Primo assaggio di Georgia

di admin

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“E finalmente è arrivato questo viaggio!”. Proprio questo ho detto quando ho iniziato a preparare il bagaglio a mano per l’occasione. Il motivo è semplice: per la partenza dal 2 al 6 novembre ho prenotato a fine marzo, oltre 7 mesi prima. Follia? Forse…ma non del tutto. La verità è che l’entusiasmo ha preso il sopravvento quando ho visto la Georgia tra le nuove destinazioni della compagnia Wizz Air. Prima di effettuare l’ultimo definitivo click che avrebbe sancito l’irrevocabile addebito sulla mia carta di credito ci ho pensato solo il tempo strettamente necessario per capire la fattibilità di itinerari mai studiati prima perchè, senza questa “svolta epocale”, il miglior prezzo per volare nel paese dell cinque croci rosse non l’avevo mai visto più basso di 150 euro se preso clamorosamente bene. Quando ho realizzato che la Georgia è un paese potenzialmente fantastico e con tantissimi punti di interesse, ho capito che qualcosa di indimenticabile lo avrei fatto comunque. Ho quindi effettuato quell’ultima conferma che annovera questa uscita come la più attesa ed interessante del mio 2016 escludendo i voli intercontinentali. Di posti e paesi nuovi ne ho visti diversi nel corso degli ultimi 10 mesi, ma questo è assolutamente il più intrigante per tantissimi motivi:

  • è un viaggio di non facile realizzazione e che necessità di un’organizzazione più capillare del solito, data la scarsità di informazioni che circolano su internet. O meglio, le informazioni si trovano pure, ma non a sufficienza.
  • La Georgia si trova in pieno Caucaso, zona geografica che al massimo avevo sorvolato andando ben più lontano, ma che ho sempre spudoratamente cercato di osservare schiacciando la testa contro il finestrino dell’aereo. Questa parte di mondo non ha mai avuto vita facile, neanche negli ultimi anni, a causa di moti separatisti ben conosciuti.
  • Si parla fondamentalmente russo o una variante molto simile (non conoscendo questa lingua non mi sbilancio per non dire cavolate), mentre per la  scrittura vengono usati i caratteri dell’antichissimo alfabeto georgiano, talmente incomprensibili da far rendere i “cirillici” una barzelletta.
  • Si tratta della mia prima esperienza in un paese dell’ex Unione Sovietica; ciò non riguarda assolutamente motivi politici, bensì di un particolare stile di vita mai osservato da vicino. Uno dei miei sogni è poter visitare (ovviamente per 8-10 giorni) un paese “russofono” dell’Asia Centrale. Per capire se sono pronto per un viaggio così impegnativo che necessita anche di smisurato spirito di adattamento ho deciso di “usare” l’esperienza in Georgia come test per me stesso. E’ vero che si tratta di qualcosa di molto più soft, se messo a confronto, però se l’organizzazione del viaggio nel Caucaso fosse andata non bene…avrei dovuto “studiare” molto di più e meglio prima di nuove e complicate avventure. Potrei andare avanti all’infinito, ma mi fermo qui. E’ meglio raccontare cosa è accaduto in questi giorni in cui, oltre alle accennate difficoltà, ci si è messo anche il fato a remarmi un po’ contro, ma posso anticipare con estremo orgoglio che ha decisamente perso.

Come già detto, le date interessate sono dal 2 al 6 novembre. Ebbene si: a questo viaggio ho dedicato ben 3 giorni di preziosissime ferie, ma me li sono goduti davvero tutti. Il primo impatto con la sfortuna, a dire il vero, ce l’ho avuto 4 giorni prima della partenza. Il proprietario dell’appartamento scelto per le 3 notti a Tbilisi mi ha comunicato che, a causa di un grave guasto elettrico, avrei dovuto cambiare alloggio. In termini di scelta e budget, una cosa è prenotare a marzo per novembre ed un’altra cosa ben diversa è doverlo fare il 29 di ottobre per il 2 di novembre. Alla fine una nuova sistemazione nella zona della capitale che faceva al caso mio l’ho trovata, ma ad un prezzo leggermente maggiore.

Tanto per cambiare, la partenza e stavolta anche l’arrivo del volo sono operate da Milano (sponda Malpensa). Raggiungo lo scalo con un treno dalla stazione di Roma Tiburtina ed il solito shuttle bus. Qui, nell’attesa di effettuare il controllo del bagaglio a mano, la malasorte bussa per la seconda volta: durante l’arrivo a Malpensa ho impiegato il mio fedele tablet come passatempo per alleviare la noia di tutte quelle ore, per cui la carica è sotto al 40%. Decido di prendere la mia batteria supplementare talmente grande da ricaricare 7 volte un I-phone e la collego proprio al tablet; ma stavolta ho voluto osare di più. Solitamente non spengo mai nè cellulari nè tablet: credo che comprando questo genere di strumenti lo si faccia per essere reperibili. Quando compongo un numero e la “simpatica” voce dall’altra parte mi informa che il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento mi arrabbio come una biscia vietnamita…per cui non potrei mai essere io stesso a fare certi scherzi agli altri. Questa volta però penso fra me e me: “Sono le 5:15 del mattino, sono in ferie, chi dovevo sentire l’ho sentito…spengo il tablet così si ricarica più in fretta”. Ed è lì che arriva implacabile la punizione: quel tablet non si riaccenderà più. Su quell’aggeggio avevo applicazioni come Whatsapp per poter restare in contatto con parenti ed amici connettendomi alle tante wi-fi che troviamo comunemente all’estero, ma non solo: c’erano tutte le mappe e gli itinerari off-line ch mi ero preparato a casa nel corso dei mesi. Fortunatamente quel “coso” non è anche telefono, per cui ho a disposizione anche un cellulare terribile che uso solo per fare e ricevere chiamate. E’ la mia salvezza parziale perchè in quell’ora e mezzo che manca all’imbarco ho il tempo di scaricare su quel piccolo aggeggio alcune info fondamentali, anche se non può essere la stessa cosa. Tornando al viaggio in se e per se, il primo impatto con la durezza della realtà caucasica ce l’ho…a Milano. Ebbene si: ascoltando le voci delle assistenti di terra intente all’imbarco capisco che saremo in 147 passeggeri sul volo, ma sentendo la gente chiacchierarmi intorno capisco di essere l’unico italiano presente: sono tutti georgiani che tornano a casa. Non so se qualcuno di coloro che legge ha mai provato tale sensazione, ma partire dall’Italia ed avere un aereo “tutto straniero” è davvero particolare. Ma siamo sempre alle solite: se fosse stato un volo per Londra, Parigi o Berlino sarebbe stato infestato da italiani in partenza, dato che siamo un popolo che va sul sicuro rifiutando le novità bollandole come “spazzatura”.  Una volta sull’aereo, la prassi per me è la solita: il sonno arretrato ormai irrecuperabile mi fa addormentare prima del decollo e svegliare appena le ruote toccando il territorio georgiano, ben 4 ore dopo. Tra durata della tratta e fuso orario (3 ore in avanti) mi ritrovo a Kutaisi (secondo aeroporto internazionale della Georgia per importanza) alle 14:45 locali. Già oltre mezza giornata è andata in fumo, ma non è finita qui perchè devo arrivare a Tbilisi. Lo scalo di Kutaisi è piccolo ma organizzatissimo: non si fa in tempo a superare il controllo passaporti che già mi ritrovo tutto fatto. Mi si avventa subito una promoter di una compagnia telefonica mobile che mi regala una sim che avrei potuto attivare in uno store per chiamare a prezzi convenienti anche l’Italia (cosa che non ho fatto); successivamente già mi trovo in piena faccia lo stand che organizza i transfer dall’aeroporto direttamente a Tbilisi (prezzo 20 Lari) e 5 metri a destra l’ufficio di cambio dove prendo i primi Lari georgiani. Davvero 5 minuti di numero e mi ritrovo dentro al minibus situato poco dopo l’uscita. Succede tutto così in fretta che mi dimentico di chiedere al chiosco quale sarebbe stata la fermata finale nella capitale. “Poco male…perchè se sono furbi ci lasceranno nei pressi di una fermata della metro” penso fra me e me. Il piccolo pullman si riempie e dopo poco parte per le 4 ore di “traversata” nelle quali ho potuto ammirare un primo assaggio di quella nuova terra. A parte le imponenti montagne che si vedono all’orizzonte, la cosa che mi ha colpito di più è la presenza di pozzanghere enormi dappertutto; a quanto pare nelle settimane precedenti al mio arrivo ha piovuto in maniera incessante provocando quel tetro spettacolo, ma la cosa clamorosa è che nei giorni 3-4-5 novembre è previsto un sole pieno tipo primavera avanzata e così è stato (fortunatamente qualcosa gira anche nel verso giusto ogni tanto). Inoltre, sempre durante il viaggio, rimango davvero affascinato da una località della quale purtroppo non ricordo il nome dove, su entrambi i bordi della strada, decine e decine di banchetti che si reggono in piedi a stento vendono tutti del pane di loro produzione che ha una forma stranissima; è straordinaria la formula adottatata: tutti quanti, per la serie “viva la concorrenza” applicano lo stesso sconto “paghi 5 – prendi 6”. Ancora adesso mi chiedo come un povero automobilista possa scegliere a quale fermarsi dei tantissimi chioschi presenti: mistero! All’ingresso di Tbilisi capisco quanto sia grande questa città: causa anche l’intenso traffico non si arriva davvero mai al capolinea e, nel frattempo, alcuni ospiti pronuniano la parola “Gachereet” chiedendo la fermata per scendere in punti diversi a seconda del loro tornaconto personale. Alla fine però, alle 19:30 circa, il minibus entra in un parcheggio e dichiara finita la corsa. Non so dove mi trovo: è buio e ci sono solo le insegne intorno a me, ovviamente tutte scritte con caratteri georgiani illeggibili: mi rendo conto che la cosa potrebbe essere davvero ardua perchè solo per capire cosa avrebbero venduto i singoli negozi avrei dovuto guardare le vetrine o addirittura ficcarci la testa dentro.

Cinema Stasera? Ok, però il film lo scegli tu...

Cinema Stasera?
Ok, però il film lo scegli tu…

Girando un po’ su me stesso però mi rendo conto che non è poi tutto un casino: una cosa la trovo subito ed è l’ufficio cambi che offre il prezzo migliore: ce ne sono a decine in ogni angolo, ma occorre essere svegli e non farsi fregare. Io ho cambiato a 2,70 Lari contro 1 euro, ma a pochi metri si arrivava anche a soli 2,62 Lari per ogni euro. Sembra niente, ma per chi cambia tanti soldi c’è una bella differenza. Fatta questa operazione e messa in cassa un po’ di moneta locale, mi viene il lampo di genio: prendo quel coso che si chiama telefonino ed accendo sia il GPS che l’applicazione “Here Maps” che è la mia fedele alleata perchè permette di scaricare delle mappe nazione per nazione per poi consultarle quando si è off-line. Dopo 5 minuti di agonia, finalmente il catorcetto bianco ce l’ha fatta: PAZZESCO!!! Mi trovo a Freedom Square, cioè a 260 metri dall’alloggio prenotato. Per me che mi ero già messo in testa di affrontare anche un tragitto in metro, questa notizia è una liberazione. Prendo subito una mappa delle città al vicinissimo centro di infomazioni turistiche e poi mi reco in stanza di corsa per un po’ di meritato riposo. Ma non molto però…perchè mi manca la cena (l’ultimo pasto consumato è stat 24 ore prima) ed anche perchè la voglia di fare due passi per Tbilisi è davvero tantissima; proprio per questo ho scelto una sistemazione attaccata alla “Old Town”, cuore pulsante della capitale georgiana. Detto fatto, sistemo per qualche minuto il bagaglio a mano ma decido di non portare con me la macchina fotografica. Avrei avuto altre due sere per poter uscire a scattare istantanee in notturna, ma non conoscendo il posto non mi fido a portare con me oggetti preziosi nel caso in cui la situazione non si fosse rivelata di totale sicurezza. A dire il vero, girato l’angolo che dà su Freedom Square becco subito  tre ragazzi ubriachi dei quali uno mi dà pure fastidio con domande in una lingua incomprensibile alle quali non avrei risposto neanche avendole capite: chi alle 20:30 circa è già in quello stato meriterebbe di essere sbattuto in cella per due-tre notti a rinfrescarsi le idee. Ma si tratta solo di un episodio sporadico che poi non sarebbe più accaduto; fortunatamente non mi lascio mai intimorire dalle prime apparenze e vado avanti cercando di capire se la cosa si ripeterà oppure no. Per il resto, Tbilisi si rivela una città F A N T A S T I C A. Nonostante i miei ottimi proponimenti non me la sarei mai aspettata così bella: di sera si presenta illuminata ad arte in tutti i punti di maggiore interesse, e dire che sono tanti è riduttivo. Si nota subito che è un mix ben assortito di modernità e storia, un crocevia di religioni e stili artistici al punto da meritarsi il mio personale appellativo di “bomboniera”. La gente è civile: se passi vicino a ristoranti, bars e locali possono al massimo invitarti a prendere qualcosa, mentre in tanti altri posti quasi ti trascinano all’interno; vige totalmente la legge del “vivi e lascia vivere” (ed io la adoro alla follia) nel senso che nessuno si fa gli affari degli altri: ognuno va per la sua strada senza intoppi. Alla fine, cammina cammina senza una mèta perchè il programma di visita sarebbe iniziato solo il giorno successivo, arrivo alle 22:45. Noto che in giro non c’è quasi più nessuno e che stanno chiudendo i battenti anche i negozi che vendono specialità culinarie; capisco che si tratta dell’ora in cui la città va a letto (d’altra parte è mercoledi e non il week-end), così decido di incamminarmi  verso la stanza sia per preparare tutto il necessario per la mattina seguente che per riposarmi finalmente un pochino; non prima però di aver acquistato le mie fedeli lattine di coca-cola ed un piccolo dolcetto per dopo. In stanza noto che la wi-fi prende da paura, per cui collego subito il portatile ed il telefonino ad internet avvisando a casa che tutto va a gonfie vele. Poi, tardissimo, vado a nanna.

Il secondo giorno in terra georgiana, anche se per me è il primo ufficiale perchè il precedente se n’è andato quasi tutto per il viaggio, inizia con un sole battente. Esco alle 8:30 circa dalla stanza: fuori fa fresco, ma decisamente non freddo. E’ comunque una temperatura da giaccone. Il programma della mattinata prevede subito un tuffo diretto nella vita locale: infatti, l’antica capitale Mtskheta decido di raggiungerla autonomamente. Per farlo occorre arrivare alla metropolitana di Tbilisi; memore di ciò che ho visto poco prima su Google Maps raggiungo la fermata più vicina in pochissimo tempo (si trova a 450 metri dalla mia stanza). Il sistema dei trasporti pubblici di Tbilisi è molto articolato, ma economico. Si compone di Metropolitana, bus e Funivia (Ropeway). Per poter accedere a tali mezzi occorre acquistare in una qualsiasi delle biglietterie la “Metromoney Card”, una tessera magnetica che costa 2 Lari e che può essere ricaricata per qualsiasi importo ogni volta che lo si desidera. Prezzi follemente bassi: Un viaggio in metropolitana costa 0,50 Lari ed un viaggio sulla funivia costa 1 Lari; non avendo mai preso i minibus cittadini non ho idea di quanto costino, ma comunque penso poco anche loro. Una volta attrezzato sono pronto a partire: la discesa verso la metropolitana con le scale mobili è interminabile, addirittura più profonda delle metro “Spagna” e “Barberini” a Roma per fare un esempio. I vagoni sono abbastanza vecchi ma tranquillamente agibili e le stazioni sono anonime. La fermata di arrivo è Didube, luogo da cui ho letto che partono quasi tutti i minibus da Tbilisi verso le altre città georgiane. In questa nazione, per i viaggi come quello che sto per fare, ci si serve proprio di minibus (più che altro furgoni con posti a sedere) che si chiamano “Marshrutka”. Ne partono decine al giorno e vengono usati tantissimo perchè costano una cavolata. Arrivo alla “mia” fermata della metro ed ovviamente si diramano due strade: una scende ed una sale. A dire il vero ci sarebbero anche delle indicazioni scritte, solo che sono in georgiano antico e per me è come se non ci fosse un bel niente. Il lampo di genio che mi salva in questi casi arriva anche stavolta: seguo la direzione della massa maggiore di persone (quella che va verso il basso) e non sbaglio. Mi ritrovo nel Bronx: davanti a me si apre un mercato enorme pieno di cianfrusaglie inutili (secondo il mio punto di vista) che però per gli altri sembrano essere molto interessanti. Qui capisco la vera faccia di Tbilisi e della Georgia: la bellezza del centro ammirata poche ore prima fa da contraltare a tutta questa povertà fatta di banchi/baracche con vestiti usati, scarpe usate, tostapane usati in vendita a circa 6 euro e chi più ne ha più ne metta. In mezzo a tutto questo caos ci sono i minibus. Mi rendo conto del “giro d’affari” che questi mezzi di trasporto hanno quando mi trovo davanti gente che urla i nomi delle città nelle quali sono diretti come se fossero degli oggetti in vendita: “Kutaisi, Zestaponi, Gori, Kazbegi…” e così via, ma di Mtskheta neanche l’ombra. Decido di chiedere ad uno degli “strilloni”, il quale mi indica di andare più avanti, superando il primo blocco del mercato. Lo ringrazio molto perchè senza di lui sarei rimasto li: ogni Marshrutka ha segnalata la propria destinazione, ma non esiste nessuna lettera dell’alfabeto che conosciamo; è tutta una serie di segni incomprensibili di ogni tipo e, per me, sensa alcun senso. Mi dirigo un po’ più avanti e chiedo la stessa cosa allo “strillone” locale, il quale mi dice di recarmi al terzo blocco. Lo faccio e finalmente da un microfono sento pronunciare il nome che sto cercando. Vado alla cassa per pagare ed il costo è davvero ridicolo: 1 Lari (40 centesimi di euro). Salgo sulla prima Marshrutka disponibile che ha solo tre posti liberi, così mi sbrigo ad occuparne uno. Caratteristica di questo mezzo di trasporto è che non ha orari: parte solo quando è pieno. Di sicuro non è il miglior modo per non fare tardi ad un appuntamento, ma quando lo sai puoi organizzarti e farti trovare lì per tempo. Ho ancora presente un’immagine vista quando stavo nel minibus fuori dall’aeroporto di Kutaisi attendendo il transfer per Tbilisi: due hostess della Wizz Air che mi avevano accompagnato in Georgia, avvolte dai loro cappottini rosa shocking, si dirigevano tranquillamente verso il lato più vicino della statale e, facendo un cenno della mano, venivano caricate sulla prima Marshrutka di passaggio in quel momento. Ragionandoci, una hostess oggi non guadagna le cifre astronomiche di qualche anno fa, ma non fa neanche la fame (almeno credo). Quelle due ragazze invece, pur avendo un lavoro di tutto rispetto in confronto alla realtà locale, non hanno desistito un attimo a prendere il più spartano dei mezzi di trasporto esistenti per andare a casa. Mentre penso queste cose sale il passeggero che avrebbe occupato l’ultimo posto disponibile: appena seduto, come per magia si mette in moto la Marshrutka e si parte. Il percorso dura circa una ventina di minuti e scendo all’ultima fermata possibile di Mtskheta; da lì compio il primo vero passo della mia personale esplorazione della Georgia.

Mtskheta, come già detto, era la capitale prima che Re David il Costruttore le preferisse Tbilisi. Ha un’estensione limitata, ma nasconde tre tesori inestimabili dal punto di vista religioso che ho visitato in questo preciso ordine:

  • Il Monastero di Samtavro
Monastero di Samtavro

Monastero di Samtavro

  • La Cattedrale di Svetiskhoveli
Cattedrale di Svetiskhoveli - 1

Cattedrale di Svetiskhoveli – 1

 

Cattedrale id Svetiskhoveli - 2

Cattedrale id Svetiskhoveli – 2

  • Il Monastero di Jvari
Monastero di Jvari

Monastero di Jvari

Inutile descriverne la bellezza perchè davvero non esistono parole. Si tratta di tre costruzioni realizzate totalmente in pietra che conservano al loro interno affreschi originali vecchi di parecchi secoli. Anche per un non credente come me, l’atmosfera che si respira all’interno dei tre siti è fantastica. Sia la Cattedrale di Svetiskhoveli che il Monastero di Jvari fanno parte (ed a piena ragione) del patrimonio protetto dall’Unesco. La Cattedrale si distingue anche per la sua imponenza (è davvero enorme e si vede dalla strada che si percorre per raggiungere l’antica capitale), mentre il Monastero di Jvari, ben più piccolo, ha la particolarità di trovarsi in cima ad una collina a 15 km dal centro urbano; ho dovuto (altrimenti non lo avrei fatto) raggiungere tale ultimo punto di interesse usando un taxi al costo di 15 Lari (vedete il solito ladrocinio dei tassiti? 1 Lari da Tbilisi a Mtskheta e 15 Lari per muoversi all’interno dello stesso comune. Maledetti!!!). Credetemi, se l’ho preso quel taxi significa che non si poteva fare altrimenti. Alla fine il tassista si rivela anche simpatico; non parla una parola di inglese, però quando scopre che sono italiano si diverte a chiedermi come si dicono alcune cose che gli vengono in mente. Si mette a ridere quando tocca alla mucca, perchè fà il verso del “muuu” e poi pronuncia mucca ripetendo il tutto più volte. Così si ripropone l’annoso dilemma del perchè la mucca fa “muuu” ed il merlo non fa “meee”…ma questa è un’altra storia. Arrivo al Monastero di Jvari e lo fotografo in tutte le salse e da tutte le angolazioni perchè merita davvero; ciò che merita tantissimo è la vista che si ha da quel cucuzzolo: oltre a tutta la piccola Mtskheta, si può ammirare la confluenza di due fiumi (il Kura e l’Aragvi) che si concretizza proprio li sotto: il panorama è indescrivibile soprattutto perchè supervisionato da un ottimo sole acceso e da pochissime nuvole.

Confluenza dei fiumi Kura ed Aragvi proprio a Mtskheta

Confluenza dei fiumi Kura ed Aragvi proprio a Mtskheta

Concluso il tutto, torno giù col taxi che mi ha accompagnato fin lassù e, prima di passare alle seconda parte della giornata, decido di fare una passeggiata per l’antica capitale, magari per scovare qualche altro angolo nascosto. In effetti qualcosa di impercettibile (e succulento) lo trovo: cammina cammina mi imbatto in quel pane dalla forma stranissima che tanto mi aveva colpito durante il transfer dall’aeroporto di Kutaisi a Tbilisi; ora è lì davanti a me e ci divide solo un vetro. Ma la nostra separazione non dura molto: la fornaia si è accorta che sto sbavando come Homer Simpson davanti alle sue creazioni, così apre quel divisorio come un falco e mi chiede se ne voglio un po’; un odore pazzesco mi divora le narici, così non posso dire di no: prendo un intero “filone” e sento dopo il primo morso che è qualcosa di fenomenale, così me lo divoro tutto durante l’esplorazione del paese. Ammetto che l’immagine di un tizio con fotocamera digitale al collo e filone caldo in mano non sia proprio il massimo, però quel pane così fresco cancella ogni male. Arriva il momento di tornare alla fermata della Marshrutka e di capire, stavolta totalmente da solo perchè gli “strilloni” non ci sono ad aiutarmi, quale prendere. Effettivamente ci vuole un po’ perchè senza scritte in caratteri per me “normali”, l’unico modo che ho è quello di fermare tutte quelle che passano e chiedere. Immaginate la scena: passa una Marshrutka ed io faccio segno perchè si fermi; apro e chiedo “Tbilisi?” e l’autista mi guarda male rispondendomi di no, con il tono di colui che vuole dirti qualcosa del tipo “ma che sei scemo? Non hai letto quello che c’è scritto?”. Sinceramente no…non l’ho letto perchè non si capisce una beneamata mazza; questo avrei voluto rispondere a quei sapientoni calcolando che quei caratteri li usano solo loro in tutto il mondo, però soprattutto all’estero è sempre meglio soprassedere ed andare avanti. Alla fine quello che mi risponde positivamente arriva, così salgo e torno nell’inferno di Didube, questa volta però per prendere la metro nella direzione contraria e scendere alla fermata di maggiore interesse per iniziare il giro di Tbilisi, cioè Rustaveli. Esco dal sotterraneo e mi ritrovo proprio davanti alla statua di Shota Rustaveli che fotografo.

Monumento a Shota Rustaveli

Monumento a Shota Rustaveli

E’ la prima tappa della parte “moderna” della città che si conclude poi con Freddom Square, cioè da dove inizia la “Old Town”. Camminando dal punto A al punto B appena nominati si possono ammirare nell’ordine:

  • Palazzo dell’Accademia delle Scienze
  • Teatro dell’Opera
Teatro dell'Opera

Teatro dell’Opera

  • Teatro Rustaveli
  • Chiesa di Kashveti
Chiesa di Kasheveti

Chiesa di Kashveti

  • Ex Palazzo del Parlamento
Ex Palazzo del Parlamento

Ex Palazzo del Parlamento

  • Museo della Georgia

Ma questi sono solo alcuni dei luoghi di interesse della stupenda capitale georgiana; proseguendo ancora ed ancora senza un ordine preciso si incontra anche:

  • L’imponente Cattedrale di Tsminda Sameba (Bellissima!)
Cattedrale di Tsminda Sameba

Cattedrale di Tsminda Sameba

  • Il Teatro delle Marionette “Rezo Gabriadze”
Teatro delle Marionette di Raze

Teatro delle Marionette di Rezo Gabriadze

  • La collina di Narikala che accoglie sia la Fortezza omonima che la Statua della Madre di tutti i georgiani, luogo che si raggiunge sia a piedi che con una “telecabina” molto veloce, spettacolare ed economica.
Vista di Tblisi dall'alto

Vista di Tblisi dall’alto

 

Fortezza di Narikala

Fortezza di Narikala

 

Statua della Madre di tutti i georgiani

Statua della Madre di tutti i georgiani

  • Il Ponte della Pace che di giorno appare di coloro verde chiaro mentre di notte prende si colora di Bianco e Rosso riproducendo la bandiera georgiana con le cinque croci
Ponte della Pace di giorno

Ponte della Pace di giorno

 

Ponte della Pace di notte

Ponte della Pace di notte

  • Il giardino botanico che permette una passeggiata in mezzo a tanto bellissimo verde e che racchiude anche una piacevole cascata
Cascata dell'Orto Botanico

Cascata dell’Orto Botanico

  • La Cattedrale Metekhi
  • Lo Mtatsminda Park
  • La Cattedrale di Sioni
Cattedrale di Sioni

Cattedrale di Sioni

  • La Moschea Jumah
  • La Sinagoga
  • Il Bellissimo Palazzo Presidenziale
Palazzo Presidenziale

Palazzo Presidenziale

  • Freedom Square
Freedom Square

Freedom Square

  • La Cattedrale di St. George e molto altro ancora.

Alla fine di questo lungo itinerario decido di rientrare in stanza per riposare piedi e gambe, davvero molto attivi nelle precedenti 11 ore circa: quando giro la chiave sono circa le 19:10. Ormai ho già detto molto di Tbilisi e non ci sono conclusioni da fare, se non ripetere ancora che è una città davvero bella. Il programma comunque non è finito perchè non me la sento proprio di stare dentro quattro mura per l’intera serata. Programmo quindi di uscire di nuovo per le 21:00 circa portando stavolta con me la fotocamera digitale per immortalare i punti salienti della Old Town anche con la luce artificiale. Così faccio ed il mio giro dura solo fino alle 22:15; da lì torno indietro e mi dedico al computer ed a tutto ciò che devo fare per poi andare a letto, tanto per cambiare, a notte fonda.

Il secondo giorno pieno in Georgia inizia verso le 8:30 quando mi sveglio. Il programma prevede un’escursione organizzata con destinazione finale Kazbegi (o meglio Stepansminda, questo è il vero nome della località che mi avrebbe ospitato). Già…avete letto bene: tour organizzato. Come per il taxi del giorno prima, sono stato costretto a scegliere questa strada per poter vedere più cose possibili. Avrei sinceramente potuto muovermi in autonomia, ma mi ha fregato la luce del sole: il 4 novembre, con il cambio dell’ora avvenuto meno di una settimana prima, vede il buio pesto calare non più tardi delle 18:00. In confronto all’estate piena ci sono circa 2-3 ore in meno di visibilità e questo ha pesato molto sulla mia decisione. Prendere una Marshrutka per Kazbegi, ripeto, mi ci avrebbe portato…ma una volta lì mi sarei potuto muovere ben poco. Arrivo così alle 9:30 davanti al punto di incontro prefissato nella prenotazione e salgo sul minibus: è una Marshrutka anche quella, ma di classe (infatti si chiama Vip Class Bus) e non spartana e mezza rotta come quelle che effettuano l’ordinario trasporto pubblico. Partiamo con un po’ di ritardo e ci dirigiamo a percorrere la famosa Strada Militare Georgiana. E’ l’unica via di collegamento tra Georgia e Russia ed arriva a Vladikavkaz; ne avevo lette e sentite di tutti i colori su quella strada, soprattutto che negli ultimi 50 km aveva il fondo talmente sconnesso da far vomitare la metà dei passeggeri costringendo gli autisti a veri e proprio slalom tra quelle che non erano buche, bensì voragini. Ebbene, niente di tutto questo. Percorrendola in ambo i lati ci saranno stati forse 2-3 punti lunghi pochi metri con dei dissesti, ma per il resto si tratta di una normalissima strada che attraversa le montagne. Evidentemente nel corso del 2015-2016 è stata messa in condizioni di sicurezza dalle autorità. La prima sosta forzata è dovuta ad un enorme gregge di pecore che attraversa l’asfalto da parte a parte: una piazza bianca composta di tantissima lana. La seconda fermata si ha in un punto panoramico per ammirare un bacino artificiale in cui confluisce una quantità smisurata d’acqua utile per la vita di almeno mezza nazione: lo spettacolo con quel sole è sublime.

Vista della riserva idrica

Vista della riserva idrica

Poi, la decisione della guida è quella di andare dritti fino a Stepansminda e di fermarsi a vedere il resto durante il ritorno. E’ così che, passando in mezzo a panorami incantevoli fatti da montagne innevate e fiumi selvaggi, arriviamo a destinazione. Lì ci sono due jeep ad aspettarci perchè tutti quanti abbiamo chiesto di poter andare fino alla “Gergeti Trinity Church” posta in piena montagna, in cima ad una valle. La storia di questo posto è a dir poco particolare: dopo aver costruito la chiesa in condizioni così impervie, un clima di sacralità estrema ha cominciato a farne parte proprio per la difficoltà che c’era nel raggiungerla. Lì infatti venivano portati i tesori artistici più inestimabili della Georgia in tempo di guerra per proteggerli: nessuno sarebbe mai andato a rubarli fin lassù. Quando poi i russi decisero di costruire una funivia per collegare la Chiesa con il paese di Stepansminda, i georgiani presero questo atto come un affronto alla loro religione ed al loro credo. Quando il paese ottenne la sua indipendenza, gli abitanti del piccolo borgo montano distrussero la funivia per far tornare tutto come era prima. E’ una storia bellissima davvero, ma avendo vissuto dentro alla jeep la strada che da Stepansminda porta alla Gergeti Trinity Church, la mia domanda che rivolgo ai locali è la seguente: PERCHE’ ??? C’era proprio bisogno di radere al suolo la funivia ? Troppo facile da usare ? Mi chiedo questo perchè per percorrere i 4,6 km scarsi che separano il punto di partenza da quello di arrivo occorrono circa 30 minuti: una vera follia che mette a rischio lo stomaco di qualcuno che ha mangiato poco prima di intraprendere sia la salita all’andata che la discesa al ritorno; una strada talmente disastrata e piena di buche non l’avevo mai vista in nessuna parte del mondo…e loro si sono permessi di distruggere la funivia. Ottimo direi, ma per favore non venitemi a dire che è stato fatto per motivi spirituali. Da cittadino del 2016 inoltrato e da viaggiatore comprendo benissimo che quella funivia avrebbe percorso le due tratte forse per 2 o 4 Lari al massimo, mentre i simpatici conducenti di jeep e minibus ce ne hanno chiesti 15 a testa per portarci. E’ facile capire che la funivia avrebbe distrutto il “loro” business e così…puff! Si rade al suolo. Perdonatemi ma io queste cose proprio non le comprendo. Tornando all’obiettivo del mio viaggio, arrivo alla Gergeti Trinity Church. La chiesa in sè per sè è davvero molto piccola e si visita in 3 minuti netti, ma non è questo ciò che conta. La vista che si ha quassù è stata inserita a piena ragione nella classifica dei 20 migliori panorami montani del mondo: il connubio tra le montagne del Caucaso con i loro colori, la chiesa che sembra cadere nel vuoto ed il cielo azzurro non ha parole utili per poter essere descritto. Se non si è lì personalmente non si può capire di cosa sto parlando. Semplicemente magnifico e basta.

Gergeti Trinity Church

Gergeti Trinity Church

I trenta minuti a disposizione passano troppo in fretta e giunge il momento di sedersi di nuovo sulla jeep ed affrontare il percorso inverso tramite quella che non definisco neanche strada. Una volta ricongiunti al parcheggio saliamo sul Vip Class Bus per rientrare verso Tbilisi. Come promesso, arrivano varie fermate. La prima è alla località sciistica di Gudauri: c’è neve dappertutto ma non a sufficienza affinchè gli impianti siano in funzione. Ci fermiamo proprio dove si trova il “Monumento dell’Amicizia” (così ce lo ha nominato la guida del tour) che venne fatto costruire per suggellare la pace tra russi e georgiani dopo i molti scontri che hanno caratterizzato questi due popoli.

Monumento all'amicizia

Monumento all’amicizia

Ci fermiamo una ventina di minuti, giusto il tempo per giocare un po’ con la neve e per scattare qualche foto a quel luogo insolito. Ripartiamo e, alle 16:00 passate, ci fermiamo per il pranzo. Qui mi soffermo un attimo a raccontare un episodio. Durante il mio soggiorno in Georgia avrei voluto a tutti i costi mangiare i piatti tipici locali, uno fra tutti il “Khinkali”,cioè una specie di raviolo che può avere all’interno manzo e minestra, formaggio o funghi. Guardo il menù che mi viene consegnato e vedo questa pietanza, così decido subito di ordinarla. Quando mi viene domandato quanti ne avessi voluti cado nel pallone per 5 secondi: nelle varie foto ho sempre visto quei cosi abbastanza piccoli, per cui gesticolando come Fantozzi quando non sà rispondere a qualche domanda ne ordino 6 con il solo intento di assaggiarli. Se poi mi fossero piaciuti ne avrei ripresi in quantità folle. Mi si strabuzzano letteralmente gli occhi quando arrivano sul vassoio: uno dei Khinkali è grande quanto un’arancia…e me ne stavano portando sei pezzi. Ormai è troppo tardi per annullare l’ordine, per cui mi faccio forza e li mangio tutti. Per carità…sono buonissimi, ma tre sarebbero stati più che sufficienti. Con la pancia talmente piena che neanche la coca-cola può fare effetto, decido di lasciare gli altri dentro al ristorante e di uscire da solo perchè dall’altro lato della strada c’è un fiume bellissimo e selvaggio che scorre e che fa una curva: quale migliore occasione per scattare qualche foto ? Fatto ciò vedo che i “compagni di avventura” stanno uscendo dal locale per rientrare nel minibus, così saluto il fiume, ma non prima di averne toccato l’acqua per capire di quale temperatura stavamo parlando: non l’avessi mai fatto! L’acqua del freezer è senza dubbio più calda. Mamma mia che sventola di freddo mi sono preso su quella mano! Rientro sul pullman soffiandomi sulle dita per quanto sono gelate e ripartiamo per l’ultima tappa prima del capolinea Tbilisi. Ci fermiamo alla Fortezza di Ananuri, un bellissimo castello che si affaccia sul fiume in un punto in cui l’acqua, in certi mesi dell’anno, deve essere davvero alta.

Fortezza di Ananuri

Fortezza di Ananuri

Ciò viene confermato dalla guida, la quale ci dice che in estate, proprio nello spiazzo tra la fortezza ed il fiume, viene allestita una frequentatissima spiaggia. Sinceramente, abituato al mare italiano ed a quello meraviglioso visto nel mondo, mi viene difficile pensare come si possa fare il bagno lì, però mi metto anche nei panni di coloro che il mare non ce l’hanno e che devono trovare dei diversivi per rinfrescarsi dalla torride temperature della Georgia in luglio ed agosto. Fatte le dovute foto ripartiamo ed arriviamo nella capitale poco prima delle 20:00. Termina così la prima parte della giornata; durante il tragitto a piedi tra la fermata del minibus e la stanza vorrei acquistare la cena, ma i 6 Khinkali messi nello stomaco tra le 16:00 e le 17:00 mi fanno desistere. Avrei solo bevuto nelle ore che mi separano dall’andare a letto. Però quella è anche la mia ultima sera a Tbilisi e non posso davvero starmene in camera, così esco per la passeggiata finale, bellissima perchè senza mèta, nella capitale georgiana. Dopo essermi nuovamente riempito gli occhi di cotanta bellezza decido di salutare baracca e burattini tornando in stanza dove preparo il bagaglio a mano per la levataccia del giorno seguente.

Terzo ed ultimo giorno “pieno” in Georgia: mi sveglio molto presto e corro a prendere la metro con tanto di borsone sulle spalle: la destinazione è la fermata di Didube (quella che ho ribattezzato Bronx nella mia precedente esperienza); da lì avrei dovuto salire sulla prima Marshrutka in partenza per Kutaisi. Arrivo all’imbocco del mercato poco dopo le 8:00; la situazione è sempre particolare per i miei gusti, ma molto più calma. Infatti è sabato e di gente ce n’è molta meno in giro. I pendolari sono a letto ed alla maxi-fermata c’è solo chi torna a casa o ha necessità particolari di spostarsi. Stavolta trovo subito il bus che fa al caso mio, pago i 10 Lari richiesti e salgo: cavolo ! Non c’è nessuno!!! Sono il primo dentro a quel mezzo di trasporto e, calcolando che parte solo quando si riempie, a che ora si sarebbe messo in moto ? Alla fine il tempo passa ed io osservo le persone che mi passano accanto: c’è davvero di tutto ed è interessantissimo capire ciò che i locali fanno. Alla fine, dopo circa 40 minuti, l’ultimo posto si riempie e la Marshrutka si mette in moto. Dico la verità: dopo qualche minuto passato a guardarmi intorno…cado in un sonno profondo. Mi sveglio quasi due ore dopo e siamo già un pezzo avanti. Di quel viaggio fino a Kutaisi ricordo soprattutto due cose: la prima è la cittadina di Zestaponi che abbiamo attraversato; mi ha messo nell’animo una sensazione di tristezza e di poca tranquillità come poche volte ho provato prima, ma sono sicuro che il cielo tetro che minaccia pioggia ci ha messo del suo. E’ logico che le città secondarie della Georgia siano un po’ trasandate. ma quella mi ha dato l’impressione di esserlo in maniera eccessiva; la seconda cosa interessante la vedo tra Zestaponi e Kutaisi: prima ci attraversa un gregge di pecore, ma in numero minore di quelle della Strada Militare Georgiana; dopo meno di un km è il turno di 3 mucche; poco dopo ci sono 3-4 maiali che chiedono strada ed alla fine, bellissime, due papere che sembrano camminare a braccetto che escono fuori dal piazzale di un benzinaio! Tutto davvero stupendo!!! Ma poco dopo è già tempo di dedicare attenzione a Kutaisi perchè, rimasto solo io dentro alla Marshrutka, sento l’autista dire “finish” avendo capito che non sono georgiano come tutti gli altri passeggeri scesi un po’ alla volta. Scendo dal minibus e, aiutandomi col telefonino/rottame collegato al GPS, cerco la stanza che si trova circa 2 km verso il centro. L’intero percorso mi angoscia: Kutaisi è la seconda città della Georgia per importanza, ma tutte le sue vie in quella zona sono tetre, spesso senza asfalto e con un fondo di terra e sassi su cui le macchine non possono andare a più di 10 km/h; poche case, anzi pochissime, sono decenti. Tutte le altre sono poco più che baracche, anche se non le posso assolutamente definire tali…però lo sembrano molto. Lì, in quel “clima” così particolarmente cupo, arriva la terza e più grande botta che la sfortuna avrebbe potuto giocarmi. Raggiungo la Guest House che ho prenotato mesi prima e con la quale ho comunicato i dettagli del mio arrivo tramite e-mail due giorni prima e suono il campanello: nessuno apre e nessuno risponde. Riprovo due-tre volte, ma niente. Spazientito, penso che sono cose che possono succedere e che un malinteso è sempre dietro l’angolo. Decido quindi di telefonare al numero in mio possesso per farmi aprire. Lo faccio 6 volte ed invio anche un sms. ma niente. Solo una volta  sento 4 squilli per poi perdere la chiamata, mentre nelle altre 5 volte ho avuto la risposta non gratuita che il numero della persona chiamata potrebbe essere spento. Ricevo anche il messaggio della Vodafone che mi informa della fine del credito disponibile. Quindi, morale della favola: mi trovo alle 13:30 circa a Kutaisi in una zona che avrebbe dovuto essere centrale ma che non assomiglia proprio a ciò che ci si aspetta, con la Guest House chiusa, senza credito telefonico ed in un paese in cui una persona su cento parla qualche parola di inglese. Decido per rispetto del gestore di attendere un po’ li davanti sperando in un miracolo, ma alle 14:30 (dopo oltre un’ora) alzo i tacchi e mi dirigo verso la piazza centrale. L’obiettivo è di vedere comunque il centro storico della città in cui mi trovo, ma ben presto mi rendo conto che camminare e soprattutto scattare foto con un bagaglio a mano di 15 kg sulle spalle non è facile. Memore delle mie letture fatte a casa, ricordo che in città c’è un centro di informazione turistica. Imposto il navigatore e verso le 16:00 riesco a trovarlo. Una volta dentro spiego cosa è accaduto all”impiegata, la quale mi fa la cortesia di chiamare lei il gestore per capire se potevo fissare un appuntamento ad un orario certo. Il tizio le risponde con una calma pazzesca dicendo che ha avuto un problema familiare e che avrei dovuto cercare una nuova sistemazione. Non vi dico neanche come ci sono rimasto! Ma brutto figlio di puttana che non è altro….non avrebbe potuto rispondere alle mie telefonate, al mio sms o provare a chiamarmi per spiegare a me cosa era successo ? Se non avessi trovato quel centro di informazione che cosa avrei fatto ? Alla fine dei giochi ho chiesto dove poter trovare una nuova Guest House decente e mi ci sono fiondato: per fortuna c’è una camera libera ed alle 16:30 riesco ad uscire con pochi effetti personali per esplorare Kutaisi. Ho però solo 90 minuti scarsi prima che cali il sole, così prendo la mappa ed inizio a correre. Kutaisi non è affatto Tbilisi, neanche per un centimetro. La zona centrale in cui mi trovo è finalmente curata a dovere, però le attrazioni degne di nota sono davvero poche e si contano sulle dita di una mano. Mi dirigo subito al pezzo forte, cioè alla Cattedrale Bagrati che è davvero un gioiello che immortalo da mille angolazioni diverse. Si trova su una collina poco fuori città ed arrivarci “non è una semplice passeggiata” ma ne vale davvero la pena.

Cattedrale di Bagrati

Cattedrale di Bagrati

Torno indietro ed ammiro il Teatro, il parco cittadino completamente pieno di verde, la Fontana della Colchide e poco altro.

Fontana Colchide

Fontana Colchide

 

Parco centrale a Kutaisi

Parco centrale a Kutaisi

Il nuovo parlamento georgiano spostato a Kutaisi nel 2012 è davvero troppo lontano (almeno 4 km da dove mi trovo) ed il buio sta arrivando. Decido quindi di fare la spesa per la cena acuistando un’altra meraviglia georgiana, il Khachapuri. Si tratta d una focaccia al formaggio davvero folle per quanto è buona perchè non è una focaccia “al gusto di formaggio” come le abbiamo anche noi in Italia; qui è una focaccia che ha dentro un ripieno di formaggio fuso grondante in ogni angolo. Ammetto che come piatto non è leggero, ma il sapore è incredibilmente sublime. In più ci aggiungo un paio di Yogurt locali alla fragola, delle lattine di coca-cola ed una birretta locale (12 gradi…): il tutto per la modica cifra di neanche 6 euro. Precedentemente ho avuto anche modo di passare in una zona appena fuori dal centro ed ho notato come la sicurezza di Kutaisi “al buio” potesse essere ben diversa da quella della capitale. Così, resomi conto che i pezzi forti non venivano neanche illuminati al calare del sole (probabilmente perchè è novembre) decido di rientrare in stanza per cenare e preparare al meglio il bagaglio a mano perchè la stessa notte alle 4:15 locali sarei stato accompagnato in aeroporto. Così avviene e prendo il puntuale volo per Milano, sul quale dormo tutte e quattro le ore come un bambino stanco dopo una partita di calcio. Da Milano prendo un treno per Roma e torno a casa sano e salvo nonostante qualche disavventura di troppo, ma l’importante è saperle affrontare e superare con decisione.

In conclusione posso solo dire che la Georgia è un paese per me molto positivo, anche se ha luci ed ombre. Ovviamente non mi aspettavo di trovare tutto in ordine come nelle capitali dell’Europa dell’ovest, ma sinceramente alcune situazioni mi hanno colpito più di quanto pensassi. Questa nazione però ha una marea di luoghi di interesse e per vederla tutta come si deve occorrono almeno 15-20 giorni pieni. Per questo motivo, tornato a casa, non ho perso tempo: ho trovato un nuovo volo a fine maggio prossimo ad un prezzo iper-stracciato e l’ho già acquistato. Ho già deciso che dedicherò i 3 giorni a disposizione non alle città stavolta, bensì alla storia ed alla natura. Ma del prossimo itinerario ne parlerò nei mesi futuri. Adesso ho ancora viva l’emozione di queste stupende ore in una paese tanto diverso dal nostro che mi ha letteralmente stregato. Sicuramente alcuni giudizi non proprio positivi vengono anche come conseguenza degli episodi sfortunati che ho dettagliatamente raccontato, però a mente fredda posso dire di essere stato contento di aver visto anche cose più crude rispetto al solito perchè, come dico sempre a me stesso ed agli altri, i viaggi servono per imparare a conoscere nuove culture, nuovi modi di vivere e sono il miglior metodo che esiste al mondo per aprire la mente. Viaggiare è bello…viaggiare è vivere…e chi non lo fa non sa davvero cosa si perde. A presto Georgia, mancano solo 6 mesi alla mia seconda ed assolutamente non ultima avventura come tuo ospite.

 

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