Salisburgo e Graz: due volti differenti dell’Austria

di admin

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Ultimo week-end di marzo, quello prima della Pasqua. Dato che non ripartirò per almeno quindici giorni (durante le feste me ne sto sempre a casuccia sia per i prezzi triplicati di voli ed hotels che per la massa di gente presente in giro) scelgo una combinazione abbastanza pesante persino per me che ormai sono abituato a certi livelli di sopportazione. Con un giorno di ferie aggiunto ai normali sabato e domenica riesco a costruire un itinerario diabolico che mi permette di visitare due importanti città austriache (Salisburgo e Graz nell’ordine) che da troppo tempo erano nella lista dei luoghi papabili. A causa delle coincidenze dei vari mezzi di trasporto economici mi ritrovo poi un’intera giornata in Veneto che impiegherò piacevolmente scoprendo Conegliano e Noale (vedi post dedicato). So che riassunto in questo modo può sembrare più che altro un bel casotto…ma se sto scrivendo questo post significa che ho centrato tutti i miei obiettivi. Vediamo come…

E’ giovedi pomeriggio alle 18:00 quando esco dall’ufficio portando con me il mio fedele borsone accuratamente preparato il giorno precedente; mi ha aspettato pazientemente durante i miei doveri, ma ora è davvero ansioso di mettersi in marcia anche lui. Scappo subito in direzione della metropolitana che prendo per tre fermate in direzione Termini. La vicinanza con la stazione principale di Roma agevola senza alcun dubbio questa mia idea. Alle 18:25 sono davanti al tabellone luminoso che indica il binario numero uno: ho ancora tempo perchè il treno parte alle 18:58. Esco quindi in strada ed entro nella solita bottega dove mi rifornisco di bibite e di qualcosa da magiare per la lunga tratta che mi appresto a percorrere. Per la prima volta ho prenotato il “Nightjet”, il convoglio della OBB (ferrovie austriache) che nel mio caso collega Roma con Monaco di Baviera. In fase di preparazione ho scelto un posto al finestrino ed è quello che effettivamente trovo quando salgo sopra al vagone n. 252. Saremo in tre a tenerci compagnia nello scompartimento a sei posti: io, un simpatico nigeriano ed una ragazza afghana che studia a Bishkek, capitale di quel Kirghizistan che proprio qualche mese fa ho girato con un tour zaino in spalla. Questo conferma la mia teoria che il mondo sia grande da non poter essere visto tutto in una sola vita, ma anche tanto piccolo da regalare simili piacevoli coincidenze. Sono da poco passate le 19:00 e mi attendono circa undici ore ed un quarto di traversata, per cui stavolta il tablet non potrà tenermi compagnia a sufficienza. Apro il mini-tavolino e ci piazzo il portatile che accendo caricando il mio gioco di calcio manager: finalmente ho l’opportunità di cimentarmi in questo svago che la cronica mancanza di tempo a disposizione mi toglie durante le normali giornate lavorative. Ma la mia partita subisce ben più di uno stop perchè i due provvisori compagni di viaggio mi includono in un pacato dibattito a sfondo politico/religioso che porto avanti col mio pessimo inglese: uno scambio notevole di vedute tra un europeo, un africano ed una mediorentale…altro strano scherzo che può provocare una casuale assegnazione dei biglietti. Verso l’una di notte inizia a calare la palpebra, per cui metto tutto al suo posto e cado in un sonno profondo. Quando riapro gli occhi vedo luce fuori dal finestrino: non so bene che ore siano e neanche mi interessa. La cosa fantastica è il panorama che si presenta davanti ai miei occhi: siamo in mezzo alle montagne candidamente innevate ed accanto alla ferrovia scorre un fiume che in questa fase del mattino sembra un nastro d’argento. Quando mi stropiccio meglio gli occhi non posso credere al fatto che stia nevicando il 23 marzo, ma è proprio così. Peccato solo che, essendo in movimento ed essendo i vetri molto sporchi, qualsiasi foto provassi a scattare verrebbe malissimo, perciò ci rinuncio. Usando la geolocalizzazione del tablet controllo dove mi trovo e mi accorgo che siamo in ritardo con la tabella di marcia e neanche di poco. E’ l’alba e sono stanco, per cui mi rimetto a dormire. Il secondo risveglio è quello definitivo: manca poco a Salisburgo e quindi stavolta mi godo la natura che sto attraversando. Quando leggo sui tabelloni la scritta “Salzburg Hbf” è decisamente il momento di scendere e non me lo faccio certo dire due volte. Guardo l’orologio e sono le 7:15, per cui esattamente un’ora in eccesso rispetto al preventivato. Da una parte va bene così e questa volta non sono arrabbiato: non sarei mai uscito a visitare la città alle 6:15, per cui meglio passare il tempo su un treno che buttato da qualche parte in stazione. Il primo obiettivo è la ricerca di un locker dove parcheggiare il borsone dopo aver tolto le cose di prima necessità da portare con me nel solito zainetto; trovo agevolmente ciò di cui ho bisogno e mi stupisco del prezzo: 2 euro al giorno per un bagaglio di taglia piccola, cioè un vero e proprio regalo. Felice per quel primo inaspettato risparmio vedo che, al di là dal vetro, c’è la saletta d’attesa che è pure mezza vuota. Ci entro e sento un calduccio niente male, per cui mi piazzo li almeno fino alle 8:30. Tale spazio andrebbe occupato solo da chi ha un biglietto di un mezzo in arrivo e lo sta aspettando…così mi preparo anche all’eventualità di un controllo e quindi di essere buttato fuori dalla sorveglianza, ma fortunatamente ciò non accade. All’orario stabilito mi affaccio fuori dalla stazione e noto che sta nevicando a tutta forza, per cui mi prendo qualche altro minuto per coprirmi con guanti e scaldacollo in pile, due veri toccasana che mi salvano la vita dal freddo polare. Mappa alla mano mi faccio spazio tra la neve che scende e mi dirigo nella direzione opposta rispetto al centro storico: prima di addentrarmi nelle famosissime bellezze di Salisburgo vorrei dare un’occhiata a qualcosa di meno battuto. Lungo Plainstrasse trovo la Pfarre St. Elisabeth come da programma, ma anche un paio di sorprese, cioè un monumento di un uomo incatenato ed una singolarissima colonna interamente costruita con vecchi impianti stereo portatili; decisamente originale!

Pfarre St. Elisabeth

Uomo nel filo spinato

Colonna di vecchi impianti stereo portatili

Inverto la marcia e torno sui miei passi perchè la zona storica mi aspetta. Per raggiungerla non posso fare a meno di passare lungo le rive del Salzach, il fiume che attraversa la città austriaca al confine con la Germania. Il colpo d’occhio è bello, ma anche un po’ tetro: le condizioni meteo sembrano quelle dei primi di gennaio. Vedere per credere.

Scorcio di Salisburgo il…23 marzo

Lungo la strada mi imbatto nella Chiesa Evangelica Protestante “Christ Church”.

Chiesa Evangelica Protestante “Christ Church”

Per cominciare mi dirigo verso il Castello di Mirabell, edificio fatto costruire nel 1606 dal principe arcivescovo Wolf Dietrich. Oggi queste mura ospitano il sindaco e l’amministrazione comunale cittadina, nonchè convegni, matrimoni e concerti nella Sala dei Marmi. Il Castello si affaccia su quello che dovrebbe essere uno splendido giardino ricco di fiori e monumenti, ma attualmente l’unico colore che si vede è il bianco. Anche così comunque appare un complesso davvero notevole.

Castello di Mirabell – la facciata che dà sul giardino

Castello di Mirabell – Fontana

Castello di Mirabell – una delle statue del giardino

L’ingresso opposto del Mirabellgarten

Esco fuori usando lo stesso lato dal quale sono entrato poco fa perchè anche il parco antistante merita una visita, dato che ospita diverse sculture al suo interno.

Nel parco antistante il Castello di Mirabell

Appena metto piede su Mirabellplatz ho di fronte a me l’imponente figura della Pfarramt St. Andra. Sulla destra noto invece che questo è il parcheggio principale dei famosi bus presenti ormai in moltissime località pronti a fare il giro turistico cittadino. Ovviamente intendo trovare tutto da solo come sempre e non mi faccio influenzare neanche stavolta.

Pfarramt St Andra

Superati i pullman mi trovo, dopo pochi passi, in Makarplatz: qui non capisco, non aprezzo e non fotografo il monumento che si trova al centro della piazza: non mi piace per niente. Di contro, lo uso come poggia-schiena per immortalare meglio il prossimo punto di interesse, la Dreifaltigkeitskirche, edificio religioso meraviglioso che però ha un po’ troppi alberi davanti a se.

Dreifaltigkeitskirche

Affacciati sulla medesima area trovo anche il Salzburger Landestheater e la Mozart-Wohnhaus, ovvero la residenza di uno dei maggiori geni della musica mondiale, nativo proprio di questa città.

Salzburger Landestheater

Mozart Wohnhaus

Nota di colore: Il Salzburger Landestheater si trova nei pressi di un trafficatissimo incrocio regolato da semafori; è un via-vai continuo di macchine, autobus e furgoncini e per riuscire a scattare la foto appena pubblicata senza nessun mezzo di trasporto tra le scatole ho dovuto attendere che si verificasse questa insolita coincidenza (P.S.: non sono mancate le “madonne”…ovviamente. Ma alla fine ho vinto io). Prima di procedere oltre mancano ancora un paio di attrazioni da questo lato del fiume Salzach, per cui mi dirigo verso di loro. In primis raggiungo la Chiesa Cattolica “St. Sebastiankirche”, ma non ho alcuna possibilità di scattare foto decenti a causa della sua vicinanza con altri edifici. Mi preparo quindi per la prima salita della giornata, quella che serve per raggiungere il monastero “Kapuzinerkloster”. A metà strada leggo un cartello in tedesco che mi indica che il mio obiettivo è oggi chiuso alle visite, ma questo non mi frena e ci arrivo lo stesso. Una volta lì mi rendo conto che la panoramica che mi si offre non è delle migliori: la costruzione dà decisamente un impatto visivo diverso se osservata dal piano strada. Da questa altezza però riesco sia ad avere una spettacolare panoramica di Salisburgo innevata che della Sebastiankirche, cosa che ovviamente non mi faccio scappare.

Scorcio del Kapuzinerkloster

Chiesa Cattolica “St. Sebastiankirche”

Proseguo la marcia fino al raggiungimento del Kapuzinerberg, un immenso parco al cui interno sarebbe stato piacevole fare una passeggiata. Quando mi affaccio però vedo tutto coperto di bianco, nessuno nelle vicinanze e neve che scende a fiotti senza tregua. Devo desistere, mio malgrado. Ma non prima di aver immortalato la statua di Mozart qui presente.

Statua di Mozart all’inizio del Parco Kapuzinerberg

Non mi resta altro da fare che tornare adagio (per non scivolare malamente) al “piano di sotto” e così accade. Due cose mi si pongono davanti agli occhi quando arrivo: la prima è il famoso Makarsteg (bel ponte completamente pieno di lucchetti degli innamorati); la seconda mi fa gelare il sangue: anche qui ci sono gruppi di pecoroni giapponesi (dato che sono sempre non meno di venti per volta e che si spostano in gregge…mi viene in mente solo questo nomignolo anche se è poco carino). Non c’è niente di male, per carità; tutti hanno il sacrosanto diritto di viaggiare e non ci piove. Il fatto è che trovarseli in mezzo significa dover aspettare secoli per scattare una fotografia col campo libero, dato che sono soliti portare a casa immagini che più ridicole ed inutili non potrebbero essere. Quindi non mi resta altro che salvare nei miei ricordi l’immagine del Makarsteg e poi inziare il dribbling che mi avrebbe portato davanti a loro.

Panoramica del Makarsteg

Dettaglio dei lucchetti

Scultura nei pressi del Makarsteg

Dal ponte scatto l’immagine che segue: è quasi spettrale come la precedente del primo mattino, quindi niente per ora è cambiato. Chiedo a chi legge di tenerla bene a mente in previsione futura.

Vista dal Makarsteg

Arrivo dall’altro lato del ponte e so per certo che il centro storico si trova alla mia sinistra. Dovrei andare lì…ma sarebbe troppo facile ed assolutamente non da me: prima le cose più esterne e poi via a bomba col resto. Mi incammino quindi verso destra seguendo per un po’ il corso del fiume. Il primo obiettivo che incontro è la “Haus der Natur”, un museo che ha come temi principali la natura e la tecnica. Il palazzo è enorme, ma non affascinante al punto da dover essere fotografato. Subito dietro c’è invece la St. Markus Kirche: lei si che entra a pieno titolo nel mio mirino digitale. Ci unisco anche la successiva antica porta che prende il nome di Klausentor, oggi usata per il normale scorrimento del traffico locale.

St. Markus Kirche

Davanti alla St. Markus Kirche

Klausentor

Di smettere di nevicare non se ne parla proprio; anzi, in certi momenti l’intensità della precipitazione aumenta pure. Ma di certo serve ben altro per fermarmi. Di fronte alla Leprosenhauskirche (non mi colpisce affatto, per cui tiro dritto) inizio a salire alcuni gradini che mi portano pian piano verso il quartiere “Monchsberg”: si trova al piano superiore, su di una collina, proprio come il Kapuzinerkloster. Quando giungo in cima alla salita mi trovo davanti prima la porta di ingresso del quartiere stesso e poi la miglior visione possibile della Chiesa che internet mi segnala con tre nomi: “dell’Assunzione di Maria”, di “Sant’agostino” e di “Sant’Alessio da Roma”. Per questo scatto mi avventuro alla cieca su quello che sembra un prato interamente coperto di neve: mi va bene…perchè eventuali buche non le avrei mai potute vedere.

Porta di ingresso al Monchsberg

Chiesa dai tre nomi

E’ il momento di ragionare: so per certo che, proseguendo su per la collina, sarei arrivato ad un punto panoramico spettacolare che mi avrebbe consentito di ammirare tutta Salisburgo dall’alto con una prospettiva mozzafiato. Ma perchè fare tanta fatica quando nebbia e foschia mi impedirebbero di vedere oltre un palmo dal mio naso? E’ così che, a malincuore, decido di rimandare questo momento alle prossime ore nella speranza che il meteo sia più clemente, anche se ci credo ben poco. E’ così che torno giù fino a bordo fiume, passando poi sotto al tunnel della “Haus der Natur” con direzione centro. Mi trovo ora a percorrere la Burgerspitalgasse quando ho di fronte la Chiesa di St. Blasius (devo fare i salti mortali per riuscire ad inquadrarla bene nell’obiettivo della mia reflex) ed il Museo del Giocattolo.

Chiesa di St. Blasius

E’ ora la volta della Pfedershwemme, cioè quella che dovrebbe essere una bellissima fontana. Uso il condizionale per due motivi: in primis è spenta (ma non è una novità); in secondo luogo…la scultura che si trova al centro di essa è rinchiusa in una sorta di involucro trasparente (non fatemi scrivere cosa sembra…tanto è di facile intuizione ciò che intendo). Sarà pure un modo per “preservare” il monumento, ma tale immagine è un cazzotto dritto in un occhio per un viaggiatore. Sulla sinistra si apre un particolare tunnel che permette di attraversare in pochi secondi la montagna che divide Salisburgo.

Pfederschwemme

Tunnel cittadino

Entro adesso nella zona pedonale e, superati i palazzi che ospitano l’università, la biblioteca e la “Grosses Festspielhaus” mi trovo in Max-Reinhardt Platz. Qui, nell’anticamera del vero e proprio centro storico, c’è un po’ di tutto. Le cose più “normali” sono tre: la prima è il monumento è Friedrich Schiller; la seconda è la Wilder Mann Brunnen (fontana); la terza è il retro della imponente Universitatskirche. Perchè proprio il retro e non la parte più bella? Semplice: davanti all’ingresso ci sono dei banchetti intenti a vendere di tutto che, con i furgoni dei loro proprietari, tolgono una marea di metri di spazio utile impedendomi di fotografare l’edificio religioso dall’angolazione che meriterebbe.

Monumento a Friedrich Schiller

Wilder Mann Brunnen

Retro della Universitatskirche

Passando invece alle cose “anormali” ricordo una scultura dedicata a cinque cetrioli in piedi a dimensione umana…e ad una saletta piombata dal cielo che prende il nome di A.E.I.O.U. (Austria Est Imperare Orbi Universo, cioè “tocca all’Austria comandare il mondo”) dell’artista Anselm Kiefer. Si tratta di una stanza composta dalla porta di ingresso e da tre pareti tutte particolari. Procedendo oltre, la Chiesa dei Francescani si trova sulla mia sinistra ed il Monastero “Franziskanerkloster” si trova sulla mia destra: sono uniti dalla Franziskanertor, talmente grandi ed incassati da altri palazzi che è impossibile portarne via un’istantanea…ma mi rifarò più tardi, promesso. Nel frattempo mostro l’interno della porta che conduce al pezzo forte di Salisburgo.

Interno della Franziskanertor

Ed eccomi qui, finalmente, davanti ad un vero capolavoro: mi trovo in Domplatz e, dietro alla scultura chiamata “Deo Trino Monument” c’è il Duomo di Salisburgo. E’ un’immagine fantastica che da sola ripaga tutta la fatica del viaggio notturno da me fatto per arrivare qui.

Deo Trino Monument

Il Duomo di Salisburgo

Faccio un passo indietro e giro sulla destra: un mini-tunnel mi conduce nello spiazzo in cui si affaccia la Stiftkirche St. Peter insieme ad una fontana al centro.

Stiftkirche St Peter

Fontana di fronte a St Peter

Da qui si diramano due strade: la prima porta verso un nuovo spiazzo simile a quello in cui mi trovo dove è presente un’altra immancabile fontana; la seconda fa invece entrare all’interno del Peterfriedhof (il cimitero di San Pietro) che però visiterò successivamente.

Altra Fontana

Arriva così il momento della terza salita della giornata: stavolta sono delle scale che portano su di una bella terrazza panoramica dalla quale posso vedere il centro storico dall’alto.

Centro di Salisburgo innevato con gli edifici religiosi in risalto

Voltandomi nell’altra direzione noto un nuovo punto di interesse: la Fortezza che dalla cima della collina domina l’intero centro urbano. Avvicinandomi ulteriormente e continuando a salire seguono altre bellissime istantanee della città.

Scorcio della Fortezza di Salisburgo

Ancora Salisburgo da altra angolazione

Il “corpo” del Dom

Raggiungo così la fortezza ed arrivo al suo ingresso. Avrei potuto arrivarci utilizzando la funicolare qui presente, ma perchè rovinarmi tutto questo spettacolo solo per risparmiare un po’ di energie? Mi tornano utili per smadonnare poco dopo, cioè quando leggo che l’ingresso all’edificio costa “solo” 11 euro. Rispondo a me stesso come si farebbe ad un famoso gioco a premi televisivo: rifiuto e vado avanti. Sono quasi sicuro che ciò che avrei trovato all’interno non sarebbe valso neanche la metà della tariffa richiesta. Proseguo la passeggiata panoramica ed osservo con piacere la bella Kajetanerkirche dall’alto che poi vorrò rivedere anche dal piano strada.

Kajetanerkirche dall’alto

Pochi passi ancora e mi trovo nell’area dell’Abbazia di Nonnberg. La intravedo passeggiando da diverse angolazioni, ma è sempre “tagliata” o coperta da qualche muro o struttura. Alla fine mi devo arrendere: impossibile fare una foto degna. E’ un vero peccato perchè si vede che è un’attrazione assolutamente da non perdere. Continuo la passeggiata raggirando la collina e scendendo del tutto da essa. Mi attira ammirare la Chiesa di St. Erhard e la raggiungo senza problemi. Come una maledizione, proprio mentre arrivo…un gigantesco camion che trasporta birre e bevande varie (sicuramente alcholiche) si piazza davanti all’edificio religioso nel punto in cui mi sarei voluto mettere per scattare la fotografia. Tra l’altro faccio notare che quello utilizzato dal guidatore è pure un parcheggio abusivo, non regolare. La voglia di mandarlo a quel paese stavolta è difficile da trattenere…ma se un giorno beccherò quel testa di c…o che mi tira queste gufate gliela farò pagare a caro prezzo, l’ho giurato a me stesso da troppo tempo. Alla fine me la cavo comunque scegliendo una posizione obliqua, ma avrei potuto fare decisamente un lavoro migliore se “qualcuno” fosse andato a sbattere contro un albero alla curva precedente.

Chiesa di St. Erhard

Vado avanti con la mia esplorazione trovando un edificio universitario modernissimo che scopro essere la facoltà di lettere e scienze sociali. Poco lontana si trova la “Kunstlerhaus” completamente colorata di rosso.

Facoltà di lettere e scienze sociali

Kunstlerhaus

Raggiungo poi la Kajetanerkirche, proprio ciò che volevo fare quando l’ho vista dall’alto della strada panoramica. Stavolta la pausa per lo scatto dell’istantanea la devo ad una betoniera che, ovviamente, ha deciso di parcheggiare abusivamente davanti al palazzo proprio al mio arrivo. Grrrr….. (per non dire di peggio).

Kajetanerkirche dal piano strada

Piccola deviazione lungo il Salzach per vedere il Karolinen Brucke e poi dritto in Mozartplatz, una delle piazze più famose della città che, inutile dirlo, ospita una statua dedicata proprio a Mozart.

Karolinen Brucke

Monumento a Mozart nell’omonima piazza

Una cosa va rimarcata, secondo me: il modo in cui Salisburgo sta “sfruttando” il suo cittadino più popolare per scopi turistici è disarmante. Qui tutto o quasi ha a che fare con Mozart. Non posso certo dargli torto, ma in tutti i miei viaggi è uno dei luoghi in cui tale uso smodato tocca il culmine. Nel frattempo non posso fare a meno di notare che non nevica più. Faccio un giro a 360 gradi e vedo che il cielo si sta addirittura schiarendo: non c’è più quella brutta e fastidiosa foschia che mi ha accompagnato fino ad ora. Manca ancora un bel po’ a salutare questa città…chissà che la sfortuna non abbia davvero deciso di abbandonarmi per oggi; non resta molto altro da fare che proseguire sperando. Prima di cambiare zona mi viene un dubbio: sono passato dal lungofiume fino a Mozartplatz senza imbattermi nel Mozartsteg (Ponte di Mozart)? Com’è possibile? Decido di tornare sui miei passi ed il motivo lo scopro in pochi secondi: ciò che mi aspettavo come un’opera monumentale è in realtà un ponticello metallico pedonale senza infamia e senza lode. Alzo i tacchi e me ne vado verso lidi migliori. Entro nel cuore di Salisburgo e mi trovo quindi nella Residenzplatz: qui un misto di stupore e rabbia mi colpisce: stupore per la bellezza di questa piazza e dei palazzi che la circondano, rabbia perchè proprio qui sono in corso lavori di ristrutturazione belli pesanti. Cerco di far finta di niente ed ammiro lo stesso il palazzo che ospita il Salzburg Museum ed il Panorama Museum, che è lo stesso che ha il Glockenspiel. Impossibile non fare caso alle transenne ed ai mezzi meccanici qui impiegati.

Glockenspiel

Al centro della piazza c’è la Residenzbrunnen e, dal lato opposto rispetto al Glockenspiel, c’è la Salzburger Residenz che ospita la Residenzgalerie.

Residenzbrunnen

Salzburger Residenz

Guardo l’orologio ed è ora di pranzo…sempre che le 15:00 circa si possano definire tali. Passeggiando mi ero imbattuto in una zona della città in cui avevo visto un “kebab” carino e conveniente. E’ una piazza particolare in cui alcune mucche finte accolgono i pedoni. Alla fine esco dalla botteguccia con la pancia piena ed il portafogli colpito poco duramente: con 7,50 euro mi sono pappato kebab+patatine+bibita.

Una delle mucche finte

Continuo il mio tour e torno su Domplatz perchè mi manca da completare proprio questa parte: entro nella Kapitelplaz dove vengo subito colpito dalla singolare opera dell’artista Stephan Balkenhol alla quale è stato dato il nome di Sphaera. Come si può vedere dall’immagine seguente, si tratta di un uomo in piedi su di una sfera dorata. Il tutto è alto ben nove metri. Nella stessa zona si trova anche una grande scacchiera.

Sphaera

La Scacchiera

Completa la piazza la Kapitelschwemme. Una stradina mi conduce in una zona abbastanza nascosta nella quale si trova un mulino, nonchè uno degli ingressi del Peterfriedhof, il cimitero che qualche ora prima avevo rimandato e che è giunto il momento di visitare. E’ davvero degno di nota, seppur non esteso, e con lapidi particolari. Un cartello indica la via per le catacombe che ovviamente trovo chiuse. Giusto il tempo di una foto alla cappella e riparto.

Cappella del Peterfriedhof

Mi sposto ora nell’Alter Markt, ma anche qui ho una sorpresa poco gradita: come per la Pfederschwemme, la Florianibrunnen è racchiusa da un involucro. Questa volta la situazione è pure peggiore perchè quello precedente era “morbido” e minimamente invasivo; qui invece si tratta di veri e proprio lastroni di plexiglass (almeno credo che sia questo il materiale) che rendono impossibile qualsiasi foto causa riflessi terribili. Va bene proteggere…ma così è un insulto a chi paga (ed a chi fa sforzi pesanti) per trovarsi in determinati luoghi ad ammirare determinate cose. Almeno i bellissimi edifici colorati alle spalle della fontana non sono stati coperti e c’è da accontentarsi. Ma l’ultima chicca della giornata non poteva farsi attendere: due sono le cose da vedere che mi risultano essere mancanti all’appello; subito dopo sarei passato a dedicare il tempo rimanente a passeggiare senza mèta e senza schemi perdendomi per le vie di questa bella città austriaca. Sto parlando della Mozart Gebursthaus (casa natale di Mozart) e del Rathaus (municipio). Il primo punto di interesse non dà particolari problemi, mentre il secondo ne dà eccome: è un edificio altissimo ubicato in una via strettissima che ha palazzi quasi alti allo stesso modo in ogni direzione. Inutile provare a spiegare a parole cosa intendo dire: mostro qual’è l’unico modo che si ha a disposizione per osservare il municipio di Salisburgo e capirete subito cosa intendo.

Municipio di Salisburgo (quell’affare alto in fondo…)

Mozart Gebursthaus

Ricordate quando vi ho detto di tenere a mente la foto scattata dal ponte? Bene, è giunto il momento di capire il motivo della mia richiesta. Oggi è il 23 marzo, quindi primavera già iniziata. Arrivando (e per tutta la mattinata) ho trovato una nevicata ad accogliermi. Un fenomeno che ha imbiancato strade, parchi e tetti creando una coltre fitta di foschia da non far vedere niente oltre pochi metri di distanza. Beh…dopo pochissimo tempo dalla fine delle precipitazioni, ecco come appare la foto dal ponte adesso:

Uno spettacolo da cartolina!!!

Messa così la situazione, non credo di avere scelta: la passeggiata a casaccio per le vie di Salisburgo la farò in un’altra vita: adesso devo correre a rivedere “in primavera” tutti i posti che ho ammirato “in inverno”. La cosa bella (la magia, se vogliamo chiamarla nel modo giusto) è che si tratta della stessa giornata. Non perderò tempo a spiegare passo per passo, ma andrò avanti con una semplice carrellata di immagini significative.

I 5 Cetrioli a grandezza umana

La Fortezza di Salisburgo

La Chiesa dai tre nomi

La fontana del Castello di Mirabell

La stessa statua di prima del Mirabellgarten

Ma il maltempo mi aveva anche impedito una certa cosa per me fondamentale: la vista della città di Salisburgo dalla collina del Monchsberg; adesso questa possibilità non mi è più preclusa, per cui ha inizio la quarta (ed ultima, per fortuna) salita della giornata. Non posso fare altro che ammettere di aver scelto in maniera egregia. Non ci sono parole per descrivere questo panorama:

Panoramica di Salisburgo – 1

Panoramica di Salisburgo – 2

Adesso è proprio tutto. Manca circa un’oretta al mio spostamento in altra direzione ed uso questo tempo per fare un po’ di spesa per la cena “in movimento” che avrò in serata e per fare due passi di numero in una direzione totalmente non prevista dalle mappe stampate a casa. Cosa trovo? Qualcosa c’è…e si tratta (nell’ordine) del monumento dedicato alla Principessa Sissi, della Chiesa di Sant’Antonio da Padova e…dall’indiscusso signore e padrone di Salisburgo che comanda tutti dall’alto del suo trono.

Monumento alla Principessa Sissi

Chiesa di Sant’Antonio da Padova

Il padrone di Salisburgo 🙂

Torno alla stazione dove mi reco ai lockers per riprendere il mio borsone. Ci metto pochissimo (ormai sono iper-pratico); mi dirigo poi su Lastenstrasse e mi fermo al civico 14, cioè alla fermata del Flixbus. Ho il biglietto del pullman che mi condurrà dopo circa quattro ore nella prossima destinazione dove troverò la sistemazione per stanotte, l’unica vera camera in tutto il week-end lungo: Il mezzo di trasporto, come se non bastasse, ritarda di 30 minuti la partenza verso Graz, capoluogo della regione della Stiria. Come accennato poco fa, nello zainetto ho sia il necessario per la cena (che sto per consumare a bordo) che qualcosa da bere per la nottata: al mio arrivo non avrei trovato aperto proprio nulla. Adoro alla follia la mia organizzazione maniacale e che non prevede dimenticanze. Durante il tragitto è buio pesto: non avendo niente da guardare fuori dal finestrino ne approfitto per fare un pisolone e per recuperare un po’ di forze impiegate durante la giornata. Alla fine arriviamo all’autostazione di Graz alle 23:20 anzichè alle 22:50 previste. Sono in una situazione di difficoltà terribile, ma non con me stesso…bensì col mio host: la camera dove sto per dormire non fa parte di un albergo ma è un’abitazione privata che ho prenotato su AirBnb; per come sono fatto mi sento a disagio a mille ad arrivare così tardi, però non avevo scelta. Percorro il kilometro e settecento metri che mi separano dall’indirizzo indicato in poco più di dieci minuti con tutto il peso di zainetto e borsone addosso: un fulmine nonostante la stanchezza.  Quando arrivo e suono il campanello vengo accolto con educazione, ma mi scuso comunque dalle mille alle duemila volte in un nano-secondo. Ripeto: non è da me. Quando ci congediamo…nonostante sia mezzanotte circa, non posso ancora dormire. Faccio le 2:40 sveglio per portare avanti alcune cose in cui ero rimasto irrimediabilmente indietro. Quando finisco spengo il portatile e crollo nel letto come una pera cotta. Come disse Rossella O’Hara in “Via col Vento”…domani è un altro giorno (solo che io non mi azzardo minimamente a mangiare la terra…). Buonanotte.

Mi sveglio verso le 8:15; effettivamente non ho fatto un gran sonno nella sola notte in cui avrei dovuto recuperare e ricaricare le energie per ciò che mi aspetterà…ma quando le cose si mettono storte diventa difficile fare di meglio. L’importante è non perdersi d’animo e pensare che al mio ritorno avrò due settimane da passare a casa. Preparo tutto il necessario e verso le 8:45 lascio la stanza nella quale ho notato una insolita presenza: in cima ad un armadio ci sono tre confezioni di pannolini. Davvero strano in una casa abitata solo da un single e per di più abbastanza giovane. Il dubbio mi viene tolto quando busso alla porta della sua camera per ringraziarlo e salutarlo: esce fuori con un bambino in braccio che avrà si e no pochi mesi di vita. Durante le ore della mia permanenza non si è mai sentito piangere: è l’eccezione che conferma la regola? Sicuramente si. Comunque mi dice che quello è Eric. Non faccio domande perchè non voglio essere indiscreto in nessun modo; se vorrà informarmi di qualcosa lo farà lui di sua spontanea volontà, ma non succede. Mi limito a ringraziare tutti e due per la seppur breve ospitalità e per l’aiuto (con questa soluzione ho risparmiato decine di euro perchè gli alberghi in Austria sono decisamente costosi) ed esco. Senza navigatore, come mio solito quando una strada l’ho già percorsa anche se di notte, eseguo a ritroso il percorso verso la stazione centrale: il mio primo obiettivo anche oggi è quello di piazzare il borsone in un locker per l’intera giornata. Passeggiando con la luce del giorno noto però un punto di interesse e decido di fare una deviazione che non avrà ripercussioni perchè ho capito da tempo dove si trova la destinazione finale ed un cambio di strada non può disturbarmi. E’ così che trovo la Marienkirche.

Marienkirche

Una suora mi becca a fotografare la “sua” chiesa mentre passa e mi saluta. Ricambio il gesto e riparto. Quando raggiungo la stazione centrale di Graz trovo con facilità i lockers al piano di sotto e sono felice: come a Salisburgo, il prezzo per 24 ore è di soli due euro. Incredibile…poi si dice che l’Austria sia cara. Sinceramente non sono d’accordo: questo dei depositi bagagli è un piccolo particolare, ma pensando ad altro…non ho trovato grandi differenze di prezzi nei markets utilizzati fino ad ora e soprattutto la benzina cosa 1,15 euro al litro contro 1,60 euro al litro dell’Italia. Se questo in cui mi trovo è un paese costoso, mi sà tanto che non ci abbiamo capito niente. Con un quarto del peso addosso inizio la vera passeggiata in questa ennesima nuova città. Le circa quattro ore di viaggio della sera precedente mi hanno come trasportato in un altro mondo; la nazione è la stessa, ma noto già delle differenze enormi tra Salisburgo e Graz che si acuiranno sempre di più nelle ore successive. La prima in assoluto riguarda lo stile che caratterizza i due importanti centri urbani: il primo ha fortissime influenze tedesche (infatti si trova vicinissima al confine con la Germania) mentre nella seconda sembra di essere, con alcune dovute accortezze e proporzioni, in una città dell’Ungheria occidentale, nazione non troppo lontana da dove mi trovo adesso. Le similitudini sono davvero tante (le case color pastello sono solo un primo esempio) ed è come se il confine fosse di troppo. D’altra parte la storia parla chiaro: l’Impero Austro-Ungarico è stato un’unica realtà per tantissimo tempo e questo non può non aver influito. Mentre faccio questi ragionamenti sto comunque camminando ed arrivo al primo punto di interesse: la Chiesa Cattolica “Graz-St Andra” (stranissime le scritte tipo pubblicità sparse su tutta la sua superficie. Anche se potrebbe sembrare…non le ho aggiunte io con Photoshop); già che ci sono non perdo l’occasione di osservare anche la Elisabethinerkirche che si trova poco lontano.

Elisabethinerkirche

Chiesa Cattolica “Graz-St Andra”

Vado avanti fino ad incontrare il bell’edificio che prende il nome di Zanklhof, oggi sede della Biblioteca Comunale di Graz.

Zanklhof – Biblioteca Comunale

Come si può notare dalle foto, oggi la giornata è decisamente migliore rispetto alla mattinata di ieri e questo è un bene. Attenzione: non è che non faccia freddo, soprattutto all’ombra. Però riesco a reggere benissimo senza indossare guanti e scaldacollo che ho comunque con me per le evenienze. Una deviazione verso il centro mi porta proprio davanti alla Chiesa Misericordiosa dell’Annunciazione: è bella, ma l’immagine che segue è “devastata” dai cavi del tram.

Chiesa Misericordiosa dell’Annunciazione

All’incrocio con il lungofiume (che qui prende due nomi diversi: Lendkai andando sulla sinistra e Grieskai andando sulla destra) c’è una costruzione che o si ama o si odia. Sto parlando della Kunsthaus: sembra essere un enorme palazzo di vetro scuro che la mia mente macabra vede come un gigantesco polmone annerito da anni di sigarette. Per carità…qualcosa di innovativo ben venga ma, da quanto ho potuto constatare fino ad ora, questa che mi ospita è una città molto classica; inserire elementi del genere non dà proprio un tocco positivo.

Kunsthaus

Mi dirigo per un breve tratto su Lendkai fino a raggiungere Mariahilferplatz e poter così ammirare (questo è il termine giusto) la bellissima Mariahilferkirche. Resto qui qualche minuto perchè è tempo speso bene.

Mariahilferkirche

Attraverso la carreggiata e scopro la seconda stranezza della città di Graz: al livello del fiume Mura (che sancisce l’inizio di quello che è il vero centro storico) è stata piazzata una sorta di grande conchiglia chiamata Murinsel (letteralmente sarebbe “Isola sul fiume Mura”). Collegato da due ponteggi alla terraferma, è un bar al coperto con annesso un piccolo spazio simil-teatro all’aperto che sicuramente viene usato durante le calde serate estive. Anche questo posto stona col resto dell’ambiente, ma molto meno rispetto alla Kunsthaus.

Murinsel

Decido adesso di sfruttare il fresco della mattinata, prima che arrivino le ore più calde, per l’unica vera sfacchinata in programma: raggiungere il Castello di Graz che ovviamente si trova in cima ad un cucuzzolo. Arrivo così nella vicinissima Schlossbergplatz: davanti a me trovo una simpatica fontana con quattro uccellini uno di fronte all’altro; dal lato opposto della strada invece noto l’importante Palazzo Attems, storico edificio cittadino ultimato nel 1716 ed oggi sede di uffici, oltre ad essere una location affittata per eventi di vario genere. Dietro alla fontana c’è un particolare panorama: le scale che, aggrappate alla roccia, salgono fino al Castello .

Fontana di Schlossbergplatz

Palazzo Attems

Panoramica sulle scale che portano al Castello

Oltre a questo ci sono altri due metodi per arrivare fino in cima: un ascensore (ovviamente a pagamento) ed un tunnel scavato nella roccia grezza ai piedi della montagna che porta a Karmeliterplatz; da qui si può camminare seguendo un percorso pedonale ed è questa la via che scelgo. Entro nella galleria ed ho la seguente immagine iniziale:

Il tunnel che porta da Schlossbergplatz a Karmeliterplatz

Il suo interno è punteggiato da piccole grotte poste sia sulla destra che sulla sinistra nelle quali sono stati inseriti bellissimi “giochi” realizzati unendo vecchi strumenti (mi viene in mente una macchina per scrivere) con particolari luci che si fondono perfettamente gli uni con gli altri. Purtroppo non sono capace di decriverli come si dovrebbe ed una semplice foto non ne renderebbe l’idea, dato che compiono dei movimenti pre-impostati; servirebbe un video per capire al meglio. Esco dalle tenebre e rivedo la luce per poi prendere il percorso a piedi in salita. Non è molto duro, anche se un chiede in pegno un pizzico di fiatone. Sempre meglio della coppia di amici che raggiungo e supero agevolmente: sembrano essere sull’orlo di un infarto fulminante; due budini avrebbero fatto meno fatica di loro. La prima cosa che vedo appena arrivo in vetta è anche quella più famosa e caratteristica: La Torre dell’orologio. Subito dietro c’è un monumento dedicato al 27°reggimento della fanteria stiriana; una scritta posta alla sua base recita testualmente così: “impavido e fedele – 1682/1918”. Sul piano della collina situato appena sopra alla statua c’è un’attrazione con una lunga fila non segnata sulla mia mappa; mi avvicino curioso per poi scoprire che si tratta del luogo turistico più visitato al mondo: il bagno. Lasciando perdere, noto che da quassù si ha una vista ad ampio raggio della città di Graz che però non mi impressiona più di tanto: in effetti non è che abbia elementi così caratteristici. Nel mondo c’è decisamente di meglio.

Torre dell’orologio

Monumento al 27° reggimento della fanteria stiriana

Graz vista dall’alto del suo castello

Proseguo la mia passeggiata incontrando la Turkenbrunnen (fontana piuttosto anonima, per la verità) che ha alle sue spalle lo Stallbastei, ovvero il bastione principale del Castello di Graz. Salgo poi più in alto fino ad incontrare il Padiglione Cinese.

Turkenbrunnen

Stallbastei

Padiglione Cinese

Più su, ad un nuovo livello della collina che mi ospita, si apre uno spiazzo più ampio dei precedenti. La Glockenturm fa da guardiano alle kasematten, cioè cunicoli e prigioni sotterranee (in passato) il cui spazio è oggi usato come teatro o per ragioni espositive. Ancora più avanti trovo una fontana in ferro battuto posta sopra alla “Grande Cisterna”: esattamente lì sotto sono infatti presenti cinque pozzi che possono contenere fino a 900.000 litri d’acqua a pieno regime, usati oggi semplicemente come riserva idrica antincendio, ma è chiaro che in passato lo scopo principale era ben diverso. Infine incontro una statua in bronzo raffigurante un leone: è dedicata al maggiore Franz Hackher che nel 1809 ebbe la meglio difendendo la collina dagli assalitori francesi avendo a disposizione solo un terzo degli uomini rispetto al potenziale del nemico. Perchè il leone e non una figura intera o un volto come accade sempre in questi casi? Semplice: perchè ad oggi non è arrivata nessuna immagine del maggiore Hackher che potesse essere riprodotta.

Glockenturm

La fontana sopra alla Grande Cisterna

Il monumento in onore del Maggiore Hackher

Tutto molto bello…ma c’è sempre un “però”: la cosa brutta di questo posto è l’uso che temo ne venga fatto, anche se sporadicamente. E’ sabato oggi ed intorno a me ci sono bottiglie vuote di birra sparse dappertutto ancora non raccolte; guardando all’interno del portone dello Stallbastei noto un gruppo di persone che stanno smontando dell’attrezzatura musicale caricandola su un furgone. Poi la verità viene a galla quando vedo un manifesto attaccato ad un albero: ieri sera si è svolta proprio qui una festa musicale e quelli che vedo ne sono i risultati. A chi ha dato il permesso per tale manifestazione non è saltato in mente che certe cose potrebbero creare danni e rovinare un luogo di tale importanza? Vogliamo trasformare dimore storiche e castelli in palcoscenici per i “parties” fruibili dai fighetti agli ubriaconi? Ottimo direi…un sarcastico plauso all’amministrazione comunale di Graz. E’ il momento di scendere sul piano strada proseguendo il mio giro che è ancora molto lungo.  Mi ritrovo in Schlossbergplatz e mi dirigo nuovamente di fronte alla Kunsthaus, però sulla sponda opposta del fiume Mura. Trovo la Franziskanerkirche che osservo e fotografo.

Franziskanerkirche

Partendo da qui mi addentro nelle vie pedonali della città: palazzi bellissimi ed austeri allo stesso tempo proteggono le strade. Alzando gli occhi al cielo mi imbatto in un elefantino di pietra. A dire la verità lo stavo cercando e l’ho trovato, avendo letto della sua presenza sui testi trovati on-line durante la fase di preparazione del viaggio.

L’elefantino di Graz

Partendo dal fondo (e lasciandomi alle spalle Jakominplatz, una piazza quasi interamente dedicata alle fermate del trasporto pubblico locale) entro in una delle vie principali di Graz (la Herrengasse) dalla “Am Eiserner Tor”; oggi non c’è alcuna traccia di una porta (probabilmente ce ne fu una in passato). Al suo posto c’è un’aiuola fiorita con dietro la Mariensaule.

Mariensaule

La strada che mi appresto a percorrere è molto ampia, con negozi su ambo i lati ed al centro due “bellissimi” binari del tram. Sulla destra posso notare (oltre agli “storici” e “fantastici” cavi elettrici) la Chiesa Parrocchiale del Santo Sangue di Cristo.

Chiesa Parrocchiale del Santo Sangue di Cristo

Più avanti, stavolta sulla sinistra, si trova il bellissimo palazzo che ospita il Grazer Landhaus ed il centro informazioni turistiche locale. Da notare le due statue poste da una parte e dall’altra dell’ingresso del centro turistico che raffigurano le divinità romane Marte e Bellona.

Panoramica del palazzo del Grazer Landhaus

Marte

Bellona

Sulla destra si può invece ammirare la “Casa Dipinta”, traduzione letterale di Gemaltes Haus, nome locale del particolarissimo edificio che sto per mostrare, le cui decorazioni risalgono addirittura al 1742.

Casa Dipinta

Mi trovo ora nella Hauptplatz, ma una non bella sorpresa mi attende: la piazza è completamente invasa da banchetti e camioncini adibiti alla vendita di oggetti di vario genere, anche alimentari (le classiche paninoteche mobili con wurtsel, per capirci meglio). Tutto ciò deturpa il panorama di uno dei migliori “salotti” di Graz. Cercando di comprimere la rabbia e la delusione in una palletta insignificante, comincio a farmi largo tra questi inutili obrobri che dovrebbero essere eliminati da ogni dove cercando di osservare ciò che l’area ha da offrire. Noto così la Erzherzog-Johann Brunnen e due particolari edifici decorati che affacciano proprio sulla piazza centrale. Cerco anche di ammirare e fotografare il palazzo del Municipio (Magistrat) che grazie allo schifo presente viene fuori una vera ciofeca.

Erzherzog-Johann Brunnen

Palazzi decorati che affacciano su Hauptplatz

Il maestoso Magistrat con sotto la tendopoli…

Prendo ora la piccola Farbergasse (meglio cambiare aria per riprendere un po’ di serenità) e la percorro fino al raggiungimento del Glockenspiel che devo immortalare (guarda un po’…) facendo lo slalom tra i lavori in corso.

Glockenspiel

Proseguo la passeggiata nella medesima direzione fino a raggiungere Opernring, strada su cui si affaccia il bellissimo Palazzo dell’Opera. Accanto ad esso c’è uno strano monumento in metallo che pare essere la copia dello scheletro della Statua della Libertà americana con in mano una spada al posto della torcia. Certo che nel mondo di stranezze ce ne sono a bizzeffe…

Facciata dell’Opera di Graz

Monumento in metallo

Da programma dovrei tornare indietro adesso, ma decido di fare ancora qualche passo in avanti per vedere se c’è dell’altro; dietro al Palazzo dell’Opera mi imbatto in Kaiser-Josef-Platz, sede del mercato ortofrutticolo (altra tendopoli…). Ad una delle estremità della piazza osservo la Chiesa Evangelica lì presente ed anche in questo caso lo scatto è deturpato dai tendoni dei banchetti.

Chiesa Evangelica

Basta così. Continuo a seguire il mio itinerario ed inverto la marcia percorrendo tutta Burgergasse fino alla fine. Qui incrocio due capolavori uno accanto all’altro: nell’ordine in cui li trovo sono il Mausoleo (o monumento funebre) dell’Imperatore Ferdinando II ed il Duomo di Graz. Peccato che per una perfetta vista d’insieme, il Mausoleo andrebbe osservato dall’alto poichè dal piano strada e da altezza umana perde molto del suo enorme fascino.

Facciata del Mausoleo per l’Imperatore Federico II

Duomo di Graz

A malincuore lascio questo posto, ma non ho altra scelta. Una deviazione alla  mia sinistra ed una subito alla mia destra mi portano in Freiheitsplatz: qui trovo il monumento a Francesco I d’Austria e la Schauspielhaus, teatro storico locale.

Monumento a Francesco I d’Austria

Schauspielhaus

Rivolgo ora la mia attenzione sul Burggarten, un parco verde di ampie dimensioni che però non mi entusiasma più di tanto. Sarà per colpa dell’atmosfera non perfetta causata dalle fontane completamente spente, ma abbandono questo luogo dopo poco tempo, giusto quello necessario ad una passeggiata ed all’osservazione di Platz der Menschenrechte situata al centro del parco stesso.

Fontana di Platz der Menschenrechte

Il prossimo obiettivo che mi pongo è il raggiungimento dell’Università di Graz. Visti gli standard delle semplici scuole austriache, per una cosa così importante come una facoltà ci dovrà essere un palazzo degno dell’occasione. Non mi sbaglio, ma ne ero più che sicuro.

Università Karl-Franzens

Proseguo la passeggiata raggiungendo uno strano edificio che prende il nome di MUMUTH ed è adibito a sala da concerto; successivamente, seguendo Schillerstrasse, trovo l’imponente figura della Chiesa Cattolica “Herz-Jesu”…davvero splendida.

Sala da Concerto “MUMUTH”

Chiesa Cattolica “Herz-Jesu”

Direi che per questa zona della città è tutto, per cui metto le gambe in spalla e comincio il rientro verso il centro.  Quando lo raggiungo prendo una direzione mai battuta prima d’ora. Incontro così nell’ordine il Monumento al Comandante Wilhelm Von Wurttemberg, la Chiesa Cattolica “Pfarramt Welsche Kirche” (in quello che mi dà tutta l’idea di essere il quartiere in cui vivono persone di ben altre religioni), la Ecce-Homo-Saule e la Sinagoga locale.

Monumento al Comandante Wilhelm von Wurttemberg

Pfarramt Welsche Kirche

Ecce-Homo-Saule

Sinagoga di Graz

Avendo pressochè terminato la zona più centrale decido di spingermi verso una parte periferica ancora non visitata. La passeggiata che mi aspetta tra andata e ritorno sarà lunga, ma di tempo a disposizione ne ho, per cui procedo. Supero in toto il parco “Stadtischer Augarten” tralasciando ovviamente un’area divertimenti per bambini pubblicizzata in ogni centimetro quadro di Graz ed arrivo davanti alla Josefkirche. Dall’ambiente che mi circonda mi rendo conto di essere arrivato fuori dal centro.

Josefkirche

Cammino ancora ed incontro il complesso dedicato alla Stadthalle ed alla Messe (polo fieristico).

Graz Stadthalle

Graz Messe

In lontananza vedo dei riflettori ed immagino che si tratti dello stadio. L’orologio dice che potrei fare qualsiasi cosa, per cui decido di spingermi fino a lì. Ci metto un po’, ma arrivo di fronte alla Merkur Arena, la “casa” della squadra dello Sturm Graz, con tanto di negozio personalizzato aperto e totalmente senza acquirenti in questo momento. Provo ad avvicinarmi ad uno dei cancelli per vedere se riesco a dare un’occhiata al terreno di gioco ed agli spalti, ma niente da fare; sembra tutto ermeticamente sigillato. Ma, come mio solito, non lascio niente di intentato e seguo il perimetro dell’impianto fino ad entrare in una via in cui il cancello è aperto. Mi guardo un po’ intorno perchè non vorrei mettere piede dove non posso, ma poi vado perchè sembra tutto sotto controllo. E’ la strada in cui sono ubicate varie porte di ingresso alle gradinate ed è possibile affacciarsi da ognuna di esse riuscendo ad avere una sufficiente panoramica dell’interno. Non scatto foto perchè credo abbia un senso avere immagini globali e non di un solo settore, però porto nella mia memoria il ricordo di questa breve esperienza. Torno indietro e ripercorro tutto lo stesso tragitto fatto fino ad ora, deviando a destra al primo incrocio subito dopo la Stadthalle.  Un’altra bella camminata mi porta fino alla Herz-Marien-Kirche, ultimo click diurno di questa mia giornata.

Herz-Marien-Kirche

Per stanotte è previsto il ritorno dell’ora legale e le lancette dovranno essere spostate in avanti di 60 minuti. E’ ovviamente un modo di dire ormai, perchè con gli smartphones, i tablets ed i computers preimpostati non dobbiamo fare più nulla: pensano loro a tutto. Solo chi ha ancora orologi con le lancette (magari in cucina o nel soggiorno) deve cimentarsi in questa vetusta pratica. Ma non è ancora il momento, per cui inizia pian piano a calare il buio e con esso comincia la seconda fase della mia giornata che prevede le foto in notturna di ciò che ho visitato nelle ore precedenti. Ah…dimenticavo: senza il sole, il freddo si fa decisamente sentire e quindi tiro fuori ed indosso i miei amati guanti+scaldacollo in pile.

Scalinata verso il Castello di Graz in notturna

Mariahilferkirche in notturna

Il Castello di Graz in notturna visto dal piano strada

La Franziskanerkirche in notturna

Capitolo a parte lo dedico alla Murinsel: questa strana isola artificiale costruita sul fiume si illumina di sera di tanti colori ad intermittenza. Ecco alcuni esempi:

Murinsel in notturna – 1

Murinsel in notturna – 2

Murinsel in notturna – 3

E’ davvero tutto adesso, per cui mi dedico ad una bellissima attività che si chiama cena. Durante la mia camminata ho già intravisto e scelto il posto che mi avrebbe ospitato: si tratta di un “kebab/pizzeria” che si trova poco dopo Jakominplatz. Qui trovo forse gli unici due personaggi che vivono in Austria che non parlano una parola di inglese (quando si dice fortuna…). Riesco comunque a comunicare ciò che voglio perchè Pizza, Chips e Coca-Cola sono le parole più comuni del mondo. Resto più di un’ora nel locale gustandomi le pietanze e soprattutto un calduccio divino, pensando nel frattempo a coloro che stanno mangiando in piedi ed al freddo ai banchetti all’aperto sulla Hauptplatz, alimentando loro malgrado questo tipo di mercato secondario; ognuno ha le sue fisse…questo è sicuro. Fatto ciò, sono le 21:30 e non mi resta altro che andare in direzione della stazione centrale. Ho tempo fino alle 22:00 per acquistare qualcosa da bere e sgranocchiare durante il resto della serata, in attesa che passi il Flixbus notturno con direzione Venezia, unico mezzo di trasporto economico (ma neanche poi troppo in questo caso) che posso prendere da qui per tornare in Italia. Riesco nel mio intento e mi siedo all’interno della stazione, nel punto più caldo in assoluto, passando il tempo col tablet. Arrivare alle 01:10 non sarà affatto veloce e l’unica cosa alternativa che posso fare è andare al piano di sotto a prendere il mio borsone dai lockers. Qui ci tengo a far notare una cosa:  a mezzanotte in punto le guardie della stazione di Graz, pure in maniera maleducata e cafona come peggio non si potrebbe, chiudono gli ambienti cacciando via letteralmente tutti al grido di “Raus! Raus!” che significa “Fuori! Fuori!”. Io ho un regolare biglietto per un pullman che parte dal piazzale antistante. Perchè non posso stare all’interno ed al caldo oltre la mezzanotte ma devo per forza accomodarmi fuori al freddo per 70 minuti? Ve lo dico io perchè: se la stazione fosse rimasta aperta sarebbe stata utilizzata sicuramente come dormitorio da senzatetto e migranti vari. Allora in questo caso un paese civile cosa dovrebbe fare? Cacciare via a calcioni tutti quanti senza distinzioni oppure solo coloro che, essendo sprovvisti di un titolo di viaggio, non dovrebbero stare li per nessuna ragione plausibile al mondo? Io opto senza ombra di dubbio per la seconda ipotesi, ma è molto più facile applicare la prima…altrimenti che figure si farebbero agli occhi della parte buonista della collettività? Poi non capisco una cosa: quando prendo un aereo e non pago la priorità parto giustamente per ultimo attendendo il mio turno in silenzio (e ci mancherebbe altro); quando invece pago un biglietto vengo sbattuto fuori dalle stazioni come se non fossi nessuno? Ma come funziona questo caxxo di mondo, si può sapere? Finalmente ed in orario arriva il Flixbus, ripongo il bagaglio, salgo a bordo e dormo fino a destinazione. Termina così questa mia nuova esperienza in terra austriaca.

P.S.: non è per essere monotono, ma ripeto con tutto me stesso che odio i tram come mezzo di trasporto. Secondo me un treno in città ci sta bene come il cavolo a merenda: è del tutto fuori luogo ed i cavi elettrici che servono per alimentarlo deturpano l’intero panorama. A Graz si va anche oltre: il Tram diventa persino pericoloso! Ci sono strade troppo strette in cui questo obrobrio letteralmente sfiora le persone durante il suo passaggio, costrette dalle dimensioni eccessive dei vagoni a camminare su marciapiedi estremamente piccoli. Sembra incredibile come menti che ritengono di essere evolute possano aver approvato un progetto del genere.

Conclusioni: come ho già ampiamente scritto, Salisburgo e Graz fanno parte della stessa nazione (per altro neanche molto grande come dimensioni) ma sono due cose diametralmente opposte; influenze rispettivamente germaniche ed ungheresi le plagiano in maniera estremamente visibile. A mio personale giudizio ho preferito Salisburgo che mi è apparsa come una sorta di favola in terra, mentre Graz è molto più classica come realtà, eccezion fatta per la Kunsthaus e la Murinsel che sono proiettate in chissà quale futuro. L’Austria è una nazione in cui mi sono trovato sempre bene. L’episodio della stazione chiusa a mezzanotte non è da imputare a questo stato perchè anche in Italia accade la stessa cosa certe volte (un esempio è Pisa, la cui stazione chiude inesorabilmente alle 00:30). Con questo viaggio ne ho visitato un altra parte importante, ma non ho senza dubbio finito qui. Basterà solo trovare il tempo necessario e soprattutto le combinazioni più adatte dei mezzi di trasporto, cosa non molto facile per la verità, per tornare di nuovo da queste parti.

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