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Bristol è una città di oltre 500.000 abitanti situata nel sud dell’Inghilterra, molto vicina al confine col Galles. Turisticamente non è proprio la punta di diamante del Regno Unito ed è anche per questo che scatena la mia curiosità; chi mi conosce sà che per me da più soddisfazione scovare chicche sconosciute che andare a visitare località ormai inflazionate. Questo post è la conclusione del terzo fine settimana di maggio ed io sono già nel Regno Unito, per la precisione a Cardiff (vedi post dedicato). La verità è che, a fase di preparazione della mappa ultimata, non mi aspetto grandi cose per la giornata a venire; sarà davvero così? Direi di andarlo a scoprire…
Sabato sera: Il Megabus lascia Cardiff alle 19:30 in punto ed in sessanta minuti esatti (più che altro dopo aver superato il suggestivo “Prince of Wales Bridge” lungo ben 5.128 metri) raggiunge una fermata su strada a Bristol, a breve distanza dall’autostazione locale. La luce del sole è in fase calante, ma non è un problema perchè l’unico programma che ho per le prossime ore è quello di cercare la stanza che mi ospiterà e passare lì una bella serata fatta solo di meritato riposo. Con me ho la busta che contiene la cena: la famiglia che mi ospita mi aveva avvertito di arrivare preparato perchè in città i supermercati chiudono alle 20:00 ed io sono ben oltre il tempo massimo consentito. Una decina di minuti abbondanti mi servono per arrivare a destinazione; una volta lì mi dedico al riempimento dello stomaco ed a giocare al mio solito calcio manageriale prima di crollare a nanna.
Domenica mattina: la sveglia è alle 7:30 per riuscire ad essere fuori dalla casa alle 8:00 in punto. Ce la faccio senza particolare difficoltà e, da questo momento, ho esattamente otto ore da dedicare alla visita della città perchè dalle 16:00 alle 16:30 dovrò prendere il bus che mi accompagnerà in aeroporto per iniziare la fase del rientro a casa. Ho quindi un percorso abbastanza strutturato da seguire e procedo. Alzo gli occhi al cielo e vedo solo il colore azzurro tipico di quando ci sono zero nuvole, cosa quasi incredibile da queste parti; anche la temperatura è gradevole già da quest’ora, quindi si prospetta una giornata positiva. Il primo punto di interesse che incontro è la chiesa “St. James’ Priory”: è ubicata subito dietro l’omonimo parco e la troppa vicinanza con gli alberi presenti ne limita la visuale, motivo per cui posso portare con me la foto del solo campanile. Vado avanti ed incontro una singolare statua che prende il nome di Cloacked Horseman, ovvero “Cavaliere Ammantato” dell’artista David Backhouse. Nella piccola area verde che incrocio attraversando la carreggiata trovo il monumento in onore di Samuel Morley, ex politico. E’ la volta di una chiesa che funge anche da porta di collegamento tra Christmas street e Broad street: sto parlando della St. John Church.
Alla fine di Broad Street trovo la “Christ Church with St. Ewen”: l’hotel immediatamente accanto alla chiesa è in fase di restauro e nella foto sono comprese anche le sue impalcature; non posso fare davvero niente per evitarle. Faccio il mio ingresso in Castle Park, zona verde di buone dimensioni delimitata da strade per tre lati e mezzo del suo perimetro e dal fiume Avon per la parte restante. I locali utilizzano questo posto per rilassarsi e fare pic-nic nelle giornate nelle quali il meteo lo consente. Caratteristica predominante del parco è senza alcun dubbio la St. Peter’s Church, o ciò che resta in piedi dopo che fu bombardata e semi-distrutta durante la seconda guerra mondiale. Anche se è in queste condizioni regala comunque un bel colpo d’occhio.
Cambio strada e mi tocca immortalare dal retro la St. Philip and St. Jacob Church (oggi conosciuta semplicemente come “Central”) perchè la parte frontale è coperta dagli alberi. Camminando sono quasi costretto a fermarmi per osservare un palazzo che ha un dipinto murale decisamente singolare che copre addirittura due piani, sicuramente inerente al locale che si trova al livello più basso della struttura. Diciamo che, se si passa di lì, non si può non vedere.
Proseguo la passeggiata raggiungendo prima la “Temple Church” (altro esempio di chiesa-bersaglio del secondo conflitto bellico mondiale poichè anche lei è “open-air”) e poi la Church of St. Thomas the Martyr. Nelle vicinanze posso osservare anche l’Exploration Statue che è frutto del lavoro di ben tre artisti, ma il top arriva quando eseguo una deviazione che mi conduce alla bellissima “St. Mary Redcliffe Church”, un gioello in stile britannico.
Torno sulle rive dell’Avon ed attraverso il Bristol Bridge con la volontà di vedere la St. Nicholas Church, ma stavolta perdo la mia personale battaglia contro le piante: ce ne sono talmente tante messe in posizione strategica da coprire il 90% della superficie dell’edificio religioso. Devo passare oltre e lo faccio osservando l’Old Vic, ovvero il più antico teatro della Gran Bretagna tra quelli ancora oggi attivi; direi che si tratta di un bel record, dato che è stato costruito nel 1766. La mappa mi dirige su Queen Square, una piazza di forma quadrata occupata quasi completamente da aiuole; otto sentieri pedonali formano un gigantesco asterisco: partono dal altrettanti punti del perimetro della piazza stessa e conducono esattamente al suo centro che ospita la statua equestre in onore di Re William III°.
A breve distanza prendo “Prince Street” e, dopo aver attraversato un piccolo ponte, mi ritrovo in un’area che ha avuto un palese passato industrial-portuale; nel corso degli ultimi anni è stata riqualificata, ma mantiene comunque notevoli caratteristiche del tempo che fu. Impossibile non notare i binari utilizzati per il trasporto delle merci (oggi inglobati nella pavimentazione di “Princes Wharf”) e le particolari gru che servivano anche per il sollevamento di natanti. Oggi è un luogo di aggregazione per gli abitanti di Bristol ed ospita il Museo cittadino chiamato “M Shed”; qui è ormeggiata la “Matthew of Bristol”, ovvero la replica di una caravella con la quale il navigatore John Cabot raggiunse il Nord America nel 1497. Qui mi fermo a guardare una scena interessante: sull’altra riva del fiume c’è una specie di camionetta blu dalla quale parte un braccio metallico rivolto verso l’altro. Ad esso è attaccato una specie di carrello; ci entrano dentro due persone ed iniziano ad essere trasportate verso l’alto. Una volta in cima (credo si tratti almeno di quaranta metri) passa una breve fase di preparazione che si conclude col “bungee Jumoping” di uno dei due ospiti. E còsi ripete senza soluzione di continuità ogni 5-7 minuti.
Torno indietro ed attraverso nuovamente il piccolo ponte superato poco fa; alla mia sinistra ecco il monumento dedicato a John Cabot (sempre lui…) piazzato proprio davanti alla galleria d’arte e centro espositivo “Arnoflini”. Superato ciò posso osservare lo strano “Pero’s Bridge”, passerella pedonale che unisce due sponde del porto galleggiante, esattamente in concomitanza con bar ed attività commerciali. “Lloyds Amphitheatre” è una piazza oggi un po’ affollata: proprio in questo momento è in corso un meeting di macchine sportive/truccate e si sà quanta gente attirino questi eventi; la fortuna è che durano poco, poi tutti si diradano. Da qui a “Millennium Square” è un attimo: quest’ultimo è uno spazio completamente cementato ed abbellito da opere abbastanza stravaganti: si va da una bella fontana (che ne prende quasi un interno lato) ad una sfera di acciaio inossidabile che ospita il Planetario, passando per varie statue (una di esse per l’attore Cary Grant nativo di Bristol) e da un albero fatto da tanti piccoli pannelli solari. C’è un po’ di tutto…completato dalla presenza del centro scientifico ed artistico che prende il nome di “We The Curious”. L’adiacente “Anchor Square” vede la presenza della singolare scultura “Beetle” di Nicola Hicks e dell’Acquario cittadino.
Appena terminata una bella carrellata di punti di interesse racchiusi in uno spazio abbastanza ristretto, non si ha neanche il tempo di rifiatare che le cose da vedere continuano: una scalinata mi conduce nel parco “College Green” dove affacciano alcuni dei pezzi pregiati di Bristol: il primo è assolutamente la sua Cattedrale, enorme e bellissima; davanti ad essa campeggia la statua per Raja Ram Mohan Roy (fondatore del modernismo riformatore indiano). Sulla sinistra posso osservare la “Abbey Gatehouse” e la Biblioteca Centrale, entrambe localizzate in un unico edificio. Sulla destra c’è qualcosa di veramente mastodontico: il Municipio di Bristol è talmente grande da non riuscire ad entrare nell’obiettivo della mia reflex. Una grande vasca ne precede l’intera facciata mentre due fontane zampillano acqua alle opposte estremità del palazzo. Dal lato opposto dell’area verde chiude il cerchio la candida statua per la Regina Vittoria. C’è solo una cosa che posso dire: proprio non mi aspettavo questo colpo d’occhio.
Prima di proseguire ho una pausa obbligata: vedo un Tesco e non posso non fermarmi per la mia solita razione di due waffles zuccherati ed una Coca Cola zero gelata; preparo le 2,75 sterline necessarie ed acquisto il tutto. Mangiando e bevendo mentre cammino, arrivo su un’area pedonale divisa in tre parti da “Baldwin Street” (prima) e da “Colston Avenue” (dopo) dove posso osservare diversi punti di interesse che cito nel preciso ordine in cui li vedo: il Teatro Hippodrome, la Statua di Nettuno, il Monumento dedicato a Edmund Burke (politico, filosofo e scrittore), il campanile della St. Stephen’s Church (chiesa protestante sita sull’omonima via alla mia destra), il monumento per Edward Colston (politico e…mercante di schiavi), St. Mary on the Quay (alla mia sinistra) e “The Cenotaph”, ovvero il ricordo per i caduti delle due guerre mondiali.
Adesso affronto un po’ di sana salita per spostarmi al “livello superiore” della città; ovviamente mentre lo faccio non me ne sto con le mani in mano, ma trovo altre cose lungo il cammino iniziando dalla “Colston Hall” (teatro/sala concerti) e proseguendo con il Red Lodge Museum. Una volta a destinazione, ecco davanti a me il “Wills Memorial Building” (discretamente difficile da fotografare) ed il “Bristol Museum&Art Gallery”. Tagliando poi per Berkeley Avenue mi ritrovo a passeggiare nel bel mezzo del parco di Brandon Hill: qui regnano la pace ed il silenzio, c’è una bella vista dall’alto e mi sollazzo ad osservare la “Cabot Tower” prima di riprendere il giro.
A poca distanza, anche se nuovamente in salita, c’è la zona universitaria che non manco di visitare; l’età media di coloro che incontro in quest’area è ovviamente molto bassa e questa è l’unica cosa degna di nota che ricordo. Significa che basta una toccata e fuga giusto per dire “io ci sono stato”. Da ora in avanti inizio un percorso a tratti abbastanza strambo, ma che mi condurrà lungo tutta la periferia di Bristol, fino a raggiungere un punto panoramicissimo che aspetto con ansia. L’inattesa “Woodlands Church” non coglie impreparato l’obiettivo della mia reflex; questo è uno dei tanti esempi di chiese o edifici religiosi in generale che su Google Maps è difficilissimo individuare e che è facile saltare se proprio non ci si passa accanto. Quando imbocco “Cotham Hill” noto un blocco stradale: l’accesso per un tratto di questa via è consentito ai soli pedoni e già mi aspetto di trovare qualche stupida ed insulsa manifestazione o qualcosa di simile, ma mi devo ricredere: si tratta di soli 200-300 metri occupati sia da bancarelle di cianfrusaglie che da esposizioni di fortuna dei tanti localini presenti, messe lì per invogliare i passanti a consumare le loro birre ed i loro alcolici. Poco male perchè eseguo uno slalom tra la folla degno del miglior Alberto Tomba ed esco dalla marmaglia nel minor tempo possibile. Sulla destra mi aspetta la “Tyndale Baptist Church” che osservo con piacere. La stessa cosa non la posso dire per la vicina “Alma Church”: magari sarà buona dal punto di vista pastorale ed educativo, ma visivamente non mi soddisfa neanche un po’.
Su Pembroke Road affacciano altri due edifici religiosi: il primo (la “All Saints Church”) è davvero particolare, ma l’effetto vale solo dal vivo: dopo decine di prove capisco che in foto viene molto male…un po’ come me che nelle istantanee proprio non mi riconosco. Il secondo è la “Clifton Cathedral Church of SS. Peter and Paul”, altrettanto particolare. Cammina cammina raggiungo un altro punto non segnato sulla mia mappa: sto parlando del “Clifton College”, ovvero un’altra scuola che sembra un museo dove vanno gli inglesi figli di papà (vedere per credere, magari confrontando l’immagine che segue con una a caso delle scuole italiane che cadono a pezzi…tanto ovunque si colpisce non si sbaglia). Il “Redgrave Theater” non è niente di che, mentre la “Christ Church Clifton” è davvero spettacolare.
Finalmente raggiungo l’obiettivo: una breve passeggiata nel verde mi fa arrivare al Clifton Observatory e poi al meraviglioso “Clifton Suspension Bridge”: si tratta di un ponte totalmente sospeso di ben 412 metri di lunghezza. Si…avete capito bene: 412 metri senza che un singolo pilastro centrale lo sostenga. Inutile dire che lo spettacolo è incredibile e che cerco di vederlo da tutte le angolazioni possibili. Sotto di lui scorre il fiume Avon, lo stesso che ho incontrato al centro di Bristol. Solo che qui c’è qualcosa di strano e macabro: la parte del “letto” in cui attualmente non scorre acqua è completamente composta da fango; ci saranno tonnellate di fango…roba che se qualcuno ci cade per sbaglio viene risucchiato tipo sabbie mobili. Il solo pensiero mi rabbrividisce. Particolarità: fin dal primo minuto della sua apertura nel 1864, l’attraversamento del ponte è soggetto a pedaggio. Mi viene da pensare alla solita cattiveria, ma è una cosa spontanea: anche le nostre autostrade prendono pedaggi sicuramente più esosi di questo, però col cavolo che spendono quei soldi per la manutenzione dei viadotti…bel paese di merda che è il nostro.
Vorrei rimanere qui a lungo a godermi ancora lo spettacolo, ma anche se non manca molto alla fine dei punti di interesse, noto che l’orologio non ha alcuna pietà di me. Lascio a malincuore la vista del ponte e cammino per un bel po’ perchè devo cambiare zona. Sono diretto alla Holy Trinity Church, dove giungo dopo un percorso di sola discesa. Il prossimo obiettivo è ancora più lontano e, durante la passeggiata, succede l’impossibile: la bellissima giornata di sole che mi accompagna sin dal risveglio si imbruttisce; il cielo si riempie di nuvole ed inizia a scaricare sulla mia testa la classica pioggerellina britannica. Mi fermo per mettere l’impermeabile allo zaino perchè non posso permettermi di bagnare le mie cose. Per arrivare a dover coprire me serve ben altro di questa spruzzata. Durante la tratta ho modo di attraversare un altro ponte sul fiume Avon ed anche stavolta resto disgustato dalla quantità di fango che c’è dove l’acqua non scorre. Quando vedo l’Ashton Gate, ovvero lo stadio che è casa di una delle due formazioni calcistiche locali (il Bristol City) resto deluso come molte volte accade: l’impianto da fuori sembra un normale edificio ed all’interno, dove si apre in tutta la sua suggestività, non si può entrare. Mi limito a fotografare un paio di cosette (una è il monumento per John Atyeo, bandiera del club che vanta ben 645 presenze e 350 goals tra il 1951 ed il 1966) e poi cambio aria.
La pioggia non vuole saperne di smettere, però inizia a placarsi dopo una ventina di minuti e lo fa appena metto piede in una zona che, a prima vista, non ispira molta fiducia: si tratta di una strada dal fondo sconnesso che porta in un ambientino “niente male” che si interrompe al traffico con una sorta di cantiere navale chiuso da un vecchio ed arrugginito cancello. E’ qui che, girando su me stesso a 360 gradi, riesco a trovare in un angolo brutto e sporco (che sembra una delle aree di spaccio in cui agisce l’inviato di Striscia la Notizia Vittorio Brumotti) il murale che prende il nome di “La Ragazza con l’Orecchino di Perla”. Solo la mia tenacia mi ha permesso di scovarlo perchè neanche la più fervida immaginazione potrebbe guidare il visitatore in quel punto angusto. Successivamente entro in un sentiero pedonale dal quale ho modo di osservare in maniera nitida le casette colorate tipiche della marina di Bristol: ne avevo solo sentito parlare ed ora eccole qua.
A questo punto manca solo una cosa da vedere ed è il “Brunel SS Great Britain”: si tratta di una nave-museo che ha avuto il privilegio di essere la più lunga nave passeggeri del mondo dal 1845 al 1854. Di avventure ne ha vissute molte questo natante e sarei curioso di vederlo, ma appena arrivo ci trovo la cassa ed il biglietto costa ben 17 sterline. Facendo un rapido calcolo, prelevando ieri al bancomat 20 sterline ci ho fatto quattro pasti ed ho ancora qualche spiccio nelle tasche; secondo loro pagherò 17 sterline per vedere una barca??? Credo che in testa abbiano del pecorino andato a male al posto del cervello. La cosa agghiacciante la si vede sul sito ufficiale di questa attrazione: prenotando on-line si risparmia (udite udite!!!) addirittura il 5%. Ma andatevene tutti a quel paese, massa di ridicoli che non siete altro!!! Detto questo e messa in cassaforte un’altra delle mie sane incazzature, è davvero tutto per Bristol. Da qui devo tornare all’autostazione ed il pezzo da percorrere non è breve; ho ancora tempo, per cui me la prendo comoda. Addirittura riesco a passare da un Tesco dove compro sia la solita (ed ultima) razione di waffles zuccherati più Coca Cola zero sia due pacchi di cioccolatini “Quality Street” per una persona che a Roma li reclama. In soldoni sono semplici bon-bon della Nestlè, però qui in Inghilterra costano 3 sterline ogni 300 grammi, mentre in Italia sono rarissimi e costano un occhio della testa. Alle 16:15 salgo sul bus diretto all’aeroporto, quindi sono in perfetto orario con quanto previsto dalla tabella di marcia. Sono il primo a mettere piede sul mezzo, per cui non me lo faccio dire due volte e corro a prendere il posto davanti al vetro del piano superiore, emozione che da noi difficilmente si prova. Lo scalo di Bristol è abbastanza contenuto, ma c’è tutto ciò che può servire, compresa una massa di negozi ultra costosi. Il controllo bagagli è tranquillissimo ed il volo parte puntuale. La mia destinazione stavolta è Venezia Marco Polo dove arrivo alle 22:00 circa dopo una dormita colossale al finestrino, tanto per cambiare. Controllo passaporti che se ne va agevolmente e poi via di corsa allo stallo fuori dall’area arrivi per prendere il pullman diretto alla stazione di Mestre. Qui ho circa un’ora di tempo libero e la uso per la cena recandomi dal mio pizzaiolo pakistano di fiducia; viaggiare tanto ha milioni di lati positivi ed uno di questi è avere un punto di appoggio in ogni città già visitata e che si utilizza di nuovo come scalo o punto di appoggio. Con 6,50 euro mi faccio preparare una pizza margherita più una porzione di patatine con maionese ed accompagno il tutto con una bella lattina di Coca Cola zero gelata. A stomaco pieno si ragiona meglio, per cui faccio finta di non vedere i soliti extracomunitari che in questa precisa via si dedicano alla nobile arte dello spaccio e vado alla solita fermata del Flixbus dove, alle 23:55, il mezzo in arrivo da Trieste mi prende a bordo e mi scarica a Roma Tiburtina alle 6:20. Corsa in metropolitana a casa, doccia, sistemazione del bagaglio e poi via in ufficio per un’altra settimana lavorativa.
In conclusione posso solo confermare che il titolo di questo post è più che corretto: sicuramente non mi aspettavo la Bristol che ho trovato; anche in fase di preparazione della mappa mi era sembrata una città inglese fin troppo tipica ed i commenti che avevo letto su internet scritti da chi l’aveva già visitata non erano lusinghieri. Invece, a mio personalissimo parere, è una città davvero bella, ricca di punti di interesse fin troppo vari ed anche molto viva. Le foto che ho pubblicato, anche a blocchi di 6-7 per volta, testimoniano quanto ricca sia questa località. Quindi non posso fare altro che consigliare a tutti un viaggio da queste parti, cosa che farò di nuovo in futuro poichè da qui si arriva in un batter d’occhio alla località termale di Bath: so già che questi inglesi succhiasangue mi strapperanno il portafogli di mano per un paio d’ore di bagni nelle storiche piscine, però coloro che amano questo genere di relax quanto me non possono assolutamente rinunciarci.