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E’ il primo week-end di giugno e finalmente il confine del lager coincide da pochi giorni con quello nazionale: ci si può spostare in tutta Italia senza una valida motivazione da autocertificare. A dire il vero si potrebbe anche andare all’estero, peccato che i paesi stranieri non ci vogliono come ospiti e che non ci sono aerei disponibili a prezzi decenti almeno per un altra ventina di giorni abbondanti. Pare che tutto tornerà ad una sorta di mini-normalità a partire dal prossimo 1° luglio, ma in un momento come questo in cui tutto cambia di minuto in minuto non posso far altro che aspettare ancora a cantare vittoria. Credetemi: se uno come me non sta prenotando voli o comunque spostamenti di rilievo significa che l’incertezza è tantissima. Io poi sono maggiormente esposto perchè una mia uscita si compone quasi sempre di una concatenazione di mezzi di trasporto: ne basterebbe uno solo cancellato per invalidare l’intera partenza…e francamente non mi posso permettere nè di perdere soldi nè di ricevere altri vouchers perchè ne ho talmente tanti dentro casa da poterci tappezzare tutte le pareti. Dato che posso lasciare il Lazio, che comunque ho visitato abbastanza nelle ultime due settimane, ne approfitto per fare un giro in Umbria dalla mattina alla sera. A Perugia c’ero già stato in passato, ma non ero da solo. Per tale motivo non l’ho potuta girare a modo mio e quindi immagino di aver visto forse il 20% di ciò che ha da offrire. Non intendo perdere l’occasione per poter fare le cose come si deve, per cui andiamo a vedere cosa è successo…
Sabato mattina: La sveglia suona verso le 6:30, mi preparo al volo e poi esco con la solita puntualità. Il treno diretto al capoluogo della regione Umbria è previsto in partenza per le 8:00 dalla Stazione Termini, con tanto di stramaledetta mutanda in faccia ancora obbligatoria. Piccola divagazione: è notizia di questi giorni che dal 15 giugno riapriranno i cinema e, nonostante siano luoghi chiusi, la mascherina non andrà portata. Tutto questo perchè l’associazione dei gestori delle sale ha minacciato di non riaprire i battenti se tale obbligo non fosse stato revocato e, come al solito, il governo si è adeguato. La domanda sorge spontanea: perchè sui treni bisogna salire mascherati da ospedale mentre al cinema no? Risposta: perchè la situazione attuale è tutta una enorme buffonata sin dal primo giorno di lockdown e non passa un singolo minuto senza che questa cosa abbia conferma. Poco meno di tre ore è la durata della tratta col regionale veloce, così scendo alla stazione di Perugia verso le 11:00. Il centro storico dista un paio di kilometri da dove mi trovo; ci sarebbe il modo di raggiungerlo con un bus, ma se lo facessi non sarei io. Imposto sullo smartphone la mappa studiata a casa e metto in moto le gambe iniziando la salita. Una cosa la noto praticamente subito: la città ha un serissimo problema ed è quello dei parcheggi; ci sono macchine posteggiate ovunque: sui marciapiedi, in seconda fila, davanti alle porte storiche e chi più ne ha più ne metta. E’ una cosa incredibile e ci manca solo di trovare qualche automobile in sosta sui tetti delle case per poter dire di averle viste proprio tutte. Cioè…io abito a Roma e di parcheggiatori folli ce ne sono da competizione nella metropoli, ma sono convinto che questa città abbia un primato: tra tutte quelle che ho visitato nel mondo (e non sono poche…) qui ho la maggior concentrazione di fotografie che includono almeno un’autovettura al loro interno, tranne le zone esclusivamente pedonali. Il primo punto di interesse che vorrei vedere è la Chiesa di Santa Giuliana, ma qualcosa non va nel verso giusto: noto che la zona è parzialmente chiusa e marcata come “limite militare”; ci metto poco a capire che all’interno del complesso è presente una scuola per reclute ed in un baleno mi viene in mente il ridicolo teatrino accaduto a Bolzano quando provai a fotografare una chiesetta ubicata all’ingresso di una caserma. Dato che da quella volta ho giurato a me stesso che sarei rimasto il più lontano possibile da certe realtà, alzo e tacchi e vado avanti. Alla fine mi va pure meglio perchè il benvenuto me lo dà tale Giuseppe Garibaldi, fermo impalato al centro di una rotonda stradale. Non è cosa da tutti i giorni venire accolto da un eroe…
Cammino lungo Via Guglielmo Marconi fino alla “Porta di Santa Croce” (detta anche dei Tre Archi); dopo averla osservata a dovere la supero e svolto a destra su Corso Cavour per una delle mie solite escursioni in periferia che precedono l’esplorazione del centro. Trovo due piccioni con una fava: il primo è il “Convento di San Domenico” ed il secondo (a pochissimi passi di distanza) è il palazzo che ospita il “Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria”. Più avanti la protagonista del mio scatto è la bella “Porta San Pietro”…macchine permettendo.
Proseguo nella medesima direzione e mi imbatto nell’Abbazia di San Pietro, ma anche qui non tutto va come dovrebbe. Ci metto pochissimo a capire che l’intero complesso è di proprietà della Fondazione per l’Istruzione Agraria e quando è così c’è puzza di biglietto di ingresso esoso. Peccato per loro che questa cosa venga tradotta nella mia lingua con l’espressione “state bene così!” (a dire il vero la frase che compone la mia testa è ben più colorita e, se non vado errato, ci finisce sempre in mezzo qualcuno che viene invitato ad andare a prendere qualcosa in un posto preciso…ma in questo momento non so ricordare meglio). Per dispetto fotografo l’unica cosa che si vede gratis, ovvero il campanile. Volgo poi l’attenzione al “Monumento al XX Giugno”; questa data è importantissima per i locali perchè nel 1859 le truppe dell’allora Stato Pontificio (ma guarda un po’…e oggi tocca pure pagare per andare a vedere le chiese) occuparono la città a causa della ribellione dei cittadini contro i potenti. I vicini Giardini del Frontone sono una mezza delusione: se si cerca una zona verde e del buon fresco sono ok, ma quando l’unica fontana che dovrebbe abbellirli è non funzionante perdono valore; dalla parte opposta rispetto all’ingresso c’è uno spazio che sicuramente d’estate viene usato per l’intrattenimento, se e quando il coronavirus e la gente fobica che appesta questo mondo lo consentiranno. Supero “Porta San Costanzo” ed arrivo fino alla “Chiesa Parrocchiale di San Costanzo” per poi tornare indietro sui miei passi fino all’inizio di Corso Cavour.
In una via interna mi trovo davanti il “Museo Civico di Palazzo della Penna”, ancora chiuso causa l’attuale stato di emergenza sanitaria. Particolarissima è la successiva “Chiesa di Sant’Ercolano” che ha la “Fontana di Nettuno” ubicata alla sua sinistra e “l’Arco di Sant’Ercolano” alla sua destra.
Salgo ancora passando da Via Marzia dove osservo l’omonima porta:è uno degli accessi per l’interno della “Rocca Paolina”, ovvero un’imponente fortezza realizzata nel XVI° secolo che oggi è usata come centro espositivo ed attraversata da un sistema di scale mobili che consentono di evitare molta della fatica che sto facendo io; ovviamente ne conoscevo l’esistenza, ma preferisco evitare queste comodità quando non sono l’unica via possibile. Dò un’occhiata generale e mi soffermo sul “Cavallo di Paolo Ballerani”, un’opera che nell’agosto del 2018 è rimasta a furor di popolo dopo che ci fu la decisione di smontarla e portarla via. Una volta tornato all’esterno, conclude l’area la “Fonte Lomellina” ristrutturata recentemente.
Finalmente giungo nella parte più alta di Perugia. Basta guardarmi intorno e camminare un minimo per dare un senso al titolo di questo post: la città ha i suoi anni (il nucleo risale al sesto secolo avanti Cristo) ma viene mantenuta come meglio non potrebbe essere. Ai miei occhi appare come una bomboniera, ovvero uno spazio molto antico ma allo stesso tempo curato in maniera maniacale. Un esempio tra i tanti che potrei fare riguarda la pavimentazione e trovo che la maniera migliore che ho per spiegarmi sia con un paragone: Roma è tappezzata da quegli orribili sampietrini che, se non si sta attenti, sono pronti a spaccare le caviglie dei passanti per quanto sono brutti ed irregolari (personalmente ci passerei sopra una colata d’asfalto multistrato e metterei fine all’agonia ed allo scempio; a mali estremi si risponde solo con estremi rimedi), mentre nel capoluogo umbro le strade sono tutte “lisce”, e dove c’è da affrontare una salita ci sono spesso “scalini dolci” (formati da tanti gradini bassi) che aiutano il disagio. Proseguo il mio giro entrando in Piazza Italia; qui ci sono diverse cose da vedere, prima fra tutte la “Statua equestre di Vittorio Emanuele II°”. Due fontane simmetriche (una a destra ed una a sinistra della scultura) hanno al centro le rappresentazioni bronzee di una bambina e di una sirena. Diversi sono gli edifici che compongono il perimetro di questo spazio, ma quello più importante è il “Palazzo della Provincia e della Prefettura”.
E’ la volta di andare a vedere i Giardini Carducci, area verde di medie dimensioni; qui la fa da padrone il “Monumento per Pietro Vannucci”, pittore detto il Perugino. Ma di certo non voglio togliere importanza ad un’altra degna caratteristica, ovvero il belvedere: un affaccio pazzesco sul resto della città che regala scorci incredibili. Tra l’altro sono anche fortunato perchè riesco a fotografare il campanile e parte del complesso di Santa Giuliana che all’inizio del giro ho evitato per non finire nell’area militare.
Da questo momento entro in una Perugia mai vista prima, fatta di viuzze strette e vicoletti da ogni parte. Nonostante ciò, le macchine ci circolano lo stesso e non sono importanti le difficoltà e gli spazi risicati da affrontare. Vedo personalmente un punto in cui ci passa un’automobile precisa precisa ed il guidatore deve necessariamente percorrere quel breve tratto andando a cinque kilometri orari cercando di evitare le pareti laterali. Sempre davanti a me, un anziano signore si cimenta in un parcheggio ad altissima difficoltà per riuscire ad entrare nel garage centrando l’obiettivo al primo tentativo. Non ho altro da aggiungere se non un “tanto di cappello”. I primi punti di interesse che mi si presentano davanti sono la piccola “Chiesa di Sant’Angelo” e “l’Oratorio della Santissima Annunziata”; ma la cosa più particolare è orientarmi in quel dedalo di stradine. Alla fine riesco a trovare tutto quello che sto cercando, vale a dire “l’Arco della Mandorla”, “Porta Crucia” e la “Chiesa Parrocchiale di Santo Spirito”.
Torno indietro e, ripassando da Piazza Italia, percorro via Baglioni fino a Piazza Giacomo Matteotti, un’area elegante che, a mio personale parere, è da considerare più uno slargo che una vera e propria piazza. Qui si affaccia il “Palazzo del Capitano del Popolo” e, più avanti, la “Chiesa del Gesù”.
Pochi passi ancora e faccio il mio ingresso nella zona più conosciuta di Perugia, il luogo simbolo che abbellisce ogni tipo di copertina, brochure o articolo che parla del capoluogo umbro: Piazza IV Novembre. E’ un vero tripudio per gli occhi, e lo scrivo senza timore di essere smentito. Da sinistra verso destra si possono notare il “Palazzo dei Priori”, la “Cattedrale di San Lorenzo” (cui appartengono le “Logge di Braccio” e la “Statua a Papa Giulio III°”) e, in mezzo, la “Fontana Maggiore”. E’ qui che rimango fermo più tempo rispetto a tutto il resto del reticolato urbano ed il motivo è ovvio. Di una cosa mi rammarico: questa piazza è spettacolare di sera grazie all’illuminazione studiata ad arte, ma non la potrò vedere perchè nel tardo pomeriggio avrò il treno di ritorno a Roma.
Anche se a malincuore sono costretto a lasciare questo spazio perchè il giro deve andare avanti. Ciò che è certo è che i prossimi obiettivi non potranno essere all’altezza di quanto appena ammirato. Il primo punto di interesse è la “Fontana di Via Maestà delle Volte” che conferma la mia teoria, ma la successiva “Chiesa di San Filippo Neri” dice prepotentemente la sua. La stessa cosa non può proprio fare la piccola “Chiesa di Sant’Agata” ubicata a poche decine di metri di distanza e che, così stretta fra altri edifici, è pure difficile da immortalare.
Cammino seguendo Via dei Priori in direzione della periferia e, quasi una attaccata all’altra, ecco la “Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi” e la “Torre degli Sciri”. Neanche ho il tempo di respirare che già devo armare la reflex per fotografare la “Chiesa della Madonna della Luce” e “La Chiesa di San Luca”. A questo punto lo spazio si apre e arriva un’altra magia: La “Chiesa di San Francesco al Prato” regala un bel colpo d’occhio; non manco di notare il piccolo ma grazioso “Oratorio di San Bernardino” alla sua sinistra. Conclude la zona una chiesetta carina, ma della quale internet non dà traccia.
Una passeggiata un po’ più lunga del solito mi conduce fino alla “Chiesa di Sant’Andrea in Porta Susanna”, un piccolo edificio religioso del quale apprezzo di più la parte posteriore che la facciata. Altra camminata niente male (stavolta in salita) per essere ricompensato con una delusione: il “Teatro Morlacchi” è totalmente coperto dalle impalcature dei lavori in corso, quindi ci devo mettere una croce sopra. La successiva “Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco” è senza infamia e senza lode, ma immediatamente dopo arriva il momento per una chicca: “l’Acquedotto Medievale di Perugia” è sia particolare da vedere che carino da percorrere. Ebbene si: dove in passato scorreva acqua, oggi c’è una stradina stretta tranquillamente utilizzabile per spostarsi da una zona ad un’altra. Tutto intorno ci sono tante casette abitate da normali cittadini che rendono l’area un vero bijoux, quasi una città in miniatura. Se avessi del tempo da buttare per fare un bis, sicuramente sarebbe qui. Alla fine di Via dell’Acquedotto basta aggiungere pochi passi per trovarmi davanti all’imponente “Cappella Universitaria”.
Cambio nuovamente area e mi dirigo su Corso Garibaldi che percorro per un buon tratto in cerca di tre punti di interesse; inizio con la “Chiesa di Sant’Agostino” ubicata in piazza Domenico Lupatelli. Segue il “Monastero di Santa Caterina, ma per questo ci sono pochissime speranze di portare via una foto decente in quanto lo spazio a disposizione è risicato. Veramente bello, sia per architettura che per il contesto in cui si trova, è il “Tempio di Sant’Angelo”: un edificio religioso a base circolare immerso in un verde giardino che allo stesso tempo è un’oasi di silenzio. Infine ammiro la vicina “Porta Sant’Angelo”, altra via d’accesso al centro storico ancora in piedi nonostante abbia già qualche annetto alle spalle.
Torno indietro ripercorrendo esattamente la strada che mi ha portato fin qui; in Piazza Grimana ci sono due cose degne di attenzione, ovvero “l’Arco Etrusco” e la “Chiesa di San Fortunato”. In una traversa di Via Pinturicchio c’è il “Museo P.O.S.T.” (Perugia Officina Scienza e Tecnologia), un’esposizione molto particolare ed interessante che divulga gli elementi che ne compongono il nome, ovvero scienza e tecnologia, in maniera originale. Di questo luogo sfrutto proprio tutto: una nuova terrazza sulla città mi dà l’occasione di portare un altro scorcio nel mio album dei ricordi. E’ poi la volta di immortalare “l’Arco dei Tei” che mi aiuta anche a valorizzare la vista della vicina “Chiesa di Santa Maria Nuova”.
Affronto una nuova salita con l’obiettivo, presto realizzato, di vedere “l’Arco dei Gigli”. La passeggiata mi porta a dedicare attenzione alla “Cappella di San Severo” sita nelle immediate vicinanze, poi alla “Chiesa dei Santi Andrea e Lucia” ed al “Pozzo Etrusco” (visitabile, se lo si vuole) ubicati un po’ più lontano.
Davanti a me ho la facciata della Cattedrale di San Lorenzo, cioè un punto già visto; controllo la mappa per scrupolo, con la noncuranza di chi è convinto di aver finito tutto. Ed invece ci sono altri due pallini che non ho raggiunto (entrambi fortunatamente in zona) e che mi sono fatto sfuggire come un allocco. Non ci penso su due volte e punto i piedi nella loro direzione. Sto parlando della “Chiesa Ortodossa San Fiorenzo” e della “Porta Santa Margherita” che si fa quasi negare perchè parzialmente coperta dagli alberi.
Ora ho la certezza di aver completato ciò che volevo vedere, per cui mi rimetto in cammino con calma ripercorrendo la lunga strada che conduce alla stazione centrale osservando nuovamente, passo dopo passo, ciò che trovo lungo il percorso. Quando arrivo in zona ho ancora un’oretta a disposizione prima della partenza del treno che mi riporterà a casa, per cui decido di non fermarmi a poltrire e di andare a fare una capatina allo “Stadio Renato Curi”, l’impianto sportivo dove gioca la Serie B la squadra di casa. Per me è un amarcord (anche se non proprio positivo) perchè da ragazzo ho assistito alla finale di un play-off per la promozione in cadetteria poi persa dalla mia squadra del cuore; ancora ricordo la situazione surreale dove noi eravamo presenti in 18.000 unità sugli spalti ed a salire di categoria furono gli avversari che avevano al seguito poco più di 500 anime. Lungo il tragitto mi fermo ad osservare sia “l’Oratorio di San Barnaba” che il sistema locale di trasporti chiamato “Minimetrò”, una valida alternativa per spostarsi in città utilizzando una via sopraelevata che ha un frequenza media due minuti e mezzo. Ovviamente le fermate sono numericamente poche, ma sufficienti. Perugia non è una metropoli ed avere questo sistema è importante e positivo.
Alle 18:05 parte il convoglio che mi vede a bordo con destinazione Roma Termini. Il viaggio scorre tranquillo e soprattutto puntuale; alle 20:46 scendo sul binario e corro a prendere la metropolitana, poi mi tocca l’ultimo breve tragitto in macchina che mi riporta a domicilio dichiarando ufficialmente conclusa anche questa giornata.
Perugia è una città molto bella e (confermo ancora una volta) tenuta a meraviglia dall’amministrazione comunale. Difficilmente si trovano località del genere, allo stesso tempo antiche ma non disastrate o quasi. Per essere capoluogo di una regione è forse un po’ piccolina e, per chi non volesse setacciarla come ho fatto io ma limitarsi al solo centro storico, si gira in poco tempo e senza eccessiva fatica grazie alle scale mobili ed al “minimetrò”. Personalmente torno via molto soddisfatto da questa giornata e col senno di poi posso confermare che, nella precedente visita avvenuta anni fa, il fatto di non essere stato da solo ha influito tantissimo sul giudizio che mi portavo dietro. Andate a visitare Perugià perchè non ve ne pentirete.