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Penultimo fine settimana di marzo ed ingresso ufficiale appena effettuato nella primavera 2019; sfruttando una pazzesca offerta Flixbus decido di intraprendere un lunghissimo viaggio in pullman che mi porterà da Roma direttamente a Stoccarda: sono circa sedici le ore di “traversata” previste…roba che passando lo stesso tempo su di un aereo si andrebbe in capo al mondo, ma pur di partire alla scoperta di nuove località faccio questo ed altro. Dato che i giorni a disposizione sono due colgo l’occasione per visitare anche Heidelberg, cittadina della quale ho sempre sentito parlare senza mai essere riuscito ad andarci. Prosegue imperterrita la striscia dei fine settimana accompagnati da un bellissimo e caldo sole; ormai posso dire senza ombra di dubbio che questo appena finito è stato il migliore inverno che la mia memoria è in grado di ricordare. Lo sottolineo volentieri perchè magari a forza di ricordarlo deciderà di tornare anche l’anno prossimo. Adesso però è ora di andare…
Venerdi pomeriggio: esco dall’ufficio intorno alle 16:00 e mi dirigo subito verso l’autostazione Tiburtina perchè alle 17:15 è previsto in partenza il Flixbus diretto in Germania. Come sempre arrivo con molto anticipo e riesco ad accaparrarmi un posto più che buono grazie al fatto che non ho con me un bagaglio da stivare che mi faccia perdere tempo prezioso: il mio zaino di dimensioni 40x30x20 è sufficiente per tutte le evenienze. Tutto scorre benissimo fino a quando, nella zona di Lochau (al confine tra Austria e Germania), veniamo fermati dalla polizia locale. Per chi non è pratico di questo tipo di viaggi viene subito da sorridere credendo in un controllo di routine, ma io che conosco la prassi non ci trovo nulla di divertente e mi metto le mani tra i capelli per il fastidio; ebbene si…tra i compagni di avventura ci sono quattro persone con la pelle scura e questa cosa è sufficiente ai gendarmi per tenerci fermi un’ora intera facendoli scendere dal mezzo, portandoli nel loro gabbiotto e poi, alla fine di tutta questa tiritera, lasciarli proseguire senza alcun problema. Ancora una volta mi domando il motivo per cui è necessario bloccare un bus stracarico di gente per poi veder finire tutto in una bolla di sapone. Per il mio punto di vista, se non ci sono problemi si deve finire il controllo in cinque minuti; dal momento in cui trattieni delle persone significa che qualcosa che non va probabilmente c’è. Perchè comportarsi così? Solo per il gusto di disturbare il prossimo? A causa di questo scherzetto arrivo alla fermata dell’aeroporto di Stoccarda con un’ora e mezzo di ritardo sulla tabella di marcia e questo è abbastanza grave nell’ottica del prosieguo della giornata. Ci metto pochi minuti ad orientarmi e faccio in tempo a scovare un grosso supermarket nell’area arrivi dello scalo che segno come luogo dove acquistare la cena per la serata di domani prima del rientro a casa. Mi fiondo nella metropolitana ed acquisto un biglietto valido per l’intera giornata perchè ho premura di raggiungere il centro città. Una decina di minuti di attesa sulla banchina e poi salgo sul primo vagone disponibile che in circa mezz’ora mi porta a destinazione. Scendo alla “Hauptbahnhof” e, navigatore alla mano, corro verso l’indirizzo in cui si trova la stanza privata nella quale dormirò stanotte, prenotata su AirBnb. Mi attende Louis che di lì a poco avrà un treno per andare a passare il fine settimana ad Heidelberg…per cui o vado ora o pernotterò per strada; ho una fretta bestiale di iniziare il giro, quindi prendo le chiavi, faccio giusto due convenevoli e poi congedo il padrone di casa e torno al piano strada. Ripongo il GPS e prendo la mappa che da ora in poi mi guiderà alla scoperta della città che mi ospita; sono le 13:00 circa quando finalmente posso iniziare e le madonne si sprecano contro chi mi ha fatto perdere tutto quel tempo inutilmente. Mi trovo su Neckarstrasse e l’itinerario parte ovviamente da qui: il primo punto di interesse che vedo è l’Evangelische Friedenskirche; faccio poi il mio ingresso nel Parco che prende il nome di “Mittlerer Schlossgarten” dove, a parte un laghetto (senza infamia e senza lode) ed i resti della Lusthaus (un edificio importantissimo del tardo rinascimento tedesco che a causa di rivisitazioni, ricostruzioni e…di un incendio che lo ha devastato nel 1902, ci appare oggi come un rudere) non c’è altro. N.B.: le immagini che seguono sono state da me scattate all’alba del giorno successivo perchè, nel momento in cui ci passo per la prima volta, queste due attrazioni sono totalmente controsole.
Mi trovo in Germania e, anche qui a Stoccarda, non può mancare la solita opera di ricostruzione massiva in atto nelle città tedesche da un bel po’. Sono ormai tre anni esatti che vengo in questa nazione e non c’è mai stata una località senza lavori in corso che definirei titanici. In questo caso un’enorme voragine si apre sul fianco sinistro della stazione centrale ed il panorama offerto è uno schifo totale. Ci sarebbe il “Carl-Zeiss Planetarium” da fotografare, ma si trova esattamente in mezzo al cantiere e quindi devo rinunciare all’idea ed andare avanti. L’edificio della stazione è caratterizzato da una storica torre che, secondo il mio modesto parere, ha solo lo scopo di sorreggere il simbolo di una delle due case automobilistiche fondate proprio qui.
Ci sarebbe da prendere la via più importante di Stoccarda (la Konigstrasse) ma la passeggiata in quest’area pedonale ce la farò più tardi. Adesso entro nel parco “Oberer Schlossgarten” dove mi imbatto subito in una bella scultura (Eberhard Denkmal) che sono costretto ad immortalare il giorno seguente poichè al momento è attorniata da una marea di extracomunitari senza tetto che stanno passando il tempo sdraiati sull’erba nelle immediate vicinanze; c’è un nuovo laghetto dove si affaccia il bellissimo edificio che ospita il Teatro dell’Opera. Sempre in zona si contrappone la modernissima figura del Landtag (ovvero dell’organo parlamentare) della regione del Baden-Wurttemberg.
Un sottopassaggio (dove trovo una ragazza intenta a suonare una bellissima canzone col suo violino per racimolare qualche soldo) mi permette di passare da un lato all’altro di “Konrad-Adenauer Strasse”, luogo nel quale trovo il palazzo che custodisce la Staatsgalerie (Galleria di Stato) e, poco lontano, la Haus der Geschichte, ovvero la locale Casa della Storia. Proseguo con la ricerca della Galateabrunnen: la fontana la trovo facilmente ed è anche degna di nota…peccato però che sia senza una goccia d’acqua.
Prendo di nuovo in considerazione la mappa e guardo l’ora sullo smartphone: continuando così non andrò da nessuna parte. E’ decisamente troppo tardi ed opto per la decisione drastica di rivedere totalmente l’itinerario. Lascio il posto in cui mi trovo e scelgo di dirigermi verso la fermata della metropolitana più congeniale per raggiungere un nuovo punto di inizio dal quale poi proseguire a piedi. E’ così che giungo in pochi minuti in “Erwin-Schoettle-Platz” (il punto più a sud che potrò raggiungere per oggi col tempo a disposizione) proprio davanti alla spettacolare Matthauskirche e ad una singolare fontana, anch’essa tristemente non funzionante.
Punto la mia attenzione sul “Lapidarium”, ovvero un punto della città in cui sono racchiuse oltre duecento sculture; a me queste cose non piacciono poi tanto, per cui sicuramente non ci dedico il tempo che avrebbe meritato. Una nuova fontana “spenta” mi aspetta: sto parlando della Gansepeterbrunnen. Mi muovo in direzione della St. Elisabeth Kirche: quando ci arrivo trovo la facciata troppo vicina agli edifici che ha di fronte e la parte laterale troppo coperta dagli alberi. Ma la mia piccola delusione viene annullata dal prossimo punto di interesse, ovvero la “Johanneskirche am Feuersee”. Si tratta di una bella chiesa situata sulla riva di un piccolo lago artificiale. Sarebbe tutto estremamente suggestivo se non ci fosse in zona uno di quei mercati di robaccia usata dove non comprerei neanche uno spillo. Cercando di tenermi più alla larga possibile riesco a notare anche la bizzarra presentazione del vicino “Theater del Atltstadt”: vedere per credere.
Nota di colore: il bacino su cui affaccia il retro della chiesa si chiama “Feuersee” (ovvero lago del fuoco) perchè, quando fu creato, questa zona era senza acqua da usare a scopo di antincendio. Dopo di che la mia passeggiata per le vie di Stoccarda mi porta all’inizio del centro storico, ma mi devo fermare qualche minuto (non più di una decina circa) per far passare la solita manifestazione ridicola del sabato pomeriggio; ormai queste cose sono più una moda che uno strumento per far cambiare le cose. Da metà novembre il movimento dei gilet gialli in Francia ha fatto scuola ed ormai basta una qualsiasi ragione per scendere in piazza. Ecco probabilmente il motivo per cui i politici se ne fregano di queste iniziative e continuano a fare esattamente i comodi loro. Noto che il motivo dell’agitazione è l’ormai prossima votazione del parlamento europeo sulla modifica della legge sul copyright su internet; questo post lo sto scrivendo successivamente a tale evento e so già com’è andata: i ragazzi scesi in piazza lo hanno “preso nel secchio” anche stavolta. Faccio molto meglio io ad andare a vedere il mondo invece di sprecare tempo in quel modo perchè ci illudiamo di essere in democrazia, ma la sola lampante verità è che non contiamo un cazzo. Però attenzione: non intendo essere male interpretato, per cui specifico che non ce l’ho con le idee di chi manifesta perchè si tratta di un diritto sacrosanto; ce l’ho con chi non capisce che oggi la protesta pacifica non dà alcun risultato. Concludo dicendo che la cosa che mi fa stare più male è che tantissimi dei nostri nonni e bisnonni sono morti per darci un futuro migliore…e noi abbiamo creato lo schifo in cui viviamo adesso. Finalmente i padroni della strada permettono anche a me di usarla…così riesco ad arrivare prima alla Hegel-Haus (museo situato nella casa natale del filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel) e poi nella zona in cui si trovano sia la Leonhardskirche che la Gustav-Siegl-Haus, sede della filarmonica locale come mostra anche quel maledetto camion tendonato parcheggiato dove non dovrebbe stare (vedi foto).
Arrivo in Marktplatz e vedo ancora qualche rimasuglio della protesta che si è dileguata poco fa, ma decido di ignorare totalmente la cosa e di dedicarmi al mio giro; qui troneggia senza alcun dubbio il particolare municipio (Rathaus), un tipo di costruzione che ad occhio e croce non ho mai riscontrato in nessun’altra delle tante città tedesche che ho già visitato. Scendo fino a Karlsplatz dove trovo un altro mercatino dell’usato che rompe le palle; è davvero una mania questa! Devo fare i salti mortali (e mi riesce pure male) per fotografare il Kaiser Wilhelm Denkmal. Faccio una deviazione verso fuori per ammirare il vicino Stadtpalais e devo dire che ne vale veramente la pena.
Torno indietro e, appena dopo Karlsplatz, trovo Stauffenberg Platz; qui affaccia una parte dell’imponente “Alten Schloss” (castello antico) che ospita il Memoriale per i fratelli Berthold e Claus Schenk Graf von Stauffenberg (si ricordano nel fallito attentato ad Hitler del 20 luglio 1944); una semplice scultura per le vittime del nazismo completa questo spazio.
Faccio ora il mio ingresso nella grande “Schlossplatz”, il vero cuore di Stoccarda. Se prima mi ero chiesto dove fosse finita tutta la marmaglia che aveva preso parte alla manifestazione, adesso lo so: stanno tutti in questa piazza. C’è un casino di gente che un decimo sarebbe già troppo per il mio standard. Il bellissimo palazzo del “Neues Schloss” (nuovo castello) fa la parte del padrone incontrastato, ma non c’è solo lui: sulla sinistra posso notare l’edificio che ospita la Fondazione “Art Museum”. Al centro della piazza-parco ci sono due fontane gemelle (anch’esse ovviamente spente) che proteggono l’altissima Jubileumsaule, mentre subito dietro trovo il monumento in onore di Christoph von Wurttemberg e lo Schlossplatz Pavillion. Ancora dietro ci sono il modernissimo “Kunstmuseum” (un cubo di vetro la cui foto l’ho scattata in notturna, tornando indietro) ed un grande centro commerciale che ci sta bene come il cavolo a merenda.
E’ evidente che la caratteristica più bella della Schlossplatz di Stoccarda è il colpo d’occhio che offre l’insieme, ma quello purtroppo non posso mostrarlo in nessun modo con una singola foto. Entro adesso in Schillerplatz dove affaccia l’altro lato “importante” dell’Alten Schloss: questo ha al suo interno il Landesmuseum Wurttemberg. L’offerta prosegue con il “Fruchtkasten” che, tradotto in italiano, significa letteralmente “Cassetta della Frutta”: è una costruzione storica protetta che fu utilizzata come granaio in passato, mentre oggi conserva gelosamente un’esposizione di strumenti musicali. Dato il nome della piazza in cui mi trovo non poteva mancare, al centro, il monumento a Schiller.
Pochi passi ed eccomi di fronte alla bella Cattedrale di Stoccarda, conosciuta anche come Collegiata di Santa Croce. Come spesso succede, anche stavolta è troppo schiacciata contro le costruzioni che ha davanti ed è difficile scattare una bella foto completa. La luce solare che ne illumina solo la parte superiore fa il resto per rendere la qualità dell’immagine ancora peggiore.
Finalmente metto piede nella famosa Konigstrasse e ne resto abbastanza deluso perchè è soltanto una normalissima via pedonale piena di comuni negozi che si possono trovare in qualsiasi città europea. L’unico punto di interesse, tra l’altro pure poco significativo e da riprendere facendo lo slalom tra una marea di teste di passanti, è la Domkirche St. Eberhard. Sulla vicina “Borsenstrasse” si trova la buffa scultura che prende il nome di “Denkpartner”.
Cammino un po’ per raggiungere il “Bilbiorama – The Bible Museum” ma quando arrivo noto che si tratta di un edificio moderno e nulla più. Di diversa fattura sono invece il palazzo che ospita il Linden Museum e la successiva Cattedrale di San Nicola.
Come sicuramente si nota dalle ultime foto, il sole sta per salutare. L’ora legale scatterà tra una settimana, quindi il tramonto oggi arriva puntuale. Prendo la mappa e decido di salire sulla prima metropolitana disponibile per cambiare zona: fino a che ci sarà un filo di luce non ho intenzione di rientrare in stanza. Giungo così su Berliner Platz e prendo la direzione del Neckarpark. In questa zona trovo lo stadio del VFB Stuttgart (la squadra di calcio locale che ora milita nella parte bassa della Bundesliga, ma che neanche troppi anni fa poteva contare su un undici di alto livello) ed il Mercedes Museum, ovvero l’esposizione di una delle due case automobilistiche storiche nate a Stoccarda (l’altra è la Porsche).
Purtroppo, mio malgrado, devo dire basta per questa visita. E’ ormai buio pesto e devo dedicarmi ad un’attività alla quale non posso proprio rinunciare: la cena; anchè perchè il casotto creato dal ritardo in arrivo mi ha fatto saltare totalmente il pranzo. Proprio a Berliner Platz, passando con la metro, ho visto un fast food con kebab che mi ha stuzzicato la fantasia. Torno lì e varco la soglia…ma una volta dentro non mi ispira per niente la qualità della carne che vedo, così ripiego su una piadina con felafel per stasera. Appena terminato di mangiare faccio un’altra breve passeggiata e mi reco ad un vicino supermarket ancora aperto dove acquisto le solite bibite per la serata. Da qui all’appartamento che mi ospita per la notte c’è un buon tratto da percorrere e lo faccio volentieri poichè l’atmosfera è davvero bella e non fa neanche freddo. Passo dopo passo mi metto a pensare a ciò che la mancanza di tempo utile non mi ha permesso di vedere: fortunatamente sono pochissime le cose che ho mancato e sono tutte ubicate in periferia, vale a dire che il centro me lo sono girato come si deve. Mi dispiace però non aver visto anche il Porsche Museum, il parco Killesberg ed il lago Max-Eyth-See…tutti punti di interesse raggiungibili solo con la metropolitana. Se solo avessi avuto quell’ora e mezzo in più avrei visto e documentato anche queste ultime cose. Congedo Stoccarda con la vista della Schlossplatz in notturna.
Stavolta non ammorbo nessuno con la polemica sul fatto che i monumenti in Germania sono al 99% al buio nelle ore serali perchè ormai mi sono stufato di ripeterlo; fatto stà che è un vero scempio ed una politica totalmente idiota. Punto. Alla fine alla stanza ci arrivo ed ho modo di riposarmi. Come detto all’inizio del post, il proprietario è da amici ad Heidelberg dal pomeriggio di oggi, per cui già pregusto il piacere di starmene da solo quando, dopo una trentina di minuti, gira la chiave nel portone: è il coinquilino di Louis che torna a casa…e la cosa “bella” è che io di questo individuo non ne conoscevo l’esistenza. Alla fine va bene lo stesso perchè è un tipo discreto che si piazza nella sua stanza e non esce più. E’ il momento di sistemare le batterie e le foto della giornata, ma anche di andare avanti col mio amato calcio manageriale mentre sorseggio l’adorata Coca Cola Zero. Dopo un po’ piazzo la sveglia e vado a nanna perchè avrò solo pochissime ore di sonno.
Domenica mattina: mi alzo prima dell’alba per quella che sarà una nuova lunghissima giornata. Preparo le mie cose ed esco alle 6:00 del mattino per due motivi: il primo è il dover fare le tre foto che ho pubblicato all’inizio del post causa cattiva esposizione del sole durante il primo passaggio di ieri; il secondo è l’orario del treno che mi porterà ad Heidelberg previsto per le 6:39. Ho optato per questa levataccia perchè in questo modo avrei preso il primo Flixtrain della mia vita (ovvero il treno di Flixbus), ma anche per ragioni economiche: un trasferimento classico con la Deutsche Bahn costa non meno di venti euro per quaranta minuti di viaggio, mentre in questo caso tiro fuori solo cinque euro e passa la paura. Mi faccio trovare puntuale al binario indicato dal tabellone dopo aver guardato per l’ultima volta l’obbrobrio del mega-cantiere edile presente in zona, però resto un pochino deluso perchè il convoglio ha solo alcuni vagoni tutti verdi con la scritta “Flixtrain”; tutto il resto è composto da carrozze normalissime raccattate chissà dove. Qui entra in gioco la mia coscienza che mi dice testualmente così: “Hai pagato cinque euro invece di venti? Si? E allora sali e stai zitto!!!”. Devo solo chinare la testa e darle ragione piena.
Il posto per me è ad assegnazione libera (non mi sogno neanche di pagarlo) per cui trovo la sezione apposita e mi sistemo. La tratta passa tranquilla e già pregusto il momento dell’arrivo: sarà troppo presto per iniziare il giro, per cui avrei cercato una sedia in stazione per riposarmi un pochino e recuperare le energie dopo il sonno perduto, ma come sempre…il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: la “Hauptbahnhof” di Heidelberg si trova a circa due kilometri dal primo punto di interesse del centro storico e quindi serve tempo per andare e tornare a piedi. In più per oggi sono previste discrete scarpinate in salita e non riesco a calcolare precisamente quanto ci metterò. Morale della favola: alle 7:45 mi metto in cammino, complice anche il bel sole presente ed il fatto che alle 16:50 (quindi assolutamente non troppo tardi) avrò il Flixbus che mi riporterà alla fermata dell’aeroporto di Stoccarda per il rientro a Roma. Mi basta mettere il naso fuori dalla stazione e trovo subito la modernissima “S Printing Horse”: con le sue 90 tonnellate di acciaio inossidabile ed alluminio ed i suoi tredici metri di altezza è una delle sculture rappresentanti cavalli più grandi del pianeta. Prima di salire sul ponte che attraversa il fiume Neckar da parte a parte ho modo di osservare anche la Chiesa di Cristo.
Il prossimo obiettivo, che raggiungo con estrema facilità, è la Chiesa di St. Raphael, seguita dalla vicinissima Johanneskirche Neunheim. Una passeggiata un po’ più lunga mi porta prima alla piccola Chiesa di St. Vitus e poi fino alla Friedenskirche. Ma soprattutto eccomi di fronte a ciò che teoricamente mi interessa di più di quest’area: col nome di “Tiefburg Handuschuhsheim” si indicano le rovine giunte fino ai giorni nostri di un castello medievale, oggi perfettamente incastonato nella mondanità che lo circonda. L’uso attuale che ne viene fatto è di luogo in cui si svolgono eventi locali. La mia solita fortuna mi fa capitare qui esattamente quando davanti alla facciata è presente un furgone adibito al carico e scarico merci (direi che è poco medievale come cosa…) che nonostante la mia attesa per qualche minuto proprio non ne vuole sapere di levarsi dai cogl…ehmmm….di andarsene.
Affronto la camminata di ritorno per un buon tratto e posso dire da queste prime battute che Heidelberg è una cittadina meravigliosamente tranquilla, dove le case sono curate maniacalmente e dove la vita scorre serena: un luogo ideale dove abitare. Decido di togliermi di mezzo le fatiche sin dal mattino e prendo la famosa Philosophenweg (sentiero dei filosofi); è una strada che si arrampica sulla collina posta di fronte al centro storico e, salendo fino alla sommità, attraversa aree boscose che conservano cose da vedere. Soprattutto nel primissimo tratto la pendenza da superare è abbastanza marcata, ma la temperatura mite di quest’ora aiuta molto a superare la fatica. Passo di qui prima di tutto perchè è di strada col giro pianificato, e poi perchè è sempre meglio che arrivare in cima passando dalla via più centrale posta subito dopo il Ponte Antico: lì si che è dura con tutte quelle scale! Inizio subito osservando la Bismarck Saule che raggiungo in pochi minuti. Da qui c’è percorrere un kilometro e settecento metri per arrivare ad altri tre punti di interesse. Il primo è semplicemente spettacolare: il Thingstatte è un teatro all’aperto che ha come unica nota negativa quella di essere stato costruito in epoca nazista; per il resto regala un colpo d’occhio incredibile con tutte quelle gradinate che osservo da ogni posizione possibile. Poco più avanti è la volta dei resti del Convento di St. Michael: è ormai risaputo che io non adoro le rovine, per cui ci passo giusto il tempo necessario per scattare qualche foto. Infine arrivo a vedere anche la Aussichtsturm (Torre di Osservazione) prima di percorrere la stessa strada dell’andata, finalmente in discesa.
Prima di scendere a valle e visitare il centro storico mi rimane solo da raggiungere il miglior punto di osservazione possibile che la posizione e l’altitudine mi regalano. Non me lo faccio certo dire due volte e questo che segue è il risultato (peccato per la foschia che rende tutto poco nitido):
Per questa parte è davvero tutto, così prendo la via centrale (quella con gli scalini) e percorrendola mi rendo conto che le informazioni che avevo letto in proposito erano esatte: decisamente meglio scenderla che salirla. Da qui il resto della giornata sarà in chiaro-scuro: tante belle cose da vedere, ma anche la Germania che continua la sua opera di rinnovamento massiccio e non vuole saperne di smettere di dare fastidio. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto il Ponte Antico (Alte Brucke) non lascia indifferenti; peccato che la successiva Bruckentor, storica porta di accesso alla città, sia avvolta da impalcature e coperture di nylon che la fanno assomigliare più ad un arto incerottato che ad una costruzione architettonica. Almeno la vicina Bruckenaffe (scultura in bronzo che rappresenta la “scimmia del ponte”) è stata lasciata libera.
Proseguo la mia passeggiata seguendo il percorso pianificato e trovo la Casa-Museo di Friedrich Ebert: questo politico nativo proprio di Heidelberg fu il primo Presidente della Repubblica di Weimar dal 1919 al 1925. Poco più avanti è la volta del memoriale per la Vecchia Sinagoga, distrutta in un periodo storico che è superficiale ricordare e mai ricostruita in questo preciso luogo. L’imponente edificio che ospita la Sala Congressi Cittadina (mettere meno bandiere che ostruiscono la visuale sarebbe cosa gradita…) chiude le cose da vedere in questa direzione, così provvedo a spostare la marcia verso altri lidi. A questo punto credo sia il momento di trarre un’altra conclusione: è vero che questa è una città universitaria e che quindi vive soprattutto dal lunedi al venerdi, ma è anche uno dei principali luoghi di questa regione dove passare una domenica in santa pace grazie al Philosophenweg ed alla storia che si vive in ogni metro del centro; è mai possibile che in un luogo del genere e con una giornata di fine marzo così bella dal punto di vista meteo…le attività commerciali siano tutte orribilmente chiuse tranne i punti di ristoro? Le cose sono due: o i negozianti locali sono tutti idioti (poco probabile…) oppure non hanno poi tanto bisogno di lavorare (accendo questa risposta). La vicina “Junge Kirche” è coperta dalle impalcature e quindi resa inaccessibile; ciò che invece si può vedere sono i palazzi che ospitano il Kurpfalzische Museum ed il Theater Heidelberg situato in una traversa della via principale che sto percorrendo. All’incrocio tra la Hauptstrasse (in cui mi trovo) e la Grabengasse si apre l’edificio della Vecchia Università di Heidelberg. E’ stranamente visitabile nonostante gli orari scritti all’esterno recitino chiaramente che la domenica l’accesso è interdetto. Al costo di tre euro (quindi un prezzo onestissimo) è possibile visitare il Museo Universitario e lo Studenten Karzer, ovvero la stanza in cui venivano puniti in passato gli studenti che ne combinavano qualcuna di troppo. Peccato che quest’ultima attrazione non abbia fatto un’eccezione alla regola poichè risulta chiusa. L’offerta si conclude con la Nuova Università (senza infamia e senza lode, che ha nel suo perimetro anche la Hexenturm, altrimenti non visibile dall’esterno tranne la sua sommità), la bella Biblioteca Universitaria e la Peterskirche.
Cambio di nuovo zona e mi dirigo prima ad osservare la bella Jesuitenkirche e poi l’Hotel Zum Ritter; no…non sto facendo pubblicità ad un albergo: il fatto è che l’attività di ospitalità per turisti facoltosi si trova all’interno di un palazzo storico. Sono in Marktplatz e, come in ogni città tedesca che si rispetti, anche qui ci trovo diversi punti di interesse. In particolare ricordo l’enorme Chiesa dello Spirito Santo (posizionata talmente male da poter essere fotografata solo dal suo “lato B”), la Fontana di Ercole ed il Rathaus (Municipio). Entro anche nell’adiacente Kornmarkt per osservare sia il colpo d’occhio che la Fontana presente al centro della piazza stessa.
Faccio una capatina nella vicina Karlsplatz solo per vedere la Fontana di Sebastian Munster e poi torno su Kornmarkt perchè da qui parte una via comoda comoda per arrivare al Castello di Heidelberg senza sforzo. Per una volta mi conviene fare il signore. Il motivo? Semplice: andare a piedi fino all’ingresso del maniero+ticket per la visita costa 8 euro mentre farsi portare dalla funicolare+ticket per la visita costa…sempre 8 euro. Quale occasione migliore per mettere in pratica la mia solita valutazione del rapporto qualità/prezzo? Ma attenzione…stiamo parlando di me…e questo non lo calcolo mai: mi presento all’entrata della funicolare che trovo troppo vuota per i miei gusti. Possibile che la massa della gente, che 99 volte su 100 è comodina e “culo di piombo”, opti per scalare la “Burgweg”? Certo che no: la verità è scritta su un cartello che informa i gentili utenti che oggi (unico giorno della mia vita in cui visito Heidelberg) è in corso la manutenzione annuale programmata dell’impianto e quindi il servizio è chiuso. Mi viene da applaudire 2-3 volte, ma non alla gestione del macchinario che sta svolgendo il suo dovere…bensì alla sfiga che mi tormenta senza sosta ovunque io vada. Non ho scelta e, come del resto tutti gli altri, inizio a muovere i piedi ed a salire con “mezzi propri”. Dopo una breve fila acquisto il biglietto ed entro nel Castello. Scopro dopo pochissimo tempo che si tratta di soldi buttati, ma più o meno lo immaginavo. La verità conclamata è che i luoghi al mondo che meritano un “pedaggio” per essere visti sono pochissimi; la stragrande maggioranza di tali fantomatici siti storici sono delle bufale assurde e servono solo per far fare cassa ai comuni. E’ questo il motivo per cui ogni mio viaggio è caratterizzato dal filtro maniacale dei tickets da pagare. Qui ho voluto fare un’eccezione ed accedere, ma con buona delusione finale. Per carità…vedo belle cose…ma non valgono affatto 8 euro. Sinceramente credo che 2 euro sarebbero stati un prezzo fin troppo esoso.
Una cosa sicuramente singolare presente in questo spazio è una botte enorme che credo abbia pochi eguali al mondo: 221.726 litri di capacità! Ma ecco che l’uomo deve rendere idiota una cosa interessante costruendoci sopra una mini posta da ballo totalmente inutile e senza alcun senso. Chi me lo dice il perchè??? La visita al Castello si conclude con un Museo della Farmacia che mi piace tanto quanto un film del 1895 (una merda…per capirci meglio). Fortuna che quest’ultimo punto viene colmato con la vista superba della città che si ha da questa altezza. Vedere per credere.
Dò un’occhiata rapida al giardino dove non trovo niente di particolarmente interessante e poi scendo di nuovo a valle. E’ qui che il mio stomaco mi fa notare che è da tempo passata l’ora di pranzo, per cui decido di dargli ascolto. Nel corso delle ore precedenti avevo adocchiato un fast food interessante, ma mentre mi dirigo lì ne vedo un altro ubicato molto prima: scegliendo questo avrei risparmiato del tempo prezioso. Dato che non ne ho poi moltissimo e che tra poco dovrò invertire la marcia in direzione della stazione centrale opto per entrare. Ordino e mi accorgo subito di aver toppato: il menù kebab non prevede una lattina di Coca Cola Zero nuova di zecca da aprire come in tutti i posti del mondo, bensì un bicchiere di Coca Cola Light versato da una bottiglia già aperta chissà da quanto tempo. Dato che il “gentil signore” non mi aveva avvertito prima di applicare questa bizzarra variante, gli dico testualmente che quella brodaglia se la può tenere e che avrei comprato da bere altrove. La verità è che ho sete, ma piuttosto che dare soddisfazione alla gente e di passare per fesso mi faccio infilzare con degli spilloni. La piadina e le patatine almeno sono buone, per cui mangio ed esco senza degnare i gestori di uno sguardo. Per carattere dò tutto me stesso a chi mi tratta in maniera decente, ma dedico tutto il mio lato stronzo a chi non mi rispetta. Non mi resta altro da fare che vedere ciò che manca nella direzione della “Hauptbahnhof” ed è così che osservo un particolare dipinto murale che attira la mia attenzione, il monumento dedicato al fisico e chimico Robert Wilhelm Bunsen, la St.Anna Kirche (situata in una posizione che ne impedisce qualsiasi foto di qualità), la Chiesa di San Filippo Neri e la Christuskirche.
Mi ricordo solo adesso di aver totalmente ignorato la Sinagoga, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro anche se la distanza da quest’ultimo punto non è notevole. Devo per forza andare a cercare la fermata del Flixbus momentaneamente spostata di qualche centinaio di metri causa lavori in corso nella zona della stazione. Arrivo con un sufficiente anticipo e salgo sul mezzo di trasporto che in circa tre ore mi porta all’aeroporto di Stoccarda dove tutto è cominciato ieri mattina. Ho circa un’oretta di tempo per poter andare in bagno e per poter acquistare la cena (che consumerò a bordo) al supermarket di mia conoscenza. E’ tutto pronto per il lunghissimo ritorno: altre sedici ore seduto, da affrontare però con la piena consapevolezza di aver visto un altro pezzo di Germania, di Europa e di Mondo che mancavano all’appello. Stavolta nessun controllo da parte della polizia e viaggio che scorre tranquillo tra musica e sonno. A Roma Tiburtina scendo alle 13:15 di lunedi, giusto in tempo per andare in ufficio per le 14:00 come previsto, avendo usufruito di una mattinata di permesso. E’ così conclusa anche quest’altra avventura.
Posso dire senza ombra di dubbio che le due località da me toccate in questo fine settimana sono entrambe da vedere. Da Stoccarda però c’è da aspettarsi qualcosa di meno rispetto alla media delle città tedesche importanti: è carina, ma niente a che fare con realtà che lasciano a bocca aperta. Heidelberg invece stupisce: la sua posizione a bordo fiume e sotto la collina del Philosophenweg già rende merito alla visita; il resto poi è una piacevole scoperta passo dopo passo. Quest’ultima, se si è in zona, è indubbiamente una località da non dimenticare.