Il titolo di questo post non è stato messo lì a caso. Quando si parla della destinazione mare in Grecia saltano subito fuori i nomi di Santorini, Mykonos, Skiathos e Rodi. Qualcuno più “ferrato” sull’argomento mette in mezzo al piatto Cefalonia, Corfù e Creta; molti di meno quelli che pensano ad altre realtà meno conosciute (Paros, Milos,Karpathos, Folegandros per fare degli esempi), ma non per questo di minore bellezza, quando programmano un viaggio da quelle parti. Quasi nessuno ci mette in mezzo la Grecia continentale, come se solo le isole potessero dare quel qualcosa in più che rende una vacanza positiva o addirittura perfetta. Chi crede questo, secondo me è in errore per due ragioni: in primo luogo perchè un paragone veritiero non è del tutto possibile trattandosi di luoghi completamente diversi: un’isola ha delle caratteristiche che la terraferma non può avere e viceversa, quindi la bontà di un giudizio è soggettiva e dipende da ciò che uno cerca da una destinazione; come seconda ragione ci mettiamo un “pizzico” di convinzione imposta a forza dai tour operators (per chi prenota in agenzia), dai media e chi più ne ha più ne metta. Siccome una o più aziende turistiche italiane hanno costruito in un determinato posto un loro villaggio, allora quella è senza dubbio la località migliore. Assolutamente no, dico io ! Anzi, per me è proprio tutto il contrario. Meno strutture altamente organizzate ci sono e più una terra mantiene il suo fascino e la sua autenticità. In questo racconto descrivo una piccola parte della terraferma greca che non ha niente da invidiare alle più blasonate isole della “caciara” estiva, cioè dove probabilmente non andrò mai.
Il solito e puntuale volo Ryanair mi porta all’aeroporto di Salonicco, nella Macedonia greca. Per stavolta ho deciso di non prendere una macchina a noleggio da una compagnia “classica” che ha il desk interno all’aerostazione perchè, nelle immediate vicinanze, ho trovato un’agenzia della Auto Union che in passato non mi ha mai dato particolari problemi. L’unica difficoltà da affrontare è che, dovendoti venire a prendere con la navetta per arrivare al loro indirizzo, lo fanno…appena gli è possibile; per questo è bene spendere un paio di telefonate al loro ufficio per non restare come dei fessi per chissà quanto. Ma, a parte questo, tutto estremamente tranquillo. Addirittura per due volte su due non mi hanno effettuato il blocco per la franchigia sulla carta di credito. Prendo possesso della macchina e parto: la destinazione finale dista circa 140 km, ovvero quasi un paio d’ore di viaggio con le strade che troverò.
Mi trovo in quella che prende il nome di Penisola Calcidica (Halkidiki, come la chiamano i locali); E’ composta da un corpo centrale e, alla fine di esso, da quelle che vengono definite “le tre dita”a causa della loro particolare forma. E’ proprio in quelle strisce di terra che si trova il mare più bello. Guardando la mappa da sinistra abbiamo Cassandra, Sithonia ed il Monte Athos. Iniziano tutte e tre dallostesso ambiente ma si sviluppano in modo decisamente diverso:
Cassandra è complessivamente molto bella ed è “il dito” turisticamente più organizzato dei tre. Proprio per questo motivo ho deciso di scartarlo a priori. Come dicevo, cerco sempre di evitare ciò che viene definito turistico poichè è sicuramente meno autentico e più pieno di gente. Tanto vale starsene sulla Riviera Adriatica a questo punto che di servizi ne offre di tutti i tipi.
Il Monte Athos ha una storia decisamente particolare ed è difficilmente accessibile per alcuni e addirittura inaccessibile per altri. Si tratta infatti di un territorio autonomo che ha un governo proprio gestito da un organismo chiamato “Sacra Comunità” e composto dai rappresentanti dei 20 monasteri atoniti che si trovano in quel territorio. Si tratta quindi di una comunità ecclesiastica sotto la sovranità del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Per poter visitare l’area, davvero di sicuro interesse, occorre un permesso speciale della validità di 4 giorni che può essere prorogato in loco per altri 2-3 giorni; le donne invece non hanno in nessun modo accesso all’area. Sembrerà ingiusto, ma non ci si può fare niente. Neanche le leggi europee ed il trattato di Schengen hanno potere all’interno di Monte Athos. L’unica possibilità che chi è interdetto ha di vedere in qualche modo il Monte Athos è partecipare ad una uscita in barca che costeggia il terzo dito della Penisola Caldicica mantenendosi sempre però ad una distanza ritenuta “di sicurezza”. Adesso le lettrici mi perdoneranno la battuta scontata, ma se io fossi una donna non ci terrei a visitare personalmente il Monte Athos, per quanto possa essere affascinante. Li ci vivono centinaia di monaci che probabilmente non vedono una donna da decenni; sinceramente non mi sentirei proprio sicura a mettere lì neanche un piede perchè saprei quando ci entro ma probabilmente non se e quando ne uscirei…
L’ultimo dito rimasto, Sithonia, è stato da me scelto per una settimana (la seconda di settembre) di relax, natura e mare. Il motivo è che questa parte è meno turistica di Cassandra e quindi “più selvaggia”, anche se non bisogna aspettarsi che questa parola venga presa completamente sul serio. Significa solo che ci sono molte spiagge non gestite da stabilimenti e bar, che la vita è molto più “free” e che la zona è meno curata, ma per questo non assolutamente trasandata. Dopo un attento studio su google Maps ho ritenuto opportuno prenotare uno dei tanti “Studios” della località di Sarti. E’ una cittadina di dimensioni medio/piccole in cui c’è davvero tutto ciò che serve: molte soluzioni economiche per dormire, supermarkets e negozi di ogni tipo, oltre ovviamente ai classici ristorantini e locali all’aperto dove sorseggiare un buon cocktail serale. La scelta è stata davvero ottima poichè non mi è mancato niente durante l’intero soggiorno; basta poi allontanarsi di qualche chilometro per trovarsi in spiagge deserte in mezzo alla natura.
Prendo possesso dello “studio” scelto (mini appartamento tipico in Grecia con camera da letto, bagno e cucinotto), disfo i bagagli e parto subito in quarta per capire dove mi trovo, cosa offre il posto e come muovermi quando avrei voluto qualcosa. Ci metto davvero poco ad orientarmi, anche perchè ciò che è più utile si trova in uno stretto ventaglio di tre vie e qualche loro traversa. Per chi non volesse spostarsi con la macchina, il mare c’è ed è praticabile anche a Sarti stessa, ma sapevo che era il meno bello di tutta la Penisola Calcidica e per questo l’ho solo visto durante le passeggiate dopo cena, ma non l’ho mai frequentato durante il giorno. In paese scopro anche un forno/pasticceria molto grande e fornito che mi avrebbe accompagnato per le colazioni dell’intero soggiorno. Dire che l’ho scoperto io è un parolone; la verità è che una anziana signora del posto (con tanto di abiti scuri e foulard in testa) mi ha visto vagare senza mèta per le vie del paese al mattino e, in greco strettissimo, mi ha detto dove si trova la pasticceria. Ovviamente non ho capito una parola di ciò che ha cercato di dirmi e me la sono cavata in calcio d’angolo solo perchè, parlando, ha anche indicato il posto con le mani. “Thank You” ho risposto stupidamente io, non pensando che non avrebbe capito. Di solito cerco sempre di imparare qualche parola base della lingua del posto che andrò a visitare perchè può essere utile. Quando si prova a parlare con qualcuno per chiedere un favore, delle indicazioni o altro, anche se il nostro interlocutore parla un inglese impeccabile, gli farà sicuramente piacere sentire un buongiorno, buonasera o un grazie nella sua lingua madre. Sorriderà e ti aiuterà più volentieri perchè apprezzerà lo sforzo fatto. Provare per credere. Raggiungo finalmente la pasticceria per fare colazione. La Grecia è famosa per le mega-porzioni a tavola. Ho letto e sentito parlare gente che dice cose di questo tipo: “ho speso per mangiare praticamente come in Italia”; certe volte è vero, ma occorre stare attenti a due particolari: il primo è che non si è fatto attenzione ai prezzi e non si è saputo scegliere il locale economico ma comunque di qualità; il secondo è che…magari un piatto potrà anche costare come in Italia, ma ciò che viene servito è talmente tanto da riuscire a saziare minimo due persone. Esempi ? Provate a prendere l’insalata: in Italia ha una quantità al massimo sufficiente mentre in Grecia arriva una ciotola pesantissima che ha all’interno una quantità abnorme di pomodori, olive, cetrioli e feta che personalmente non sono mai riuscito a finire (ma sono un caso a parte perchè non adoro le verdure); e il calamaro grigliato ? In Italia va praticamente a peso e ne portano una quantità prefissata mentre in Grecia ti servono quello che hanno pescato al mattino; è capitato diverse volte di veder arrivare un calamaro che usciva letteralmente dal piatto per quanto era enorme. E i gamberoni ? Da noi paghi uno sproposito e te ne portano tre mentre in Grecia ne arrivano dai 6 ai 10 pezzi. Tutto questo per dire che anche la pasticceria non si è smentita. Ovviamente non hanno i cornetti e questo è un dato di fatto. Quindi dopo aver chiesto un dolcetto tipo fagottino con ripieno di mele, mi è stato dato una specie di aggeggio grande quasi come una pochette da viaggio e stracolmo di una buonissima pseudo-marmellata. Quella porzione è sufficiente per colazione e pranzo messi insieme. “Ma in Grecia si spende come in Italia”…si si…come no…
Finito questo primo giro di ricognizione, prendo la macchina e mi dirigo verso la prima spiaggia che ho messo in conto di vedere: Kalamitsi. Arrivo e trovo subito posteggio. Si trova in una zona con pochissime case, due ristorantini, un mini market ed un fast food. Più avanti un campeggio completa “l’offerta commerciale”. Il panorama è fantastico, la gente è poca, fa un caldo accettabile e l’acqua del mare è a metà tra il verde ed il blu con fondale ben visibile grazie all’ottimo livello di pulizia.
Ci passo ovviamente l’intera giornata tra relax sotto al sole, bagni rinfrescanti a non finire, una buona lettura accompagnata da un riposino ed il pranzo al fast food con il Gyors di pollo per il quale vado letteralmente matto. Per chi se lo ricorda, come diceva Roberto Benigni nel “Piccolo Diavolo” riferendosi alla zuppa inglese (suo piatto preferito), mi permetto di modificare l’originale riferendomi a me stesso dicendo che “potrei mangiare tonnellate di Gyors di Pollo…”. Rientro poi a Sarti, mi faccio una bella doccia ed esco a cena. Mi interessa vedere e capire che tipo di giro c’è di sera in paese. E’ subito chiaro che non è una zona “dedicata” all’Italia. Infatti, i menu sono scritti in greco, inglese e tedesco, ma anche in serbo ed ungherese; della lingua italiana quasi nessuna traccia (qualcosina però c’è se uno la sa cercare) e di questo ho conferma anche dopo aver mangiato. Durante la prima passeggiata sento le persone parlare lingue di impossibile comprensione e capisco che devono essere i serbi e gli ungheresi per i quali sono stati approntati degli appositi menù. Sinceramente a me va bene così. Se avessi voluto una vacanza con tanti altri connazionali me ne sarei stato a casa o sarei andato a Mykonos. Torno allo “studio” e, ahimè, la connessione in camera non arriva neanche ad una tacca, ma non mi dò per vinto. Se fossi in un posto sperduto di qualche paese del terzo mondo avrei compreso in silenzio l’assenza di connessione e ci avrei messo una mano sopra, ma non in Grecia. Decido così di rimettermi costume e maglietta e scendo giù al piano terra; giro ricognitivo del perimetro ed occhi all’insù. “Eccolo!!! Ecco dove sta il router!!!” penso tra me e me perchè non voglio svegliare nessuno. Vedo un tavolino “comune” dedicato agli ospiti delle varie stanze ed una presa di corrente vuota nel moltiplicatore dal quale è alimentato il router stesso. Non ci penso su due volte e salgo a prendere il portatile: quella diventerà la mia personale postazione per tutti i fine serata della mia permanenze a Sarti. Con 5 tacche su 5 non si può non fare.
Il giorno successivo decido di scendere ancora più a sud e, dopo aver tagliato le montagne della parte centrale della Penisola Calcidica arrivo alla località di Porto Koufo; si tratta di una lingua di sabbia davvero bellissima e lunghissima. In giro non c’è praticamente nessuno ed il panorama naturale è indescrivibile in questa zona. Il verde dei tanti pini contrasta la trasparenza del mare e il brillìo della sabbia. La prassi è la solita: faccio foto a volontà di tutto ciò che l’obiettivo può inquadrare e poi piazzo il telo per il resto della giornata. Sapendo che lì avrei trovato ben poco mi ero attrezzato con il pranzo da Sarti, prima della partenza. Queste ferie sono arrivate dopo mesi di pesantissimo lavoro ed il mio obiettivo è solo quello di rilassarmi. Devo dire che non mi discosto molto dal mio programma iniziale. Difficilmente così vicino a casa ed a quei prezzi avrei potuto trovare maggiore pace e panorami mozzafiato. La serata “alla base” poi prosegue con un frappè greco sul lungomare di Sarti, con un po’ di spesa al Carrefour locale (anche se scritto con caratteri dell’alfabeto greco si riconosce l’inconfondibile marchio), cenetta leggera, passeggiata per digerire ed internet a non finire.
Terzo giorno dedicato ad una nuova zona. Stavolta non vado verso sud, ma verso nord. A qualche chilometro da Sarti c’è una spiaggia molto conosciuta da chi bazzica abitualmente questa parte di Grecia. Il nome internazionale è “Orange Beach” mentre quello reale è “Kavourotripes”. Ci arrivo dopo aver percorso su uno sterrato la parte finale della strada. Di parcheggio ce n’è a volontà, ma la cosa terribile è che l’intera spiaggia è occupata dai lettini/ombrelloni di un bar. Da queste parti questo genere di servizio non si paga. Non è come da noi che, se ti va bene, 2 lettini ed un ombrellone costano ujh minimo di 15 euro; qui ci si siede occupando ciò di cui si ha bisogno e poco dopo passa la cameriera del bar che chiede cosa si vuole da bere o da mangiare. Quindi, in parole povere, anche con una sola consumazione a testa si ha l’uso gratuito di lettini ed ombrellone per l’intera giornata. Comunque sia, non sono tipo da questo genere di cose perchè la sola idea di stare spalla contro spalla con chissà chi non mi aggrada; il mare io lo voglio libero (e possibilmente non affollato) perchè ho bisogno del mio spazio per godermi la giornata. I lidi attrezzati sono dei veri e propri “carnai” poichè la voglia di profitto dei gestori fa ridurre drasticamente la distanza tra una sedia sdraio e quella limitrofa. Però in quell’occasione ho dovuto fare un’eccezione: ho alzato la testa dalla spiaggia colmata dallo stabilimento ed ho trovato davanti ai miei occhi una piscina naturale.
Si, è proprio così: a Kavourotripes il mare ha il colore più bello di quello di una piscina. Una cosa davvero incredibile da non poter essere ignorata e da farmi anche, per un giorno, sopportare la vita del lido privato. Inutile dire che ho passato praticamente 6-7 ore in acqua sia per evitare il caos che nel frattempo si è creato sia anche per godere al massimo di quel paradiso. Nonostante questo decido di metterci una pietra sopra. Se avessi fatto dei bis nei giorni rimanenti, sicuramente non sarei più tornato qui. Un giorno basta ed avanza, per i miei gusti. Dopo il rientro a Sarti, serata tranquilla come le precedenti e poi nanna.
Quarto giorno: oggi si torna a sud. Stavolta mi spingo un pochino più avanti di Porto Koufo in una ridente e tranquillissima località che mi stregherà letteralmente: Toroni. Arrivo in zona; devo solo decidere dove parcheggiare per andare al mare. Davanti a me ci sono davvero chilometri di spiaggia splendida, un’intera distesa che lentamente si dirige verso il mare; numero di persone presenti in tutto quel tratto: non più di 20; mare bellissimo addirittura visto sin dalla macchina. Girando girando riesco anche qui a trovare quello che poi diventerà il “mio posto” in questa parte di mondo. Mi fermo in una posizione che più strategica non avrebbe potuto essere: davanti a me c’è la spiaggia e poi il mare, dietro di me c’è un mini-market pronto per ogni evenienza ed in una traversa alla mia destra ho scovato un fast-food che mi avrebbe saziato con Gyros di pollo a volontà a pranzo. Mi avvicino verso la riva (c’ero solo io…) e piazzo il telo finalmente dove stra-cavolo mi pare (ancora memore del lido privato del giorno prima); anche in questo caso alzo gli occhi e rimango totalmente di sasso. L’acqua è completamente ferma, nel senso che ” l’onda ” più alta si limita ad un lieve sbattimento sulla battigia quasi senza fare alcun rumore; è totalmente cristallina, nel senso che riesco a vedere il fondo fin dove l’occhio riesce a portarmi; entrandoci per il primo bagno sento che è anche fresca al punto giusto per stemperarmi dal sole che sta picchiando davvero forte. “Sono in Paradiso?” chiedo fra me e me, ancora incredulo di tanta bellezza.
Quella giornata è stata lunga quanto incredibile: ho abbandonato la spiaggia alle 19:00 circa proprio perchè non riuscivo ad andare via. Ma in tutte quelle ore ho avuto modo, tra un riposino ed un altro e tra un bagno ed un altro (ma anche fra un Gyros di pollo ed un altro…) di pensare al resto della vacanza ancora da godere: mancano 3 giorni da passare nella Penisola Calcidica, di cui l’ultimo composto da poche ore perchè sarebbe stato quella della partenza, con la stanza da lasciare, due ore circa di guida e con l’auto da restituire in tempo utile. Calcolo che le spiagge davvero belle da vedere (oltre a Klimataria della quale parlerò tra poco) sono rimaste nella zona di Nikiti e Vorvuorou, cioè molto a nord di Sarti. A venti minuti di macchina ho prima Kalamitsi e poi questa meraviglia a Toroni. Domanda: ma chi me lo fa fare di andare a fare altra strada ? Così la decisione è presa. Lo so benissimo che un ragionamento del genere non è da me perchè io tendo sempre a scoprire posti nuovi, ma in quel momento non mancavano solo 3 giorni di Grecia, ma anche e soprattutto 3 giorni al rientro traumatico in ufficio. Per cui ho voluto per una volta pensare a me stesso ed a quello che il mio fisico e la mia mente mi hanno chiesto in ginocchio quando ho deciso di prenotare lì. Morale della favola: il giorno successivo (il quinto) lo avrei passato alla nuova e mai vista “Klimataria”, ma poi gli ultimi due giorni li avrei trascorsi di nuovo a Toroni (il sesto ed ultimo intero) e Kalamitsi (il settimo prima di dover andar via). Torno allo “studio” di Sarti e faccio le stesse cose di tutte le altre sere, solo posticipate di un’ora causa la permanenza prolungata al mare.
Quinto giorno, come appena scritto, ad un’altra spiaggia meravigliosa: Klimataria. Arrivo senza molta difficoltà, come anche nelle altre località che sono tutte abbastanza segnalate. Qui vedo che ci sono bar con ombrelloni annessi, ma c’è tanto posto anche per starsene in santa pace col proprio telo ed è esattamente quello che faccio. Anche qui il mare ha un colore che definire spettacolare è riduttivo. C’è un po’ più di gente rispetto a Toroni, ma è niente rispetto a ciò che si trova in tutte le spiagge italiane. L’atmosfera che si respira è sempre più bella, giorno dopo giorno. Ora che ho visto le 5 spiagge che avevo messo nella lista scritta a casa (depennando all’ultimo momento Nikiti e Vorvourou) lo posso dire senza ombra di dubbio: questa parte di Grecia continentale non ha niente da invidiare alle isole clamorosamente famose e bazzicate dal turismo italiano. Per questo non finisco mai di ringraziare la mia “fame” di conoscenza riguardo ai viaggi. Il mondo è molto più di Roma, Parigi, Londra e Madrid. Il mondo è enorme. Quelli appena citati sono esempi che calzano a pennello quando si parla di destinazioni imperdibili, ma resto dell’idea che ci sia molto molto molto molto di più sul nostro variopinto pianeta e che vada esplorato il più possibile. Anche questa giornata passa nel relax più totale. Ho quasi finito le mie letture e mancano ancora due giorni. Se solo penso che a casa riesco ad aprire libri e riviste solo dopo mezzanotte (quando sono fortunato…perchè nella maggior parte delle giornate il tempo libero non è neanche sufficiente a prendere in mano un testo) mi viene un gran sorriso di soddisfazione: ho praticamente raggiunto il mio scopo. Mi alzo di nuovo dalla mia posizione supina e mi guardo prima davanti e poi intorno: il mare a Klimataria ed in tutta Sithonia è bellissimo; il panorama è stupendo e difficilmente eguagliabile in Europa, specialmente con un rapporto qualità/prezzo del genere. Arriva la sera e devo salutare anche questa spiaggia. Rientro a Sarti, solita prassi ed a letto quando cala la palpebra.
Mi sono fatto un altro giorno e mezzo di vacanza in luoghi gia descritti, per cui salto dritto alla conclusione. Vale a dire ai titoli di coda dopo aver rimesso piede in Italia. Capita a tutti (più o meno…) di sentire il bisogno di una settimana “slow” in cui fare ciò che più ci piace, però a ritmi decisamente più bassi rispetto alle corse che si fanno per visitare città caotiche o intere nazioni cambiando albergo ogni notte. In questi casi la Penisola Calcidica è perfetta. Un luogo estremamente tranquillo da vivere giorno dopo giorno e non minuto dopo minuto. In una settimana ho visto convivere persone di diverse nazionalità, come succede normalmente nei luoghi di villeggiatura; ma succede sempre anche che non si incroci mai una macchina della polizia ? Perchè questo è capitato veramente; nè per strada nè in paese. Niente di niente. Eppure la pace è regnata sovrana lo stesso. . Posso ammettere senza paura di essere smentito di aver trovato un altro paradiso low-cost. Perchè non dimentichiamoci che anche la nostra Sardegna è un paradiso, ma proviamo ad avvicinarci e vediamo se è low-cost…
Personalmente faccio il tifo per la Grecia continentale, una parte della nazione troppo spesso dimenticata in cui ci sono punti belli come quelli delle sue isole, famose nel mondo per il loro mare speciale.