Parma e Reggia di Colorno

di admin

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Come tutte le cose del mondo, anche i modi di viaggiare “cambiano” col passare del tempo; questa considerazione ovviamente vale se uno sà cogliere al volo le opportunità che si presentano al momento giusto. Il breve racconto che segue ne è una prova lampante: difficilmete in passato avrei sognato di poter vedere in poco più di 24 ore (trasferimenti compresi da oltre 450 km a tratta), con un budget ridottissimo e senza prenotare la notte in hotel, la città di Parma e la bellissima Reggia di Colorno avendo anche del tempo libero a disposizione, a tour finito al 101%, per girovagare per le strade rivedendo con maggiore attenzione ciò che più mi aveva colpito.

Troppo dispendiosi i treni Frecciarossa che in certi casi costano più di un volo; impossibile pensare al tragitto in macchina data la distanza da percorrere in così poco tempo, le energie che una guida attenta porta via e soprattutto il costo del carburante e dell’autostrada che oggi ci ammazzano letteralmente perchè spostarsi con mezzi propri è diventato un vero lusso. Ma non mi sono perso d’animo e, prenotando col solito anticipo, ho trovato la soluzione più adatta a me.

In una fredda serata/nottata tra venerdi 15 e sabato 16 gennaio salgo su un bus notturno pagato la fantastica cifra di 1 euro con destinazione Bologna; durante il tragitto ne approfitto per riprendermi dalla fatiche della settimana lavorativa conclusa da poco dormendo con la testa appoggiata al mio fedele cuscino da viaggio gonfiabile. Raggiungo il capoluogo emiliano alle 5:30 circa. Quando esco dall’autostazione fa un freddo pungente ed è buio pesto intorno a me. Non c’è praticamente nessuno in giro, così ne approfitto per cercare un bancomat, effettuare un prelevamento per avere un po’ di contanti in tasca e mi dirigo alla stazione FS; lì prendo un treno per Parma e subito dopo un nuovo treno locale di dimensioni ultra-ridotte per Colorno. Ebbene si: Poco dopo le 8:00 del mattino mi trovo nella piccola cittadina della provincia parmense, come se fossi appena uscito fresco e riposato dalla mia stanza d’albergo dopo una sana colazione; invece venivo da circa 8 ore di viaggio con tre cambi di mezzi pubblici alle mie spalle ed una colazione consumata ad un bar poco fuori della stazione di Bologna mentre aspettavo di prendere la coincidenza. Quale altra situazione mi avrebbe permesso, con pochi euro spesi, di essere a Colorno pochi minuti dopo le 8:00 del mattino ? “Assolutamente nessuna” è la risposta corretta.

Esco dalla minuscola stazione dove è presente solo una biglietteria automatica e mi dirigo verso il centro; fa freddo, ma non importa. Ero troppo preso da quello che stavo facendo per accorgermene. Dopo pochi passi iniziano le prime case ed i primi negozi ovviamente chiusi, vista l’ora. Poi, sulla sinistra ed in piena strada percorsa quotidianamente da pedoni ed autovetture, si erge una enorme costruzione dall’aspetto macabro: chiunque ci passa davanti senza sapere come sia stato usato quel luogo non ne rimane colpito in nessun modo, ma chi (come me) sà che per decenni quella è stata la sede di uno dei maggiori “sanatori” o “manicomi” d’Italia nei quali venivano somministrate “cure” disumane ai pazienti con problemi mentali, viene preso da una strana sensazione al solo pensiero di cosa rappresentino quelle mura, soprattutto per la vergogna di come certe menti illustri potevano pensare di usare strumenti e pratiche degni della peggiore tortura per dare una vita migliore ai loro pazienti; e, come se non bastasse la fantasia, affacciandosi alle finestre dei seminterrati, è ancora oggi possibile vedere  cataste di letti (più o meno integri) messi uno sopra l’altro, strapieni di polvere ed abbandonati al loro destino…un po’ come i malati che ci hanno dormito e che sono morti dentro quel complesso. A dire la verità, la curiosità di entrare a vedere meglio ciò che ancora è nascosto lì mi è presa, ma temo di non essere stato l’unico ad avere certi pensieri: tutti i possibili ingressi, per motivi principalmente di sicurezza poichè si tratta di un luogo abbandonato da molti anni e soggetto a possibili incidenti causa la mancata e dovuta manutenzione,   sono stati murati o sbarrati in qualche modo; una sola zona dava il via libera alla struttura, ma si trattava di un’apertura totalmente illegale poichè, per portarla alla luce,  era stata divelta una rete metallica anche abbastanza spessa; subito dopo la rete metallica manomessa c’erano cataste di vestiti vecchi e sporchi e questo è bastato a farmi mettere l’animo in pace tornando a camminare per le vie di Colorno; non mi sono fidato ad addentrarmi da solo lì dentro. In altre circostanze e luoghi sicuramente lo avrei fatto, ma non in questa occasione. Dopo pochi passi trovo una Chiesa; mi fermo a fotografarla esternamente da varie angolazioni non sapendo che, nell’immediato futuro, avrei fatto visita anche ai suoi interni, facendo essa parte del complesso della Reggia. Arrivato ad un bivio mi accorgo che svoltando a destra avrei raggiunto la parte moderna di Colorno, mentre svoltando a sinistra sarei arrivato nella parte storica; inutile dire che non avevo fatto tutta quella strada per vedere  vetrine di fiorai, di assicuratori o di ricambi per auto. Ero lì per vedere i monumenti che il piccolo comune aveva da offrire, così proseguii verso la sinistra costeggiando un fiumiciattolo. Giunto in paese ho notato subito, nella piazza principale, l’ingresso delle mura della Reggia, luogo non custodito da nessuno e di gratuito utilizzo da chiunque voglia entrarci.

Era ancora troppo presto per poter effettuare una visita guidata dei piani e delle stanze: la prima della giornata ci sarebbe stata dopo più di un’ora. Infatti la biglietteria era saldamente chiusa e buia. Decido allora di addentrarmi nei giardini della Reggia stessa e tale scelta si è rivelata davvero vincente. Nonostante fosse gennaio ed il freddo non desse spazio allo sbocciare dei fiori, mi sono trovato a passeggiare tra le aiuole comunque ottimamente curate; davanti a me, illuminato da un sole insolito per una giornata invernale, una facciata della Reggia di Colorno, quella più scenografica proprio perchè aveva sbocco nella parte “verde” del palazzo.

Reggia di Colorno vista dal giardino

Reggia di Colorno vista dal giardino

Mi fermo qualche minuto a contemplare ciò che ho di fronte e poi, avendo ancora del tempo a disposizione, decido di uscire dal perimetro della Reggia per fare una camminata nel paese di Colorno. Ovviamente non ho mai sperato di trovare un’altra testimonianza storico/artistica di simile entità, ma il giro si è rivelato comunque piacevole per gli scorci visti e fotografati.

Finalmente le lancette dell’orologio hanno raggiunto quasi l’ora “X”, quella della partenza della prima visita guidata della giornata. Mi fiondo ad acquistare il biglietto per paura di perdere i posti utili…ed invece mi trovo completamente da solo nella sala di accoglienza. Non sarebbe arrivato nessun altro…così stavo per pedere le speranze quando la guida mi ha informato che saremmo partiti lo stesso. Non essendoci un numero minimo previsto ed avendo io pagato l’ingresso avevo diritto a quel servizio ed ho usufruito di una specie di “visita privata” per tutte le sale della Reggia di Colorno previste dal percorso, più la chiesa che avevo fotografato al mio arrivo in paese. Devo dire che vale davvero il prezzo del biglietto; chissà perchè proprio nessuno aveva avuto la mia stessa idea…

Terminato il tour del complesso ed avendo già visto tutto in zona, mi sono incamminato verso la piccola stazione ed ho preso il primo treno per Parma. Tra attesa e tragitto è arrivata l’ora di pranzo. Nel programma che mi ero studiato c’era da provare un Ristorante Kaiten Sushi (quelli col nastro che scorre, per capirci) al quale non dò più di 6 come voto: all’inizio era veramente da 4, nel senso che non arrivava proprio niente di interessante, mentre verso la fine sono cominiciate a spuntare bontà a raffica. Peccato che mi fossi già abbastanza rimpinzato col resto poichè pensavo che quelle “novità” non sarebbero mai arrivate…

Subito dopo è iniziato il giro per Parma nel quale non ho mancato nessuna delle bellezze principali: Il Palazzo della Pilotta, il Duomo, Il Battistero, la Basilica di Santa Maria delle Steccata, l’Abbazia di San Giovanni Evangelista, la Chiesa di San Vitale; il tutto dedicando il tempo necessario per il Palazzo Ducale ed il bellissimo Parco Ducale che lo circonda. Quest’ultimo è un vero e proprio polmone verde posto proprio al centro della città con un laghetto al suo interno. Avendo ancora ore preziose ho voluto fare un passaggio anche allo Stadio Tardini che ho trovato ovviamente chiuso; prima del crollo della Parmalat, su quel prato verde hanno giocato i migliori calciatori d’Italia e d’Europa ad altissimi livelli. In quel momento (gennaio 2016) era il campo da gioco di una squadra di serie D che tenta la risalita, ma che difficilmente tornerà ai fasti del passato. Essendo sabato pomeriggio decido di terminare la giornata con un nuovo giro in centro, stavolta da turista (cosa che faccio molto di rado). Passeggio così per le vie dei negozi, entro dentro a quelli che più mi ispirano, dò un’occhiata qua e là a quello che potrebbe interessarmi e, così facendo, incontro nuovamente tutti i monumenti visti dopo pranzo ai quali posso dedicare attenzioni supplementari. A metà pomeriggio, prima del calare del sole, mi sono messo a sedere ai margini del parco davanti al Palazzo della Pilotta per quasi 30 minuti: quando il mio sguardo non era impegnato rimanevo volentieri con la faccia all’insù; in questo modo ho potuto godere degli ultimi raggi caldi del sole in quella fredda giornata invernale.

Palazzo Ducale di Parma

Palazzo Ducale di Parma

 

Palazzo della Pilotta

Palazzo della Pilotta

 

Duomo di Parma

Duomo di Parma

 

Battistero di Parma

Battistero di Parma

 

Abbazia San Giovanni Evangelista

Abbazia San Giovanni Evangelista

 

Arrivato l’orario del rientro mi reco alla stazione dove prendo il treno per Bologna; da lì arrivare all’autostazione è una semplice passeggiata e, con enorme sorpresa, vedo già il mio bus notturno (pagato 1 euro anch’esso) parcheggiato con quasi un’ora di anticipo. E’ una benedizione poichè all’interno ho la possibilità di caricare il tablet che si trovava praticamente a zero batteria: avevo infatti dimenticato a casa la batteria d’emergenza e qualche problema sarebbe potuto sorgere se non avessi gestito al meglio le scarse risorse disponibili. In nottata, come previsto, rientro a casa con un bagaglio di esperienze ancora accresciuto e diverse foto da selezionare e sistemare nelle apposite cartelle “storiche” e sempre più ricche.

In conclusione posso dire che ho fatto davvero bene ad organizzare questo tour. Parma e la Reggia di Colorno meritano davvero l’attenzione di tutti. Soprattutto mi è sembrato di sentire una sensazione di benessere generale passeggiando per le vie cittadine. Credo che a Parma si viva davvero bene, ma questo potranno dirmelo solo gli abitanti della città ducale ai quali, ahimè, non l’ho chiesto 🙂

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