero due persone per lasciare il posto sia a lei che al marito. Nei posti bisogna andarci per capire, e non sentire false campane. Ma vediamo il dettaglio di ciò che si può e che non si può indossare.

Le donne DEVONO indossare il velo (“Hijab” in lingua locale) se si trovano in pubblico sul suolo iraniano. Solo dentro casa o in condizioni totalmente “private” possono toglierlo. Inoltre occorre portare abiti che coprano le spalle, le braccia e le gambe e che non mettano in risalto le forme femminili. Girando per il paese si vedono delle situazioni totalmente opposte. Si va dalle ragazze più moderne che indossano un foulard semplice in testa che lascia in bella vista una buona parte dei capelli ed una specie di giacca/grembiule (anche elegante, devo dire) che non lascia intravedere nulla del loro corpo, fino alle donne più conservatrici che indossano addirittura il chador, cioè il mantello nero che le copre completamente e che lascia intravedere solo una piccola parte del volto. La cosa più particolare del chador è che sotto ad esso vengono messe addirittura le borse, rendendo la figura umana di un goffo (e ridicolo) pazzesco; non credo proprio che portare una borsa sopra al chador sia proibito. Il mantello totale è invece obbligatorio quando le donne si recano in luoghi sacri. Lì proprio non si transige perchè anche i capelli vengono controllati minuziosamente se non sono totalmente coperti.

Gli uomini non hanno neanche lontanamente questo tipo di restrizioni ed è francamente una cosa non corretta. L’unica accortezza alla quale un uomo deve fare attenzione è l’uso dei pantaloncini: in Iran, a parte qualche turista poco informato, non vedrete nessuno in giro con pantaloni corti.

E) COSE CHE RIGUARDANO LE PERSONE

Signori, ci tengo ad iniziare così questo mini-paragrafo: tutto ciò che i media ci fanno credere sull’Iran e su chi lo abita è totalmente falso. Ho visitato decine di nazioni in quattro continenti e posso affermare senza paura di essere smentito che gli iraniani sono le persone più ospitali che io abbia mai incontrato. Non mi sono mai sentito in situazioni di reale pericolo, non c’è stato nessuno che mi sia stato ostile. Sono stato fermato decine di volte al giorno da gente di ogni età che voleva stringermi la mano, conoscermi, parlare con me, sorridere e scattare fotografie insieme. Nei rari casi in cui consultavo la mappa non c’è mai stata una volta in cui qualcuno non si sia avvicinato per chiedere se avessi bisogno di aiuto. Sono semplicemente persone gentilissime che vorrebbero vivere la loro vita in santa pace, proprio come noi europei. Non sono affatto i mostri sanguinari ed estremisti che la nostra televisione filo-americana ci vuole inculcare nel cervello. Ancora oggi stento a credere come io sia stato accolto in una nazione che viene ingiustamente sanzionata a livello internazionale. In più…non so proprio capirne il motivo…stravedono per gli italiani, per cui ci fanno sentire meglio che a casa. Personalmente io da anni boicotto TV e giornali per le notizie false che ci danno e mi piacerebbe che lo facesso anche molte altre persone…ma poi mi chiedo come si possa privare la collettività del Grande Fratello, dell’Isola dei Famosi e della Pupa e il Secchione? Sarebbe uno scempio… giusto? Cambiando argomento, avevo letto addirittura da altre fonti che quasi tutti gli iraniani parlano inglese: è una enorme falsità. Una parte di loro parla questa lingua, ma non sono tantissimi rispetto al totale della popolazione. Per cui certe volte preparatevi a comunicare a gesti senza perdere la pazienza.

F) MONETA

Questo argomento apre una stranezza doverosa da sottolineare: l’Iran è tagliato fuori (causa le solite sanzioni politico/economiche) dai circuiti internazionali delle carte di credito. Nessuna delle nostre tessere magnetiche è in grado di pagare o prelevare denaro dagli ATM locali. E’ davvero necessario che portiate con voi tutto il contante del quale potreste aver bisogno per l’intero soggiorno. Ovviamente tutti sapranno che avrete soldi con voi (e pure in buone quantità) per cui consiglio di controllare sempre con la massima cura possibile i “vostri averi” per non trovarvi poi in situazioni spiacevoli. La gente è onesta, come ho già avuto modo di scrivere, ma i poco di buono esistono dappertutto, in Iran come in Italia. Conosco un italiano il cui padre è stato scippato appena fuori da un museo a Tehran, per cui occorre prestare la solita attenzione di sempre.

La moneta ufficiale iraniana è il “Rial”. Ma 99 commercianti su 100 vi presenteranno conti da pagare in Toman. Quest’ultima era la valuta in vigore prima dell’avvento del Rial, ma la gente se ne frega altamente e continua da sempre ad usare il Toman. E’ come se noi, dopo l’avvento dell’Euro nel 2002, continuassimo oggi a parlare di lire. Leggendo altri blog ed altri racconti di viaggio credevo di essere totalmente preparato a questo mini-caos economico, ma non è stato affatto così: una volta arrivato a pagare ho fatto la figura dell’idiota. Per questo motivo provo a spiegare nel dettaglio come funziona la cosa. Partiamo da questi concetti di base:

  • Avrete ovviamente nel portafogli solo Rial e non Toman (moneta che non esiste più da anni)
  • Un Toman vale esattamente 10 Rial

Esempio pratico n. 1: state comprando una bibita fresca da un chioschetto ed il gestore vi chiederà di pagare 1.000 Toman. Dato che un Toman vale 10 Rial dovrete tirare fuori dal portafogli una banconota da 10.000 Rial.

Esempio pratrico n. 2: state cenando in una pizzeria locale (io ho provato anche questo) e vi fanno il conto digitandolo su una calcolatrice; quando hanno finito gireranno il display verso di voi e leggerete 19.000. Il gestore vi dirà subito dopo la parola “Toman”. In questo caso dovrete dargli banconote per un valore di 190.000 Rial e così via. Quando sentirete pronunciare la parola Toman dovrete semplicemente pagare la cifra richiesta aggiungendo uno zero finale.

Il Rial è una moneta che viene quotidianamente svalutata dall’inflazione galopponte che vige in Iran da una marea di tempo. Nei racconti che ho consultato per preparare il mio viaggio ho letto del cambio ufficiale di 1 euro = 40.000 Rial; al momento del mio tour il cambio ufficiale è stato di 1 euro = 51.600 rial. Fate da soli i vostri conti e capirete di cosa sto parlando. Ma ATTENZIONE: questo è il cambio che troverete in aeroporto al vostro arrivo. Il mio consiglio è di cambiare lì lo stretto necessario per le prime spese perchè nelle città sono arrivato a cambiare al mercato nero addirittura ad 1 euro = 62.000 rial. Come vedete c’è una convenienza clamorosa se si cambia in questo secondo modo. Troverete cambiavalute vicino ad ogni attrazione turistica. Basta sapere che non sono nè banche nè uffici cambi, bensì normali cittadini che girano con pacchi di soldi in mano da far paura.

G) INGRESSI E FOTOGRAFIE

Preparatevi: in Iran gli ingressi si pagano tutti o quasi. Poco per volta (da 1,50 euro di importo minimo fino a 9-10 euro di importo massimo), ma quasi niente è gratis. Quindi fatevi i vostri conti quando pianificate il viaggio perchè entrare dappertutto potrebbe significare spendere qualche soldino in più. Per quanto riguarda le fotografie, nella maggior parte dei siti sono fattibili senza alcun problema. Dove invece sono palesemente proibite…la bontà degli iraniani li farà voltare da un’altra parte proprio mentre state scattando un’istantanea. Insomma…a meno che non ci siano cause di forza maggiore, vi lasceranno sempre fare come volete.

H) ALTRI USI CHE SAREBBE OPPORTUNO CONOSCERE

In quest’ultima sezione spiego qualcosa a proposito delle usanze di vita quotidiana degli iraniani che non guasta conoscere.

  • La stretta di mano: è comune tra due uomini, ma non tra uomo e donna. Consiglio agli uomini di stringere la mano ad una donna solo se è lei a porgerla per prima, altrimenti non è cosa totalmente rispettosa.
  • Il Taa’ruf (spero di averlo scritto bene e di riuscire a spiegarlo al meglio): molti iraniani lo praticano, per cui bisogna fare attenzione. Quando avrete a che fare con una transazione di qualsiasi tipo che porta ad uno scambio di denaro, la persona che deve ricevere i soldi potrebbe fare un gesto con la mano per indicarvi che non li vuole. Ovviamente si tratta solo di un pro-forma dettato dall’educazione, quindi non fate come il 99,99% degli europei che si tiene il denaro e se la squaglia felice di aver fatto un affare; dovete semplicemente insistere una o due volte dimostrando anche la vostra di educazione. A quel punto il vostro interlocutore accetterà il denaro. A me è accaduto due volte, una eclatante quando cambiavo i soldi: un bambino che fungeva da cambiavalute mi mette in mano 150 euro in valuta locale (oltre 9.000.000 di rial); quando faccio per dargli i 150 euro mi fa il gesto del Taa’ruf. Avrei potuto svignarmela e fare un ottimo affare, ma conoscendo questa usanza ho insistito, ho pagato per il servizio ricevuto e tutti coloro che mi hanno visto hanno DETTO che sono una persona estremamente educata (l’ho sentito in inglese con le mie orecchie).
  •  La cosa in assoluto più difficile per un europeo in Iran è attraversare la strada. Ebbene si…un’azione per noi tanto semplice e comune, in Iran è un’impresa ovunque. Più la città in cui siete è grande e popolata e più sarà un’opera titanica. Dovete sapere che i semafori sono pochissimi (si contano sulle dita di una mano) e che spesso non sono sincronizzati con gli altri dello stesso incrocio: vedete il verde per i pedoni e fate per iniziare l’attraversamento, ma una colonna di macchine continuerà imperterrita a procedere senza fermarsi. Come fare allora? Semplice: dovete imparare ad attraversare la carreggiata come fanno gli iraniani. Non importa se vedete la via principale di Tehran con 6 colonne di auto che procedono una accanto all’altra senza sosta: dovete semplicemente cogliere il momento più propizio ed iniziare a camminare. Le auto che sopraggiungeranno si fermeranno ad un millimetro dalle vostre gambe ma non vi colpiranno mai. Vi faranno sentire dei rompicoglioni, ma non vi investiranno. Fate così fino a quando non arriverete alla sponda opposta della strada. Ripeto: le auto in Iran non si fermeranno mai se voi non le costringete; non ci sono strisce pedonali che tengono…provare per credere. Però, una volta capito questo meccanismo, vi entrerà nel sangue e non avrete problemi per tutti i giorni a seguire.
  • I bagni pubblici in Iran sono frequenti e gratuiti, a differenza dell’Europa in cui si pagano anche i “bisogni corporali”. C’è però un rovescio della medaglia: la pulizia lascia mooolto a desiderare. Soprattutto quelli degli uomini (per quelli dell’altro sesso non ho ovviamente potuto indagare) la puzza di pipì rancida la si sente da 20 metri di distanza. Non vi illustro cosa si prova quando si è dentro con la porta chiusa. “Estremo adattamento” è la parola migliore da usare in tale contesto.

Arrivato a questo punto mi sembra di aver detto proprio tutto ciò che si dovrebbe sapere per organizzare un viaggio in Iran. Per questo motivo chiudo la prima parte di questo post ed inizio la seconda, quella in cui racconto come si è svolto il mio tour.

 

2) IL MIO IRAN

 

Sabato 21 aprile 2018: il mio volo Roma-Tehran con scalo di quattro ore ad Istanbul (compagnia Pegasus) è previsto in partenza alle 14:45. Con un Terravision che mi porta per tempo a Fiumicino, vado al Terminal 3 per imbarcare il bagaglio (il mio solito zaino da Trekking con capacità 90 litri) che pesa stavolta 10,7 kg. Subito mi aspetta una disavventura: sul tabellone luminoso non vedo presenti i dettagli che mi riguardano…niente “Roma-Istanbul” che mi indichi il numero del check-in. Mi reco al banco informazioni dove trovo anche un altro ragazzo irritato e ci viene detto che si tratta di un errore. Ovvio: tra tutti gli aerei in partenza…proprio il mio doveva essere omesso. Alla fine vengo a conoscenza di dove devo andare e procedo. Tolto il “peso” dalle spalle resto col bagaglio a mano. Questo evento poco felice mi dà però la possibilità di passare un po’ di tempo con l’altro “sventurato”, in modo tale da non essere soli durante l’attesa sia a Roma che delle rispettive coincidenze in terra turca.  Il volo parte abbastanza puntuale ed arriva a destinazione; particolare agghiacciante: nel 2018 all’aeroporto “Sabiha Gokçen” (sigla internazionale SAW, per intenderci) non esiste alcun connessione Wi-Fi gratuita. Il collegamento viene dato solo in cambio di consumazioni con valore minimo di acquisto; i vari bar dello scalo giocano un po’ su questo “minimo”. Girando girando trovo l’offerta più conveniente: 25 lire turche (ad oggi poco meno di 5 euro) in cambio di un’ora di internet da sfruttare mangiando un croissant e sorseggiando del succo di arancia fresco. Anche qui il tempo passa abbastanza velocemente fin quando, all’imbarco del secondo volo saluto il nuovo amico (lui diretto a Krasnodar, in Russia) e salgo. Noto con piacere che l’aereo è circa per metà occupato da iraniani e per l’altra metà da turisti. Sento subito che coloro che siedono accanto a me (posti 21D e 21E) sono italiani. E’ buio pesto ed il fuso orario in avanti mi catapulta direttamente nella notte, per cui mi perdo nella mia solita iper-dormita che termina solo quando le ruote dell’aeromobile toccano terra per l’atterraggio. Scendo rapidamente e vedo che sono le 3:30 del mattino a Tehran, aeroporto internazionale Imam Khomeini. Mentre diversa gente arrivata senza visto e si mette in fila per ottenerlo, io ed altri “programmatori incalliti” ci poniamo in coda per il controllo passaporti. Le pratiche di ingresso nel paese sono di una facilità estrema ed in pochi minuti mi trovo nella sala “arrivi”. Vengo assalito dai primi guidatori di taxi del mio viaggio (saranno migliaia in totale alla fine degli undici giorni di permanenza) che cerco di evitare come la peste. Qui faccio una digressione: durante la preparazione del viaggio avevo letto le tariffe dei taxi da questo aeroporto al centro città: si iniziava con i 350.000 Rial di qualche anno fa per poi passare ai 700.000 Rial di posts più recenti; oggi i “signori” chiedono 1.250.000 Rial equivalenti a 25 euro tondi al cambio ufficiale. Per me possono usare le chiavi delle loro auto per provare ad aprirsi qualche altra cosa perchè questo sfruttamento dei turisti come pratica d’uso comune deve finire. Maledetti!!! Il primo cambiavalute “abusivo” invece lo faccio parlare perchè, volente o nolente, ho necessità di contanti spendibili. Subito la spara grossa chiedendomi di cambiare 200-300 euro. Lo freno dicendo che sono abituato a cambiare non più di 50 euro per volta ed alla fine si fà come dico io. Mi dà 2.500.000 Rial e sarà il peggior cambio di tutta la mia permanenza, ma questo lo sapevo già prima di iniziare la negoziazione. Tra un giro per l’aeroporto e tutto ciò che ho appena detto si fanno le 4:50 di notte. E’ ancora presto per andare in città; per pura informazione mi reco a vedere a che ora la metropolitana (attiva con una fermata qui dall’agosto 2017, quindi relativamente recente) inizia il servizio. Il primo treno parte alle 6:50, quindi dovrò attendere due ore. La cosa buona è che c’è una sala d’attesa con molte sedie sulle quali mi accomodo indisturbato; la cosa cattiva è che la linea che collega l’aeroporto con la città non opera ogni 5-10-15 minuti come le normali “metro”, bensì ad orari prefissati riportati su un cartello per un totale di non più di 10-12 corse al giorno. Occorre quindi segnare tali informazioni in caso di bisogno futuro. Alla fine passa anche questo tempo ed acquisto il ticket per 75.000 Rial (1,50 euro). Scoprirò poi che il prezzo di una corsa singola “normale” è di 10.000 Rial (15-20 centesimi di euro. Semplicemente pazzesco). Il primo obiettivo del mio viaggio è raggiungere l’Autostazione “West” per acquistare il biglietto del VIP Bus che in nottata mi avrebbe permesso di cambiare città. All’inizio tutto fila liscio come l’olio, ma man mano che passano le stazioni…la metropolitana diventa sempre più invivibile per quanta gente sale e si accalca al suo interno. Per chi è di Roma…è come se tutte le fermate fossero tante “Termini”, con gente che sale e scende in quantità industriale. Senza aria condizionata si potrebbe morire lì dentro. Io poi ho anche con me zaino da trekking e bagaglio a mano, per cui lascio immaginare che goduria. Comunque questo mezzo di trasporto è senza dubbio la salvezza al traffico mortale della capitale iraniana. Immaginate 12 milioni di abitanti che girano in macchina: roba da mettersi le mani nei capelli e scappare. Gli interscambi tra le varie linee che compongono il suo tracciato sono abbastanza semplici ed intuitivi, mentre entrare in un nuovo vagone già stracolmo di gente è un’impresa titanica. Potrebbe essere necessario attendere il passaggio di due o più treni prima di trovarne uno con qualche centimetro “agibile”. Inoltre, i primi due vagoni come anche gli ultimi due sono riservati alle sole donne: lì gli uomini non possono assolutamente salire, mentre le donne possono entrare negli altri centrali perchè a frequentazione mista. Quando scendo sono felicissimo per un motivo molto semplice: l’autostazione “West” si trova subito dietro alla Azadi Tower. Per molti si tratta di un monumento brutto, insulso ed inutile, ma non per me: ogni volta che mi informavo sull’Iran, questa torre era sempre presente davanti ai miei occhi. Sono conscio del fatto che non sia la cosa più bella della città, ma nella mia testa è e resta anche oggi il simbolo di Tehran. Sono davvero al settimo cielo quando esco dal sottosuolo della metro e me la trovo davanti.

Azadi Tower

Qui finiscono i sogni ed inizia la realtà: davanti a me ci sono decine di autobus, ma tutti super sgangherati e vecchi. Niente a che vedere con i meravigliosi VIP Bus dei quali tanto avevo letto. Dove andare adesso, quando tutti i cartelli indicatori sono scritti in farsi, dove collegarmi alle mappe on-line mi costerebbe 29 euro ogni 250 MB utilizzati e dove il navigatore off-line mi viene difficile e poco intuitivo da usare ? Il problema dura poco perchè mi si fa incontro un tizio che mi chiede cosa sto cercando. E’ il mio primo incontro con un “acchiappino” locale; ne troverò tantissimi ad ogni autostazione per tutto il tour. Senza chiedere soldi mi accompagna personalmente alla biglietteria distante non meno di 600 metri e mi assiste nell’acquisto del primo biglietto. E’ qui che scopro che il “quasi tutti gli iraniani parlano inglese” è una bugia colossale: addirittura gli addetti ai tickets non lo sanno neanche un po’ e mi devo far capire a gesti e scrivendo su un pezzo di carta la data e l’ora esatta del pullman  che mi serve. Pago 450.000 Rial (9 euro) per la tratta notturna da Tehran a Tabriz. Il biglietto è tutto scritto in farsi, numeri compresi. Come fare ad avere la conferma che i dati siano quelli da me richiesti? Niente di più facile: dopo aver salutato…mi attacco ad un passante che fortunatamente biascica un po’ di “english” e gli chiedo di leggermi cosa recita il ticket. La sua risposta mi piace e tutto quadra, così posso finalmente andare. La prossima tappa è un hotel da me prenotato per la giornata: dovendo prende il bus notturno non ci dormirò; mi serve solo come appoggio per visitare Tehran senza avere lo zaino da trekking sulla schiena per tutto il tempo. Dato che ho solo oggi per esplorare la capitale, l’albergo è in posizione molto centrale rispetto alle principali attrazioni. Raggiungendolo scopro una interessante caratteristica iraniana che si ripercuoterà anche in tutte le successive località: qui c’è un concetto di concorrenza che definire molto particolare è un eufemismo. Passeggiando mi trovo in un quartiere molto ampio pieno zeppo di negozi di ferramenta. Quasi solo ferramenta, intervallati raramente da qualcosa di diverso. Chiedendo scoprirò che qui funziona così perchè quando la gente vuole un cacciavite sa esattamente in che zona della città andare. Chiedo anche, incuriosito al massimo, come si faccia a scegliere in quale negozio andare quando ce ne sono 100 uguali; mi viene detto che non sono uguali, ma che ognuno di essi ha merce diversa. Sinceramente non sono entrato a curiosare, ma a me sembra sempre la stessa identica roba porta dopo porta. Sicuramente la colpa è mia che so vedere ma non osservare a dovere. Entro in hotel e la stanza è carina: mi rammarico moltissimo per non poterci soggiornare per la notte, ma se voglio vedere più Iran possibile in undici giorni…qualche sacrificio lo devo fare. Mi sistemo ed esco di corsa perchè ho una capitale da visitare. Tehran, come già detto, è una città dove regna il caos: ci sono macchine che circolano per tutte le strade senza soluzione di continuità e si nota in maniera ben distinta una cappa di smog da far paura. Ci sono pareri contrastanti in merito: c’è chi non si ferma neanche una giornata, chi ne dedica solo una e chi un paio. L’unica cosa certa, a detta di tutti, è che non è assolutamente la città più bella dell’Iran, neanche lontanamente. Io la trovo interessante, con alcuni punti degni di nota e cose di minor interesse che comunque una visita veloce la meritano. Imperdibile è il Museo Nazionale del Gioiello, aperto dal sabato al martedi dalle 14:00 alle 16:30 : racchiude una collezione di oggetti stupendi che fanno restare senza fiato anche i non amanti del genere come me. Il Gollestan Palace è da vedere, ma solo se Tehran è la prima tappa del viaggio in Iran: se visto dopo città come Esfahan (per esempio) appare quasi insignificante. La particolarità di questo Palazzo è che si paga un ingresso per accedere al giardino (150.000 Rial, cioè 3 euro) e poi si pagano a parte le varie sale che si intende visitare da un minimo di 80.000 Rial ad un massimo di altri 150.000 Rial cadauna. Tutto questo va scelto su un display elettronico in fase di acquisto del biglietto all’ingresso: se non si parte preparati da casa si rischia di vedere cose inutili e di perdersi il meglio.

Gollestan Palace – 1

Gollestan Palace – 2

Gollestan Palace – 3

La tomba dell’Imam Khomeini lascia a bocca aperta per il colpo d’occhio che offre. Fantastico anche l’Imamzadeh Saleh Shrine che preferisco ricordare in maniera particolare perchè mi sono fermato almeno un quarto d’ora semplicemente ad osservarlo in silenzio: è stato il primo impatto con un monumento funebre in Iran;  ho visto donne in chador letteralmente disperate sulle tombe, un edificio fantastico ed un’atmosfera del tutto particolare di devozione da lasciare il segno.

Imamzadeh Saleh Holy Shrine

Ciò che ho apprezzato di meno sono stati, manco a dirlo, i Bazaar. Si sà che non adoro il commercio e che, se mi serve una cosa, vado dritto al sodo perdendoci non più di dieci-quindici minuti quando esagero. Figuriamoci cosa posso provare a girare per kilometri tra soli banchetti e mini-negozi. Però questa, volente o nolente, è una caratteristica (e pure iper apprezzata) di ogni città iraniana, per cui mio malgrado provo a ricavarne il meglio possibile. Certo…non posso farmi piacere per forza ciò verso cui non sono portato per natura, ma faccio del mio meglio. Una cosa la posso dire senza aver paura di essere smentito: nel fine settimana prima di questo tour ho passato quattro giorni in Marocco (vedi post dedicato) ed i mercati iraniani non hanno niente a che vedere con quelli marocchini: in Africa vige la legge del caos totale e passeggiare per i vicoli stracolmi di merce può diventare addirittura irritante se si calcola che per quelle viuzze ci passano anche motorini/furgoni, che i negozianti vedono il turista solo come un portafogli da spennare e che ti trascinano dentro ai loro spazi solo per appiopparti le peggiori ed inutili schifezze possibili; qui in Iran la cosa è molto molto molto molto più ordinata (i quattro “molto” non sono sufficienti per spiegare la differenza sia di esposizione che di modi di fare tra le due realtà, ma sarebbe brutto ripetere quella parola dalle 300 alle 400 volte). Almeno ordine ed educazione fanno parte della gente iraniana che stravince nettamente al confronto. Altra caratteristica pro-Iran: i bazaar si trovano in edifici storici degni davvero di nota, con soffitti finemente decorati e con caravanserragli stupendi che si incontrano allontanandosi dalle vie principali. Personalmente a Tehran ho girato sia per il Tajrish Bazaar che per il Grand Bazaar senza però uscirne con un singolo “wow”.

Un soffitto del Grand Bazaar

Molti vanno a vedere la vecchia ambasciata americana, definita anche “il covo dello spionaggio”. Personalmente, per come la vedo io, non mi sono neanche avvicinato a quella cosa. Più sto lontano da ciò che è statunitense e meglio passo la mia vita. Ma Tehran non è solo cemento: anche se la loro superficie è probabilmente insufficiente rispetto all’estensione totale della metropoli, ci sono anche parchi e zone verdi di diverse dimensioni. Ne cito due che sono il Taleghani Park ed il Parco Comunale. Il primo è quello che ospita il famoso e stravagante ponte “Tabi’at Bridge”, mentre il secondo (decisamente più centrale vicino all’Imam Khomeini Square and Memorial) mi ha impressionato per la varietà di cose che vi si possono fare: ci sono degli attrezzi per la ginnastica, dei tavoli da ping pong, un laghetto dove poter “navigare” con barchette apposite ed un mini-zoo con volatili di varie specie, dai più piccoli da voliera fino ad arrivare agli struzzi…ed uno di loro mi ha guardato proprio male mentre provavo a fotografarlo.

Tabi’at Bridge

Monumento del City Park

Lotta tra fenicotteri al City Park

Lo scorbutico struzzo al City Park

Girando per la città trovo anche altre cose interessanti da vedere e fotografare. Alcune sono queste:

Sardar-e Bagh-e Melli (Parte Interna)

Imam Khomeini Memorial

Inutile dire che, avendo avuto più tempo a disposizione, avrei potuto visitare tanti altri musei ed esposizioni presenti nella capitale iraniana, ma stavolta non ho voluto rischiare di gettare un giorno al vento ed ho dato retta alle troppe voci che dicevano che Tehran non merita più di 24 ore. Non mi sento di dar loro completa ragione col senno di poi. Purtroppo le ore passano inesorabili e si avvicina il momento di dover raggiungere per la seconda volta l’autostazione “West”, stavolta per dire addio alla metropoli. E’ ora di cena ed ho un buco nello stomaco enorme. Sia per motivi di tempo che di budget (voglio tenermi più stretto possibile e non spendere soldi inutilmente) cerco un fast food: il menù in alto, sopra al bancone, è tutto scritto in farsi. Cosa ordinare adesso? Fortunatamente prima di me c’è un altro cliente che chiede un panino e lo chiama testualmente “Sandvich” (la pronuncia è esattamente come ho scritto). Prendo la palla al balzo e, quando tocca a me, ordino un “Sandvich” con pollo. Il gestore capisce la parola “chicken” e, con enorme fortuna, il panino (lungo circa tre quarti di baguette…una mostruosità…) mi piace molto: sarà questo il mio nutrimento principale per l’intero viaggio, con pochissime varianti. Il motivo lo svelerò più avanti. Per una panino bestiale come quello, una lattina di Coca Cola ed una Bottiglia da 1,5 litri che porterò in pullman per la nottata spendo poco meno di tre euro al cambio, per cui sono felice all’ennesima potenza. Non sono lontano dall’hotel, per cui vado a prendere il borsone, faccio il check-out, saluto e mi ributto in metro. Il sole è ormai calato, ma la temperatura è buona per girare con le maniche corte. Carico come un mulo faccio ritorno alla fermata “Azadi”; prima di andare all’autostazione non posso non fermarmi ad immortalare la Azadi Tower in notturna che trovo uno spettacolo nello spettacolo, dato che è totalmente illuminata.

Azadi Tower in notturna

Quando un luogo lo conosci ti orienti in maniera più semplice ed è ciò che mi capita appena arrivo ai bus (loro questi spazi li chiamano normalmente “Terminal” con l’accento sulla “a”). Decine di pullman aspettano fermi: quale prendere? Nessun problema: appena mi vedono mettere il naso sulle corsie mi vengono subito incontro. Mostro loro il biglietto e mi indicano il mezzo che mi avrebbe ospitato per il mio primo viaggio notturno in Iran, da Tehran a Tabriz, in direzione ovest. Deposito lo zaino da trekking nel portabagagli e tengo lo zainetto con me: appena entro dentro al bus mi si illuminano gli occhi: tutto ciò che avevo letto sui pullman VIP è pura verità: lo spazio a disposizione per i passeggeri è enorme e le poltrone si possono reclinare totalmente come dei letti senza danneggiare chi siede dietro. Per me questo è oro puro!

Cavolo che Bus!!!

Ma c’è un problema: i posti sono assegnati ed il biglietto è scritto in farsi. Dove mi siedo adesso? Trovo una soluzione anche a questo inconveniente: mi metto nel primo posto libero; quando poi arriverà il legittimo proprietario chiederò la cortesia di indicarmi il numero che mi appartiene. Infatti dopo poco sale una donna che mi parla nella sua lingua: io deduco che stia reclamando il posto ed infatti è così. Vede che sono straniero, per cui ne approfitto per domandarle aiuto mostrandole il ticket. Lei capisce al volo e si mette a sorridere dicendomi che devo sedermi proprio dietro di lei, al numero 12. Finalmente sono posizionato con bibitone gelato a mia disposizione. Ci mancherebbe il famoso “rutto libero”, ma meglio non azzardare.  Il bus parte con circa trenta minuti di ritardo: da queste parti è una consuetudine perchè quasi nessuno prenota tranne me; tutti arrivano all’ultimo minuto e le compagnie aspettano di raccattare passeggeri in  ritardo pur di riempire il mezzo. Adesso è ufficiale: sto salutando Tehran e lo faccio, prima di dormire comodo come un neonato, guardando la foto della metropoli che, al 22 aprile, ha fior di montagne con vette innevate alle spalle…parzialmente coperte dalle tonnellate di smog presente.

Scorcio di Tehran

Sono circa le 6:30 del mattino di lunedi 23 aprile quando mi sveglio all’autostazione di Tabriz. Sono fresco e riposato come una rosa: mai in Europa ho fatto un viaggio in bus notturno di una tale comodità. Alle 7:00 ho appuntamento con Ali, un ragazzo di 24 anni che di professione fa il driver per turisti in giro per tutto l’Iran. L’ho trovato e contattato tramite internet e poi ho mantenuto i rapporti via whatsapp. Sono stato davvero fortunato stavolta perchè l’ho beccato con qualche giorno libero in mezzo a due tours molto lunghi (20-25 giorni l’uno), così ha potuto dedicarmi l’intera giornata. Fin dal primo momento ho la conferma delle sensazioni avute in fase di pianificazione: si tratta di una persona educatissima, preparata e gioviale. Adora il suo lavoro e vorrebbe incrementarlo sempre di più per far conoscere la sua terra (per la quale stravede) a più gente possibile. L’ho “assunto” (anche se questo termine proprio non mi piace) perchè con i mezzi pubblici proprio non potrei arrivare dove vorrei, quindi o così o niente. Dopo avermi aiutato, facendo da traduttore, ad acquistare il biglietto per il pullman notturno che avrei dovuto prendere il giorno dopo (Tabriz-Esfahan pagato 600.000 Rial, cioè 12 euro ma con cena inclusa) la mattinata inizia con due sue sorprese per me: la prima è una lauta colazione da lui offerta che consumiamo su un tavolo da pic-nic che estrae dal portabagagli della sua auto nel bel mezzo del parcheggio dell’autostazione; la seconda è il cofano della sua macchina: sopra ci ha attaccato una poster che copre tutto lo spazio disponibile. Rappresenta per intero il mio tour in Iran e lo ha completato con le figurine dei mezzi di trasporto che mi accompagneranno (bus, treno, aereo e la sua auto compresa, piazzata proprio sopra alla città di Tabriz). Tutto quadra alla perfezione ed è stato realizzato per un misero giorno insieme. Non so davvero credere ai miei occhi e non  trovo parole per ringraziarlo.

Colazione “alternativa” al parcheggio dell’autostazione

Sul cofano della macchina di Ali

Per la prima volta assaggio il pane locale, che ha ben poco a che vedere con quello dei “Sandvich”: è molto sottile e di forma allungata. Lo definirei come una sorta di pane carasau, però morbido. Loro ne acquistano diversi pezzi per volta che poi piegano in due e li trasportano avvolgendoli in parte intorno ad un braccio. Ammetto che è un po’ difficile da spiegare in forma scritta. Diciamo che è una variante dei francesi: loro si piazzano le baguettes nei pressi delle ascelle mentre gli iraniani il pane lo portano a casa come se fosse una maglia tenuta “a penzoloni” su un braccio. Sopra al pane ci si mette una specie di formaggio del quale francamente non ricordo il nome (già è un miracolo che io lo abbia capito al momento) ed un po’ di marmellata. Il mix è abbastanza buono, ma decisamente diverso dalle colazioni europee che siamo abituati a fare ogni mattina. A fine pasto alzo gli occhi al cielo: il meteo non promette nulla di buono, ma è normale a queste latitudini: mi trovo nel bel mezzo della regione dell’Azerbaijan iraniano e da queste parti fa generalmente più freddo che caldo; serve quindi indossare tutti i maglioncini a mia disposizione, cosa che ovviamente faccio se non voglio morire assiderato. La temperatura è tale anche perchè sono da poco passate le 7:30 del mattino; andando avanti con l’orario sarebbe sicuramente aumentata (o almeno è questo che spero). Prima di effettuare il tour prefissato abbiamo una serie di cose da sbrigare insieme, ma è ancora troppo presto secondo lui, per cui mi porta a fare un giro della città di Tabriz. Iniziamo con “l’Iron Age Museum” (150.000 Rial l’ingresso), una piccolissima esposizione, però molto interessante: è una novità nel panorama locale, al punto da non essere ancora presente sulla guida Lonely Planet. Si tratta di una serie di scavi all’interno dei quali sono state trovate delle tombe con ossa di uomini, donne e bambini. La particolarità del sito è che le persone defunte sono state sepolte in posizione fetale. Si dice che la credenza popolare dell’epoca facesse fare questo per facilitare la rinascita in una nuova vita. I resti sono davvero molto completi. Il passo successivo è la visita sommaria al Bazaar della città; più interessante è invece l’ingresso in una Moschea, ovviamente senza scarpe. Qui mi illustra sia un po’ di storia religiosa locale, sia una marea di particolari sui tappeti che in questo momento fungono da pavimento (d’altra parte sono a Tabriz…che cosa posso aspettarmi 🙂 ?). Mi dice di essere stato in passato un fabbricante di tappeti, per cui mi spiega dettagli utili a dare o a togliere valore a quei capolavori, più altre info per me del tutto nuove. Si vede che il suo lavoro gli piace da morire: difficilmente ho visto qualcuno adoperare tanta passione in questo genere di attività. Quando usciamo lasciamo una mancia al custode (50.000 Rial) ed andiamo insieme a fare una delle due cose che a me servono come il pane: comprare una SIM locale. Chiamare dall’Iran con un numero italiano costa 3 euro al minuto e ricevere costa 1,50 euro. Per il mio piano tariffario, 250 MB di internet costerebbero 29 euro…per cui non ho altra scelta che procurarmi una scheda iraniana. Però da solo non posso farlo perchè recentemente il governo ha proibito di vendere le SIM ai non iraniani. Girando almeno cinque negozi ne troviamo finalmente uno un po’ più “lavorabile” e la scheda arriva: la pago 18 euro e contiene 3 giga di navigazione, l’unica cosa che a me serve per poter restare in contatto con l’Italia tramite whatsapp. Dei minuti per le telefonate francamente non saprei che farmene. Manca solo una cosa per completare il cerchio: il cambio soldi. I cinquanta euro dell’aeroporto di Tehran sono quasi finiti e ciò che ho non mi basterebbe neanche per il compenso di Ali, figuriamoci per il resto del viaggio. E’ così che mi porta al mercato nero di sua conoscenza dove mi offrono un tasso da capogiro: 1 euro = 62.000 rial. Nettamente migliore di quello precedente. Colgo la palla al balzo e cambio 150 euro ottenendo 9.300.000 Rial: sono talmente tante banconote che arrivano a riempirmi il portafogli in maniera esagerata. Qui provo anche la prima esperienza del famoso Taa’ruf (ne ho parlato nella prima parte, quella dei dettagli di viaggio, per cui non mi ripeto). Adesso è davvero tutto e non mi manca più niente: siamo pronti a partire per il giro prestabilito. Ma prima arriva un’altra sorpresa: Ali si ferma sotto casa sua, sale dalla famiglia e torna con un contenitore che ha al suo interno il pranzo caldo che consumeremo a breve. Non avevo parole prima…figuriamoci adesso. Mai trovato un “signore” in questo modo e se penso che ha solo 24 anni, paragonandolo ai suoi coetanei “standard” in Italia mi vengono quasi i brividi; fortunatamente che certe volte ci sono delle eccezioni. Durante il tragitto inizia addirittura a piovere a sprazzi: siamo diretti in montagna, in direzione del villaggio di Kandovan. E’ famoso per essere un vero gioiellino, chiamato anche la “Cappadocia iraniana”  perchè ha le case costruite dentro coni di pura roccia. Non vedo l’ora di arrivarci, ma prima è ora di mangiare. Anche stavolta ci fermiamo in uno spiazzo e montiamo il solito tavolino da pic-nic, stavolta messo sapientemente sotto ad una tenda per evitare che ci piova sopra la testa e dentro ai piatti.

Pranzo iraniano sotto la pioggia

Anche qui c’è una prima volta: assaggio il “Kufte Tabrizi”, una specie di polpettone preparato dalla madre di Ali. Si mangia prendendone un pezzo alla volta e mettendolo dentro al pane con aggiunta di formaggio. Al centro della palla di carne ci sono due frutti che, in quel mix di sapori al quale non sono assolutamente abituato, non so ben distinguere.

Kufte Tabrizi

Alla fine, a stomaco pieno, rimettiamo tutto a posto e ripartiamo. Arrivare a Kandovan è un gioco da ragazzi e trovare parcheggio è ancora più facile. A prima vista il villaggio è spettacolare, ma non mi accontento. Chiedo ed ottengo di poter andare a piedi in un punto panoramico dal quale poterlo ammirare in tutta la sua estensione e lì la magia è ancora più particolare.

Panoramica del villaggio di Kandovan

Dettaglio delle case nella roccia

Come si nota dalle foto, succede un mezzo miracolo: dopo un’intera giornata piena zeppa di nuvole e con qualche goccia di pioggia, ora che sono al villaggio esce il sole! Ogni tanto qualcosa va anche a me per il verso giusto. Dopo aver scattato milioni di fotografie per poi scegliere con calma le migliori da conservare scendo dalla collina ed inizio la visita a piedi per le viuzze di Kandovan, osservando da vicino le abitazioni. Dentro ad un paio di esse è possibile entrare e noto con estremo piacere che l’umidità che mi sarei aspettato non c’è. Sono case a tutti gli effetti.

Case nella roccia a Kanodvan – 1

Case nella roccia a Kanodvan – 2

Case nella roccia a Kanodvan – 3

Alla fine manca solo la ciliegina sulla torta: un fiumiciattolo che scorre proprio ai piedi del paesino e che è sovrastato da un bellissimo ponticello.

Il ponticello di Kandovan

Per questa prima tappa è tutto. Ali ed io risaliamo in macchina e proseguiamo il giro verso la seconda ed ultima sosta. Siamo diretti ad un piccolo capolavoro della natura che, a causa della scarsità delle piogge (ma anche della solita implacabile mano dell’uomo) sta pian piano scomparendo: si tratta del Lago di Urmia, il più salato del mondo. Sono curioso di vedere un lago colmo di sale e questa mia attesa viene ripagata sin dal primo approccio con quel luogo visto dalla vettura. Chiedo al driver di fermarsi perchè il posto che ho davanti agli occhi sembra una cartolina spaziale e non può non essere immortalato. Vedere per credere.

Lago salato di Urmia – 1

Lago salato di Urmia – 2

Per scattare queste ed altre immagini sono salito in cima ad un promontorio (Ali mi ha aspettato in macchina perchè abbiamo parcheggiato sul ciglio della strada). Devo dire che la fatica per salire fin lassù è stata ampiamente ripagata. So che non dovrei essere io a dirlo, ma queste sono più quadri che foto. Appena scendo dalla collina rientro nell’abitacolo e ci mettiamo in moto. Subito dopo il pagamento di un pedaggio di valore irrisorio ci troviamo ad attraversare il ponte che taglia il lago in due. Da ambo le parti ci sono molte rocce che coprono interamente la visuale, ma ogni tanto è stata sapientemente lasciata una “finestra” dalla quale ci si può affacciare ed ammirare il panorama. Facciamo almeno quattro soste in altrettante “finestre” e ciò che segue sono gli scatti migliori che sono riuscito a portare a casa.

Lago salato di Urmia – 3

Lago salato di Urmia – 4

Lago salato di Urmia – 5

Lago salato di Urmia – 6

Lago salato di Urmia – 7

Lago salato di Urmia – 8

La barca che si vede in quest’ultimo scatto, rugginosa ed abbandonata a se stessa, era il mezzo che traghettava le macchine da una parte all’altra del lago quando il ponte non c’era ancora. Adesso, col nuovo che avanza, ha fatto il suo corso ed è sempre più un reperto storico. Anche per questa seconda tappa è ormai tutto. Tabriz sta a non meno di un’ora e mezzo da qui e decidiamo di rientrare. Il driver però sembra non essere assolutamente appagato e mi chiede se voglio vedere altro. Io, con la faccia come il sedere, non mi tiro indietro e gli chiedo di fare un salto (se possibile) al Park El-Goli; dato che si trova alcuni kilometri fuori città, andarci con la macchina mi avrebbe evitato una perdita di tempo per il giorno dopo, quando avrei visitato questo luogo da solo. Mi accontenta ed arriviamo che è buio pesto, proprio come volevo che fosse. Il mio obiettivo è uno solo: fotografare di sera un palazzo molto bello adagiato su di un laghetto. Poco importa se nel 2018 il consumismo lo ha trasformato in un ristorante: è bello e basta.

Tabriz – Park Elgoli

Fatto anche questo decidiamo di andare a cena insieme. Personalmente sono stanco morto: la prima notte in Iran l’ho passata in bianco all’aeroporto di Tehran, mentre la seconda l’ho passata su di un bus notturno che, per quanto comodo sia, non è una camera con un letto vero. Tutto ciò intervallato dalla visita della capitale ieri e di questo giro meraviglioso oggi. Chiedo quindi ad Ali di poter andare prima a prendere la chiave della stanza che mi ospiterà per la notte e poi di mangiare qualcosa in un posto di sua conoscenza, purchè fosse in zona. Così facciamo e, in onore della mia italianità, andiamo ad assaggiare la pizza iraniana. La scelta stavolta avrebbe potuto essere migliore: ciò che mi portano ha la base “altissima”, come biscottosa; il condimento è una via di mezzo tra l’agghiacciante ed il non mangiabile…però va bene così. L’importante è terminare la giornata in modo degno e ci siamo riusciti. Mi accompagna anche a comprare delle bibite da portare in stanza e poi, di fronte all’hotel, ci salutiamo. Non so più come ringraziarlo per i mille favori fatti, così l’unico modo che trovo è quello di trasformare i 60 dollari del compenso stabilito in 60 euro, cioè circa 15 dollari in più di quanto aveva chiesto. Inoltre la cena l’ho pagata io…quindi credo di aver fatto il possibile per venire incontro a tutta la sua generosità. Ma non è finita: mi chiede se voglio portare a casa il poster che ha attaccato sul cofano della macchina e non ci penso due volte a dire di si: per me sarebbe un regalo fantastico ed un ulteriore ricordo della perfezione della giornata che si avvia alla conclusione. Con pazienza stacca tutto lo scotch e mi dà il cartoncino reso completamente “waterproof” con sapienza incredibile. Nonostante i tanti giorni ancora da passare è arrivato in Italia sano e salvo all’interno dello zaino da trakking. Adesso devo solo appenderlo al muro della mia sala computer/viaggi, cosa che non ho ancora avuto il tempo di fare, ma che succederà presto. Piccola digressione: come avrete capito, Ali è un driver/guida perfetta per Tabriz (sua città di origine) ma anche per tutto l’Iran poichè si sposta ovunque. Parla un ottimo inglese e comunica sia per e-mail che per whatsapp. Lascio qui i suoi riferimenti perchè sarei davvero felice se qualcuno avesse bisogno di una persona ultra-fidata e competente. Se gli dite che vi manda “Juri da Roma” vi farà un trattamento di favore.

  • Ali
  • E-mail: tourguide.iriran@gmail.com
  • Telefono/whatsapp: +989214029491

Una volta in camera, la prima iraniana in cui dormo, metto in carica tutte le batterie possibili (reflex, tablet, cellulare, power bank) e sistemo le foto dei primi due giorni copiandole e selezionandole sul portatile. Poi prima partita al mio gioco di calcio manageriale che però dura ben poco: alcuni minuti scarsi…poi crollo in un sonno profondo poco dopo aver impostato la sveglia.

Martedi 24 aprile: il suono più brutto del mondo echeggia nella stanza d’albergo alle 8:00 in punto ed io, mio malgrado, sono costretto ad alzarmi. Dopo aver riposto tutte le mie cose come si deve, scendo a fare colazione. Col senno di poi posso dire che tutti gli alberghi iraniani in cui sono stato hanno le stesse pietanze servite al mattino: wurstel cotto con patate (il tutto servito a fettine piccole piccole), pomodori, uova sode, pane ed una varietà di marmellatine confezionate monoporzione proprio come le abbiamo in Europa. Mangio il possibile cercando di fare un mix di tutto e poi vado a prendere definitivamente la mia roba che lascio in reception dopo il check-out. E’ il momento di uscire a visitare la città di Tabriz. Si tratta di una mèta molto particolare, per lo più fuori dalle comuni rotte turistiche. Ma per me è davvero importante cercare di vedere, se non tutto, il più possibile durante i miei viaggi e non ho saputo escludere questa località dalla lista delle cose da fare. Si tratta comunque di una zona a carattere industriale, come mi conferma un simpatico signore che mi ferma per strada per stringermi la mano e fare due chiacchiere. E’ innamorato dell’Italia e mi dice testualmente che gli dispiace che abbiamo votato Berlusconi per vent’anni perchè è stato lui a rovinarci del tutto. Si domanda il perchè io sia a Tabriz e, quando gli spiego il motivo (lo stesso di cui sopra) mi dice che sono un vero viaggiatore e non un turista da due soldi. Ovviamente quelle parole mi riempono di orgoglio (se avessi la ruota come il pavone sarebbe senza dubbio aperta): ha toccato il bottone giusto, quello che fa scattare un sorriso appena viene premuto. Comunque sia, questa città ha la sua storia, le sue tradizioni ed i suoi monumenti degni di nota. Prima di tutto dà il nome ad una pregiatissima qualità di tappeti persiani molto molto costosi, e già questo non è poco. Al secondo posto va messo il fatto che possiede il più grande bazaar coperto del mondo intero, importantissimo crocevia degli scambi commerciali dell’antichità. E’ un luogo labirintico, ma clamorosamente ordinato e pure non troppo affollato. Se ci si allontana dalle vie principali si possono trovare ed ammirare dei caravanserragli favolosi, da mille e una notte. E poi belle moschee, il Qari Bridge e molto altro ancora completano l’opera. Prima di procedere oltre vediamo qualche immagine.

Uno degli ingressi del Bazaar di Tabriz

Caravanserraglio nel Bazaar di Tabriz

Moschea a Tabriz – 1

Moschea a Tabriz – 2

Moschea Centrale di Tabriz

La passeggiata prosegue alla scoperta dell’area verde del Golestan Park, molto frequentata dai locali. Al centro presenta un imponente monumento.

Al centro del Golestan Park

Appena fuori dal Golestan Park

Saat Square, una delle piazze principali sulla quale si affaccia il Tabriz Municipal Museum, è tappezzata da due diversi tipi di “festoni”: il primo copre l’intera rotonda al centro della piazza stessa con la scritta “TABRIZ 2018” poichè proprio questa città è stata designata per essere la capitale islamica dell’anno; il secondo è composto da una serie infinita di bandiere iraniane strette e lunghe che attraversano una delle vie cittadine principali poichè, proprio oggi, è prevista la visita niente popo’ di meno che del presidente della repubblica. Conoscendo le abitudini italiane, quando ho saputo del suo arrivo (il giorno prima) ho subito pensato a caos, confusione e blocchi di strade. La realtà? Non è accaduto nulla di nulla; è stato come se nessun presidente fosse arrivato in visita ufficiale. Un altro piccolo esempio da prendere in considerazione.

Logo di “TABRIZ 2018” in Saat Square

Traversa di Saat Square tappezzata per il presidente iraniano

Tabriz Municipal Museum

Proseguendo verso la direzione destra si scoprono altre bellezze degne di nota. Prima fra tutte la Moschea Mirza Salman Hakim…che alberi posti in posizione errata coprono fin troppo. Subito accanto l’Azerbaijan Museum ed ancora dopo la Kabud Mosque.

Mirza Salman Hakim Mosque

Palazzo dell’Azerbaijan Museum

Kabud Mosque – 1

Kabud Mosque – 2

Ma, in questa città poco turistica, le cose da vedere non finiscono ancora. Degne di nota trovo ancora la “Firefighting Tower” e l’Arg Alishah.

Tabriz Firefighting Tower

Arg Alishah

E’ poi rientrando verso la base (o meglio…l’hotel) che decido di attraversare la porta che dà sugli storici Nober Baths: appena la si supera si entra in una strada quasi del tutto pedonale con  negozi, centri commerciali, case storiche, musei e luoghi di culto; è davvero piacevole passeggiare qui, in quello che posso definire a tutti gli effetti “lo struscio di Tabriz”.

Porta d’ingresso all’area dei Nober Baths

Anche se la luce del sole è ancora alta in cielo, è ora di salutare anche questa città che mi ha accolto per quasi due giorni. Alle 19:00 avrò il VIP bus in direzione Esfahan, per cui vado prima ad acquistare il solito bottiglione gelato per il viaggio e poi mi reco a prendere le mie cose alla reception dove le avevo lasciate in custodia. Circa 6-7 kilometri mi separano dall’autostazione, per cui decido di fare uno strappo alla regola e di prendere un taxi; purtroppo in certi casi è necessario. Pago il conto (150.000 Rial, meno di tre euro col nuovo cambio effettuato ieri) e saluto. Manca ancora un po’ alla partenza, per cui mi siedo nella bellissima autostazione e gioco un po’ col tablet. Al momento giusto mi alzo e, ormai esperto sul da farsi, cerco un autista a caso e, mostrandogli il biglietto, gli chiedo gentilmente su quale bus devo salire. Me lo indica senza problemi, deposito lo zaino da trekking nel portabagagli e mi siedo sulla mia poltrona super-comoda. Con circa 20 minuti di ritardo il mezzo inizia a muoversi; mentre mi godo il panorama prima dell’arrivo del buio ci danno la cena promessa: una cofana di riso con pollo + una bibita e due/tre snacks per gradire. Niente male questa vita iraniana direi. Ad un certo punto il sole va a nanna ed arriva la notte: neanche il tempo di pensarci che già mi trovo con gli occhi completamente serrati. Buonanotte!

Mercoledi 25 aprile: in Italia è festa nazionale mentre per me oggi è un altro giorno di vacanza. Sono convinto che sia molto più importante il mio tour e questo pensiero non l’ho messo in dubbio neanche per un secondo. Alle 7:45 faccio l’ingresso nell’autostazione di Esfahan, un altro gioiello per l’accoglienza dei viaggiatori, con un ritardo di quasi un’ora rispetto all’arrivo preventivato. Poco male perchè tanto avrei dovuto aspettare lì senza poter andare da nessuna parte. Con tutto il carico spalmato tra schiena e braccia mi giro su me stesso finchè non vedo ciò che cerco: il cartello che indica la stazione della metropolitana che mi permetterà di raggiungere il centro senza l’ausilio di alcun taxi. Ovviamente non ho fatto in tempo a scendere dal bus che mi hanno assalito in venti per chiedermi se mi fosse servito un passaggio. Ma cavolo, dico io, c’è la metro…perchè dovrei pagare di più??? Ma prima mi fiondo a comprare il ticket per il prossimo bus con direzione Yazd (160.000 Rial), viaggio previsto per domani. Questa è l’unica città del giro alla quale dedico più di un giorno. La verità è che sono stato quasi 48 ore anche a Tabriz, però la prima giornata l’ho spesa col tour in macchina in altre località. Il motivo della mia scelta è molto semplice: a detta di tutti Esfahan è la città più bella dell’Iran e quindi dedicargli una sola giornata non sarebbe sufficiente. Questo non fa altro che accrescere la mia curisoità, per cui è il momento di andare verso il treno. Qui, a differenza di Tehran, non si possono comprare tickets di corsa singola, ma solo una tessera magnetica con quattro corse già caricate all’interno; il prezzo è di 50.000 Rial: un vero regalo. Noto durante il tragitto che vagoni e stazioni sono nuovi di zecca e che una parte di percorso è ancora in fase di costruzione. Il paese si sta rapidamente ammodernando come meglio non potrebbe. Dopo poco più di dieci minuti scendo alla fermata Takhti, la più vicina all’hotel prenotato (soli 300 metri a piedi in più). Stavolta sono meno fortunato che nella capitale: la camera a me assegnata non è libera. Mi avrebbe fatto comodo poter salire e darmi una sistemata, ma non si può. Chiedo ed ottengo di poter depositare lo zaino da trekking nell’apposita saletta, uso il bagno di servizio per alcune “necessità” e poi esco a visitare la città. Oggi non ho la colazione, per cui è il momento di assaggiare un dolcetto che vedo in giro da tre giorni ma che non ho mai osato comprare: una sorta di ciambella fritta e stra-fritta con sopra uno strato di cioccolato. E’ buona, ma credo abbia le calorie di due-tre cene più o meno. Non lo farò mai più, questo è sicuro. Questo luogo è famoso soprattutto per due cose: la prima è essere soprannominata “la metà del mondo” per quante bellezze racchiude; la seconda è la Piazza Nqqsh-e Jahan, ovvero la seconda piazza più grande del pianeta preceduta solo da Tienanmen a Pechino. Come mio solito decido di lasciare quest’ultimo punto di interesse per ultimo: voglio far crescere ancora la voglia di vederlo. Per questo motivo inizio la visita dalla zona opposta. E’ così che mi imbatto nella imponente Sayed Mosque e che visito successivamente l’interessantissimo sito degli Ali Gholi Agha Historical Baths (150.000 Rial). Quando arrivo qui capisco che è meglio sedermi ed aspettare che passi la tempesta: dentro ci trovo un’intera scolaresca intenta ad urlare ed a scattare selfie a più non posso. Queste cose proprio non fanno per me. Quando però il terremoto esaurisce il suo effetto resto completamente solo e posso sbizzarrirmi come meglio credo.

Scorcio della Sayed Mosque

Ali Gholi Agha Historcial Bath – 1

Ali Gholi Agha Historcial Bath – 2

Quando esco fuori noto di aver fatto appena in tempo: un’altra mandria di bambini è pronta a fare il suo ingresso nelle piccole stanze del museo. Cambio direzione ed arrivo nell’enorme Hasht Behesht Park, un’area verde molto usata dagli abitanti di Esfahan per rilassarsi sulle panchine al fresco degli alberi presenti. Il parco ospita anche l’Hasht Behesht Palace, una struttura secondo me troppo pubblicizzata per ciò che offre realmente. Bellissimo il colpo d’occhio che forma con la fontana che ha di fronte.

Hasht Behesht Palace

Adesso, purtroppo, due note negative: vado sparato per visitare la Scuola Teologica dei Quattro Giardini ma è invasa da lavori in corso che ne impediscono l’accesso. Sia io che una coppia di turisti tedeschi presenti in quel momento ce lo prendiamo in saccoccia. Come se non bastasse, dopo aver percorso a piedi il discreto tratto di strada presente, quando arrivo allo storico Si-o-Se-Pol Bridge ho un’amarissima sorpresa: il ponte c’è in tutta la sua imponenza e particolarità, ma sotto di sè non ha un filo d’acqua. Il paesaggio è lunare (come direbbe qualcuno) o meglio spettrale (come preferisco definirlo io). Guardando da ogni lato si vede solo una distesa di terra arida con gente che cammina tranquillamente su quello che un tempo era il letto del fiume che attraversava Esfahan. Dire che non ci sono rimasto bene è sicuramente poco. Non passa molto che vengo fermato da un simpatico signore: solita prassi con stretta di mano e domande di rito. Colgo la palla al balzo per chiedergli cosa fosse successo per ridurre un patrimonio in questo terribile modo. La risposta è stata lapidaria e triste allo stesso tempo. Il problema è la siccità: non piove abbastanza in questa parte del paese e la vicina città di Yazd (dove andrò domani in serata) non ha acqua a sufficienza. Per tale motivo il governo ha deciso di deviare il corso del fiume per portare risorse idriche proprio a Yazd. E pensare che negli ultimi sei mesi in Italia non fa altro che piovere da non poterne più…; la stessa storia quindi vale anche per gli altri ponti storici (il Marnan Bridge da una parte ed il Khajou Bridge dall’altra).

Il Si-o-Se-Pol Bridge

Il Marnan Bridge

Il Khajou Bridge

Qui di seguito pubblico alcune foto che rendono ancora meglio l’idea della situazione paradossale che si è creata negli ultimi anni:

Mi raccomando: è vietato NUOTARE nel fiume…

Qui si affittano pedalò…

I meandri del Si-oSe-Pol Bridge

Quest’ultima foto è stata da me scattata “sotto” al ponte Si-o-Se-Pol; ovviamente se ci fosse stata acqua correente non avrei mai avuto la possibilità di portare con me questo “ricordo”. Ma la situazione peggiore si ha vicino al Ferdowsi Bridge (un ponte “meno importante” dei tre citati sino ad ora): accanto ad esso è presente un mini parco giochi situato su quella che avrebbe dovuto essere un’isola sul fiume, collegata alla terraferma da una passerella. Oggi questo centro di divertimenti è chiuso ed abbandonato a se stesso, con erbacce che crescono da ogni parte. Ripeto fino allo spasimo che è una vera tristezza. Attraverso il Si-o-Se-Pol e visito ciò che la sponda in cui mi trovo adesso ha da offrire. Le attrazioni principali, oltre alle tante moschee sparse un po’ ovunque, sono il complesso che comprende la Cattedrale di Vank (300.000 Rial) e la Chiesa Armena “Saint Bethlehem” (100.000 Rial).

Chiesa Armena “Saint Bethlehem”

Proseguendo la mia passeggiata arrivo fino al Mausoleo di Saeb Tabrizi, famoso poeta iraniano del diciassettesimo secolo. Qui vengo fermato da un gruppo misto di studenti dell’università locale, anche loro incuriositi dalla mia presenza. Soprattutto mi domandano più volte se veramente mi trovo lì da solo e quando confermo mi riempiono di apprezzamenti perchè dicono che la cosa più difficile è stare bene con se stessi ed io ci sto riuscendo. Ci scambiamo i numeri di telefono (mi accerto che tutti quanti abbiamo whatsapp…altrimenti sarebbe inutile), scattiamo qualche foto ricordo e poi ci congediamo.

Mausoleo di Saeb Tabrizi

Tra un giro ed un altro, alla fine arriva il momento di capitolare e di dirigermi verso la “grande piazza”, come la chiamano i locali. Quando so di essere davanti alla porta di ingresso sono titubante; non vorrei assolutamente “bruciare” la cosa più bella di tutto l’Iran, alemeno a detta degli autori dei racconti di viaggio letti in fase di preparazione del mio tour. Un passo dopo l’altro riesco a mettere il naso dentro la piazza e, devo ammettere, lo spettacolo è davvero superbo. In rigoroso ordine anti-orario mi trovo di fonte la Moschea dello Scià, la Moschea Sheikh Loftollah, la Porta di Qeysarie ed il Palazzo di Ali Qapu; Il tutto è collegato da edifici stupendi. Al centro dell’area c’è una enorme fontana ed una marea di aree verdi che gli iraniani usano per fare pic-nic o anche semplicemente per riposarsi.

Moschea dello Scià

Moschea Sheikh Loftollah

Porta di Qeysarie

Palazzo di Ali Qapu

Decorazionì Floreali nella “grande piazza”

Copo d’occhio sulla fontana

Ovviamente entro all’interno dei vari punti di interesse e le meraviglie continuano. Come si vede dalle immagini, si sta facendo sera. Resto fermo in piazza seduto ad osservare ed a guardarmi intorno: questo spettacolo non si può liquidare in una decina di minuti. Tra una cosa e l’altra giungo alle 19:00 circa; calcolando che sono in giro dalle 8:45 del mattino quasi senza sosta…inizio ad essere stancuccio, per cui decido di salutare tutto e tutti e di andare meritatamente a prendere la chiave della stanza. Durante il percorso leggo un cartello inquietante, tra l’altro uno dei rarissimi scritti in inglese: “Specialità cittadina: testa di pecora”. Inutile dire che un conato di vomito stava per uscire dalla mia bocca, ma ce l’ho fatta a trattenerlo fortunatamente. Da questo momento in poi, nel mio tempo libero, curerò sempre di più la nobile arte di come pronunciare perfettamente e senza sbavatura alcuna la parola CHICKEN. Guai che qualcuno capisse male dandomi la testa della pecora nel panino. Mi fermo a prendere le mie solite bibite per la serata (Coca Cola ed un succo di frutta al mango da un litro) ed effettuo il check-in. La volontà sarebbe quella di uscire per vedere la città illuminata, ma la pratica mi fa crollare sul letto dopo aver caricato tutte le batterie in mio possesso e dopo aver sistemato le foto degli ultimi due giorni.

Giovedi 26 aprile: mi sveglio verso le 8:00 con tutta la calma del mondo. La visita di Esfahan è quasi terminata ed ho tempo a disposizione: il bus per Yazd partirà nel pomeriggio alle 17:00. Faccio colazione (identica a quella di Tabriz, come già ho spiegato), metto tutte le mie cose al loro posto, eseguo il check-out, deposito lo zaino da trekking nella saletta ed esco nuovamente. Stavolta la visita tocca al Chehel Sotun Palace: un complesso formato da un grande e fiorito giardino che accoglie le solite fontane ed un palazzo storico (con dentro una sala museo) purtroppo puntellato da impalcature nella sua parte sinistra.

Chehel Sotun Palace – 1

Chehel Sotun Palace – 2

Chehel Sotun Palace – 3

Chehel Sotun Palace – 4

Subito accanto c’è il Museo di Storia Naturale di Esfahan.

Museo di Storia Naturale

Raggiungo poi il sito stupendo della Jameh Mosque, ovvero la Moschea del Venerdi. E’ davvero mastodontico, anche se molto simile alla Moschea dell Scià visitata nella giornata di ieri. Inutile dire che tutto questo lascia letteralmente a bocca aperta.

Jameh Mosque – 1

Jameh Mosque – 2

Adesso arriva uno dei momenti più belli di un viaggio: quello in cui si ha tempo a disposizione per poter vagare senza mèta tra i vicoli della parte storica di una città come Esfahan. Sono sicuro che mi si prospettano delle belle sorprese ed ovviamente non mi sbaglio. Lascio parlare le immagini che è sicuramente la cosa migliore.

In giro per Esfahan – 1

In giro per Esfahan – 2

In giro per Esfahan – 3

Alla fine della bellissima passeggiata mi ributto sulla “grande piazza” dove passo gli ultimi attimi disponibili prima di tornare in hotel per prendere le mie cose e rimettermi in cammino. Che peccato andare via…ma i tours sono così e non ci si può fare molto. Seguendo lo stesso tragitto della mattinata di ieri, rientro nella metro alla fermata “Takhti” e torno all’autostazione “Kaveh”. Alle 16:30, mentre attendo l’arrivo del pullman che dovrà portarmi a Yazd, noto che il cielo si fa sempre più scuro. Nel giro di pochi minuti arrivano un paio di tuoni e subito dopo scende un acquazzone da paura. Menomale che dicono non piova da queste parti! Questo è il primo pensiero che ho, ma ovviamente non basta qualche precipitazione sporadica per le necessità idriche di una zona ai margini del deserto. Sempre sotto la pioggia battente entro nel nuovo VIP bus ed attendo l’ormai solita partenza ritardata. Appena fuori città, con il mano il solito snack, il paesaggio cambia radicalmente: non c’è più nulla nè intorno nè all’orizzonte. Solo sabbia e terra compongono un unico paesaggio letteralmente tagliato in due dalla strada che lo attraversa di netto. Bellissimo anche il tramonto al quale assisto, per poi cadere in un sonno abbastanza profondo quando ormai è tutto buio e non si vede più nulla fuori dal finestrino. Dopo diversi kilometri in questo modo, ogni tanto qualche centro abitato inizia a spuntare fuori fino a che, alle 21:30 circa, arrivo a destinazione. Il motto di Yazd è testualmente “un esempio di civilizzazione nel cuore del deserto”. Si…è proprio così: questo centro urbano si trova davvero circondato dal nulla. Proprio qui prenderò il secondo ed il terzo taxi (gli ultimissimi) di tutto il mio viaggio in Iran. Infatti l’autostazione si trova ad oltre 10 kilometri dal centro e sarebbe impensabile arrivarci a piedi. So che esiste un servizio di bus urbano, ma non dopo le 20:00. Prima però “uso” il tassista per farmi da interprete durante l’acquisto del prossimo biglietto del bus per domani notte con arrivo a Shiraz (350.000 Rial). Eseguo il tragitto con l’auto gialla che dura circa 15-20 minuti e raggiungo l’albergo prenotato. Si tratta del mio primo “Hotel tradizionale” iraniano. Non è altro che una autentica dimora storica ristrutturata ed adattata ad uso alberghiero. Questo la rende speciale perchè l’atrio principale è composto da una grande piazza con al centro una fontana zampillante: giuro che si tratta di un vero spettacolo per gli occhi. Le porte delle stanze non hanno la serratura nè la chiave, bensì un lucchetto che chiude l’ingresso alla vecchia maniera. Sono le 22:00 passate da poco e non ho cenato. Ormai però l’Iran non ha più segreti per me: mi basta uscire ed in pochi minuti ho già nello stomaco il mio “Sandvich”al pollo  e le mie bottiglie di Coca Cola + succo di mango per la notte. Torno in camera e la trafila è la stessa: carica totale delle batterie e sistemazione delle ultime fotografie. Stasera ci rientra anche un bel partitone al mio gioco di calcio manageriale prima di addormentarmi in un orario assurdo.

Venerdi 27 aprile: ebbene sì, oggi per l’Iran è come se fosse domenica in Italia, ma con una fondamentale differenza: mentre noi siamo ormai diventati a tutti gli effetti un paese del terzo mondo che costringe milioni di persone a lavorare nel giorno di festa, qui sono più rispettosi degli esseri umani perchè è realmente tutto chiuso (compreso il bazaar) con quache rarissima eccezione di negozi di alimentari che restano stoicamente ligi al dovere. Non ho mai visto una città iraniana senza persone in giro ed anche da questa prospettiva ho la mia novità. Qualcosa su Yazd prima di iniziare a girarla va detto. Si tratta del maggior centro del paese che ad oggi mantiene vivi i segni della religione Zoroastriana (i punti di interesse più conosciuti sono il Tempio del Fuoco, le Torri del Silenzio ed il Museo). Inoltre, in altri racconti di viaggio letti in fase di preparazione è emerso che, in mancanza di tempo utile, sarebbe convenuto saltare proprio Yazd. Sinceramente e per quanto mi riguarda, col senno di poi dico che non sono per niente d’accordo con questo giudizio. Yazd merita assolutamente una visita per ciò che offre e per la posizione geografica che ricopre. Come prima cosa, l’albergo mi mette a disposizione una macchina con autista per andare a vedere le Torri del Silenzio Zoroastriane che sono molto fuori città. Non ci penso un attimo a dire di si (ringraziando) e partiamo. Il sito è assolutamente da non perdere. Lascio parlare le immagini perchè sapranno convincervi sa sole.

Torri del Silenzio Zoroastriane – 1

Torri del Silenzio Zoroastriane – 2

Torri del Silenzio Zoroastriane – 3

Rimango un bel po’ qui e salgo fino in cima ad entrambe le torri presenti. Durante il rientro verso l’hotel facciamo una sosta (da me fortemente voluta) anche al Tempio del Fuoco Zoroastriano che contiene al suo interno, dietro ad una teca di vetro, proprio il fuoco perpetuo che simboleggia la filosofia di Zarathustra.

Tempio del Fuoco Zoroastriano

Spiegazione del simbolo della filosia Zoroastriana

La Fiamma perpetua Zoroastriana

Mi trovo di nuovo in zona albergo e, stavolta da solo ed a piedi, inizio la scoperta del resto della città. Sono contentissimo di aver già visitato questi primi due siti di mattina presto perchè non ho trovato moltissima gente. Se lo avessi fatto dalle 11:00 in poi probabilmente avrei fotografato solo braccia, teste e corpi umani in mezzo alle “balls”. E’ così che, passeggiando, incontro due signori del posto che, come sempre, mi strigono la mano e mi porgono le consuete domande. Uno di loro mi chiede poi di scattargli una fotografia ed io non me lo lascio dire due volte. Quando gliela mostro esce fuori un sorriso da quella faccia che sembra tanto burbera.

Due nuove conoscenze di Yazd. Magari le scarpe…mettiamole, ok?

La cosa più particolare che colpisce nel centro di questa località è l’Amir Chakmagh Complex; effettivamente ha il suo perchè. Ci sono poi edifici religiosi degnissimi di nota, ma soprattutto è favoloso percorrere tutti i vicoletti della città vecchia, con le costruzioni completamente color “deserto”.

Amir Chakmagh Complex

Amir Chakmagh Mosque

Moschea di Hazireh – 1

Moschea di Hazireh – 2

Saat Square

Giunto in Saat Square (vedi foto sopra) posso decidere se andare sia alla mia destra che alla mia sinistra perchè entrambe le direzioni hanno punti di interesse. Opto per la mia destra e procedo. Arrivo fino al Vahshi Bafqi Memorial. Non mi pare niente di che, ma ormai sono qui e lo fotografo.

Vahshi Bafqi Memorial

Qui ha inizio l’unico momento di tutto il tour di undici giorni pieni in cui mi sono sentito poco sicuro: da dietro al monumento appena immortalato escono fuori due tizi, di cui uno armato di fucile che tenta in tutti i modi di nascondere. Come faccio sempre in questi casi, cerco di fare il vago il più possibile, di non interrompere la marcia per nessun motivo e di superarli. Ci riesco, però non posso tornare indietro adesso…per cui proseguo ancora un po’ nella speranza che si dileguino. Sicuramente non ce l’avevano con me, ma quando ci sono certe cose è sempre meglio rimanere alla larga. Sembra tutto tranquillo, così decido di invertire la marcia, tornare all’incrocio e poi direttamente in centro dove c’è più movimento. Mentre cammino nella direzione opposta, da una strada alla mia sinistra spunta un motorino con a bordo due persone (diverse dalle precedenti) di cui una imbraccia anch’essa un fucile. I miei pensieri più brutti si stanno concretizzando sempre di più: che si tratti di una specie di regolamento di conti tra bande rivali o quacosa di simile? La verità è che mi sento più a mio agio quando imbocco la strada principale e mi dirigo verso destra…proprio da dove sono venuto. Ripeto: magari non era niente di niente, ma “normalmente” non si gira per strada armati in questo modo se non ce n’è motivo. E’ così che raggiungo nuovamente Saat Square e stavolta prendo la strada sulla sinistra. Incontro la Jameh Mosque (la Moschea del Venerdi) ed il Mausoleo di Seyed Rojn Addin prima di perdermi nel centro storico vero e proprio.

Jameh Mosque

Mausoleo di Seyed Rokn Addin

Centro Storico di Yazd – 1

Centro Storico di Yazd – 2

Centro Storico di Yazd – 3

Centro Storico di Yazd – 4

E’ così che, camminando camminando, arrivo alla fine del giro di Yazd. Ho il tempo per tornare in zona hotel vedendo altre piccole cose lungo il percorso per poi riprendere i miei averi e, mio malgrado, riprendere il taxi verso la lontanissima autostazione.

Parco Shahid Beheshti

Markar Square

A dire il vero…ho provato, vista l’ora, a chiedere alla reception dell’albergo se fosse semplice prendere il bus evitando il taxi, ma la fortuna non mi assiste quando serve. Ieri sera, al mio arrivo, un ragazzo giovane parlante un perfetto inglese mi ha accolto e dato le porime info utili. Oggi dietro al banco c’è una poveretta che a malapena sa dire “I am”…e lavora a per una struttura ricettiva (no comment). L’unica cosa che sa dirmi è che “il bus c’è, ma il taxi è più confortevole”. Ma porca miseria…se ti chiedo del bus significa forse che non ho voglia di pagare un taxi…o l’input proprio non ti arriva? Serve una laurea per capire che non tutte le persone al mondo sono comodine e “culi di piombo” ma che, fortunatamente, c’è gente che le cose ama farsele da sole senza essere servita e riverita come gli incapaci? Purtroppo non c’è verso…e non ho altra alternativa che regalare 150.000 Rial ad un driver di auto gialle. Stavolta l’attesa è abbastanza lunga perchè il bus verso Shiraz parte alle 23:55, però la passo su una panchina “vista deserto” sotto la luna. Lo ore di percorrenza sono solo sei, per cui l’orario è studiato in modo tale da portare i passeggeri a destinazione di primo mattino. Ho con me il tablet bello carico, per cui passo il tempo alla mia maniera. Il bus arriva puntuale, ma come sempre parte in ritardo. Ormai è una cosa cronica, ma va bene lo stesso. La stanchezza accumulata ed il buio pesto fuori dal finestrino mi fanno dormire in pochi minuti.

Sabato 28 aprile: arrivo a Shiraz intorno alle 6:15 del mattino. Qui l’autostazione è enorme e abbastanza dispersiva, ma niente che non si possa imparare in breve tempo. Scendo dal bus e, senza avere il tempo di recuperare il bagaglio dalla stiva, già ho addosso i primi tassisti. Uno di loro parla inglese, per cui gli spiego con educazione che è molto presto e che per un po’ avrei aspettato lì. Mi chiede se dopo Shiraz vorrò vedere altre cose e gli dico che devo comprare prima possibile il biglietto per la stessa sera con destinazione Esfahan. Resta meravigliato e mi dice che ho sbagliato i calcoli: secondo lui un giorno non è sufficiente per visitare Shiraz perchè circa mezza giornata parte per Persepolis, l’antichissima città della quale rimangono solo le solite rovine formate da mezze colonne, costruzioni semi-distrutte e poco altro. Gli dico che non ho sbagliato proprio nulla e che a Persepolis non mi ci avvicinerò neanche; gli dico che a me piacciono le costruzioni ancora in piedi, quelle da vedere e da fotografare…non certo quelle da immaginare come fossero nel loro massimo splendore. Ebbene si, a me le rovine non piacciono, di qualsiasi tipo esse siano. Abito a Roma da vent’anni e sono andato ai fori imperiali solo per un’occasione particolare (altrimenti non mi avrebbero mai visto in zona) e non sono mai entrato nel Colosseo. Figuriamoci se perderò mezza giornata (e soldi) per vedere Persepolis. Con questa spiegazione che ritengo esaustiva pare che il mio interlocutore abbia capito. Si offre di darmi una mano per comprare il ticket del VIP bus e lo ringrazio della cortesia. Quando ce l’ho in mano (pagato 350.000 Rial) mi chiede se voglio fare con lui la tipica colazione di Shiraz a base di zuppa con occhi di pecora. Stavolta la vomitata è ad un passo, ma riesco a trattenermi anche stavolta. Con la faccia blu cobalto e la voce andata verso altri lidi gli dico che certe pietanze in Europa non le mangiamo, che lo ringrazio ma che non posso proprio accettare. Mi lascia il suo bigliettino con la promessa che, se mi servirà un taxi, lo chiamerò…ma non succederà. Oggi ho un altro problema: non avendo hotel neanche stasera avrò con me lo zaino da trekking per l’intero soggiorno a Shiraz, ma stavolta la fortuna non si dimentica di me. Incredibile ma vero, all’autostazione locale c’è un deposito bagagli che mi tiene il tutto per soli 30.000 Rial (50 centesimi di euro) fino alle 21:30 di stasera. Ancora incredulo mi metto in marcia. Devo superare decine di tassisti che mi offrono un passaggio e quando dico loro che ho tempo a disposizione e che preferisco visitare la città a piedi mi chiedono il motivo. Ma cavolo…possibile che uno sia strano se si fa due kilometri a piedi? Non sarete strani voi che siete abituati a farvi portare anche al bagno? Dribblati tutti quanti mi dirigo verso l’attrazione più famosa di questa località: la Moschea Nasiromolk.  E’ sicuramente un bell’edificio religioso, ma la caratteristica principale è che, se visitata dalle 8:00 alle 10:00 del mattino in giornate non nuvolose, la luce del sole passa attraverso le vetrate colorate creando giochi cromatici che definire spettacolari è poco. Quando ci arrivo pago il solito ticket di ingresso (200.000 Rial stavolta) ed entro. Purtroppo l’atmosfera è rovinata quasi totalmente dal fatto che ci sono già troppi turisti all’interno. Devo fare un bel respirone per cercare di digerirli tutti, ma ciò che vedo è clamorosamente particolare.

Moschea Nasirolmolk – 1

Moschea Nasirolmolk – 2

Fantastica anche l’immagine che prendo quando una ragazza (ovviamente con tanto di velo) si mette in posa per amici e parenti: sembra uscita da qualche film religioso/spirituale o similare.

Moschea Nasirolmolk – 3

Il cortile del complesso non è affatto da meno. Vedere per credere:

Complesso della Moschea Nasirolmolk

Per il resto Shiraz offre ancora moltissime cose da vedere e punti di interesse ad ogni livello, sparsi all’interno di tutta l’area cittadina. Solo per fare alcuni esempi ricordo la Khan School, lo Shahcheragh Holy Shrine, il Naranjestan Museum, la Cittadella Fortificata di Karim Khan, il Pars Museum, il Mausoleo di Sayyed Alaeddin Hossein, la Tomba del Poeta Hafez, la Sa’di Tomb, la Quran Gate, una serie infinita di moschee e molto altro ancora. Tutto ciò mi tiene sull’attenti per tutte le ore a seguire. Una carrellata di questo e di altre particolarità nelle immagini a seguire.

Soffitto di ombrelli colorati

Scorcio della Khan School

Mausoleo di Sayyed Alaeddin Hossein

Ali Ibn Hamza

Ardekaniha Mosque

Esterno della Cittadella di Karim Khan

Se proprio devo dirla tutta, la decantata Shiraz non mi ha impressionato così tanto. Ho preferito di gran lunga le località viste precedentemente. Non sto scrivendo che sia una brutta città, però non mi sono trovato a mio agio a visitarla rispetto a quanto visto nei giorni passati. Soprattutto la delusione viene passeggiando nei vicoletti del centro storico: in altre località mi sono entusiasmato…qui proprio no, quasi per niente. Il morale me lo tira su un passante che mi ferma e, dopo le domande di rito, chiede cinque minuti del mio tempo per studiare insieme un po’ di “english”. Accetto volentieri, così prende un fogio di carta pieno di scritte in ogni suo centimetro: sono le frasi comuni in inglese tradotte accanto in farsi per aiutarlo a capire meglio e più in fretta. Secondo me questa metodologia non lo porterà da nessuna parte perchè apprendere solo una serie di frasi standardizzate difficilmente lo farà partecipare ad una conversazione in maniera attiva, però devo ammettere che è stata una piacevole pausa. Quando il sole decide di andarsene anche oggi è proprio ora di rientrare in autostazione. Se non arrivo prima delle 21:30 posso dire addio al mio zaino da trekking ancora in custodia; stamattina non ho visto l’addetto del tutto volenteroso a rimanere tutto il giorno in quello stanzino. Percorro la strada che mi conduce a destinazione ed arrivo con un quarto d’ora di anticipo. Il bus per Esfahan che dovrò prendere partirà alle 23:30, quindi ho due ore e mezzo di attesa che passo col mio fedele tablet. Lo stallo 25 mi aspetta ed è lì che mi dirigo al momento giusto. ll pullman notturno parte con il solito ritardo, ma lo snack offerto in omaggio cancella ogni male. Altre sette ore di sonno mi aspettano; meglio così perchè la giornata tanto attesa…un pochino mi ha lasciato l’amaro in bocca.

Domenica 29 aprile: alle 6:15 del mattino mi ritrovo nella “Kaveh Bus Station” di Esfahan. Ovviamente non sono qui per fare un bis, dato che io non ne faccio mai. Questo è semplicemente il luogo di appuntamento con un nuovo driver trovato su internet in fase di preparazione del viaggio, proprio come è successo in quel di Tabriz. Alle 8:00 mi verrà a prendere fuori dall’autostazione e partiremo per il giro programmato per la giornata. Sono da due giorni senza stanza e sta per iniziare il terzo conbsecutivo; stasera avrò l’albergo ma non nascondo che comincio a sentire la mancanza di una sistemazione dove potermi sistemare e riposare. Ormai mancano tre giorni compreso oggi alla fine del tour, per cui non resta altro da fare che godermi il viaggio il più possibile stringendo i denti. All’orario convenuto esco e trovo lì la macchina; concidenza delle coincidenze…anche lui si chiama Ali. Se solo fosse bravo come il suo predecessore avrei fatto bingo. Purtroppo questa persona parla un inglese abbastanza scarso e questo rende le cose meno facili. Ci mettiamo subito in macchina e la prima destinazione da raggiungere è il villaggio montano di Abyaneh. Si tratta di un agglomerato urbano molto molto antico. Credo conti meno di trecento abitanti in tutto e la maggior parte delle sue case è fatta con materiali e metodologie totalmente superate al giorno d’coggi. Per arrivarci occorre avvicinarsi a Natanz, luogo in cui si trovano alcuni siti nucleari iraniani. Certe persone li reputano un luogo da vedere, quasi turistico. Per me sono errori della natura, per cui non chiedo all’autista di accostarsi/fermarsi, ma me ne rimango zitto e buono finchè non imbocchiamo i primi tornanti verso il villaggio. Non manca molto ad arrivare quando incontriamo una donna sulla cinquantina (forse di più) che fa segno di fermarci per farla salire. Il driver mi chiede se sono d’accordo (dato che sono io che pago la corsa) ed ovviamente acconsento: non ha affatto aria minacciosa e ci prendo in pieno. Sale ed inizia a parlare in farsi; l’autista mi dice che ci ringrazia per la cortesia. E’ un’abitante di Abyaneh che sta tornando a casa. Conosce il casellante che è incaricato a riscuotere un pedaggio da chiunque voglia passare e lo convince a non farci pagare niente, per cui qualcosa di positivo (oltre alla buona azione fatta nei suoi confronti) è stato ottenuto. Arriviamo tutti insieme al parcheggio: lei ringrazia di nuovo e va per la sua strada, mentre io ed il padrone della macchina iniziamo l’esplorazione del paese. Passeggiare per le strette vie del paesino ed osservare nei dettagli gli edifici color rosso scuro è davvero bello e particolare. Quassù si respira aria fina, sicuramente molto diversa da quella di Tehran. Il giro classico durerebbe non più di venti minuti, ma io lo allungo fino a quaranta perchè mi arrampico fino alle viuzze più nascoste sul retro e perchè voglio arrivare anche sulla collina di fronte dalla quale si ha una visione totale del villaggio: mai scelta fu migliore di questa.

Panoramica del villaggio di Abyaneh

Abyaneh – 1

Abyaneh – 2

Abyaneh – 3 (Central Mosque)

Abyaneh – 4

E’ tutto, per cui risaliamo in auto e ci mettiamo in moto per la seconda destinazione. Scopro che l’autista non ha la più pallida idea di dove andare quando, arrivato a Kashan, inizia a fermarsi ed a chiedere indicazioni ai passanti. Così sarei capace pure io sinceramente. Ma soprassiedo, l’importante è arrivare. Siamo diretti a Nushabad, piccola località in cui è stata scoperta e portata alla luce la città sotterranea più grande del mondo. Detta così sembrerebbe una cosa spettacolare ed impossibile da perdere, ma una volta sul posto non è proprio come mi aspettavo. O meglio…è interessante, ma il percorso dura si e no una decina di minuti. Oltretutto la guida parla poche parole di inglese, per cui devo andare ad intuito. Apprezzo comunque la sua buona volontà nello sforzarsi a parlare una lingua che non è la sua. Le immagini che seguono sono prese nel sottosuolo con sole luci artificiali, per cui la qualità è pessima.

Ingresso della città sotterranea di Nushabad

Città sotterranea di Nushabad – 1

Città sotterranea di Nushabad – 2

Città sotterranea di Nushabad – 3

Inutile negarlo o nasconderlo: c’è parecchia delusione dentro di me quando la guida mi saluta. E’ più o meno come andare a vedere le grotte. Quando arrivi il discorso di apertura recita più o meno così: “Signore e signori, le grotte di xxxx sono composte da 700 milioni di kilometri di cunicoli spettacolari (forse anche di più…), ma ai visitatori è consentito vederne solo uno”. Sinceramente ci si rimane da schifo. Ma comunque  si va avanti. Torniamo alla macchina e ripartiamo per la terza destinazione odierna: il Fin Garden di Kashan. La città l’avrei poi vistata nel pomeriggio da solo, ma questo punto di interesse è molto lontano dal centro, per cui questo è l’unico modo che ho per raggiungerlo e, dato che siamo di strada, l’ho inserito nel percorso. Arriviamo dopo non più di una quindicina di minuti, scendo e pago il biglietto (200.000 rial) prima di poter entrare. Effettivamente il giardino ed i palazzi storici contenuti all’interno delle mura di cinta meritano la visita. Però…mi aspettavo qualcosina di più. Anche qui c’è una quantità di gente non indifferente e per poter scattare foto senza altri esseri umani occorre attendere qualche miracolo divino.

Fin Garden – 1

Fin Garden – 2

Fin Garden – 3

Appena esco dal Fin Garden, come succede nelle migliori storie, inizia “il bello”. Le virgolette indicano sempre che il senso del discorso non è proprio positivo. Vediamo che succede. Il quarto ed ultimo obiettivo della giornata è l’Holy Shrine dell’Imamzadeh Helal Ali che si trova ad Aran va Bigdol, piccolo centro a pochi  kilometri da Kashan. Il tizio al volante, col quale proprio non riesco a trovare una sintonia, mi dice che non sa dove si trovi questo posto nonostante lo avessimo pattuito da tempo. Lo guardo con due occhi pieni di pietà come si osserverebbe un povero idiota e gli chiedo se sta scherzando. Mi risponde che non sa davvero dove sia ed il siparietto va avanti per un paio di minuti buoni. Alla fine, incazzato come un’ape perchè ho capito che quel punto di interesse lo vedrò solo dalle foto su internet, gli chiedo di portarmi in albergo, conclusione concordata del nostro itinerario. Ovviamente anche questo non sa dove sia e vorrebbe che impostassi il mio GPS. Gli dico che ho la batteria scarica, per cui comincia a chiedere a destra ed a manca ai passanti proprio come alla città sotterranea di Nushabad. Nel frattempo la mia bile continua a traboccare odio. Dopo quattro-cinque “stop&go” riesce a trovare l’hotel. Cerco di mantenere la calma più che posso e prendo il portafogli per pagarlo, anche se come compenso meriterebbe un calcio nel di dietro sinceramente. Chiamandomi “my friend”…ha il coraggio di chiedermi più soldi di quanto pattuito usando la scusa che la strada per e da Abyaneh è piena di curve. Un minuto di silenzio agghiacciante prende possesso della situazione…peggio di quelli di raccoglimento per lutto. Se fossi stato in Italia lo avrei coperto di insulti come solo io so fare, tratti dal vocabolario “Il Toscano per tutti”. Qui, a casa sua, mi limito a dirgli che:

  • E’ un miracolo che lo sto pagando perchè manca un pezzo del giro precedentemente concordato INSIEME
  • Quando abbiamo pattuito la cifra sapeva benissimo che la strada per e da Abyaneh era piena di curve e che poteva almeno usare una scusa migliore
  • La sua mossa è totalmente scorretta perchè i dettagli si decidono PRIMA e non DOPO un servizio.

Concludo il mio teatrino dandogli il dovuto e dicendogli testualmente “buon rientro ad Esfahan”. Dopo questo prendo il borsone, giro i tacchi ed entro nella via dell’hotel. Naturalmente, dato che reputo pessimo il servizio ricevuto, a differenza del driver perfetto di Tabriz non posterò alcun contatto perchè grazie a me questo tizio non dovrà prendere neanche un centesimo di più. Arrivo alla reception del mio ultimo albergo iraniano prima della partenza per l’Italia, per cui qui dovrò riposarmi a dovere ed organizzare tutte le mie cose al meglio. Anche in questo caso si tratta di un hotel tradizionale, ma meno bello di quello di Yazd. A questo però penserò dopo perchè è ancora giorno e devo andare a visitare (finalmente da solo) la città di Kashan che mi ospita per oggi. Questo centro abitato è famoso, oltre che per il già citato Fin Garden, anche per la presenza di alcune case storiche che ho sapientemente tutte nei pressi della sistemazione da me scelta. Si tratta della Abbasian House, della Tbatabaei House e della Borujerdiha House. Dopo più di una settimana in Iran…cominciano ad essere un po’ tutte uguali o al massimo molto simili; l’effetto sorpresa delle prime volte è ormai passato. Per il resto ricordo con estremo piacere alcune cose: la bella Agha Bozorg Mosque ed il Bazaar che qui è un po’ più vivibile dei precedenti e diversi altri punti di interesse.

Agha Bozorg Mosque

Particolare scorcio del Bazaar di Kashan

Moschea a Kashan – 1

Moschea a Kashan – 2 (con lavori in corso)

Particolare Rotonda – 1

Particolare Rotonda – 2

La mia passeggiata per questa città termina verso le 20:30, cioè dopo aver cenato col solito “Sandvich” al pollo ed aver comprato bibite standard per la notte. Faccio rientro in camera da dove ho intenzione di non uscire più per le successive dodici ore. Passo il tempo caricando alla follia tutte le batterie e sistemando le fotografie degli ultimi giorni. Mi addormento poi, dopo parecchio, col mio amato gioco di calcio manageriale ed un po’ di buona musica di sottofondo decisamente meritata.

Lunedi 30 aprile: come promesso a me stesso, mi sveglio senza alcuna fretta e mi sistemo con altrettanta calma. Scendo poi a fare la solita colazione iraniana a base delle medesime cose di sempre e torno in stanza per prendere la mia roba: da questo momento in poi io ed il mio zaino da trekking+bagaglio a mano saremo sempre insieme fino alla fine del viaggio. Quindi la fatica tende ad aumentare anzichè diminuire. Verso le 9:30 faccio il check-out e, congedandomi dalla receptionist, dico anche anche a lei una frase che tanto mi piace: “See you next time”, ovvero “ci vedremo la prossima volta”. La ragazza è più furba di quanto sembri poichè mi risponde testualmente così: “Perchè? Tornerai ancora qui a Kashan?”. La domanda è legittima: non c’è effettivamente alcun motivo di soggiornare ancora in questa cittadina una volta visitata. Mi spiazza per un secondo, ma un bellissimo “può essere, chi può dirlo…” la mura come si deve. Prendo la direzione dell’autostazione che si trova a circa quattro kilometri di distanza: non avendo eccessiva fretta, va bene raggiungerla a piedi; in questo modo posso osservare qualche altro scorcio del centro abitato. Ad un certo punto la mia marcia viene fermata da un giovane moooolto piazzato che mi stringe la mano e mi porge le solite domande; peccato che parla solo in farsi e che quindi non ci capiamo. Però la cosa fondamentale viene compresa: mi chiede dove sono diretto ed io gli dico che devo andare a Qom col pullman. Mi fa segno di non proseguire perchè mi avrebbe aiutato a prendere il bus al volo. “Proprio come Fantozzi”…penso tra me e me. Alla fine ha ragione lui: il VIP bus diretto a Tehran con fermata intermedia a Qom passa e lui lo ferma per me. Lo ringrazio molto per avermi evitato circa un paio di kilometri di sfacchinata e salgo sul mezzo pagando il biglietto (71.000 Rial). Il tragitto dura circa un’oretta; mi fanno scendere in una parte nuova della città, vicino all’uscita dell’autostrada. Manco a dirlo, decine di taxi sono pronti ad assalire me e gli altri malcapitati appena messo il primo piede sull’asfalto. Una nuova serie infinita di “no grazie” mi permette di allontanarli tutti quanti, per poi mettermi solo soletto da una parte a consultare la mappa per capire dove mi trovo e dove dovrò andare. Noto con poco piacere che ciò che mi interessa (in primis la stazione ferroviaria) si trova a oltre cinque kilometri da qui. L’orologio dice che è ancora abbastanza presto, il sole è alto nel cielo e si sta bene…per cui decido di incamminarmi anche stavolta lasciando basiti i proprietari delle auto gialle. Ci metto poco più di un’ora ad arrivare al mio obiettivo: come sempre, per prima cosa devo acquistare il biglietto per il mezzo pubblico utile per raggiungere la prossima destinazione. Dato che devo andare alla stazione ferroviaria di Tehran non vedo modo migliore che arrivare nella capitale via treno. Il ticket costa 40.000 Rial (una vera stupidaggine) e, a differenza di quelli dei bus, serve il passaporto per acquistarlo;  chissà perchè? A questo punto, sicuro del prossimo spostamento, mi dirigo verso il vero obiettivo della giornata. Qom è la seconda città santa dell’Iran e l’Imam Khomeini la scelse come sua residenza. Si dice che questo posto sia il più conservatore di tutto l’Iran, il luogo dove la religione locale viene vissuta con maggior enfasi.  La realtà è che in giro si vedono sempre le stesse persone vestite come capita: chi col semplice velo in testa e chi col chador a copertura integrale; ma questo succede ovunque, non solo a Qom. Circa un kilometro e mezzo mi separa dalla mia destinazione principale che è il Mausoleo di Fatima Masumeh. Ma chi è costei, le cui reliquie sono qui conservate ed onorate? E’ la sorella dell’ottavo Imam (Reza) e la figlia del settimo Imam (Musa al-Kadhim). Ora…non voglio insinuare nulla perchè la cultura altrui non si discute, ma si rispetta e basta…ma, facendo un paragone, è come se Papa Francesco avesse una sorella e tutti noi la venerassimo. Mi suona almeno un po’ strano, tutto qui. Ragionamenti a parte, una volta raggiunto facilmente il sito di interesse, dal quale si accede da varie porte lungo il perimetro, occorre lasciare i bagagli ingombranti all’ingresso presso degli appositi stands che li custodiscono gratuitamente; per poterlo fare occorre fornire un numero di telefono (almeno a me questo hanno chiesto). Subito dopo una perquisizione blandissima che rasenta il ridicolo, si comunica all’addetto alla sicurezza il proprio status di turisti e segue un periodo di qualche minuto di attesa, finchè una persona arriva ed accompagna da una “guida” con la quale il giro del mausoleo può finalmente iniziare. Il tutto è gratis, qui in Iran cosa incredibile. Sono capitato con due persone provenientei dalla Repubblica Ceca, altre due provenienti dal Belgio ed altre due ancora che arrivano dalla Norvegia. Io, come al solito, sono l’unico “esemplare della razza umana” che si presenta da solo. Chi ci fà da Cicerone è un giovane Mullah proveniente dal Pakistan, gentilissimo e simpatico. E’ molto ligio con le donne del gruppo e le invita a sistemare il chador affinchè copra anche la punta dei capelli; inoltre la sua voce è bassissima e stento a capirlo in tutto quel marasma di fedeli che vanno e che vengono. Ogni tanto fanno il loro ingresso dei gruppi di persone che portano sulle spalle un defunto completamente avvolto da stoffe (non si vede neanche un centimetro della povera persona): ci viene detto che parenti ed amici lo conducono così nel luogo sacro per l’ultima volta. La stessa scena, purtroppo, si ripete più volte. Tornando alla visita, l’Holy Shrine è davvero bello ed imponente. Si divide in tre sezioni, tutte da ammirare. Il Mullah capisce la situazione e ci permette di scattare fotografie, per cui posso portare con me dei ricordi concreti. Non ci è permesso, in quanto non musulmani, accedere ai luoghi di preghiera, nè tantomeno entrare nella sala dove è conservata la bara di Fatima Masumeh. Però è forte ed intensa l’atmosfera che si vive.

LA prima veduta del Mausoleo di Fatima Masumeh

La via di accesso all’ingresso 17 del Mausoleo di Fatima Masumeh

Mausoleo di Fatima Masumeh – 1

Mausoleo di Fatima Masumeh – 2

Mausoleo di Fatima Masumeh – 3

Mausoleo di Fatima Masumeh – 4

La visita dura dai 20 ai 30 minuti al massimo. E’ quindi abbastanza breve, anche perchè le stesse guide devono accompagnare altri gruppi successivi fino al termine della giornata e così via, giorno dopo giorno. Quando esco vado a ritirare il borsone (anche se…lo ammetto…la voglia di lasciarlo lì fino all’ultimo momento mi viene, ma non sarebbe stato corretto dato che il mausoleo lo avevo visto) e, dato che ho tempo, mi metto a passeggiare per Qom in cerca di qualcosa degno di nota (la grande Moschea è fuori città, ben poco collegata). Mi infilo in mezzo al piccolo bazaar (se confrontato con quello di altre realtà iraniane) ma anche stavolta non mi entusiasma: c’è sempre la stessa roba in vendita. Appena esco da lì trovo una cosa davvero bella da restare a bocca aperta (almeno a mio giudizio): la Moschea dell’Imam Hasan Askari toglie il fiato, soprattutto se vista con la giornata di luce che mi accompagna, anche se le nuvole potrebbero essere un po’ di meno.

Moschea Imam Hasan Askari

La passeggiata continua passando in mezzo ad altri taxi insistenti, a persone con pacchi di soldi in mano che mi chiedono se voglio cambiare euro in rial, altri monumenti e moschee varie.

In giro per Qom – 1

In giro per Qom – 2

In giro per Qom – 3

Arriva così il momento di congedarmi anche da questa città che sta crescendo in maniera esponenziale da anni a questa parte. Mi dirigo verso la stazione ferroviaria ed attendo sulle sedie il mio treno, ovviamente dopo aver comprato qualcosa da bere al bar. Il viaggio verso Tehran non mi dà molte speranze per quello notturno che avrò tra qualche ora: il convoglio è piccolo ed i posti sono anche abbastanza scomodi. A me poi è toccato quello contrario rispetto al senso di marcia, sul corridoio (non al finestrino) e con la faccia proprio di fronte al pannello di fine carrozza: peggio non sarebbe potuta andare. Le due ore previste passano in fretta: allungando il collo riesco a scorgere il fantastico panorama che si vede oltre il vetro, però non posso fare foto perchè mi trovo messo maluccio. Una volta a destinazione esco dall’edificio e mi cerco un fast food per il solito “Sandvich” al pollo + Coca Cola.  A stomaco pieno vado verso l’accesso al binario 9 indicato sul tabellone. Vengo però respinto perchè, in quanto straniero, devo passare prima dall’ufficio di polizia per far controllare il passaporto e far validare il mio biglietto con una firma ufficiale. Continuo a non capire: posso prendere tutti i bus che voglio senza mostrare documenti mentre per uno stupido treno servono tutte queste attenzioni? Credo che non avrò mai risposta. Comunque eseguo ciò che viene chiesto e mi ripresento alla stessa persona col foglio in regola e con un sorriso a 68 denti che lascia intravedere tutto ciò che gli voglio dire senza che un singolo fiato esca dalla mia bocca. Quando scendo le scale vedo assistenti in livrea ad attendere i i viaggiatori; ammetto di aver prenotato una carrozza VIP, però non me li aspettavo. Le sorprese non sono finite qui, anzi…sono solo iniziate. Arrivo nel mio scompartimento da quattro posti e già ci trovo piazzati tre compagni di viaggio tutti iraniani: una coppia di anziani signori che parla solo farsi ed un coetaneo che per fortuna spiccica qualche parola di inglese. Trovo già pronta un mare di roba: un kit letto completo e sigillato ed un vassoio con dentro merendine, frutta, snacks e chi più ne ha più ne metta. Il viaggio ha inizio puntualissimo e, dopo poco, arrivano bibite fresche ed una cofana enorme di riso con pollo bollente: è la cena…ma io non lo sapevo e mi sono già riempito col “sandvich”! Non posso fare a meno di mangiare tutto. Lasciare qualcosa significherebbe non aver gradito e la coppia di anziani mi guarda spesso. Pieno come un uovo aiuto l’altro signore a montare i letti “superiori” e poi ci corichiamo tutti quanti. La brandina non è poi così comoda, però mi permette un sonno decente. Al mattino mi sveglia il cameriere che porta la colazione: altro cibo infinito. E pensare che sui nostri mezzi se vuoi una bibita la paghi 2-3 euro oltre al prezzo già salato del biglietto. A Mashhad (città santa iraniana al confine con Afghanistan e Turkmenistan), ultima località del mio tour e mèta di oggi, mi congedo con i compagni di viaggio e, sceso dal treno, mi metto in cammino. L’unico obiettivo che ho è visitare il Mausoleo dell’Imam Reza. Più o meno è come ciò che ho visto ieri a Qom, ma molto molto più grande come dimensioni. Si dice sia una città nella città. Per il resto non c’è molto altro da vedere in questa metropoli di oltre due milioni di abitanti. Un kilometro e mezzo circa mi separano dalla destinazione e, pur essendo presente la metro, il tratto che arriva dove devo andare è ancora in costruzione. Per questo motivo camminare è l’unico modo (evitando i taxi) di raggiungere l’obiettivo. Durante il tragitto noto già che io e Mashhad non ci “prenderemo” mai: troppo moderna e caotica per i miei gusti. La figura imponente del mausoleo si nota da centinaia di metri di distanza. Quando ci arrivo, la prassi è la stessa dell’esperienza precedente: deposito bagagli gratuito con la differenza che qui devo lasciare proprio tutto, reflex compresa. Posso portare con me solo portafogli e passaporto. Il motivo è semplice: tempo fa ci fu un attentato eseguito con dell’esplosivo messo dentro ad una fotocamera, per cui da allora è stato vietato di portare con se attrezzi del genere. Per fortuna mi sono premunito portando con me una micro-camera che mi fu regalata anni prima per un compleanno: nonostante la perquisizione…questa non me l’anno trovata. Qui però non c’è nessun sistema di guida per turisti, per cui mi fanno entrare e mi mandano allo sbaraglio: l’area è enorme e si divide in diversi cortili che, pian piano, percorro in toto. Col passare del tempo mi rendo sempre più conto di un dettaglio: sono l’unico non musulmano presente in questa mattinata, sicuramente il solo europeo. Questo mi mette gli occhi addosso da parte di tutti i presenti che si domandano che cosa ci faccio lì. Ma non dò importanza a nessuno e mi dedico alla scoperta di questo luogo così ricco di significato per gli iraniani, mentre anche qui continuano a passare imperterriti gruppi di persone che trasportano defunti alla loro ultima presenza al mausoleo sacro. Posto adesso qualche immagine che ho scattato con la micro-camera, quindi la qualità è senza dubbio peggiore di quelle fatte con la reflex. Inoltre mi sono dimenticato di aggiornare la data in “sovraimpressione”, per cui quella che si legge è totalmente errata. Infine, la giornata uggiosa proprio non aiuta.

Mausloeo Imam Reza – 1

Mausloeo Imam Reza – 2

Mausloeo Imam Reza – 3

Mausloeo Imam Reza – 4

Mausloeo Imam Reza – 5

Ci vuole un bel po’ di tempo per finire il giro. Quando esco dalla struttura mi dirigo a prendere tutta la mia roba (zaino da trekking e bagaglio a mano) al deposito bagagli e dedico le ultime due ore e mezzo a vagare per Mashhad. Come già detto…non trovo molto di mio interesse ed un po’ di tempo lo passo anche in un fast food per il pranzo a rilassarmi.

Fontana a Mashhad

Moschea a Mashhad

Le ore passano inesorabili ed arriva il momento di entrare nella prima stazione della metropolitana disponibile con direzione aeroporto. Dato che devo cambiare linea alla stazione di Shariati, tra le attese ed il tragitto totale ci metto circa 50 minuti, ma quando ci sono trovo una bella sopresa ad attendermi.

Moscha dell’aeroporto di Mashhad

Ebbene si: per il rientro a Tehran ho deciso di prenotare un volo interno con la compagnia Mahan Air. In questo modo posso dire di aver provato prorio di tutto: bus diurni e notturni, treni diurni e notturni ed aereo locale. La tratta l’ho pagata 33 euro con tanto di bagaglio in stiva e pranzo a bordo. Non avrei potuto rifiutare per una cifra così esigua. L’aereomobile è un bestione enorme, di quelliche hanno 2 sedili ai lati e 4 centrali. Eppure è pieno in ogni ordine di posto. La tratta dura circa un’ora che passo a sonnecchiare (tranne nel momento del pranzo: quando passa il carrello mi sveglio sempre). La discesa all’aeroporto “domestico” della capitale (il Mehrabad) servito anch’esso dalla metropolitana, è perfetta come qualità di atterraggio ma non come orario. Il ritardo in partenza del volo scombina in parte i miei piani. Avrei voluto raggiungere un altro punto di Tehran che avevo saltato il primo giorno per mancanza di tempo, ma la storia si ripete. E’ così che mi muovo in direzione dell’aeroporto internazionale Imam Khomeini senza ulteriore possibilità di scelta. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi: quando arrivo alla stazione di Shaded, quella dalla quale si dirama il treno per lo scalo aeroportuale, il servizio è già terminato per oggi. Le alternative sono due: prendere un minivan o un taxi. Non scelgo nessuna di esse: mi ferma il solito “curioso” per conoscermi e pormi delle domande. Parlando scopro che è un ingegnere meccanico e che  vive fuori Tehran, proprio in direzione dell’aeroporto internazionale. Conferma l’ottima accoglienza iraniana offrendomi un passaggio per la strada che resta. Capendo che si tratta di una persona fidata, accetto e risolvo senza tirare fuori un quattrino. Quando arriviamo gli chiedo come posso sdebitarmi ma lui non vuole assolutamente nulla. Ancora oggi siamo in contatto tramite whatsapp. Adesso la trafila è la solita: bagaglio in stiva, controllo passaporti e controllo di sicurezza per il primo volo con destinazione Istanbul Sabiha Gokçen. Lì, dopo sei ore di attesa, il nuovo ed ultimo volo per Roma Fiumicino. Un terravision per Termini e poi la metropolitana fino a casa, dove arrivo alle 16:45 dopo aver fatto un po’ di spesa.

L’avventura iraniana termina così. 763 euro: tanto il budget totale di spesa per un tour lungo undici giorni; inutile dire che sono orgoglioso di me stesso. Questo sarebbe il momento dei commenti, ma credo che dopo una tale carrellata di eventi, emozioni e situazioni ci sia ben poco da aggiungere. Reputo però doveroso ribadire ancora una volta come tutto ciò che i media ci propinano sull’Iran sia falso e che è un vero peccato non organizzare un tour alla scoperta di questo meraviglioso paese solo a causa di pregiudizi errati. Per il resto, di giorni a disposizione ne ho avuto pochi (undici non sono sufficienti poichè sicuramente ho dovuto sacrificare la città e la zona di Kerman, per esempio) ma credo di averli sfruttati come meglio non avrei potuto. Ho visitato il Nord, il centro, il sud ed anche l’ovest (con Tabriz e dintorni) e l’est (con Mashhad). Lo stesso driver del giro a Kandovan+Lago di Urmia ha definito la mia creatura come “crazy tour”. E’ stato faticoso, non posso e non voglio negarlo. Avere cinque notti in hotel su undici (e quindi passere le altre tra bus e treni notturni) è pesante. Però resto dello stesso avviso: queste cose si fanno solo ogni tanto e per una buona ragione; visitare l’Iran è un’ottima ragione e se tornassi indietro rifarei tutto da capo senza paura. Ultimo discorso lo dedico alla gente del posto: in anni di viaggi non ho mai conosciuto nessuno in giro; la colpa è sicuramente dei miei programmi al limite dell’umano che non permettono distrazioni, ma anche del mio carattere abbastanza chiuso e diffidente. Gli iraniani hanno saputo imporsi vincendo questi due vincoli e, per la prima volta, torno a casa con contatti che ad oggi ancora sento. Il mio consiglio è di sbrigarvi ad organizzare un viaggio in Iran, sperando che le info che ho dato possano essere utili. In passato non lo si poteva fare…ed il futuro politico non promette nulla di buono.

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