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Il titolo di questo post dice già molto: stavolta mi sono fatto abbagliare dal prezzo basso della combinazione dei voli ed ho commesso un madornale errore di valutazione; ho prenotato un viaggio in un periodo decisamente sbagliato. Andare negli Emirati Arabi a metà giugno è una follia, ma questo lo so per certo solo ora che sono tornato. Oltre alla tariffa aerea vantaggiosissima, due cose mi hanno invogliato a partire: la prima è che milioni di persone (anche stranieri causa lavoro) vivono quotidianamente quella realtà, così ho pensato di potercela fare anch’io senza particolari problemi; la seconda è ciò che si dice spesso su certi luoghi: è vero che fa molto caldo, però è secco e non afoso come in Italia. Niente di più sbagliato e lo racconterò nelle prossime righe. Parlando del viaggio, che ho fatto comunque nonostante le condizioni avverse, avendo già visto Dubai mi dedico ad altri due emirati: in ordine cronologico parlo di Ras al Khaimah ed Abu Dhabi. Vediamo cosa è successo…
Come già scritto nel post precedente, organizzare un viaggio del genere “low-cost” richiede alcune “difficoltà logistiche”. Dimentichiamoci il volo diretto e cominciamo a parlare di scali. Stavolta riesco ad incastrare un Ryanair da Roma Ciampino a Sofia e, dopo circa tre ore di attesa, il Wizz Air da Sofia a Dubai con arrivo in serata. Tutto fila liscio come l’olio, senza ritardi di nessun tipo. Davvero niente da eccepire alle due compagnie. Riesco pure ad ottenere il posto al finestrino per entrambe le tratte: durante la prima me lo aveva assegnato il sistema casuale in fase di check-in on-line; durante la seconda “mi sono sacrificato” cedendo il mio “22D” ad una ragazza che aveva il “22F” che voleva stare accanto alle sue tre amiche ai posti “22 A-B-C”. Cosa non si fà per aiutare il prossimo…; la cosa bella è che conosco già il famigerato aeroporto Al Maktoum di Dubai, così brucio le tappe superando il controllo passaporti e correndo a cambiare i soldi e ad acquistare la card per i mezzi pubblici. Subito dopo assaporo la prima botta di caldo che questa tre giorni mi riserverà: è sera ed il sole non c’è più da un pezzo, eppure l’aria è bollente. Cerco la fermata del bus numero F55 diretto alla metro “IBN Battuta” dove me la ricordavo, ma il tutto è stato spostato di fronte all’uscita dell’area arrivi, decisamente più comodo. Con questo piccolo vantaggio conto di arrivare in hotel al massimo per le 22:00 e di potermi così godere una parte di serata, ma per quanto mi riguarda le ciambelle non vengono mai col buco. Dopo circa trenta minuti arrivo a destinazione e vedo un mare di gente che vaga, qualcuno allineato in file kilometriche ed altri a casaccio avanti e indietro. C’è subito qualcosa che non mi quadra. Vado all’ingresso della metro e vedo che nella direzione di Rashidiya non si può accedere: adesso sono sicuro al 101% che c’è qualche problema. Chiedo ad un addetto munito di pettorina gialla fosforescente ed esce fuori la verità: da gennaio 2018 fino almeno a metà del 2019 sono in corso dei lavori che causano l’interruzione dei treni nei due sensi di marcia della tratta tra IBN Battuta e Jumeirah Lake Towers. Per tutto il periodo il servizio è rimpiazzato da un bus navetta gratuito con siglia FS1. Ciò complica le cose perchè devo trovare il capolinea di tale servizio sostitutivo. Lo trovo e c’è il marasma generale: tutta Dubai vuole salire sul primo pullman in partenza. Alla fine riesco ad arrivare a Jumeirah Lake Towers e da lì a riprendere la metropolitana fino a destinazione. Arrivo al mio hotel in zona Salah al Din alle 23:00, quindi con un’ora di ritardo generata dal caos appena descritto. Ho scelto qui il soggiorno per una ragione: è la zona con miglior prezzo in relazione alla vicinanza con la stazione degli autobus di “Union” dalla quale partono i bus per l’emirato di Ras al Khaimah. Prendo possesso della stanza e scendo subito, data l’ora, a cercare un posto per cena. La scelta qui non è ampissima ed alla fine mangio in un fast food. Acquisto poi ad un market qualcosa da bere per la camera e mi ritiro per riposare e giocare al mio calcio manageriale. Anche qui c’è la ciliegina sulla torta: proprio sotto alla mia stanza è in corso una festa pakistana che finirà alle 4:00 del mattino tonde tonde: la musica la sento amplificata addirittura dal materasso. Era già successo lo scorso novembre in un altro albergo. Lì pensai fosse una sfortunata coincidenza ed invece pare sia la consuetudine. Purtroppo la madre degli idioti in tutto il mondo è sempre “all’opera”…
La sveglia suona verso le 6:30 del mattino: il sole è già alto nel cielo e, affacciandomi dalla finestra dell’hotel (con stanza gelata per l’aria condizionata sparata a cannone come sempre succede da queste parti) mi prendo una botta di caldo non indifferente. Se solo pensassi che questo è il momento col clima più sopportabile dell’intera giornata m i prenderebbe un colpo. Preparo le mie cose, eseguo il check-out ed esco. Faccio un gesto che mi accompagnerà per l’intero soggiorno: indosso il cappello con visiera copri-faccia; questa cosa mi salverà da un’ustione vera e propria al volto. Percorro i circa 1.200 metri che mi separano dall’autostazione e mi metto a cercare, tra tutti i bus presenti, quello della compagnia “Al Hamra”. Sono tutti marchiati tranne uno (quello più sgangherato) e, per logica, immagino si tratti di lui. Acquisto il biglietto e mi presento all’autista che conferma. Salgo a bordo e mi prendo un posto al finestrino. La partenza è puntuale alle 8:00 come previsto. Il panorama già poco fuori Dubai assume i chiari connotati del deserto: sabbia dappertutto intervallata ogni tanto da qualche centro abitato e nulla più; una distesa a perdita d’occhio di polvere. Dopo una rapida fermata anche nell’emirato di Umm al Quwain (dove il pullman quasi si svuota) la corsa termina al Bus Terminal di Ras al Khaimah, a circa dieci km dal mio nuovo albergo. Non posso fare altro, anche se mi mangio tutte le dita delle mani, che prendere un taxi al costo di 20 Dirhams (poco meno di 5 euro). La receptionist è gentilissima e, anche se è prestissimo, mi permette di prendere possesso della stanza in anticipo senza esborsi extra. Anche qui freddo glaciale con ricerca da parte mia del termostato per aumentare la temperatura interna. Sono le 10:00 circa quando esco: da ora in poi sarò solo “contro” le nuove zone da esplorare. A quest’ora il caldo è già torrido e l’aria difficilmente respirabile. Il berretto fa il suo dovere, ma addosso sento già che rigoli di sudore mi scendono dappertutto senza sosta. Dopo pochi minuti la mia maglietta è più liquida che solida. Prima di buttarmi in centro faccio una deviazione in un quartiere leggermente periferico; i primi obiettivi della giornata sono due moschee (ne vedrò una marea nei tre giorni di permanenza); in questo caso si tratta della Moschea “Abdullah Ali Al Sharhan” e della Moschea “Darwaish”.
Già a questo punto aggiungo una nuova tappa a quelle che ho in programma: cercare prima di subito un market per fare un carico di bibite. Ho la salivazione azzerata e la pelle quasi a livello cottura. Se il buongiorno si vede dal mattino…non mi reputo messo poi così bene. Trovo ciò che cerco ed acquisto del succo di mango (superbo), acqua e coca-cola, tutto rigorosamente preso dalle profondità del frigorifero. Bevo e mi riprendo, ma questa sarà solo la prima di una serie infinita di soste simili. Poco lontano posso ammirare la bella Moschea “Sheikh Zayed” che merita davvero.
Prendo ora una strada che porta dritta verso il mare e mi imbatto in una rotonda particolare. Al centro c’è una specie di bilancia; vorrei tanto spiegare di cosa si tratta ma l’iscrizione che vedo non è per me leggibile in nessun modo, dato che non mastico l’arabo. Nel frattempo la mia passeggiata mi porta ad osservare altre moschee minori.
Qui succede una cosa particolare: due cornacchie nere come la pece iniziano a volare gracchiando sopra alla mia testa ed a seguirmi per non meno di 150 metri; si, proprio così: una delle due me la trovo addirittura a pochi centimetri. Sembra che stiano aspettando che il clima desertico mi faccia stramazzare a terra per fare un bel pranzetto, ma stavolta gli va male. Arrivo in prossimità della spiaggia; il passare del tempo che va verso l’ora più bollente della giornata sta aumentando le mie sofferenze. Continuo a bere ma la quantità di liquidi che ingerisco sembra non essere mai sufficiente. Quando vedo di fronte a me le acque del Golfo Persico ho una tentazione spasmodica di togliermi la maglietta e di tuffarmi. Non lo faccio per due motivi: il primo è che non c’è assolutamente nessuno e non sono sicuro che questo particolare tratto sia balneabile o meno; il secondo è che ci sono un po’ troppi rifiuti sparsi ovunque. Nella mia testa mi immagino di trovare posti migliori più avanti.
Qui faccio una piccola digressione: questo emirato è definito come “emergente”, nel senso che è forse quello che si sta sviluppando di più tra i sette che compongono la nazione. Diversi grandi resorts già si trovano nei kilometri di mare disponibile ed anche tour operators italiani mandano in loco un buon numero di turisti “da villaggio”. Mi rimetto in marcia e mi dirigo verso la Moschea della Posta, chiamata così perchè ubicata proprio accanto all’ufficio postale. A questo punto posso già fare un primo paragone con Dubai: si vede la differenza lontano un miglio. Questo è un centro abbastanza piccolo nel quale si fa vita tranquilla mentre la metropoli più a sud è ben altra cosa, non solo a livello architettonico.
Altra cosa stranissima: fa talmente tanto caldo che noto persone parcheggiare, scendere dalle loro auto ed andare a fare compere nei negozi lasciando i veicoli in moto (e quindi con le chiavi attaccate al cruscotto). Questo per permettere all’aria condizionata di continuare a pompare anche in loro assenza e di non far scaldare l’abitacolo. Cose da pazzi! Se lo avessero fatto a Roma…dopo due-tre negozi avrebbero potuto dire addio alla loro macchina. Cammino a lungo fino a raggiungere due rotonde: la prima ha una barca posizionata al suo interno mentre la seconda prende il nome di “Shell Roundabaout” proprio perchè ospita due conchiglie. Poco più avanti, sulla destra, trovo il “Forte di Ras al Khaimah”; detto così sembrerebbe chissà quale edificio interessante ed invece si tratta di una misera torretta con poco significato. Sulla sinistra mi imbatto poi in una delle tante moschee delle quali su internet non si riesce in nessun modo a trovare il nome e, mio malgrado, devo abbandonare l’idea di fornire informazioni supplementari.
Il punto di interesse più vicino è il “RAK Museum”, buon edificio con di fronte una barca a remi interamente costruita in legno. Più avanti altre moschee poco particolari allietano la mia vista.
E’ qui che consumo il momento ludico della giornata, quello che aspetto da tanto tempo e che, per questo motivo, mi dedico totalmente. I miei occhi vedono uno spiaggione enorme bagnato da un bellissimo mare; il vento lo increspa un tantino rendendo l’acqua poco trasparente, ma va bene lo stesso. Non c’è nessuno presente, ma le scalette che vi conducono dalla strada asfaltata ed un cartello (in arabo ed in inglese) inerente le regole di buon comportamento per i visitatori mi danno la certezza che il bagno lo si possa fare. Mi giro verso destra e, molto molto lontano, vedo alcune teste uscire dall’acqua, per cui non me lo lascio dire due volte: piazzo le mie cose sull’arenile asciutto e mi tuffo in mare. La verità? In vita mia non sono mai entrato in un’acqua così calda tranne che quando mi faccio il bagno nella vasca. Sembra di nuotare dentro ad un brodo ed è una sensazione fantastica quella di non dover soffrire o fare facce brutte in questo momento. Mi trattengo circa trenta-quaranta minuti in pieno godimento, senza nessuno intorno e col solo rumore delle onde che si infrangono sulla battigia. Esco e vado via totalmente contro voglia, ma ho un giro da finire.
Caratteristiche negative sono la sabbia (davvero troppo appiccicosa e difficile da mandare via anche dopo aver passato più volte l’asciugamano sulla pelle) ed il sale, presente in grande quantità; anche lui adora attaccarsi al corpo umano che è una bellezza. Mi rimetto in moto ed ho così modo di osservare la Moschea “Abdul Raheem Muhammad Al Ali”, davvero bella.
Dopo un’altra sosta al market per un nuovo pieno di bibite gelate taglio per “Al Hisn Road” e passo sopra ad un ponte che permette una stupenda visuale su una enorme area verde. Mi trovo nella zona chiamata “Suhain” e mi imbatto nelle Julphar Towers, in una nuova caratteristica rotonda e, con una foto scattata da lontano, nel buffo palazzo della compagnia telefonica Etisalat che ha in cima una pallina da golf gigante.
Mi trovo nella zona più moderna della città: qui si notano grattacieli ed i centri commerciali in serie in tipico stile “emirates”; Nonostante tutto continuo ad incontrare moschee durante il mio cammino. Per esempio, nella zona del RAK EXPO posso ammirare la Moschea “Obaid Khalifa al Jaber”. Mi spingo ancora oltre fino alla bella Moschea “Sheikh al Saqr” e poi inverto la marcia. Credo proprio sia il caso di farlo perchè di fronte a me, in lontananza e rese sfocate dalla foschia generata dal troppo caldo presente, vedo delle stupende montagne desertiche.
Percorro una strada differente rispetto a quella dell’andata per riuscire, nei limiti del possibile, a vedere qualcosa di nuovo. Le cose interessanti segnate sulla mappa prepatata da casa sono ormai giunte agli sgoccioli. Non nominerò e/o mostrerò più moschee per questo luogo perchè la cosa diverrebbe monotona, ma d’altra parte questo si trova in tali ambienti. Non ho nominato una delusione bella e buona: la bellissima “Sultan Bin Saqr al Qasimi Grand Mosque” la trovo invasa dai lavori in corso sulla facciata e quindi nè vedibile nè tantomeno fotografabile. Peccato perchè per me era un pezzo da non perdere. Dopo la terza sosta al market con acquisto di bibite mi rendo conto che qualcosa non va come dovrebbe: la mia pelle stavolta davvero scotta e le braccia (tutte e due) cominciano a gonfiarsi ed a “pulsare” come mai hanno fatto prima d’ora. Sembra stiano per scoppiare da un momento all’altro e la cosa mi spaventa abbastanza. Lo ammetto: non sono mai stato così male in vita mia durante un viaggio. In più, ogni tanto, tremo dappertutto. E’ ovvio che non possa essere il freddo, bensì la fame. Durante queste ore ho sempre e solo bevuto, ma mai mangiato qualcosa di solido. Decido quindi di tornare in hotel a riposarmi e, prima di salire in stanza, mi fermo ad una bottega dove compro di tutto, dalle cose sane (frutta, per esempio) a quelle meno sane (cioccolata). Avevo ragione: poco dopo essermi seduto ed aver messo qualcosa sotto ai denti in un luogo finalmente fresco inizio a sentirmi meglio. Verso le 21:30, dopo aver passato un po’ di tempo col mio pc portatile, decido che è ora di fare un ultimo giro nonostante oggi io abbia camminato per kilometri e kilometri. Il RAK Mall si trova a brevissima distanza dall’albergo dove dormo, per cui vado a fare un giro lì per curiosare. La tratta la percorro soffocando letteralmente a causa dell’aria caldissima. Non ha niente a che vedere con gli immensi centri commerciali di Dubai: c’è un supermarket gestito dai cinesi e diversi negozi, alcuni di marche conosciute. L’ultimo piano ospita un parco giochi per bambini e pochi posti che vendono cibo pronto. Uno di essi è specializzato in pizza e pasta, ma non mi avvicino neanche se non per capire che razza di schifezze possa offrire ai suoi clienti. Alla fine non resto più di trenta minuti. Torno in camera dove mi metto al lavandino a lavarmi la faccia prima di andare a nanna, avendo già fatto la doccia al primo rientro nel tardo pomeriggio. Scopro una cosa che allo stesso tempo mi fa sia ridere che impressionare; sento che dell’acqua mi sta bagnando i piedi, così chino la testa e faccio una terribile scoperta: il tubo dello scarico del lavandino non è collegato al muro come siamo abituati a vedere, ma è una cosa “a penzolone” che finisce dentro la grata di uno scarico a terra. Questo succede quando gli addetti alle pulizie lo piazzano a dovere, cosa che questa volta non hanno fatto mettendo così il lavandino nella condizione di allagare mezzo pavimento. Sistemo la cosa nel modo migliore e da lì in poi tutto funziona a meraviglia. Vedere per credere cosa si trova nel mondo…
Adesso è davvero l’ora di dormire. Domani sarà un’altra giornata dura, un po’ per la levataccia ed il giro tosto che mi attendono, ed un po’ per questo caldo insopportabile.
Ore 04:40 del mattino: suona la sveglia. La verità è che non ho voglia di alzarmi dal letto. Mi servirebbe senza dubbio qualche ora di sonno in più per recuperare la giornata appena trascorsa. Ma al quarto tentativo connetto anche la testa e mi rendo conto che non svegliandomi combinerei un disastro. Oggi è giorno di trasferimento e ciò che mi aspetta è un programma abbastanza ricco che non posso assolutamente toppare. Il primo bus con destinazione Dubai parte alle 5:30, il secondo alle 7:30 e poi uno ogni ora fino a sera. Nel caso avessi perduto il primo sarei arrivato ad Abu Dhabi troppo tardi gettando al vento una marea di tempo solo per pigrizia. Corro per sistemare tutto ed alle 5:05 sono fuori dall’hotel col check-out fatto. Lì c’è un taxi fermo e lo prendo al volo. Altri 18,50 Dirhams e passa la paura. Stavolta il pullman ha la scritta “Al Hamra” sulle fiancate e trovarlo è più semplice rispetto a ieri. Acquisto il ticket dall’autista, salgo e mi prendo il solito posto al finestrino. Partiamo puntuali e, prima di cadere in un ovvio dormiveglia, ammiro letteralmente l’alba sul deserto. Il viaggio è agevole, tranne in un episodio: veniamo tutti svegliati e scaraventati sul sedile di fronte da una mega-inchiodata del guidatore (probabilmente stava dormendo anche lui…) che ha evitato per un soffio la collisione con una macchina che ha davanti; poteva succedere un mezzo disastro, ma è andata bene. Alle 7:00 in punto mi trovo all’autostazione “Union” di Dubai e mi fiondo a prendere la metropolitana in direzione di “IBN Battuta”, con conseguente maledetto bus navetta nella tratta interrotta causa lavori in corso. Alla fine arrivo anche lì e trovo una buona notizia: i pullman che fanno la spola tra Dubai ed Abu Dhabi (e viceversa) sono frequentissimi e c’è sempre posto per tutti. Altro piazzamento al finestrino e partenza. Morale della favola: ce la faccio a rispettare la tabella di marcia e ad arrivare nella capitale degli Emirati Arabi nel minor tempo possibile. Alle 9:45 scendo dal mezzo pubblico e mi dirigo verso l’ultimo hotel di questo soggiorno che dista circa 1,6 kilometri. La giornata torrida di ieri mi ha insegnato una cosa: devo cercare di camminare il più possibile all’ombra evitando l’esposizione al sole. Non che così non faccia caldo, ma la differenza è enorme. Se, per esempio, devo percorrere una strada è necessario porre attenzione e farlo dal lato in cui c’è ombra, anche se per raggiungerlo devo attraversare la carreggiata. Stavolta sono meno fortunato perchè la camera non mi viene data. Una sonora frase rimbomba come un macigno nelle mie orecchie: “Il Check-in è possibile dalle 14:00. Torni più tardi”. Anche stavolta si conferma la solita regola: più paghi (questa è la stanza più costosa di tutto il periodo) e più sono stronzi. Gli chiedo anche se hanno una bagno al piano terra e mi rispondono di no. Comunque sia, oltre ad un bel “vaffa” tra me e me, un ricordino glielo lascio: gli ammollo il borsone in custodia ed esco con l’intenzione di iniziare l’esplorazione della città. Premessa: Abu Dhabi è enorme; caldo o non caldo, non la si può visitare totalmente a piedi. Da dove mi trovo ora al punto di interesse più lontano ci sono quattordici kilometri di distanza: una follia. Il problema principale è che, a differenza di Dubai (altra località molto estesa) qui non esiste metropolitana, ma si gira solo usando il taxi (non sia mai!) o l’autobus. Devo ammettere che la rete di pullman è davvero capillare ed abbastanza puntuale, per cui mi armo di pazienza e torno verso l’autostazione. Alla biglietteria mi vendono una card ad uso temporaneo che carico con 10 Dirhams; calcolando che ogni viaggio costa 2 Dirhams ho cinque tratte pagate per il momento. La prima destinazione è anche quella più bella e conosciuta dell’intera area: la Grande Moschea dello Sceicco Zayed. Data la lontananza dal centro, la corsa dura qualcosa oltre i trenta minuti. Quando scendo sono letteralmente avvolto da un caldo infernale. C’è solo un ingresso aperto a tutti (macchine e pedoni). Poco dopo il cancello di entrata si va in una stanzetta unica ma con ingressi separati tra uomini e donne: qui avviene una perquisizione durante la quale mi viene fatta passare l’acqua, ma non un pacchetto di biscotti con ripieno alla crema di mango; questi non si possono portare…come se io mi sarei messo a sgranocchiarli durante la visita. La solita idiozia della gente alla quale dovrei abituarmi ma proprio non ci riesco. Augurandogli tra me e me che uno di quei cookies gli vada di traverso ostruendogli la trachea (perchè è ovvia la fine che avrebbero fatto i miei biscotti…altro che al macero), saluto e vado avanti. Già nel primo tratto lo spettacolo è incredibile: ovunque regna il colore bianco candido dei lucidissimi e pregiatissimi marmi presenti; il tutto è abbellito da vasche d’acqua trasparentissima tipo piscina. Arrivo al portone principale e, come da prassi, mi tolgo le scarpe riponendole in un apposito mobile insieme a quelle di altri visitatori. Le regole per poter accedere si differenziano tra uomini e donne, come sempre avviene nei paesi musulmani: gli uomini non possono procedere indossando pantaloni corti sopra al ginocchio mentre le donne devono coprirsi con una vestaglia che viene fornita in loco; l’attenzione affinchè vengano totalmente nascosti i capelli è massima: ho visto più volte gli addetti alla sorveglianza riprendere le turiste troppo “libertine”. Il tour può avvenire in modalità privata (gratuitamente) oppure con l’ausilio di una guida (a pagamento). Io procedo da solo, come del resto il 99% di coloro che trovo qui. Si può fare tutto il giro della struttura escluse le aree di preghiera se non si è musulmani. Ciò che vedo è realmente bellissimo e, cosa non da poco, all’interno della Moschea l’aria condizionata viene sparata a cannone dandomi modo di riprendermi un po’.
Esco e me ne vado con dispiacere perchè questo è un vero gioiello. Non finirò mai di ringraziare gli Emirati Arabi per il fatto di consentire a tutti di visitare quest’opera meravigliosa. Prendo le mie scarpe da dove le avevo lasciate e decido di rimettermele pochi passi più avanti, in un punto in cui avrei avuto intorno a me un po’ meno gente. L’avessi mai fatto: per raggiungerlo devo camminare sul marmo che poco prima era stato infuocato dal sole per ore e sembro uno che zompetta sui carboni ardenti in cerca di una pozzanghera d’acqua fresca. Alla fine riesco anche in quest’impresa e percorro i circa due kilometri che mi portano nei punti migliori per vedere due ponti “scenici” della città: il Maqta Bridge e lo Scheikh Zayed Bridge. Subito dopo riprendo il bus con destinazione autostazione; altri 35 minuti di percorrenza e passa la paura. Durante la tratta di rientro ho modo di osservare (ma non di fotografare a causa del mezzo in movimento e dei vetri oscurati) le stranissime “Al Bahr Towers” (2.000 elementi di vetro che si aprono e chiudono a seconda dell’intensità della luce del sole) ed il “Capital Gate Building” (una torre che più storta non si potrebbe. Incredibile che resti in piedi). All’arrivo a destinazione vedo che sono le 13:45 e voglio andare a prendere la stanza alle 14:00 in punto, più per dispetto che per vera necessità. Ne approfitto anche per acquistare qualche bibita ad un market in zona. Si tratta di un appartamentino vero e proprio composto da camera, bagno e cucina. La prima cosa che faccio è controllare sotto al lavandino se il tubo è collegato al muro oppure no. Sarò anche maniaco, ma non è stato piacevole trovarsi i piedi bagnati mentre mi lavavo la faccia. Stavolta è tutto ok, per cui riordino un po’ le mie cose e poi esco di nuovo. Da ora in poi non prenderò più autobus per oggi, bensì domani. Il tempo che mi resta fino al tramonto voglio passarlo a vedere cosa offre il centro, per cui dò il via alla passeggiata. I primi obiettivi sono il “Qasr al Hosn” (un fortino definito come l’edificio più antico di Abu Dhabi) e la Sheikh Khalifa Mosque. Come ormai troppo spesso avviene…non sono fortunato: l’area del Qasr al Hosn è impegnata in invasivi lavori in corso ed è quindi non visitabile come avrei voluto. La moschea invece è libera da impedimenti.
Durante la passeggiata ho avuto modo di notare anche il palazzo della compagnia telefonica Etisalat che, come ieri a Ras al Khaimah, è quello con la pallina da golf in cima; ancora allietano la mia vista la Moschea “Ali Bin Ghanim Bin Hamouda” ed il Parco Etihad Square che ha al suo interno delle costruzioni più che singolari. Chiudono il cerchio la “E1 Mosque” ed un’istantanea di una delle tante aree ricche di grattacieli della città.
A poca distanza da me c’è la “Corniche”, ovvero la passeggiata lungomare cittadina. Giunge quindi anche oggi il momento ludico dedicato a me stesso: non ci penso due volte a fiondarmi in spiaggia ed a farmi il bagno per un’oretta buona. Rispetto a Ras al Khaimah qui è tutto ancora più bello: una baia enorme senza anima viva tranne una famiglia con tre bambini, che ovviamente mi tengo a debitissima distanza. Posso azzardarmi a dire che non è un paradiso? Alla fine mi tocca venire via e proseguire la passeggiata. Grandi cose degne di nota (tralasciando un’altra quindicina di moschee che risparmio volentieri a chi legge) non le trovo in questa zona centrale, se non un altro blocco di palazzi ultramoderni.
Il caldo continua a tormentarmi anche se mi sono “rinfrescato” in acqua. Oggi però le braccia non mi danno l’idea di voler scoppiare ed il mio corpo non trema. Chissà perchè? Comunque non si respira davvero ed arrivo ad avvertire fatica nel fare anche un singolo passo. Non vedo l’ora che arrivi la sera per respirare un po’ di più (o almeno credo). Oltre alla tattica della ricerca spasmodica dell’ombra ne aggiungo un’altra: infilarmi in uno dei “mall” sparsi in giro e beccarmi una dose maxi di aria condizionata. Il problema è che, uscendo, il sudore a rigoli ricomincia a scorrere su tutto me stesso come un fiume in piena. A proposito di Grandi Magazzini, l’Abu Dhabi Mall è uno dei più grandi ma non ha niente a che vedere con Il Dubai Mall ed il Mall of the Emirates. Stasera la scelta per la cena è tra una catena internazionale che cucina solo pizza e pasta oppure un “grezzo” buchetto che serve lo shawarma, ovvero la versione locale delle piadine di kebab. Memore della non positiva esperienza dello scorso novembre a Dubai opto per la pizza. Alla fine dei giochi ciò che mi danno non è male (anche se la base è bella gommosa) ma mi fanno pagare nove euro per una margherita media con la quale letteralmente “mi sciacquo i denti” come si dice dalle mie parti; vale a dire che non mi sazia neanche un po’. Un salto al market per acquistare un “rinforzino” sia per mangiare che per bere non me lo leva nessuno. Vado quindi in stanza per il meritato riposo e dò appuntamento ad Abu Dhabi per il mattino seguente. E’ tempo di prime conclusioni dopo questa giornata: posso dare sia giudizi belli che brutti, ma c’è anche qualcosa di strano. Il bello è ciò che offre la città nel suo insieme davvero particolare; il brutto è il maledetto vizio di questa nazione di piazzare gru edili dappertutto: per uno come me che odia a morte i lavori in corso…questa non è la destinazione top perchè ovunque c’è un cantiere aperto che rovina l’atmosfera; la cosa strana è rappresentata dagli orari dei negozi e, di conseguenza, dalle abitudini degli abitanti locali: è davvero singolare notare che il pomeriggio molti esercizi chiudono causa eccessivo caldo per poi riaprire in serata, vedere gente alle 21:45 in piene compere o addirittura in fila agli sportelli bancari ancora operativi. Ma, come si dice, ogni posto ha i propri usi e costumi che ovviamente rispetto in pieno. Una partitina al mio calcio manageriale mentre sorseggio succo di mango ghiacciato non me la deve togliere nessuno.
L’ultimo giorno negli Emirati Arabi per stavolta inizia con la sveglia alle 8:00. Avrei voluto impostarla molto prima per uscire col fresco, ma alla fine non ce l’ho fatta. Ripongo tutte le mie cose e lascio la camera dopo il check-out; ammollo di nuovo il mio borsone al “simpatico” receptionist (lo stesso di ieri) e riparto. Appena metto il naso fuori dall’hotel percepisco l’apoteosi in senso negativo: oggi fa troppo troppo troppo caldo, al punto che i giorni precedenti sono da reputare freschi. Noto questa cosa non solo fisicamente ma anche visivamente: oltre una certa distanza vedo tutto come sfocato ed è una sensazione poco piacevole. Mi aspetta una giornata bestiale, un inferno nel vero senso della parola. Cerco di fare comunque il possibile e mi incammino verso l’autostazione cercando l’ombra come se fosse oro puro. Ci arrivo e carico qualche soldo sulla card magnetica in modo tale da farmela bastare per tutti gli spostamenti previsti. La prima destinazione è il palazzo del “Louvre” (il “Guggenheim” è in costruzione…ma che bei copioni…). Ci arrivo dopo altri trenta minuti di tragitto durante i quali faccio il pieno di aria condizionata. Il palazzo è eccezionale ed è costruito su un’isolotto collegato alla terraferma da dei viali. Il mare tutto intorno alla struttura ha un colore follemente bello, al punto che un bagno non me lo toglierebbe nessuno se solo non ci fosse la sorveglianza.
Altro giro in bus e ritorno all’autostazione da dove prendo una nuova linea diretta alla “Marina”, zona ben più ricca di punti di interesse. Nell’attesa tra un mezzo e l’altro ne approfitto per fare un pieno di bibite fresche e per prendere un gelato ad un market qui presente. Il viaggio mi permette di ammirare di nuovo la zona della “Corniche” e la fantastica baia che si estende poco oltre; purtroppo oggi non ho tempo da spendere con questa piacevole attività, per cui si va avanti. Passo davanti al “Marina Mall”, altro grande centro commerciale che ha dedicate ben due fermate (per me totalmente inutili). In zona c’è un residence che sembra, in versione molto ridotta, il famoso Hotel Atlantis che si trova al top della Palma Jumeirah a Dubai. Salto volutamente la budinata per turisti dell’Heritage Village perchè proprio non mi interessa e scendo al capolinea. Mi trovo di fronte al conosciutissimo Emirates Palace, un hotel extralusso con 7 stelle di valutazione; fuori è un edificio enorme e davvero molto bello, ma pare che dia il meglio di se stesso all’interno. E’ una cosa che non saprò mai per tre ragioni: la prima è che col lusso mi ci pulisco il “di dietro” in quanto non ne ho alcun bisogno, quindi perchè mai entrare li? La seconda è che se non si ha un abbigliamento consono (cioè da burattini idioti) l’ingresso non è permesso; la terza è che nel viaggio di novembre a Dubai sono già entrato per sbaglio in un hotel extralusso e le persone che lo frequentavano mi hanno fatto semplicemente schifo. Credo sia abbastanza per rinunciare, anche se un paio di foto le dedico per pura informazione.
Da questa ultima immagine si può capire nei fatti ciò che scrivevo prima: il palazzo in questione è a poco più di 150 metri da me, ma la vista è totalmente sfocata causa caldo assurdo. Infatti ormai non indosso più abiti, ma acqua allo stato puro. Nella stessa zona ci sono le Etihad Towers (altri colossi di vetro) e lo Sheikh Zayed Memorial che però dà il meglio di se in serata quando si accendono le luci artificiali. Poco più avanti trovo l’ingresso di una costruzione fantastica: il Palazzo Presidenziale degli Emirati Arabi.
Tale complesso enorme non è ovviamente visitabile (e quando mai da queste parti…?), per cui l’unico modo che ho per poterlo ammirare è raggiungendo il lungomare alle spalle del Marina Mall. Anche se soffro un caldo torrido riesco comunque ad arrivarci, ma ciò che vedo resterà per sempre solo nella mia mente perchè la troppa distanza e l’ormai famoso effetto “sfocato” non permettono di scattare nessuna foto visibile…purtroppo. Io ci ho provato. Concludo questa visita spettacolare con un’immagine di due grattacieli che si affacciano sul mare fantastico di Abu Dhabi.
Torno con una fatica immensa ed un fiatone dovuto all’aria irrespirabile alla fermata del bus e mi faccio tutta la tratta fino all’autostazione. Dopo l’arrivo a destinazione vado verso l’hotel e mi fermo a metà strada per mangiare qualcosa: sento che sto per stramazzare a terra da un momento all’altro e vorrei evitarlo. Anche stavolta la combinazione aria condizionata+cibo mi fanno riprendere recuperando qualche energia fondamentale. Prendo poi il mio borsone e rifaccio il percorso inverso. Ricarico la mia card con i 25 Dirhams necessari per tornare all’IBN Battuta Bus Station di Dubai e salgo sul primo mezzo disponibile. Vedo con i miei occhi un termometro digitale: 40 gradi all’ombra!!! Assicuro chi legge che la temperatura percepita al sole varia molto in aumento. I novanta minuti di percorrenza asciugano i miei indumenti che però sono lo stesso abbastanza osceni. Arrivo a Dubai dopo un buon sonno e mi metto ad attendere il pullman che porta all’aeroporto Al Maktoum. Sono felice perchè qui c’è un po’ di vento che mitiga la temperatura; per questo motivo decido di aspettare il mezzo pubblico su una normale panchina all’aria aperta, ma dopo due minuti di attesa da fermo (ripeto: da fermo) sento che i soliti rigoli di sudore iniziano nuovamente a scendermi addosso. Non ho altra scelta tranne quella di andare in un ambiente fortemente climatizzato. In aeroporto non guardo in faccia a nessuno: mi fiondo nel pulitissimo bagno e mi dò una rinfescata seguita dal cambio totale dei vestiti e finalmente mi sento meglio. Anche stavolta tutto è puntuale, sia il Wizz Air da Dubai a Sofia che il Ryanair da Sofia a Roma del mattino seguente. E di nuovo riesco ad avere in entrambi i casi i posti al finestrino, stavolta senza nessuno accanto (ebbene si, tre sedili per me in tutte e due le tratte) facendo un viaggio di ritorno faticoso ma comodo. Una volta a Ciampino il bus della Cotral mi porta alla stazione Anagnina e da lì l’arrivo diretto in ufficio è semplice.
Le conclusioni? La prima è semplicissima quanto scontata: per quanto mi riguarda non andrò mai più in Medio Oriente a giugno; dico sul serio, si muore letteralmente e non si respira. Non so come facciano gli abitanti a sopportare una cosa simile per mesi e mesi ogni anno…ma soprattutto non so come si potesse vivere in passato quando non c’era l’aria condizionata. Se solo ci penso mi prende un infarto secco. Per quanto riguarda i posti, l’impressione è positiva nonostante non ci siano poi tutte queste particolarità da vedere. La cara vecchia Europa, anche nei meandri più nascosti, sa regalare emozioni che queste città con milioni di abitanti e modernità a bizzeffe non mi hanno dato. Ma questa è una mia impressione personale; so di gente che a Dubai ed Abu Dhabi ci va tutti gli anni perchè ne è innamorata. Rispetto anche se non comprendo affatto. La mia è stata comunque una bellissima esperienza, anche se affrontata in condizioni decisamente proibitive: non mi pento affatto di aver visto Ras al Khaimah ed Abu Dhabi; mi pento del quando l’ho fatto. “Mai più in Medio Oriente d’estate” è il tormentone che mi porterò dietro per un bel po’…di questo ne sono più che sicuro.