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Inizia il 2019 e spero che possa davvero essere un anno migliore del precedente; ho viaggiato tanto anche nel 2018, ma la frattura della tibia subita in Val di Mello a fine luglio mi ha molto frenato nei mesi a seguire. Come sempre lascio passare l’Epifania e poi mi ributto alla scoperta del mondo. Tocca alla Germania battezzare questo nuovo periodo; torno qui perchè trovo un’occasione volo imperdibile dal venerdi sera al lunedi mattina per Berlino e ci metto relativamente poco a studiare l’itinerario che mi porta alla scoperta di Lipsia, Erfurt e Weimar. La prima è l’undicesima città tedesca per popolazione e sicuramente non è nuova a moltissimi italiani (non so dire se sia per motivi turistici o…calcistici, ma poco importa) mentre le altre due sono quasi totalmente out dai circuiti vacanzieri degli abitanti del belpaese. Direi di concludere questa introduzione e di buttarmi a capofitto nel giro.
Venerdi pomeriggio: esco dall’ufficio alle 18:20 circa dopo aver indossato gli abiti portati da casa; mi aspettano la super maglia termica (20% lana tra i tessuti che la compongono) e la calzamaglia compressiva appena comprata on-line che si rivela un vero toccasana sin da subito in quanto a calore e vestibilità. Mi dirigo verso la metropolitana e poi al capolinea del bus 520 che mi conduce dritto davanti al terminal di Ciampino. Le solite formalità che per me sono ormai più sacre di qualsiasi rito e mi trovo già dentro l’aeromobile, pronto per un buon sonno ristoratore. Grazie ai trenta minuti circa di ritardo che anche stasera devo sopportare mi ritrovo allo scalo di Schonefeld intorno alla mezzanotte. Il mio negozietto “spacciatore di cibarie” di fiducia chiude alle 23:00 e quindi è fuori gioco; ma la fortuna mi fa sbucare nell’area arrivi del terminal “D” dove mi aspetta il mini shop di riserva. Acquisto qualcosa di leggero per ovviare alla mancanza della cena e mi piazzo nella solita area ricca di sedie dove passo la notte tra tablet, telefonino, musica e passatempi vari.
Alle 4:45 del mattino di sabato scendo di un piano e vado al terminal “B” che ha davanti l’autostazione locale. Puntuale come un orologio svizzero arriva il Flixbus sul quale salgo; trovo una coppia di sedili tutta per me e mi metto a fare un’altra bellissima dormita: sono molto stanco per la notte in bianco appena trascorsa…e poi fuori è buio pesto con assolutamente nulla da vedere in queste condizioni. Cinque minuti prima delle 8:00 il pullman fa il suo ingresso nell’autostazione di Lipsia; sento di aver recuperato un po’ di energie che saranno sufficienti per le ore a venire, così scendo con il mio fedele zaino e mi reco verso la stazione dei treni. Il motivo è semplice: è troppo presto per iniziare il giro perchè il sole non è ancora sorto del tutto; in più ci si mette anche il meteo “ballerino” a complicare le cose. Dovrò fare di necessità virtù perchè sia oggi che domani sono previste piogge ed acquazzoni a non finire, ma fortunatamente sono ben attrezzato per questo. La “Hauptbahnhof” di Lipsia è molto grande ed attrezzata, anche perchè al suo interno comprende un intero centro commerciale a più piani. Decido di farci un giro e noto tantissimi negozi (ovviamente chiusi a quest’ora) tra i quali due supermercati ed una marea di localini con cibo etnico. Se in tempi non sospetti avrei già adocchiato e scelto quello di mio interesse, stavolta che ho questo ben di Dio a disposizione non funziona così: la rigidissima dieta che sto seguendo ormai da due mesi non mi dà possibilità di scelta. Trovo una panchina e mi siedo per prendere la mappa della città che da ora in poi porterò sempre nella tasca destra del giaccone, pronta per l’uso in ogni momento in cui si renderà necessaria. Alle 8:45 mi affaccio fuori e vedo che la situazione è decisamente migliore, così dò il via alle danze. La città è molto estesa, per cui ho un itinerario preparato e cerco di seguirlo alla lettera. Davanti a me ho Willy-Brandt-Platz dove osservo il Monumento in onore di Carl Wilhelm Muller, più volte sindaco di Lipsia tra il 1781 al 1801, anno della sua morte. Prendo ora Goethestrasse e, sulla sinistra, trovo un’area verde con tanto di laghetto artificiale; qui c’è il Monumento alla ferrovia Lipsia-Dresda.
Neanche faccio in tempo a spostarmi che mi cadono in testa le prime gocce; stavolta il sito di previsioni che consulto prima di ogni partenza ci ha preso in pieno. Allungo il passo e raggiungo un palazzo completamente invaso dai lavori in corso e mi riparo sotto le sue volte per mettere l’impermeabile sia allo zaino (altro recente acquisto on-line azzeccatissimo) che a me. Capisco di essere in Augustusplatz e che mi sono appena servito del Teatro dell’Opera per i miei comodi. Non sono affatto felice perchè le impalcature lo rendono un obrobrio. Qui ci sono molti altri punti di interesse, per cui non mi perdo d’animo e sulla mia destra noto la Krochhaus, ovvero il primo grattacielo della città; oggi ospita il Museo Egizio ed ha alla sua sommità (circa 43 metri di altezza) un particolare orologio al cui meccanismo sonoro ho la fortuna di assistere. Segue poi il buffo “Demokratieglocke”, ovvero la Campana della Democrazia, a forma di uovo. Di fronte, all’imbocco di Grimmaische Strasse, c’è una strana scultura di colore nero che prende il nome di “Unzeitgemasse Zeitgenossen”: tradotto in italiano significa più o meno “Contemporanei fuori dal tempo” o “Contemporanei fuori moda”. Vi sono rappresentati un pedagogo, un diagnostico, un razionalista, uno scultore ed un teorico dell’arte; tutti sono nudi ed in piedi su di un piano orizzontale. Certi dettagli sono placcati in oro. Per la serie “non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace…”
Nella stessa piazza è la volta della bella “Mendebrunnen” (ovviamente non in funzione come tutte le altre fontane a venire) e del particolarissimo edificio che ospita l’Università locale e la sua Chiesa; il tutto con la Panorama Tower che osserva dalla sua posizione privilegiata.
Proseguo il giro osservando due statue: una è dedicata a Gottfried Wilhelm Leibniz (matematico) e l’altra è per Albrecht Daniel Thaer (agronomo). E poi la volta della “Magdebrunnen” e successivamente del Museo delle Arti Apllicate “Grassi” ospitato da un superlativo edificio.
Torno indietro e decido di seguire la Grimmaische Strasse fino al cuore del centro storico, ma prima faccio una piccola deviazione sulla destra per poter vedere nell’ordine la Nikolaisaule, l’Antikenmuseum e la Chiesa di San Nicola.
All’interno del famoso Madler-Passage (una storica galleria commerciale che affascina anche me che sono allergico allo shopping) trovo la scultura che ha come protagonisti Mephisto e di Faust, proprio quelli dell’importante opera di Goethe. Varco di nuovo la soglia verso l’esterno ed ho di fronte la Lowenbrunnen mentre, sulla destra, vedo la “Jahrhundertschritt”: leggendo questa parola quasi quasi viene in mente qualcosa di offensivo, ma in realtà si tratta di un particolare monumento che raffigura un individuo che compie con le mani sia il saluto nazista che quello comunista.
Dietro alla fontana ecco la statua in onore di Johan Wolfgang von Goethe seguita dall’edificio della “Alte Borse”. Faccio il giro dell’isolato e mi ritrovo sul Markt con una pessima sorpresa che mi attende: l’edificio del Vecchio Municipio è anch’esso (come l’Opera) coperto da impalcature; si salva solo la parte centrale che immortalo in una delle foto che seguono. La costruzione ospita anche due piccole fontane che prendono il nome di “Badendes Madchen” e “Badender Knabe”. Se proprio devo essere sincero questa piazza non mi entusiasma affatto e la colpa non è dei lavori in corso: me l’aspettavo molto meglio.
Proseguo la passeggiata osservando la “Lipsia Brunnen” ed il ricordo della “Matthaikirche” (piccola croce in memoria della chiesa che venne distrutta durante i bombardamenti del 1943 e poi demolita); poi il Museo “in der Runden Ecke” che ospita la mostra permanente chiamata “Stasi – Potere e Banalità”. Il punto di interesse successivo è il Monumento a Samuel Hahnemann, padre dell’omeopatia. Ancora più avanti è la volta del Museo di Storia Naturale (con tanto di tarantola gigante arrampicata sulla facciata di ingresso), della “Villers Brunnen” e della Chiesa Evangelica Riformata…protagonista di un mio siparietto: durante una delle varie fasi di scelta e pulizia delle foto ho cancellato per errore proprio questa immagine, per cui ci sono dovuto tornare successivamente per rimediare all’erroraccio; ecco il motivo per cui l’immagine di questo edificio religioso è in notturna.
Dopo questa carrellata di immagini riprendo “Goerdellering” in direzione opposta rispetto a poco fa ed incontro la “Marchenbrunnen”. Solo il tempo di superare un semaforo ed eccomi davanti ad un buon numero di punti di interesse: inizio con la scultura dedicata a Felix Mendelssohn Bartholdy (musicista) per seguire con la Thomaskirche, con il nuovo monumento a Bach e con il museo dedicato al famosissimo compositore. Infine vedo anche l’omaggio unico a Karl Gottlieb Plato e Johann Christian Dolz.
Imbocco adesso “Gottschedstrasse” perchè ho due cose da vedere anche su questa strada: sto parlando del Memoriale dell’Olocausto, composto da tantissime sedie vuote disposte in file ordinate, e del Poniatowski Memorial (piccolissimo, per la verità).
Altro pezzo a piedi che mi porta fin davanti all’imponente Municipio di Lipsia che immancabilmente possiede la sua fontana (Rathausbrunnen); dall’altro lato della strada ammiro la strana “Propsteikirche” e, poco dietro, la Biblioteca Cittadina.
Taglio per “Dimitroffstrasse” e mi ritrovo esattamente davanti ad un capolavoro: il bellissimo palazzo che ospita il Tribunale Amministrativo Federale Tedesco aspetta solo che la mia reflex faccia il suo dovere e non intendo farlo attendere. Riesco con difficoltà a staccarmi da questo edificio, ma il tempo scorre inesorabile e lo devo fare. Muovo altri passi e vedo in sequenza il Museo d’Arte Contemporanea, il “Johannapark” del quale fotografo un grazioso ponte posto su di un laghetto artificiale ed infine la Luterkirche.
Ne ho già fatta di strada, ma non ho ancora finito; mi rimetto in marcia in direzione della Peterskirche che raggiungo prima di arrivare al vecchio ingresso della “Sachsen-Bayerscher Banhof”: un tempo dietro a questa porta c’era una ferrovia che oggi è dismessa. Nella foto ciò che è rimasto…perchè affacciandosi oltre le volte si vedono solo sterpaglie.
Dopo una buona camminata in mezzo a casermoni in stile sovietico raggiungo prima la “Deutsche Nationalbibliothek” e poi la Chiesa Ortodossa Russa. Segue poi la storica “Doppia M” che sta per Muster Messe, simbolo piazzato all’ingresso est della vecchia “Fiera di Lipsia”. Raggiungo il Cimitero Sud (Sudfriedhof) ed entro a fare una passeggiata come spesso faccio durante i miei viaggi. Ma l’obiettivo principale di questa zona è quello di ammirare l’enorme “Volkerschlachtdenkmal” (Monumento alla Battaglia delle Nazioni tradotto letteralmente): si trova nel punto esatto in cui avvenne l’omonimo scontro che sancì la disfatta di Napoleone. Purtroppo la giornata cupa e piovosa mi regala una luce terribile e le immagini tanto agognate risultano non di qualità. Lascio anche questo elemento degno di nota per spingermi fino al “Panometer”, struttura circolare che ospita le opere di Yadegar Asisi, maestro dell’arte del Panorama a 360 gradi, esattamente ciò che vidi a Rouen neanche due mesi fa.
Mi rendo conto che sono quasi le 17:00 e che sta per calare il buio invernale (aiutato anche dalle tante nuvole), ma non solo: da qui alla stazione centrale c’è qualcosa come quattro kilometri che si aggiungono immancabilmente a tutti quelli già percorsi fino ad ora. Non ho molta scelta e quindi muovo i piedi sotto la pioggia che ormai posso definire incessante. Mi restano due punti che reputo importanti da vedere e quando ci arrivo è già buio pesto: sto parlando del Museo delle Belle Arti (un edificio ultramoderno che bypasso in un attimo) e della Michaeliskirche, che obiettivamente merita con la sua illuminazione artificiale.
Beh…sono le 18:00 passate da poco quando entro nella “Haupthbahnhof” con un unico obiettivo: mangiare. La mia dieta sta funzionando benissimo, ma allo stesso tempo mi sta mettendo a durissima prova. Qui nel centro commerciale ho l’imbarazzo della scelta, ma lo sfizio che posso permettermi durante i miei week-end fuori è il menù kebab e non voglio assolutamente sgarrare. Ma il diavolo, come dico sempre, fa le pentole ma non i coperchi: con lo stomaco che grugnisce e che sta divorando pezzi di me in assenza di cibo da ore, vado a beccare la giornata in cui si è giocata l’amichevole di calcio tra la squadra locale ed i turchi del Galatasaray. Inutile dire che kebab e Turchia vanno molto d’accordo…al punto che trovo una fila di tifosi della squadra ospite in attesa della loro piadina con carne. Passano altri venti minuti buoni, ma alla fine mi siedo ad un micro-tavolo e mi sazio. Alle 19:33 ho il treno ICE (intercity locale) che mi fa salutare Lipsia in direzione di Erfurt, località della Turingia dove dormirò e che visiterò domani. Il tragitto dura poco meno di un’ora e, udite udite, arriva in ritardo di sei minuti nella puntualissima Germania. Devo percorrere circa due kilometri a piedi per arrivare alla stanza prenotata e durante questo tragitto ho intenzione di comprare da bere e qualcosa di leggerissimo da mettere sotto i denti per arrivare a posto al momento del sonno. Confido nel fatto che nelle mie precedenti esperienze in terra tedesca ho sempre trovato negozi di alimentari aperti fino alle 21:00 o addirittura più tardi, ma stavolta le mie speranze sono vane perchè tutto (ma proprio tutto) qui chiude alle 20:00. Adesso mi trovo in un posto totalmente nuovo senza niente da bere per le ore a venire. Più scorre il percorso e più perdo le speranze, ma a duecento metri dalla reception c’è una botteguccia aperta dove vedo frigoriferi di ogni tipo. Entro e mi regalo una buona birra tedesca oltre ad una coca-cola zero e due yogurt magri. Sono le 21:15 quando prendo possesso della camera prenotata dall’Italia; qui trovo l’interruttore manuale dei riscaldamenti che immediatamente ruoto dall’attuale valore “1” (il minimo possibile) al nuovo valore “5” (il massimo possibile) ed è ora che, mini-computer alla mano e gambe a riposo, inizia la goduria col mio calcio manageriale. Buonanotte!
Domenica mattina: tenendo conto che da queste parti a gennaio il sole si sveglia con comodo decido di alzarmi intorno alle 8:30. Quando lo faccio corro subito ad abbassare la manopola del termosifone; avrei voluto farlo prima di coricarmi ma il sonno mi ha colto di sorpresa e adesso la stanza è un forno. Preparo tutto ed esco alle 9:00 in punto. Il primo obiettivo della giornata è la Andreaskirche che vedo prima di salire le scale che mi portano fino alla “Zitadelle Petersberg”, una delle fortezze barocche meglio conservate del nostro continente. Oltre alla sede locale dell’archivio dei documenti della Stasi mi interesserebbe vedere la Peterskirche, ma il condizionale che uso fa capire che qualcosa va storto: i soliti lavori in corso stanno ampiamente fracassando le palle. Devo accontentarmi di godere della vista della città da questa altezza ed è una cosa comunque piacevole.
Oltre a questo non c’è altro, per cui torno al piano strada e mi dedico al resto. Non ho neanche il tempo di pensare che inizia a piovere anche oggi, per cui urge la sosta per coprire sia me che lo zaino con gli appositi impermeabili. Fatto ciò, arrivo dritto su Domplatz e qui ho un’altra amara sorpresa: il Palazzo di Giustizia è parzialmente coperto da tre pullman in sosta; così com’è non è fotografabile, per cui mi ripropongo di tornarci più tardi. Osservo l’Obelisco Erthal (18 metri di altezza) e la Minervabrunnen, ma il bello di questo luogo è rappresentato dalla Cattedrale e dalla Chiesa di St. Severi ubicate una accanto all’altra in cima ad una scalinata. Dall’altro lato, il perimetro della piazza è delimitato da edifici molto curati che comprendono anche alcune case a graticcio.
Entro nelle viuzze del centro storico passando per “Mettengasse” e mi trovo davanti prima il Teatro delle Marionette e poi il Museo di Storia Naturale. Avrebbe dovuto esserci la fontana che rappresenta i Musicanti di Brema ma è totalmente coperta; hanno fatto bene dato che l’inverno quest’anno è rigidissimo… (?!?). Consiglio spassionato: meglio lasciar perdere l’operato dei buffoni che mettiamo nei palazzi del potere perchè altrimenti ci sarebbe da piangere ad ogni minuto. La mia passeggiata prosegue con la Maria-Magdalenen Kapelle, con la Paulsturm, con la Chiesa Evangelica e con il Monumento/Fontana dedicato a Gustav Adolf. Tutto questo è nel raggio di poche decine di metri.
Arrivo in un’altra importante piazza di Erfurt che prende il nome di Fischmarkt: è nettamente più piccola della Domplatz, ma ha i suoi punti di interesse. Osservo quindi nell’ordine la Kunsthalle, il Romer, il Palazzo del Municipio, il bellissimo edificio rinascimentale che prende il nome di “Zum Breiten Herd” (peccato che ci sia un ristorante al piano terra) e la buffa scultura di “Bernd the bread”, mascotte del canale per bambini “Ki.Ka.”, molto seguito in Germania.
Una breve passeggiata mi porta davanti alla scultura chiamata “Eulenspiegel und Esel” seguita dalla Piccola Sinagoga. Mi sposto ora sulla via storica più conosciuta di Erfurt, ovvero Waagegasse: un tempo fu sede di tanti magazzini, mentre oggi tale uso non è più possibile per motivi logistici poichè è molto stretta ed ha la pavimentazione completamente acciottolata. Mi sbrigo a fare una foto perchè sento avvicinarsi a me, nella direzione opposta, una di quelle patetiche gite organizzate di gruppo. Qui si trova l’ingresso per la Vecchia Sinagoga. Alla fine di Waagegasse raggiungo la Chiesa di Ognissanti prima di invertire la marcia e vedere la Michaeliskirche.
Seguo “Michaelistrasse” e trovo sulla mia sinistra il piccolo Monumento in onore di Adam Ries (matematico e scienziato) appeso al muro di un edificio. Passo di fronte al piccolo “Theatrum Mundi” e salgo sullo storico Kramenbrucke, ovvero “Il Ponte dei Bottegai”. Costruito nel 1325, si tratta di un ponte abitato che ospita sia negozi che appartamenti. Alla fine esco dalla parte opposta e posso qui vedere la Agidienkirche. Ma il bello di questo simbolo della città non è camminare sul ponte, ma guardarlo dall’esterno ed è proprio ciò che faccio.
Seduto comodamente su una panchina noto un altro personaggio della TV tedesca per bambini: in questo caso parlo di Pittiplatsch. Tornando alle cose serie, eccomi di fronte alla Chiesa Cattolica di S. Nicholai und Jacobi; poi proseguo vedendo la “Kaisersaal” (centro culturale dove si effettuano congressi) ed i vicini edifici che prendono il nome di “Haus zum Stockfish” (oggi ospita il Museo Cittadino) ed “Haus zum Mohrenkopf”.
Pochi metri ed entro in una delle arterie più importanti di Erfurt: Anger. Lungo il suo percorso ci sono diversi punti di interesse ed io sono ovviamente pronto per osservarli tutti. La Chiesa del Vangelo è il primo, difficile da fotografare data la posizione in cui si trova. Seguono il Monumento a Martin Lutero, la Neuer Angerbrunnen, l’Ursulinenkloster ed un bel palazzo storico che oggi, ahimè, ha al suo interno solo l’ufficio postale della città ed un buon numero di negozi.
Ma questa via è davvero terminata qui? Certo che no! E allora ecco che mi imbatto nell’Angermuseum, nella Bartholomauskirche, in un simpatico gufo, nel Monumento a Bismarck, nell’Angerbrunnen e nella Chiesa Cattolica di St. Wigbert.
Proseguo il mio giro e, di lì a poco, incrocio l’edificio che ospita la “Alte Oper” ma è una vera delusione. Più avanti vedo la Chiesa Cattolica di Santa Croce e qui, per la prima volta da quando sono uscito dalla stanza, guardo l’orologio. Sono esattamente le 12:23; Erfurt non è ancora terminata, ma se voglio andare a visitare anche Weimar con la luce del giorno devo assolutamente farlo adesso. Decido quindi di girare i tacchi in direzione della stazione dei treni per prendere il primo convoglio possibile per la nuova località; questa città la completerò in serata perchè avrò ancora molto tempo a disposizione. Durante il tragitto ho modo di ammirare anche la Reglekirche che non mi dispiace affatto.
Alle 12:52 parto quindi alla volta della nuova città che raggiungo in soli tredici minuti poichè pochissimi kilometri separano le due realtà. Il nome di Weimar non è nuovo a chi conosce un po’ di storia: è infatti associato al periodo politico tedesco che va dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino all’avvio del dominio nazista. Proprio qui dove sto muovendo i miei passi fu scritta una nuova costituzione per la Germania (purtroppo durò solo una quindicina d’anni) e fu fatta nascere la “Repubblica di Weimar”. Il primo punto di interesse che incontro è il Memoriale ad Ernst Thalmann (fu presidente del partito comunista tedesco); è una commemorazione per le 56.000 vittime del vicino ex campo di concentramento di Buchenwald.
Proseguo e giungo di fronte al “Neues Museum”, situato nella stesso zona del Gauforum e di alcuni edifici governativi. Al primo semaforo seguo la mia destra ed entro a passeggiare nel Weimarhallenpark ma me lo godo poco perchè da qualche minuto è inesorabilmente iniziato a piovere anche qui. Il laghetto artificiale però lo osservo lo stesso. Torno in strada ed incrocio in sequenza lo Stadtmuseum e la Burgerschulbrunnen.
Un altro edificio storico è adibito ad usi commerciali purtroppo, ma ormai è così che gira il vento. Lo fotografo perchè è particolare, ma con un pizzico di rammarico. Mi dirigo adesso verso la Jakobskirche, ma per vederla al meglio devo fare lo slalom tra i rami degli alberi piazzati davanti. La successiva “Lowenbrunnen” è coperta e quindi fuori gioco. Nel punto in cui la strada esegue una curva trovo la piccola Chiesa dell’Avvento e, a pochi metri, il Monumento dedicato ad Albert Schweitzer. Proprio qui dietro c’è anche la casa-museo dello stesso illustre medico e la particolarità è che l’esatta ubicazione è indicata alla base della scultura. Cosa non si fa per attirare visitatori…
Da qui ho una vista abbastanza buona del “Goethe und Schiller Archiv” che sono costretto a vedere da lontano poichè oggi è chiuso e non visitabile. La vicina Johanneskirche è una costruzione insignificante; anche volendo immortalarla devo desistere perchè davanti ad essa ci sono due persone che stanno scaricando qualcosa dal portabagagli della loro auto e potrebbero come minimo irritarsi nel vedere qualcuno che gli punta un obiettivo contro. Così torno sui miei passi e faccio il mio primo ingresso nel “Park am der Ilm”, ovvero un’enorme area verde che viene tagliata in due dall’omonimo corso d’acqua. Da lontano avevo visto una suggestiva immagine di un ponte sul fiume e non mi faccio scappare l’occasione di portarlo nel libro dei ricordi.
E’ ora la volta di osservare l’imponente palazzo che ospita il l’archivio di stato della Turingia (Thüringisches Hauptstaatsarchiv) e, dalla parte opposta della strada, l’enorme Stadtschloss che assolutamente non riesco a far entrare nella reflex, per cui dovrò ricordarmelo nella mia testa; ovviamente ospita un museo, ma ormai questa non è più una notizia perchè presto avremo tutti noi un museo dentro le nostre case perchè l’importante è trovare un qualsiasi pretesto per far pagare un biglietto. Mi sposto in Herderplatz dove posso osservare la Chiesa di Santi Pietro e Paolo con, alla base, il Monumento dedicato al filosofo e letterato Johan Gottfried Herder.
Mi dirigo verso il Markt, piazza in cui 99 volte su 100 è ubicato il Municipio in Germania, e Weimar non poteva essere da meno. Facendo lo slalom tra le gocce che cadono copiose dal cielo riesco a vedere anche la fontana di zona. La vicinissima “Platz der Demokratie” è ricchissima di punti di interesse: inizio con il Monumento a Johann Sebastian Bach e proseguo poi con la Statua Equestre di Carl-August; in più, degni di nota, ci sono anche i palazzi che ospitano la Scuola di Musica “Franz Liszt” e la “Biblioteca della Duchessa Anna Amalia”. Chiude i giochi la scultura per Alexander Puschkin.
“Seifengasse” mi porta dritto davanti alla Casa-Museo di Goethe, ma l’edificio è decisamente anonimo e tiro dritto. Sono adesso su “Frauenplan” ma tornerò dopo ad esplorare quest’area. Prima voglio proseguire su altre strade e così faccio. Osservo il Monumento a Cristoph Martin Wieland (Scrittore e poeta tedesco) e poi mi butto su “Humboldtrasse” dove trovo prima il Museo della Preistoria e della Storia Recente della Turingia seguito (dopo una buona passeggiata in salita) dal Nietszche Archiv, ovviamente chiuso al pubblico.
A questo punto entro nel vicino cimitero per una consueta visita; qui trovo una piccola cappella subito dopo l’ingresso e, al centro dell’area, una Chiesa Ortodossa Russa.
Esco dal cimitero, dove ho appena assistito ad una riunione di corvi neri gracchianti in cima agli alberi come capita nei migliori films horror, e vado su “Marienstrasse”, via che pare essere monopolio della locale Università “Bauhaus”. Nel punto in cui si trova la Casa-Museo di Franz Liszt (che vedo) entro per la seconda ed ultima volta nel “Park am der Ilm”. Stavolta ho degli obiettivi ben precisi che sono osservare una commemorazione alle vittime russe del nazismo (e ci riesco), la “Temperlherrenhaus” (e ci riesco) più i monumenti a Shakespeare e Liszt…solo che questi ultimi sono completamente coperti. Io dico una cosa: va bene che da queste parti l’inverno e le intemperie possono essere molto pesanti, ma non è che per questo motivo le camere d’albergo, i voli, i treni, i pullman ed i pasti ci vengono regalati; per cui sarebbe opportuno dare la possibilità a chi ha pagato per essere dove sono io di vedere le stesse cose di coloro che lo stesso viaggio lo fanno in estate. E che diamine!
Manca solo l’ultimo tassello per completare la visita di Weimar ed è proprio quel “Frauenplan” che ho rimandato poco fa. Torno lì e raggiungo Schillerstrasse: qui trovo nell’ordine la Casa-Museo di Schiller, la Gänsemännchenbrunnen e, su Theaterplatz, il Deutsche Nationaltheater con di fronte il Monumento unico a Schiller e Goethe.
Come si nota dalle ultime immagini, anche per oggi sta calando la sera. E’ ora di rientrare verso la stazione dei treni di Weimar e di tornare ad Erfurt per finire ciò che ho dovuto lasciare in sospeso. Ma prima di dire definitivamente addio a questa città ho tempo di notare anche un’altra bella fontana della quale però non trovo traccia in rete ed il Monumento in onore di Carl Alexander, Granduca di Sassonia dal 1853 fino alla sua morte.
Salgo sul convoglio delle 17:24 ed alle 17:37 sono di nuovo nella località di partenza. Ho ancora tempo, per cui esco dal lato opposto rispetto a quello che porta in centro per vedere il “Remembrance Topf & Sons”, ovvero la fabbrica nella quale venivano prodotti i forni crematori usati durante il nazismo. Ovviamente ci arrivo quando è buio pesto, ma proprio questa condizione rende la foto ancora più inquietante.
Altra passeggiata, stavolta nella direzione opposta, che mi porta a vedere il Monumento dedicato a Richard Breslau (politico); poi, passando davanti alla Sinagoga, arrivo alla Domplatz dove da questa mattina ho un conto in sospeso: devo fotografare il Palazzo di giustizia senza pullman in mezzo alle scatole. Finalmente ci riesco ed ottengo pure un bel regalo per la tenacia: la Cattedrale e la Chiesa St. Severi illuminate sono un autentico spettacolo.
Un altro paio di kilometri sotto la pioggia mi aspettano e sono quelli che mi dividono dalla Lutherkirche, il punto più a nord della città che ho segnato sulla mappa. Muovo le gambe perchè il mio obiettivo è quello di riuscire a vedere davvero tutto. Quando raggiungo l’edificio religioso lo vedo totalmente al buio ed illuminato in malo modo solo dai lampioni della strada. Il risultato visivo non è dei migliori, ma questo passa il convento.
Torno indietro in direzione del centro ed ormai manca davvero poco alla fine del mio tour. Ammiro così la Nikolaikirchturm, il Monastero degli Agostiniani e la Johannesturm.
Adesso è l’ora della pausa…anche perchè oggi non ho ancora toccato cibo. Mi reco su Marktstrasse dove ieri sera, durante il tragitto dalla stazione alla stanza, avevo adocchiato un kebab abbastanza frequentato. Quando apro la porta leggo che è aperto fino alle 23:00 e adesso sono le 19:50, quindi tra me e me penso di avere tutto il tempo che voglio. Il gestore mi fa scegliere ciò che più mi aggrada (menù completo con birra tedesca come bibita) e mi fa accomodare. Mangio con tutta la calma del mondo, quando alle 20:20 lo vedo che inizia con una certa velocità a mettere le sedie vuote sopra ai tavoli ed a lavare per terra. Capisco la situazione: è domenica sera, fuori piove come Dio la manda e sono l’unico cliente…quindi questo tizio non vede l’ora che pure io tolga il disturbo per chiudere bottega ed andare a casa. In queste situazioni dovrei fregarmene altamente ed ingoiare in maniera ancora più lenta, ma la mia educazione mi impone di non essere di disturbo per nessuno. E’ così che la mia ora di relax tanto sognata si riduce a neanche quaranta minuti. Adesso è davvero tutto, così torno verso la stazione centrale trovando il modo per ammirare la Chiesa Cattolica St. Lorenz.
Alle 22:40 in punto, dopo più di un’ora di attesa alla “Hauptbahnhof”, arriva il Flixbus che mi porterà direttamente all’aeroporto di Berlino Schonefeld; quando lo vedo apparire è un sogno: un bestione a due piani che fa capolinea proprio ad Erfurt (diretto niente popo’ di meno che ad Aarhus in Danimarca) per al massimo 10-15 passeggeri presenti. Ovviamente nel corso delle varie fermate si sarebbe riempito, ma l’occasione è ghiotta per chi sa sempre trovare e fare suo il sedile al finestrino che ha maggior spazio per le gambe, cioè io. E’ così che mi faccio circa cinque ore di sonno ristoratore ed alle 4:10 del mattino sono a destinazione. Qui seguo la prassi dei controlli di sicurezza e mi imbarco sul volo delle 6:25 per Roma Ciampino dove non manco occasione per dormire ancora un po’. Tutto è puntuale come mi aspettavo ed alle 9:30 mi ritrovo alla mia scrivania in ufficio per iniziare una nuova settimana lavorativa.
In conclusione posso dire che questo appena terminato è stato sicuramente un week-end tosto e pieno di cose da vedere; tra le città visitate ho portato con me esattamente 180 fotografie nette (cioè dopo aver scartato quelle inutili). E’ davvero un ottimo numero calcolando che si tratta di tre realtà snobbate/sconosciute dal turismo di massa. Però…non nascondo che torno a casa non totalmente soddisfatto. Tranne forse la vista delle Domplatz di Erfurt non c’è stato niente che mi abbia fatto strabuzzare gli occhi e dire “WOW”. Potrei dare la colpa al fatto che ormai la Germania è quasi casa mia e che quindi stupirmi è più difficile rispetto a prima, ma resto dell’idea che per nessuna di queste tre località sia scattata la “scintilla”. Soprattutto Lipsia me l’aspettavo migliore, se proprio devo andare a pescare il pelo nell’uovo.