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Questo post rappresenta la seconda ed ultima parte del mio primo viaggio breve del 2020; la due giorni irlandese è composta da Galway (vedi post dedicato) e da Dublino alla quale regalo il presente racconto. Nella capitale irlandese ci sono già stato sette anni fa, ma ero in compagnia. Ciò significa che non ho potuto visitarla come mio solito; già allora ero ultra-sicuro di essermi perso tanto e promisi a me stesso di tornare per finire il lavoro. Quel momento è arrivato, complice il week-end successivo all’Epifania (cioè quello nel quale non parte nessuno perchè tutti sono appena rientrati dalle festività natalizie appena concluse). I prezzi di questo specifico fine settimana di ogni anno si riducono rispetto al normale e non sarei io se non ne approfittassi. Col senno di poi la mia scelta si è rivelata azzeccatissima e conferma sempre di più il fatto che partire da soli, anche se può sembrare un po’ triste, dona una marea di possibilità che in coppia o tra amici non sarebbero neanche immaginabili, a meno che chi decidesse di accompagnarmi non sia la mia fotocopia a colori. Adesso basta con le chiacchiere e vediamo cosa è successo…
Sabato sera: sono già in Irlanda ed alle 21:10 scendo dal pullman della compagnia Gobus.ie proveniente da Galway; mi ritrovo nei pressi di O’Connell Bridge e, a quest’ora dopo un’intera giornata passata fuori, ho solo voglia di andare in stanza. Imposto il navigatore che mi indica che dovrò percorrere esattamente 2,5 kilometri; ce la farò alla grandissima ad arrivare a destinazione entro le 22:00, orario massimo imposto dal proprietario della stanza privata in appartamento prenotata su Airbnb. Infatti suono il campanello della villetta a schiera ubicata in un quartiere residenziale (Dublin 8, per l’esattezza) alle 21:37. Prendo possesso della camera e, congedato l’host, esco di corsa in cerca del Tesco di zona che si trova a cinquecento metri di distanza; lo raggiungo con estrema facilità e faccio la spesa per la cena. Ho fame e stavolta esagero spendendo poco più di dieci euro con i quali porto via un bustone pieno di roba. Al rientro mi metto comodo e finalmente posso mangiare mentre gioco al mio amatissimo calcio manageriale prima di crollare in un sonno profondo poco dopo l’una di notte, con lo stomaco pieno zeppo come ai tempi pre-dieta; ogni tanto uno stravizio si può fare…l’importante è che non sia costante.
Domenica mattina: mi sveglio verso le 8:15 e la prima cosa che faccio è quella di affacciarmi alla finestra per vedere che tempo fa; ieri mi sono preso una buona dose di pioggia (le previsioni ci avevano azzeccato), per cui…se tanto mi dà tanto…oggi dovrebbe esserci il sole e così è. Già iniziare la giornata con la prospettiva di visitare la capitale irlandese senza precipitazioni mi dà un’ulteriore spinta per cominciare le danze. Esco intorno alle 8:45 ed ho un intensissimo programma da rispettare perchè i punti di interesse saranno davvero tanti, al punto da avere il dubbio di riuscire a finire tutto quanto. Poche centinaia di metri mi portano davanti alla “St. Kevin’s Church” ma l’inizio non è dei migliori: una marea di alberi non solo copre l’edificio religioso, ma crea anche vaste zone d’ombra sulla sua superficie, per cui la prima foto della giornata è di qualità scadentissima; fortuna che poco prima ho fotografato il “St. Kevin’s Community Center” scambiandolo per la chiesa vera e propria perchè la forma mi fa cadere in errore.
Vado avanti e trovo prima la “Church of St. Mary Immaculate Refuge of Sinners” e poi la “Romanian Orthodox Church” che subisce anch’essa problemi di eccessiva ombra. Inverto la marcia e cambio direzione con due obiettivi principali: la piccola e graziosa “St. Finian’s Church” e la “Adelaide Road Presbyterian Church” . Appena imbocco Earlsfort Terrace mi imbatto in una scultura molto carina che mostra due innamorati magrissimi durante le loro romantiche effusioni. Vedere per credere.
Non manca molto al mio ingresso nella prima importante area di Dublino che incontro durante il mio percorso, ovvero il “St. Stephen’s Green”; è uno spazio verde di grandi dimensioni completamente recintato poichè nelle ore notturne viene chiuso al pubblico. Passeggiare qui è davvero piacevole, soprattutto a quest’ora del mattino della domenica, momento in cui i “culi di piombo” sono ancora a letto o al massimo a fare colazione. Oltre ad un laghetto dove scorrazzano dei simpatici pennuti trovo “The Three Fates Fountain”, il “Monumento per Arthur Edward Guinness” (imprenditore e politico nonchè I° Barone Ardilaun), la “Statua per Robert Emmet” (patriota ed oratore irlandese), il singolare “Omaggio a Jeremiah O’Donovan Rossa” (attivista e politico locale), il “Fusiliers Arch”, la scultura di Edward Delaney chiamata “Famine Memorial”, due fontane e due gazebo gemelli.
Ci tengo a ricordare che il tema della carestia (famine in lingua inglese) è molto sentito in Irlanda; infatti l’isola subì una terribile crisi alimentare tra il 1845 ed il 1849 che uccise circa un milione di persone, mentre altrettante emigrarono negli Stati Uniti ed in Canada in cerca di condizioni migliori; ecco il motivo per il quale spesso si trovano in giro memoriali dedicati a questo catastrofico evento. Esco dal St. Stephen’s Green e vado sparato a vedere la “Dublin Unitarian Church”. Dopo aver dato un’occhiata al moderno edificio che ospita la “Royal Hibernian Gallery” indirizzo le mie gambe verso un’altra parte ricca di cose da vedere;ce n’è una che mi colpisce moltissimo anche se non è nella mia lista: si tratta del “Dipartimento del Taoiseach”; con questo nome si indica il capo del governo della Repubblica d’Irlanda. Il palazzo è bellissimo, però non posso scattare fotografie perchè chiuso da una cancellata e piantonato a vista da guardiani che non mollano la presa neanche per un secondo. Proseguo ed entro in “Merrion Square”, uno spazio similare al St. Stephen’s Green; qui trovo il “War Memorial”, la scultura di Andrew O’Connor chiamata “The Victims” e quelle dedicate ad un rilassatissimo Oscar Wilde ed a Bernardo O’Higgins (generale e politico cileno di origini irlandesi).
Esco dal piazza-parco ed attraverso la carreggiata perchè lì è ubicata la zona museale della città: in questo isolato ci sono infatti il “Museo Nazionale d’Irlanda” (diviso tra le sezioni di Storia Naturale ed Archeologia), la “Galleria Nazionale” e la “Libreria Nazionale”. Attenzione: la domenica questi signori hanno orari di apertura moooooolto comodi, quindi inutile presentarsi davanti ai cancelli alle 8:00. Meritevoli di attenzioni ci sono i Monumenti per Thomas Heazle Parke (medico-soldato) e per William Dargan (ingegnere ricordato soprattutto per le sue opere in ambito ferroviario).
Una breve passeggiata mi porta di fronte prima alla “St. Ann’s Church” e poi alla “Mansion House”. Poco dopo sbuco su Grafton Street che per Dublino è la via dello “struscio”: le grandi catene ed i negozi di marca si trovano qui, ma la cosa a me non interessa un fico secco. Se si ha fortuna si possono però trovare artisti di strada che si esibiscono nelle più svariate attività che vanno dalla musica alle sculture (sia umane che di sabbia) e così via. Con l’obiettivo di fotografare il particolare omaggio a “Phil Lynott” (fondatore e bassista della band Thin Lizzy) cambio aria quasi subito, giusto il tempo di fare per una volta avanti e indietro. Concludo l’area osservando la “St. Teresa’s Church Discalced”.
Altro giro, altra corsa: cambio nuovamente zona dirigendomi verso la periferia per poi rientrare in centro al ritorno. Un fuori programma mi fa incontrare e fotografare la “Statua per Luke Kelly”, cantante e suonatore di banjo irlandese cofondatore della band chiamata “The Dubliners”. Supero la “Whitefriar Street Church” (senza infamia e senza lode) e mi dirigo spedito verso uno dei capolavori della città, ma la fortuna non mi accompagna: la “Cattedrale di San Patrizio” è oggetto di massiccia ristrutturazione e mi devo accontentare di ammirarla ed immortalarla con le impalcature cercando di limitare i danni il più possibile (se potessi piegherei in due quella stramaledetta gru con le mie mani…). Mi sposto poi alla vicina “Chiesa di St. Nicholas of Myra” e poi cerco in tutti i modi di fotografare in un unico scatto gli edifici di “Dublinia” (un museo storico) e della “Cattedrale di Christchurch” uniti da un arco, ma il risultato potrebbe essere decisamente migliore. Proseguendo sulla mia sinistra osservo anche la bella “St. Audoen’s Church”.
Seguo alla lettera la mappa preparata da casa e macino punti di interesse uno dopo l’altro; è la volta della “John’s Lane Church”, della “St. Catherine’s Church of Ireland”, della “St. Patrick’s Tower”, della “St. James’ Church” e dell’edificio che ospita la Pearse Lyons Whiskey Distillery che reputo davvero particolare. Poi…eccoci qua: a pochi passi ho l’ingresso alla “Guinness Storhouse”, ovvero la fabbrica della famosa birra locale. Va bene che è un pezzo di storia di Dublino, ma andare a vedere una cosa del genere mi sembra solo una sciocchezza, così mi limito a fotografare uno dei tanti cancelli marchiati che delimitano la proprietà e proseguo il mio giro, scelta che sicuramente non rimpiangerò mai.
Qui mi si pone un grande dilemma: la mappa mi dice di andare avanti fino a raggiungere il Phoenix Park dove ci sono cose interessanti, soprattutto con la giornata di sole come quella odierna; la verità è che così facendo allungherei davvero troppo mettendo a serio rischio la conclusione del mio tour. E’ per tale motivo che sono costretto a dimenticare quel parco ed a procedere oltre. Il prossimo spostamento mi fa attraversare il fiume Liffey; raggiungo così il piccolo Croppies Memorial Park dove staziona la “Anna Livia Millennium Fountain”. Avanti senza sosta faccio un salto a vedere l’edificio che ospita la sezione di Arti Decorative e Storia del Museo Nazionale d’Irlanda. Altro fuori programma: la “Church of Sacred Heart” presente poco lontano non è segnata sulla mia mappa, ma rimedio subito. Qui noto una donna che sta portando a passeggio niente popo’ di meno che…un Alano; mi vengono in mente le scene tipiche di persone che accompagnano il loro bassotto (o micro-cane che sia) a fare una passeggiata: quando il piccolo amico fa i bisogni esce quasi in automatico il sacchettino dalla borsa o dalla tasca, viene avvolto nella mano del padroncino ed inizia il raccoglimento degli escrementi, come impone l’educazione. In quell’attimo l’alano, manco a dirlo, si accuccia ed inizia a fare ciò che deve. Ho una voglia mortale di andare a chiedere alla signora se ha con se i sacchi da condominio perchè quel coso più alto di lei sicuramente ne lascerà qualche chiletto lì per terra…ma alla fine mi trattengo perchè non è il caso.
I prossimi obiettivi sono ubicati a circa 600-700 metri da dove mi trovo adesso, così mi metto in moto. Osservo agilmente la chiesa di “St. Mary of the Angels” mentre non riesco a fare lo stesso per la “St. Michan’s Church” perchè trovo il cancello di ingresso al piazzale chiuso da un lucchetto; è un vero peccato perchè dall’unico spiraglio disponibile si vede chiaramente che avrei potuto scattare una bellissima foto. Riattraverso il fiume Liffey per ammirare la “St. Paul’s Church”: da questa posizione ho anche modo di rubare uno scatto niente male delle case di Dublino affacciate su questo tratto del corso d’acqua cittadino. Trovo chiusa ai visitatori anche la “Church of the Immaculate Conception”.
E’ la volta di vedere l’edificio chiamato “Four Courts” perchè ospita le quattro corti supreme di giustizia irlandesi. Purtroppo è in parziale ristrutturazione e l’unico modo che ho per non portare uno schifo nell’album dei ricordi è provare ad immortalare solo la parte già completata, ma comunque il risultato è pessimo. Vado oltre osservando il moderno palazzo che ospita il “Dublin City Council”. Il prossimo obiettivo è la “City Hall”: questo non ha impalcature che ne ostruiscono la superficie, ma è ubicato in un punto maledetto della città, ovvero un crocevia di traffico comandato da un semaforo che non è quasi mai senza automobili in fila ad attendere il verde. Risulta abbastanza complicato documentare questo palazzo, ma ci provo come posso. E’ la volta di una stranezza: il Castello di Dublino. Era il fulcro del potere dei dominanti inglesi sull’isola e risale al 1.200, ma un vasto incendio lo semi-distrusse nel 1684; delle quattro torri ne rimane oggi in piedi solo una (la Record Tower). Ciò che è presente oggi risale quindi circa al 1.700. Pubblico alcune foto, ma a me non è piaciuto un gran che. L’area si conclude con la Cappella Reale.
Adesso mi aspetta il pittoresco quartiere “Temple Bar”, stracolmo in ogni suo centimetro quadro di locali per mangiare e bere, nonchè cuore della vita notturna della città. L’attrazione principale è il pub che prende il nome dell’area che lo ospita, ma è bello solo fare una passeggiata in queste stradine, anche se sono molto turistiche. Qui faccio una delle mie solite digressioni polemiche: la gente sa bene che quell’esercizio commerciale (Il Temple Bar) è uno dei punti più fotografati di Dublino e che tutti i visitatori vorrebbero avere con loro quello scatto; ma porca miseria…si può sapere perchè viene usato come punto di ritrovo e di stazionamento per chiacchierate inutili che durano decine e decine di minuti? Non potreste andare a ciarlare altrove lasciando libera la visuale? Possibile dover aspettare all’infinito perchè un gruppo di idioti sta parlando del film visto ieri sera mentre impalla la vista? Sapete che vi dico? Andate tutti in culo, dementi ed irrispettosi che non siete altro!!! Detto questo, faccio un passaggio anche davanti al “Irish Music Wall of Fame”.
Faccio una toccata e fuga sul fiume Liffey per dare il giusto spazio a due ponti molto importanti per Dublino: mi riferisco al “Millennium Bridge”, ma soprattutto al “Ha’Penny Bridge” che è il più conosciuto della città. Si chiama così perchè un tempo si doveva pagare un pedaggio di mezzo penny per poterlo attraversare.
Mi sposto nuovamente e finisco con trovarmi faccia a faccia con la “Statua di Molly Malone”: è una pescivendola protagonista di una canzone popolarissima chiamata “Cockles and Mussels” , così famosa da essere l’inno ufficioso della città. Il monumento è uno dei punti di interesse del folklore della capitale irlandese e si dice che toccandola porti fortuna, come pure che il fantasma di Molly si aggiri per le strade nelle notti nebbiose. Sarà vero? Restando con questo dubbio dedico la mia attenzione altrove, vale a dire alla “Statua di Thomas Davis” (giornalista irlandese) ed alla piccola “Memorial Fountain” ubicata proprio davanti e seguita dalla “Scultura in onore di Henry Grattan” (politico). Il bell’edificio della Bank of Ireland non passa inosservato, così come “l’omaggio a Thomas Moore” (poeta e attore locale).
Uno dei “must” di Dublino è senza alcun dubbio la visita al “Trinity College” e non mi tiro di certo indietro. Supero il portone di accesso e mi ritrovo in una grande area con bellissimi palazzi mantenuti in maniera perfetta che fanno da perimetro. E’ senza dubbio un luogo ideale per studiare, anche se lo sto visitando di domenica pomeriggio: potrebbe non fare testo perchè dovrebbe essere più caotico nei giorni feriali, ma magari mi sbaglio. Vengo subito rapito dal “Campanile” e poi dedico il mio tempo alle Statue di “George Salmon” (matematico e teologo) e di ” William Edward Arthur Lecky” (storico – nota per i genitori: fossi stato in voi gli avrei aggiunto qualche altro nome perchè siete stati un po’ scarsini…). Una delle attrazioni principali qui è la “Old Library”, un luogo incredibile ed inimmaginabile, almeno per me che ricordo la vecchia e sconquassata biblioteca comunale del paese dove sono cresciuto. Contiene il “Book of Kells”, ovvero un favoloso manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi e datato intorno all’ottocento. Ovviamente la sua esposizione è divenuta virale dopo che i media vi hanno messo sopra la loro attenzione realizzando un film di animazione pluri-premiato; ho sentito dire che è in lavorazione anche un lungometraggio con attori veri e non disegnati, e questo sarà veramente l’inizio della fine per le visite a questo luogo. Cammino ancora ed ammiro l’opera chiamata “Sphere Within Sphere”; un altro giro nei paraggi e poi esco di nuovo in strada dalla stessa porta dalla quale sono entrato.
Nuovo cambio di zona in vista e nuova passeggiata utile per raggiungere il prossimo blocco. Attraverso “O’Connel Bridge” per stare faccia a faccia con “O’Connel Monument”. Segue una serie di altre statue una dopo l’altra: “William Smith O’Brien” (politico), “Sir John Grey” (medico-politico), “Jim Larkin” (leader sindacale). Il tutto precede l’avveneristica opera che prende il nome di “The Spire”: internet la definisce una torre in acciaio, ma a me non sembra proprio una torre. Sinceramente non saprei definirla se non come un altissimo tubo, ma mi rendo conto che la mia descrizione suona maluccio. Fatto sta che è alta ben 120 metri; alla base ha un diametro di 3 metri che si riduce pian piano a soli 15 centimetri nell’estremità superiore. Per poterlo includere tutto in una foto occorre scattarla da molto lontano. Alla sua sinistra c’è il bel palazzo del “General Post Office”, alla sua destra c’è la “Statua per James Joyce” (scrittore) e subito dietro c’è il “Monumento a Padre Mathew” (sacerdote).
Concludo la mia visita su O’Connell Street vedendo il “Parnell Monument” ubicato al centro di un incrocio. Qualche altra decina di metri mi conducono in un punto in cui posso vedere il “Garden of Remembrance” che ospita la statua denominata “Children of Lir”; mi piacerebbe entrare, ma proprio in questo momento il custode sta chiudendo il cancello con i lucchetti e devo accontentarmi di fotografare dall’esterno. E’ poi la volta della “Abbey Presbyterian Church” ed ancora del “The Hugh Lane”, la city gallery di Dublino. Mi sposto poi nel punto migliore per osservare la “St. Saviour’s Roman Catrholic Church”.
Una bellissima sorpresa mi attende quando ho di fronte la “St. Mary’s Chapel of Ease”: è davvero notevole, anche per la collocazione che la vede la protagonista assoluta della scena perchè nelle immediate vicinanze non ha nulla. Mentre cerco la strada per il prossimo punto di interesse noto su Google Maps un rettangolino azzurro che mi incuriosisce e decido di effettuare una deviazione che gradisco molto: il “Blessington Steet Park” è una specie di piazza composta per il 90% della sua superficie da un laghetto che ha al suo interno delle belle fontane. Voltandomi sulla destra vedo un campanile con la coda dell’occhio e mi dirigo li, dove trovo la “St. Joseph’s Church” che unisco alla mia lista.
Torno al giro prefissato da casa e cammino fino a raggiungere prima la “St. George’s Church” e poi la “St. Francis Xavier’s Church”. In mezzo a queste due realtà mi piace rubare uno scatto che definirei tipico: due portoni in legno di altrettante villette a schiera, uno rosso accesso e l’altro blu acceso, regalano un’atmosfera molto british. Percorro un bel po’ di strada per arrivare alla “Our Lady of Lourdes Church” ed ottengo una discreta delusione a causa della troppa semplicità dell’edificio religioso. Nel frattempo cala il sole ed il giorno lascia spazio alla sera. Va un po’ meglio al prossimo step, quando trovo la “Procattedrale di Santa Maria” (peccato per il poco spazio a disposizione per far entrare la chiesa nella reflex) e la “Wishing Hand” ubicata davanti al Dipartimento di Educazione.
Anche se è buio non posso fermarmi perchè ho altre cose da cercare; la mia fortuna è quella di non avere orari perchè passerò la notte in aeroporto avendo il volo domani mattina alle 6:25, per cui posso restare in città tutto il tempo necessario. Torno a seguire il corso del fiume Liffey e mi imbatto nella fontana chiamata “Chariots of Life” e poi nel “James Connolly Memorial”. Subito dietro c’è il meraviglioso “Palazzo della Dogana” che regala emozioni sia nella parte anteriore che in quella posteriore. Seguono, ad una certa distanza, il “Museo Irlandese dell’Emigrazione” ed il “Museo della Carestia Jeanie Johnston”. Una meravigliosa immagine del “Samuel Beckett Bridge” e del panorama che gli fa da sfondo più un altro scatto della notte di Dublino che si rispecchia sul suo corso d’acqua mi rendono orgoglioso della mia amata reflex.
Attraverso il Sean O’Casey Bridge e noto il “Monumento Nazionale ai Marinai Irlandesi”. Proseguo dritto fino alla “St. Andrew’s Church” e poi torno indietro per completare l’opera sul lungofiume: è la volta di una singolare statua chiamata “The Linesman” e della “Immaculate Heart of Mary Church”. La scultura per la “Countess Markievicz and Poppet” conclude ciò che ho segnato sulla mia mappa dopo circa undici ore ininterrotte di cammino.
Nonostante tutto guardo l’orologio e vedo che sono le 20:00. E’ troppo presto per tornare in aeroporto a non far nulla, così continuo la marcia per restare almeno un’altra oretta in città. Non potrei fare scelta migliore perchè torno a percorrere Grafton Street dall’inizio alla fine, mi perdo nei vicoletti nei dintorni, faccio un giro per la zona di Temple Bar (i cui locali pullulano di gente a cena) e mi ributto anche lungo il fiume Liffey per vedere lo spettacolo dei ponti di Dublino illuminati ad arte.
La fine della mia esperienza per questo fine settimana ce l’ho su O’Connell Street dove attendo l’arrivo del mezzo di trasporto più economico per raggiungere l’aeroporto della capitale irlandese, ovvero il bus numero 16, rigorosamente a due piani. Con 3,30 euro a tratta si raggiunge lo scopo e passa la paura. Ci sarebbero almeno altri tre-quattro servizi simili, ma sono tutti più costosi di questo che passa addirittura ogni quindici minuti. Quando entro nello scalo sono quasi le 22:00, per cui occupo una sedia semi-imbottita con tavolino annesso; in condizioni normali avrei tirato fuori il mini-pc e mi sarei messo a giocare col mio calcio manageriale per passare il tempo, ma stasera non mi va e resto un po’ lì a poltrire smanettando lo smartphone. Ad una certa ora vado al McDonald per cenare e poi, quando a mezzanotte e mezzo mi buttano fuori perchè devono pulire il locale per poi riaprire all’una, torno al tavolino di prima e, usando il giaccone sia come cuscino che come paralume, mi metto a dormire come posso. La sveglia è nel cuore della notte per passare i controlli di sicurezza ed attendere l’imbarco; il volo parte puntuale e mi vede arrivare a Ciampino alle 10:30 (con il controllo passaporti già superato) ed a casa alle 11:00, pronto per una nuova settimana di lavoro.
Conclusioni: Dublino è una signora città e questo non l’ho mai dubitato; dopo averla setacciata a modo mio posso confermarlo in pieno. Le cose da vedere sono tantissime ed ho apprezzato anche l’atmosfera che si vive passeggiando per le sue strade, anche se per vedere la vera Irlanda occorre andare altrove, nelle cittadine più piccole ma maggiormente originali. Aggiungo due caratteristiche singolari: 1) Praticamente nessun pedone rispetta il semaforo rosso ed attraversa quando vuole; la colpa non è della gente, bensì dei tempi di attesa davvero infiniti tra un verde e l’altro. 2) I prezzi delle sistemazioni per dormire sono diventati da capogiro; sette anni fa non erano affatto così e qualche buona offerta la si trovava. Stavolta ho pagato ben 52 euro per una stanza privata in appartamento prenotata con Airbnb…un vero furto! Nonostante ciò, non credo di poter aggiungere altro se non un invito ad andare a visitare quanto prima questa bella città se ancora non lo avete fatto perchè sicuramente non vi deluderà.