Lecce (stupenda), Gallipoli e Nardò in un Week-end

di admin
Cattedrale Santa Maria Assunta + Campanile

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Ebbene si…siamo giunti all’ultima uscita del 2019. Anche quest’anno ripeto la tradizione iniziata 365 giorni fa che consiste nel visitare una piccola parte d’Italia nell’ultimo fine settimana di dicembre. Già oggi so che la stessa cosa non sarà fattibile nel 2020, ma non per colpa mia: il calendario dell’anno che è appena iniziato vedrà cadere di sabato la giornata di Santo Stefano negandomi tale possibilità. Ma la cosa non finisce qui: questa situazione andrà a cascata fino a tutto il 2022. Ciò significa che per poter riprendere l’andazzo se ne riparlerà addirittura a dicembre 2023, motivo in più per godermi l’occasione che ho davanti. Questa che sto per raccontare è la ventottesima uscita di un anno che considero buono dal punto di vista dei viaggi; non ha niente a che vedere con le quarantuno partenze del 2017 (il mio record personale difficilmente battibile per quanto mi riguarda), ma le volte nelle quali sono rimasto a casa l’ho fatto volutamente e non per impossibilità varie, quindi è stato tutto programmato come sempre. Spulciando Google Maps sono andato sul sicuro ed ho aspettato che uscissero buoni prezzi per la tratta Roma-Lecce e ritorno ed è stata Trenitalia ad aggiudicarsi la mia presenza a bordo, dato che i biglietti più economici li ho trovati per il treno e non per il pullman. Resto fedele alla mia filosofia che va sempre contro corrente: mi reco in Salento a ridosso di capodanno e non in piena estate come fanno tutti quanti. Ho due giorni pieni a disposizione e, conoscendo i miei ritmi, pianifico ben tre località da passare al setaccio: Gallipoli e Nardò piazzate nella giornata di sabato e la sola Lecce nella giornata di domenica. Adesso è tutto pronto, per cui vediamo cosa è successo…

Venerdi sera: Esco di casa con tutta la calma del mondo perchè il treno che mi porterà a Lecce è previsto per le 23:58; sarà l’ultimo che lascerà la stazione Termini prima del riposo notturno. Il solito tragitto in macchina fino alla metro Anagnina (a quest’ora servono veramente sei minuti di numero…magari fosse sempre così) e le classiche quindici fermate mi permettono di raggiungere il controllo biglietti. Qui si rinnova una delle più belle tradizioni italiane: fino all’ultimo minuto non si sà mai verso quale binario dirigersi. Questa è la situazione: mancano meno di venti minuti all’orario scritto sul ticket, non ci saranno altri convogli dopo il mio ed ancora non compare il numero del binario sul tabellone luminoso. Qualcuno mi vuole spiegare perchè se compro un viaggio all’estero con tre mesi di anticipo (esempio) so fin da subito da quale “platform” partirà mentre qui siamo messi in questo modo atroce??? Fortunatamente l’umore si rimette a posto quando vedo che la carrozza dove dovrò passare le prossime otto ore abbondanti è di quelle “moderne”, cioè con un unico open space; la numero due invece è di quelle che arrivano direttamente dalla guerra, cioè con i vecchi scompartimenti per sei persone che se li trovi pieni puoi dimenticarti di dormire. Anche in questo caso la domanda sorge spontanea; ma perchè quei residuati bellici non vengono fusi in fornace e riciclati? Felice per aver sapientemente prenotato un sedile che non ha nessuno di fronte, riesco a riposare allungando anche discretamente le gambe. Puntualissimi arriviamo alla stazione centrale di Lecce mentre fuori dal finestrino pioviggina. Conscio del fatto che di domenica non partono treni locali e che sono sostituiti da uno scarsissimo servizio di bus (poi ci si chiede perchè il sud non decolla quando questi sono i servizi offerti ad eventuali viaggiatori…) ho pianificato di spostarmi oggi e di vedere Lecce domani in tranquillità. Corro subito a comprare il biglietto per la prima destinazione, cioè Gallipoli. Alla macchinetta scopro che la compagnia che opera i trasporti da queste parti è una certa “Ferrovie del Sud Est”, ma quando mi informo e capisco che è controllata al 100% dalle Ferrovie dello Stato capisco in un attimo che si tratta dell’ennesima stupidaggine burocratica italiana. Il nuovo viaggio è previsto per le 8:40, ovvero a poco più di venti minuti da adesso. Sul tabellone luminoso vedo il mio treno, ma il binario non c’è ancora; la cosa clamorosa è che quando mancano sette minuti alla partenza la situazione non cambia. Ad un certo punto arriva un assistente con il giacchetto di Trenitalia che indica a voce (no Comment…) che i passeggeri diretti a Gallipoli devono andare alla banchina dei binari 5 e 6. Quindi il dubbio non è stato risolto, ma solo semplificato. Sembra un po’ come a “Chi vuol esser milionario” quando si sceglie l’aiuto del “50 e 50”. Sinceramente non ho mandato nessuna domanda di partecipazione, ma qualcuno deve avermi coattivamente iscritto al gioco, così mi reco dove indicato e aspetto la prossima mossa. Una volta lì resta il delirio: il binario cinque indica “Gagliano” come destinazione, così vado al binario sei che indica anch’esso “Gagliano”. Mancano tre minuti alla partenza quando mi si avvicina un altro tizio col giacchetto di Trenitalia e mi chiede dove sono diretto; gli rispondo e mi dice che devo salire sul treno di colore rosso. Sono incredulo, allibito e chi più ne ha più ne metta; ho due opzioni: fidarmi e vedere come va oppure perdere il treno e rovinare la giornata a seguire. Vado, ma mentre lo faccio incrocio le dita. A mia memoria non ricordo una cosa simile neanche durante i tours in paesi ritenuti poverissimi, ma la cosa non finisce qui: alla stazione di Zollino veniamo fatti scendere e smistati su altri convogli senza una ragione precisa, dato che l’applicazione delle ferrovie dà questa tratta come diretta. Il nuovo vagone è una cosa che più fatiscente non si potrebbe: brutto, vecchio, rugginoso, scassato e con sedili che hanno ospitato forse anche le chiappe di Galileo Galilei. Da qui in avanti non ci saranno più disagi o stranezze, per cui mi godo il percorso in santa pace. Arriviamo a destinazione con solo cinque minuti di ritardo ed è una cosa buona considerando tutto il caos che è accaduto. Esco su strada e finalmente posso dare il via al mio giro; ciò che non è positivo è il freddo che sento: la temperatura è molto bassa (troppo per la media invernale di questa parte d’Italia) e, come se non bastasse, è accompagnata da un vento forte, costante e gelido che rende la situazione molto complicata. Cerco di non farci troppo caso ed inizio dalla piazza presente tra le due carreggiate di Viale Giovanni Bovio che ospita il “Monumento ai Caduti”; di fronte vedo la bella “Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù”.

Monumento ai Caduti

Monumento ai Caduti

Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù

Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù

Svolto alla mia sinistra e mantengo il mio modo di fare di sempre: prima la periferia e poi il centro.  Sono diretto alla piccola “Chiesa della Madonna del Carmine” che raggiungo in pochi minuti per poi spostarmi sul lungomare, dal lato opposto; durante il percorso a piedi incrocio la “Parrocchia di San Lazzaro”. Una volta in zona trovo due fontane, entrambe non funzionanti: una ha al centro un delfino, mentre l’altra prende il nome di “Fontana del Pescatore”. Nonostante sia il 28 dicembre, il mare che ammiro durante la passeggiata ha degli scorci fantastici. Ecco l’obiettivo finale, ovvero la “Torre San Giovanni la Pedata”. Da qui inverto la marcia e torno indietro usando un minuto del mio tempo per osservare anche la “Chiesa del Buon Pastore”.

Chiesa della Madonna del Carmine

Chiesa della Madonna del Carmine

Fontana con Delfino

Fontana con Delfino

Fontana del Pescatore

Fontana del Pescatore

Mare di Gallipoli - scorcio 1

Mare di Gallipoli – scorcio 1

Mare di Gallipoli - scorcio 2

Mare di Gallipoli – scorcio 2

Torre di San Giovanni la Pedata

Torre di San Giovanni la Pedata

Chiesa del Buon Pastore

Chiesa del Buon Pastore

Rimanendo sul lungomare mi fermo in un punto panoramico dal quale si vede una parte della cittadina che si adagia sulla costa rocciosa; proseguendo entro nella zona del porto condita dalla presenza di molte imbarcazioni che sembrano adibite soprattutto alla pesca. Qui incontro la “Chiesa di Maria Santissima del Canneto” e la “Fontana Greca”. Nelle immediate vicinanze ecco il “Ponte Seicentesco” ed il famoso “Castello di Gallipoli” che fotografo.

Gallipoli adagiata sulla scogliera

Gallipoli adagiata sulla scogliera

Chiesa di Maria Santissima del Canneto

Chiesa di Maria Santissima del Canneto

Fontana Greca - fronte

Fontana Greca – fronte

Fontana Greca - retro

Fontana Greca – retro

Ponte Seicentesco

Ponte Seicentesco

Castello di Gallipoli - 1

Castello di Gallipoli – 1

Castello di Gallipoli - 2

Castello di Gallipoli – 2

Attraverso il ponte e vado verso destra lungo il perimetro del centro storico; in questo preciso momento tira un vento talmente forte e freddo che mi sembra di non essere in Puglia sul Mar Ionio, ma in Galizia sull’Oceano Atlantico come successo esattamente un mese fa a La Coruna. Il primo punto di interesse segnato sulla mappa è la “Chiesa Rettoria Oratorio di San Francesco di Paola”: un nome lunghissimo per qualcosa di molto semplice. Cammino sul Bastione di San Giorgio e, quando lo supero, ho un affaccio meraviglioso sulla Spiaggia della Purità: è bella anche adesso, per cui in estate supererà se stessa; da qui il panorama è degno di nota.

Gallipoli affacciata sulla Spiaggia della Purità

Gallipoli affacciata sulla Spiaggia della Purità

Spiaggia della Purità

Spiaggia della Purità

La “Chiesa Rettoria di Santa Maria della Purità” è il prossimo step del mio tour; dopo di lei entro nel fitto dedalo di stradine che compongono la parte antica di questa località. Il colore dominante è il bianco, punteggiato qua e là da altre tonalità. Purtroppo in questo periodo i Frantoi ipogei sono chiusi e mi perdo una caratteristica importante di Gallipoli; avrei voluto visitare quello del Vicerè, forse il più particolare, ma non ci riesco. Nella stessa zona c’è il “Museo Civico Emanuele Barba”. E’ la volta prima della “Chiesa di Santa Teresa” e poi della bellissima “Basilica Cattedrale di Sant’Agata” che, oltre a tanti pregi, ha un difetto: lo spazio a mia disposizione non è sufficiente per poterla immortalare tutta insieme. Per tale motivo pubblico tre foto: una della facciata, una del campanile e l’ultima è una specie di mostruosità di mia creazione, ovvero un bieco tentativo (finito pure in malo modo…) di fotomontaggio; purtroppo non conosco niente di tali tecniche ed opero solo col caro e vecchio Paint. Entro all’interno dell’edificio religioso e ci trovo un matrimonio in corso di svolgimento; spero che quei due abbiano più fortuna di quella che ho avuto io.

Chiesa Rettoria di Santa Maria della Purità

Chiesa Rettoria di Santa Maria della Purità

Uno dei tanti vicoli di Gallipoli

Uno dei tanti vicoli di Gallipoli

Basilica Cattedrale di Sant'Agata - facciata

Basilica Cattedrale di Sant’Agata – facciata

Basilica Cattedrale di Sant'Agata - campanile

Basilica Cattedrale di Sant’Agata – campanile

Basilica Cattedrale di Sant'Agata - montaggio amatoriale

Basilica Cattedrale di Sant’Agata – montaggio amatoriale

La medesima struttura ospita anche il “Museo Diocesano” mentre nella stretta Via Garibaldi si trova l’omonimo Teatro che stavolta non è fotografabile neanche con un magheggio come quello di poco fa. Arrivo fino alla fine di Via Antonietta de Pace e mi ritrovo davanti all’ingresso del Castello, ovviamente a pagamento. Ho letto che ciò che c’è da vedere all’interno non vale il prezzo del biglietto, per cui lascio perdere e proseguo la passeggiata lungo la parte opposta del perimetro del centro storico, cioè l’ultima che ancora mi manca. Colgo l’occasione per scattare una bella foto del porticciolo e poi vado. Durante il percorso trovo tre postazioni dove sono stati piazzati altrettanti pupazzi di cartapesta; intorno a loro ci sono dei ragazzetti che chiedono a tutti (passanti ed automobilisti in coda) delle offerte. Ci metto poco a documentarmi e scopro che si tratta di una tradizione locale: i fantocci sono detti “Pupi” e sarà dato loro fuoco durante la notte di capodanno. Non ho ben capito che fine faranno queste fantomatiche “offerte”: potrebbero andare come rimborso spese a chi ha realizzato tali opere (e fin qui va bene), ma potrebbero anche finire nelle tasche di quei giovani ed essere usate per comprare chissà cosa, per cui nel dubbio meglio lasciar perdere. Tornando ai punti di interesse, in sequenza vedo la “Chiesa di San Domenico al Rosario” e la “Chiesa Rettoria Oratorio del Santissimo Crocifisso” ubicate una accanto all’altra; poi, a poco distanza, la “Chiesa Santa Maria degli Angeli” e la “Chiesa di San Francesco d’Assisi”.

Porticciolo di Gallipoli visto dal Castello

Porticciolo di Gallipoli visto dal Castello

San Domenico al Rosario +Santissimo Crocifisso

San Domenico al Rosario +Santissimo Crocifisso

Chiesa Santa Maria degli Angeli

Chiesa Santa Maria degli Angeli

Chiesa di San Francesco d'Assisi

Chiesa di San Francesco d’Assisi

Lato mare posso osservare in lontananza un pezzo distaccato di Gallipoli, ovvero l’Isola di Sant’Andrea che ospita un famoso faro. Essendo area protetta non ci si può andare in nessun momento dell’anno (quindi stavolta la scelta della bassissima stagione non mi penalizza); l’unica cosa in più che si può fare in estate è partecipare ad un tour in barca che la circumnaviga e permette di immergersi nella acque che la circondano. Prima di infilarmi di nuovo nei vicoli dò un’occhiata alla Spiaggia della Purità anche dal lato opposto rispetto al precedente. La coloratissima “Chiesa dell’Immacolata Concezione” è l’ultima cosa nuova che osservo prima di ripercorrere il Ponte Seicentesco che mi rispedisce nella zona moderna; qui incrocio il “Teatro Tito Schipa”, poi più nulla tranne negozi chiusi, normale vita quotidiana e vento gelido a non finire.

Chiesa dell'Immacolata Concezione

Chiesa dell’Immacolata Concezione

Teatro Tito Schipa

Teatro Tito Schipa

Appena ho davanti il Monumento ai Caduti capisco di essere tornato in zona stazione, per cui mi dirigo li ed acquisto il biglietto per la prossima destinazione alla macchinetta automatica. Il treno è arrivato da Lecce da pochissimo ed è pronto a ripartire tra qualche minuto, per cui entro nel vagone e mi trovo un posto. La tratta che mi condurrà nella vicina Nardò dura circa una mezz’oretta e scorre via veloce; durante questo breve periodo assisto alla classica scena dell’extracomunitario che viene fatto scendere perchè sprovvisto del titolo di viaggio. Scendo dove devo e mi trovo di fronte all’ennesima anomalia: mi trovo a “Nardò Centrale”…solo che il paese dista oltre due kilometri da qui. Questa cosuccia da niente complica un pochino la situazione perchè ho circa due ore e mezzo scarse per effettuare tutto il mio giro ed almeno venticinque minuti a tratta se ne andranno per andare e tornare dalla stazione. Non ho tempo per perdermi d’animo, per cui metto subito in moto le gambe e vado. La “Chiesa di Santa Maria degli Angeli” è un edificio religioso di moderna concezione, per cui senza infamia e senza lode. La zona centrale si apre poche centinaia di metri dopo, cioè quando ho davanti la “Fontana di Piazza Castello” che è al centro di una rotonda stradale. Vado a sinistra perchè voglio osservare la “Parrocchia San Francesco da Paola”, ma torno subito indietro perchè tutto il resto che seguirà si trova in un’altra direzione. Il Castello di Nardò, oggi sede di una parte del Municipio, è degno di nota come l’adiacente “Villa Comunale”, il giardino del maniero colmo di bella vegetazione ed ornato da un gazebo.

Fontana di Piazza Castello

Fontana di Piazza Castello

Parrocchia San Francesco da Paola

Parrocchia San Francesco da Paola

Castello di Nardò

Castello di Nardò

Purtroppo, come si può vedere dalle immagini appena pubblicate, oltre al freddo pungente ed al vento incessante, anche l’esposizione dei monumenti al sole non è delle migliori. Da qui in poi, come per la vicina Gallipoli, prende il via il dedalo di vicoli che compongono il centro storico; mi aspetta la “Chiesa di San Giuseppe” che assume ancora più valore grazie al contesto in cui si trova: la piazzetta sulla quale affaccia ne esalta le qualità. La “Chiesa di Santa Maria della Purità” però rimette le cose in pari perchè è ubicata in un punto disgraziato per le foto. Segue poi la bella “Chiesa di San Domenico” che fa da apripista alla vicina Piazza Antonio Salandra, luogo quasi tutto da immortalare.

Chiesa di San Giuseppe

Chiesa di San Giuseppe

Chiesa di Santa Maria della Purità

Chiesa di Santa Maria della Purità

Chiesa di San Domenico

Chiesa di San Domenico

Tutto il contesto è decisamente carino, ma da qualcosa dovrò pur cominciare…per cui lo faccio con la “Fontana del Toro” seguita dal “Palazzo di Città”; al centro della Piazza spicca la “Guglia dell’Immacolata” che ha alle spalle la “Chiesa di San Trifone”. Conclude il tutto l’edificio detto “il Sedile”, oggi semicoperto da un palco che è pronto ad accogliere la festa di capodanno (partendo in questo periodo ero già preparato a certe cose, per cui non me la prendo più di tanto). Anche se per me non è particolarmente bello, rappresenta una testimonianza non da poco: è l’unica costruzione della piazza rimasta in piedi dopo un violento sisma avvenuto il 20 febbraio 1743 che, per forza di cose, cambiò faccia all’intero contesto.

Fontana del Toro

Fontana del Toro

Palazzo di Città

Palazzo di Città

Guglia dell'Immacolata

Guglia dell’Immacolata

Chiesa di San Trifone

Chiesa di San Trifone

Prendo ora Via Duomo e ci metto un attimo ad ammirare la bella “Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta”; a brevissima distanza e sull’altro lato della strada noto l’ingresso per il “Museo Diocesano”. Proseguo su Corso Garibaldi e vedo in sequenza la “Chiesa dell’Immacolata” e la “Chiesa del Carmine”, quest’ultima difficilissima da fotografare a causa dei troppi alberi che ne coprono la facciata…ma io ci provo lo stesso. Sempre in questa direzione ci sarebbe da vedere anche la “Chiesa di San Gerardo Maiella” ma per motivi di tempo devo soprassedere.

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta

Museo Diocesano - ingresso

Museo Diocesano – ingresso

Chiesa dell'Immacolata

Chiesa dell’Immacolata

Chiesa del Carmine

Chiesa del Carmine

Torno indietro e cerco di scovare gli altri punti segnati sulla mia mappa; i primi due sono attaccati l’uno con l’altro: mi riferisco al “Museo della Preistoria” ed alla “Chiesa di Sant’Antonio da Padova”. Seguono poi la “Chiesa di Santa Maria del Carmine” ed il tanto decantato “Chiostro dei Carmelitani” che a me, sinceramente, non fa impazzire. Chiude l’area il “Teatro Comunale”.

Chiesa di Sant'Antonio da Padova

Chiesa di Sant’Antonio da Padova

Chiesa di Santa Maria del Carmine

Chiesa di Santa Maria del Carmine

Teatro Comunale di Nardò

Teatro Comunale di Nardò

Il sole è ormai calato del tutto, ma qualcos’altro da vedere ce l’ho. Al centro di un incrocio stradale c’è il “Tempietto dell’Osanna”; poi, ben più lontane, trovo la “Chiesa del Sacro Cuore” e la “Chiesa dei Santi Cosimo e Damiano” che affaccia su un parchetto. Non manco di portare nel mio album dei ricordi  un paio di decorazioni natalizie che sono sempre piacevoli (quando non danneggiano la vista di monumenti e palazzi ovviamente…)

Tempietto dell'Osanna

Tempietto dell’Osanna

Chiesa del Sacro Cuore

Chiesa del Sacro Cuore

Chiesa dei Santi Cosimo e Damiano

Chiesa dei Santi Cosimo e Damiano

Il Natale a Nardò - 1

Il Natale a Nardò – 1

Il Natale a Nardò - 2

Il Natale a Nardò – 2

Anche per questa località è ormai tutto; guardo il navigatore per capire quanto tempo impiegherò da qui a raggiungere “Nardò centrale” già sapendo che sono molto lontano: il tempo stimato è di quaranta minuti, per cui non posso fare altro che mettermi in marcia. Prima di farlo voglio verificare una cosa: probabilmente è un’allucinazione, ma mi è sembrato di vedere a pochi passi il classico segno di una stazione sul Google Maps. Allargo l’immagine ed è proprio così! Si chiama “Nardò Città” e sarà a non più di 500 metri dalla mia attuale posizione. Verifico sul sito delle Ferrovie del Sud Est se può essermi utile ed ho una risposta positiva: alle 17:31 passerà un treno che mi porterà a Nardò Centrale in cinque minuti; lì poi dovrò scendere ed attendere un nuovo convoglio in direzione di Lecce previsto alle 18:02. Ammetto che questa soluzione toglierebbe più di tre kilometri di fatica alle mie gambe per oggi e quindi sono contento. Appena raggiungo l’obiettivo, la situazione è spettrale: l’intero edificio che funge da stazioncina è chiuso in ogni suo ingresso; al binario si accede da un cancellino laterale posto alla mia sinistra. Entro e sono solo come un cane, accompagnato soltanto dalla luce dei fari e dalla macchinetta per i biglietti; il fatto che sia funzionante significa che la fermata è attiva e non soppressa. Acquisto ciò che devo ed aspetto fiducioso. Di lì a pochi minuti arriveranno altre persone, tra le quali un perugino molto estroverso (forse grazie alla birra che si sta scolando) che attacca bottone fino a quando, una volta a Nardò Centrale, prendiamo strade opposte. A Lecce ci arrivo alle 19:08 e ad attendermi c’è il proprietario del B&B prenotato per stanotte; si è offerto di venirmi a prendere perchè alle 20:00 avrà un impegno e così facendo avrebbe risparmiato tempo. Tolto questo problemino mi dedico a cercare la cena per stasera ed acquisto le solite pietanze presso il Market “Forza Lecce” nel quale i dipendenti (tutti giovani) indossano indumenti sportivi coi colori della squadra della loro città, quest’anno tornata in serie A dopo anni di assenza culminata anche con la discesa (e la permanenza) nella terza serie italiana. Devo ripetere ancora una volta che fa un freddo boia? Credo che non ce ne sia bisogno; è quindi scontato che mi rifugio in camera dove mangio e mi metto a giocare al mio fedele calcio manageriale prima di addormentarmi.

Domenica mattina:  la sveglia è comoda, verso le 8:30. Mi prendo giusto il tempo per una doccia bollente abbastanza lunga perchè le previsioni meteo per oggi danno cielo più sereno rispetto ai nuvoloni presenti ieri, ma con più vento pungente. Non mi sarei mai immaginato di trovare il caldo, però neanche queste temperature tanto rigide. Lascio la chiave all’interno del B&B come stabilito e chiudo il portone dopo il mio passaggio quando sono quasi le 9:30. La mia prassi mi dice di iniziare con la periferia e così faccio anche stavolta; dopo dieci passi di numero trovo il primo punto di interesse: la “Chiesa di Santa Maria dell’Idria”. Una buona passeggiata lungo Viale dell’Università mi conduce davanti all’Obelisco e l’immagine che prendo è stupenda grazie alla luce presente.

Chiesa di Santa Maria dell'Idria

Chiesa di Santa Maria dell’Idria

Obelisco di Lecce

Obelisco di Lecce

Proseguo trovando il “MUSA” (Museo Storico-Archeologico dell’Università di Lecce) e poi l’ingresso del Cimitero locale che ritengo da non sottovalutare. Mi sposto poi nel “Parco di Belloluogo”, un’area verde aperta nel 2012 dove chiunque può usufruire gratuitamente degli spazi per svariate attività che vanno dalle semplici passeggiate al jogging passando per un sano relax. Il suo nome deriva dalla “Torre di Belloluogo” che fu residenza della regina Maria d’Enghien. Oltre a questo non c’è molto altro, se non un esempio del “Pajaru”, una specie di trullo salentino eretto con la tecnica del muro a secco, tipica di queste parti e da me molto apprezzata.

Il MUSA di Lecce

Il MUSA di Lecce

Cimitero di Lecce - ingresso

Cimitero di Lecce – ingresso

Torre di Belloluogo

Torre di Belloluogo

Esempio di Pajaru

Esempio di Pajaru

Esco dal parco e mi dirigo verso la “Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Porta” seguita dalla “Parrocchia di San Pio X°”. Da qui torno su Viale dell’Università e dò il via a quello che col senno di poi sarà un giro meraviglioso che mi porterà a scoprire centimetro dopo centimetro una dei migliori centri storici d’Italia e non solo. Vi accedo passando attraverso “Porta Rudiae” e la successiva sorpresa non è delle più gradite perchè la “Chiesa di San Giovanni Battista” è oggetto di lavori in corso.

Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Porta

Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Porta

Parrocchia di San Pio X°

Parrocchia di San Pio X°

Porta Rudiae

Porta Rudiae

Le persone comuni proseguirebbero la passeggiata seguendo “Via Giuseppe Libertini”, ma io non faccio parte di tale categoria; prendo un vicolo sulla destra e punto dritto verso la “Chiesa del Carmine” che trovo agevolmente. Peccato che davanti ci sia un parcheggio che rovina parzialmente la visuale. Il prossimo passo è il magnifico edificio che prendeva il nome di “Ex Convitto Palmieri”, oggi Nuova Biblioteca Bernardini a seguito di un restauro; affaccia sulla “Piazzetta Giosuè Carducci” che ospita la statua del sommo poeta.

Chiesa del Carmine

Chiesa del Carmine

Ex Convitto Palmieri

Ex Convitto Palmieri

Statua di Giosuè Carducci

Statua di Giosuè Carducci

Mi sposto poco più avanti ed ecco apparire la piccola “Chiesa della Madre di Dio”; successivamente esco per pochissimi minuti dalla zona antica per vedere prima il “Monumento ai Caduti” ubicato in Piazza d’Italia e poi “Porta San Biagio”. Il “Museo Faggiano” è ospitato da un palazzo senza infamia e senza lode, cosa che non posso dire per la “Chiesa di San Matteo” che sono costretto ad immortalare da una viuzza antistante perchè lo spazio a disposizione è davvero poco, ma il gioco vale totalmente la candela.

Chiesa della Madre di Dio

Chiesa della Madre di Dio

Monumento ai Caduti

Monumento ai Caduti

Porta San Biagio

Porta San Biagio

Chiesa di San Matteo

Chiesa di San Matteo

Imbocco Via del Palazzo dei Conti di Lecce e prendo poi la seconda strada a destra che mi porta di fronte al “Teatro Romano”. Dopo aver dedicato il tempo necessario a questo punto di interesse torno indietro e proseguo il giro. Stavolta gli obiettivi sono due, uno di fronte all’altro: sto parlando del “Monumento a Vittorio Emanuele II°” e della “Chiesa di Santa Chiara”. Su Via degli Ammirati, che inizia proprio accanto all’edificio religioso, incontro il “MUST” (Museo Storico della Città di Lecce) e la “Statua per Fanfulla da Lodi” (la foto che segue è stata presa di sera perchè al momento del mio primo passaggio ho più di un problema di luce). Da qui a Piazza del Duomo il passo è breve e gli occhi non sanno più dove guardare: la “Cattedrale Santa Maria Assunta” ed il suo Campanile (sono due corpi distinti), l’Episcopio (residenza dell’arcivescovo) ed il “Palazzo del Seminario” (al suo interno c’è il Museo Diocesano d’arte Sacra) sono elementi uno  più bello degli altri.

Teatro Romano - 1

Teatro Romano – 1

Teatro Romano - 2

Teatro Romano – 2

Monumento a Vittorio Emanuele II°

Monumento a Vittorio Emanuele II°

Statua per Fanfulla da Lodi

Statua per Fanfulla da Lodi

All'Ingresso di Piazza del Duomo

All’Ingresso di Piazza del Duomo

Campanile della Cattedrale

Campanile della Cattedrale

Cattedrale Santa Maria Assunta

Cattedrale Santa Maria Assunta

Cattedrale Santa Maria Assunta + Campanile

Cattedrale Santa Maria Assunta + Campanile

Episcopio

Episcopio

Palazzo del Seminario

Palazzo del Seminario

Esco dalla Piazza e vado avanti fino a raggiungere la vicina “Chiesa di Santa Teresa”, purtroppo poco fotogenica. E’ mezzogiorno e comincio a fare una serie di ragionamenti tra me e me: in giro c’è una marea di gente al punto da trovare difficoltà a scattare istantanee senza includere al loro interno chissà quante teste ed inoltre anche soltanto camminare è complicato per il continuo zig-zag che mi tocca fare; oltre a questo sento il vento ed il conseguente freddo che mi sono entrati nelle ossa. Quando penso che al sud si pranza tardi rispetto alla media nazionale e che andando adesso non avrei trovato nessuno che potesse rallentare il servizio ai tavoli non ci metto molto a fare uno più uno ed a capire che la cosa migliore da fare è occupare il tempo andando a mangiare qualcosa. Imposto sul navigatore il nome di un ristorante giapponese di quelli che piacciono a me (rigorosamente “all you can eat” ed a prezzo stracciato) che ho sapientemente trovato durante la programmazione del viaggio e lo raggiungo in circa quindici minuti. Quando entro noto che la mia previsione è stata più che vera: c’è solo una famigliola di tre persone intenta a pranzare ed una tavolata composta dal personale del locale che sta finendo il pasto proprio adesso; non manco di mostrarmi stupito visto che l’orario di apertura di questo locale stampato dappertutto è alle 11:00 del mattino. La cosa buffa è che tutti mi guardano come se fossi un alieno e mi chiedono addirittura di cosa ho bisogno. Gli rispondo che vorrei mangiare (sempre se possibile) visto che mi trovo in un ristorante. Mi viene detto di si dopo dieci secondi di imbarazzante silenzio, accompagnato dalla richiesta di lasciare il tavolo alle 13:30. Per me non c’è nessun problema, dato che se me ne daranno la possibilità me ne andrò molto prima perchè ho ben altro da fare che passare ore ed ore seduto. Dopo il siparietto passo alle ordinazioni e scopro che i pezzi qui sono molto più piccoli rispetto a quelli serviti a Roma, per cui seguono un secondo ed un terzo giro, tanto per gradire. Nel frattempo arrivano le telefonate dei clienti che vogliono prenotare e capisco che arriveranno quasi tutti tra le 13:45 e le 14:00. Ma porca miseria…se questo posto chiuderà alle 15:00 (lo leggo sul menù), la cucina probabilmente non prenderà più ordinazioni dopo le 14:30; che senso ha arrivare alle 14:00 e dover fare tutto di corsa? Le abitudini vanno sempre rispettate, ma se le condizioni offerte sono altre occorrerebbe abituarsi, o dico male? Alla fine mi alzo alle 13:00 con la pancia neanche troppo piena, ma di fare un quarto ordine mi vergogno e così soprassiedo. Torno all’aria aperta ed a prendere tutto il freddo possibile nonostante questa sia l’ora più calda della giornata e ricomincio il mio tour proprio da qui. Esattamente vado a vedere la “Chiesa Parrocchiale San Lazzaro” e la “Torre del Parco” (oggi adibita a resort/location per eventi e celebrazioni varie, cosa confermata dalla presenza del via-vai dei soliti damerini).

Chiesa di Santa Teresa

Chiesa di Santa Teresa

Chiesa Parrocchiale San Lazzaro

Chiesa Parrocchiale San Lazzaro

Torre del Parco

Torre del Parco

Torno indietro ed arrivo in Piazza Mazzini; qui mi attendono alcune bancarelle che sperano di fare affari durante le festività natalizie (alcuni dei gestori sono i soliti peruviani che vendono i loro classici maglioni con figure iper-particolari) ed una enorme fontana. Una nuova passeggiata mi conduce dinanzi alla “Chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio”.

Fontana di Piazza Mazzini

Fontana di Piazza Mazzini

Chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio

Chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio

E’ ora la volta di visitare la “Villa Comunale”, conosciuta anche col nome di Giardini Pubblici Giuseppe Garibaldi; la prima cosa che si nota facendo l’ingresso nell’area verde recintata è la maniera perfetta con la quale questo posto viene curato. Un bel gazebo a forma di tempietto si trova al centro, accompagnato da diverse statue di personaggi storici ed ovviamente la più grande è quella dedicata a colui che dà il nome al parco. Una fontana a zampillo ed un bel gattone dal pelo chiaro e lungo che non manco di accarezzare (probabilmente è il boss qui ed è meglio tenerselo buono) completano l’offerta.

Gazebo della Villa Comunale

Gazebo della Villa Comunale

Statua per Giuseppe Garibaldi

Statua per Giuseppe Garibaldi

Fontana a Zampillo della Villa Comunale

Fontana a Zampillo della Villa Comunale

Esco anche da qui e torno nelle vie più centrali: anche stavolta ci ho preso in pieno perchè davanti al “Teatro Apollo” non c’è anima viva! Infatti sono tutti a mangiare mentre io ho già dato da tempo. Ora sì che posso riprendere da dove avevo lasciato senza particolari intoppi. Mi sposto di fronte alla “Statua di Giuseppe Libertini” ospitata dall’omonima piazza e poi entro e seguo il percorso che attraversa tutto il “Castello di Carlo V°” non senza più di un pizzico di delusione: l’intera struttura è accerchiata da mura che non fanno intravedere altro, ma la cosa è normale perchè l’edificio è stato eretto prevalentemente con funzioni difensive; dentro non mi sembra nulla di speciale…ma magari mi sono perso qualcosa. E’ oggi usato come centro per ospitare esposizioni ed attività culturali. Esco dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale sono entrato e percorro una parte del perimetro per ammirare la bella “Fontana dell’Armonia”.

Teatro Apollo

Teatro Apollo

Statua di Giuseppe Libertini

Statua di Giuseppe Libertini

Fontana dell'Armonia

Fontana dell’Armonia

Il cuore di Lecce mi aspetta a poche decine di metri di distanza; non me lo faccio certo ripetere due volte e mi incammino.Sono nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, punto di ritrovo preferito dagli abitanti di questa bellissima città. Prima però ho modo di osservare la “Chiesa di Santa Maria della Grazia” e “l’Anfiteatro Romano” (Interamente scavato nella roccia ed in grado di contenere fino a 25.000 spettatori). La Piazza, se proprio bisogna guardare il capello, non ha mirabolanti punti di interesse: tutto si riassume nella “Colonna di Sant’Oronzo” (oggi totalmente coperta dalle impalcature dei lavori di ristrutturazione), nella piccola “Chiesa di San Marco” (idem come sopra), nel “Palazzo del Sedile” e con “l’Orologio delle Meraviglie”…poi più nulla. Al momento ci sono alcune bancarelle natalizie (poche, per la verità) e delle installazioni luminose che sicuramente apprezzerò più tardi, quando calerà il sole.

Chiesa di Santa Maria della Grazia

Chiesa di Santa Maria della Grazia

Anfiteatro Romano - 1

Anfiteatro Romano – 1

Anfiteatro Romano - 2

Anfiteatro Romano – 2

Palazzo del Sedile

Palazzo del Sedile

Orologio delle Meraviglie

Orologio delle Meraviglie

La città non è ancora terminata e manca ancora un po’ per dire la parola fine, per cui continuo il mio personale tour vedendo la “Chiesa di Santa Irene”. Più avanti, una di fronte all’altro, ecco la “Chiesa del Gesù” ed il “Monumento a Sigismondo Castromediano”. A seguire incontro il piccolo “Museo Ebraico” a due passi di numero dalla “Basilica di Santa Croce” e dal bel “Palazzo Celestini”, adiacente all’edificio religioso. Cambio ancora zona fino a raggiungere nell’ordine la piccola “Chiesa di San Niccolò dei Greci”, la “Chiesa di Sant’Angelo” (difficilmente fotografabile causa posizione poco felice) e la “Chiesa di San Giovanni Evangelista” che è oggetto di lavori in corso.

Chiesa di Santa Irene

Chiesa di Santa Irene

Parrocchia del Gesù

Parrocchia del Gesù

Monumento a Sigismondo Castromediano

Monumento a Sigismondo Castromediano

Basilica di Santa Croce - facciata

Basilica di Santa Croce – facciata

Basilica di Santa Croce - un dettaglio

Basilica di Santa Croce – un dettaglio

Palazzo Celestini

Palazzo Celestini

Chiesa di San Niccolò dei Greci

Chiesa di San Niccolò dei Greci

Chiesa di Sant'Angelo

Chiesa di Sant’Angelo

Il prossimo obiettivo è la “Chiesa di Santa Maria della Provvidenza”, seguita dalla particolare “Chiesa di Santa Maria della Porta”.  In via Idomeneo trovo la “Chiesa di Santa Maria della Nova” mentre tornando su Via Giuseppe Palmieri incontro il “Teatro Paisiello” e la “Chiesa di Santa Maria della Pace”. Dopo questo esco dal centro storico passando da “Porta Napoli” e mi trovo nella zona dell’Obelisco.

Chiesa di Santa Maria della Provvidenza

Chiesa di Santa Maria della Provvidenza

Chiesa di Santa Maria della Porta

Chiesa di Santa Maria della Porta

Chiesa di Santa Maria della Nova

Chiesa di Santa Maria della Nova

Chiesa di Santa Maria della Pace

Chiesa di Santa Maria della Pace

Porta Napoli

Porta Napoli

Guardo l’orologio e vedo che ho ancora molto tempo a disposizione, e la cosa è dimostrata dalla bella luce che si vede nell’ultima foto pubblicata. Ho quindi la possibilità di andare ancora più in periferia e nonostante il freddo ed i chilometri già percorsi tra ieri ed oggi non mi tiro indietro. Inizio osservando le “Mura Urbiche” ma devo farlo solo esternamente; ci sarebbe infatti la possibilità di effettuare una percorso sopra di esse, ma quando arrivo in loco e scopro che l’attività è gestita dal FAI capisco che ci dovrò rinunciare. Questa organizzazione è assolutamente da lodare perchè salvaguarda una marea di pezzi di storia italiana che senza di essa sarebbero morti e sepolti, ma non ho mai capito perchè durante i mesi invernali lascia chiusi i siti che tento di visitare; mi viene in mente una precedente esperienza a Matera dove trovai tutto aperto ai turisti tranne un sito gestito proprio dal FAI. Forse un giorno capirò il motivo o i motivi che spingono questi signori a comportarsi in questo modo. Ho modo di vedere “l’ex Convento degli Agostiniani” dall’altro lato della carreggiata, mentre sono meno fortunato con la “Chiesa di Santa Maria degli Angeli”, la cui facciata si trova a due centimetri di distanza da dei lavori in corso, quindi foto impossibile. Mi sposto fino alla “Chiesa di Santa Rosa” prima di cambiare totalmente area.

Ex Convento degli Agostiniani

Ex Convento degli Agostiniani

Chiesa di Santa Rosa

Chiesa di Santa Rosa

Da qui inizio una lunga passeggiata che mi permette di osservare quartieri meno storici e più vissuti, ma non è questo che fondamentalmente mi interessa. Percorro una buona parte di Viale Giovanni Paolo II° e svolto a destra in un agglomerato urbano che a prima vista definirei popolare, ma non sapendolo non voglio azzardare delle certezze che non ho; il tutto è abbellito da splendidi dipinti murali e ne riporto di seguito alcuni esempi che ritengo più meritevoli. Mi trovo qui per vedere la “Chiesa di San Giovanni Battista” e non la manco.

Dipinto Murale - 1

Dipinto Murale – 1

Dipinto Murale - 2

Dipinto Murale – 2

Dipinto Murale - 3

Dipinto Murale – 3

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di San Giovanni Battista

Ad una distanza fattibile c’è la cosa più esterna tra quelle che ho segnato sulla mia mappa, vale a dire lo “Stadio Via del Mare” dove gioca le partite casalinghe la squadra del Lecce. La foto migliore la ottengo dalla posizione più lontana possibile, mentre avvicinandomi capisco che non avrei potuto fare di meglio, così mi tengo buono il primo scatto. Non posso fare altro che invertire la marcia perchè manca solo un punto da vedere ed è sulla strada del ritorno: si tratta della “Parrocchia San Massimiliano Kolbe” che ha una forma davvero singolare.

Stadio Via del Mare

Stadio Via del Mare

Parrocchia San Massimiliano Kolbe

Parrocchia San Massimiliano Kolbe

Ad ogni mio passo cala sempre di più la luce solare per far posto al buio della sera ed è il momento perfetto per vivere le mie ultime ore in questa città ripercorrendo l’intero centro storico godendo degli effetti dell’illuminazione artificiale. Non avrei potuto fare scelta migliore perchè di punti meritevoli ne trovo tantissimi: mi piace ricordare su tutti Piazza Sant’Oronzo e Piazza del Duomo perchè in entrambi i casi l’amministrazione comunale ha realizzato delle vere opere d’arte. Nel primo, il cielo è completamente illuminato da tantissime lucette che sembrano stelle, oltre alla presenza delle installazioni delle quali ho parlato durante il mio primo passaggio qui che ora si mostrano in tutta la loro bellezza; nel secondo un fascio di luce azzurra copre la Cattedrale facendo da sfondo ad un gioco di candidi fiocchi di neve e stelle luminose che scendono copiosi. Due esempi magnifici ed originalissimi che non avevo mai visto prima. Oltre a questo posso prendere parte alla manifestazione chiamata “Cortili Aperti a Natale”: consiste nell’apertura al pubblico di alcuni edifici storici dei quali è possibile ammirare i cortili, allietati per l’occasione da iniziative musicali realizzate da artisti del luogo. Tutto questo mi regala tre stupende ore nelle quali vago senza meta e le immagini che seguono sono un fedele riassunto dei momenti più salienti.

Lecce di sera - 1

Lecce di sera – 1

Lecce di sera - 2

Lecce di sera – 2

Lecce di sera - 3

Lecce di sera – 3

Lecce di sera - 4

Lecce di sera – 4

Lecce di sera - 5

Lecce di sera – 5

Lecce di sera - 6

Lecce di sera – 6

Lecce di sera - 7

Lecce di sera – 7

Lecce di sera - 8

Lecce di sera – 8

Lecce di sera - 9

Lecce di sera – 9

Lecce di sera - 10

Lecce di sera – 10

Lecce di sera - 11

Lecce di sera – 11

Lecce di sera - 12

Lecce di sera – 12

Adesso è veramente tutto, anche per quanto riguarda la sera. Sono le 20:15 quando esco da Porta Rudiae per due motivi: il primo è che fa un freddo infinito e me ne accorgo soprattutto adesso che non ho altro che mi possa distrarre; il secondo è che vorrei mettere qualcosa sotto ai denti e scelgo un fast-food locale dove entro e chiedo la possibilità di poter mangiare lì…anche per trovare un po’ di tepore spendendo pochi euro. La risposta che ottengo è affermativa, per cui rimango seduto al tavolino fino alle 21:15 facendo tutto con la massima calma e leggendo le ultime notizie sportive e non solo sull’app del Televideo che ho sullo smartphone. Una volta in strada punto dritto la stazione ferroviaria da dove, alle 22:30, partirà il treno notturno che mi riporterà a Roma. Alle 22:00 è già possibile salire a bordo, per cui non me lo faccio dire due volte e vado ad occupare il mio posto. Il viaggio scorre tranquillo, anche se la persona che siede accanto a me si allarga un po’ troppo impedendomi di dormire tanto quanto fatto durante l’andata; la verità è che ad un certo punto mi trovo la sua testa sulla mia spalla destra e la cosa mi fa abbastanza schifo, per cui con uno scossone me lo levo subito di dosso. Alle 6:10 scendo a Termini: stavolta il convoglio è di una puntualità disarmante quanto inattesa. Corro a prendere la metro e poi la macchina ed alle 6:50 sono dentro casa, dove mi fiondo sotto una doccia bollente della quale sento un bisogno incredibile. Anche questo week-end è finito, e stavolta con lui se ne va anche il 2019 dal punto di vista dei viaggi.

Conclusioni: per una volta inizio dalla fine, ma credo che la cosa sia doverosa perchè Lecce è una città fantastica; questo concetto credo di averlo ripetuto mille volte in questo post, ma è stra-meritato. Il centro storico è di una bellezza unica e tenuto ottimamente. Le tante chiese, i palazzi storici, i monumenti, le testimonianze dell’epoca romana e tutto ciò di minore che non ho potuto menzionare sono difficilmente raccontabili; ci ho provato qui ma sono sicuro che la cosa migliore sia organizzare una visita di persona perchè nessuno scritto e nessuna foto sono in grado di regalare le sensazioni che si provano passeggiando nelle vie leccesi. Prendetemi pure per matto, ma io questa città l’ho realmente adorata. Gallipoli è una ridente località marittima che vive ovviamente di turismo estivo e la cosa è visibile da chilometri di distanza; merita comunque di essere vista in ogni periodo dell’anno perchè tanto ci sarà sempre qualche pro e contro. Anche Nardò mi ha stupito: difficilmente se ne sente parlare, ma il piccolo centro ha molto da offrire e credo di averne sottolineato gli aspetti più importanti. La verità è che è tutto il Salento ad essere spettacolare e sono contento di aver iniziato a girarlo così.

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2 Commenti

max 09/04/2023 - 0:08

Piccolo appunto, l’anfiteatro romano non è scavato nella roccia ma in elevazione. Semplicemente nei secoli la città è cresciuta sopra e l’anfiteatro è rimasto interrato e lo è tuttora per due terzi della sua superficie.

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admin 13/04/2023 - 16:45

Ringrazio per l’appunto e chiedo umilmente scusa per l’ìgnoranza dimostrata 🙂
Non avendo studiato la storia dell’anfiteatro romano non conoscevo questo particolare.

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